Prima rilettura del 2025.
Non male come inizio, mi verrebbe da dire!
Con la formula degli albetti a 80 strisce, il livello delle sceneggiature di Bonelli prese decisamente quota, grazie al maggiore spazio a disposizione per curare i dialoghi e caratterizzare con più dovizia di particolare i personaggi, ma pure i ritmi meno serrati permisero un respiro narrativo più profondo che incide nell'esito finale e introduce gli anni d'oro dell'autore e di Tex in genere.
Pure ai disegni, l'esigenza di dover ampliare l'organico porta all'ingaggio di nuovi disegnatori che, come in questo caso, diverranno colonne portanti della saga.
Il debutto di Letteri ha un'importanza fondamentale sull'evoluzione della testata, grazie alla sua classe sopraffina, stile pulito ed espressivo e indiscutibile prolificità realizzativa.
Usando un'espressione ormai in disuso, con lui in redazione fecero "Tredici" e sebbene il tratto sulle strisce di esordio, in alcuni casi appare ancora incerto e acerbo, con alcune revisioni di Galep nei volti di Tex, s'intravede già decisamente la qualità della mano del compianto disegnatore romano; ciò che si evincerà in seguito sarà pure la sua duttilità stilistica in tematiche diverse; l'autentico jolly da potersi giocare in ogni tipo di sceneggiatura con esito assicurato e ritmi di consegna certi. Nizzi non sarà d'accordo con me visto lo scarso feeling col disegnatore in questione , tuttavia ogni buon texiano che si rispetti, non può non ringraziare l'artista che ha contribuito a consolidare il mito del nostro ranger preferito, felini a parte.
Chiusa la premessa (scusandomi per la mia consueta mancanza di sintesi) mi appresto a commentare la storia, che ho appena rigustato.
Episodio dall'impianto classico ma appetitoso. Bonelli ci introduce l'amore contrastato di due ragazzi, a causa della rivalità delle due famiglie nella più classica tradizione shakesperiana; addirittura il fratello della bella Loren non esita ad incastrare il possibile cognato, mandandolo ingiustamente in gattabuia con una trappola ordita in combutta col bieco soprastante Bull Hocker, il cui obiettivo è quello di impalmare la giovane per poter ereditare il ranch di "King" Mac Kenneth.
Inizia così una girandola di eventi con sullo sfondo la detonazione dei clarini e la puzza di polvere da sparo.
Accantonata la parentesi rosa, Bonelli mette al centro la sfida fra i rancheri, col piano criminoso ordito da Red Mac Kenneth, Hocker e la banda Carlerton, per danneggiare gli allevatori vicini.
Tex e Carson riusciranno a ripristinare la giustizia, facendo fallire i criminosi piani, smantellando la banda degli avversari e mostrando al vecchio Mac Kennet il tradimento del figlio (tematica cara a Bonelli che verrà spesso ripresa in altre storie epiche come Sunset Ranch), sarà comunque il destino a punire il figlio irrispettoso con una fine davvero terribile.
Da mettere in evidenza la figura dello sceriffo, che con Tex accanto viene "fulminato sulla via di Damasco" e riscatta la codardia del passato mostrandosi degno della stella appuntata al petto. Pure il vecchio Mac Kennet, sebbene duro come il granito e parzialmente arrogante, non è il tipico personaggio nero tutto d'un pezzo e metterà la testa a posto nel finale, accettando il matrimonio della figlia con l'erede del ranch rivale.
Tex e Carson si mostrano perfetti come al solito e ci dilettano con scambi di battute notevoli; memorabile la "svista" di Carson con "Giulietta e il rodeo" simbolo di un Bonelli in piena verve creativa e ironica.
Il tutto è completato dai pennelli di Letteri, le cui lodi le ho già espresse in cima al commento. L'esito finale è ottimo e ogni rilettura lo riconferma.
Credo che sia stato il modo migliore per inaugurare l'anno con le letture texiane. Il mio voto finale è 8