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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    Claudio Nizzi

    A quale pagina FB fai riferimento, Valerio? Su TWO ho letto alcune cose, anche se in periodi più recenti. Borden viene definito "l'esimio curatore" e viene accusato di stravolgere Tex. Per dire che anche Diablero, più realista del re, sarebbe considerato un eretico in altri lidi, dato il suo apprezzamento per Borden... Ma anche qui abbiamo avuto assaggi di gente iper-critica nei confronti dell'attuale curatore, e devo dire che ho trovato spesso le critiche esagerate, immotivate, ingenerose. Tra i quali NON ci sono io, intendiamoci. Rimpiango il Nizzi degli anni '80-'90, non l'ultimo Nizzi. E poiché non credo che il Nizzi attuale possa rinverdire i suoi fasti, non sono tra coloro che ne rimpiangevano l'assenza su Tex. Quindi non gongolo... Ma certo che lo è, checché se ne stia dicendo qui da giorni. Più e più volte elencate in questi giorni. Ieri hai citato Indiana Jones. Oggi stai facendo... L'Ultima Crociata
  2. Leo

    Claudio Nizzi

    Perche Borden, così rispettoso del canone texiano, ha richiamato uno che non sa scrivere Tex? È alla canna del gas?
  3. Leo

    Claudio Nizzi

    La penso come te. Quando Tex si fa infinocchiare dal Colonnello Watson, ho trovato la scena non texiana e devo dire che mi ha dato fastidio. Anzi, l'ho considerato un erroraccio di sceneggiatura da parte di Nolitta. Eppure, è una delle storie che amo di più. Red Hill invece mi da' più fastidio perché non si tratta solo di un momento di distrazione, lì Tex fa proprio la figura del pollo, sbagliando una valutazione abbastanza facile circa il trattamento degli indiani da parte del governo canadese. Cosi tanto fastidio che invece quella storia non sono mai riuscito ad apprezzarla appieno... Quando, ancora, Tex le busca da O Bannion ho ritenuto la scena una forte mancanza di rispetto del personaggio compiuta, cosa più grave, da un esordiente. Eppure, quella sequenza la ricordo come appassionante, finalmente uno scontro in cui Tex vince ma suda un po' di più. Questo per dire che effettivamente il modo di leggere di ciascuno di noi incide. Chi è attento all'ortodossia del personaggio pretende che esso debba rimanere sempre fedele a sé stesso, ritenendo legittimamente che questo si possa fare facendo comunque divertire il lettore (vedi Borden). Poi ci sono quelli con vedute più lasche, che pretendono sempre di leggere Tex ma che sono disposti (anche se non sempre e non troppo, perché altrimenti il personaggio si logora) a tollerare una botta in testa in più pur di leggere una storia avvincente (vedi ad esempio il Colonnello Watson, dove Tex fa un errore grossolano). Su Fuga da Anderville, di cui tanto si dibatte, non ci sono errori grossolani eppure Tex viene, in qualche modo, "sconfitto". In realtà è incolpevole, perché l'autore ha fatto sì che il cattivo la facesse franca senza che a Tex si possa imputare nulla, a meno che non si pretendano da lui qualità magiche. Si tratta quindi, a mio modo di vedere, di una storia bellissima e pienamente texiana
  4. Leo

    Claudio Nizzi

    In realtà sono intellegibilissimi. Diablero ha una qualità di scrittura che rende agevole anche uno spiegone lunghissimo (e quindi per me non risulta mai estenuante, per fugare un suo timore). Solo che, non volendo ora fare l'esegesi del suo bello e lungo post, anch'io avevo capito, in soldoni, le stesse cose.
  5. Personalmente credo che Ticci sia il miglior realizzatore grafico di Tex. Se penso a Tex, penso al Tex di Ticci. E' a mio parere il più rappresentativo, più di quelli di Galep o di Villa. Amo soprattutto il Ticci nizziano, anni '80-'90, per intenderci, molto più di quello precedente (sempre per intenderci, quello di Sulle piste del Nord) e di quello successivo. Letteri ha invece il primato nel Tex più affascinante. Inoltre, sa far recitare i personaggi come nessun altro. Non mi è mai piaciuto il suo Carson (a differenza del Carson di Ticci, che considero il mio preferito con quello di Marcello). Letteri non ha modificato molto il suo stile (a differenza di Ticci); dagli anni '90 il suo segno è invecchiato, con un declino più marcato di quello di Ticci, che a ottant'anni suonati propone ancora un buonissimo Tex.
  6. Leo

    Claudio Nizzi

    Non lo leggo da troppi anni
  7. Leo

    Claudio Nizzi

    Monctezuma non la ricordo. Athabaska Lake la ricordo come una lettura noiosa, e così Ritorno a Culver City. Molto carina Pioggia. Lo Squadrone Infernale la ricordo come una storia proprio brutta. Discorso a parte merita Rio Hondo: una storia classica, senza fronzoli. Ma ha qualità importanti, come la solidità dei dialoghi e la personalità di personaggi indimenticabili: il conflitto padre-figlio Bascomb, il vecchio pioniere che parla con la moglie morta sulla collina, la splendida e vendicativa vedova Herrero. Ho sempre ritenuto questo Maxi il migliore insieme a quello di Red Eye e a Nueces Valley. D'accordissimo su questo.
  8. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Tavole pazzesche!!!!!!!!!!! E copertina altrettanto bella.
  9. Leo

    Claudio Nizzi

    E però Un Treno per Redville è una delle sue ultimissime storie. Ed è una bella storia. E con questo non sto rivalutando un periodo per altri versi pessimo. Sto solo dicendo che qualche unghiata l'ha data pure Nizzi (così come anche con Puerta del Diablo).
  10. Leo

    Claudio Nizzi

    Pecos, converrai però che una cosa è riscontrare difetti ex post, un'altra dire che ai lettori "nati" con Nizzi piacciono le sue "storielle semplicissimi e banali", svalutando così l'intera opera di un autore che invece è stato salvifico per la testata fino a un certo momento. Sul discorso dei soggetti siamo d'accordo.
  11. Leo

    TWF Magazine 20 1.0.0

    E' uscito giusto in tempo per il we lungo! Sarà una gran bella lettura
  12. Leo

    Claudio Nizzi

    Questa è la cosa che più mi sorprende, davvero... E comunque, credo che l'approccio di Diablero su Nizzi e sui suoi "fans" (se davvero ce ne sono) sia davvero troppo riduttivo. Però, signori, non riprendiamo a litigare, Vi prego
  13. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Sì, lo capisco, ma la trovo comunque un po' forzata. Non riporto tutto il post, ma ti faccio i miei sinceri complimenti. 'Orco, che competenza! E che qualità di scrittura! Se solo fossi meno dogmatico su Nizzi
  14. Leo

    Claudio Nizzi

    Il mio primo Tex, letto all'età di dieci anni, è stato La leggenda della vecchia missione. Ed è stato decisivo per la mia passione per Tex (e per Carson), confermo. Sono cresciuto con il Tex di Nizzi, sì. Dall' 88 (anno de La Leggenda della vecchia missione, appunto) al 94 ho letto praticamente solo Nizzi, recuperando anche le sue vecchie storie (ricordo che una delle prime che lessi fu I Delitti del lago ghiacciato, che mi piacque molto, poi Fuga da Anderville, La locanda dei fantasmi, I Cospiratori, Aquila della notte, ecc.). Più tardi sarebbero venute altre "storielle semplicissime e banali" come La Congiura, La Tigre Nera, Furia Rossa. Questa tua affermazione è apodittica, banalizzante e un tantino offensiva, Diablero. Non leggiamo Tex per gli spiegoni e per le storielle con cui siamo cresciuti semplicemente perché non erano storielle: tu ne fai un dogma, che tuttavia non corrisponde al vero Il Tex ironico ed eroico di Nizzi, direi. Tu dici che il tuo discorso vale per i grandi numeri e non per i singoli forumisti. Però io sono in questo forum da un po' di anni, e quasi nessuno corrisponde alla tua descrizione: cioè quella di amanti viscerali del loro "papà" texiano che di conseguenza pensano che Borden scriva troppo difficile. Io qui vedo una stragrande maggioranza che apprezza sia Nizzi che Boselli, pur cogliendone le evidenti differenze. Il manicheo, qui, sei tu (senza offesa, pard ) Hai spesso accusato Valerio di essere intervenuto su una storia che non aveva letto, ma qui tu rispondi a una mia domanda semplicemente non rispondendo: mi dici che quelle storie non te le ricordi e non hai nemmeno intenzione di rileggerle. Non ti sprono a farlo, se addirittura hai rimesso in discussione Fuga da Anderville non cambieresti certo idea con queste altre. Io le ricordo tutte e le amo tuttora. Certo, ne ricordo l'impianto generale e la sensazione di benessere che mi diede la loro lettura. Non ricordo francamente se Tex facesse o meno delle figuracce. Ma questo aspetto, che tu e il tuo gruppo dell'epoca tenevate in gran conto, io non l'ho mai percepito come un grosso problema. E non perché io sia cresciuto "a pane e Nizzi" e non con GLB, ma solo perché ho sempre ritenuto normale che avversari tosti possano mettere in difficoltà il protagonista. Insomma, non potrei ora fare un'analisi minuziosa delle singole botte in testa prese da Tex, ma posso dire che non ho mai avvertito, con le storie di Nizzi, quel fastidio per te intollerabile. Mi potrai dire che non sono attento. E invece ti dico che quando, anni dopo, lessi Il Collonnello Watson, mi indignai per il fatto che Tex si fosse fatto tramortire dal colonnello durante la partita di biliardo: che Tex piccione, pensai! Non è questo il Tex che conosco io. Questo per dirti che anche a me non piacciono le brutte figure, ma se mi ricordo di questa e non delle altre, è perché pur essendo io attento a questo aspetto, le altre non mi erano parse così scandalose. "Scandalosa" fu anche la ripassata presa per mano di O'Bannion nella storia di Medda, ad esempio, a riprova che le brutte figure me le ricordo, ma guarda caso non sono state scritte da Nizzi. Qui siamo d'accordo, soprattutto sulle scelte autolesioniste della Casa Editrice. Che si riverberano anche sull'attuale situazione tanto che, guarda caso, la Casa Editrice per rimpiazzare Nizzi ha pensato bene di richiamare proprio... Claudio Nizzi Questa è una sintesi equilibrata, che mi trova del tutto d'accordo, come anche quella di Valerio richiamata da Virgin. Altro che le storielle semplici e banali di cui parla Diablero: spasso e lettura piacevole come minimo per me. E a partire da un certo punto, predisposizione a non acquistare più l'albo se l'autore era Nizzi. Entrambe le cose. Non una sola delle due.
  15. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Ciò che non mi torna: Tex e Tiger arrivano a Magdalena e già sanno che i vaqueros di Manuel non conoscono Harry e non lo hanno mai visto prima. Forse è sfuggito a me, ma quando avrebbero appreso questa informazione, visto che Carson e Kit ne vengono a conoscenza nel saloon? Ciò che non mi è piaciuto: il tentativo di Harry di sparare a suo fratello. Mi erano piaciute le frizioni tra i due, durante la storia, nate da due modi diametralmente opposti di intendere la vita, tanto che avevo elogiato Borden nel mio precedente post per il guizzo di felicità negli occhi di Harry Logan quando vede arrivare Tex a Magdalena: il criminale non vede in Tex un nemico, ma la sua vita avventurosa, la sua adrenalina, la battaglia quotidiana di cui ha bisogno e che teme di veder svanire tra gli ozi del ranch del fratello. Questi sentimenti li capisco e mi vanno bene. Ma voler ammazzare il proprio fratello solo perché "non è degno" dopo che peraltro si è fatto il mazzo per salvarti la vita, insomma, l'ho trovato un po' forzato. Come detto in premessa, perplessità di poco conto per quella che resta una storia straordinaria. Poi Villa. Il migliore. Punto e basta. Volevo fare una riflessione. E' indubbio che la forza degli avversari di questa storia non sta solo nel come li ha concepiti Boselli, ma anche nelle loro fattezze, nelle loro espressioni. La missione di San Xavier, poi, con il contorno di spaventosi apaches, e la sonnacchiosa Magdalena, con quei messicani più veri del vero... Villa è stato decisivo nella riuscita del Texone, e d'altronde questa è un'ovvietà, essendo il fumetto una combinazione di testi e disegni. Però Villa nella sua intervista dice che "il disegnatore di fumetti fa il casting, allestisce le scenografie e i costumi... è il tecnico delle luci e il regista". Il regista. Ho sempre pensato che, in un fumetto, il regista fosse l'autore dei testi, senza il quale la storia non partirebbe nemmeno. Invece Villa mi schiude una prospettiva diversa. L'autore dei testi è "solo" lo sceneggiatore? Volessimo fare un parallelismo col cinema (se ha senso un simile accostamento), il regista sarebbe il disegnatore?
  16. Leo

    Claudio Nizzi

    Una bella considerazione. La verità è che Nizzi ha sempre tenuto a che Tex fosse centrale, e considerava "eretico" e comunque contrario al suo modo di intendere Tex che nelle storie vi fossero personaggi "ruba-scena", alla Shane O'Donnell ad esempio, che lui appunto con poca eleganza non mancava mai di rimproverare all'attuale curatore. Per me questa sua "fissa" è un rimpianto, perché le poche volte che ha NON accantonato Tex, ma soltanto gli ha affiancato comprimari forti, ecco che anche Nizzi ha sfornato capolavori. Fuga da Anderville è il capolavoro (ahimé, quasi) indiscusso di Nizzi, ed è a ben vedere quanto di più lontano dal suo modo di intendere Tex. Se soltanto non avesse avuto quel suo modo di pensare, e avesse voluto scrivere in maniera più "calda", cosa avrebbe potuto regalarci, con la sua per me indubbia (per quanto qui pesantemente discussa) maestria? Fuga da Anderville e Furia Rossa, dici. Ma anche L'Uomo senza Passato, dove il protagonista è Kit; L'Ultima Frontiera, che proprio oggi Ymalpas ha annoverato tra i "suoi" capolavori, altra storia lontana dalla "poetica" nizziana; La Grande Rapina, anch'essa oggi citata da Ymalpas, con un avversario che è di fatto un grande co-protagonista della storia; L'Ultimo Ribelle, con la splendida figura del colonnello sudista. Per me tutti capolavori. E allora, peccato davvero. Titoli da brividi. C'è da essergliene grati.
  17. Leo

    Il Tex di Manfredi

    Tranne che se polemizzi con lui sulla politica. Risposi su Facebook in maniera educata su una questione politica che lui aveva sollevato ma non accettò il dibattito diventando nei miei confronti sgradevole e offensivo. Non me la sono presa e so che è una persona gentile, ma non molto democratico...
  18. Leo

    Il Tex di Manfredi

    Ma è la media del forum o le tue personali valutazioni?
  19. Leo

    Gianfranco Manfredi

    Verso l'Oregon, La pista degli agguati, La grande Sete, anche l'ultima sulla regolare: gran belle storie. Ma il suo ultimo Maxi? Orribile! Molto molto incostante, sì.
  20. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Molto furbo, Mauro Boselli. Ha fatto con questo Texone quello che già fece con Il Magnifico Fuorilegge. E' andato sul sicuro. C'ho Villa, si sarà detto, come lì Andreucci. Chi me lo fa fare a scervellarmi a creare chissà quale storia, adesso faccio come ho fatto con il Texone del giovane Tex, scene western a profusione, trama iper lineare, iper classica, i banditi cattivi, gli apaches torturatori, i messicani brutti e un po' tonti. Un trio di fratelli comunque affascinanti, l'Arizona di contorno, Tutto qui. Tanto c'è Villa. Con una trama così ridotta all'osso, non c'è timore di sbagliare. La differenza la fanno i disegni. E no! La differenza la fa pure la sceneggiatura. Certo, al fascino dei tre vilains contribuisce in maniera decisiva Villa, soprattutto con Harry, con la sua faccia indimenticabile, il suo naso grifagno, il suo fascinoso sorriso cattivo. La flemma con cui tiene le braccia poggiate sulle sbarre della cella, la tranquillità con cui aspetta la forca, di cui sente i rumori dalla sua prigione, la feroce ironia che riserva a Steve. Abbiamo finalmente incontrato un cattivo con i controfiocchi che eccolo affiancato da altre due bellissime figure, il finto prete e il falso mendicante indiano, anche loro molto promettenti, in termini di personaggi da ricordare. Tucson è in attesa. E' in quiete, ma ha paura della tempesta. Gli sceriffi si sorridono, ma sono tesi come corde di violino. I lettori pure, sapiente è la mano di Borden che evoca un'attesa carica di elettricità, scandita dal ghigno feroce di Harry e dalle mosse oscure dei suoi due complici. Un flashback interrompe l'attesa, per raccontare una succulentissima scena dei due pards che affrontano una sequela di brutti ceffi in un vecchio trading post isolato nel deserto. Scena bellissima, in cui Borden non fa sfigurare il mio Carson. Poco dopo, è a lui che Borden affida una triste riflessione su Shepard, il vecchio proprietario del trading post: "è morto a causa nostra, Tex". Senso di colpa. Perché Tex e Carson sono dei violenti, e combattono le loro battaglie. Ogni tanto, però, ci va di mezzo un innocente; violenza chiama violenza. "E' morto a causa nostra, Tex", ma Tex non accetta questa chiave di lettura e si affretta a cancellarla con parole che non ammettono repliche. Nel frattempo, a Tucson si compie l'inevitabile. Logan è liberato. Due "bang bang" liquidano l'inerme Steve, e la tragedia si chiude con il corpo di Tom Rupert in primo piano riverso a terra con i criminali sullo sfondo che fuggono verso la libertà. Prima tappa: San Xavier. La vecchia missione è una gioia per gli occhi, tanto è disegnata bene e tanto è vera; nel frattempo, si scorgono delle crepe nel rapporto tra i fratelli, mentre Tex e Carson danno vita a un siparietto dei loro, quasi degno di quelli proposti dal miglior Nizzi (quasi, eh, su quelli ritengo il buon Claudio imbattibile), comunque molto molto gustoso. Ma non c'è tempo per sorridere: i nostri sono attesi da una brutta sorpresa, che si traduce in una scena adrenalinica per il lettore, con Carson preda degli apaches e Tex con le spalle al muro. Carson e Tex non possono morire, ne usciranno per forza. Eppure, nonostante questa consapevolezza, la storia ti prende a tal punto che non vedi l'ora di vedere come si tireranno fuori dalle secche, pregusti la scena successiva, senti un leggero tremito alle dita che devono voltare pagina. Che dire, se ancora riusciamo a provare tale elettricità? Se ancora trepidiamo con gli occhi di Carson, al vedere Tex che si presenta dagli apaches realmente disarmato? Niente di nuovo sotto il sole, cose già viste, ma raccontate divinamente, perbacco! Ma a Borden non basta, vuole strafare! Anche il duello a Tiger, gli fa combattere. Vuole l'ovazione, il tripudio, il coro da stadio in una finale mondiale. Troppo facile, Borden. Eppure dobbiamo applaudire, non ci sono alternative. Pensate che sia finita? Non avete capito allora l'operazione Euforia perpetrata da quel subdolo dell'autore. Alcune pagine dopo, propone addirittura un quadriello, con smaccata citazione leoniana degli occhi e dei volti in primo piano negli istanti che precedono gli spari. Un duello voluto da Tex, con Tex non uomo di giustizia ma giustiziere, che si sostituisce al boia come ne "L'implacabile". E d'altronde a cosa fa riferimento, Borden, con quel suo titolo, "L'Inesorabile", se non alla storia glbonelliana in cui Tex antepone la vendetta alla giustizia? Anche qui, Tex vuole il regolamento di conti, non la giustizia: certo, non gli hanno assassinato la moglie, ma il sentimento è simile, i suoi occhi sono impietosi di fronte a quei cani rabbiosi che hanno ucciso prima il suo amico Steve e poi il povero Shepard e forse, chissà, anche lo sceriffo Tom. E' evidente il parallelismo tra "Implacabile" e "Inesorabile": è il Tex di Brennan e Teller, il Tex di "Massacro". Nessuna pietà per Harry Logan, di cui mi resterà impresso il sorriso sinceramente divertito nel trovarsi di fronte Tex Willer a Magdalena: guardatelo, a pag.219: mentre i suoi fratelli sono arrabbiati per la brutta sorpresa di ritrovarsi i rangers tra i piedi, lui ha un guizzo quasi di felicità, negli occhi! C'è ammirazione, in quegli occhi, per quell'avversario che è riuscito a passare indenne tra le grinfie dei chiricahuas. C'è entusiasmo per cotanto valore, l'entusiasmo di colui che è sì una belva feroce ma che è anche un grande spirito avventuroso: non vuole andare a rinchiudersi nel ranch del fratello, vuole l'avventura della sua vita criminale, vuole le sue battaglie, non gli agi dei rancheros. Vuole l'adrenalina di incontrare i Tex Willer lungo la sua strada, fosse anche l'ultima cosa che fa. Non tutto però funziona. Solo che ora non ho il tempo, esternerò in seguito le mie perplessità (di poco conto).
  21. Leo

    Claudio Nizzi

    Purtroppo nemmeno io credo che Nizzi possa regalarci dei capolavori. Speriamo si mantenga su una buona qualità media, e poi chissà...
  22. Leo

    Claudio Nizzi

    Tex è difficile perché è un western con settanta e passa anni di storia editoriale. E' davvero incredibile che abbia ancora qualcosa da dire. Se però ci si deve affidare a un signore con l'età da pensione, la paura che alla distanza Tex si dissolva c'è eccome. La penuria di nuovi autori è davvero preoccupante. Faraci non ha retto: peccato, è un ottimo autore. A Ruju rimproveriamo la mancanza del guizzo, ma almeno l'autore sardo ha scritto quasi tutte buone storie (con delle brutte cadute, secondo me) e soprattutto storie texiane, nel solco della tradizione, con buone trame e buoni dialoghi. La presenza di Ruju diventa così fondamentale, perché col suo innegabile mestiere riesce a proporre un bel Tex e consente a Borden di riprendere fiato per storie più ambiziose. Sarebbe il caso che anche Ruju ci provasse, ad essere più ambizioso: se ne dovesse uscire una mezza schifezza, penserà Borden a vigilare e al più non si pubblica. Però Ruju ha il dovere di provarci. Ricordo il Borden degli esordi: ogni storia era una grande storia, partì con una marcia che denotava non solo ambizione ma ovviamente predisposizione a scrivere un certo tipo di storie. Se questa Ruju non ce l'ha, è chiaro che può farci poco, ma io credo che lo si debba incoraggiare a provarci. Come detto, comunque, la sua presenza resta indispensabile perché è un valido ricambio che conosce e sa scrivere Tex.
  23. Leo

    Claudio Nizzi

    Non sono nessuno. Solo che scrivere che una storia quasi unanimamente considerata un capolavoro (Fuga da Anderville) è "una stronzata" e che "se questa è un capolavoro, io non ci ho capito un cazzo", a me sembra una provocazione, anche sguaiata nella forma. Poi se questo è il tuo stile non lo so, ti ho letto poco. Ritorno su questo post non perché non voglia accettare l'invito dei moderatori, ma solo perché la testimonianza di Borden mi sembra un importante punto di discussione e penso se ne possa parlare in maniera civile. Diablero e poi Monni avevano dipinto Nizzi come un bulimico di storie che, di fatto (non necessariamente nelle intenzioni), escludevano gli altri. Non è che Borden e gli altri non potessero scrivere, tanto che lo hanno fatto (e meno male) e Borden lo ha fatto anche abbastanza spesso. Non potevano però scegliersi i disegnatori, e quelli che rimanevano a un certo punto erano tutti occupati. Da qui una certa frustrazione di Borden. Che però ha sempre accettato le ragioni della Casa Editrice. E forse queste ragioni possono risiedere nell'ipotesi da me fatta qualche post fa, e cioè che magari Bonelli dubitava della tenuta di quello che tutto sommato era un esordiente (su Tex) come @borden all'epoca? Per non parlare della sfiducia negli altri componenti della banda del "pronto soccorso" messa in piedi all'epoca, e cioè Berardi, Medda e in qualche misura Canzio (che comunque aveva un ruolo diverso da quello dell'autore)? Forse Nizzi iper-scriveva per paura di perdere il ruolo, o forse anche perché la Casa Editrice ancora si affidava pressoché interamente a lui, per gli innegabili meriti storici che aveva accumulato fino a quel momento. E questa mi sembra una cosa naturalissima, e non è colpa di nessuno, né della Casa Editrice né dello stesso Nizzi. Questo continua a farlo ancora adesso. Non è ora che è anziano, e non mi sta bene nemmeno dire che "è all'antica". Troppo facile. E' proprio sui generis, per usare un eufemismo Questo dimostra due cose: 1) lo spirito sportivo di @borden, che deriva da un senso di superiorità del curatore del tutto legittimo (nel senso che ormai puoi infischiartene di quello che dice e fai anche bene). 2) che oggi ci sono pochi potenziali scrittori di Tex, tanto che il curatore è "costretto" a rivolgersi a un ottantenne. Lo abbiamo detto mille volte in questo forum, il florilegio dei vari possibili autori (Berardi, Medda e altri) non ha resistito ad alcune eccezioni e soprattutto ad alcuni fatti raccontati qui da Borden che in soldoni possono tradursi nel fatto che questi autori non sono disponibili a mettersi al servizio del personaggio e mettersi a studiare. Vogliono scrivere Tex senza aver letto gli ultimi trent'anni, tanto che Medda addirittura voleva scrivere una storia sugli Invincibili... Nizzi ridiventa così una risorsa, se non altro per la sua conoscenza di Tex, nonostante abbia oltre ottant'anni...La cosa fa molto tristezza, e mi preoccupa un po'.
  24. Leo

    Claudio Nizzi

    Chi lo avrebbe detto, scusa? Si sta parlando di un autore e della sua fase di decadenza. In tante pagine abbiamo detto che ha scritto cose buone e cose meno buone. Ha salvato Tex e ha rischiato di affossarlo. Ha sbagliato percezione sulla portata innovativa del nuovo autore Boselli. Abbiamo detto un sacco di cose diverse, non solo capolavori di qua e capolavori di là. Pensa, Fuga da Anderville è la mia storia preferita di Nizzi, La Ballata è tra le prime dieci. A te non piacciono? Non è che non capisci un cazzo, hai solo una diversa percezione. Legittima. O meglio, sarebbe legittima se il tuo post fosse scritto con un altro stile. Tutto il sarcasmo di cui trasuda il tuo messaggio lo rende non legittimo ma fazioso, capzioso, irrimediabilmente provocatorio. Forse sì, è meglio se ti arrendi.
  25. Leo

    Claudio Nizzi

    Quoto tutto. Ho letto questo post dopo aver scritto il mio.
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