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[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
Non dico questo, dico che trovo esagerati i tuoi toni e che mi dispiacerebbe se ti sanzionassero per una tempesta che siete riusciti gratuitamente a scatenare davvero in un bicchier d'acqua. Ribadisco che non ho dimestichezza con l'utente joe7, del quale semplicemente non ho apprezzato l'intervento su Ombra Silenziosa. Ma, pur discordando con lui in maniera netta, in questo topic non mi è parso così offensivo da generare una tale reazione, sia da parte tua che di Magic Wind. Poi voi potreste essere sanzionati, d'accordo, ma nemmeno questa è una bella cosa per il forum. Non sarei certo felice di un allontanamento, sia pure temporaneo, di Letizia! E' possibile che ci siano vecchie ruggini con il forumista in questione (non ho letto molti topic recenti perché sono in arretrato con le storie, sia di Tex che di Tex Willer), ma se devo giudicare solo da questo, le vostre risposte erano sprezzanti, irrispettose e per me sorprendenti. Da qui il mio invito alla calma. -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
D'accordo, ma sono esagerate anche le reazioni successive. Si passa dalla ragione al torto. -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
Ma era un esempio (infelice quanto vuoi, ma non e' che stesse parlando proprio e letteralmente della madre di Letizia) e tu, in risposta, sei stata molto più offensiva di lui, cosa non da te. Passare dalla ragione al torto è un attimo. -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
Non sto frequentando assiduamente nell'ultimo periodo, ma nella presente discussione non mi pare che Joe sia stato offensivo. Nemmeno a me è piaciuto il suo intervento sugli autori nei forum, ma ha espresso un parere personale senza offendere nessuno (non so se altrove abbia fatto di peggio). Ma tu passi automaticamente dalla parte del torto con il tuo ultimo sprezzante post. C'è un confine da non valicare anche se gli altri lo fanno (e ripeto che qui non ho visto Joe esagerare). Anche l'intervento di Letizia mi è parso spropositato, e conoscendone lo stile mi ha sorpreso e deluso. Sarebbe bene che si tornasse nei ranghi della buona educazione. Questo topic non è degno del forum che conosco io, e i vostri ultimi messaggi non sono in linea con il tipo di utenti che siete sempre stati. -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
Ragazzi, credo che il caldo stia facendo brutti scherzi. O mi sono perso qualcosa nel frattempo, ma tutte queste offese gratuite nei confronti di un utente per me sono inspiegabili. Questi toni sprezzanti, questi aggettivi offensivi in libertà... ma che succede? -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
L'approfondimento crea empatia tra i personaggi e il lettore, arricchendo e valorizzando la storia. Non è questione di spazio, Boselli in poche vignette di flashback disegnava personaggi memorabili. È questione, credo, di ispirazione, che magari nello specifico caso non c'è stata, e ci sta. Non mi ha mai convinto la distinzione tra storie di Tex e storie con Tex, tante volte ascritta ad esempio al primo Borden: se la storia è bella e funziona, non ci perde dalla caratterizzazione dei personaggi, può solo prendere punti. Può solo far bene a Tex Qui credo che Selina avesse le potenzialità per bucare lo schermo. All'apparenza dark lady, inizialmente infida, poteva ritagliarsi un posto da antagonista ma finisce per diventare una preda da salvare. -
[Texone N.40] Sierrita Mountains
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Texoni
Il soggetto aveva del potenziale, in parte non valorizzato dalla sceneggiatura. Dopo il suo esordio sulla regolare, Rauch dimostra di prediligere le storie con molti personaggi, con più fronti, con cattivi veramente cattivi e con altri cattivi dal tratto boselliano. Con queste premesse, imbastisce una buona storia, ai miei occhi priva dei difetti che in questo topic gli si imputano (ma ammetto di aver letto i post precedenti "a volo d'uccello", senza soffermarmici granché anche perche arrivo molto in ritardo), eccetto uno: una certa freddezza. I personaggi non "fioriscono", restano un bocciolo chiuso. Eppure tutti i personaggi avrebbero le caratteristiche per restare impressi, e bene ha fatto mi pare Poe a richiamare il Jesus Zane de L'ultima Frontiera quale esempio di sceneggiatura in cui questo accade. Invece lo sviluppo della trama, condita da tanta azione anche ben messa ma forse troppa, ha compresso le possibilità di uno sviluppo arioso dei personaggi, virando più verso l'occasione sprecata del Capitan Jack faraciano che verso il modello ideale nizziano prima citato. Ed è un peccato, perché i Texoni sono appuntamenti da non sbagliare. Non escludo che le caratteristiche del disegnatore abbiano potuto contribuire a questa mia sensazione di freddezza, né escludo che ad una seconda rilettura io possa apprezzare di più un'avventura in cui ci ho visto comunque del buono, tanto da confermarmi nella testa che Rauch possa essere davvero un buon acquisto per la testata in ottica futura. -
[765/766] La collera di Falco Giallo
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Le Storie dal 701 al 800
Non è escluso che i due, sceneggiatore e disegnatore, non fossero d'accordo. Nizzi adora Ticci, lo ha detto chiaramente in Tex secondo Nizzi, e magari è ricambiato dall'artista senese, che forse per una delle sue ultime fatiche avrà voluto lavorare con l'autore per cui ha disegnato le sue storie più significative (escluso Glb, ovviamente). -
[180/183] Una Stella Per Tex
Leo ha risposto nella discussione di Pedro Galindez pubblicata in Le Storie dal 101 al 200
E già che ci sono, ne approfitto per dire che DISSENTO anch'io con la mia stessa affermazione del 2012... Ah, vedo che avevo già dissentito -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Non escludo che possa aver influito anche questo meccanismo. Tuttavia, tra le storie che mi ero rifiutato di acquistare c'era ad esempio Le colline del Vento, che veniva dopo una storia di Boselli (vado a memoria, spero di non sbagliare) che mi aveva entusiasmato. Quando vidi che la successiva era di Nizzi sbottai, perché ero affamato di Boselli. Leggendo però Le colline del vento dopo tanti anni, l'ho trovata una storia bella in sé stessa, e non credo che abbia influito il fatto che in qualche modo mi fossi disintossicato da Nizzi. Questo è un aspetto che tu mi hai aiutato a mettere a fuoco. Tuttavia, io non credo che Nizzi lo facesse apposta. Era semplicemente il suo modo di scrivere, il modo in cui le storie gli venivano in testa. Oltre a quello di Glb, Nizzi ha conosciuto anche il Tex di Nolitta: chissà che, inconsciamente, non abbia finito per fondere i due characters (perché i Tex di padre e figlio sono proprio due personaggi diversi). E questo suo modo di scrivere, per quanto non del tutto nel canone texiano (che evidentemente Nizzi era incapace di replicare), poiché riusciva a produrre comunque buone o ottime storie e un Tex comunque riconoscibile, per quanto a volte un po' più fallibile e meno ispirato di quello di Glb (ma non era una regola), è stato apprezzato dai lettori dell'epoca (parlo sempre del Nizzi pre-crisi). Chi, poi, come me, ha conosciuto per primo il Tex di Nizzi, non ha vissuto quello stacco che altri, come te per ragioni anagrafiche, avete sofferto. Tuttavia, anche in questo caso, non so se non aver vissuto la cosa in presa diretta abbia davvero cambiato la mia percezione in questo senso. Io le storie di Glb poi le ho lette, e credo di poter giudicare le differenze, anche se a posteriori. Semplicemente, le vedo (anche grazie ai tuoi post), le peso, e ci do probabilmente meno importanza di quanta ne dai tu. Soprattutto gliene do molta poca se le storie mi piacciono. E torniamo nel campo del soggettivo, del gusto, della percezione, del peso. Elementi che tu tranci via col bisturi, perché la tua è l'analisi asettica e perfetta dello scienziato. Dello studioso. In questo senso, spesso non hai torto. In altri, però, credo che la tua intransigenza non sia sempre giustificata -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Non l'ho fatto per due ragioni: 1) non è il topic giusto 2) ne abbiamo parlato, proprio io e te, a iosa, di quella storia. Penso di averne parlato con Diablero e con te più che con chiunque altro. E siamo talmente teste dure che non troviamo una sintesi. Mi sono ripromesso di non parlare mai più di quella storia qua dentro, voglio serbarne un ricordo immacolato e non deturpato da voi criticoni che volete distruggermela, cattivi! -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Ok, se astio si usa solo nei confronti delle persone, non è il termine corretto, d'accordo, anche se rende l'idea. Poiché il tuo non era un post dai toni simpatici verso Piombo Caldo, pensavo avessi voluto consentirti un puntiglio verso di lui. Anche se era solo a fini didattici, non mi è sembrato simpatico. Ma adesso che mi hai manifestato le tue intenzioni, non dubito che fossero quelle Credo che un po' tutte le opere di genere possano essere viste come una sorta di puzzle di altre opere di genere. Spesso si trae ispirazione per raccontare, magari con situazioni simili, una storia diversa. Una storia bella, in questo caso, per i miei gusti. Il grande paese non lo ricordo, provai a leggerne il libro, anni fa, ma non mi prese. Dovrò riprovarci. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Vuol dire che parli con rancore di un'opera che ritieni sia stata lesiva di un personaggio che ami molto, e di un autore che è stato a tuo dire ingeneroso anche con il creatore di Tex. In questo senso Piombo Caldo ha usato la parola "astio". Forse non è quella giusta, ma è solo per rendere idea. Per dire che tu non tolleri l'opera di quell'autore e ne parli, in maniera del tutto legittima anche se a volte sgradevole (per me) male. È solo per rendere l'idea, Diablo, non per farti chissà quale accusa. "Odi" l'opera di Nizzi per mille ragioni, da te più e più volte spiegato. Nessuno sta dicendo che non devi parlarne male -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Per me spesso non lo coglie. E anche quando spiega dettagliamente il suo punto di vista, postando le vignette, e aggiungendo di sentirsi scemo a dover spiegare certe cose a gente adulta (poi però Letizia censura Piombo Caldo ,come se questa affermazione non sia di suo un tantinello antipatica e provocatoria), a me spesso non convince comunque. Lui si sentirà scemo a doverlo spiegare, io quindi dovrei sentirmi scemo perche non riesco a cogliere? Perche non vedo le magagne che lui si ostina a pretendere sacrosante in Fuga da Anderville? O in Sangue sul Colorado? La verità è che, anche quando Diablero ha la pretesa di oggettività (cioè quasi sempre), semplicemente non ce l'ha. Centinaia di discussioni stanno lì a testimoniarlo, topic su topic di flames, in cui altri gli rintuzzano le critiche, hanno opinioni diverse e le argomentano. Perché è difficile essere oggettivi, scientifici, in un campo come questo, che vive di emozioni, di sensazioni, che va oltre le lettere scritte nero su bianco nei baloon, oltre i tecnicismi delle sceneggiature. Diablero ha una capacità di analisi, e di scrittura, non comuni. I suoi post sono sempre interessanti, spesso illuminanti. Ti aiuta ad analizzare, a cogliere dei punti. La sua narrazione sul Nizzi che volutamente rovina Tex perché lo tiene sullo stomaco è anche suggestiva; se la si prende come iperbole di un certo suo sentiment verso l'opera nizziana è intrigante (io non concordo, ma a tante cose non avevo mai pensato prima che lui me le rendesse chiare, da questo punto di vista avere un utente come lui è estremamente stimolante). Ma lo stile è provocatorio, astioso nei confronti di Nizzi autore, e converrete spero tutti che è antipatica alle volte tutta quella sicumera e pretesa di oggettività. Credo che possa convenirne anche lo stesso @Diablero. E anche se lui lo crede, no, @Mister P, non coglie sempre il punto. A parer mio, ovvio -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
A proposito di refusi, io francamente trovo profondamente sbagliato, scusami @Letizia ma te lo devo proprio dire, correggere altri utenti su errori ortografici. Io non conosco Piombo Caldo, non so se ha potuto studiare, non conosco la sua storia. Non mi sognerei mai di correggere qualcuno su un social. Poi magari Piombo è un professore di italiano, e quello è solo un errore del T9, ma la sostanza non cambia. Così come concordo che quello di Diablero sia astio, non ci sono altre parole. E' un astio verso un'opera, dal suo punto di vista motivato, per tutto quanto Diablero ritiene che Nizzi abbia fatto su Tex. Non c'è nulla di offensivo. Offensivi, alle volte, sono certi modi. Ma non quelli di Piombo Caldo -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Non c'è un numero spartiacque, ma si può dire che c'e una caduta progressiva a partire dal numero 400: in questo periodo, Nizzi soffre di una crisi di idee che lo porta a non scrivere neanche piu una riga (nel 1991, ha scritto Carlo Monni sopra). Dal 400 in poi si alterneranno storie non più brillanti con ancora buone (e in certi casi ottime, come per il texone di questo topic) sceneggiature. Nella fascia 400-500 troviamo infatti, pur in uno scadimento generale della qualità delle sue sceneggiature, ancora delle storie importanti: L'uomo senza passato, ad esempio, scritta con Villa anche nelle vesti di soggettista, è molto bella; i texoni La Valle del terrore, L'uomo di Atlanta, L'ultima Frontiera, Sangue sul Colorado, L'ultimo Ribelle, Il cavaliere solitario, meritano tutti di essere letti (sono anzi a mio parere tra le storie più belle di questa collana), nella serie regolare si mettono in luce storie come Gli Uomini che uccisero Lincoln, Il Presagio, Le colline dei Sioux, la storia sul generale Custer (che io non apprezzo particolarmente, ma so che a molti è piaciuta), la Maschera dell'orrore. Queste storie, o almeno parte di esse, io le ho recuperate anni dopo che sono uscite in edicola. Questo perché in quel periodo evitavo le storie di Nizzi: mi sapevano di vecchio, di stanco, perché in quel periodo oltre ad esse uscivano anche le storie di Boselli, che erano tutte animate da un afflato epico. Non era facile, per me, entusiasta delle vicende ad alto tasso di pathos e lirismo di Boselli, tornare al tran tran nizziano. Pensavo che ormai l'autore di Fiumalbo avesse fatto il suo tempo. Mi sbagliavo appunto, perché ancora di zampate sapeva darne; solo che io, ottenebrato da una sorta di idiosincrasia nei suoi confronti, non le sapevo più riconoscere. Per fortuna le ho recuperate in seguito. Purtroppo però ho recuperato anche la fascia post 500, in cui il nostro ha fatto registrare un crollo verticale. La stanchezza era tale che, a volte, nemmeno il mestiere riusciva più a sopperire e ad evitare l'uscita in edicola di storie piatte e insulse. A metà della fascia 500, Nizzi ha una lieve ripresa, ma solo grazie al fatto che ai soggetti si fa aiutare da un ghost writer mai accreditato (bella cosa, per uno che si è lamentato per anni del fatto che la SBE non gli faceva firmare le storie!); soggetti tutto sommato accettabili, che lo aiutano anche nella scrittura di sceneggiature un po' più briose rispetto alle ultime, scialbe performance. Ma è una breve stagione, che prelude all'ingloriosa fine, ben simboleggiata da Oltre il fiume (nn. 596-597), la cui sceneggiatura è forse la peggiore mai apparsa su tutta la saga. C'è poi una quarta fase (dopo la prima, ottima, che dura fino al 400; la seconda, buona/discreta, tra 400 e 500; la terza, a dir poco mediocre ma con punte pessime, post 500), quella consentita da Boselli che riarruola un ormai ottuagenario Nizzi qualche anno fa. Sorprendentemente, il vecchio autore non se la cava poi così male, anche se alcune sue storie sono inaccettabili: si pensi alla tanto vituperata (a ragione) scena delle mutande sul battello più volte richiamata da Diablero. Tuttavia, soprattutto sui Maxi Nizzi si toglie ancora qualche soddisfazione: la verve nella scrittura di queste ultime storie credo che si possa spiegare con una rinnovata capacità dell'autore di tornare a divertirsi a scrivere Tex, forse perché non più ossessionato dalle scadenze cui era sottoposto nella fase "attiva" della sua carriera. Questo suo divertimento si è tradotto nel divertimento di tanti lettori, che hanno apprezzato (molti altri hanno invece considerato questo ritorno una iattura, ma di fatto Boselli, richiamandolo, ha esplicitamente ammesso che in giro non c'è tanta gente che sappia scrivere Tex, e Nizzi è, lo è ancora, tra questi). E non perché siano lettori sempliciotti. O forse sì, ma è poco importante. Ciò che importa è che si siano divertiti. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
In realtà prende tempo con lo Sceriffo, gli chiede di poter verificare se le donne siano in salvo. Magari da lì in poi potrebbe inventarsi qualcosa, chi lo sa? ma la scelta narrativa è diversa: interviene il vecchio McLean, un personaggio a mio parere significativo, riuscito. Il suo ingresso in scena non è limitato a cavare le castagne dal fuoco a Tex, ma è finalizzato a preparare il drammatico e sorprendente finale, in cui il vecchio (che simboleggia una certa visione della vita) vince sul nuovo, ma al prezzo tremendo di uccidere una parte di sé. Magari, senza quest'intervento, Tex si sarebbe inventato qualcosa, chissà; ma non ce n'è stato bisogno, grazie a uno snodo narrativo accettabile (a mio parere, non solo accettabile, ma molto bello). Il Tex di Nizzi non è mai stato quello di GLB. Quello del creatore era anarchico, incontrollabile, un vulcano costantemente in eruzione. Quello di Nizzi è stato sempre più pacato, più legalitario. Nizzi non è riuscito, nemmeno nei suoi anni migliori, a rendere al meglio questo tipo di caratteristiche di Tex. Come probabilmente non c'è riuscito nessuno dopo di lui. Il Tex di GLB è semplicemente inimitabile. Il campo in cui Nizzi ha forse eguagliato il maestro, o comunque è stato quello ad andarci più vicino, è in effetti quello dei dialoghi brillanti. L'ironia, la brillantezza, l'umorismo delle sceneggiature nizziane - del primo Nizzi - sono a mio parere tra le peculiarità più felici dell'autore modenese. C'è, dentro questi dialoghi, il cameratismo di un gruppo di amici, c'è la complicità tra di loro ma anche con il lettore, cui sembra quasi che Tex e pards strizzino l'occhio in un momento di comune divertimento; c'è una certa visione "leggera" della vita. Ma questo non significa che le storie siano solo bistecche e patatine. Queste sono solo un "tormentone", peraltro già esistente, che non è una mera scopiazzatura di GLB, ma è invece felicemente innestato in un contesto che funziona, che diverte il lettore, per il quale quel tavolo sotto cui stendere le gambe e sopra il quale gustarsi una bella birra e una bistecca alta tre dita è un momento di tregua dell'avventura, un momento di leggerezza di cui approfittare per "chiacchierare" un po' con i suoi amici del West. Le bistecche e le patatine di Nizzi erano - e lo sono ancora adesso, a rileggerle - davvero gustose, saporite, e la sua birra era dissetante. Lo sono state finché Nizzi si è divertito a scrivere Tex. Poi non si è divertito più. Io credo che il problema del tardo Nizzi non fossero questi momenti, quanto il fatto che oltre a questi non c'era più nulla. Non c'era entusiasmo, non c'era passione, c'era il burnout, sempre più evidente nelle sue sceneggiature fiacche, noiose, alcune al limite del presentabile. La SBE avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, ma colpevolmente non lo fece, inducendo al burnout texiano anche molti lettori, cui il nome di Nizzi sul tamburino faceva ormai venire l'orticaria (me incluso, molte sue storie le ho recuperate solo dopo essermi iscritto al forum). Nizzi è un uomo probabilmente rustico, di paese. Quando dice che i suoi lettori cercano in Tex "un bagno caldo" non li sta offendendo, anzi lo dice con simpatia. Quella stessa simpatia che poi ha saputo tante volte infondere nelle pagine delle sue storie, non solo di Tex. Io ho letto alcuni suoi romanzi, dei gialli ambientati in paese, gustosi e piacevoli, il cui punto di forza sta proprio nell'ambientazione in piccoli paesi di provincia, popolati da gente semplice, rustica, di una semplicità che non è un difetto ma una qualità, sinonimo di schiettezza, valori sani e umili, sincerità. Questo vuol dire Nizzi quando chiama "semplici" i lettori, e queste a ben pensarci sono anche le caratteristiche di tanti suoi personaggi anche in Tex: lo sceriffo non eroico ma persona perbene, il vecchietto simpatico, l'anziano lavoratore che ha faticato una vita in miniera o a zappare la terra, il buon frate un po' tocco. "Semplice" per Nizzi è un pregio. Ma questa sua visione di semplicità è stata anche, a lungo andare, un limite. Che è venuto fuori però solo quando non ce l'ha fatta più. Prima, Nizzi non ha scritto storie semplici per sempliciotti. Le sue storie potevano essere gialle, con La locanda dei fantasmi ha introdotto l'elemento psico-noir, molto suggestivo, c'erano le storie di congiure (I Cospiratori, Attentato a Santa Fe, Gli uomini che uccisero Lincoln), c'erano le storie commedia (La Congiura, un vero spasso, La leggenda della vecchia missione, indimenticabile), le storie drammatiche (Anderville, l'Uomo senza passato, Fiamme sull'Arizona, Le Colline del Vento, Furia Rossa), storie robustamente western (La grande Rapina), storie fantasy (Nelle paludi della Louisiana), storie del Grande Nord, ecc. Storie varie, ricche, ben costruite, avvincenti, scritte sempre per quel pubblico che lui considera semplice, ma che rispetta e che vuole far divertire. E' solo dopo, quando è arrivato al burnout, che ha confuso la semplicità dei lettori con la dabbenaggine: ma qui a mio parere è più una versione di comodo che si è auto-costruita, perché semplicemente Nizzi a un certo punto non sa più cosa scrivere, non si diverte più, e giustifica le sue storie sempre più insulse trincerandosi dietro la presunta semplicità del lettore. E qui, in questa fase, viene fuori impietosamente il carattere dell'uomo, che litiga con Sergio Bonelli, che - più tardi ancora - viene richiamato da Boselli ma nei confronti del quale si comporta in maniera a dir poco ingenerosa, che si lascia andare a giudizi sulla Bonelli che fanno capire più cose di lui che li esprime che non della Bonelli che ne è vittima. E' qui che Nizzi manca di rispetto. Al suo vecchio editore. A chi lo ha arricchito. A chi lo ha richiamato. Al lettore. Ma, prima di tutti, a sé stesso. -
[560] Moctezuma!
Leo ha risposto nella discussione di Kit Carson pubblicata in Le Storie dal 501 al 600
Magari nemmeno io sono più d'accordo con me stesso sono passati troppi anni e di questa storia non ricordo proprio nulla -
A me questa storia di Nizzi piacque molto, come tutte le sue della guerra civile (anche l'altro Texone, L'uomo di Atlanta, è molto bello, per non parlare di Anderville, ovviamente). Ma sui disegni è semplicemente aberrante ciò che è stato fatto, contravvenendo lo spirito di questa pubblicazione e offendendo un grande artista quale Wilson è. Peraltro senza nemmeno motivazioni valide, perché le tavole postate sopra da Magic Wind (che ringrazio perché non le avevo mai viste) dimostrano che non c'era davvero nulla che non andasse nella caratterizzazione di Tex. Molto più eretici i Tex di Breccia e Kubert, ad esempio (il primo l'ho trovato insopportabile, con quel naso adunco a me indigesto), ma mai avrei voluto che venissero sostituiti con un'operazione di taglia e cuci di pessimo gusto. La Bonelli alle volte era davvero inscusabile...
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[556/557] Morte Nella Nebbia
Leo ha risposto nella discussione di Mister P pubblicata in Le Storie dal 501 al 600
Per me è una delle sue minori più belle. Il Bos ha una produzione variegata, e sono diversi i "format" in cui eccelle: le sue triple sono arcinote e possiamo anche tralasciarne i nomi (tanto sono note), ma tra le sue doppie ci sono delle vere e proprie meraviglie, come questa del presente topic, come Colorado Belle, Missouri, La lunga pista, L'ultima diligenza, i Giustizieri di Vegas, Il Fuggiasco, e altre che starò dimenticando. Questa poi è una storia in blanda continuity per via del personaggio di Bronco, gran bel character, che ci fa riandare con la memoria a quei Sette Assassini che è una delle storie boselliane più belle. -
[Maxi Tex N.33] La città che scotta
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Maxi
Il soggetto è veramente il minimo sindacale, è sempre la stessa storia, come ho scritto anch'io il pilota automatico che utilizza Nizzi fa innescare un meccanismo analogo anche nel lettore, che legge "a mente spenta". Ora, un lettore più esigente (quale sono stato anch'io per tanto tempo) dovrebbe solo bocciare questa storia, l'ennesima trama abusata e di nullo interesse. La cosa assurda è che la sceneggiatura, briosa e frizzante, funziona. O forse è il nostro cervello che non funziona più, abituato ormai a tanta mediocrità? Dovremmo fare causa alla SBE per averci lobomotizzati a tal punto che ci accontentiamo di queste loro misere proposte? Non so, so solo che mi ci sono divertito, mi dovrò rassegnare a un declino cognitivo evidente... -
[Maxi Tex N.33] La città che scotta
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Maxi
Ma infatti ero ironico, Letizia!! non hai letto quello che ho scritto tra parentesi dopo aver usato la parola "nizziani"? Qui è facile essere scambiati per nizziani quando difendi una storia di Nizzi... se proprio devo darmi una patente, allora quella è da boselliano, ma preferisco fondamentalmente quella di texiano Non mi sei attenta, non mi sei -
[Maxi Tex N.33] La città che scotta
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Maxi
Buonissima, l'idrolitina. Noi nizziani (tanto ormai s'è capito che qua si deve necessariamente affibbiare un epiteto ai lettori che non disdegnano Nizzi) siamo di bocca buona, grana grossa, cara Letizia, grana grossa. -
[Maxi Tex N.33] La città che scotta
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Maxi
Non solo quelli, che pure mi sono piaciuti. Vedere battibeccare i due come ai vecchi tempi è per me un piacere, e credo che anche Nizzi si sia divertito nel riproporre le consuete, gustose pantomime tra i due pards (a onor del vero, nell'ultima parte della storia forse eccede un po'). Ma anche il resto l'ho trovato svelto, dinamico, tosto al punto giusto, complici anche i disegni di Torti che trovo molto efficaci. Se devo giudicare l'operato dell'ultimo Nizzi, non posso che concordare con la proposta di Diablero su una collana Nixi-Tex. Ciascuno legge ciò che gli piace senza nemmeno il timore di inoltrarsi in polemiche infinite sul forum: stiamo di fatto leggendo cose diverse, assecondando i nostri gusti. Così io posso continuare a pensare che i dialoghi proposti da Nizzi siano davvero frizzanti, non semplici battibecchi tra comari né acqua gasata con la CO2 -
[Maxi Tex N.33] La città che scotta
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Maxi
Nizzi scrive una trama fatta sostanzialmente di azione, con atti di guerriglia ai danni di nemici poco all'altezza e con un finale sbrigativo e "faraciano". Nulla di nuovo sotto il sole, sempre la solita minestra per i suoi lettori da "bagno caldo". Leggi in relax, senza impegno, nessuna sorpresa, poco interesse. Ma tutto sommato è una buona lettura. Perché c'è ritmo, ci sono dialoghi frizzanti, c'è fluidità di narrazione. C'è tutto il mestiere di un autore che sa scrivere Tex e che continua a saperlo scrivere, magari anche divertendosi, nonostante e forse anche grazie alla sua età. Perché è meglio questo Nizzi che scrive senza particolari vincoli, da vecchio leone che ogni tanto si diverte a dare una zampata, con una leggerezza che in questo caso si traduce nel brio di questa sua buona sceneggiatura, che quello che non si vergognava di proporre Cane Giallo e i Fratelli Donegan, quando era bollito ma non voleva, perniciosamente, mollare.