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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Non è nemmeno il primo se è per quello. Anche i personaggi de "La sconfitta" sarebbero piaciuti al Bardo, specie il vecchio Baker.
  2. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Temo che tu non abbia capito quello che sta dicendo Boselli e cioè che lui segue la cronologia del suo romanzo e quindi la Guerra Civile è successiva agli eventi dei primi numeri di Tex, più o meno dopo gli eventi de "L'eroe del Messico". Non torna con le cronologie di appassionati compresa la mia? Peccato ma l'unica cronologia che conta è quella stabilita nelle storie non nei saggi.
  3. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Non è un remake perché non rinarra una storia già conosciuta ma una storia nuova ambientata in un certo periodo. Per intenderci, la prima storia ci narra cosa faceva Tex quando Orso Grigio, il Sakem dei Pawnee padre di Tesah, veniva ucciso da Coffin e la tavola pubblicata mi fa pensare che finirà prprio dove comincia "Il totem misterioso". La seconda storia (di Boselli & Brindisi) dovrebbe essere ambientata nell'intervallo, a mio parere piuttosto lungo, tra "Il totem misterioso" e "La Mano Rossa"
  4. Vedi che ogni tanto possiamo essere completamente d'accordo? Ma non ti ci abituare eh?
  5. Carlo Monni

    I Nuovi Libri Sbe

    Il vero collezionista vuole avere per il piacere di avere non per specularci sopra. Non vende, compra e più un è pezzo raro più lo desidera. Per sé non per rivenderlo. Se io avessi due milioni di dollari da spendere senza problemi non esiterei ad usarli per comperare il numero 1 in condizioni da edicola di Action Comics datato giugno 1938 con la prima apparizione di Superman non per il suo valore commerciale ma il valore che ha per me appassionato di fumetti.
  6. Carlo Monni

    I Nuovi Libri Sbe

    Il collezionista, qualunque collezionista di qualunque cosa, ragiona con il metro della rarità. Il famoso francobollo Gronchi Rosa è ricercato proprio perché solo pochi esemplarisono rimasti in circolazione venduti prima che fosse ritirato dal commercio a causa dell'errore sui confini tra Ecuador e Perù e quei pochi oggi possono arrivare anche a 30.000 Euro di valore. Se la SBE ritirasse tutte le copie, le mandasse al macero e le sostituisse con altre,quelle poche rimaste aumenterebbero di valore . Se pensate di tenervi la copia con l'errore ricordate che se tutti facessero così il valore scenderebbe a zero.
  7. Se tutti i treni per l'est partono da Chicago allora Tex e soci sono passati di lì ogni volta (enon sono poche) che sono andati a Washington ed anche quando sono andati a Boston, mi pare tanto semplice.
  8. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    A me spiace gettare acqua sul fuoco del vostro entusiasmo ma i Mohaves, i veri Mohaves sono quelli descritti da Manfredi che è un vero conoscitore delle tribù e culture indiane. Tutt'altro che fieri e temuti, all'arrivo degli americani nei loro territori nel 1859 non erano più di 4000 divisi in 23 clan ed erano perlopiù agricoltori che quando i bianchi arrivarono nei loro territori si arresero senza combattere.
  9. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    E chi ha mai detto il contrario? Ho solo rimarcato una cosa detta e ridetta dallo stesso Nizzi in più occasioni e cioè che non era un lettore di Tex e che quindi questo non è affatto un requisito indispensabile per scriverne bene le storie. Nizzi si è adattato, certo, pure troppo perché si è annullato a tal punto che la sua salute psicologica ne ha risentito con i risultati che sappiamo. E comunque che significa adattarsi? Rinunciare al proprio stile imitando quello di un altro? Non credo proprio. Nizzi rimane sempre un esempio. La sua storia nell'ultimo Color, scritta con il suo stile e non imitando quello di GLB è molto gradevole e fa ben sperare per le sue storie future. Adattarsi significa rispettare certe regole esplicite ed implicite su cosa si può fare e cosa no e su come farlo. Regole che prescindono dal fatto che a certi lettori piaccia questo o quel contenuto. Nizzi amava Tex quando ha cominciato a scriverlo? Consentimi di dubitarne. Ha cominciato ad apprezzarlo ma mano che lo scriveva e ne ha comunque dato una sua interpretazione. Manfredi ama Tex? Non lo so e non m'importa a dire il vero. Lo rispetta? Se lo chiedi a me, la risposta è: sì, certo. Nelle storie sue che ho letto finora io ci ho trovato Tex nei modi, nei comportamento, nel linguaggio. Se a te non sembra così, amen, che possiamo farci?
  10. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Vorrei ricordarti che Nizzi non era un lettore di Tex ma ha studiato sodo da quando gli offrirono l'incarico. Manfredi sicuramente il mondo di Tex lo conosce e stando a quanto ne so da quando è entrato nello staff si è letto e riletto le storie di G.L. Bonelli e di altri.. Possono non piacere i suoi intrecci ma i personaggi li conosce, mi pare evidente. Che Recchioni conosca Tex poi è evidente a chiunque abbia letto ciò che ha scritto per la SBE o altri editori. L'ultimo albo di Orfani è un bellissimo omaggio sia a Tex che al western all'italiana e non. Ha solo detto che una storia di 300 e più pagine è troppo impegnativa per lui. Ah, per tacere che non conoscere e perfino non amare Tex non è certo impeditivo ad intraprendere la carriera di sceneggiatore visto che esistono anche altri personaggi e si possono scrivere quelli,
  11. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    E chi meglio di te potrebbe saperlo?
  12. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Non poteva essere un Texone perché Font ne aveva già fatto uno. Io ricordo distintamente che all'epoca su TWO nelle anteprime Sommer era indicato per un Maxi e le anteprime le fornivo tutte io quasi sempre su dritte tue.
  13. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Libero ognuno di pensarla come vuole ma per me "Oklahoma" è una delle più belle storie di Tex di sempre.
  14. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    In realtà le cose sono un pò più complicate di così. "Oklahoma" doveva essere un numero unico per accogliere una storia che Sergio Bonelli giudicava, per me assolutamente a torto, fuori dai canoni. In un'intervista di una decina d'anni prima della sua morte affermò che dopo aver letto "Oklahoma" si convinse a non arruolare Berardi nello staff di sceneggiatori di Tex. Fossi stato al suo posto mi sarei convinto esattamente del contrario. Sei anni dopo si decise a rispolverare quel formato per le storie di Segura e gli dette un nome: Maxi. Il buon andamento delle vendite lo convinse a rendere la collana un appuntamento stabile ed a commissionare storie direttamente per quella serie. La prima storia destinata appositamente al Maxi fu "Rio Hondo". Per come la vedo io, con un minimo di supervisione in fase di sceneggiatura come accade oggi le storie di Segura sarebbero state ben degne della serie regolare , ltre alle storie di Segura furono durottate sul Maxi altre quattro storie che avrebbero dovuto apparire altrove. "Nei territori del Nordovest" doveva essere una storia in tre albi per la serie regolare ma Sergio aveva delle perplessità su Font (che poi in seguito superò per la gioia di Ymalpas) e preferì spostarla sul Maxi. "Figlio del Vento". Avrebbe dovuto essere un Texone ma dopo aver visto le prime tavole Sergio si convinse che in grande formato le vignette di Diso sarebbero apparse troppo spoglie, troppo bianche, così chiese a Nizzi di allungare la storia di 112 pagine per inserirla nel Maxi. Discorso pressoché analogo per "Alaska". Sergio voleva che Fernandez, artista di fama internazionale e maestro di molti disegnatori argentini, facesse un Texoneper lui ma all'arrivo delle prime pagine si accorse che di Fernandez c'era poco o niente: il maestro aveva lasciato praticamente tutto il lavoro ai suoi allievi. Perché invece di revocare a Fernandez l'incarico Sergio abbia deciso di andare avanti ma sul Maxi è un mistero per tutti. Altra cosa è la genesi de "La pista degli agguati" il cui soggetto risale forse al 1993 e la sceneggiatura al 1998 o 2000. La destinazione al Maxi lì fu dovuta semplicemente al fatto che quella di Manfredi avrebbe dovuto essere una collaborazione unica e nella visione di Sergio questo escludeva una pubblicazione nella serie regolare. Non poteva immaginare che un anno dopo il disimpegno di Nizzi lo avrebbe "costretto" a chiamare nello staff proprio Manfredi. Forse non tutti lo sanno ma esistono almeno due casi in cui una storia pensata per il Maxi è finita sulla serie regolare e si tratta di "I Lupi Rossi" di Boselli & Font e "L'ultima diligenza" di Boselli & Somme. In quel periodo, per vari motivi, la produzione per la serie regolare era in affanno e per porre rimedio al guaio si decise di destinare alla regolare quelle due storie accorciando la seconda di un centinaio di pagine.
  15. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    E così ti perderai un po' di belle storie preparate apposta per questa serie. Contento tu.
  16. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Che vorresti dire? Ovviamente gli autori sanno in anticipo, tranne qualche occasionale intoppi, su quale serie finirà il loro racconto. Forse volevi dire che non ci mettono meno impegno nelle storie destinate a quella serie? In questo senso hai ragione. Ma davvero? Permettimi di dissentire. Io ci ho letto sempre storie in linea con la qualità generale. Tralasciamo pure "Oklahoma", che è un autentico capolavoro, e "Nueces Valley", che se non lo è ci volto ma molto vicino, e passiamo agli altri. Le storie di Segura sono quasi tutte piacevoli, la sola che non mi è piaciuta è l'ultima. "Nei territori del Nordovest". di Boselli & Font è è semplicemente ottima. "La pista degli agguati" di Manfredi & Repetto è decisamente pregevole anche se di ordinaria amministrazione. Le storie di Nizzi sono brutte? Ebbene sì ma non più né meno di quelle apparse nello stesso periodo sulla serie regolare e nelle serie collaterali, anzi, almeno un paio sono perfino migliori.. "Alaska" è stata una delusione principalmente per i diseni che hanno demoralizzato lo stesso sceneggiatori. Le storie di Faraci sono nel suo standard usuale. Le storie di Ruju sono tutte buone e si può discutere solo sui disegni. Insomma quello che dici, a mio modesto parere non è esatto
  17. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Esatto
  18. Considerato che collabora con il Maestro è praticamente impossibile che Castle non sappia che Pat è amico di Tex quindi la cosa è sospetta. C'è una piccola differenza: Thomas Byrnes, diversamente dagli altri due, è un personaggio realmente esistito. Con il rango di Capitano prima e di Ispettore poi è stato Capo dei Detectives ee non della Polizia) del NYPD dal 188 al 1895 0ed è famoso per aver inventato o comunque reso popolare la tecnica di interrogatorio nota come terzo grado e l'espressione "Rogues gallery" riferita alla raccolta di foto dei più noti criminali. Va ricordato che in quel periodo la Città di New York comprendeva solo l'isola di Manhattan e parte del Bron, Niente Kit né Tiger in questa storia, spiacente.
  19. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Vuoi un parere assolutamente personale e non suffragato da prove ma solo da sensazioni? Si è deciso di mettere "Deserto Mohave" sul Maxi per bilanciare con una storia forte quella più esile di Faraci.
  20. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Talmente degna che è lì che era destinata. Guarda pag. 116 ovvero pg. 110 della storia. L'ultima striscia è narrativamente superflua e difatti è stata aggiunta in seguito perché al suo posto avrebbe dovuto esserci il prossimamente del numero successivo. Guarda poi pag. 117. Per me la doppia striscia iniziale è un ampliamento di quella che doveva essere la seconda striscia di pag. 5 subito dopo il titolo ed il riassunto. E poi che vuol dire: degna della serie regolare? Quando vi libererete dell'assurda idea che nelle serie collaterali finiscono le storie più brutte? Gli autori si impegnano sempre allo stesso modo. Non scrivono certo apposta storie brutte. Di ordinaria amministrazione secondo me. Specialmente perché si trattava di storie già pronte e concepite per quella lunghezza. La prima doveva essere una storia in due albi per la serie regolare che Nespolino dovrebbe aver finito prima di impegnarsi con il Commissario Ricciardi e la seconda doveva apparire sull'Almanacco prima che lo stesso fosse trasformato in Magazine lasciandola senza casa assieme ad altre due o forse tre. Perché si sia deciso di dirottare quella di Manfredi lì solo Boselli potrebbe spiegarcelo. Io ho una mia idea al riguardo, chissà se è giusta. Intanto una curiosità: per raggiungere il numero minimo di pagine necessarie per la stampa, ovvero 336, ci siamo beccati un'introduzione di quattro pagine, peraltro carina.
  21. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Ci saranno storie di Ruju e Rauch, credevo fosse già stato detto.
  22. Carlo Monni

    Il Texone Di Horacio Altuna

    Il primo Texone nacque proprio perché Sergio approfittò del quarantennale di Tex per pubblicare una storia che non si decideva a pubblicare ritenendo i disegnidi Buzzelli anomali rispetto a quello che lui considerava lo standard gradito ai lettori di Tex, Questa non è un'illazione o una congettura ma un dato di fatto. Il grande successo di "Tex il grande" lo convinse a fare del Texone una pubblicazione regolare così decise di spostare lì una storia che Alberto Giolitti stava già disegnando e che nei piani avrebbe dovuto apparire sulla serie regolare.
  23. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Siamo decisamente OT ma ormai che ci siamo, ti dico che, contrariamente alle precedenti splendide storie, nemmeno a me quella dell'ultimo Speciale è piaciuta molto.
  24. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Boselli segue una cronologia diversa. per cui in queste storie siamo nel 1858 circa e Tex ha vent'anni.
  25. Carlo Monni

    [Tex Willer N. 0]

    Almeno a metà o giù di lì.
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