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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 31/03/2020 in tutte le sezioni

  1. Il nostro amato ranger si affacciò nel nuovo millennio con una storia rientrante nei più classici canoni nizziani. Un buon soggetto riguardante l'ennesima congiura ai danni degli indiani, ramificata questa volta fino a Washington, con brutti ceffi, agenti corrotti e i nostri eroi schierati in prima linea per smantellare l'apparato criminale, scortando importanti testimoni indigeni a deporre dinanzi la commissione d'inchiesta voluta da Ely Parker. Ben conscio di muoversi sul suo terreno (perchè è indubbio che Nizzi in queste tematiche ci andava a nozze), l'autore si apprestò a imbastire una passabile sceneggiatura per avvalorare al massimo il buon spunto iniziale, però l'esito finale risente molto della sua fase calante d'ispirazione. Ormai privo di quella effervescente verve creativa che caratterizzò il suo lavoro sulla serie nel decennio precedente, Nizzi fornisce al lettore l'ennesima dimostrazione di affidarsi al mestiere per portare al temine le sue prove, quasi perchè costretto più che ispirato. La sceneggiatura, sebbene conservi un accettabile ritmo narrativo, inciampa su alcuni passaggi forzati, tipici di chi cerca a tutti i costi sbocchi per mirare all'obiettivo e non far arenare la trama. Già alcuni forumisti prima di me, hanno fatto notare in maniera dettagliata quanto la leggerezza nei confronti dello scampato Mike Thompson faccia storcere il muso e si riveli il fulcro su cui basare gran parte dell'episodio. Anche l'eliminazione di Berkamp, avvenuta all'interno dell'infermeria del forte ad opera del gestore dello spaccio (che, se da un lato è ricattabile da Thompson a tal punto di dover macchiarsi le mani di un delitto su un semplice ordine scritto, dall'altro commette l'assurda imprudenza di non bruciare il biglietto), suona come una scorciatoia per indirizzare subito i nostri sulla strada giusta. Infatti da lì a poco, senza grandi problemi, Tex risale la fila, identificando Latimer sul treno, e dopo aver scampato all'agguato teso ai suoi danni grazie al colpo di scena dei navajos imbarcati sul vagone merci, raggiunge Washington con i suoi compagni di viaggio. L'epilogo è molto movimentato, anche se pare alquanto improbabile che uno scaldasedie del calibro di Douglas, sia in grado di prendersi gioco dei ranger in quel modo e costringerli a slacciare i cinturoni. L'autore si rifà alla grande con due pagine di pura poesia: il dialogo fra Tex e Joselito appena giunti in stazione nella capitale è intriso di malinconica filosofia esistenziale e saggezza indiana, lasciando il segno nel lettore. Una considerazione acuta sulla vita e l'assurda corsa al guadagno dell'uomo che si perde le vere ricchezza dell'esistenza durante il suo percorso terrestre seguendo fugaci e illusorie chimere; molto intensa e che fa riflettere. Gran classe! Nel complesso una buon lettura, ma rimane la consapevolezza che, se un simile soggetto Nizzi lo avesse sviluppato in piena grazia compositiva, sarebbe diventato un gioiellino; così a stento si riesce a ricordare la storia dopo aver riposto gli albi sullo scaffale. Ultima prova di De La Fuente sulla regolare, che si disimpegnò senza grandi picchi o grossolani scivoloni di stile, tuttavia il disegnatore spagnolo durante la sua opera sulla serie, palesò una notevole fatica a pareggiare il buon debutto sul texone. Forse fu dovuto allo scarso feeling con il personaggio o al fisiologico calo artistico dovuto all'età, fatto sta che le sue prove, sebbene egregie e ben caratterizzate da un tratto classico ma personale, mancano sempre di qualcosina per fare il vero salto di qualità. Buone le ambientazioni e l'espressività dei personaggi, purtroppo l'artista iberico cicca in pieno i due pards, con un Carson irriconoscibile e il volto di Tex che la redazione preferì affidare ai ritocchi di Monti, anzi mi stupisce come il suo nome non appaia fra i crediti visto la mole di lavoro, come accadeva con Galep nelle storie di Muzzi. Curioso il breve cameo di Kit e Tiger, con il navajo ammutolito che non pronuncia nemmeno un "Ugh" ; sembra quasi che il duo sia stato inserito solo per far cimentare, almeno una volta, De La Fuente con i comprimari, prima del congedo dalla saga. Il mio voto finale è 7
    1 point
  2. Storia non entusiasmante e piena, come dice Leo, di passaggi a vuoto, in particolare in occasione della prima sparatoria in cui Tex e Carson non si fanno premura di cercare l'organizzatore dell'agguato. Un errore marchiano, assolutamente insolito per due ammazzasette come loro. Da apprezzare, in compenso, la problematica di fondo della storia, ossia il confronto tra realtà e contesti, il mondo dei bianchi e quello dei nativi americani, troppo distanti tra loro per convivere in armonia. Lapidarie, in tal senso, le parole di Joselito a Tex: "Credo che gli uomini della tua razza siano molto infelici, Aquila della Notte... Il possesso è solo illusione! A che serve il possesso se l'uomo deve morire?". Per quanto riguarda i voti, 7 alla storia e 7,5 ai disegni di De La Fuente
    1 point
  3. Soggetto sempre interessante, non supportato però da un'adeguata sceneggiatura, che anzi mi è parsa a dir poco indecorosa. Tex e Carson subiscono un attentato, fanno fuori tutti ma tra le rocce del deserto non trovano l'organizzatore, Thompson. E che fanno? Lo lasciano andare, perchè probabilmente è fuggito? Ma dove mai sarebbe potuto andare? I due pards che rinunciano ad inseguire e braccare uno scaldasedie? E' un errore semplicemente imperdonabile, ed è il motore di questa storia. Solo l'incredibile fuga di Thompson, infatti, consente alla storia di andare avanti. Ma andare avanti come? Con l'organizzazione dell'assassinio del complice di Thompson, ricoverato al forte. Guarda caso, Thompson ha un contatto al forte, e gli è sufficiente ricattarlo per convincerlo ad uccidere un uomo. E che avrà fatto mai, questo barista del forte, per dover essere costretto ad eseguire addirittura un omicidio, e nel bel mezzo del forte per giunta? Ma non è finita qui. Tex e Carson giungono al forte eindividuano con velocit? a dir poco sconcertante l'assassino. E mentre lo sbatacchiano, ecco che esce fuori provvidenziale il messaggino (firmato NOME e COGNOME: Mike Thompson!) in cui gli si commissiona l'omicidio. Semplicemente ridicolo! E ridicolo è anche il modo del tutto fortuito con cui i nostri ritrovano Thompson: gli è sufficiente ascoltare non visti un dialogo tra il soprastante di Thompson e un suo fornitore che si lamenta per un mancato pagamento! Mah. Trovato finalmente questo Thompson, questi contribuisce a smascherare tutti, da Latimer a Douglas, ed ecco che la storia sembra finalmente finita. E invece NO: Tex non vuole avvertire Parker, e non se ne capisce davvero il perchè, e preferisce affrontare un agguato con i Navajos nascosti nel treno! E se l'agguato fosse avvenuto nei pressi di Washington, che avrebbero fatto i Navajosè Sarebbero rimasti stipati in un carro merci fino alla capitale? Sventato l'agguato, riesce poi anche la cattura di Latimer, nel treno, nonostante i nostri non l'abbiano mai visto!!! Lo riconoscono solo dal vestito a quadretti, che evidentemente questo scaldasedie di città non si cambia mai!!!. E la scena finale, poi, con Douglas, piedidolci minuto e rotondetto, che mette in scacco i pards e quell'omaccione di Ely Parker... Bah: questa storia va avanti a prezzo di forti scossoni assestati dal suo creatore, davvero poco in forma in questo caso. Quanto ai disegni: Carson è veramente brutto, ed evidentemente anche Tex non è accettabile, dato che l'autore dei visi del ranger è il solito impareggiabile Monti. A parte i volti dei nostri, però, devo dire che io amo De La Fuente. I suoi impiantiti di legno mi sembra di poterli calpestare, i suoi ambienti li posso respirare, i suoi paesaggi sono uno spettacolo per gli occhi. Nella scena iniziale dell'agguato, la spettacolare grande vignetta raffigurante "la collina della morte" mi ha molto ricordato la stessa scena (con Tex e Carson braccati su una collina rocciosa e poi salvati dagli Apaches) di quel capolavoro che per me è Fiamme sull'Arizona (una delle storie che ho amato di più sin da quando ero piccolo, per me uno dei più grandi capolavori nizziani). Per non parlare dei personaggi: a parte Tex e Carson, fate caso ai volti di tutti gli altri. Sono tutti incredibilmente espressivi, la loro mimica facciale è parlante ed esprime in maniera superlativa gli stati d'animo dei personaggi in ogni momento. Non mi intendo granch? di disegni, ma io credo che De La Fuente possa davvero definirsi GRANDE.
    1 point
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