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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Sei libera di dire che non ti piace. Argomenti sempre bene e non mi sognerei mai di dire che i tuoi argomenti sono campati in aria. Il mio commento non era rivolto a te, ma a Diablero, era una risposta a lui, non a te . Uno sorride per averla scampata, per l'adrenalina del momento. Non è che non abbia la morte nel cuore per quanto accaduto prima. Non esageri, e argomenti sempre. E sempre ti ho risposto in caso di mio disaccordo. Ripeto che la mia risposta riprendeva un tuo post ma era rivolto esclusivamente a Diablero.
  2. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Che ingenua che sei... di chi vuoi che sia la colpa? (Che poi io sta colpa non capisco veramente dove sia... Tex sorride per averla scampata, lo stesso fa John, sono nel bel mezzo di un'azione in cui stanno per perdere la pelle, è una reazione umana, direi quasi ovvia. Ma la storia va demolita vignetta per vignetta, non ne facciamo passare una. Non è, davvero, il mio modo di leggere Tex. Né di parlarne.
  3. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Sei riuscito a trasformare un giuramento di lotta contro gli schiavisti in un giuramento a favore della guerra. A travisare in maniera sconcertante lo spirito della promessa fatta da Tex a Tom, pur di dipingere questa storia come un manifesto in favore della guerra. E pretendi pure di essere oggettivo?
  4. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Ma quale negazione e chiusura mentale! Ti ho risposto che la contabilità non è tutto. Ti ho fatto l'esempio di almeno un sudista che esprime un sentimento di compassione verso i cadaveri dei nordisti, mentre le altre sono comparse funzionali alla storia. Dietro la contabilità certosina per me tu ti perdi l'atmosfera. Se tu non la vedi, ed io ed altri la vediamo, non siamo chiusi noi al tuo Verbo o alle tue domande incontrovertibili e praticamente retoriche, sei tu che sei chiuso agli stimoli che a noi invece questa storia ci dà. Prendine atto, dacci per persi. Perché ti senti investito da questa sacra missione di redimerci? Predichi nel deserto, le tue domande provocano levate di scudi perché si soffermano troppo sulla minuzia, perdendo il senso della storia, che tu ritieni in partenza un gialletto indecente.
  5. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    "Merda umana" (a un personaggio di cui ho preso le difese), il sarcasmo sulla "Sacra Storia", i lettori incoerenti che si arrampicano sugli specchi... eccheccavolo, io sono un partigiano di questa storia (lo ammetto, sono faziosissimo) ma non ci tengo a sentirmi rivolgere accuse simili o essere oggetto di sarcasmo.
  6. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    BUUM. Maledetto, indecente, disumano Nizzi! E poi sono io che dico cazzate. Ma non scendo sul tuo piano, mi fermo qui. Peraltro, anche ammettendo - e non lo sto facendo- che Leslie sia un personaggio ipernegativo, non cambierebbe nulla nella mia valutazione di questa storia. A Nizzi Leslie non sta simpatico, probabilmente - anzi, sicuramente - nemmeno lui lo vede come personaggio positivo. Lo vedo io, e ho già spiegato perché. Ma sai cosa cambia nella valutazione della storia? Un bel niente, davvero. Niente. Sono solo triste per il fatto che qui, se si difende una storia, si viene accusati di dire cazzate. Ma la colpa è più grande: non stiano difendendo una storia, ma un'accozzaglia di indecenze contro l'umanità. Ma che modo di dialogare è questo???
  7. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Certo che lo vuole. È una scelta, ma non per dipingere Tex vigliacco. È solo un Tex che, realisticamente, si rende conto di non poter fare più nulla. Comunque, pur ribadendo che non trovo la scelta inaccettabile, capisco il tuo punto di vista. Rispondendo a Poe su Leslie, ritengo che quest'ultimo abbia tutte le caratteristiche che tu ben descrivi. Ma se le contestualizziamo nell'epoca, vediamo che è figlio del suo tempo e dei pregiudizi della sua terra, della mentalità del suo mondo. Resta però un soldato pronto alla morte, attaccato alla Patria, pronto a morire per essa. A suo modo, è anche lui un idealista. In questo senso dico che è degno di stima. È un personaggio grigio, perché lo stesso Nizzi ha voluto dipingerlo così, ma personalmente inquadro i suoi difetti nella sua epoca e attribuisco i suoi pregi al suo modo di essere. In questo senso, continuo a trovarlo positivo. Alla fine mi interessa davvero poco la contabilità dei buoni e dei cattivi proposta da Diablero. Credo che spaccare il capello porti a non cogliere l'atmosfera generale della guerra, che a mio parere in questa storia c'è. Così però condanni tutta la parte confederata. Certo, era dalla parte sbagliata della Storia, ma non dal loro punto di vista no?
  8. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Trovo eccessiva la tua posizione. Nizzi l'ha deciso per una scelta narrativa. Tom non è più salvabile, in quella circostanza, al di là della situazione di John. Ripeto, capisco che tu non condivida la scelta, ma i tuoi toni e la tua posizione sono troppo da pasionaria, e francamente non li condivido. A me la scelta è piaciuta per il maggior pathos che una scena simile ha apportato alla storia.
  9. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Tex sa valutare. E ha capito che per Tom non c'è più nulla da fare. Non per un errore di Tex, ma per una scelta di Tom. Tex non è un vigliacco, è solo impotente. E a questa impotenza ce l'ha portato lo stesso Tom, con il suo gesto. Comunque, posso capire che questa scena non ti piaccia o non ti suoni troppo texiana.
  10. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Stanno linciando un nero, perché nero, perché causa della guerra che sta prostrando il Sud. Succedono persino oggi cose simili, vuoi che non succedessero all'epoca? Stesso stato d'animo per quelli della locanda: è gente del sud, incattivita verso i neri come altrove lo è per gli indiani (come glb ci ha fatto vedere spesso). Anche qui, non capisco davvero cosa tu voglia imputare a Nizzi. Ci saranno pure brave persone del Sud che avranno rifocillato i nostri lungo la via, ma Nizzi ci fa vedere solo i momenti di azione, non anche quelli di solidarietà: è una convenzione presente in libri, fumetti e film. Dove è la novità? Qui, nella speranza dell'oste verso gli uomini in tenuta grigia che le suoneranno agli yankees, si vede già lo stato d'animo degli abitanti del Sud, si comincia a respirare la guerra: le speranze, le attese, la rabbia verso i neri. Poi, la guerra la si vede nel campo di Andersonville: il fatto che sembri un lager non è imputabile a Nizzi, ma alla fama sinistra di quel luogo di prigionia. Qui Diablero ci vede solo soldati sghignazzanti, dimenticando, nella sua furia demolitrice, il soldato confederato che, dopo aver gettato i cadaveri dei nordisti nel fiume, dice: "accidenti alla guerra! Uno non ha nemmeno diritto a una croce sulla tomba". Ma Diablero questo non lo vede, vede solo la risata dell'altro sudista, bollandolo solo per questo come una caricatura di Nizzi. Io invece in quella risata ci vedo l'assuefazione, la crassa ironia come autodifesa, di uomini costretti a quell'ingrato ruolo da giorni o da mesi. Subito dopo Tom fa finta di non saper governare un cavallo lungo la pista, e cosa ti fanno quei cattivoni sudisti caricatura di Nizzi? Lo aiutano a calmare il cavallo. Certo, lo fanno perché impedisce loro il transito, ma non trattano male il nero, tranne qualche parola di rabbia per la perdita di tempo. Poi c'è il fronte, quella maledetta granata che spaccia John... In estrema sintesi: - gli abitanti del Sud non sono solo quei folli assassini che vede Diablero. È gente risentita, che ce l'ha con i neri, a cui imputano la guerra e l'attacco al Sud. Sfogano la loro rabbia in modi purtroppo verosimili, non solo per la metà dell'ottocento ma verosimili anche per buona parte del novecento... - tra i soldati, c'è anche chi, in pieno lager (che non è un'invenzione di Nizzi ma un fatto storicamente accertato), solidarizza con i morti avversari, lamentando il fatto che non abbiano nemmeno diritto a una degna sepoltura. - c'è Leslie, su cui Diablero ironizza perché io l'ho definito un personaggio positivo, e che invece, a dispetto della sua ironia, continua ad essere un personaggio positivo, pur con I difetti che Nizzi ha voluto conferirgli: è arrogante e borioso, ma è anche disinteressato e patriota. Resta un gentiluomo del Sud, un figlio del suo tempo, pieno di contraddizioni ma da non disprezzare ed anzi in qualche modo degno di stima. - c'è la guerra, non nelle finestre rotte di una qualche città, ma negli scontri a fuoco, nelle attese della gente, nel campo di concentramento, nella granata che spezza la vita di John. Soprattutto c'è la guerra fratricida nei dissapori tra i due cugini, militanti su fronti opposti. Diablero dice che noi non riusciamo a vedere tante cose, accampando come scusa (cioè lui spiega a noi le nostre mancanze!) le nostre emozioni dell'infanzia. Ma per favore! Questa storia l'ho riletta decine di altre volte, e mi è sempre piaciuta come la prima volta, e per altre storie questa cosa non mi è accaduta. Non abbiamo tutti gli occhi foderati del salame dei nostri ricordi da bambini, semplicemente VEDIAMO in questa storia qualcosa che tu non ci vedi. E non vivisezioniamo le singole vignette cercando sadici assassini, perché non conta il numero di quelli che vogliono linciare il nero, conta un certo clima, di esasperazione, di odio verso gli ex schiavi. Contano le speranze che l'oste ripone nei bei giovanottoni in tenuta grigia. Conta il rapporto tra I due cugini: sono queste cose che creano l'atmosfera, che consentono alla stessa di aleggiare nella storia. Vivisezionare ogni singola vignetta ti fa entrare nel particolare, ma ti fa perdere il senso generale. Sei tu che non lo vedi, non noi che lo vediamo per amor di Nizzi e per i ricordi di bambini.
  11. Leo

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Per me questo è il color più bello tra quelli letti finora. Mi ci sono divertito dall'inizio alla fine, grazie a un Kit Willer in grande spolvero e a un Tex tostissimo, praticamente spietato, come quando si concede una macabra ma splendida battuta in un momento drammatico. Ottimi anche gli antagonisti, entrambi a loro modo affascinanti e inquietanti, e le ambientazioni, con il carnevale di New Orleans che aggiunge un che di grottesco e clownesco in una storia che richiama certe atmosfere del Joker anche per la follia assassina del principale avversario. I disegni della Zuccheri sono bellissimi, molto ricchi, anche a me ricordano Capitanio; c'è forse un lieve calo della parte grafica nel finale, ma è un aspetto in fin dei conti insignificante al cospetto di una storia maiuscola, divertente, appassionante. Complimenti davvero a entrambi gli autori.
  12. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    E ci sta, è una scelta narrativa, può piacere oppure no. Infatti. Il Bos ha scritto storie magnifiche, ma questa non è sua e se la riscrivesse non è affatto detto che le renderebbe un buon servizio.
  13. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Quando parlavo di tex che non ha capito cosa è accaduto mi riferivo all'omicidio di Leslie e all'oro, non a Tom. Sulla scena di Tom, capisco che non sia molto texiana. Probabilmente però la situazione era davvero disperata, e John ci aveva visto giusto.
  14. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Non concordo per nulla. Questa storia l'ha scritta Nizzi, e l'ha scritta egregiamente. A differenza di te, trovo bellissima la morte di Tom, e non trovo scandaloso che il nostro non abbia saputo capire quel che era accaduto. La storia parla di un ABOMINIO, di qualcosa di troppo abietto per poterlo anche immaginare, e Tex non è un ingenuo nel non aver capito. È solo un uomo, per una volta privo di quella chiaroveggenza che tante, troppe volte mi ha fatto storcere il naso, perché così simile ad un potere paranormale. È giusto che Tex perda le staffe, che si senta impotente di fronte a quel vecchio inerme che sta per morire. Le sue urla nascono dalla rabbia per quel rapporto d'amicizia interrotto dalla morte di John e incrinato dalla menzogna, e dal fatto di non poter nemmeno farla pagare all'autore di quel crimine contronatura, perché Tex non picchia i vecchi moribondi. Il contrasto tra le fetide mura in cui si svolge il confronto tra il vecchio zio e Tex e il vento sul viso nei campi di cotone, con Tex che chiede al vecchio Cammello di fargli compagnia perché ha bisogno di un amico per lenire l'amarezza, è una delle scene più belle di tutta la saga, qualcosa che sintetizza come meglio non si potrebbe l'amicizia tra i due pards e i sentimenti di Tex verso John, conosciuto proprio tra quei campi, molti anni prima. Non credo che Boselli possa migliorare questa storia, perché è già stupenda così. Da qualche suo commento a Fuga da Anderville, ho idea che potrebbe persino rovinarla
  15. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    È un idealista, un generoso, non esita a sacrificare la propria vita per il Sud. È disinteressato, e di fronte alla prigionia di suo cugino, nonostante lo consideri un traditore, si prodiga per procurargli un trattamento meno duro. È un personaggio credibile, Leslie, positivo pur con i suoi difetti. Non concordo con nemmeno una virgola, del tuo post. Questa frase non la commento nemmeno, sono un gentiluomo
  16. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Sottoscrivo le risposte di Barbanera e di Valerio. Entrando nel merito della critica di Diablero, già Barbanera ha ricordato il personaggio di Leslie Walcott, ottuso ma patriottico e idealista, un personaggio sostanzialmente positivo nonostante sia nel campo sudista. Ma al di là di questo, è chiaro che, nella storia, debba vedersi l'azione, è una convenzione fumettistica. La storia non ti fa vedere le persone per bene che magari si saranno prodigate a rifocillare Tex e Tom lungo la via, ma ti mostra le sole sequenze in cui c'è da menare le mani. Come quando gli osti di mezzo sudovest gracchiano per l'ingresso di Tiger nei loro specchiati saloon. Nelle storie western gli autori ti mostrano le carogne da sbatacchiare, non le brave persone solidali. È un racconto western, non un viaggio vero e proprio tra le mille sfaccettature della Virginia. Circa la riflessione di MisterP, sulle analogie col nazismo del '36 proposte da Nizzi, ha già ottimamente risposto Barbanera: è storia, e quand'anche quest'ultima sia stata un pò esasperata per esigenze narrative, anche qui non ci vedrei un difetto: è un aspetto ricorrente, nelle opere di fantasia.
  17. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Ti dirò che io la trovo la peggiore tra le storie della guerra civile. Per me, lo sanno anche le pietre, Fuga da Anderville è fuori concorso, ma anche Missouri ad esempio è molto più bella. Il filone "guerra civile" va sfruttato appieno e io spero che in Texwiller Boselli lo faccia. Nella storia di Glb, a parte il finale tragico e le splendide copertine, la guerra civile è trattata come l'ennesima variante del contesto in cui il nostro si muove, non è resa quell'atmosfera particolare che nelle altre storie sopra citate a mio parere è ben presente.
  18. Leo

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Io francamente non vedo in questa storia dei colpi di scena fini a sé stessi. Vedo un solido racconto western, classico che più non si può (ma non è un male) tra banditi e bounty hunter canaglia, ma con in più le donne schiavizzate e traumatizzate da tanta violenza. I pensieri di Gillian, i suoi tormentati ricordi, non aggiungono nulla alla trama; sono tuttavia un approfondimento del dramma della donna, ed è bello e significativo che Tex, come di consueto fine psicologo, riesca a cogliere i neri pensieri dietro i momenti in cui la donna appare assorta, tanto da riuscire a dirle di dimenticare. Ma la donna, pur forte come è, non può dimenticare, e d'altronde la sua bellezza la porta nuovamente ad essere considerata come un oggetto da bramare, sia dal fuorilegge complice del suo ex compagno che dal cacciatore di taglie. È sempre una preda, Gillian, costretta a subire le bramosie lussuriose degli uomini e a stare zitta per amore della figlia, finché non arriva un cavaliere senza macchia e senza paura che, non senza qualche difficoltà, la porta finalmente in salvo. Banditi, bounty killer, donne da salvare. Il West più classico, condensato in poche e ben scritte pagine. Il tutto in un numero fuori collana che propone una storia balneare il cui intento è, dichiaratamente, quello di intrattenere sotto l'ombrellone. E ci riesce egregiamente, ed anzi non capisco sinceramente come si faccia a trovarla così piatta. La figura delle donne brutalizzate, i tarli nella testa della madre, la sua reazione nella cupidigia del denaro, pur sporco di sangue: ma cosa deve fare un autore per non scrivere una storia considerabile piatta, soprattutto considerando le poche pagine messegli a disposizione da una storia "estiva"?
  19. Leo

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Sinceramente, per me questa storia è stata una boccata d'ossigeno. Dopo i tanti mesi dietro Mefisto, personaggio che non ho mai amato, eccoci finalmente al cospetto di un solido western, con dei bastardi verosimili e con le grinte giuste, con Tex nei panni del giustiziere solitario e con un notevole personaggio femminile a fare da comprimario. Gillian è una donna forte, ma le violenze subite sono ancora ferite aperte tanto da tornare spesso nella sua mente. E non è quindi sorprendente la sua reazione alla fine della storia, che anzi si innesta bene su un personaggio così tormentato. Ottimi anche stavolta i disegni di Freghieri. Un albo che mi è piaciuto, bravi a entrambi gli autori.
  20. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Grazie Condor, in realtà vi ho sempre letti, solo che sto leggendo poco Tex e quindi sono intervenuto poco...
  21. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Non concordo con la tua recensione, peraltro scritta in modo egregio. Perché a me il Texone è piaciuto, e penso che i personaggi abbiano assolto egregiamente al loro compito, essendo stati in grado, a mio avviso, di destare l'interesse del lettore. Ma questa parte che ho citato, sui disegni di Freghieri, è di una bellezza (oltre che di una veridicità) impareggiabile, l'avrò riletta dieci volte.
  22. Una nenia, semmai, magari cantata dalla voce suadente di una banshee. O di Shan Van Vocht, il cui unico ruolo, per me, da anni, non è la personificazione dell'isola, ma sta nel riportare...a casa... un eroe feniano di nostra conoscenza. A proposito di grandi avversari... Vai Diablo, non la fare aspettare...
  23. Ho letto questa tripla ed è un pò troppo tardi per stare al passo con tutti i commenti postati sopra. Mi limito a fare una considerazione particolare e una più in generale, con la consapevolezza che sicuramente le avrete già fatte anche voi nelle pagine che precedono. Quella particolare è che non capisco la scena dell'inseguimento in carrozza. Invece che drogarli per poi sottoporli alla fatale corsa verso l'abisso, non si poteva semplicemente avvelenarli? La scena è poco credibile, vista così. Una considerazione generale: che io non ami Mefisto e Yama è risaputo. Non amavo nemmeno quelli di Glb, nemmeno le storie più care a tanti di noi qui dentro, quindi sono l'ultimo a poter giudicare un tema che semplicemente non è nelle mie corde. Stavolta ho fatto lo sforzo di mettere da parte ogni pregiudizio, ogni idiosincrasia personale, e mi sono accostato alla lettura con disposizione d'animo aperta e benevola. È evidente la qualità delle tavole, intese sia come sceneggiatura che come resa grafica. È evidente, ma tanto, la generosità e direi anche l'entusiasmo di Borden nella stesura di questa sua fatica: tante trovate, tanti personaggi, Bedlam, l'atmosfera gotico-horror che tanto apprezza, il festival dei ritorni storici di Frisco, da Mike ai forzuti della Hercules. Ma l'esito è sempre quello. Direte voi: bella scoperta! Tex e co. non possono morire, cosa vorresti che accadesse? Anche nelle storie prettamente western i nostri finiscono per vincere. E non puoi scrivere sempre e solo western. Ed è ok. Ma l'avversario western è pur sempre un uomo, anche se spesso molto in gamba, ed è nell'ordine delle cose che, sperabilmente dopo mille difficoltà e patemi, venga sconfitto. Ma Mefisto invece no: alleato con gli angeli neri, sodale del Diavolo, è un avversario troppo pompato nelle premesse, troppo "caricato", per poter finire ogni volta come finisce. È lì, a un passo dalla vittoria, grazie alla profusione di incredibili arti magiche, ed ecco che poi alla fine l'idiozia di Yama, o altre inezie, ne vanificano l'opera. Come avversario Mefisto ha fatto il suo tempo, ma non da oggi, e nemmeno da vent'anni fa, ai tempi di Nizzi. Anche un'eccellenza come Mauro Boselli è destinata a fare i conti, al di là delle proprie- immense - abilità di sceneggiatore con un avversario che mostra la corda, che date le premesse non può perdere sempre e che invece puntualmente lo fa in modo improbabile. Vincere in questo modo non ingigantisce la figura di Tex. La rende stantia. Oggi come cinquant'anni fa, Mefisto è alla fine un idiota, alla meglio un colossale sfortunato. Che senso ha costruire la mega nemesi e poi sminuirla sempre, ad ogni sua apparizione, puntualmente umiliata e costretta a fuggire con la coda tra le gambe? Ripeto, anche gli altri avversari incorrono nello stesso destino. Ma sono uomini, fuorilegge, la loro funzione è fare dannare Tex e Carson, sperando siano avversari tosti e li facciano dannare tanto. A volte potrebbero essere ben caratterizzati, non solo carne da macello ma personaggi con una loro statura, come tante volte accade. Poi perdono, e vabbè, stanno lì apposta. Ma Mefisto, sta lì apposta pure lui? Sì, sta lì apposta, ma con lui la ripetitività è più accentuata, lo schema sembra troppo un deja vu. Non c'è pathos, non c'è nemmeno la curiosità di vedere come si svolge l'avventura, né la voglia di conoscere l'avversario di turno, i suoi punti di forza e quello che potrebbe inventarsi, perché di Mefisto già conosciamo tutto, il suo modus operandi, i suoi poteri, le sue motivazioni. Non escludo che il problema non stia nella storia, ma semplicemente in questo lettore che non ha mai amato Mefisto. Non lo so. So che sette mesi di Mefisto per me sono troppi. Mi rifugero' in Texwiller
  24. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Potrebbe averci a che fare come no. Ma non lo ritengo un punto importante, Martin può avere mille motivi per odiare il fratello e volerlo derubare di tutto. Mi viene in mente il rapporto tra i quattro fratelli del Texone L'inesorabile. Nella sequenza finale, uno dei fratelli spera che l'altro muoia: una scena sorprendente e inspiegata, sulla quale chiesi lumi a Borden. La risposta di quest'ultimo mi fulminò: "ha sorpreso anche me", disse, "bisognerebbe chiederlo a lui". Dopo un secondo di sconcerto, ho riso di cuore. Non tutto deve essere spiegato. Erano amici, questo si intuisce. E probabilmente Martin non se la sentiva di cominciare quell'avventura (fuga dalla banda e nuova vita) da solo. Ma anche qui, ritengo che la storia non risenta di questa assenza di spiegazioni iniziali. Le motivazioni dei due uomini possono essere spiegate in tanti modi, non sono irrazionali né campate in aria. Punto oscuro, ma si deve considerare che sono passati alcuni giorni tra i momenti raccontati nelle due pagine che citi, durante i quali Billy può ben aver fatto recapitare un messaggio alla sua Josephine. Billy non riteneva casa sua il posto più ovvio, perché inizialmente sperava di passare per defunto. Dopo è stato ingenuo, ma che non brilli per acume è un dato di fatto della storia. Non è spiegato, ma penso che Bodaway non voglia affrontare Tex e Carson. Il mio l'ho fatto, dice, in fondo lui è solo un cercatore di piste. Con i rangers non vuole rischiare. Il bounty killer lo capisce, e lo punisce. Che Tex non sia uno sbirro e abbia comportamenti al di là della legge, è risaputo. Che qui sia di manica troppo larga, forse per privilegiare il lieto fine in omaggio alle due donne coinvolte nella vicenda (Josephine e l'anziana madre), sono d'accordo con te. Grazie per il bentornato Kane è un personaggio strano, lo si fa intervenire ma poi di fatto non gli si fa fare nulla. E' vero che sembra un po' monco e poteva non essere inserito, ma tutto sommato il dialogo ambiguo tra lui e i rangers non mi è dispiaciuto. E poi la sua figura serviva al fine di introdurre l'elemento del controllo a tappeto in città, cosa che fa fuggire uno dei banditi consentendo a Tex e Carson di mettersi sulla pista giusta.
  25. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Immaginavo che l'intervento fosse stato minimo. Perché una certa misura la si scorge in tutta la storia. Una certa ambiguità è rimasta proprio nella parte di Kane: a un certo punto, sul finire del dialogo col notabile, Tex dice più o meno (non ho il testo sottomano): quanto prima noi ce ne andiamo, tanto meglio e' per tutti. In quel "per tutti" io avevo letto un'allusione proprio a Kane, quasi Tex volesse avvisarlo di collaborare, così che i rangers non avrebbero poi approfondito troppo le modalità con cui il suo interlocutore gestiva il potere in città. Tanto che, quando in un secondo momento Tex dice di trovare Kane un tipo a posto, la cosa mi ha francamente sorpreso. Insomma, il vostro intervento redazionale, per quanto efficace, non è riuscito ad eliminare del tutto l'antipatia di Manfredi per il personaggio, che resta in qualche misura presente
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