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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [106/108] Gilas!

    Una bella storia di...Claudio Nizzi. All'inizio, un Tex piccione si fa sorprendere da un Ortega qualsiasi. E vale a poco dire che in fin dei conti Tex stava cercando un abboccamento con la banda, perché il ranger si fa realmente sorprendere, tanto che lui stesso pensa: "Peste! I guai sono cominciati troppo presto" ed è costretto ad alzare le mani, totalmente alla mercé del messicano. Tex piccione = Claudio Nizzi. Ma c'è un'altra equazione che mi porta a pensare che questa storia l'abbia scritta Nizzi in un estemporaneo intervento una quindicina d'anni prima del suo ingresso nella casa editrice, e cioè Carson rincitrullito = Claudio Nizzi. Quando Carson resta da solo con Tiger, il vecchio cammello comincia a fare le solite domande stupide e a dipendere dalle decisioni del "Testa rossa" (come lo chiama nella storia), che diventa il leader della coppia. Posso a malapena sopportarlo per Tex, ma vederlo "subire" anche da Tiger no eh... Detto ciò, quando lessi questa storia tanti anni fa ne rimasi entusiasta. La sua seconda rilettura mi lasciò invece freddo, tanto che in questo topic lasciai un commento non del tutto positivo, ma non so che cosa non mi piacque allora. Oggi ho ritrovato invece una grande storia, con il consueto ritmo glbonelliano, scandito da dialoghi forti, bei cattivi e situazioni appassionanti, senz'altro agevolate dalla sempre avvincente figura dell'infiltrato. Una storia, in definitiva, che si pone degnamente tra le grandi storie del centinaio d'oro.
  2. Leo

    [478/479] La Miniera Del Fantasma

    Dovrei rileggerla, ma mi pare che gli apaches attacchino TUTTI con violenza, con l'eccezione di Gothlay, che è amico degli indiani. Concedo che sia forzata, ma non più di molte altre volte. E comunque lui si salva rotolando appunto, diventando un bersaglio mobile molto difficile da colpire. Come scrive dario63, dopo essere stato potentemente drogato. Un forte shock gli ha fatto perdere il senno, un'altra situazione shockante lo ha fatto rinsavire. E' abbastanza classico, per la verità, e lo trovo addirittura più credibile dell'altrettanto classico ma più banale ritrovamento della memoria dopo una seconda botta in testa, come accade a Kit ne L'Uomo senza Passato... Anche qui, uno shock gli ha fatto perdere la favella e una situazione drammatica lo porta a reagire: il suo non è un difetto meccanico, ma un vulnus psicologico, che si può ben sbloccare in situazioni estreme. Per me Kurt è uno dei più bei personaggi di Boselli. Grigio come i suoi, certo, ma con qualcosa in più. Ho sempre trovato tremendamente affascinante quest'uomo cupo, tenebroso come quei monti ai piedi dei quali vive, in un'atmosfera di silenzio, di quiete lugubre, con un segreto a rimordergli la coscienza e con barlumi di tenerezza, nella moglie e nel figliastro indiano, a lenire i suoi tormenti. Io l'ho trovata entusiasmante, addirittura C'è sospensione di incredulità e sospensione di incredulità. In questa storia non ne serve tanta a mio parere, è un patto onesto e equilibrato. A una seconda lettura de La Rupe del Diavolo, anche la pervicacia dei Siksika mi è parsa giustificata, per via della rabbia cieca contro quei bianchi che, uccidendo tanti dei loro, hanno fatto nascere sentimenti feroci di vendetta. La vera sospensione di incredulità la richiede Mefisto, ma quelle sono storie di tutt'altra natura...
  3. Leo

    [103/106] Il Giuramento

    Ma su questo aspetto siamo d'accordo. Sono cose "non da Tex" ma del tutto credibili nel contesto di questa storia, lo dico anch'io nel mio post. Nel mio commento non dico infatti che la scena è sbagliata, mi limito a dire che trovo questa parte meno vibrante, meno carica di quel pathos e di quella rabbia, di quella intensità che fino alla morte di Higgins trasudavano da ogni pagina. La tensione palpabile in tutta la storia perde, a mio parere, vigore con una scena che @Tim Birra ha ben definito un intermezzo leggero nella tragedia, che però io ho apprezzato poco perché ero evidentemente "settato" su registro cupo e tragico.
  4. Leo

    [466/468] Golden Pass

    Le prime 120 pagine sono state scritte da Nolitta, e devo dire che le trovai sì divertenti ma un po' molli, annacquate, con una storia che non partiva mai. La seconda parte, invece, non mi vergogno a considerarla un piccolo capolavoro per via dei personaggi che la animano. Questi infatti, con la loro umanità e con la loro mostruosità, sono a mio parere tra le figure più autentiche e vere mai apparse nelle pagine texiane. Per le ragioni sopra esposte, una volta tanto non sono d'accordo con una recensione di Condor senza meta
  5. Leo

    [103/106] Il Giuramento

    Spinto dal topic su "Il medaglione spagnolo", in cui si parlava del grande vecchio, sono andato a riprendermi il centinaio d'oro, cominciando proprio da questa storia. Anche ad un'ennesima lettura credo che nel finale, con la sequenza della locanda malfamata, la storia perda un po'. Molti (non io) rimproverano a Boselli i finali accelerati, ebbene io credo invece che GLB tendesse a dilatare eccessivamente i finali (vedi anche Sulle piste del Nord) facendo perdere di intensità a storie fino a un certo punto tese e vibranti e scritte magnificamente. Fino alla morte di Higgins, penso che questa storia possa considerarsi un capolavoro, estremamente importante per la conoscenza del personaggio Tex. Un Tex sanguinario come non l'avevamo mai visto, che anche a distanza di anni è in grado di covare un legittimo odio inestinguibile nei confronti di chi ha avvelenato il popolo Navajo provocando la morte dell'amata Lilyth. La scena finale, con Brennan che urla, fa accapponare la pelle tanto è cruda: dei quattro pards, l'unico che prova pietà è Carson, in definitiva il meno coinvolto dalla vicenda di tanti anni prima (che anche Tiger visse in pieno) e probabilmente il più legalitario. Ma il vecchio pard capisce, non cerca di fermare Tex; di fronte alle intenzioni del suo pards, alle sue sentenze di morte comminate nella duplice e un po' sconvolgente veste del giudice e del boia, Carson non dice nulla, comprende le ragioni del suo pard, il cui cuore è, per usare la bellissima immagine di GLB, duro come quella fredda roccia sotto cui è sepolto l'amore della sua vita, la donna con cui, per sua stessa ammissione, Tex "ha passato gli anni più belli della sua vita".
  6. Leo

    [475/477] Il Presagio

    Hai descritto i pregi, e i limiti? Perché li citi? Dove li vedi? Io in questa storia non ho visto difetti, francamente...
  7. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Intervengo un'ultima volta su questa storia, poi mi taccio per sempre. Non è una grande storia, è quella classica storia di media qualità tipica di tanta narrativa seriale. A molti qui è piaciuta perché, con i suoi dialoghi, ha dato la sensazione di aver ritrovato un vecchio amico, e questo è un pregio. Leggere Boselli è come andare al cinema a vedere un film potente, epico, un Braveheart, un L'Ultimo dei Mohicani, un C'era una volta il West: storie e dialoghi bellissimi, grande colonna sonora (perché io sento la colonna sonora quando leggo le storie di Boselli ), film nati per avere un posto nel firmamento holliwodiano, vere epopee. Poi c'è il film meno pretenzioso, la commedia brillante, alla Trinità, e mi ci diverto anche con quella; certo le aspettative sono diverse, non mi sognerò mai di paragonare i due tipi di film, ma entrambi, in diverso modo e con diversa intensità, mi divertono. Certo, anch'io voglio un senso dalla storia. E il senso (ma può essere che io non brilli per intelligenza) nella storia c'è. Gros-Jean è un apprensivo, ha chiamato i pards per un origlione che ha sentito chissà cosa. Nella cena con Pierre, quest'ultimo dice chiaramente a Tex che lui non crede affatto che Jackson voglia sabotarlo. E Tex di rimando dice di apprezzare i giovani che non si lasciano spaventare facilmente. E' probabile che anche lo stesso ranger trovi esagerati i timori di Gros-Jean, ma ciononostante decide di passare le prime due notti sul battello all'erta, e non accade nulla. Poi il battello parte: non si sa da che parte arriverà il tiro mancino dei sabotatori, né se realmente arriverà; non si sa se sarà di giorno o di notte, né con quali modalità. I nostri vanno a letto, ma sempre con un occhio solo, come farebbero d'altronde in qualche bivacco sulla prateria. Peccano di ottimismo? Sì, col senno di poi. Poi dopo Tex esce pure in mutande e disarmato! Questo è un grande errore, non coerente con il personaggio di Tex. Da lì in poi, però, la storia fila che è un piacere, inclusa la scazzottata finale: si trovano coinvolti in una mega-rissa, i nostri non sono soliti tirarsi indietro, e se è vero che rischiano di perdere l'assassino, è pur vero che conoscono perfettamente il mandante, sanno dove trovarlo, e si sganciano giusto in tempo per beccarlo prima che fugga. Anche le sparatorie dei Siksika, ad una seconda lettura, non mi sono parse esagerate, né la pervicacia masochista degli indiani: perché se è vero che sono solo dei predoni, è anche vero che sono guerrieri, ferocemente arrabbiati con quei bianchi che hanno dato loro tanto filo da torcere, e desiderosi di vendetta verso quegli avversari che hanno ucciso tanti dei loro. In questo senso si giustifica anche l'impresa kamikaze di Corno Rosso, che non si fa scrupoli a salire di nascosto sul battello pur di uccidere Tex soddisfacendo in tal modo il cieco desiderio di rivalsa che lo ha pervaso. Mi è piaciuta molto anche la scena della rupe minata; mi sarebbe piaciuto che la frana durasse una vignetta in più, per un attimo ulteriore di suspense: sarebbe stata ancora più adrenalinica. No, davvero, in questa storia non ci vedo nulla di scandaloso. La preferisco a Mezcali e a tante altre storie. C'è un errore (Tex in mutande e disarmato) e una superficialità perdonabile (la prima notte) all'interno di una bella e movimentata avventura, con dialoghi divertenti e ambientazione mozzafiato.
  8. Leo

    [475/477] Il Presagio

    D'accordo con te che sia una delle storie più belle di Nizzi. Anche Carson fa un figurone, poi c'è di tutto: Tex arrestato e poi creduto morto, una donna innamorata, cattivi tra i bianchi e cattivi tra gli indiani, militari corrotti e singolar tenzoni su rupi spaventose. Uno dei capolavori nizziani anche per me.
  9. Mi scuso se mi auto-quoto, non lo faccio per presunzione: otto anni fa, mi limitavo solo a raccontare perché reputo questa storia magnifica. Storia "minore" ma indimenticabile, sono davvero contento che sia stata affidata a Letteri, una delle ultime zampate di un disegnatore che ho sempre amato molto, sin da quella Miniera del Terrore, che fu la mia prima storia letteriana.
  10. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Giuro che stavo per scriverlo, richiamando il parallelismo con javert gia fatto nel mio post iniziale
  11. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Oppure che nell'universo narrativo texiano il corpo si sia costituito in anni più tardi rispetto all'omologo della realtà. D'altronde, nemmeno il corpo dei rangers di Tex è minimamente paragonabile a quello reale, per caratteristiche e mansioni, no? Peraltro, nuovo o meno che fosse anche nella storia di Tex, ciò non ha alcuna conseguenza concreta. Tex è un assassino. Punto. Carswell ne è fermamente convinto. Conosce le motivazioni dei primi omicidi di Tex ma, lo dice chiaramente nell'albo, non si fida. Per lui è' un pistolero senza scrupoli. Basta questo, no? Anche questo è detto nella storia. I rangers del Texas sono, per l'appunto, del Texas e conoscono la vera storia di Tex e conoscono anche la famiglia di provenienza, fatta da galantuomini.
  12. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Riscontrabile nelle sue ULTIME sceneggiature però. Il Nizzi degli anni d'oro ha scritto trame anche molto complesse, come I delitti del lago ghiacciato, Fuga da Anderville, I cospiratori, La Congiura, L'uomo con la frusta, Fiamme sull'Arizona, le cui sceneggiature erano robuste e complesse. Stesso giudizio.
  13. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ok, ma sostanza e motivazioni non cambiano. Sono ben riportate nell'albo. Peraltro, Tex non ne aveva mai sentito parlare e alla sua domanda su cosa fosse un agente federale, il vicesceriffo risponde: "il corpo è stato istituito di recente. Da noi nel West se ne sono visti ancora pochi". E poi giustifica la tenacia di Carswell con la motivazione che ho dato sopra.
  14. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Inviterei a rileggere meglio sia il mio messaggio che la storia: 1) io non parlavo di "riempire" la barca di vice, ho detto solo un paio, anche uno, volendo... 2) Poi non è che doveva controllare i passeggeri uno per uno, per scoprire Tex: ne conosceva già il nome fittizio, e immediatamente è andato a chiedere al Capitano di chi si trattasse, quindi l'entrée di Tex sulla nave non c'entra proprio nulla. Ma ribadisco che si tratta di aspetti marginali, come da me già detto; per il resto, sono entusiasta della storia. Non la penso affatto come te. Per Tex l'agente federale non sta lesinando denaro, questo mi sembra sia chiaro. Come mi paiono chiare le ragioni dell'accanimento di Carswell, che sono sia oggettive (per ragioni "politiche") che soggettive (il bandito Tex): 1) ragioni oggettive: sono spiegate a pag.21 del primo albo: "ha l'incarico di dimostrare al Congresso che gli agenti federali sono utili nella caccia ai delinquenti". Ragioni politiche, quindi, o di auto-affermazione da parte di un corpo ancora nuovo ed evidentemente ancora sotto esame. Catturare il bandito avrebbe importanza per l'assolvimento stesso della missione, indipendentemente da chi sia il catturando. 2) ragioni soggettive: Tex non è, evidentemente, considerato un bandito di mezza tacca. - Pag.15 del primo albo: uno dei vice dice all'altro di sparare a vista, perché "quello è un killer". Questo pensano di Tex. - Poi, a pag.28, sempre del primo albo, un altro bel vice dice agli altri: "è un killer. Non è detto che non ci ammazzi ora, a sangue freddo". - Ancora, pag.20 del secondo albo: Carswell in persona riferisce al Capitano della nave il poco lusinghiero curriculum di Tex, commentando: "Tex Willer ha la pistola facile. Intorno a lui gli uomini cadono stecchiti come mosche". E ancora, vignetta successiva, sempre Carswell: "Troppo pericoloso. Tex Willer ha due pistole e nessuno scrupolo a usarle". Boselli fa capire chiaramente, durante la storia, che Tex è considerato un killer, un bandito pericolosissimo, uno senza scrupoli. Da qui la profusione di denaro del federale che avrebbe ben potuto reclutare una persona in gamba per mettergli il sale sulla coda già sulla nave. Ma ribadisco che per me è un aspetto marginale, ciò che invece mi preme sottolineare è che la percezione che hanno di Tex all'esterno è quella di un assassino senza scrupoli. Sì, l'avevo notato Ah, un'altra cosa su questa storia: mi sento di fare una previsione: credo che Tex diventerà amico non solo di Carswell, ma anche del tenente che ha fatto vincere a poker. Se conosco Boselli andrà così
  15. Cesare fece quanto prima di lui avevano fatto Mario e Silla, e dopo Antonio e Ottaviano. La Repubblica agonizzava, Cesare ha solo accelerato una fine inevitabile. Poi, corrotto: Mario si intascava i proventi delle miniere spagnole, ma ne' Mario né Cesare erano più o meno corrotti di qualunque altro aristocratico dell'epoca. Ops, scusa virgin honletto dopo
  16. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ma se ha tanti di quei soldi da poter assoldare intere posse per mezzo SudOvest? No, il problema economico non esiste, e continuo a ritenere consistente la mia osservazione. Oggi mi hai chiamato vecchio brontolone, l'altro giorno hai detto che eri assolutamente d'accordo sul fatto che sono, per mia stessa ammissione, uno sfracellamaroni? Pensavo di starti simpatico, invece...
  17. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ma tratterà anche, e soprattutto, di questo, da ora in poi Il biliardo o le freccette sono poco western, mentre il poker lo è eccome. In un fumetto western mi aspetto di assistere a belle partite, e quella con il tenente è avvincente. Con quell'esito sorprendente, poi!
  18. Non è il topic per parlarne, e credo che i moderatori ci riprenderanno Sono d'accordo con te sulla figura di Mario, anche se l'ultima parte della sua vita a mio modo di vedere lo disonorò. Mentre non concordo totalmente (ma penso che tu ti sia fatto prendere un po' la mano dall'accorata difesa di Mario ) sul fatto che Cesare fu quello che fu in parte grazie a Mario. Mario morì che Cesare era giovanissimo, e anzi per colpa della sua parentela con Mario fu perseguitato da Silla, e costretto a fuggire per la sua ferrea volontà di non ripudiare Cinnilla. No, Barbanera, Cesare rifulse di luce propria, e a questo punto può anch'egli considerarsi un eroe nell'accezione "virginiana".
  19. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Io credo che i tanti appassionati di Tex, ivi inclusi alcuni utenti di questo forum, che non stanno seguendo questa collana fanno un grave torto a sé stessi. Prendete l'"Agente Federale": per quello che abbiamo visto finora questa storia ha il respiro dei grandi romanzi d'avventura, con le sue diverse ambientazioni e i suoi tanti personaggi. Questa sarebbe una bellissima storia già di per sé, con i soli due albi che abbiamo potuto leggere finora. E invece è solo il prologo a una seconda parte in cui irromperà la Storia, in un'ambientazione inconsueta per il nostro (futuro) ranger ma non meno affascinante. Il primo albo, nel Sudovest, si mette in luce per lo spaccato di vita quotidiana che fornisce del "nostro" ragazzone: la solidarietà degli abitanti di Corpus Christi, il gioco d'azzardo, l'amicizia disinteressata di gente come Joe e come Milton Faver, la relazione con la seducente Anita (menzione speciale qui per Rubini ); il tutto tra un inseguimento e una scazzottata, in una riuscita alternanza tra azione e parte dialogata che fa montare al contempo il piacere della lettura e il rammarico per l'approssimarsi di quella pag.66... Fortunatamente ho letto l'albo quest'oggi, così che avevo già con me Fuga sul mare a lenire l'amarezza: qui l'ambientazione cambia, con l'adrenalinico salto di Dinamite sulla "Mary": anche in questo albo, tanti personaggi, tutti sapientemente orchestrati grazie a uno spartito impeccabile: spiccano, per ragioni differenti, la biondona (che dà ulteriore pepe a una storia in cui già era apparsa la bella Anita e in cui poco dopo apparirà la bellissima mulatta: a questo proposito, mi rammarica che Borden abbia rassicurato il buon Dix Leroy sulla presenza femminile in futuro), il Capitano della nave, che sa fiutare gli uomini e sa riconoscere "l'ottima stoffa" di cui è intessuto Tex, dandogli una mano insperata e fondamentale, e naturalmente Carswell, che mi ricorda nella sua testardaggine lo Javert de I Miserabili, con Tex novello e ben più combattivo Jean Valjean. Ciò che, fino a questo momento, non ho apprezzato molto: 1) l'inverosimile intelligenza di Dinamite: in un altro topic stiamo parlando di sospensione di incredulità e di regole dell'universo narrativo. Nell'universo narrativo texiano Dinamite è un cavallo geniale, dall'intelligenza quasi umana. MI può star bene quindi che avvisi Tex degli inseguitori, mi sta meno bene la prova attoriale del cavallo in fin di vita che inganna i vice-sceriffi. 2) l'inconsistenza di tutti i collaboratori di Carswell: è vero che il grosso di questi, se non tutti, vengono reclutati occasionalmente dall'agente federale, ma tutti loro dimostrano di essere davvero delle mezze cartucce; non mi sarebbe dispiaciuto se qualcuno fosse riuscito a dare maggior filo da torcere al giovane Tex. 3) il fatto che Carswell salga da solo sulla "Mary". Ha il sospetto che Tex possa arrivare su quella nave, è perfettamente consapevole del fatto che da solo non può affrontare il giovane fuorilegge: per quale ragione, quindi, non porta con sé sulla nave qualche collaboratore, anche soltanto due o tre? E' vero che conta sugli aiuti a New Orleans, ma avrebbe potuto chiudere la partita già sulla nave. Si tratta comunque di aspetti veniali, che non mutano il mio giudizio su una storia che fino ad ora mi vede entusiasta. Credo anch'io, come Ymalpas, che Carswell diverrà amico di Tex, e non posso fare a meno di pensare che questa trama mi ricorda un soggetto che ho nel cuore, che vede Tex e Carson tenaci inseguitori di un ricercato biondo in fuga da Boston, col quale poi i nostri diventano amici... Perdonate la mia debolezza, non ci posso fare nulla Molto bella, poi, tutta la parte a Tampa, con la presa di contatto di Tex con la realtà della Florida: soldati in giro per strada, una guerra alle porte con i "red savages", lo sfruttamento degli schiavi, la guerra come unica alternativa per campare. Ho apprezzato molto il fatto che, al falegname che gli consiglia di arruolarsi, Tex nemmeno risponde: per lui la guerra non è un'alternativa, e non perché sia un vigliacco, come invece pensa il falegname; preferisce riprendere a fare il gambler (che bellissima scelta, Tex fuorilegge e poi anche gambler, sia pure con un personalissimo codice d'onore, a rendere più verosimile e quindi più apprezzabili i giovani e pericolosi anni del nostro), e anche qui c'è da divertirsi, tra mulatte mozzafiato e ufficiali vanagloriosi. E si arriva, di nuovo, a pagina 66, e stavolta nulla può lenire l'amarezza... Complimenti vivissimi a Mauro Boselli per una storia che, per come è cominciata, potrebbe rivaleggiare con le opere immortali che già ci ha regalato sulla regolare: più che un fumetto, un romanzo per immagini, che ci fa promesse impegnative che spero con tutto il cuore che riesca a mantenere. Fino ad ora, non ho comprato alcun cartonato sulle storie di Tex Willer (mentre a breve prenderò Deadwood Dick, altro "romanzo" eccezionale): se la storia continua su questi binari, e se come credo uscirà in cartonato, stavolta non guarderò al prezzo...
  20. Beh, i grandi personaggi della Storia dovevamo essere tutti, chi più chi meno, carismatici. Hai detto Caio Mario e allora perché non Giulio Cesare? Entrambi generali vincenti, il primo però impazzi' e durante la guerra civile divenne sanguinario oltre ogni limite, il secondo invece si mise in luce per la "clementia Caesaris"... Non credo però, per quanto il valore di molti di essi sia indiscutibile, che possano definirsi eroi nell'accezione odierna.
  21. Questo sconfessa il mito che gli eroi perdenti siano solo frutto della modernità
  22. Leo

    [712/713] I forzati di Dryfork

    Folla. Assembramenti che neanche i Navigli prima del lockdown: la banda Decker, Cooper e Taylor, il vecchio minatore, gli slavers e naturalmente i due pards. Davvero un sacco di gente. Ma che bella storia! E complimenti a Rauch per la gestione di tutti questi personaggi. Dai commenti vedo che questa storia a qualcuno non è piaciuta e altri l'hanno trovata da 7 ma non di più. Alcuni hanno lamentato la non centralità di Tex o il "berardeggiare" dell'autore. Io sono invece molto contento dell'esordio di Rauch. Storia bella, western duro come piace a me, con scampaforche dalla giusta grinta (Decker e company) e personaggi "boselliani" interessanti (Taylor ma soprattutto Ray Cooper). Soprattutto quest'ultimo è particolarmente riuscito: canaglia leggendaria, non si fa scrupoli ad abbandonare i due compagni d'evasione alla loro sorte e sembra un assassino della stessa pasta di Decker. Invece durante la storia la sua personalità si delinea meglio: si affeziona al ragazzo, soprattutto da quando questi lo salva estraendo a mani nude la pallottola dalla sua schiena, e vira, dal nero, verso il grigio. Tanta azione, bei dialoghi, personaggi azzeccati, il tutto affidato a matite, quelle di Prisco, che mi sono piaciute molto, soprattutto nella resa dei cattivi. Insomma, Rauch promosso a pieni voti, c'è bisogno di sperare in nuove leve che consentano agli attuali sceneggiatori di tirare il fiato e lavorare con più tranquillità. Una sola preghiera, a @borden: non sono il solo a non aver apprezzato, in questa storia, un Carson tornato ai tempi del peggior Nizzi, praticamente un mezzo rincitrullito costretto a farsi spiegare tutto dal paparino Tex. Penso che nessuno dei lettori voglia tornare a quel Carson. Da questo punto di vista Rauch ha bisogno di essere registrato, siamo solo all'inizio, si può intervenire abbondantemente. Per favore.
  23. Leo

    [364] Il Medaglione Spagnolo

    Ricostruzione puntuale che lascia pochi dubbi; ricordo il redazione del n.364, con le parole di suo figlio Sergio che lessi all'epoca e che ricordo ancora bene, e alle quali oggi grazie a te do' un significato diverso. Mi immagino oggi il dolore del figlio nello scrivere quelle parole che dovevano celare ben altro...
  24. Il concetto mi è chiaro, Carlo, anche se mi è piaciuta la descrizione che ne hai fatto qui. E infatti conosco l'universo narrativo di Tex e non mi sogno nemmeno di contestarlo o di metterlo in discussione. Dico solo che quelle storie - fortunatamente per me minoritarie - non sono decisamente tra le mie preferite, mentre amo le storie western e quelle ambientate nel grande Nord. Ciò non toglie, peraltro, che io non possa apprezzare storie con elementi fantastici, vedi l'ultima di Manfredi di cui dico sempre un gran bene, e vedi anche Il ritorno della Tigre nera, che apprezzai. Dato per assodato che l'universo di Tex non sempre è verosimile, all'interno delle sue regole deve poi però essere verosimile e coerente. Non a caso, mi sono detto "assolutamente d'accordo", pochi post fa, con il felice esempio di Letizia su Achille: accetto che sia invulnerabile tranne che per il tallone, quindi non accetterei che morisse di prostata. Quindi siamo d'accordo. Se leggi lo scambio tra me e Dix, io parlavo solo di gusto personale. Che peraltro, forse anche scioccamente, ho tentato di modificare: ho cercato cioè di forzare questa mia avversione, perché consapevole che in tal modo limito me stesso nella fruizione di opere senz'altro valide, che meriterebbero di essere apprezzate. Per questo ho parlato di mio limite, che a volte però come detto sono riuscito a superare brillantemente Per questo ho sempre tifato per Ettore E va bene. Però i piccioni devono stancarsi di essere piccioni per tempo, non continuare masochisticamente fino all'annientamento. Soprattutto se possono sganciarsi agevolmente. Questo contestavano alcuni forumisti dell'ultima storia di Nizzi e, per quanto io non sia tra i contestatori della storia, pure non mi sento di dar loro torto su questo specifico aspetto.
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