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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 24/06/2023 in tutte le sezioni

  1. Per me è un Texone stupendo! Boselli tocca l'apice dell'attuale fase storica della sua carriera con uno spettacolare romanzo nel west pieno di personaggi tridimensionali e con una narrazione costruita con il metronomo. Qualità dell'intreccio impressionante, sviluppo della vicenda da manuale di sceneggiatura. Solo io ho notato una velata stoccata ad alcuni lettori nella scena in cui Kit Willer domanda "Ho perso un capitolo?" Disegni di Dotti di altissimo livello, senza dubbio la sua prova migliore su Tex. L'impegno del Texone deve averlo stimolato ancora di più perché il risultato è ottimo. Ora, io non amo le hit parade, però mi sento di dire che questo Texone rientra di diritto nella top ten e forse anche nella top five.
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  2. MAL DI TESTA Perché ti viene. Perché la trama è intricata, la storia è complessa. Ha ragione Diablero quando dice che c'è bisogno di una seconda lettura, perché i personaggi sono tanti, tanti sono i fronti, tante le situazioni. Stupisce come Boselli riesca a tirare tutti i fili senza perderne nessuno, anche se due volte si è un po' perso: 1) Pag.166: Eva chiama il giornalista Karl Wagner "papà", ma all'inizio della storia era suo zio; 2) Pag.173: Tex dice a Carson che ha assaltato Camp Verde perché non poteva lasciare il padre di Konrad nel campo di prigionia; ma ad essere prigioniero era il padre di Klaus, non di Konrad. Questo per dire che quando una trama è zeppa di personaggi può capitare di imbrogliare la matassa. Ma al cospetto di un intreccio così intricato, non saranno questi due peccati veniali a non farci levare il cappello di fronte alla mente che ha generato questa stupefacente avventura. Stupefacente, sì, lo dico dopo il perché. APPAGAMENTO Leggevo leggevo leggevo, ma ero sempre all'inizio. Prima a pag.30, poi a pag.40... ma cosa mi succede? Solitamente, le storie di Tex le divoro. Com'è che questa la leggo in maniera serrata e sono ancora lì? Succede che questa storia è densa. Densa di balloon, e questi densi di parole. Verbosa? No. Piena, ricca, tanta. Copiosa di dialoghi, di confronti, di personaggi che dicono la loro. Storia densa e colma, è un bicchierone traboccante di nettare appagante e squisito. La doppia narrazione contribuisce a rendere fluida una trama che di per sé non lo è; poi questa confluisce in un unico alveo e lo fa in modo naturale, perfetto, come un meccanismo di precisione che scatta quando deve farlo, non un secondo prima né un secondo dopo. E l'appagamento sta lì, nel vedere che nonostante la densità tutto funziona a meraviglia, tutto gira come deve, e gira attorno a un contesto storico ben ricreato, credibile, avvincente. La guerra civile è uno sfondo perfetto per le storie di Tex, ma è un tema già sfruttato. Renderlo nuovamente originale, farci leggere del nuovo, beh, quello è stupefacente. Lo è davvero. EMOZIONE C'è chi lo sta definendo un CARSONONE. Ebbene, questo inventore di neologismi ha ragione. E Carson se lo meritava, noi carsoniani ce lo meritavamo. Dopo Il Passato di Carson, questo ulteriore dono di Boselli rende quest'ultimo l'autore "definitivo" di Carson. Carson, creato da GLB e valorizzato (ma non sempre) da Nizzi, solo con Boselli diventa un protagonista a tutto tondo, solo con lui raggiunge picchi simil-texiani. Un'operazione analoga la fece anche con I Giustizieri di Vegas, come se volesse dire a tutti che Carson è affar suo, un affare di cuore, che lo renderà sempre più grande, che non è un'eresia farlo, ogni tanto, più texiano dello stesso Tex. Bello il dialogo su una possibile sfida giovanile, significativo il riconoscimento di Tex all'amico di "essere in gamba ma di avere la testa sulle spalle" (in occasione del rinvio voluto da Carson dell'attacco a Camp Verde), magnifica, perfetta, sublime tutta la gestione del personaggio lungo l'intero arco della storia. E poi quella frase smozzicata di Kate: cosa voleva dire, a Carson? Che la ragazza si sia invaghita del baffo e pizzetto bruni che campeggiano sul rude volto di un uomo giovane ma già maturo e navigato come il nostro? Diavolo di un Boselli, vecchia volpe... a stuzzicare questi bambinoni cresciuti che non siamo altro nascondendo poi la mano... E ancora, quella vignetta a Shilo. Fino a oggi, mai avremmo immaginato che Tex e Dick mentre salutano Rod sulla sua tomba potessero aver incrociato le loro piste con quella di Carson. All'inizio mi era parsa un'esagerazione. Poi, però, guardate bene: saranno davvero Tex e Dick? Potrebbero essere chiunque. Una soluzione molto delicata, quella di Boselli: non è detto che le loro strade si siano incrociate per davvero, ma butto lì questa suggestione, quel tramonto, quel pazzesco tramonto di Dotti. Che questo sole morente di Dotti si fonda e confluisca in quello di Galep, Boselli non lo dice. Lo pensiamo noi, sognatori. Ma lasciateci sognare... STUPORE Stupefacente. La perfezione dei meccanismi, la gestione della densità, la capacità di emozionare. Dopo aver polverizzato tutte le statistiche, e a dispetto della carta d'identità, questo nostro caro forumista se ne esce con un'altra prestazione da campione, con un'altra opera di valore eccelso, con l'ennesima prova che ci sono vene che non si inaridiscono, e che anzi trovano sempre il modo - misterioso, sorprendente - di rigenerarsi, di risplendere. Trovano il modo di stupire.
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  3. Esordisco nello stesso identico modo con cui ho celebrato l'altro albo di grande formato visto quest'anno, "Pearl": ECCEZIONALE. Quello emana un'aura di leggiadra poesia, è un romantico e nostalgico quadro di western crepuscolare, al tramonto. Questo dipinge il più crudo e tormentato, nei fatti e negli animi, periodo storico di quel western rappresentato nella sua fase più viva, fervente, prodromica ai grandi sviluppi successivi nella realtà storica e nella saga di Tex. Le dense pagine trasudano di fredda e spietata crudezza alternata a rovente passione e sentita convinzione nei rispettivi ideali, troviamo azione allo stato puro (e che azione!) alternata a pause di riflessione e introspezione. Anche grazie a questa bilanciata alternanza di registro narrativo, la trama, pur articolata e multiforme come nello stile di Boselli, ha il grandissimo pregio di scorrere via fluida e pienamente comprensibile ad una lettura attenta: perciò, non la definirei affatto complicata, come scritto da alcuni, bensì raffinatissima nelle sue molteplici ramificazioni che finiscono per ricongiungersi olisticamente in un incastro perfetto. Indovinata, e direi anche piuttosto originale, la lunga narrazione alternata di Tex e Carson, che rievocano e incastrano le rispettive azioni a beneficio di Kit Willer, cioè il lettore. L'albo si legge come un grande romanzo storico e sarebbe a mio avviso il copione perfetto per un kolossal dal sapore epico e nostalgico degno di "Via col vento", che cito non a caso per il riferimento alla guerra di secessione americana, però depurato degli eccessi retorici e melodrammatici che "Per l'onore del Texas" non ha (altro grandissimo pregio dell'albo). I superbi disegni contribuiscono al piacere della lettura, con rappresentazioni di grande espressività e dettaglio soprattutto nelle scene degli scontri a fuoco e, in generale, in tutte le scene dinamiche. I miei voti: soggetto e sceneggiatura: 9,5 disegni: 9 Concludo con una domanda agli amici forumisti (e lo reputo un tocco di classe di Boselli): a pag. 166 Kate Warne congeda Tex dicendogli: "E salutami Carson! Digli che... no, non importa..." Cosa avrebbe voluto dirgli? (cioè, cosa Boselli ha voluto lasciar intendere?) Io ho la mia idea, ma sono curioso di sentire la vostra (Mauro, ti prego, non condizionare).
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