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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 01/04/2024 in tutte le sezioni

  1. Anche a me. Più ripenso a questa storia e più mi rendo conto di aver inizialmente dato troppo peso, nel mio giudizio, alla pochezza della vicenda di contorno, quella che coinvolge Tex e i contrabbandieri. I veri protagonisti sono Lagarde e i suoi fantasmi interiori e non c'è nulla di male se ogni tanto Tex e soci stanno sullo sfondo. Tutto sommato è stata una buona storia e Lagarde, se sviluppato in storie successive, potrebbe diventare un personaggio ricorrente interessante, al pari di Jim Brandon o anche meglio.
    2 points
  2. Ho avuto tempo per pensare Comunque, Cavallo Bianco e Colpo Coraggioso sono senz’altro da considerarsi tra i grandi personaggi di tutta la serie, secondo me, personaggi di cui vediamo la parabola esistenziale nel corso del tempo, prima giovanissimi guerrieri nel loro periodo di formazione all’interno della tribù, poi rivali irriducibili (per quanto reciprocamente rispettosi), infine, anni dopo, uomini delusi nelle loro aspettative: Cavallo Bianco amareggiato da come i bianchi hanno ingannato i Pawnee, usandoli e poi derubandoli; Colpo Coraggioso ridotto a recitare in un circo e a bere per dimenticare il suo passato glorioso. Entrambi sconfitti ma autocritici, convinti alla fine che sarebbe stato molto meglio allearsi tra loro piuttosto che farsi la guerra a vicenda. Il lieto fine però li ritrova uniti e speranzosi a ricostruire insieme l’emporio dei Dolan, in una società e civiltà in cui devono per forza adattarsi, non solo fatta, per fortuna, di speculatori e razzisti ma anche di tanti amici che li aiutano, Frank North, la famiglia Dolan, il capitano Dantrell. (“Il mio emporio sta rinascendo…, dice Dolan nel finale, e mi sembra persino più bello di prima… A farlo rinascere sta contribuendo l’intera popolazione onesta di Loup Fork, bianchi e Pawnee, liberi dalla tirannia di Dutronc”). Boselli grazie all’uso sapiente dei tre flashback (non a caso i narratori sono indiani, Tiger e Cavallo Bianco, con solo una breve appendice di Tex che va a trovare Colpo Coraggioso in carcere) riesce a unire due temi tipici di GLBonelli e di tutto il West: il viaggio di coloni tra i pericolosi indiani delle pianure (ma questa volta narrato prevalentemente dal punto di vista degli indiani più che dei coloni), e la speculazione di affaristi ai loro danni. A unire i due temi classicissimi (diciamo Terra promessa + Tucson), oltre ovviamente a Tex, sono i personaggi di contorno e gli avversari, che non saranno particolarmente carismatici come villain (Quayle e Dutronc) ma rappresentano bene i delinquenti comuni, banalmente avidi e gretti, senza tanto bisogno di caratterizzazioni particolari, come spesso faceva anche GLB. Storia corale, dove tutti hanno un loro ruolo preciso, che ha il solo difetto di essere un po’ meno avvincente nel terzo albo (per es. il processo a Volpe Audace forse non era necessario, oppure l’eliminazione di Dutronc viene risolta sbrigativamente in appena due pagine). Nella fascia 500, la migliore insieme a “Colorado Belle”, “Morte nella nebbia” e “Missouri”.
    1 point
  3. Davvero una gran bella storia, in alcuni momenti sicuramente entusiasmante-basti citare la scena della discesa nell rapide del Colorado. Una delle cose che più mi sono piaciute sono i dialoghi. Sappiamo tutti che Bonelli era un maestro nel far recitare i suoi personaggi, e quindi dovremmo essere abituati a questa peculiarità del suo stile; però non si può che rimanere a bocca aperta di fronte alla sua capacità di saper sviluppare una storia con il sostegno quasi esclusivo di questa impalcatura. Una impalcatura spesso instabile che bisogna saper gestire, poiché può diventare, nelle mani di un cattivo maestro, noiosa;e se diventa noiosa, soprattutto se essa risulta essere l'elemento portante della storia(come in alcuni dei migliori casi bonelliani), ecco che anche la storia non potrebbe che risultare noiosa, e quindi brutta. Non è il caso di "L'oro del Colorado": i dialoghi brillano per la loro durezza e scorrevolezza, e anche quando Bonelli si sofferma sui discorsi dei nemici o su dialoghi più statici, non viene mai la voglia di saltare le pagine a più pari. Inoltre la storia è molto dura:il massacro iniziale al pueblo dei Navajos non solo è raccontato splendidamente, ma è anche molto crudo; ma di una crudezza, però, molto particolare: nulla di più lontano dalla crudeltà gratuita di un Segura - non ci vengono mostrate vignette splatter con corpi bruciati vivi e cristiani appesi per il collo e mangiati dai corvi. Bonelli non ha bisogno di colpire il lettore con queste cose:gli orrori del massacro non vengono descritti con sadico compiacimento, ma vengono solamente evocati, evocati da scarne didascalie che lasciano la certezza di quello che è avvenuto, senza per questo inorridire gratuitamente il lettore. E i nemici di questa storia sono davvero degni di questo nome, sono veramente dei gran bastardi:non esitano ad attaccare con la dinamite facendo strage di indiani alla fin fine inermi;e non esitano a ricattare vigliaccamente Moqui minacciando di violentare la moglie -mi sembra che qui ci sia uno dei pochissimi tentativi di violenza carnale su una donna visti nella saga texiana. Tra tutti, per bastardaggine, spicca Gilas, alla cui caratterizzazione contribuisce in maniera determinante il pennello di Ticci, anche questa volta in stato di grazia. Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è l'aver sottolineato lo status di Tex: lui è Aquila Della Notte, il capo grande e riconosciuto di tutti i Navajos, colui che li protegge ad ogni costo e che non esita a punire coloro che ne minacciano l'esistenza pacifica. Non c'è scampo per i massacratori del pueblo, non c'è scampo per i mercanti che vendono sottobanco armi o whisky:magistrale la lezione data al mercante del trading post., belle le parole diTex all'indiano superstite e bello il fatto che ci siano segni convenzionali che indicano la sua presenza come un fatto rassicurante per ogni navajo!Kit Carson:il vecchio cammello che agisce in questa storia è straordinario! Ma mentre leggevo mi dicevo: Bhe, questa volta Nizzi ha davvero esagerato! Forse gli antinizziani hanno ragione! Perchè questo Kit Carson è in certi frangenti davvero una palla al piede, non fa altro che brontolare e lamentarsi! Di più, addirittura questo Carson si comporta quasi da vigliacco: pagine e pagine in cui il nostro fa di tutto per non andare sulla canoa, in cui cerca di convincere i pards a prendere un'altra strada. E' vero, questa volta Nizzi ha esagerato: il Carson vero, quello di Bonelli, si sarebbe gettato senza farsi troppi problemi nelle rapide; il vero Carson non si sarebbe lamentato per pagine e pagine;il vero Carson non sarebbe stato così macchiettistico, così è alla Cico! Per una volta do ragione agli antinizziani, coloro che davvero sanno cosa è o non è il vero Kit Carson, quali sono e quali non sono i metodi di scrittura autentici del grande Bonelli! :inch:
    1 point
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