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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Beh. I Seminoles arrivano solo all'ultima pagina. Dovresti saltare anche questo terzo albo, allora, Dix Ma ti perderesti qualcosa, anche perché questa non è solo la storia dei Seminoles, ma di come Tex incontrò i Seminoles dovendo sfuggire all'agente federale, altro elemento focale di quest'avventura. E durante le vicissitudini di questa vicenda, puoi ancora incontrare altri personaggi degni di menzione, fior di bastardi come Fairfax e Lou e pezzi di galantuomo come il Capitano Payne. Non cito le ragazze che so non essere di tuo gradimento nella saga texiana. Io sono sempre più contento di questa pubblicazione. Mi chiedo cosa ne penserebbe GLB, se potesse leggerla e se vedesse quanta strada ha fatto il suo figlio di carta più famoso.
  2. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    CONTIENE SPOILER Storia che continua a essere avvincente e che già dalle prime battute ha demolito un'idea che mi ero fatta, circa una futura amicizia con il tenete Fairfax. Questi anzi diventa il pretesto per movimentare la storia prima con la rissa nel saloon e poi con il tentativo di massacrare Tex. Ottima la figura del Capitano Payne, il cui corteggiamento nei confronti di Tex e la successiva attribuzione a questi del grado di sergente mi sono parse forse un po' forzate, ma in fin dei conti plausibili prima di impegnarsi in una guerra difficile in cui ci sarà bisogno di uomini in gamba e soprattutto che conoscano la mentalità degli indiani: già, perché Payne sa chi ha di fronte, ed è un bel dialogo quello tra lui e Tex, in cui entrambi svelano le loro carte con Payne che accorda protezione al giovane fuorilegge. L'agente federale invece si vede poco ma è un vero e proprio animale da tartufo, non molla la preda e nonostante i depistaggi dei bottegai di Tampa riesce a trovare la giusta pista seguendo la bella Zoe, seconda "vittima" di Tex in una storia in cui il nostro si dà particolarmente da fare: Boselli non fa vedere nulla, ma vivaddio, dopo decenni castigati sulla regolare ci sta che il giovanotto si dia un po' ai bagordi E' proprio Zoe, peraltro, a rendere edotto un ignorante Tex sui Seminoles, portando quest'ultimo a simpatizzare per i nativi. Tuttavia, alla fine della storia, il nostro non si perita di intervenire come un angelo della guerra a mietere vittime tra gli indiani, non solo perché non c'erano alternative nella concitazione dell'attacco: Borden è (fin troppo forse) attento a mettere, prima di questa scena, i Seminoles in luce obliqua con un attacco sanguinoso e spietato a una povera famiglia di contadini. I disegni continuano a essere eccellenti.
  3. Leo

    [397/399] Topeka!

    Condor ha appena citato I Giustizieri di Vegas, esempio perfetto di ottima gestione di Carson. Questa storia è il rovescio della medaglia: il manuale della perfetta pessima gestione di Carson... storia che mi fa addirittura rabbia 😕
  4. Leo

    [601/602] I Giustizieri Di Vegas

    E vorrei pure vedere dovrebbe capitare anche piu spesso Io reputo questa storia tra le migliori di Boselli, non solo per Carson. C'è una perfetta caratterizzazione dei cattivi, una conduzione della storia magistrale e un culmine, nella scena finale, indimenticabile.
  5. Un Galep strepitoso tutto sommato agevola una lettura destinata a non appassionarmi per la presenza della premiata coppia Mefisto-Yama. Forse per le basse aspettative che avevo, diciamo che mi sono sorbita questa storia anche con un certo gusto.
  6. Vero. Ogni volta che vedo quei ricci rotolare, che ne "sento" il ronzio, e poi vedo spuntare quell'immondo fiore, resto sempre inquietato, probabilmente oltre il dovuto. Quel povero cane viene condannato a una morte orribile, quasi come una cavia da vivisezionare. Anche se già in fin di vita, il cane è talmente spaventato che riesce comunque ad alzarsi sulle zampe per ringhiare all'oscura minaccia che percepisce di fronte a sé. Gli fanno fare una fine davvero orribile eppure, come ho già scritto, la scena non la sento stonata sia perché la si deve pensare calata nel contesto del West americano (dove penso fosse del tutto plausibile) sia per l'epoca in cui è stata scritta, in cui probabilmente c'era meno attenzione per le istanze animaliste odierne.
  7. Mi auto-quoto perché, all'ennesima lettura di questa storia, non ho molto da aggiungere rispetto a quanto scrissi cinque anni fa: Tex e pards pressoché inoperosi, scena del cane per me molto forte e per certi versi cruda (non so oggi quanto proponibile), soluzione in fin dei conti facilotta (l'alcool che invece di conservare distrugge). Ma tutto, tutto, di questa storia, mi piace, la scena del cane, la soluzione facile, l'inoperosità dei pards. Pur non amando io le storie inverosimili, sono sempre stato misteriosamente attratto da questa: da sempre, quel fiore che sorge dalla morte di altri esseri viventi, alimentato dal sangue delle vittime del parassita, mi ha al contempo inorridito e affascinato. Quel ronzio così sinistro, nelle notti silenziose del deserto, quegli aculei che si muovono, tutto in questa storia è suggestivo e mostruoso. Non saprei dire davvero perché, ma a me piace proprio tanto.
  8. Leo

    [154/156] San Francisco

    Per la verità, è simpatico già dentro la storia, sia nel dialogo con Kit che in quello con Tex nelle vesti di marinaio in cerca di impiego. Per me, quando li chiama "amici", è già un momento capolavoro. Barbanera è mellifluo, finto, sopra le righe, non che non sia consapevole che quei modi non gli basteranno per accattivarsi i rangers, ma lo fa quasi per scherzo, per gioco, come dici tu, da "simpatica canaglia". Questo significa "tradire" o "banalizzare" il personaggio? Per me no: nel cambiamento del personaggio gioca invece l'elemento che ho già quotato nel mio post e ben rappresentato da @Barbanera: nella storia originaria, il Capitano Drake è un commerciante, con responsabilità di comando (la "solitudine" di cui ben parla @ymalpas), è alle prese con baruffe commerciali con il Capitano Bart oltre che con il grattacapo (lautamente pagato) dell'ostaggio da depositare in qualche isoletta sperduta. Nella storia di Nizzi, invece, il vecchio pirata ha le "unghie spuntate" (cit. @Barbanera ), non ha più responsabilità di comando né è impelagato in questioni di affari; può smettere la sua aria più seriosa e indossare i panni del vecchio filibustiere che sente di poter tornare a respirare libero dopo anni di prigionia (e chissà che anche questo non incida sulla sua rinnovata verve e sull'euforia di cui dà mostra). Sono diverse le circostanze, e a mio parere queste sono sufficienti per mostrarci il lato più simpatico della vecchia canaglia, che non significa affatto "tradirlo" o "banalizzarlo". Siano benedette tutte le banalizzazioni di questo mondo, se poi danno vita a un personaggio così Non lo so, Navajo, la tua mi sembra una presa di posizione un po' dogmatica (senza offesa, pard ). Come ho già detto, il merito principale per un personaggio del genere è di Bonelli. Nizzi, però, cambiando anche le circostanze in cui Drake si trova ad operare (non più capitano con ruoli e responsabilità di governo ma solo un vecchio pirata in procinto di riacquistare la sua libertà), lo rende più simpatico, più "empatico" (sempre @ymalpas), e in buona sostanza gli fa bucare lo schermo quanto e più (IMHO, ovviamente) di quel che aveva fatto Bonelli.
  9. Leo

    [716/719] Netdahe!

    Tempo fa scrissi un lungo post in cui arrivavo alle medesime conclusioni, partendo da Tex e Zagor, passando per Dampyr e finendo con storie del calibro di Mohawk River e Deadwood Dick. Solo che io non ponevo limitazioni ma qui ci impelagheremmo in un discorso tanto lungo quanto inutile. Sappi solo che, in ambito fumettistico, per me Borden è un mito da tanti anni, gliel'ho detto dal vivo e ripetuto più volte qui, anzi a ripeterlo sempre divento stucchevole quindi devo impegnarmi a non farlo più Sono d'accordo. È stata una mini-storia nella storia che ho davvero apprezzato. Anch'io ho fiducia
  10. Leo

    [716/719] Netdahe!

    Sì sì gli episodi sono incomparabili per "magnitudo". Ciò che mi ha colpito è che, per come avevi preparato (sia pure in poche vignette) i due personaggi, credevo che il sacrificato sarebbe stato Jose. La morte di Tonio è stata così per me una sorpresa, il che è ovviamente un fatto positivo dal punto di vista del lettore. Buona domenica.
  11. Leo

    [716/719] Netdahe!

    La spiegazione mi sta bene , come mi stava bene anche quella di Diablero. Infatti la mia non era una critica, diciamo che spero sempre che gli avversari di Tex siano sufficientemente scaltri da dare del filo da torcere ai nostri. Sul parallelismo con Mohawk River non mi hai risposto: è esagerato, o fatte le debite proporzioni, può starci? Ci avevi pensato? Grazie per la risposta.
  12. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Complimenti a chi lo ha realizzato, perché è spaventosamente bello! Disegni a dir poco superlativi.
  13. Leo

    [154/156] San Francisco

    ti aspettano bei momenti
  14. Leo

    [716/719] Netdahe!

    La storia in edicola ha pregressi riferimenti non in una, ma in ben due storie diverse, e la cosa forse dovrebbe preoccuparmi un po', perché entrambi i precedenti sono tra le storie per me meno riuscite di Borden (o forse sarebbe meglio dire: quelle che personalmente non sono riuscito ad apprezzare): - Gli schiavisti, con la figura di Espectro che criticai anche aspramente nell'apposito topic. Fortunatamente, pare che la storia attuale abbia in comune con quella solo la figura del Tenente Castillo, una delle note positive di una storia per me molto deludente; - L'Indomabile: ammetto che dovrei rileggerla, ma all'epoca mi parve forzato il movente di tutta la vicenda: tanto dispiegamento di forze e finanche la corruzione di un colonnello dell'esercito solo per accaparrarsi un posto di agente indiano? Va bene che è un incarico che si presta alle speculazioni, ma la sua redditività può giustificare tutta quell'architettura criminale? Questo mi chiesi all'epoca, da lettore iper-pignolo e sfracellamaroni quale mi definisco. Non solo: non apprezzai, nel secondo albo, la figura "supereroica" di Nantan, che riuscì ad ammazzare a tutto spiano in sequenze che trovai poco verosimili. Ammetto però che, essendo passati sei anni, dovrei rileggere la storia per una revisione del mio giudizio. SPOILER Ma cercando di non farsi condizionare dai precedenti (il condizionamento in realtà c'è, ma è ben più grande di quello delle due storie ora citate, ed è quello del nome dell'autore, che mi condiziona sempre in positivo al momento di accingermi alla lettura, fin da quel lontano '94 ), veniamo al presente albo. Reputo bellissima - non trovo altri aggettivi - la sequenza a Pedra Blanca, anche per dei disegni semplicemente fantastici. Qui, a mio parere, Borden utilizza un espediente che mi ha richiamato - fatte le debite proporzioni - la sua - splendida - Mohawk River: il cambio di prospettiva. Ripeto: facciamo le debite proporzioni, lì l'espediente era speso nel contesto della storia, qui nella sola sequenza iniziale, ma mi è piaciuta la mini-sottotrama di Tonio e José: lucido il primo, brillo il secondo, coraggioso il primo (vuole andare a salvare la propria madre), imbelle il secondo (che abbandona la propria famiglia, anche se non ha tutti i torti perché se resta vivo può avvisare i rurales e tentare di recuperare le donne e i bambini che di solito non vengono uccisi). Insomma, tra i due, anche per le fattezze grafiche che Sejas ha conferito loro su precisa indicazione di Boselli, sembrava che Tonio fosse destinato ad avere anche un ruolo, in seguito, da comprimario, mentre José appariva più sacrificabile. E invece, gli apaches trovano Tonio, e in una vignetta per me sorprendete liquidano il giovane uomo, cambiando la "prospettiva" del racconto (perlomeno, la mia prospettiva), come appunto con Le Courbeau noir dello Speciale Le Storie. Sarò esagerato nel fare questo accostamento? Boh, so solo che mi è venuto in testa e ve lo riporto: fatemi sapere se avete avuto la stessa sensazione (mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensa @borden) Ma c'è anche un altro cambio di prospettiva: quando ormai, arrivato a pag.30, mi sto preparando a leggere una storia di indiani, ecco che la location cambia, dal Messico si passa all'Arizona, dimentichiamo gli indiani (che non torneranno più in questo primo capitolo) e leggiamo una succulentissima storia di banditi e affaristi e soldati corrotti bianchi: non che le due cose (indiani e bianchi corrotti) spesso non vadano a braccetto, ma qui per ora le vicende scorrono in parallelo senza incontrarsi, tradendo quindi il largo respiro di una storia che non a caso prenderà oltre tre albi, potendo dispiegare così il proprio volo di avventura ambiziosa di quelle che solo Borden, ahimè, sa regalarci. Un appunto sulla scena al saloon: trovo che la scenetta dei nostri sia ben congegnata, ma ritengo leggermente stonate le parole di uno dei banditi che, vedendo i pards giocare a poker, dice: "da quel che vedo di loro, il nostro compito sarà una passeggiata" e a dirlo è proprio Randolph, uno dei caporioni della banda, che dovrebbe invece ben sapere chi abbia di fronte. Possibile che i banditi tra di loro non si siano parlati prima? Owens, che invece conosce i rangers e sa benissimo che sono tipi da prendere con le molle, non avrà fatto tanto di testa a Randolph circa gli avversari che si troveranno di fronte, così da evitare perniciose sottovalutazioni? Addirittura il socio di Randolph definisce i pards "tre idioti": possibile che abbocchino all'amo così voracemente? La cosa non incide per nulla peraltro né sulla storia né sul mio giudizio circa il primo albo: sono di quelle osservazioni iper-pignole che uno fa su un forum monotematico Da lì in poi, il primo albo si svolge in una vicenda davvero avvincente, con lo scontro prima a Redemption e poi con la drammatica fuga sulla collina per sfuggire ai soldati: da sgranare gli occhi la vignetta di pag.101, con i nostri che salgono faticosamente sulla pietraia braccati dai soldati che arrivano in lontananza: Tex aiuta il bandito Toby, e gli altri suoi complici capiscono che in quel momento è meglio affidarsi ai rangers contro le giacche blu. Già ne Gli Invincibili avevamo visto i pards e i fuorilegge "alleati" contro gli uomini in divisa (lì i Rurales); qui si ripropone lo stesso schema, che pur nascendo da motivazioni delle parti in causa del tutto differenti, mantiene intatte la sua efficacia e la sua capacità di appassionare il lettore. Certo, dalla gragnuola di colpi che ne deriva, uno si aspetterebbe che a restarci secco - o almeno ferito - debba essercene qualcuno in più del solo Toby, ma ci può stare che, data la fretta e la distanza, i pur bravi soldati non riescano a centrare le loro prede. Atwood si muove pericolosamente, il maggiore già non gli crede e trova sospetto il suo comportamento e tutto quell'inseguimento, ma per ora non ha il coraggio di opporsi. Senz'altro la presenza dell'agente indiano - la cui entrée è tanto cinematografica quanto provvidenziale per Kit - contribuirà a chiarire un po' di quegli equivoci che il criminale in divisa ha profuso in questa prima parte. Insomma, per ora un bellissimo primo albo, adeguatamente supportato da disegni molto belli, anche se eccessivamente discontinui con i pards (e in particolare con Tex) e purtroppo invece continui nella caratterizzazione - a me non gradita - di Carson.
  15. Leo

    [154/156] San Francisco

    Con Mefisto stiamo praticamente rileggendo tutto il centinaio d'oro quasi in parallelo e quoto il suo apprezzamento a questa storia. Anni fa, invece, io ne feci un commento non del tutto lusinghiero, ma sono pronto a rimangiarmi quanto detto, perché stavolta, senza ubbie e paturnie mentali, mi sono semplicemente divertito un mondo a leggere una storia iper-movimentata, inconsueta come ambientazione e con un personaggio del calibro di Barbanera. Quoto il bellissimo commento di Ymalpas: il Barbanera di Nizzi è forse superiore a quello di GLB, ma è indubbio che l'ossatura del personaggio, su cui Nizzi ha lavorato di cesello, c'era già tutta in San Francisco: questo vecchio pirata ha un suo personalissimo codice d'onore, lo fa vedere con i suoi atti e lo palesa anche nel dialogo, molto divertente, che ha sulla nave con Kit. Sulla maggiore efficacia del personaggio Nizziano rispetto a quello GLBonelliano a mio parere non è estraneo il diverso ruolo che il pirata gioca nelle due vicende, e qui mi viene in aiuto un altro Barbanera, che dimostra di aver ben compreso le caratteristiche di...sé stesso : Ma senz'altro Nizzi è stato enormemente agevolato dal già eccellente lavoro di GLB, ben reso qui da Condor: Francamente, trovai molto strana l'uscita, su questo forum, di Borden che diceva di non essere troppo ispirato da questo personaggio: è a mio parere l'ideale per qualche ritorno (sicuramente non troppo frequentemente), essendo uno dei comprimari più belli che ci abbia mai regalato GLB (e Nizzi, è doveroso sottolinearlo), che si presta a storie dall'ambientazione marinara, e che consente di respirare, qui sulle pagine del nostro Tex, Complimento che sarebbe molto gradito anche a Borden, che non ha mai fatto mistero di amare lo scrittore veneto. Fortunatamente, il nostro ha cambiato idea e tutti noi possiamo così sognare, leggendo San Francisco e La Congiura, il ritorno del faccione più simpatico dei sette mari
  16. Leo

    [585/586] La Grande Sete

    Concordo. Verso l'Oregon è una storia bellissima...
  17. Leo

    [585/586] La Grande Sete

    In questa storia lo promuovo anch'io. Anche nel suo Texone Verso l'Oregon e nel suo primo Maxi. Bella è anche la "magicoventiana" La regina dei Vampiri (l'ultima usicta sulla regolare). Altre, però, sono a mio parere storie molto infelici. Insomma, da rivedere ma con speranza
  18. Sulla sceneggiatura mi è rimasta una perplessità. Perché, quando Tiger decide di seguire il mercante Medranos e il mescalero Griego, con la certezza che questi lo porteranno alla fazenda di Don Fabio (Tiger e Kit avevano infatti sentito i loro discorsi), Tex decide di non andare con loro ma pensa a levar di mezzo i mescaleros? "messi fuori combattimento loro, il resto sarà uno zucchero", dice Tex. Solitamente però i nostri tentano di togliere di mezzo il capo, senza il quale le pecorelle si squagliano come neve al sole. Insomma, mi è parsa un'idea, quella di Tex, in controtendenza rispetto al suo consueto agire. Peraltro mi metto subito il cuore in pace, perché questa scelta a mio parere insolita di Tex non inciderà granché sul resto della storia, visto che Griego non giungerà mai al covo del suo padrone, essendosi dovuto scontrare, per pura fatalità, con il pard navajo di Tex in un duello di rara bellezza e tensione. Vorrei far notare però una cosa, secondo me significativa: - Tiger è protagonista di un bel duello acquatico con Griego (quoto in pieno le parole di @Mister P sul punto) - Carson ferisce mortalmente Lucero, provocandone la futura morte - Kit, poco dopo, è protagonista di un altro duello con un ovejero mescalero. Insomma, l'unico a non far nulla, in questa storia, è Tex! Certo, lui architetta il piano e questo è già sufficiente, è sul piano dell'intelligenza che il nostro vince, però è curioso che gli snodi d'azione della storia siano appannaggio degli altri pards e non suoi: segno peraltro di quanto GLB, quando voleva, sapesse dosare con equilibrio le parti dei vari pards, rendendoli tutti ottimi co-protagonisti senza mettere in ombra Tex, comunque risolutore della storia con la sua idea. Certo, poi c'è quest'altro aspetto: Io credo che Don Fabio abbia perfettamente ragione: costretto a lasciare campo libero ai suoi pards nei momenti d'azione, anche nel confronto con Lucero il nostro esce vincente ma non con una vittoria piena: non vedrà mai Lucero in volto e non capirà mai i sogni di quest'ultimo e le sue motivazioni. Possibile che GLB volesse assicurare a questo suo personaggio una sorta di "intangibilità" da Tex? Qualche storia prima, un altro personaggio a cui evidentemente GLB vuole bene, vale a dire Mitla, non trova la morte per mano dei pards ma viene colpita dal Fato: qui Lucero muore sì per la ferita di Carson, ma GLB ci tiene a far sapere che, decisivi per la morte del mescalero, sono la caduta da cavallo e l'infettarsi della ferita per via dell'acqua sporca! E se Bonelli volesse, qui come nella storia di Diablero, pervadere il tutto (come dice Giacomo-Don Fabio) di un senso di fatalità che presuppone l'ESCLUSIONE di Tex come causa della morte dell'avversario? Come se GLB si innamorasse a tal punto dei suoi personaggi, li rispettasse così tanto, che non volesse davvero farli morire per mano di Tex ma: - nel caso di Mitla, a causa di un serpente, animale che fino a quel momento la giovane sembrava poter controllare con i suoi arcani poteri - nel caso di Diablero, in fin dei conti sempre a causa di un serpente, che provoca la caduta nell'acqua che avrà un'incidenza fatale nell'incurabilità della ferita di Don Fabio. Ed entrambi, poi, altro parallelismo, muoiono in luoghi sacri (un tempio antico per Mitla e una missione per Lucero). Entrambi con, sulla bocca, i nomi di persone morte e a cui erano stati legati (Mitla il fratello Guaimas, Diablero il frate che aveva conosciuto in gioventù e che poi aveva assassinato provando ora un lancinante rimorso). Ed infine, entrambi mossi da ideali NON MATERIALI: - Mitla persegue il Male, puro e semplice e senza che GLB ce ne spieghi le motivazioni: segno che dietro deve esserci qualcosa di arcano, di "mistico" quasi (per quanto perverso e malvagio), ma comunque non connesso all'avidità; - anche Lucero ha il suo ideale, e qui francamente non concordo con l'amico @Barbanera: a mio parere non è Don Fabio che si serve di Lucero, ma viceversa, e soprattutto non c'è ambiguità: nei dialoghi con la madre, l'ultimo dei quali è bellissimo per la cappa che grava su questi personaggi da tragedia, con l'addio della madre al proprio figlio, è evidente che Lucero vuole l'oro per acquistare tanta di quella terra da poterci vivere, alla maniera apache, con gli altri mescaleros, da indiano LIBERO. Soprattutto, benché anch'io ritenga suggestiva l'idea di Barbanera, non trovo nel testo né "tra le righe" elementi che possano far pensare che GLB volesse rendere l'idea di tale ambiguità (se doveste trovarli e citarmeli, sarò pronto a cambiare idea: solitamente leggo le storie con attenzione certosina, ma non posso essere certo che qualcosa non mi sia sfuggita, figuriamoci ). Infine, un'ultima annotazione sull'idea di @gilas2: nel film Il Sette e l'otto, l'ex mafioso rappresentato da Remo Girone cambia identità e viene accolto dai frati di un piccolo paesino in Calabria, che lo accolgono tra loro simulandone perfino la morte con tanto di tomba! Quindi l'idea di una non morte di Lucero potrebbe non essere così campata in aria e forse è a questa circostanza che Nizzi pensò per un eventuale ritorno del personaggio. Tuttavia, concordo con @Carlo Monni che la presente storia perderebbe troppo: il lirismo di questa bellissima avventura GLBonelliana sta anche nell'ineluttabilità del destino del mescalero, in quell'esito finale, anticipato peraltro dalla morte che cavalca con lui nel suo ultimo viaggio verso la missione dove tutto era partito e dove tutto finirà.
  19. Leo

    [585/586] La Grande Sete

    Nel frattempo ne ho recuperati molti, e pur essendomi piaciuti, non sono mai riuscito a diventare un lettore veramente convinto. Ora ho preso il volumone uscito qualche anno fa sulle Black Hills: magari ne parliamo non appena l'avrò letto, caro pard
  20. Leo

    [149-151] L'ultimo Poker

    La forza del "centinaio d'oro" sta anche in storie come questa, apparentemente meno ambiziose di altri capolavori coevi ma in realtà efficaci quanto questi nella costruzione del mito e altrettanto appassionanti. Storia classica, con ladri di bestiame, gambler che barano, uno sceriffo corrotto deliziosamente spazzolato (e poi fatto secco) dai nostri in una prima parte spumeggiante. La storia si mette in luce poi per un certo decisionismo di Carson, che propone e ha idee dimostrando un carisma altre volte purtroppo offuscato dal suo dipendere troppo da Tex, e per una sorta di conflitto interiore, soprattutto di Tex, che palesa - sia pure in modo molto discreto - un lato del ranger più umano e intimista del solito. Per tutta la storia, i due pards non hanno dubbi sul fatto che, se il figlio di Cardigan è un traditore, deve pagarla da quel giuda che è. Nell'ultima parte, però, i due discutono all'alba, subito dopo il risveglio. Tex pensa che li aspetta "una brutta giornata", ma non per gli avversari da battere; sta pensando al vecchio Cardigan. Come di consueto, lo stile di GLB è asciutto e scevro da sentimentalismi; fa solo vedere Tex che sta pensando al padre del ragazzo. Il lettore però può indovinare lo stato d'animo del ranger, che è perfettamente consapevole che, con quel loro intervento, i due pards potrebbero sì risolvere il problema delle razzie, ma crearne uno ben più grosso per il povero genitore, che si vedrebbe il figlio come minimo tradotto in galera. E quando Carson chiede a Tex a quale conclusione sia giunto, il nostro risponde: "ancora a nessuna, accidenti!". Accidenti? Ma quante volte abbiamo sentito Tex esclamare "accidenti"? Forse sto difettando di memoria, ma una simile esclamazione, che manifesta una certa stizza, non è comune nella bocca del nostro ranger, non aduso a farsi scoraggiare da nulla e anzi sempre pronto ad esibire una certa tranquillità. E quando Carson, che per una volta veste i panni di Tex, gli dice di non strapazzarsi troppo il cervello, di nuovo Tex esclama, sempre insolitamente dubitativo: "forse hai ragione! Aspettiamo di essere laggiù e auguriamoci di poter trovare la soluzione giusta!". "Auguriamoci": altra parola che esprime insicurezza, che sa di speranza e non di certezza, perché Tex per una volta ha paura di non fare la cosa giusta, ha un certo timore che, stavolta, il loro intervento faccia più danni del male che sono chiamati a sconfiggere: si immedesima nel cuore di padre, Tex, e si augura, per il povero papà Cardigan, di fare la cosa giusta. Ma non si deve pensare che Bonelli abbia presentato un ranger più fragile, o abbia indugiato in svenevolezze: tutta 'sta roba l'ho scritta io, ma me l'ha trasmessa la scrittura del vecchio Maestro, che non snaturando Tex riesce comunque, in maniera sottile, a palesare l'umanità del suo personaggio. Tutta la parte finale, infatti, è escogitata dal ranger per tutelare Cardigan figlio: non potendo mandare in galera i vecchi complici di quest'ultimo (per non coinvolgere anche lui), Tex decide di rovinarli in una strabiliante partita di poker, in cui il nostro punta a rialzi vertiginosi arrivando al rischio di giocarsi finanche il ranch dello stesso Cardigan. E per quanto il lettore sia consapevole che quello è Tex e non può perdere, tale è la maestria del narratore che davvero tutti noi ci sentiamo lì, assiepati attorno a quel tavolo con gli altri avventori, ad assistere ad una partita da far tremare le vene e i polsi. E quando il match finisce e la tensione si stempera, il vecchio GLB, non soddisfatto, ottiene altre ovazioni con la splendida scena dell'asso lanciato verso il gambler citata da @Condor senza meta e con la battuta sulle donne opportunamente ricordata da @Mister P. Il che mi fa pensare a quanto bene a mio parere faccia oggi @borden a presentarci, nella saga del giovane Tex, il futuro ranger nelle vesti di giocatore professionista, perché è da lì che gli viene quell'abilità, sono quei trascorsi che giustificano storie come L'Ultimo poker!. Perché Tex sarà pure disumano, ma anche per lui c'è stato un processo di formazione per tutte le sue infinite abilità (al di là degli ottimi insegnamenti di Gunny Bill) ed è giusto che, in una serie che si prefigge di presentarci la giovinezza del nostro eroe, questa "formazione" si veda in tutte le sue sfaccettature. Nessun appunto? Uno solo, che è ascrivibile non solo a questa storia ma a molte storie di questo periodo: spesso, gli avversari di Tex, parlando dei due ranger, maledicono "Willer e quell'altro mastino fedele che si porta appresso" o giù di lì. Come se Carson fosse l'eterno secondo, quando invece, almeno nel periodo in esame, Carson dovrebbe rifulgere di luce propria ed essere noto quanto e più di Tex. Sono lontani i tempi in cui un altro autore, quando un certo Ray Clemmons dice ai suoi complici "fate come vi dice: quello è Kit Carson", fa strabuzzare gli occhi di stupore ai malcapitati che si trovano di fronte cotanta celebrità
  21. Leo

    [146/149] Terra Promessa

    Ma in entrambe le circostanze non era ironico, è abbastanza evidente dalle vignette: quelle sono le scelte che avrebbe effettivamente fatto, e lo dice abbastanza seriamente, non è affatto il consueto brontolio del Vecchio Cammello. Poi in entrambi i casi Tex tronca le discussioni e Carson non si tira indietro, accantonando da un lato i propositi (postumi) sanguinari e dall'altro i dubbi legalitari. Lo ritengo un aspetto curioso, ma come nota di colore, che non inficia lo "status" di capolavoro attribuibile a questa storia.
  22. Leo

    [146/149] Terra Promessa

    No vabbé è proprio assurdo
  23. Leo

    [146/149] Terra Promessa

    Brutta domanda, caro pard Non trovo più gli albi!!! E nemmeno l'Oscar Mondadori che avevo acquistato anni fa perché non trovavo più gli albi. Per una congiunzione astrale sono incredibilmente riuscito a perdere per due volte consecutive In nome della legge, prima come albi e poi come Oscar Mondadori! Comunque grazie per l'apprezzamento @pecos
  24. Leo

    [146/149] Terra Promessa

    Questa non è la mia storia preferita, come I Promessi sposi non è il mio romanzo prediletto. Questo come quella sono in realtà delle opere avvincenti, con tante situazioni e cattivi ben caratterizzati ma, nonostante entrambi mi piacciano molto, non sono in cima alle mie preferenze in fatto rispettivamente di narrativa e di fumetto (anche se entrambi sono ad un'ottima posizione nel mio personale elenco di opere preferite). Faccio questa analogia perché, come I Promessi Sposi si studiano a scuola pare da 147 anni ininterrotti, così Terra Promessa dovrebbe essere l'opera obbligatoria da studiare nella materia "Letteratura disegnata texiana". Come dice @gilas2 nel post da me quotato, stiamo parlando di una storia da antologia: questa è la storia di Tex per antonomasia, dentro c'è tutto quello che si potrà trovare nei Tex passati e futuri e in questo senso quindi questa epopea ha un valore universale in chiave di lettura texiana: azione, affiatamento tra i pards, dialoghi eccellenti, personaggi tratteggiati in maniera molto felice (e qui non si può non pensare a quell'autentico spasso che è lo sceriffo di Cedar City, un tipo flemmatico ma splendida spalla dei nostri pards per l'alta dose di ironia che riesce a sfoderare anche in momenti non propriamente tranquilli). Nel mio commento a questa storia di qualche anno fa, scrissi che i dialoghi con lo sceriffo erano una vera e propria "storia nella storia", ma stavolta vorrei citare qui una battuta di Carson, che da un lato mi ha molto divertito e dall'altro mi consente di fare una riflessione su alcune "incoerenze" della personalità dei personaggi glbonelliani: a un certo punto Tex afferma di voler derubare il mercante Harport, proprietario di un trading post nonché complice dei criminali che derubano le carovane. Sentito questo non proprio edificante proposito, Carson dice: "come ranger hai spesso lasciato a desiderare. visti certi tuoi sistemi del tutto personali, ma come ladrone saresti stato sicuramente un fenomeno". Poco dopo, però, lo stesso Carson, autore di questa bellissima battuta, esprime, e stavolta senza ironia, la sua perplessità circa il piano del suo pard: "D'accordo, però, dal punto di vista della legge...", frase rimasta interrotta per la decisa interruzione di Tex, che ricaccia in gola al vecchio Carson i suoi dubbi. Insomma, in Silver Star, Carson è pronto ad ammazzare un mercante disonesto, qui invece si fa scrupoli legalitari (perché nelle sue perplessità non c'è appunto ironia). Sia ben chiaro che la mia non è una critica, questa storia è puro Tex e in quanto tale non è criticabile ( ), ma queste difformità nella caratterizzazione di Carson mi hanno colpito tanto da ritenerle meritevoli della presente citazione.
  25. Leo

    [540/541] Puerta Del Diablo

    Sono d'accordo, è molto divertente e dimostra che Nizzi ci sapeva ancora fare. Probabilmente, però, aveva bisogno di nuova linfa dal lato dei soggetti e, una volta trovata, poté dilettarci con qualche altra zampata (e qualche grossa caduta, vedi Cane Giallo...).
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