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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    Claudio Nizzi

    Valerio, l'intervista cui si riferiva lety (la prima, almeno) risale alla seconda metà degli anni 90, quando Nizzi era poco meno che sessantenne e ancora iper attivo su Tex. Già venticinque anni fa, a 60 anni non si era più "vecchi"; ma soprattutto, per gente che di mestiere fa il creativo, 60 anni non sono un'età in cui si debba essere sclerotizzati sulle proprie posizioni. Borden ha più di 60 anni, ad esempio... capirei se Nizzi avesse detto queste cose adesso, a ottanta anni, invece le disse allora, nel 97 o 98 (dopo Gli Invincibili, appunto).
  2. Leo

    Claudio Nizzi

    Giudizio del tutto assurdo, detto peraltro in controtendenza rispetto a quello che già si vedeva, e cioè la preferenza dei lettori di Tex per le storie di Boselli. La frase che tu riporti la disse in particolare per stigmatizzare la grandezza del personaggio di Shane, a suo dire praticamente troppo "ruba-scena" nei confronti di Tex. Va bene una volta, diceva in soldoni Nizzi, ma se lo fai spesso snaturi il Tex di GLB. Non capiva, forse perché prevenuto e in malafede o forse sinceramente, che invece Tex aveva bisogno di una cura come quella che Boselli gli stava somministrando: che non si risolveva in belle storie nel solco della tradizione texiana, come spesso lo stesso Borden ha preteso anche in questo forum, ma in una vera e propria ventata di rinnovamento che passava per il tramite di trame più complesse, personaggi più caldi, Tex meno centrale. Checcé ne dica lo stesso Borden, lui a un certo punto e in molte sue storie (tutte le marcelliane, ad esempio) ha cambiato gli schemi di Tex, rendendolo meno protagonista di quanto facesse Nizzi o lo stesso GLB, ma in storie di maggior caratura, finendo in realtà, tramite quel lavoro di sottrazione abilmente operato sul personaggio Tex, per valorizzarlo ulteriormente. Questo Nizzi non lo ha mai capito e da qui venivano le sue parole, sbagliate all'epoca e sbagliate anche col senno di poi.
  3. Leo

    Claudio Nizzi

    In quel periodo Nizzi scriveva anche Nick Raider. E comunque: 1) tu stesso hai detto che la crisi potrebbe essere scaturita da un disagio nello scrivere Tex, e io di rimando ho parlato di "burnout" tardivo dopo una prima fase di studio matto e disperatissimo (per lui che appunto non conosceva Tex e ha dovuto studiarlo e non poteva quindi avere la naturalezza di Boselli che ci è cresciuto, accanto a Tex, nelle vesti di GLB) in cui non poteva nemmeno firmarsi le storie; 2) la crisi è venuta in un momento in cui la testata gravava SOLO ed ESCLUSIVAMENTE su di lui. Lui doveva stare nelle scadenze. Lui non doveva lasciare a becco asciutto i disegnatori. Lui doveva garantire la produzione mensile e l'uscita nelle edicole. Lui. Lui. Lui. Anche se ha prodotto meno tavole di sé stesso più tardi o di Boselli, è indubitabile che sia il Nizzi post 2000 che Boselli potevano lavorare con una relativa tranquillità sapendo che la macchina di stampa non si sarebbe fermata. Quanto conta, nel lavoro di ciascuno di noi, la tranquillità di poter lavorare senza pensare che se noi non ce la facciamo c'è qualcun altro pronto a subentrare? E quanto questa tranquillità può riflettersi sulla produttività? Quando Nizzi non si è sentito più da solo a tirare la carretta, ha anche aumentato la produttività, infatti. Con risultati alterni, non disastrosi come li dipingi tu. Qui Boselli potrebbe esserci d'aiuto, ma io concordo con Paco sul fatto che nessuno di noi ha elementi per giudicare questo aspetto e comunque, se anche fosse accaduto questo, la colpa è da attribuirsi in primis all'editore. Il Nizzi post 500 purtroppo era bollito. Non penso si trattasse di mancanza di impegno, ma di freschezza nella scrittura, che non c'era più. La sua verve di soggettista, soprattutto, era scomparsa e questo si riverberava sulla qualità delle sue stanche sceneggiature. Non è un caso che, per alcuni albi, Nizzi rivivrà una sorta di seconda giovinezza, in virtù dell'apporto - ai soggetti - di Mauro Traversa, grazie al quale abbiamo potuto leggere Puerta del Diablo, Documento d'accusa, Un treno per Redville, Dieci anni dopo, in cui Nizzi si ripropone in buonissima forma. E per non sembrare che io voglia difendere Nizzi a tutti i costi, non dimentico che questi anni sono anche quelli della Banda dei Tre, La rivolta dei Cheyenne, dell'indescrivibile ritorno di Cane Giallo... Qui Nizzi era irrispettoso, sono d'accordo con te. Colpa anche dell'editore che lo pubblicava.
  4. Leo

    Claudio Nizzi

    Non è un caso, Valerio. Quel signore lì ha scritto Ken Parker, ed è solo per una cantonata pazzesca dell'editore che non pote' continuare a scrivere Tex.
  5. Leo

    Claudio Nizzi

    È stato un buon esordio, anche se più in sordina rispetto ai boom di Boselli e Berardi (e ci metto pure Medda). Il Presagio è di Civitelli per il soggetto, confermo, ma la sceneggiatura è robusta, con bei dialoghi e bei personaggi. Merito di Nizzi. Mamma mia, che texone. Superlativo.
  6. Leo

    Claudio Nizzi

    Qualche tempo fa, lessi che uno di voi (Diablero?) non apprezzava nemmeno la rilettura di Fuga da Anderville, perché in questa storia cominciavano a intravedersi le nizzate che sarebbero venute dopo. Addirittura ci si fa guastare la lettura di quella che era sempre apparsa una bella storia perché lì, in nuce, c'erano già i peccati originali che in seguito si sarebbero disprezzati tanto erano intollerabili. Qui francamente ci vedo idiosincrasia. Ci vedo voler mettere in discussione a tutti i costi l'intera opera di un autore nel suo complesso, per bollarlo definitivamente come inadatto a Tex o magari al fumetto o anche alla letteratura (io invece apprezzo anche i suoi romanzi). Mi sembra eccessivo. Il sottoscritto ha vissuto periodi di pregiudizio con Nizzi. A un certo punto, quando vedevo il suo nome sul tamburino storcevo il naso. In qualche caso non ho nemmeno acquistato l'albo: "ancora fanno scrivere Nizzi", pensavo, "ma alla Bonelli sono ciechi?". Addirittura la cosa mi successe anche con Le colline dei Sioux. Ero rinfrancato da Il Presagio, pubblicata qualche mese prima. Solo che dopo questa storia, venne pubblicata Montagne maledette, che mi entusiasmò: che autore, sto Boselli! Non sbaglia un colpo. Ha portata una ventata di freschezza, speriamo scriva sempre più spesso. Il mese dopo, trovo in edicola Le colline dei Sioux, di Claudio Nizzi. Ebbene, non l'acquistai. Non potevo sapere che si trattasse di una buonissima storia, l'avrei scoperto solo molto tempo dopo. Eppure, già non ce la facevo più a leggerlo, e non perché fosse in crisi seria (era in fase calante, ma il quinto centinaio è ancora buonino in fin dei conti), ma perché semplicemente ormai volevo il Tex di Boselli; quello di Nizzi mi sembrava ripetitivo, stanco, un déjà vu. Questo per dire cosa ho pensato di Nizzi nel corso della mia carriera di lettore di Tex. Ma mai, mai, mai, mi sono e mi sarei sognato di mettere in discussione Fuga da Anderville. E' un'esagerazione, ingenerosa nei confronti di quello che resta un grande autore.
  7. Leo

    Claudio Nizzi

    Ho fatto qualche post fa una lista di belle storie di Nizzi risalenti al decennio a cavallo tra gli anni 90 e 2000
  8. Leo

    Claudio Nizzi

    Non si può escludere che questa lettura sia quella corretta. Che Nizzi non leggesse Tex è risaputo, probabilmente non gli piaceva. Ha anche ammesso però che, leggendolo, si è reso conto di quanto il vecchio Bonelli fosse in gamba, e si è appuntato mentalmente quelli che riteneva essere i punti di forza della scrittura di GLB e quindi di Tex. Senz'altro sarà stato uno sforzo doversi adeguare allo stile di un altro, e sarà stato altrettanto frustrante non potersi firmare. Forse questi primi anni, queste continue frustrazioni, hanno inciso, alla lunga, nella resa del Nostro; forse queste insoddisfazioni iniziali si sono palesate solo molto più tardi, quando ormai era più libero e firmava i suoi lavori. All'inizio tiene botta, deve affermarsi, è teso e concentrato sull'obiettivo. Dopo diversi anni, saturato dalle tensioni dei primi periodi, ha un crollo, una sorta di burnout. Può starci. Mi piacciono molto, come a quasi tutti, i tuoi commenti sul forum. Per mancanza di tempo è un periodo che sono poco assiduo, ma quando mi capita di leggerti apprezzo (quasi) sempre. Qui invece non apprezzo, per niente. Dopo la crisi del '93, secondo la tua lettura Nizzi scriverebbe quasi col pilota automatico: origlioni, Tex che spiega e rispiega, poi patatine ed eccoci arrivati a 2000 pagine. Poi però scorro le sue opere del periodo post crisi e ci trovo: L'Uomo di Atlanta, L'Ultima frontiera, il buon ritorno della Tigre Nera, la bellissima storia di Lincoln, il bel Texone di Milazzo, la storia di Alison, la classica ma molto bella l'Ultimo Ribelle, il tragico ritorno di Nuvola Rossa, il bel Texone di Kubert e altre ancora. Sei un indubbio grande conoscitore di Tex e in genere del fumetto. Hai competenza e capacità espositive e di analisi notevoli. Ma non vorrei che, qualche volta, tu incappassi nell'errore che attribuisci ai feroci nizziani, cioè parlare per "partito preso": non pretendo che tutte le storie da me elencate sopra ti piacciano, ma ammetterai che la qualità di tali sceneggiature - almeno di alcune - è ben lontana dalla descrizione pesantemente ingenerosa che ne fai.
  9. Leo

    Claudio Nizzi

    Io ci tolgo il "quasi". Dei texoni di quel periodo non se ne parla mai infatti. Io li ho trovati tutti buoni o ottimi. La storia di Custer, invece, a mio parere a Nizzi non riuscì. E mi dispiace perché so che ci teneva. Io credo che Nizzi, il miglior Nizzi, a livello di dialoghi e nelle storie classicamente western, sia imbattibile. Non è un grande soggettista, ma nelle avventure classiche è semplicemente un Maestro. Boselli invece è poliedrico, ha una creatività che Nizzi, francamente, se la sogna. Il suo Tex è originale, "caldo", ricco di personaggi di spessore. Nizzi non ci avrebbe mai dato uno Shane, o una Colorado Belle; ci ha dato pero' un western puro e da applausi, e tanto mi basta.
  10. Leo

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Qui Laredo non esiste, Borden se ne infischia di lui e secondo me fa anche male a farlo partecipare, visto che non prova per lui alcun interesse. Questa è la storia di Parkman, rileggila e non ne sarai deluso. Assolutamente sì
  11. Leo

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Mi rifaccio alla mia descrizione dell'epoca, evidenziando in grassetto le caratteristiche che attribuii a Parkman: frustrazione, amarezza, conflitti interiori e ricordi dolorosi generano empatia (i tuoi flashbacks sono impareggiabili). Poi senso dell'onore e coraggio: destano ammirazione. Infine senso di colpa: Parkman compie il massacro inconsapevolmente, non si accorge di infierire su degli inermi, non lo fa volontariamente. Quello che rimproveravo era in effetti che un militare navigato come lui non potesse non accorgersi, sia pure nella concitazione della "battaglia", di star combattendo uno scontro fasullo. In questo senso, sì, il suo riscatto è macchiato. Ma Parkman resta un bel personaggio.
  12. Leo

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Ma infatti era una persona normale. Soprattutto, era evidente che tu "gli volessi bene", lo hai tratteggiato (bene) per creare empatia nel lettore. Da qui il dispiacere per un massacro evitabile.
  13. Leo

    [576/578] Omicidio In Bourbon Street

    Io non l'avevo capito. Comunque sì, Borden di lusso.
  14. Leo

    Miglior Personaggio del 2019

    A me è piaciuta molto la Etzli manfrediana, ma alla fine propendo per la più carina Big Nose Kate
  15. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Esattamente. Ma magari a Carlo e a Loriano fa troppa paura l'ipotesi (irrealistica) di cent'anni con Nizzi Intanto io auguro all'autore di Fiumalbo di arrivarci, a cent'anni
  16. Leo

    [Maxi Tex N. 06] Rio Hondo

    Anch'io la ritengo una delle storie più belle apparse sulla collana dei Maxi, un vero gioiello western, bellissimo per dialoghi, personaggi e disegni. Le altre due di Segura che hai citato non so se stanno sopra o meno a questa storia, ma anch'esse sono un gran bel leggere! Oklahoma, invece, è fuori concorso...
  17. Leo

    [712/713] I forzati di Dryfork

    Il "club" degli sceneggiatori di Tex è ben poco frequentato, potendosene contare all'incirca una decina in più di settant'anni di vita editoriale. L'albo di questo mese è quindi storico, posto che segna l'esordio sulla regolare di un nuovo sceneggiatore di Tex. Preoccupa un po', dal punto di vista della scaramanzia, che la storia parli di un'evasione, come accadde per l'esordio di Faraci, che partì bene ma si è perso per strada nel corso degli anni. D'altronde, essere uno sceneggiatore di Tex è cosa quantomai complicata, e per resistere a lungo devi avere un gran fiato e un cuore grosso grosso, sennò alla distanza ti perdi. E' difficile scrivere ancora un western originale e interessante dopo tanti decenni e, a mio parere, nonostante la buona qualità delle storie in edicola, Tex ha bisogno che la squadra di sceneggiatori venga rafforzata. Oggi si propone Rauch, ed è un gran bel modo di proporsi: subito un grande Carson, protagonista assoluta nella prima sequenza in paese. E se è vero che il secondo uomo gli sfugge, è per l'appunto il secondo, mentre nella storia di Nizzi il Vecchio Cammello si fa fregare da un solo avversario. Quindi non è il metro ad essere diverso, ma le situazioni: Nizzi fa fregare Carson da un solo uomo, qui invece deve vedersela con due e fa un buon lavoro. Piuttosto, ciò che mi è piaciuto poco è il Carson che ha bisogno di chiedere tutto al chiaroveggente papà Tex, un aspetto che ho sempre odiato in Nizzi e che qui Rauch sembra purtroppo aver fatto suo abbastanza pesantemente. Spero che in futuro riveda questo elemento. Sono invece d'accordo con tutti i pards che mi hanno preceduto sull'eccessiva facilità con cui un intero penitenziario si fa mettere in scacco da un pugno di fuorilegge. La sequenza è poco credibile e non concordo con Natural quando dice che è comunque solo un fumetto: la storia deve essere verosimile, l'autore non deve barare con situazioni poco plausibili per fare andare avanti la vicenda. Però la storia è bella. Il tema della fuga è solo un pretesto, è evidente. La storia si concentra sui personaggi, che paiono tutti convincenti e solidi. Decker e la sua banda da un lato, Ray Cooper e il ragazzo dall'altra, con quest'ultimo che sconta il limite di essere un personaggio purtroppo scontato, nonostante le intenzioni dell'autore: non è un caso che l'uomo da lui colpito con la pistola non sia morto. Non morirà, perché il ragazzo non è un criminale e deve quindi salvarsi, senza avere omicidi sulla coscienza. Un po' troppo telefonato, per lettori texiani scafati. Insomma, una bella storia per ora, che fa ben sperare. Peccato solo per la sequenza poco credibile dell'evasione, ma i personaggi intrigano non poco. Disegni promossi. Western sporco, scampaforche con la grinta giusta.
  18. Leo

    [Tex Willer N. 14 / 15] Paradise Valley

    Il primo albo di questa avventura mi era piaciuto moltissimo, mentre il secondo mi lascia un po' freddo. Ho avuto la sensazione che la vicenda si chiudesse troppo rapidamente, e comunque non mi è piaciuta la gestione dei personaggi: mi aspettavo di più in particolare dallo sceriffo Tucker e dai suoi uomini. Il primo, anche se leale, ha dato l'idea di essere inadeguato per l'abbaglio preso nel valutare il caso, mentre tra i suoi uomini il biondino è una vera e propria iattura, con la sua quasi ossessione nei confronti di Tex che non mi pare nemmeno così tanto credibile ma solo messa lì per movimentare la trama. Insomma, anche in questo caso, un bel soggetto di Ruju perde un po', in termini di sceneggiatura, nel secondo albo. Peccato. Resta comunque una buona storia, ma non buona quanto mi sarei aspettato dopo la lettura del primo albo.
  19. Leo

    La vostra sequenza preferita

    Bel topic. Per me: - vignetta finale di Fuga da Anderville, quando un Tex amareggiato chiede compagnia al Vecchio Cammello. - l'entrata di Carson nel trading post di Cyrus Skinner. - Shan Van Vocht che prende per mano Shane 'O Donnell. Lo so, sono tre e non una, ma io non scelgo. Non posso
  20. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Fuga da Anderville è un capolavoro. Alla prima lettura, all'ultima, durante, dopo cent'anni di Nizzi e trenta di Boselli e dieci di Ruju e una spolverata di Faraci. Walcott non frega Tex, ma i suoi nipoti. Tex non può nulla né può sospettare nulla: ciò che il vecchio zio fa è talmente contronatura che nessuno potrebbe sospettarlo, e le urla di Tex a fine storia non sono gli strilli di uno sconfitto; è la rabbia che prorompe davanti a tanta mostruosità. Perché lo zio è un mostro, anche se un mostro che tiene sulla sua scrivania il ritratto di quei suoi due nipoti schierati su fronti opposti nella carneficina americana. Non c'è un Tex piccione, come d'altronde tu stesso dici. C'è solo una grande storia di Tex e una fenomenale storia western.
  21. Leo

    [710/711] L'assedio di Mezcali

    Ma come curatore non puoi intervenire per mitigare questi aspetti?
  22. Leo

    Claudio Nizzi

    Nizzi rispose di sì, e a suo dire GLB parve rassicurato
  23. Leo

    [710/711] L'assedio di Mezcali

    La sua crisi è arrivata in un momento in cui ormai la sua firma era ben nota. C'è un che di auto-assolutorio nella versione data in quell'intervista, secondo me. Cosa diversa invece l'abbandono forzato di Nick Raider, che vedo già come causa più plausibile. È possibile che abbia attinto da Glb in alcune sequenze, ma in storie in fin dei conti autonome e con una loro "personalita" (le due storie che hai citato, Gli Strangolatori e L'Uomo Serpente, sono tra le più belle di Nizzi). In definitiva, io non ci vedo nulla di negativo, sicuramente non ci vedo niente che vada a discapito dell'autore, che anzi in tal caso ha confezionato due belle, robuste, storie texiane nel solco della tradizione glbonelliana.
  24. Leo

    [710/711] L'assedio di Mezcali

    Come ho raccontato più volte, La leggenda della vecchia missione fu la mia prima storia... estate '88, io mi aspettavo Akim ma mia madre dall'edicola mi porta 'sto coso. Imbronciato, dico a mia madre che può riportarlo indietro. Ma mio padre mi dice che Tex è meglio di Akim... In fin dei conti, se sono diventato texiano lo devo proprio a questa storia, che mi ammaliò. E' una storia molto glbonelliana (si ricordi Santa Cruz) ma è puro Nizzi, è un Nizzi che diverte e si diverte, e conquista... Non è una storia anonima. E' vero che lascia moderatamente soddisfatti.
  25. Leo

    [712/713] I forzati di Dryfork

    Non conosco il Rauch zagoriano, ma mi fido del vostro giudizio. Inoltre la trama sembra molto interessante. Infine, quel mio vecchio Carson... c'è da lustrarsi gli occhi. Confido tanto in questo nuovo autore e aspetto con ansia il prossimo albo.
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