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Laramie

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    Sono fatto di libri, fumetti, cinema e musica in percentuali variabili.
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  1. Laramie

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    Finale di storia di altissimo livello (poi farò un commento più approfondito) e anche per me a capo della Kidnappers Inc. c'è qualcuno con spiccate inclinazioni scimmiesche (dopotutto basta vedere quali storie hanno scritto insieme Boselli e Benevento). Sulla storia di Manfredi e Gomez per ora c'è poco da dire: dialoghi incredibilmente secchi e diretti e disegni da standing ovation.
  2. Laramie

    [354/357] La Congiura

    È preso da uno dei miei western preferiti in assoluto, "L'uomo di Laramie" con James Stewart ☺️
  3. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Quelle che porta Diablero NON sono prove. Sono le argomentazioni concrete con le quali motiva le sue più che legittime opinioni. Pensa che Nizzi abbia fatto fare la figura del pagliaccio a Tex sulla base di questa o quella scena. Non c'è niente di sbagliato, anzi, ben vengano simili argomentazioni, ma non sono prove di alcunché. L'errore sta nel ritenere che tutti debbano confermare la figura del pagliaccio di Tex in quelle scene. Davvero, mi sembra incredibile che sia così difficile accettare che ciò che per Tizio costituisce una figura da pagliaccio non costituisca lo stesso anche per Caio. Una storia di Nizzi che per me contiene una scena da bollino rosso è "Zhenda". Non mi ricordo in quale punto, più o meno a metà, Tex viene preso alle spalle da un banditucolo qualsiasi, neanche fosse il primo che passa, e lo salva qualcuno dei pards. Ora, per me quella è una scena da strapparsi i capelli per lo scandalo (Tex che si fa aggirare in quel modo? Lui che metterebbe nel sacco bande intere prendendole alle spalle?). Per me. Ma che ci posso fare se un altro, invece, non la trova così scandalosa? Se anzi non gli fa né caldo né freddo? Se, addirittura, lo trova un tratto umanizzante del personaggio? Ma perché devo obbligarlo a pensare ciò che, in totale buona fede, non pensa? Per me Tex che rischia di farsi impiombare in quel modo da un banditucolo da due soldi è un errore da penna rossa. Per un altro no. Estiqaatsi? A me piace quando qualcuno espone una visione di Tex che non ho o che fa delle considerazioni alle quali non ho mai pensato. Lo vedo come un arricchimento ed è il motivo per il quale sono qui. Ciò che non mi piace è quando si arriva all'insulto e quando si insinua la malafede di qualcuno. Non è più semplice pensare che abbiamo visioni diverse? Mia nonna dice sempre che se fossimo tutti uguali lei sarebbe mio nonno.
  4. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Scusate se mi intrometto, ma ha ragione @Magic Wind e lo dico da accanito sostenitore dell'oggettivismo alla Ayn Rand. Mi spiego: Tex cerca il tesoro della confederazione e non lo trova, dopo 20 anni scopre che il colpevole dell'inganno era lo zio e ha uno scoppio d'ira. Questo è un fatto OGGETTIVO, cioè è quello che succede oggettivamente nella scena. È un dato di fatto che nessuno può contestare. Se uno dicesse "alla fine Tex scopre il colpevole da solo e vince" avrebbe torto perché nella scena è Walcott che confessa, Tex da solo non scopre un bel niente. Ritenere che il suo scoppio d'ira sia il ridicolo starnazzare di un gallinaccio è invece una libera, nonché legittima, interpretazione del lettore. Altrettanto legittima è l'interpretazione opposta, cioè che quella scena sia la drammatica resa di Tex di fronte alla sconfitta. Sono due interpretazioni entrambe legittime, così come è legittimo ritenere che all'inizio de "La congiura" (così non vado off topic) Tex faccia la figura del babbeo con i cinesi ed è altrettanto legittima la lettura opposta. Non c'è niente di oggettivo nell'interpretazione della scena, mentre ciò che è oggettivo è lo svolgersi degli eventi. Per quanto si tenti di convincere gli altri del contrario, ciò che per taluni lettori è, legittimamente, una pessima figura di Tex, per altri non lo è. Altrettanto legittimamente e senza che li si accusi di negare la realtà. E, come direbbero Woody Allen e Diane Keaton in "Amore e guerra", "la soggettività è oggettiva" e, guarda caso, lo dimostra proprio questa discussione. Ma scusate, eh, ma a voi, nella vita reale, non è mai capitato di osservare una scena e dire "azz, che figura di me..." e il vostro amico di fianco a voi che vi dice "eeeh, ma che esagerato?" A me infinite volte.
  5. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Evidentemente il nuovo protagonista, che a quanto ho capito non è solo un attore diverso, ma è proprio un altro personaggio, ha conquistato gli spettatori. Hanno rischiato (su Rai 1, per di più!!!) e gli è andata bene. Ora però chiudo l'OT.
  6. Laramie

    [354/357] La Congiura

    Abbi pazienza, Mac, ma nei polizieschi SERIALI, salvo pochissime eccezioni, è proprio l'esatto opposto. Io leggo i romanzi (e guardo la serie) con protagonista Rocco Schiavone perché mi piace Rocco Schiavone, mica i comprimari (e chi mi deve piacere, D'Intino? Deruta?). Poi certo, scoprire chi ha rapito la ragazza di "Non è stagione" o chi ha ucciso il ragazzino di "Le ossa parlano" è stato avvincente, ma perché era Schiavone a condurre le indagini. Discorso analogo per il commissario Ricciardi (libri, serie, fumetti), per Sarti Antonio, per Lolita Lobosco, per l'ispettore Coliandro fino ad arrivare a Montalbano. E se fossi un suo fan direi la stessa cosa anche per Don Matteo. Il protagonista è quello che traina tutto il resto perché è lui, o lei, che con la sua personalità, i suoi metodi, le sue idiosincrasie e i suoi lati ombrosi guida le indagini e, di conseguenza, tutta la storia. Banalmente, lo stesso caso seguito contemporaneamente da Schiavone e Coliandro porterebbe a storie molto diverse fino a conclusioni diverse. Schiavone arriverebbe alla soluzione sempre più schifato del mondo e ancora più depresso, Coliandro ci arriverebbe per pura fortuna e non capirebbe niente lo stesso. Poi certo, esistono le eccezioni, ma sono eccezioni che questi polizieschi seriali si possono permettere ogni tanto proprio perché sono seriali e una volta all'anno ne esce uno. Una volta esaurita l'eccezione poi si torna subito nei binari classici. Che poi uno possa trovare interessante il singolo comprimario o persino l'antagonista è più che legittimo, ma dubito molto che faranno mai una serie spin-off dedicata ai poliziotti di Don Matteo.
  7. Laramie

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    Buongiorno! Storia che parte nel migliore dei modi con un primo albo ricco di scene e personaggi. L'alternarsi di questi è gestito con sapienza e a fine albo ho pensato che, se messi nelle mani di altri autori, questi ingredienti sarebbero stati spalmati minimo su una saga di venti numeri! Sicuramente l'intreccio è complesso, ma non complicato, a parer mio, in quanto tutto è gestito con grande chiarezza per il lettore. Lato disegni: Benevento sempre più bravo con Tex, la sua versione del ranger un po' più muscolare del solito mi piace moltissimo ed è stato molto bravo a rappresentare tutti gli ambienti cittadini differenziandoli gli uni dagli altri. Finezze alle quali magari un tempo non avremmo fatto caso, ma che oggi sono un valore aggiunto, per me. Buona la prima e avanti con la seconda. Buongiorno! Storia che parte nel migliore dei modi con un primo albo ricco di scene e personaggi. L'alternarsi di questi è gestito con sapienza e a fine albo ho pensato che, se messi nelle mani di altri autori, questi ingredienti sarebbero stati spalmati minimo su una saga di venti numeri! Sicuramente l'intreccio è complesso, ma non complicato, a parer mio, in quanto tutto è gestito con grande chiarezza per il lettore. Lato disegni: Benevento sempre più bravo con Tex, la sua versione del ranger un po' più muscolare del solito mi piace moltissimo ed è stato molto bravo a rappresentare tutti gli ambienti cittadini differenziandoli gli uni dagli altri. Finezze alle quali magari un tempo non avremmo fatto caso, ma che oggi sono un valore aggiunto, per me. Aggiungo che, in quanto praticante di arti marziali, ho apprezzato moltissimo le scene di combattimento. Prima che qualcuno avanzi il dubbio: NO, certi voli che fa Yoko NON sono affatto esagerati, tamarri o impossibili, ho visto di persona gente capacissima di farli con scioltezza anche se non aveva più 20 anni. Buona la prima e avanti con la seconda.
  8. Arrivo con un po' di ritardo, ma arrivo. Un buon magazine con parecchi articoli interessanti, soprattutto quello sui nativi americani e sul loro status odierno, ben lontano dalla retorica che li vorrebbe praticamente quasi estinti. Sulle due storie, boh, "Mistero sui monti Colorado" mi è piaciuta. Magari un po' telefonati certi passaggi, ok, ma si è rivelata una lettura piacevole. Non mi hanno convinto i disegni di Torricelli: quando prova a "galepeggiare" gli viene male, quando invece si concede il "lusso" di essere se stesso il risultato è molto migliore. Meno convincente "Barbary Coast", sicuramente penalizzata dal risicato numero di pagine per cui i vari passaggi di trama avvengono un po' forzatamente e con Devlin che passa da abile stratega a piccione fino al finale quasi dinamitardo nel giro di poche pagine. Venturi ottimo come sempre.
  9. Finito ora. Volume per me ottimo sotto svariati aspetti. SPOILER SPOILER SPOILER Se escludiamo qualche parentesi sentimentale che mi ha convinto poco (sono un pugno di vignette in totale, va bene, ma essendo un volume di 46 pagine risaltano di più) e il fatto che Gomez rende sempre meglio in bianco e nero, per me siamo di fronte a uno dei lavori meglio riusciti su questa collana, collana che finora ha avuto molti alti e pochissimi bassi e che per me è la migliore fra le varie serie dedicate a Tex. Lo stratagemma della "finta leggenda" (pleonasma incredibile, scusate) del Charro Negro inizialmente ha turbato anche me perché per un momento mi sono sembrate pagine buttate, in realtà è un modo per introdurre il lettore nelle atmosfere della storia, ma, soprattutto, è il punto di partenza per una storia che ha il suo fulcro sul tema della finzione: Tex e Carson usano quasi sempre un falso nome, gli abitanti di Nuevo Laredo sono tutti mascherati, Robles e Valera hanno costruito la loro fortuna sulla menzogna, Isabel e Daniel Flores hanno una relazione segreta e, infine, lo stesso Charro Negro ha più identità: quella vera di Reynaldo Obregón, quella leggendaria di Manuel e i travestimenti del figlio e di Daniel. L'albo si apre con la leggenda, cupa e fantastica e poi, pagina dopo pagina, arriva a svelare la verità. Infine, la vecchia Adelma, la quale all'inizio è parte della leggenda pure lei, ma la domanda permane: ha conosciuto realmente il vero Charro Negro o è semplicemente pazza? Molto più probabilmente, Adelma è stata l'amante del vero Charro Negro e se la sua mente non ha retto alla sua scomparsa, il suo cuore non ha retto alla conferma che il "nuovo" Charro non era quello da lei amato. Forse il fondo di verità sotto a ogni leggenda è rappresentato dalla vignetta finale in cui due figure, una maschile e una femminile, si allontanano a cavallo. Riguardo alle parentesi sentimentali che mi hanno convinto poco mi riferisco: 1) a Martin Robles che Tex definisce automaticamente "migliore" del padre pur non avendolo praticamente mai visto prima (capisco la necessità per Tex di consolare un ragazzo che ha appena perso il genitore, però insomma...); anche perché Martin a un certo punto si rivela smanioso di partecipare alla devastazione del ranch dei Flores, quindi tanto stinco di santo non mi sembra. 2) al sergente dei rurales Hernandez che dopo aver fatto da galoppino per Robles e aver partecipato all'impiccagione, poi fallita, di Daniel, viene di fatto assolto con due paroline e con la garanzia che righerà dritto. Su questi punti, comunque secondari rispetto alla storia nel suo complesso, credo (e temo) che il tutto sia da ricercare nel limite di pagine che ha costretto Boselli a ricorrere a delle soluzioni un po' tirate invece che a sviluppare maggiormente le scene. Detto questo, confermo la mia opinione: storia bellissima e fra le migliori della collana dei cartonati. Riguardo a Gomez, che sia uno dei miei disegnatori preferiti di ogni tempo credo di averlo già detto, qui ha svolto un lavoro eccezionale come sempre, anche se si conferma un disegnatore da bianco e nero. Non che la colorazione sia brutta, intendiamoci (Lauria Piazza non è Vattani, ma fa bene il proprio lavoro), ma è proprio lo stile di Gomez che lascia poco margine di manovra al colorista di turno. Se alle spalle c'è comunque una colorazione di qualità, come in questo caso, allora il disegno viene un po' penalizzato, ma ci si passa sopra, se invece si guardano i Dago colorati delle ultime ristampe viene istintivo strapparsi gli occhi. Comunque albo di grande qualità, mi aspetto che la collaborazione Boselli/Gomez proceda per molte altre volte ancora!
  10. Laramie

    [Maxi Tex N.35] Su due fronti

    Qui vado di app. Ci rivediamo fra 6 mesi su questo topic. Buona lettura!
  11. Laramie

    [767/769] Le quattro vedove nere

    So di ripetermi, ma "ci arrivo un po' lungo, ma ci arrivo". Ad arrivarci un po' al photofinish il rischio è di ripetere diverse opinioni già espresse in precedenza, ma tant'è. Trovo molto intrigante il soggetto di partenza, ovvero che quattro donne che hanno avuto i mariti uccisi da Tex decidano di allearsi per fargliela pagare. Dopotutto noi diamo per scontato che i nemici uccisi da Tex siano quasi tutti degli scapoloni incalliti, ma non per forza è così: anche serial killer e mafiosi vari trovano moglie, talvolta anche dopo che le loro malefatte sono diventate di dominio pubblico, talvolta all'interno stesso del carcere, quindi l'idea di questa storia di Tex mi sembra solida. Lo svolgimento invece mi ha convinto di meno, nel senso che per me già il poker di vedove, almeno due delle quali apparentemente piuttosto facoltose e quindi con molti mezzi a disposizione, sarebbe più che sufficiente a dare filo da torcere ai tre pards senza per forza volerci infilare il desperado psicopatico. Riguardo a Josè Meza, ho come l'impressione che almeno una delle quattro vedove la farà fuori lui, oppure si accopperanno a vicenda. Mi segno questa mia previsione e vediamo fra ormai un mese e mezzo se ci ho preso o no. Sulla famosa scena della diligenza ho molto poco da dire, se non che non mi è proprio piaciuta. Tex fa spesso dei piani arditi e rischiosissimi (e uno dei leit motiv della serie è Carson che gli dà del pazzo incosciente), ma lo fa perché il suo obiettivo sarebbe altrimenti impossibile da raggiungere con i metodi normali, mentre qui non mi sembra ci siano le premesse per agire in modo così sconsiderato se non per ottenere un'entrata a effetto per i due pards. Di ordinaria amministrazione il pestaggio del bandito e la scazzottata nel saloon, quest'ultima molto diversa da quella vista nella storia precedente del mensile in cui Tex scazzottava il primo venuto che poi si è rivelato essere un suo "alleato". In sintesi devo ammettere che questo albo non mi è piaciuto tanto anche se ha delle cose positive e un buon potenziale per ora inespresso. Vediamo quello che succederà nei prossimi mesi.
  12. Alla prima lettura lo pensai anche io e ricordo che ho pensato la stessa cosa anche per le altre due quadruple sulle navi perdute e sulla Mefisto Family (la parte di Civitelli), perlomeno ridurle a tre albi e mezzo (sulle navi perdute in realtà lo penso ancora dopo averla già riletta un paio d'anni fa). In questo caso posso dire che la lettura-fiume ha mitigato moltissimo quella sensazione. Sì, tra il secondo e il terzo albo ci sono dei momenti tagliuzzabili, ma nulla che mi abbia realmente guastato la lettura. Magari più che comprimere la storia in tre albi avrei preferito sintetizzare qualche passaggio per avere qualche pagina in più per spaccare tutto nella battaglia finale (diciamocelo, dopo 400 pagine un po' di botti ed esplosioni sarebbero stati divertenti), ma probabilmente si sarebbe andati contro all'approccio generale della storia, quindi per me va bene così.
  13. Complice questa domenica piovosa e fresca, annunciatrice dell'autunno in arrivo, mi sono preparato una bella tisana calda, mi sono seduto in poltrona e ho ripreso in mano TUTTA l'ultima storia della Tigre Nera leggendola d'un fiato con giusto una breve pausa di qualche minuto tra il secondo e il terzo albo come se fosse l'intervallo di un film. Orbene, rileggendola in questo modo, sapendo già come andava a finire e senza più le stramaledette aspettative di mezzo, posso dire di averla apprezzata enormemente di più rispetto alla lettura precedente, che pure mi aveva lasciato soddisfatto nonostante la sensazione di lungaggine qui e là. Stavolta ho optato per un approccio radicalmente diverso: avendo un pomeriggio intero a disposizione ho potuto rimuovere dalla mia quei "blocchi" mentali che ogni tanto mi pregiudicano la lettura ("ho un'ora di tempo, poi devo andare a fare X" è il caso più lampante), così mi sono seduto, ho impilato gli albi di fianco al mio e ho aperto il primo con l'obiettivo di proseguire fino alla conclusione dell'intera storia indipendentemente dal tempo ci avrei messo. Leggendola in questo modo, come se fosse un libro di avventura, mi sono immerso nella vicenda in totale relax e in un attimo mi sono sentito trasportare in un mondo perennemente in bilico tra Salgari (ambientazione e citazioni) e Dumas (l'atmosfera generale e l'aura tragica di determinati personaggi), due autori di cui Boselli è un lettore e un estimatore. Se i richiami a Salgari sono i più evidenti e dichiarati, quelli a Dumas sono forse più involontari, ma altrettanto palesi. Il procedere lento della narrazione da feuilleton ottocentesco, con l'occhio che segue i personaggi quasi passo per passo durante le scene, con quel ritmo da vita reale sul quale anche Roberto Benigni ha ironizzato in passato, può rivelarsi una scelta insidiosa al giorno d'oggi dove il tempo da dedicare alla lettura, specie se si hanno lavoro e famiglia, è molto ristretto, ma è un bene che Boselli abbia scelto di andare contro alla nefasta tendenza a scrivere albi da 100 pagine che si leggono in 10 minuti per "costringere" il lettore a tornare a uno stile di lettura precedente. La storia in quanto tale l'ho trovata ottima. I difetti che avevo evidenziato alla prima lettura li confermo tutti, ma con una minore incidenza nel risultato finale. Diciamo che questo secondo giro ha amplificato gli aspetto positivi e ha ridotto quelli negativi. Anche le lungaggini che avevo riscontrato tra il secondo e il terzo albo risultano più attenuate dopo averle inquadrate nell'ottica complessiva della storia. Boselli riprende benissimo la Tigre Nera e lo rielabora rendendolo più vicino al modello salgariano che era nelle intenzioni di Nizzi (benché nella storia capostipite faccia più la figura del pazzo fanatico), più lucido e razionale anche se non meno spietato. La palma d'oro però va a Daniel Silva, figlio della Tigre Nera, ennesimo caso in cui Boselli mette in atto un vero e proprio passaggio di consegne fra personaggi (era già successo con il Maestro e Nick Castle, poi più di recente con Mefisto e Lily Dickart) forse con l'intento di scrollarsi di dosso eredità ingombranti e creare una nuova pletora di alleati/antagonisti a uso e consumo degli sceneggiatori futuri. (prima che qualcuno salti su e mi azzanni al collo lo chiarisco: ovviamente Lily Dickart NON è un personaggio nuovo, ma Boselli è riuscito ad appropriarsene e a rimetterla in circolazione con un nuovo background e dei nuovi obiettivi dandole una bella rinfrescata). L'aspetto migliore di tutta la vicenda, però, risiede nell'aver messo Tex in un posizione difficile sul piano etico morale: aiutando in maniera netta uno dei due contendenti, Tex avrebbe tradito i propri ideali di giustizia, per cui si è dovuto muovere su un difficilissimo filo di lana per riuscire, almeno in parte, nel proprio intento, ovvero salvare Kit, detronizzare Van Gulik e arrestare la Tigre Nera. Adesso è quasi certo che Daniel Silva non si limiterà a questa semplice comparsata, perlomeno me lo auguro, e possa servire, sia pure con molta moderazione, per ulteriori incursioni dei pards in territori esotici.
  14. Il soggetto di questa storia per me è molto buono: l'oppressione dei soldati contro i nativi e i soliti trucchetti per convincerli a sloggiare dalle loro terre. Un canovaccio visto mille volte che conserva intatto il suo fascino. Se poi a metterlo in pratica sono Nizzi e Ticci, cioè gli stessi che hanno fatto "Le colline del vento" allora siamo a cavallo. O meglio, SAREMMO a cavallo perché da "Le colline del vento" sono passati 34 anni ed entrambi gli autori sono invecchiati. Uno dei due è invecchiato benissimo, l'altro malissimo (a voi indovinare chi). E infatti la storia che ho letto contiene solo un pugno di scene degne di nota (il saluto della moglie di Falco Giallo alla sua partenza e il massacro al villaggio indiano), mentre il resto oscilla tra il noioso e il pessimo. Noiosi i dialoghi, zeppi di spiegoni di cose che il lettore già sa (il punto più basso è quando Falco Giallo ripete a Tex ciò che nell'albo viene raccontato una decina scarsa di pagine prima); pessime diverse scene che con pochi aggiustamenti sarebbero potute essere divertenti o drammatiche a seconda dei casi. Esempio: la rissa nel saloon. Tex che arriva e picchia il primo che passa per poi essere avvisato da Carson che "quello è dei nostri" è una scena ridicola che trasforma Tex in un bulletto di quartiere. Sarebbe bastato che fosse stato il povero malcapitato il primo a sferrare un cazzotto al ranger, in quel caso la scena avrebbe avuto un effetto diverso. Altro esempio: la cattura di Falco Giallo. A leggerla così, sembra che questa storia sia tipo collocabile tra "Il tranello" e "Il figlio di Tex" perché non è possibile che uno come Tex, con tutti i suoi trascorsi, non sia minimamente sospettoso nei confronti del comandante del forte, un tipo che si capisce SUBITO che è in combutta con i cattivi già solo dalla faccia che ha e ben prima dei balloon rivelatori. Sempre Tex non può commettere un'ingenuità tale da consegnare gli indiani direttamente in bocca ai soldati così dal nulla, senza neppure un piano B. Sarà il fatto che parliamo del mensile, sarà che il tema proposto è comunque quello da grandi occasioni (sia pure per soli due albi), sarà che quando c'è Ticci uno spera sempre nel guizzo, fatto sta che questo primo albo è da bocciare in quanto a sceneggiatura. Discorso diametralmente inverso per i disegni. Io non so per quali motivi Ticci si sia lamentato di questa storia (posso immaginarli, ma li sa solo lui), ma lo capisco. "Amico, sono a fine carriera, non posso chiudere con una storia così" Eppure Ticci, nonostante l'età, nonostante i segni del tempo siano evidenti sul suo tratto, riesce ancora a convincere e a confermarsi il miglior interprete che il ranger abbia mai avuto. Sì, la rissa del saloon è complicata e non si capisce dov'è Carson, sì, alcune anatomie sono un po' "fantasiose", sì, le scene più movimentate hanno degli scricchiolii, sì, va bene, ok, ho capito, ma ragazzi, è Ticci! Le atmosfere polverose del vecchio west, dei fortini militari e degli accampamenti indiani sono le sue, uniche e irripetibili, e rimane un maestro anche a quest'età. Da levarsi il cappello. Io non so se Ticci stia lavorando a qualcosa, ma se ha in progetto di chiudere la carriera e ritirarsi a vita privata lo capirei benissimo. Tuttavia, nel mio cuore batte una sola parola: cartonato.
  15. Laramie

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    No, quello è Ticci, io sono sicurissimo fosse una storia disegnata da Galep. Boh, pazienza, in una futura rilettura magari salterà fuori.
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