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Laramie

Cowboy
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Tutto il contenuto pubblicato da Laramie

  1. Laramie

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    Finale di storia di altissimo livello (poi farò un commento più approfondito) e anche per me a capo della Kidnappers Inc. c'è qualcuno con spiccate inclinazioni scimmiesche (dopotutto basta vedere quali storie hanno scritto insieme Boselli e Benevento). Sulla storia di Manfredi e Gomez per ora c'è poco da dire: dialoghi incredibilmente secchi e diretti e disegni da standing ovation.
  2. Laramie

    [354/357] La Congiura

    È preso da uno dei miei western preferiti in assoluto, "L'uomo di Laramie" con James Stewart ☺️
  3. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Quelle che porta Diablero NON sono prove. Sono le argomentazioni concrete con le quali motiva le sue più che legittime opinioni. Pensa che Nizzi abbia fatto fare la figura del pagliaccio a Tex sulla base di questa o quella scena. Non c'è niente di sbagliato, anzi, ben vengano simili argomentazioni, ma non sono prove di alcunché. L'errore sta nel ritenere che tutti debbano confermare la figura del pagliaccio di Tex in quelle scene. Davvero, mi sembra incredibile che sia così difficile accettare che ciò che per Tizio costituisce una figura da pagliaccio non costituisca lo stesso anche per Caio. Una storia di Nizzi che per me contiene una scena da bollino rosso è "Zhenda". Non mi ricordo in quale punto, più o meno a metà, Tex viene preso alle spalle da un banditucolo qualsiasi, neanche fosse il primo che passa, e lo salva qualcuno dei pards. Ora, per me quella è una scena da strapparsi i capelli per lo scandalo (Tex che si fa aggirare in quel modo? Lui che metterebbe nel sacco bande intere prendendole alle spalle?). Per me. Ma che ci posso fare se un altro, invece, non la trova così scandalosa? Se anzi non gli fa né caldo né freddo? Se, addirittura, lo trova un tratto umanizzante del personaggio? Ma perché devo obbligarlo a pensare ciò che, in totale buona fede, non pensa? Per me Tex che rischia di farsi impiombare in quel modo da un banditucolo da due soldi è un errore da penna rossa. Per un altro no. Estiqaatsi? A me piace quando qualcuno espone una visione di Tex che non ho o che fa delle considerazioni alle quali non ho mai pensato. Lo vedo come un arricchimento ed è il motivo per il quale sono qui. Ciò che non mi piace è quando si arriva all'insulto e quando si insinua la malafede di qualcuno. Non è più semplice pensare che abbiamo visioni diverse? Mia nonna dice sempre che se fossimo tutti uguali lei sarebbe mio nonno.
  4. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Scusate se mi intrometto, ma ha ragione @Magic Wind e lo dico da accanito sostenitore dell'oggettivismo alla Ayn Rand. Mi spiego: Tex cerca il tesoro della confederazione e non lo trova, dopo 20 anni scopre che il colpevole dell'inganno era lo zio e ha uno scoppio d'ira. Questo è un fatto OGGETTIVO, cioè è quello che succede oggettivamente nella scena. È un dato di fatto che nessuno può contestare. Se uno dicesse "alla fine Tex scopre il colpevole da solo e vince" avrebbe torto perché nella scena è Walcott che confessa, Tex da solo non scopre un bel niente. Ritenere che il suo scoppio d'ira sia il ridicolo starnazzare di un gallinaccio è invece una libera, nonché legittima, interpretazione del lettore. Altrettanto legittima è l'interpretazione opposta, cioè che quella scena sia la drammatica resa di Tex di fronte alla sconfitta. Sono due interpretazioni entrambe legittime, così come è legittimo ritenere che all'inizio de "La congiura" (così non vado off topic) Tex faccia la figura del babbeo con i cinesi ed è altrettanto legittima la lettura opposta. Non c'è niente di oggettivo nell'interpretazione della scena, mentre ciò che è oggettivo è lo svolgersi degli eventi. Per quanto si tenti di convincere gli altri del contrario, ciò che per taluni lettori è, legittimamente, una pessima figura di Tex, per altri non lo è. Altrettanto legittimamente e senza che li si accusi di negare la realtà. E, come direbbero Woody Allen e Diane Keaton in "Amore e guerra", "la soggettività è oggettiva" e, guarda caso, lo dimostra proprio questa discussione. Ma scusate, eh, ma a voi, nella vita reale, non è mai capitato di osservare una scena e dire "azz, che figura di me..." e il vostro amico di fianco a voi che vi dice "eeeh, ma che esagerato?" A me infinite volte.
  5. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Evidentemente il nuovo protagonista, che a quanto ho capito non è solo un attore diverso, ma è proprio un altro personaggio, ha conquistato gli spettatori. Hanno rischiato (su Rai 1, per di più!!!) e gli è andata bene. Ora però chiudo l'OT.
  6. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Abbi pazienza, Mac, ma nei polizieschi SERIALI, salvo pochissime eccezioni, è proprio l'esatto opposto. Io leggo i romanzi (e guardo la serie) con protagonista Rocco Schiavone perché mi piace Rocco Schiavone, mica i comprimari (e chi mi deve piacere, D'Intino? Deruta?). Poi certo, scoprire chi ha rapito la ragazza di "Non è stagione" o chi ha ucciso il ragazzino di "Le ossa parlano" è stato avvincente, ma perché era Schiavone a condurre le indagini. Discorso analogo per il commissario Ricciardi (libri, serie, fumetti), per Sarti Antonio, per Lolita Lobosco, per l'ispettore Coliandro fino ad arrivare a Montalbano. E se fossi un suo fan direi la stessa cosa anche per Don Matteo. Il protagonista è quello che traina tutto il resto perché è lui, o lei, che con la sua personalità, i suoi metodi, le sue idiosincrasie e i suoi lati ombrosi guida le indagini e, di conseguenza, tutta la storia. Banalmente, lo stesso caso seguito contemporaneamente da Schiavone e Coliandro porterebbe a storie molto diverse fino a conclusioni diverse. Schiavone arriverebbe alla soluzione sempre più schifato del mondo e ancora più depresso, Coliandro ci arriverebbe per pura fortuna e non capirebbe niente lo stesso. Poi certo, esistono le eccezioni, ma sono eccezioni che questi polizieschi seriali si possono permettere ogni tanto proprio perché sono seriali e una volta all'anno ne esce uno. Una volta esaurita l'eccezione poi si torna subito nei binari classici. Che poi uno possa trovare interessante il singolo comprimario o persino l'antagonista è più che legittimo, ma dubito molto che faranno mai una serie spin-off dedicata ai poliziotti di Don Matteo.
  7. Laramie

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    Buongiorno! Storia che parte nel migliore dei modi con un primo albo ricco di scene e personaggi. L'alternarsi di questi è gestito con sapienza e a fine albo ho pensato che, se messi nelle mani di altri autori, questi ingredienti sarebbero stati spalmati minimo su una saga di venti numeri! Sicuramente l'intreccio è complesso, ma non complicato, a parer mio, in quanto tutto è gestito con grande chiarezza per il lettore. Lato disegni: Benevento sempre più bravo con Tex, la sua versione del ranger un po' più muscolare del solito mi piace moltissimo ed è stato molto bravo a rappresentare tutti gli ambienti cittadini differenziandoli gli uni dagli altri. Finezze alle quali magari un tempo non avremmo fatto caso, ma che oggi sono un valore aggiunto, per me. Buona la prima e avanti con la seconda. Buongiorno! Storia che parte nel migliore dei modi con un primo albo ricco di scene e personaggi. L'alternarsi di questi è gestito con sapienza e a fine albo ho pensato che, se messi nelle mani di altri autori, questi ingredienti sarebbero stati spalmati minimo su una saga di venti numeri! Sicuramente l'intreccio è complesso, ma non complicato, a parer mio, in quanto tutto è gestito con grande chiarezza per il lettore. Lato disegni: Benevento sempre più bravo con Tex, la sua versione del ranger un po' più muscolare del solito mi piace moltissimo ed è stato molto bravo a rappresentare tutti gli ambienti cittadini differenziandoli gli uni dagli altri. Finezze alle quali magari un tempo non avremmo fatto caso, ma che oggi sono un valore aggiunto, per me. Aggiungo che, in quanto praticante di arti marziali, ho apprezzato moltissimo le scene di combattimento. Prima che qualcuno avanzi il dubbio: NO, certi voli che fa Yoko NON sono affatto esagerati, tamarri o impossibili, ho visto di persona gente capacissima di farli con scioltezza anche se non aveva più 20 anni. Buona la prima e avanti con la seconda.
  8. Arrivo con un po' di ritardo, ma arrivo. Un buon magazine con parecchi articoli interessanti, soprattutto quello sui nativi americani e sul loro status odierno, ben lontano dalla retorica che li vorrebbe praticamente quasi estinti. Sulle due storie, boh, "Mistero sui monti Colorado" mi è piaciuta. Magari un po' telefonati certi passaggi, ok, ma si è rivelata una lettura piacevole. Non mi hanno convinto i disegni di Torricelli: quando prova a "galepeggiare" gli viene male, quando invece si concede il "lusso" di essere se stesso il risultato è molto migliore. Meno convincente "Barbary Coast", sicuramente penalizzata dal risicato numero di pagine per cui i vari passaggi di trama avvengono un po' forzatamente e con Devlin che passa da abile stratega a piccione fino al finale quasi dinamitardo nel giro di poche pagine. Venturi ottimo come sempre.
  9. Finito ora. Volume per me ottimo sotto svariati aspetti. SPOILER SPOILER SPOILER Se escludiamo qualche parentesi sentimentale che mi ha convinto poco (sono un pugno di vignette in totale, va bene, ma essendo un volume di 46 pagine risaltano di più) e il fatto che Gomez rende sempre meglio in bianco e nero, per me siamo di fronte a uno dei lavori meglio riusciti su questa collana, collana che finora ha avuto molti alti e pochissimi bassi e che per me è la migliore fra le varie serie dedicate a Tex. Lo stratagemma della "finta leggenda" (pleonasma incredibile, scusate) del Charro Negro inizialmente ha turbato anche me perché per un momento mi sono sembrate pagine buttate, in realtà è un modo per introdurre il lettore nelle atmosfere della storia, ma, soprattutto, è il punto di partenza per una storia che ha il suo fulcro sul tema della finzione: Tex e Carson usano quasi sempre un falso nome, gli abitanti di Nuevo Laredo sono tutti mascherati, Robles e Valera hanno costruito la loro fortuna sulla menzogna, Isabel e Daniel Flores hanno una relazione segreta e, infine, lo stesso Charro Negro ha più identità: quella vera di Reynaldo Obregón, quella leggendaria di Manuel e i travestimenti del figlio e di Daniel. L'albo si apre con la leggenda, cupa e fantastica e poi, pagina dopo pagina, arriva a svelare la verità. Infine, la vecchia Adelma, la quale all'inizio è parte della leggenda pure lei, ma la domanda permane: ha conosciuto realmente il vero Charro Negro o è semplicemente pazza? Molto più probabilmente, Adelma è stata l'amante del vero Charro Negro e se la sua mente non ha retto alla sua scomparsa, il suo cuore non ha retto alla conferma che il "nuovo" Charro non era quello da lei amato. Forse il fondo di verità sotto a ogni leggenda è rappresentato dalla vignetta finale in cui due figure, una maschile e una femminile, si allontanano a cavallo. Riguardo alle parentesi sentimentali che mi hanno convinto poco mi riferisco: 1) a Martin Robles che Tex definisce automaticamente "migliore" del padre pur non avendolo praticamente mai visto prima (capisco la necessità per Tex di consolare un ragazzo che ha appena perso il genitore, però insomma...); anche perché Martin a un certo punto si rivela smanioso di partecipare alla devastazione del ranch dei Flores, quindi tanto stinco di santo non mi sembra. 2) al sergente dei rurales Hernandez che dopo aver fatto da galoppino per Robles e aver partecipato all'impiccagione, poi fallita, di Daniel, viene di fatto assolto con due paroline e con la garanzia che righerà dritto. Su questi punti, comunque secondari rispetto alla storia nel suo complesso, credo (e temo) che il tutto sia da ricercare nel limite di pagine che ha costretto Boselli a ricorrere a delle soluzioni un po' tirate invece che a sviluppare maggiormente le scene. Detto questo, confermo la mia opinione: storia bellissima e fra le migliori della collana dei cartonati. Riguardo a Gomez, che sia uno dei miei disegnatori preferiti di ogni tempo credo di averlo già detto, qui ha svolto un lavoro eccezionale come sempre, anche se si conferma un disegnatore da bianco e nero. Non che la colorazione sia brutta, intendiamoci (Lauria Piazza non è Vattani, ma fa bene il proprio lavoro), ma è proprio lo stile di Gomez che lascia poco margine di manovra al colorista di turno. Se alle spalle c'è comunque una colorazione di qualità, come in questo caso, allora il disegno viene un po' penalizzato, ma ci si passa sopra, se invece si guardano i Dago colorati delle ultime ristampe viene istintivo strapparsi gli occhi. Comunque albo di grande qualità, mi aspetto che la collaborazione Boselli/Gomez proceda per molte altre volte ancora!
  10. Laramie

    [Maxi Tex N.35] Su due fronti

    Qui vado di app. Ci rivediamo fra 6 mesi su questo topic. Buona lettura!
  11. Laramie

    [767/769] Le quattro vedove nere

    So di ripetermi, ma "ci arrivo un po' lungo, ma ci arrivo". Ad arrivarci un po' al photofinish il rischio è di ripetere diverse opinioni già espresse in precedenza, ma tant'è. Trovo molto intrigante il soggetto di partenza, ovvero che quattro donne che hanno avuto i mariti uccisi da Tex decidano di allearsi per fargliela pagare. Dopotutto noi diamo per scontato che i nemici uccisi da Tex siano quasi tutti degli scapoloni incalliti, ma non per forza è così: anche serial killer e mafiosi vari trovano moglie, talvolta anche dopo che le loro malefatte sono diventate di dominio pubblico, talvolta all'interno stesso del carcere, quindi l'idea di questa storia di Tex mi sembra solida. Lo svolgimento invece mi ha convinto di meno, nel senso che per me già il poker di vedove, almeno due delle quali apparentemente piuttosto facoltose e quindi con molti mezzi a disposizione, sarebbe più che sufficiente a dare filo da torcere ai tre pards senza per forza volerci infilare il desperado psicopatico. Riguardo a Josè Meza, ho come l'impressione che almeno una delle quattro vedove la farà fuori lui, oppure si accopperanno a vicenda. Mi segno questa mia previsione e vediamo fra ormai un mese e mezzo se ci ho preso o no. Sulla famosa scena della diligenza ho molto poco da dire, se non che non mi è proprio piaciuta. Tex fa spesso dei piani arditi e rischiosissimi (e uno dei leit motiv della serie è Carson che gli dà del pazzo incosciente), ma lo fa perché il suo obiettivo sarebbe altrimenti impossibile da raggiungere con i metodi normali, mentre qui non mi sembra ci siano le premesse per agire in modo così sconsiderato se non per ottenere un'entrata a effetto per i due pards. Di ordinaria amministrazione il pestaggio del bandito e la scazzottata nel saloon, quest'ultima molto diversa da quella vista nella storia precedente del mensile in cui Tex scazzottava il primo venuto che poi si è rivelato essere un suo "alleato". In sintesi devo ammettere che questo albo non mi è piaciuto tanto anche se ha delle cose positive e un buon potenziale per ora inespresso. Vediamo quello che succederà nei prossimi mesi.
  12. Alla prima lettura lo pensai anche io e ricordo che ho pensato la stessa cosa anche per le altre due quadruple sulle navi perdute e sulla Mefisto Family (la parte di Civitelli), perlomeno ridurle a tre albi e mezzo (sulle navi perdute in realtà lo penso ancora dopo averla già riletta un paio d'anni fa). In questo caso posso dire che la lettura-fiume ha mitigato moltissimo quella sensazione. Sì, tra il secondo e il terzo albo ci sono dei momenti tagliuzzabili, ma nulla che mi abbia realmente guastato la lettura. Magari più che comprimere la storia in tre albi avrei preferito sintetizzare qualche passaggio per avere qualche pagina in più per spaccare tutto nella battaglia finale (diciamocelo, dopo 400 pagine un po' di botti ed esplosioni sarebbero stati divertenti), ma probabilmente si sarebbe andati contro all'approccio generale della storia, quindi per me va bene così.
  13. Complice questa domenica piovosa e fresca, annunciatrice dell'autunno in arrivo, mi sono preparato una bella tisana calda, mi sono seduto in poltrona e ho ripreso in mano TUTTA l'ultima storia della Tigre Nera leggendola d'un fiato con giusto una breve pausa di qualche minuto tra il secondo e il terzo albo come se fosse l'intervallo di un film. Orbene, rileggendola in questo modo, sapendo già come andava a finire e senza più le stramaledette aspettative di mezzo, posso dire di averla apprezzata enormemente di più rispetto alla lettura precedente, che pure mi aveva lasciato soddisfatto nonostante la sensazione di lungaggine qui e là. Stavolta ho optato per un approccio radicalmente diverso: avendo un pomeriggio intero a disposizione ho potuto rimuovere dalla mia quei "blocchi" mentali che ogni tanto mi pregiudicano la lettura ("ho un'ora di tempo, poi devo andare a fare X" è il caso più lampante), così mi sono seduto, ho impilato gli albi di fianco al mio e ho aperto il primo con l'obiettivo di proseguire fino alla conclusione dell'intera storia indipendentemente dal tempo ci avrei messo. Leggendola in questo modo, come se fosse un libro di avventura, mi sono immerso nella vicenda in totale relax e in un attimo mi sono sentito trasportare in un mondo perennemente in bilico tra Salgari (ambientazione e citazioni) e Dumas (l'atmosfera generale e l'aura tragica di determinati personaggi), due autori di cui Boselli è un lettore e un estimatore. Se i richiami a Salgari sono i più evidenti e dichiarati, quelli a Dumas sono forse più involontari, ma altrettanto palesi. Il procedere lento della narrazione da feuilleton ottocentesco, con l'occhio che segue i personaggi quasi passo per passo durante le scene, con quel ritmo da vita reale sul quale anche Roberto Benigni ha ironizzato in passato, può rivelarsi una scelta insidiosa al giorno d'oggi dove il tempo da dedicare alla lettura, specie se si hanno lavoro e famiglia, è molto ristretto, ma è un bene che Boselli abbia scelto di andare contro alla nefasta tendenza a scrivere albi da 100 pagine che si leggono in 10 minuti per "costringere" il lettore a tornare a uno stile di lettura precedente. La storia in quanto tale l'ho trovata ottima. I difetti che avevo evidenziato alla prima lettura li confermo tutti, ma con una minore incidenza nel risultato finale. Diciamo che questo secondo giro ha amplificato gli aspetto positivi e ha ridotto quelli negativi. Anche le lungaggini che avevo riscontrato tra il secondo e il terzo albo risultano più attenuate dopo averle inquadrate nell'ottica complessiva della storia. Boselli riprende benissimo la Tigre Nera e lo rielabora rendendolo più vicino al modello salgariano che era nelle intenzioni di Nizzi (benché nella storia capostipite faccia più la figura del pazzo fanatico), più lucido e razionale anche se non meno spietato. La palma d'oro però va a Daniel Silva, figlio della Tigre Nera, ennesimo caso in cui Boselli mette in atto un vero e proprio passaggio di consegne fra personaggi (era già successo con il Maestro e Nick Castle, poi più di recente con Mefisto e Lily Dickart) forse con l'intento di scrollarsi di dosso eredità ingombranti e creare una nuova pletora di alleati/antagonisti a uso e consumo degli sceneggiatori futuri. (prima che qualcuno salti su e mi azzanni al collo lo chiarisco: ovviamente Lily Dickart NON è un personaggio nuovo, ma Boselli è riuscito ad appropriarsene e a rimetterla in circolazione con un nuovo background e dei nuovi obiettivi dandole una bella rinfrescata). L'aspetto migliore di tutta la vicenda, però, risiede nell'aver messo Tex in un posizione difficile sul piano etico morale: aiutando in maniera netta uno dei due contendenti, Tex avrebbe tradito i propri ideali di giustizia, per cui si è dovuto muovere su un difficilissimo filo di lana per riuscire, almeno in parte, nel proprio intento, ovvero salvare Kit, detronizzare Van Gulik e arrestare la Tigre Nera. Adesso è quasi certo che Daniel Silva non si limiterà a questa semplice comparsata, perlomeno me lo auguro, e possa servire, sia pure con molta moderazione, per ulteriori incursioni dei pards in territori esotici.
  14. Il soggetto di questa storia per me è molto buono: l'oppressione dei soldati contro i nativi e i soliti trucchetti per convincerli a sloggiare dalle loro terre. Un canovaccio visto mille volte che conserva intatto il suo fascino. Se poi a metterlo in pratica sono Nizzi e Ticci, cioè gli stessi che hanno fatto "Le colline del vento" allora siamo a cavallo. O meglio, SAREMMO a cavallo perché da "Le colline del vento" sono passati 34 anni ed entrambi gli autori sono invecchiati. Uno dei due è invecchiato benissimo, l'altro malissimo (a voi indovinare chi). E infatti la storia che ho letto contiene solo un pugno di scene degne di nota (il saluto della moglie di Falco Giallo alla sua partenza e il massacro al villaggio indiano), mentre il resto oscilla tra il noioso e il pessimo. Noiosi i dialoghi, zeppi di spiegoni di cose che il lettore già sa (il punto più basso è quando Falco Giallo ripete a Tex ciò che nell'albo viene raccontato una decina scarsa di pagine prima); pessime diverse scene che con pochi aggiustamenti sarebbero potute essere divertenti o drammatiche a seconda dei casi. Esempio: la rissa nel saloon. Tex che arriva e picchia il primo che passa per poi essere avvisato da Carson che "quello è dei nostri" è una scena ridicola che trasforma Tex in un bulletto di quartiere. Sarebbe bastato che fosse stato il povero malcapitato il primo a sferrare un cazzotto al ranger, in quel caso la scena avrebbe avuto un effetto diverso. Altro esempio: la cattura di Falco Giallo. A leggerla così, sembra che questa storia sia tipo collocabile tra "Il tranello" e "Il figlio di Tex" perché non è possibile che uno come Tex, con tutti i suoi trascorsi, non sia minimamente sospettoso nei confronti del comandante del forte, un tipo che si capisce SUBITO che è in combutta con i cattivi già solo dalla faccia che ha e ben prima dei balloon rivelatori. Sempre Tex non può commettere un'ingenuità tale da consegnare gli indiani direttamente in bocca ai soldati così dal nulla, senza neppure un piano B. Sarà il fatto che parliamo del mensile, sarà che il tema proposto è comunque quello da grandi occasioni (sia pure per soli due albi), sarà che quando c'è Ticci uno spera sempre nel guizzo, fatto sta che questo primo albo è da bocciare in quanto a sceneggiatura. Discorso diametralmente inverso per i disegni. Io non so per quali motivi Ticci si sia lamentato di questa storia (posso immaginarli, ma li sa solo lui), ma lo capisco. "Amico, sono a fine carriera, non posso chiudere con una storia così" Eppure Ticci, nonostante l'età, nonostante i segni del tempo siano evidenti sul suo tratto, riesce ancora a convincere e a confermarsi il miglior interprete che il ranger abbia mai avuto. Sì, la rissa del saloon è complicata e non si capisce dov'è Carson, sì, alcune anatomie sono un po' "fantasiose", sì, le scene più movimentate hanno degli scricchiolii, sì, va bene, ok, ho capito, ma ragazzi, è Ticci! Le atmosfere polverose del vecchio west, dei fortini militari e degli accampamenti indiani sono le sue, uniche e irripetibili, e rimane un maestro anche a quest'età. Da levarsi il cappello. Io non so se Ticci stia lavorando a qualcosa, ma se ha in progetto di chiudere la carriera e ritirarsi a vita privata lo capirei benissimo. Tuttavia, nel mio cuore batte una sola parola: cartonato.
  15. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    No, quello è Ticci, io sono sicurissimo fosse una storia disegnata da Galep. Boh, pazienza, in una futura rilettura magari salterà fuori.
  16. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    @Poe Io ho memoria, ma non ricordo il titolo, di una storia in cui Tex per far parlare il bandito di turno gli ficca addirittura la testa sotto l'acqua del fiume e per poco non lo affoga. Il tutto con un bel sorriso stampato sul volto. Sarà anche stato un criminale odioso finché si vuole, ma a me quella scena non è piaciuta, mentre di solito le sberle ai banditi mi piacciono molto. Storia di GLB e Galep, ma giuro che non ricordo il titolo. Può essere "L'aquila e la folgore"?
  17. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Vero, mi auto-correggo. Sta di fatto che l'atteggiamento di Long John mi sembra sensato (sia pure fin troppo "moderno", non so quanto simili finezze fossero presenti nel West dove ti impiccavano se rubavi un manzo) e "spieghi" (argh!) il successivo comportamento dei suoi ex uomini. Condurre una vita criminale, sia pure con uno stile da educanda, comporta una forte pressione sia per i rischi corsi sia per il timore di venire beccati. Il non avere ucciso durante le rapine gli avrebbe forse evitato la forca, ma un bel po' di anni dietro le sbarre non glieli avrebbe tolti nessuno. Ci sta quindi che i banditi abbiano sbroccato appena visto Tex e si siano messi a sparacchiare. Comunque sì, è chiaro che a livello "politico" la figura di Long John serve a far digerire al lettore il fatto che Tex si allei, sia pure temporaneamente, con un criminale. Il che, se si pensa a quando lo stesso Tex si è alleato con dei VERI assassini per progettare un omicidio a sangue freddo, la dice lunga su quanto sia bassa l'asticella oggi.
  18. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    La butto lì: Long John non vuole che i suoi uomini commettano omicidi durante le rapine perché sa che se accadesse tutti i ranger e gli sceriffi del sud-ovest gli darebbero una caccia spietata (e infatti il loro più grave errore è accoppare un agente Pinkerton). I suoi uomini non vedono l'ora di tradirlo perché si sono rotti gli zebedei di fare le educande durante le rapine, motivo per cui quelli che sono presenti al saloon scattano appena vedono Tex. Poi sì, è chiaro che se presenti un personaggio in questo modo anche il lettore nuovo di zecca capisce subito che presto o tardi Long John si sarebbe alleato con Tex e Carson e questo è uno dei motivi per i quali questo Texone è poco incisivo, ma questo è un altro discorso.
  19. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Vado parzialmente controcorrente e dico che a me invece la storia è piaciuta, ho passato una buona ora e mezza. Non mi straccio le vesti, sia chiaro, ma neanche grido allo scandalo. Il problema, come già evidenziato, è che le storie del Texone per me dovrebbero avere una marcia in più rispetto al solito (per intenderci: la storia di routine sul mensile o sul color lungo te la puoi permettere), mentre qui l'impressione pressoché totale è che Rauch non abbia voluto correre rischi e abbia puntato tutto su una vicenda classica senza mai cercare di alzare il tiro con qualcosa che renda veramente indimenticabile questa avventura. Per fare un esempio, la scena di apertura del Texone dell'anno scorso con la commemorazione e poi quella di Carson che si aggira da solo nel paesaggio devastato e allucinato dopo la battaglia di Shiloh Church valgono da sole il prezzo dell'albo. Qui non c'è niente di analogo e quello che ne rimane è una storia media che intrattiene il lettore il giusto senza strafare. Detto questo, a Rauch va anche dato il merito, secondo me, di aver scritto una storia dove le cose non accadono perché devono accadere, ma con un senso logico: la cena a base di bistecche e patatine è vero che compare due volte, ma la prima è giustificata dal fatto che Tex e Carson partiranno il giorno dopo (e non hanno ancora il sale sulla coda), quindi possono permetterselo, mentre la seconda è alla fine quando la vicenda si è conclusa e quindi rappresenta un festeggiamento; Carson viene tramortito qui come nell'ultima storia sul mensile di Ruju e Font, ma qui avviene tutto molto meglio (il vecchio ranger ha la polvere negli occhi, vede annebbiato e Long John ne approfitta per tramortirlo), e potrei continuare. Insomma, è vero che non ci sono guizzi particolari, ma è anche vero, a mio avviso, che non ci sono nizzate da oscar o simili. Discorso più o meno analogo per i disegni di Palumbo: parte bene con la scena a Nogales, poi si perde in un western classico ambientato principalmente di giorno e all'aria aperta. Non sono disegni brutti, per carità, lunghi da me (anche se il volto di Tex non è sempre riuscito benissimo), è che Palumbo si è trovato a disegnare una storia che non ha valorizzato la sua arte. E il problema del Texone è che è un'opera che si fa una volta nella vita. (a proposito di disegni, solo io ho le pagine 99 e 106 mezze sbiadite che sembrano fatte con le sole matite senza gli inchiostri?) Alla fine quello che abbiamo è una storia normale disegnata in maniera normale senza nulla che la renda memorabile. E per memorabile intendo proprio la definizione Treccani: "Degno d’essere ricordato; si dice in genere di fatti, avvenimenti, periodi di tempo, o anche di parole, che abbiano in sé qualche cosa di grande, di glorioso, o siano per qualche motivo famosi" Questo Texone si è esaurito nel momento stesso in cui ho chiuso il volume perché non c'è niente al suo interno che possa spingermi a riprenderlo in mano in futuro a differenza di molti altri che invece rileggo periodicamente.
  20. Accolgo, in parte, l'obiezione su Lovecraft. Dico in parte perché anche Lovecraft comunque quando serve le informazioni base le fornisce: ne "Il richiamo di Cthulhu", ad esempio, viene detto chi sono gli Antichi, da dove arrivano e cosa vogliono, non è che lasciano queste cose all'immaginazione del lettore. Non viene detto che film guardano, con chi vanno a letto, quale squadra tifano o che lavoro fanno (cioè no, il lavoro ce l'hanno, spaccare tutto), ma questa è infatti la differenza tra spiegare le motivazioni di un personaggio e spiegare tutto, ma proprio tutto su quel personaggio, anche il superfluo. Ma appunto: in realtà sul tema abbiamo opinioni più simili di quanto si possa pensare. Quando dico che le motivazioni del personaggio devono essere spiegate intendo, magari un po' approssimativamente, che all'interno del racconto devono essere presenti tutte le informazioni NECESSARIE alla loro comprensione. Lo spiegazionismo è un'altra cosa. Per intenderci: su "L'isola della paura" di Zagor, Hellingen dice a Zagor, e quindi al lettore, quali sono le sue motivazioni e si ferma lì. Il lettore capisce, perché gli viene detto, che lo scienziato vuole conquistare il mondo con Titan perché è un pazzo maniaco con serissimi problemi di autostima. Fine, non serve altro. Le motivazioni necessarie ci sono tutte, perché ci devono essere. In "Mad doctor", storia uscita una decina di anni fa, si racconta che Hellingen ha lavorato ad Altrove, che i suoi colleghi lo insultavano, che faceva gli esperimenti segreti, eccetera. Ecco, questo è spiegazionismo.
  21. Arrivo leggermente in ritardo, ma, come al solito, arrivo. Letto anche il terzo albo: bene, ma non benissimo. Ricco di azione, mistero, situazioni, eccetera, ma anche di qualche clamorosa ingenuità (la ragazza indiana che sopravvive per anni nei cunicoli del monte Rainier) e di qualche svarione (alla fine la presenza di Gros-Jean è abbastanza superflua, per non parlare del motivo, stiracchiato, per il quale ha chiamato i quattro pards). Alla fine la mia sensazione è che questo tipo di storie siano sì texiane al 100% (ho letto a sprazzi qualche intervento e non condivido sul fatto che questa storia non sia in linea con Tex), ma che, per qualche strana ragione, non siano mai pienamente riuscite, almeno secondo me. Sia "La valle della luna" che "Un mondo perduto", entrambe rilette di recente, sono due storie che mi hanno convinto poco proprio per il modo in cui trattano l'argomento fantascientifico che non era nelle corde di Bonelli. E non mi citate Judok, per piacere, che se quella è fantascienza io sono un bisonte. "il mistero del monte Rainier" fa meglio delle due storie alle quali si riallaccia, ma l'impressione generale rimane quella che la fantascienza è una materia difficilissima da maneggiare su Tex a prescindere da chi la scrive. Bocci ottimo, ma non eccezionale: qualche vignetta risente molto del tratteggio e degli effetti vari (non ha usato i retini, Deo gratias), ma si tratta indiscutibilmente di un disegnatore di prim'ordine. Faccio un'ultima digressione sulla distriba "svelare tutto vs non svelare niente": è chiaramente un finto problema perché innanzitutto c'è sempre la stramaledetta percezione soggettiva in base alla quale ciò che per Tizio è indispensabile spiegare per Caio è del tutto superfluo e amen. Per quanto mi riguarda, in una storia di alieni, ma in generale in qualunque storia, c'è qualcosa che deve essere SEMPRE spiegato: la motivazione dei personaggi, anche e soprattutto se sono gli antagonisti della vicenda. E qui ce l'abbiamo. Detta in due parole, molto sbrigativa, ma c'è: gli alieni sono naufraghi, la loro navicella è precipitata e ci hanno messo anni a ripararla. Andreev lascia la terra sia per intraprendere la più grande avventura mai sognata da un uomo sia per curare Olev. Di più, per me, non è necessario spiegare. Alla fine a questa storia mi sento di dare un 7 abbondante. So già che qualcuno non sarà d'accordo, ma questo voto non è da intendersi come un giudizio scolastico, ma sul mio livello di gradimento.
  22. Laramie

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Disamina corretta, ma mi prendo la responsabilità di dire che forse lo spartiacque esiste. Non netto, ma forse c'è. Ci sono due storie di Nizzi che escono a stretto giro e sono entrambe accomunate dal fatto di essere state scritte in parte prima della crisi e in parte dopo. Molte storie del periodo presentano questa caratteristica, ma, a mio avviso, le volte precedenti il "problema" era nascosto meglio, oppure le si potevano considerare dei casi isolati. Le due storie sono "L'uomo senza passato" e "Yucatan", uscite una dietro l'altra. Non brutte storie, a dir la verità. Soprattutto la prima, la quale presenta una parte iniziale da premio Oscar e che rientra (il primo albo, appunto) fra le migliori cose che Nizzi abbia mai scritto. Anche "Yucatan" per i disegni di Marcello, ha un buon inizio, pur con almeno un momento da piccione. Entrambe le storie però si sgonfiano clamorosamente sul finale che perde di pathos e chiude in tono minore una vicenda che aveva tutt'altro respiro. In "L'uomo senza passato" la cosa si nota molto meno perché finisce come sappiamo, mentre in "Yucatan" il crollo è proprio evidente. E questa diventerà la cifra stilistica del Nizzi post-crisi: storie dal soggetto molto promettente che progressivamente si sgonfiano a causa di pessime sceneggiature composte da scene con il copia/incolla. Ripeto: non sono storie brutte (io "L'uomo senza passato" periodicamente me la rileggo), ma sono, secondo me, due storie che, rilette a posteriori, rappresentano un po' il salto dello squalo di un autore che da lì in avanti non riuscirà più a riprendersi anche al netto di alcune storie buone, talvolta anche ottime, che diverranno sempre meno con il passare degli anni fino a raggiungere gli abissi terribili citati da @Leo. Sarebbe un'idea interessante per un topic che potremmo intitolare "Il salto dello squalo di Nizzi", ma ho paura che lì si arriverebbe davvero alle botte.
  23. Laramie

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Vero, ma è il modo di essere di Tex che mi perplime. Un Tex quasi remissivo, lontano anni luce dell'anarchico con tendenze protofasciste dei primi anni e comunque distante da quello "canonico" del Bonelli più maturo. Un Tex 90enne, potremmo dire, che però di anni ne ha sempre 45. E bada che non sto parlando della qualità delle storie ("Nuvola Rossa" è forse la migliore storia del Nizzi post-crisi), ma di come il carattere di Tex si faccia sempre più flemmatico con il progredire della parabola nizziana. Più le storie diventano un collage di situazioni-tipo più il carattere di Tex si perde, a dimostrazione che quando una serie ristagna a farne le spese è soprattutto il protagonista. Considera, che più o meno nel periodo in cui esce questo Texone, il Tex di Boselli fa il diavolo a quattro con gli Apache Mescaleros, quasi come se Nizzi, per distinguersi dal collega, fosse arrivato a esasperare i tratti tipici della propria scrittura.
  24. Laramie

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    E infatti più Nizzi ha affinato la sua ricetta culinaria per la storia-tipo di Tex, più a rimetterci è stato proprio Tex! Ma non le storie: il personaggio. Ultimamente sto rileggendo diverse storie, non solo di Nizzi, pubblicate negli anni '90 e '00 e mi sto rendendo conto di come il Tex di Nizzi sia clamorosamente calmo. Non calmo come potrebbe essere uno che ha il polso della situazione e che tiene i nervi saldi, ma come uno che ha la pressione bassa di natura. Il Tex di questa storia ne è un emblema: il Tex di GLB, ma anche di Boselli, non si sarebbe mai dichiarato sconfitto sul finale. Ma neanche quello di Ruju. Il Tex di Faraci sarebbe addirittura uscito dal villaggio sparando ai nemici con le colt in pugno (e non sto esagerando). Oppure penso a "Nuvola Rossa", con Tex quasi inerme alla fine.
  25. Laramie

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Ok, riformulo: Tex propone di spostare donne e bambini da un'altra parte, ed è una mossa intelligente, ma la scelta del posto è dei minatori. E lui cosa può fare? È arrivato nella valle da due giorni, questi vivono lì da una vita, anche io mi sarei fidato Poi magari sbaglierò, ma a una certa è palese che Nizzi ha architettato tutto lo spostamento in funzione della scena madre finale, e in un certo senso ci sta che vengano catturati per esigenze di trama, però ecco, magari spedirli direttamente in bocca al nemico è stato un po' eccessivo... Comunque ok per "Il cavaliere pallido", vedrò di riprenderlo in mano. Ho in mente una sola scena, sempre che non mi stia sbagliando, quella di lui, da poco arrivato nella vallata, che taglia della legna di mattina presto. MñIn generale me lo ricordo come un western atipico, quasi filosofico.
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