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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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  1. Leo

    [475/477] Il Presagio

    D'accordo con te che sia una delle storie più belle di Nizzi. Anche Carson fa un figurone, poi c'è di tutto: Tex arrestato e poi creduto morto, una donna innamorata, cattivi tra i bianchi e cattivi tra gli indiani, militari corrotti e singolar tenzoni su rupi spaventose. Uno dei capolavori nizziani anche per me.
  2. Mi scuso se mi auto-quoto, non lo faccio per presunzione: otto anni fa, mi limitavo solo a raccontare perché reputo questa storia magnifica. Storia "minore" ma indimenticabile, sono davvero contento che sia stata affidata a Letteri, una delle ultime zampate di un disegnatore che ho sempre amato molto, sin da quella Miniera del Terrore, che fu la mia prima storia letteriana.
  3. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Giuro che stavo per scriverlo, richiamando il parallelismo con javert gia fatto nel mio post iniziale
  4. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Oppure che nell'universo narrativo texiano il corpo si sia costituito in anni più tardi rispetto all'omologo della realtà. D'altronde, nemmeno il corpo dei rangers di Tex è minimamente paragonabile a quello reale, per caratteristiche e mansioni, no? Peraltro, nuovo o meno che fosse anche nella storia di Tex, ciò non ha alcuna conseguenza concreta. Tex è un assassino. Punto. Carswell ne è fermamente convinto. Conosce le motivazioni dei primi omicidi di Tex ma, lo dice chiaramente nell'albo, non si fida. Per lui è' un pistolero senza scrupoli. Basta questo, no? Anche questo è detto nella storia. I rangers del Texas sono, per l'appunto, del Texas e conoscono la vera storia di Tex e conoscono anche la famiglia di provenienza, fatta da galantuomini.
  5. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Riscontrabile nelle sue ULTIME sceneggiature però. Il Nizzi degli anni d'oro ha scritto trame anche molto complesse, come I delitti del lago ghiacciato, Fuga da Anderville, I cospiratori, La Congiura, L'uomo con la frusta, Fiamme sull'Arizona, le cui sceneggiature erano robuste e complesse. Stesso giudizio.
  6. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ok, ma sostanza e motivazioni non cambiano. Sono ben riportate nell'albo. Peraltro, Tex non ne aveva mai sentito parlare e alla sua domanda su cosa fosse un agente federale, il vicesceriffo risponde: "il corpo è stato istituito di recente. Da noi nel West se ne sono visti ancora pochi". E poi giustifica la tenacia di Carswell con la motivazione che ho dato sopra.
  7. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Inviterei a rileggere meglio sia il mio messaggio che la storia: 1) io non parlavo di "riempire" la barca di vice, ho detto solo un paio, anche uno, volendo... 2) Poi non è che doveva controllare i passeggeri uno per uno, per scoprire Tex: ne conosceva già il nome fittizio, e immediatamente è andato a chiedere al Capitano di chi si trattasse, quindi l'entrée di Tex sulla nave non c'entra proprio nulla. Ma ribadisco che si tratta di aspetti marginali, come da me già detto; per il resto, sono entusiasta della storia. Non la penso affatto come te. Per Tex l'agente federale non sta lesinando denaro, questo mi sembra sia chiaro. Come mi paiono chiare le ragioni dell'accanimento di Carswell, che sono sia oggettive (per ragioni "politiche") che soggettive (il bandito Tex): 1) ragioni oggettive: sono spiegate a pag.21 del primo albo: "ha l'incarico di dimostrare al Congresso che gli agenti federali sono utili nella caccia ai delinquenti". Ragioni politiche, quindi, o di auto-affermazione da parte di un corpo ancora nuovo ed evidentemente ancora sotto esame. Catturare il bandito avrebbe importanza per l'assolvimento stesso della missione, indipendentemente da chi sia il catturando. 2) ragioni soggettive: Tex non è, evidentemente, considerato un bandito di mezza tacca. - Pag.15 del primo albo: uno dei vice dice all'altro di sparare a vista, perché "quello è un killer". Questo pensano di Tex. - Poi, a pag.28, sempre del primo albo, un altro bel vice dice agli altri: "è un killer. Non è detto che non ci ammazzi ora, a sangue freddo". - Ancora, pag.20 del secondo albo: Carswell in persona riferisce al Capitano della nave il poco lusinghiero curriculum di Tex, commentando: "Tex Willer ha la pistola facile. Intorno a lui gli uomini cadono stecchiti come mosche". E ancora, vignetta successiva, sempre Carswell: "Troppo pericoloso. Tex Willer ha due pistole e nessuno scrupolo a usarle". Boselli fa capire chiaramente, durante la storia, che Tex è considerato un killer, un bandito pericolosissimo, uno senza scrupoli. Da qui la profusione di denaro del federale che avrebbe ben potuto reclutare una persona in gamba per mettergli il sale sulla coda già sulla nave. Ma ribadisco che per me è un aspetto marginale, ciò che invece mi preme sottolineare è che la percezione che hanno di Tex all'esterno è quella di un assassino senza scrupoli. Sì, l'avevo notato Ah, un'altra cosa su questa storia: mi sento di fare una previsione: credo che Tex diventerà amico non solo di Carswell, ma anche del tenente che ha fatto vincere a poker. Se conosco Boselli andrà così
  8. Cesare fece quanto prima di lui avevano fatto Mario e Silla, e dopo Antonio e Ottaviano. La Repubblica agonizzava, Cesare ha solo accelerato una fine inevitabile. Poi, corrotto: Mario si intascava i proventi delle miniere spagnole, ma ne' Mario né Cesare erano più o meno corrotti di qualunque altro aristocratico dell'epoca. Ops, scusa virgin honletto dopo
  9. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ma se ha tanti di quei soldi da poter assoldare intere posse per mezzo SudOvest? No, il problema economico non esiste, e continuo a ritenere consistente la mia osservazione. Oggi mi hai chiamato vecchio brontolone, l'altro giorno hai detto che eri assolutamente d'accordo sul fatto che sono, per mia stessa ammissione, uno sfracellamaroni? Pensavo di starti simpatico, invece...
  10. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Ma tratterà anche, e soprattutto, di questo, da ora in poi Il biliardo o le freccette sono poco western, mentre il poker lo è eccome. In un fumetto western mi aspetto di assistere a belle partite, e quella con il tenente è avvincente. Con quell'esito sorprendente, poi!
  11. Non è il topic per parlarne, e credo che i moderatori ci riprenderanno Sono d'accordo con te sulla figura di Mario, anche se l'ultima parte della sua vita a mio modo di vedere lo disonorò. Mentre non concordo totalmente (ma penso che tu ti sia fatto prendere un po' la mano dall'accorata difesa di Mario ) sul fatto che Cesare fu quello che fu in parte grazie a Mario. Mario morì che Cesare era giovanissimo, e anzi per colpa della sua parentela con Mario fu perseguitato da Silla, e costretto a fuggire per la sua ferrea volontà di non ripudiare Cinnilla. No, Barbanera, Cesare rifulse di luce propria, e a questo punto può anch'egli considerarsi un eroe nell'accezione "virginiana".
  12. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Io credo che i tanti appassionati di Tex, ivi inclusi alcuni utenti di questo forum, che non stanno seguendo questa collana fanno un grave torto a sé stessi. Prendete l'"Agente Federale": per quello che abbiamo visto finora questa storia ha il respiro dei grandi romanzi d'avventura, con le sue diverse ambientazioni e i suoi tanti personaggi. Questa sarebbe una bellissima storia già di per sé, con i soli due albi che abbiamo potuto leggere finora. E invece è solo il prologo a una seconda parte in cui irromperà la Storia, in un'ambientazione inconsueta per il nostro (futuro) ranger ma non meno affascinante. Il primo albo, nel Sudovest, si mette in luce per lo spaccato di vita quotidiana che fornisce del "nostro" ragazzone: la solidarietà degli abitanti di Corpus Christi, il gioco d'azzardo, l'amicizia disinteressata di gente come Joe e come Milton Faver, la relazione con la seducente Anita (menzione speciale qui per Rubini ); il tutto tra un inseguimento e una scazzottata, in una riuscita alternanza tra azione e parte dialogata che fa montare al contempo il piacere della lettura e il rammarico per l'approssimarsi di quella pag.66... Fortunatamente ho letto l'albo quest'oggi, così che avevo già con me Fuga sul mare a lenire l'amarezza: qui l'ambientazione cambia, con l'adrenalinico salto di Dinamite sulla "Mary": anche in questo albo, tanti personaggi, tutti sapientemente orchestrati grazie a uno spartito impeccabile: spiccano, per ragioni differenti, la biondona (che dà ulteriore pepe a una storia in cui già era apparsa la bella Anita e in cui poco dopo apparirà la bellissima mulatta: a questo proposito, mi rammarica che Borden abbia rassicurato il buon Dix Leroy sulla presenza femminile in futuro), il Capitano della nave, che sa fiutare gli uomini e sa riconoscere "l'ottima stoffa" di cui è intessuto Tex, dandogli una mano insperata e fondamentale, e naturalmente Carswell, che mi ricorda nella sua testardaggine lo Javert de I Miserabili, con Tex novello e ben più combattivo Jean Valjean. Ciò che, fino a questo momento, non ho apprezzato molto: 1) l'inverosimile intelligenza di Dinamite: in un altro topic stiamo parlando di sospensione di incredulità e di regole dell'universo narrativo. Nell'universo narrativo texiano Dinamite è un cavallo geniale, dall'intelligenza quasi umana. MI può star bene quindi che avvisi Tex degli inseguitori, mi sta meno bene la prova attoriale del cavallo in fin di vita che inganna i vice-sceriffi. 2) l'inconsistenza di tutti i collaboratori di Carswell: è vero che il grosso di questi, se non tutti, vengono reclutati occasionalmente dall'agente federale, ma tutti loro dimostrano di essere davvero delle mezze cartucce; non mi sarebbe dispiaciuto se qualcuno fosse riuscito a dare maggior filo da torcere al giovane Tex. 3) il fatto che Carswell salga da solo sulla "Mary". Ha il sospetto che Tex possa arrivare su quella nave, è perfettamente consapevole del fatto che da solo non può affrontare il giovane fuorilegge: per quale ragione, quindi, non porta con sé sulla nave qualche collaboratore, anche soltanto due o tre? E' vero che conta sugli aiuti a New Orleans, ma avrebbe potuto chiudere la partita già sulla nave. Si tratta comunque di aspetti veniali, che non mutano il mio giudizio su una storia che fino ad ora mi vede entusiasta. Credo anch'io, come Ymalpas, che Carswell diverrà amico di Tex, e non posso fare a meno di pensare che questa trama mi ricorda un soggetto che ho nel cuore, che vede Tex e Carson tenaci inseguitori di un ricercato biondo in fuga da Boston, col quale poi i nostri diventano amici... Perdonate la mia debolezza, non ci posso fare nulla Molto bella, poi, tutta la parte a Tampa, con la presa di contatto di Tex con la realtà della Florida: soldati in giro per strada, una guerra alle porte con i "red savages", lo sfruttamento degli schiavi, la guerra come unica alternativa per campare. Ho apprezzato molto il fatto che, al falegname che gli consiglia di arruolarsi, Tex nemmeno risponde: per lui la guerra non è un'alternativa, e non perché sia un vigliacco, come invece pensa il falegname; preferisce riprendere a fare il gambler (che bellissima scelta, Tex fuorilegge e poi anche gambler, sia pure con un personalissimo codice d'onore, a rendere più verosimile e quindi più apprezzabili i giovani e pericolosi anni del nostro), e anche qui c'è da divertirsi, tra mulatte mozzafiato e ufficiali vanagloriosi. E si arriva, di nuovo, a pagina 66, e stavolta nulla può lenire l'amarezza... Complimenti vivissimi a Mauro Boselli per una storia che, per come è cominciata, potrebbe rivaleggiare con le opere immortali che già ci ha regalato sulla regolare: più che un fumetto, un romanzo per immagini, che ci fa promesse impegnative che spero con tutto il cuore che riesca a mantenere. Fino ad ora, non ho comprato alcun cartonato sulle storie di Tex Willer (mentre a breve prenderò Deadwood Dick, altro "romanzo" eccezionale): se la storia continua su questi binari, e se come credo uscirà in cartonato, stavolta non guarderò al prezzo...
  13. Beh, i grandi personaggi della Storia dovevamo essere tutti, chi più chi meno, carismatici. Hai detto Caio Mario e allora perché non Giulio Cesare? Entrambi generali vincenti, il primo però impazzi' e durante la guerra civile divenne sanguinario oltre ogni limite, il secondo invece si mise in luce per la "clementia Caesaris"... Non credo però, per quanto il valore di molti di essi sia indiscutibile, che possano definirsi eroi nell'accezione odierna.
  14. Questo sconfessa il mito che gli eroi perdenti siano solo frutto della modernità
  15. Leo

    [712/713] I forzati di Dryfork

    Folla. Assembramenti che neanche i Navigli prima del lockdown: la banda Decker, Cooper e Taylor, il vecchio minatore, gli slavers e naturalmente i due pards. Davvero un sacco di gente. Ma che bella storia! E complimenti a Rauch per la gestione di tutti questi personaggi. Dai commenti vedo che questa storia a qualcuno non è piaciuta e altri l'hanno trovata da 7 ma non di più. Alcuni hanno lamentato la non centralità di Tex o il "berardeggiare" dell'autore. Io sono invece molto contento dell'esordio di Rauch. Storia bella, western duro come piace a me, con scampaforche dalla giusta grinta (Decker e company) e personaggi "boselliani" interessanti (Taylor ma soprattutto Ray Cooper). Soprattutto quest'ultimo è particolarmente riuscito: canaglia leggendaria, non si fa scrupoli ad abbandonare i due compagni d'evasione alla loro sorte e sembra un assassino della stessa pasta di Decker. Invece durante la storia la sua personalità si delinea meglio: si affeziona al ragazzo, soprattutto da quando questi lo salva estraendo a mani nude la pallottola dalla sua schiena, e vira, dal nero, verso il grigio. Tanta azione, bei dialoghi, personaggi azzeccati, il tutto affidato a matite, quelle di Prisco, che mi sono piaciute molto, soprattutto nella resa dei cattivi. Insomma, Rauch promosso a pieni voti, c'è bisogno di sperare in nuove leve che consentano agli attuali sceneggiatori di tirare il fiato e lavorare con più tranquillità. Una sola preghiera, a @borden: non sono il solo a non aver apprezzato, in questa storia, un Carson tornato ai tempi del peggior Nizzi, praticamente un mezzo rincitrullito costretto a farsi spiegare tutto dal paparino Tex. Penso che nessuno dei lettori voglia tornare a quel Carson. Da questo punto di vista Rauch ha bisogno di essere registrato, siamo solo all'inizio, si può intervenire abbondantemente. Per favore.
  16. Leo

    [364] Il Medaglione Spagnolo

    Ricostruzione puntuale che lascia pochi dubbi; ricordo il redazione del n.364, con le parole di suo figlio Sergio che lessi all'epoca e che ricordo ancora bene, e alle quali oggi grazie a te do' un significato diverso. Mi immagino oggi il dolore del figlio nello scrivere quelle parole che dovevano celare ben altro...
  17. Il concetto mi è chiaro, Carlo, anche se mi è piaciuta la descrizione che ne hai fatto qui. E infatti conosco l'universo narrativo di Tex e non mi sogno nemmeno di contestarlo o di metterlo in discussione. Dico solo che quelle storie - fortunatamente per me minoritarie - non sono decisamente tra le mie preferite, mentre amo le storie western e quelle ambientate nel grande Nord. Ciò non toglie, peraltro, che io non possa apprezzare storie con elementi fantastici, vedi l'ultima di Manfredi di cui dico sempre un gran bene, e vedi anche Il ritorno della Tigre nera, che apprezzai. Dato per assodato che l'universo di Tex non sempre è verosimile, all'interno delle sue regole deve poi però essere verosimile e coerente. Non a caso, mi sono detto "assolutamente d'accordo", pochi post fa, con il felice esempio di Letizia su Achille: accetto che sia invulnerabile tranne che per il tallone, quindi non accetterei che morisse di prostata. Quindi siamo d'accordo. Se leggi lo scambio tra me e Dix, io parlavo solo di gusto personale. Che peraltro, forse anche scioccamente, ho tentato di modificare: ho cercato cioè di forzare questa mia avversione, perché consapevole che in tal modo limito me stesso nella fruizione di opere senz'altro valide, che meriterebbero di essere apprezzate. Per questo ho parlato di mio limite, che a volte però come detto sono riuscito a superare brillantemente Per questo ho sempre tifato per Ettore E va bene. Però i piccioni devono stancarsi di essere piccioni per tempo, non continuare masochisticamente fino all'annientamento. Soprattutto se possono sganciarsi agevolmente. Questo contestavano alcuni forumisti dell'ultima storia di Nizzi e, per quanto io non sia tra i contestatori della storia, pure non mi sento di dar loro torto su questo specifico aspetto.
  18. Per un mio limite, per gusto personale, questo tipo di storie non mi piace. Da Tex voglio essenzialmente il western. Ma Tex non è solo questo, lo so, ed è giusto che gli autori tengano conto dei gusti di tutti. Di...?
  19. A proposito di verosimiglianza storica, la serie Texwiller a un certo punto incrocerà la guerra di secessione. Si sa già, è già pianificata, o ancora non è stabilito nulla, se questo periodo coprirà un bel po' di numeri della nuova serie sul giovane Tex? Come oggi siamo fermi più o meno nel 1858, e diverse avventure si situano in questo lasso temporale, si sia già se la guerra di secessione sarà teatro di più storie? E se sì, quando cominceremo a leggerlo (non che abbia fretta...)? Io amo quel periodo...
  20. Io Un mondo perduto non la ricordo per niente. Fa parte di quel filone che, pur appartenendo alla tradizione texiana, ho sempre guardato con un fastidio, lo ammetto, un po' snobistico. Mi fido solo perché la scrive Borden.
  21. Il segreto del giudice Bean la devo rileggere perché all'epoca non mi convinse. Ma a quelle da te citate ci sarebbero da aggiungere I Giustizieri di Vegas, Missouri, Tornado, L'ultima diligenza, Morte nella nebbia. Per me ognuna delle storie citate è un gioiello. Sul Monte rainier, per tornare in topic, io sono in effetti preoccupato, ma non escludo che queste mie riserve possano svanire al momento della lettura.
  22. Lo so che erano delicate, però visto che spesso non ti tiri indietro, ci ho provato Ma già sapevo che non avrei potuto pretendere risposta certa. Sì, nella prima storia di Laredo Ortiz fu quasi all'altezza del suo celebre Texone.
  23. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Non sarà forse un gran critico, ma è un altro lettore a cui è piaciuta la storia. Per "classica" intendo tradizionale, nell'impostazione e nel modo di sceneggiare, non (solo) per il citazionismo che pure è indubbio e d'altronde deliberato. E non credo che questo modo di scrivere sia concepibile solo oggi, penso che oggi come vent'anni fa ci sia una parte di pubblico che ci si diverte ancora. Non io, beninteso, da Tex mi aspetto di più, anche se leggere la storia in questione non mi è affatto dispiaciuto, avendo apprezzato l'ambientazione e i dialoghi. Forse è vero che a me sembra classica perché ho iniziato con Nizzi. Ma il Nizzi dei miei anni, dei suoi anni d'oro, è anch'esso divenuto un classico, altro che Cristina D'Avena. Tra i "classici" di Tex non c'è più solo GLB, c'è anche Nizzi, come d'altronde anche Boselli (che per me è il migliore dei tre, superiore anche a GLB: i classici di Tex, tra venti o trent'anni, saranno quasi tutti suoi. Se fossi un editore, ad esempio, lancerei l'idea di collane di pregio che chiamerei "Le marcelliane", con tutte le storie che Marcello ha disegnato per Borden). Questa storia può essere eccessivamente dilatata, abusare impunemente di vignette sprecate, presentarci indiani giocattolo... ma ha una trama, che fila anche abbastanza bene. Le ultime storie di Faraci, invece, non avevano nemmeno quella, o avevano buchi troppo evidenti. Credo che Tito avesse perso fiducia, e non escludo che la frequentazione di questo forum abbia potuto incidere sulla sua insicurezza. Non siamo stati teneri (né dobbiamo esserlo, beninteso) e chissà che questo non abbia minato la sua autostima di scrittore texiano.
  24. Permettimi di dissentire, Mauro. Nella storia di Ruju i Forrester erano praticamente in trappola. Finiti, spacciati. Sono all'interno di un ranch fortificato in cui tutti gli sono contro. Se la storia, da quel vicolo cieco, va avanti è solo perché l'autore ha demolito (metaforicamente e "fisicamente") il muro, così che quel vicolo cieco non è più stato tale e i Forrester sono potuti fuggire. E la storia è andata avanti, ma solo a costo di una forzatura. Che io non riesco a considerare veniale, perché essenziale ai fini del prosieguo della storia. Lì però i due pards sono allo scoperto e non hanno alternative che farsi rotolare lungo il pendio. Che scena, quella! E che storia! E' vero: la scena, che peraltro è plausibile per come si sviluppa e quindi poco paragonabile ad altre proposteci da Faraci, si innesta comunque all'interno di una vicenda così splendidamente costruita da non essere minimamente criticabile. Ricordo quell'estate del 2000. La miniera del fantasma mi piacque così tanto che, in quel mese di agosto, ricordo che lessi l'albo almeno tre volte: non vedevo l'ora di avere tra le mani Montagne Maledette (con quella copertina, poi!), ma poiché dovevo aspettare un mese e non mi bastava la pazienza, continuavo a rileggere il primo albo con avidità, come quegli assetati che bevono avidamente le poche gocce a disposizione. Montagne Maledette è un gioiello, per testi e disegni. Vorrei chiedere a @borden se gli piaceva lavorare con Ortiz, disegnatore amatissimo da Nizzi... Hai chiesto di chiuderla qui, ma io ne riparlo solo perché il tema de La città nascosta ben si attaglia al presente topic. Al di là dello sviluppo non felice della sceneggiatura, una storia con una trama del genere (da primo centinaio, la definimmo quando uscì) può ancora trovare posto nell'ottavo decennio texiano? Forse, al di là della sceneggiatura faraciana, aveva ben fatto Sergio Bonelli a bocciare il soggetto e male voi a ripescarlo? Non è una critica né una domanda retorica: mi chiedo davvero se storie del genere possano ancora essere leggibili nel 21° secolo, e non so dare una risposta certa. E ti piacque come la realizzò Nizzi? O magari pensi che il tuo spunto avrebbe potuto essergli superiore?
  25. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Ragazzi, il post di Testa di Vitello e di altri prima di lui o la recensione di riminicomix postata da nk, dimostrano solo una cosa: il curatore ha sempre ragione. Al netto delle pippe mentali che noi qui nel forum ci facciamo (io per primo mi sono annoverato tra "gli esigenti"), una storia classica come quella nizziana può scontentare alcuni, ma per una grossa fetta raggiunge pienamente il suo scopo. E poiché in un'opera seriale ci vuole anche la classicità e la routine, ecco che ancora oggi nessuno meglio di un vecchietto riesce a garantire questi elementi, cosa che ad esempio non è riuscita ad altri che pure hanno provato a cimentarsi con il ranger. A questo punto, povero Borden, sulle cui spalle grava il compito di sfornare i capolavori: fortunatamente sembra una cosa che gli riesce facile...
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