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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Troppo pochi i commenti in questo topic per la storia che è stata pubblicata. Dopo alcuni passi falsi, Ruju sfodera una prestazione eccelsa, con una storia di vendetta che bene ha fatto Occhi nella notte a definire leoniana (i cattivi somigliano tanto alla banda dell'Indio o a quella di Frank che tortura il fratello di Armonica). L'Uomo dalle pistole d'oro è un grande antagonista western; il fatto che tra le sue prede ci sia anche Carson aggiunge ulteriore pathos ad una storia dalle tinte forti, sanguigna e serrata. Ottime anche le parti in flashback, in cui vediamo un giovane Carson che "scende in campo" (espressione forse anacronistica) ma che ancora non è la leggenda che sarebbe diventata. Complimenti vivissimi a Ruju per uno dei cartonati più belli editi finora. Capitolo disegni: eccellenti. Contribuiscono non poco, con il loro West sporco e cattivo, all'ottima riuscita di questo albo. Tex lo trovo buono, mentre Carson è troppo personale e troppo distante dal canone texiano. Se rientrasse nei giusti canali per il Vecchio Cammello, non ci penserei due volte a riproporre il disegnatore serbo sulla regolare.
  2. Storia ordinaria? Una banda composta da centinaia di membri (peraltro realmente esistita) con segni di riconoscimento e linguaggi in codice; uno sceriffo amico e traditore e infine amico; una donna contesa di cui fino all'ultimo non si sa per chi batta il suo cuore; una figlia di cui non si sa chi sia il padre; l'oro trafugato che però, secondo un ragionamento sottile di Boone, non può essere stato portato via tutto dalla miniera; un ragazzino, Chester, che potrebbe vivere da bravo ragazzo ma che per un malinteso senso di amore filiale torna a delinquere con quello che considera una sorta di padre adottivo; e poi scene perfette (altro che passare inosservate): il gemello Dobbs che guarda Carson dallo specchio del barbiere ; lo sguardo di Clemmons, sinceramente dispiaciuto per aver condannato a morte il suo amico; il confronto tra Carson e Waco sulla main street ; il romantico incontro con Lena dopo venticinque anni; il sincero affetto di Clemmons nel rivedere Carson dopo venticinque anni; Tex che batte Laval a carte con Boone che lo guarda in cagnesco; i dialoghi tra Clemmons e Boone all'arrivo di Clemmons a Bannock. Questa storia non passerebbe inosservata mai. È uno di quei testi che fanno la fortuna dell'autore che li scrive.
  3. Leo

    [Maxi Tex N. 24] Il cavallo di ferro

    Ragazzi, ditemi che Mignacco è arruolato in pianta stabile su Tex. Ho letto un Maxi decente, che dico decente? Buono, decisamente buono! La prima storia, oltre a rappresentare un omaggio a Sangue Navajo e alla gucciniana La Locomotiva (come ben ricordato da Johnny Colt) è una storia appassionante, che si fa leggere tutto d'un fiato. E ottima è anche la seconda avventura. I punti di pregio di queste storie stanno indubbiamente nella loro purissima texianità e nella presenza di personaggi di spessore: la tragica figura del giovane indiano la cui esistenza è segnata dal dramma vissuto in gioventù; l'indiano bianco che inconsapevolmente ammanta di idealismo (l'adesione alla causa degli Utes) ciò che invece è solo odio verso la gente da cui proviene (mi ha ricordato un po' il terribile mezzosangue de Il Cacciatore di Fossili); il vecchio idealista Tennessee che crede nella fratellanza tra i popoli rossi venendone drammaticamente smentito. Ragazzi, ripeto, ditemi che Mignacco è arruolato in pianta stabile su Tex.
  4. Considera una cosa: in questo forum, Il Passato di Carson è considerata una storia tra le più belle mai scritte. Su una classifica curata da UBC sulle storie più belle di Tex, questa è stata per anni al primo posto. L'hanno pubblicata tra gli Oscar Mondadori. Se in tanti concordano nel ritenerla una storia grandiosa, probabilmente non sono quei tanti ad avere torto, ma quell'uno o pochi che non concordano. Una storia grandiosa, un capolavoro, può anche non piacere a taluni. Ma questa storia resta un patrimonio di Tex (come puoi vederla "troppo semplice" poi?). Chiudo con un esempio: Patagonia è da molti amata immensamente. E' stata pubblicata in un cartonato, ha avuto entusiastiche recensioni. Io e virgin non la amiamo. Non ho però la presunzione di discutere il capolavoro: prendo solo atto che non è riuscita a toccare le mie corde.
  5. Leo

    [701/702] La regina dei vampiri

    Il Maxi di Manfredi dello scorso anno mi aveva fatto "incazzare" con Borden. Da curatore aveva pubblicato due prodotti che non esito a definire orridi. E se ci aggiungiamo l'ultima storia sulla regolare, di cui non ricordo nulla se non che aveva dei buchi logici da paura, capirete quanta voglia avessi di cimentarmi con questa storia sui vampiri di un autore che, su Tex, si è troppo spesso dimostrato velleitario e pretenzioso. E questa storia tra l'altro non comincia benissimo. Tex e company vengono chiamati dal Morisco, e il giorno dopo il loro arrivo già trovano sul sentiero due vittime dei loro avversari, lì belli caldi e pronti ad essere trovati in un territorio molto vasto: eccoveli serviti, la storia può iniziare. Forse avrei cercato un modo diverso per mettere in contatto i nostri con i loro avversari. E poi il personaggio di Ikal, che nonostante il suo acceso fanatismo alla fine non si fa pregare più di tanto a cambiare bandiera. Eppure... Eppure questa storia mi è piaciuta. Bella l'atmosfera, belli i personaggi, dal negromante allo sfortunato capitano dei rurales, per non parlare della vecchia megera: Manfredi mette su una storia che cattura, si fa leggere bene, intriga, diverte. I comprimari funzionano, gli avversari funzionano, e infine i nostri pards funzionano, nei dialoghi, nell'azione, nell'umorismo. Ammetto peraltro che il piacere di leggere questa storia è stato sicuramente agevolato da disegni semplicemente fantastici, entusiasmanti, molto molto evocativi: Bocci superlativo! Una nota su Etzli, per dire che sono in disaccordo con Ymalpas. Uno dei personaggi che ho odiato di più è il signor Espectro, che odiava e ammazzava gli indiani senza un perché. Espectro è un personaggio senza storia, compie azioni senza che il lettore ne conosca le motivazioni. Anch'io, come Ymalpas, voglio capire, pretendo che lo sceneggiatore non lasci buchi. Per questo mi lamento - e non poco - di un Espectro. Ma di questa bruja manfrediana no. Sappiamo che è una bruja, che ritiene sacre le vestigia degli antichi e vuole proteggerle dai profanatori. E' una fanatica che crede nel ritorno degli dei, ed è pronta a compiere sacrifici umani per agevolare l'avvento della dea della morte. Conosciamo le sue motivazioni, i suoi moventi. Per me è "completa". E' una bruja con dei poteri arcani: una creatura probabilmente non del tutto umana. Credo che Manfredi abbia voluto lasciare un alone di mistero su questa figura arcana, rafforzandone in tal modo la già affascinante aura di mistero, spiegandoci però la cosa più importante: le motivazioni e gli obiettivi. Un'ultima nota totalmente OFF TOPIC: ho notato che spesso viene utilizzata, a commento di alcuni post, la faccina che significa "Confuso": ma cosa vuol dire nei fatti questa faccina? Sembra quasi che chi la mette voglia dire che il post che commenta non è chiaro, che è "confuso", per l'appunto, che non è ben scritto. Come a dire che è un post che fa storcere gli occhi tanto è scritto male o tanto è nebuloso o tanto è incoerente. Lo trovo molto molto antipatico, e poco rispettoso.
  6. Leo

    [700] L'oro dei Pawnee

    Non mi aspetto mai molto dagli albi celebrativi, anche se con il numero 695 Borden mi aveva smentito. La storia del 700 invece è tornata un po' in linea con le mie (non alte) aspettative per queste storie singole. Una storia discreta, con il bel ritorno di Tesah, illustrata da un Civitelli che stavolta mi è parso tornare alla legnosità dei primordi, anche se ci ha regalato anche in questo albo delle singole vignette meravigliose. La tavola centomila è stata una vera chicca, mi ci sono fermato e ho sorriso. Lunga vita a Tex!
  7. Io credo che, nonostante le tante bellissime storie sfornate dal nostro Borden negli ultimi venticinque anni (eh già, un quarto di secolo quest'anno...), questa resti la sua più bella, insuperata e probabilmente insuperabile. Mai il Vecchio Cammello è stato tanto epico. Mai un cattivo ha fatto tanta paura come Boone, o Waco. Mai più abbiamo avuto un personaggio come Ray Clemmons. Per me questa storia rappresenta il punto più alto di Tex. A proposito di esordi al fulmicotone, altri "predestinati" potevano essere Medda e Berardi, entrambi cimentatisi con Tex in quell'inizio degli anni '90 che sembrava poter regalare grandi autori per Tex (e che fortunatamente ci ha lasciato almeno Borden).
  8. I color li ho letti tutti, quindi l'avrò dimenticato...
  9. Risponde sì! Grazie Carlo. Sono stato lontano dal forum per un po' e sono in arretrato di informazioni. Grazie ancora (sono molto contento, confido in questo autore, per me un completo sconosciuto, non essendo un lettore di Zagor).
  10. Non conoscevo Rauch, e devo dire di aver molto apprezzato questa sua fatica "breve" texiana. Spero che possa tornare sulle nostre pagine: è per caso previsto un suo arruolamento in pianta stabile? Disegni molto western, con ottima caratterizzazione dei personaggi, da Jane a Seth al capo del villaggio. Bravi a entrambi gli autori, che hanno confezionato un prodotto niente male. La seconda storia, invece, nonostante la sempre bella Dawn e il magico Nord di Font, non l'ho apprezzata a pieno...
  11. Ricordo Il Ragazzo Rapito come una delle storie più strampalate mai lette (e tuttavia piacevole da leggere, nonostante tutto). Vedremo se Ruju saprà correggere il tiro con questo personaggio, che ai tempi di Faraci voleva ammazzare il proprietario della sua ex fattoria non si sa per quale motivo...
  12. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    l'ho capito. infatti scrivo: "Ebbene, la scelta di recitare a teatro (per quanto forzata dall'espediente del ricatto del Maestro)". Beh, almeno Ned sarebbe morto o sarebbe rimasto vittima del morbo no? Detto ciò, sono situazioni narrative che capisco perfettamente, sono largamente usate da tutti i media nel genere avventuroso, e infatti io stesso le ho trovate molto divertenti. Forse è inappropriato parlare di epica. Provo a spiegarmi meglio: io tendo a considerare capolavori quelle storie che riescono a coniugare l'avventura con i grandi temi universali del Tempo, dell'Amicizia, del Tradimento, del Valore, magari incastonati all'interno di un contesto di guerra, o di lotta per un ideale, e incarnati da grandi personaggi eroici. Per me Gli Invincibili, La Grande Invasione e Fuga da Anderville sono capolavori; La Tigre Nera e questa storia sono delle gran belle storie d'avventura. Magari sono tecnicamente perfette (e quindi meriterebbero il rango di capolavoro) ma l'assenza degli elementi citati sopra le rendono ai miei occhi "solo" delle belle storie. Con un esempio tratto dal mondo dei feuilleton, sperando di far capire definitivamente cosa intendevo dire: I Miserabili sta a Gli Invincibili come Il Conte di Montecristo sta a L'Ombra del Maestro. Ciò non significa che non mi piaccia il Conte di Montecristo, o L'Ombra del Maestro.
  13. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    A distanza di alcuni mesi, sono tornato a leggere Tex, ultimando la storia del Maestro. Ho letto che qualcuno ha tirato in ballo i feuilleton, e credo che il paragone sia azzeccato, perché la storia è rocambolesca e infarcita (anche troppo) di personaggi e di situazioni forti (e magari improbabili) prefiggendosi (e riuscendovi) innanzitutto lo scopo di divertire il lettore. Come il grosso dei feuilleton, che per l'appunto miravano soprattutto ad intrattenere un vasto pubblico, questa opera a mio parere non è un capolavoro. Primo: perché personalmente ritengo capolavori le storie con un respiro epico; secondo: perché credo che la storia chieda al lettore un grosso sforzo e una forte complicità, nell'accettare alcune situazioni poco credibili e troppo prone alle esigenze della trama. Tra queste: - l'eccessiva arrendevolezza delle gangs of New York: non ho digerito la facilità con cui le formidabili gangs si sono fatte soggiogare dal Maestro. In particolare, ho trovato poco credibile la sottomissione immediata di Low Yet e delle altre tong cinesi; - per la stessa ragione di cui sopra, ho trovato altrettanto poco verosimile il doppio gioco di Low Yet: nonostante sia a capo di una presumibilmente forte organizzazione, subisce l'assassinio di uno dei capi delle tong senza reagire (anche solo per orgoglio), per poi passare dalla parte del ranger confidando in lui (che in fin dei conti è un uomo solo): non proprio il comportamento di un "cazzuto" boss mafioso newyorchese, che pare piuttosto un agnellino in cerca di protezione dal lupo cattivo; - le scelte dei ranger 1: Tex e Carson, oltre che Byrnes, sono uomini di legge. Possono prendersi dei rischi, ma non possono essere avventati quando di mezzo c'è la vita di tanti innocenti. Ebbene, la scelta di recitare a teatro (per quanto forzata dall'espediente del ricatto del Maestro) con la consapevolezza di fare da esca per una "azione dimostrativa" del loro avversario è a dir poco avventata. E infatti, senza la "botta" di fortuna del cappello di Ned Buntline, la frittata sarebbe stata gigantesca, e avrebbe coinvolto tanti innocenti oltre che magari anche i nostri. Per non parlare di quando Carson e Annie si mettono a sparare sulla folla: è vero che i nostri hanno una mira perfetta, però ragazzi, qui si mettono a sparare su un mucchio di gente che potrebbe muoversi per sbaglio, senza contare che Carson e la Oakley non conoscono le fisionomie dei Dusters e potrebbero quindi sbagliarsi. Scena adrenalinica, ma anche un tantino esagerata. - le scelte dei ranger 2: la trappola per Castle, che prevede l'avvelenamento di alcune cisterne. Anche qui, è sufficiente che Nick modifichi il piano di un nonnulla per mettere a repentaglio la vita di tanti innocenti, che devono essere salvati quasi uno per uno, e piano per piano di un affollato palazzo: altra scelta per me discutibile. - alcune scelte narrative: per giustificarsi e tornare pulito agli occhi del Maestro, Low Yet e i nostri inscenano il finto omicidio di Lee: l'escamotage della prigione inaccessibile eppure così vulnerabile mi è piaciuto poco. Da buon feuilleton, però, la storia diverte, eccome se lo fa. Le scene del teatro e dell'avvelenamento delle cisterne, che sopra ho criticato, sono tuttavia estremamente appassionanti, le si legge tutte d'un fiato, e non mancano gli intermezzi umoristici, soprattutto ad opera di un Carson in grande spolvero. Ma dire che la storia è "solo" divertente è riduttivo. Durante la lettura, non si può non apprezzare la cura dei dettagli: la ricostruzione di New York, le sue tecnologie (telefono e fonografo), i suoi ambienti, il ponte ancora in costruzione. Non si può non apprezzare l'ispettore Byrnes, un personaggio per nulla edulcorato e buonista, ma autentico nei suoi metodi brutali, in una sua certa animosità nei confronti dei rangers, nelle sue "incazzature" verso Tex e Carson per i loro piani spericolati. C'è una sorta di dualismo, di competizione, che Byrnes da padrone di casa sente al cospetto dei rangers, che è resa davvero bene e che non può non essere messa in risalto: i grandi personaggi funzionano per queste loro caratteristiche, e Byrnes senz'altro un grande personaggio lo è. Nei canoni invece Castle e il Maestro, con il primo che buca lo schermo più del secondo: trovo inoltre azzeccato il paragone che un forumista ha fatto tra il Maestro e il Joker, ho avuto anch'io a volte la sensazione di star leggendo "Batman", indubbiamente anche per via dell'ambientazione ("Gotham"). Tirando le fila, una gran bella storia, succulenta, ricca. Non sempre credibile, ed anzi in alcuni snodi narrativi IMHO troppo forzata, ma ad ogni modo divertente, atipica nell'ambientazione, curatissima nella ricostruzione e nella resa dei personaggi. Una gran bella prova d'autore.
  14. Leo

    [365/369] L' Uomo Con La Frusta

    Concordo. La scena ha il giusto pathos anche secondo me. Tra le più belle della storia.
  15. Leo

    ③ La storia più bella della fascia 600 - 699

    Ho votato: Luna Insanguinata: storia bellissima, con Tex finalmente in vera difficoltà, anche psicologica (memorabile la scena in cui digrigna i denti credendo che Charvez lo stia guardando). Voglio sempre storie così. Voglio Tex in difficoltà. Voglio Tex che batte avversari degni, non marionette o carne da macello. Tex è ingigantito da figure come Charvez, il valore del suo nemico accresce il suo. Voglio tante lune insanguinate. Oro nero: ricordo una storia teatrale e un cattivo alla Bethanie Marsh, che preferisce morire col suo business piuttosto che sopravvivere al naufragare del suo sogno. Tragica e con bei dialoghi, originale per Tex. L'Onore di un guerriero: altra storia con dialoghi intensi e personaggi di peso: il conflitto fratricida, l'amore per la stessa donna, la rendono tra le più belle di Ruju per il ranger. Il Faraci di questa sequenza non mi dispiacque. Ho invece francamente detestato la Winnipeg dell'infelicissimo ritorno di Jack Thunder e del Carson impazzito (ma vedo che in tanti l'avete votata, segno che le polemiche sulla votazione finale non hanno - e meno male - inciso sugli utenti del nostro forum) e l'assurda La Banda dei serpenti, la cui destinazione sulla regolare mi sorprese (forse non si voleva offendere Manfredi?).
  16. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    Ah OK. Io dico che Boselli ha privilegiato lo spettacolo a scapito della verosimiglianza. E in definitiva ha fatto pure bene.
  17. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    per l'Ultima Vendetta, mi avevano quasi accusato di aver riscritto la storia con un mio commento, ma io mi ero solo limitato ad esporre quello che la storia già diceva... tu invece dici quello che non c'è, supponendo (ma è una supposizione tua) che quelli siano solo i fedelissimi. Nella stanza della trappola, quando si comincia a parlare di tregua, c'erano tutti i suoi sgherri, anche quello che aveva partecipato alla trappola, li si vede nelle vignette... Io credo che l'incoerenza possa essere sanata solo con un repentino cambio di idea da parte di Low Yet. Boselli voleva giustamente rendere adrenalinica la scena della trappola e la ha imbastita in quel modo. Però, se qualche piccolo difettuccio c'è, non è che dobbiamo a tutti i costi non vederlo. La scena è bella e diverte, ma ad un'analisi più attenta qualcosa sembra non funzionare, per quello che ci viene fatto vedere. E ci vengono fatti vedere i cinesi che assistono alla tregua, tanto che uno di loro restituisce la pistola a Tex. Poi, ripeto, la scena è bella, va bene così. Ma qui si parla della storia (della storia che leggiamo, non delle interpretazioni che ne facciamo supponendo che quelli siano pochi fedelissimi: dove lo vedi? )
  18. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    Ma come chi l'ha detto? La tregua viene siglata davanti a tutti, prima nel luogo della trappola e poi comodamente seduti davanti a un the. Low Yet non è mai da solo con Tex, è sempre contornato dai suoi. E' più facile quest'altra versione (chiedo scusa per l'auto-quote): El Supremo è uscito cinque anni fa, e della faccia d'angelo di Nick Castle, capace di ucciderti col sorriso sulle labbra, ce ne ricordiamo praticamente tutti...
  19. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    E quando si è accordato con Tex, il timore dei suoi uomini verso il Maestro è cessato di botto?
  20. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    Per la verità, l'ingaggio ricevuto da Low Yet era di prendere Tex vivo. Poi, tutto può essere, anche la tua versione, ma se hai sia pure un minimo intento di parlamentare, non fai lanciare dardi avvelenati ai tuoi. A questo punto, ipotesi per ipotesi, preferisco pensare che Low Yet abbia cambiato idea dopo aver catturato il ranger: sapendo che Tex non lo risparmierebbe (la prima pallottola è per te, gli dice il ranger), vedendoselo davanti, tutta quella forza, quella determinazione, quello sguardo vincente; ricordandosi le gesta leggendarie contro i suoi connazionali e contro lo stesso maestro; ecco, di fronte all'incarnazione, davanti ai suoi occhi, di quella leggenda di cui aveva sempre sentito parlare, Low Yet ne resta, in qualche modo, soggiogato, e comincia a sperare che davvero Tex possa risolvergli il problema dell'ingombrante Maestro. E lì, in quel momento, cambia idea. In quel momento, non prima: i dardi avvelenati escludono la tua ipotesi (ribadisco che Tex doveva comunque essere preso vivo, peraltro). In realtà, il fatto che Low Yet e le altre potenti gangs di New York si siano fatte soggiogare dal Maestro mi è comunque poco comprensibile: possibile che gangs così feroci si facciano mettere sotto da uno storpio e da due suoi uomini (per quanto in gamba come Castle e Muggs)? Possibile che il terrore che indubbiamente incute il Maestro riesca a impressionare gente ben poco impressionabile quali dovevano essere i malavitosi della futura "Grande Mela"? Mi piacerebbe capire cosa tu intenda per "altra cosa". Castle è un criminale efferato, astuto, pronto ad ammazzare con il sorriso sulle labbra. Una faccia aperta, un viso pulito in superficie a dissimulare l'animo di un criminale ambizioso e intelligente. E' talmente un bel personaggio che non mi stupirei - conoscendo Boselli - se un domani lo rendesse grigio, o temporaneamente alleato del nostro. Io non so se quello di Castle sia carisma (il carisma è altra cosa, ma cosa? ), ma senza dubbio è un personaggio che funziona.
  21. Ci credo. Speriamo comunque di rileggerti (e anche di rivedere i tuoi disegni) più spesso
  22. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    Mi autoquoto, perché questa era una domanda che mi ponevo dopo la lettura del secondo albo. Non sia mai che Tex sia stato attirato lì per parlamentare, non sarebbe coerente con tutta l'architettura della trappola, in cui i cinesi cercano di far fuori Tex, tanto che l'irlandese e un cinese muoiono, colpiti dal terribile veleno. E invece alla fine si finisce per parlamentare! Non mi torna molto, francamente. Anzi, non mi torna affatto. Ma non si fa in tempo a fermarsi lì a riflettere, che già si è catturati dal duro confronto verbale tra Byrnes e Carson: c'è quasi un voluttuoso compiacimento, nelle parole dell'ispettore capo, quando rimprovera a Carson che Tex si è infilato nel labirinto di Chinatown e che sicuramente non potrà più tornare con lui nel Sud Ovest; quasi a dire: cari vaccari, ve l'avevo detto che qui le regole del gioco sono diverse, avevo ragione io. Byrnes è decisamente un signor personaggio, non già un partner caramelloso e cordiale, ma un autentico, rude, brusco uomo di legge in quell'inferno che era la New York di fine ottocento, la città delle gangs. Ho apprezzato tantissimo questa sua asperità del carattere, che ne fanno un personaggio vero, non già una banale e zuccherosa comparsa quale temporaneo pard dei nostri. Ma alla fine non ha ragione lui no, perché Tex è Tex. La scena successiva è magnifica, con doppi, tripli, quadrupli salti mortali: Tex frega Nick, poi Nick frega Tex, e infine di nuovo Tex frega l'avversario biondo, con l'intervento di Carson e della polizia newyorchese. Qui Nick capisce che Low Yet ha fatto il doppio gioco: non è un caso, dice, che la polizia sia intervenuta in quel luogo. Eppure, poco dopo, nella scena del finto assassinio di Tom Lee, sembra nuovamente fidarsi di lui. Anche qui, non mi torna che un uomo astuto come Castle nuovamente si fidi dei cinesi: potrebbe però trattarsi di un escamotage, non di una reale fiducia. Staremo a vedere. Sequenza del teatro: ho trovato un po' "farraginosa" la parte che coinvolge Ned Buntline. Una forzatura il ricatto nei suoi confronti; scontato che il giornalista non tradisse i nostri. Peraltro, mi è parsa una scelta troppo azzardata, quella di accettare la sfida del Maestro per un "incontro" a teatro: sono coinvolti troppi innocenti perché un capo della polizia - ma anche i due rangers - si prendano un simile rischio. E infatti il rischio è massimo, ed è un puro caso (troppo puro, forse...) che la boccetta cada nella bombetta di Buntline. Il fatto che il teatro fosse già mezzo vuoto non emenda Tex e company da colpe, perché la gente è scappata via per puro panico, non certo perché i nostri abbiano ben concertato le loro mosse. Insomma, la scena a teatro - peraltro un classico della fiction avventurosa - è molto azzardata, ma Boselli non ci rinuncia e probabilmente fa bene, perché lui si diverte un mondo e fa divertire anche noi: intanto ci regala un Carson grande attore, tanto che è osannato anche da una ragazza del pubblico che, tra tanti, grida "Viva Kit Carson"; poi, c'è il tirassegno - da brividi - sul pubblico; e infine c'è la scena del Maestro appollaiato sul lampadario: ammetto che sulle prime ho storto un po' il naso nel vedere questa sorta di Joker redivivo (o ante litteram) minacciare dall'alto (ma come ci è arrivato?) l'intero teatro, e mi è quasi venuta la nostalgia delle grinte del West alla Waco Dolan, ma quando ho capito che si trattava non del vero Maestro ma di un "duster" drogato ho ritenuto la cosa più accettabile, e mi sono rituffato in una lettura sempre coinvolgente (nonostante le tante parole, e questo è un grosso pregio!) e purtroppo bruscamente interrotta da un quanto mai inopportuno "continua".
  23. Dispiace che un utente di peso come te, Pallino, non posti più nulla sul forum, luogo virtuale che come hai detto tu è più congeniale di Facebook ad ospitare discussioni più strutturate. Io ho chiesto di essere ammesso al gruppo Facebook e mi avete accettato; ogni tanto verrò a trovarvi, anche se per il tipo di utente che sono preferisco intervenire nel forum mentre non amo tantissimo Facebook. Intanto, sono contento di averti riletto qui, sperando che non sia solo una comparsata.
  24. Leo

    [Texone N. 10] L'uomo Di Atlanta

    La storia io l'ho apprezzata di più solo ad una seconda lettura. Ricordo ancora il senso di meraviglia che mi colse mentre, leggendo la storia, pensavo a quanto mi stesse piacendo, contrariamente al ricordo che ne avevo. Oggi ormai lo considero una dei più bei Texoni. I disegni danno in effetti la sensazione di esser tirati via, ma ciononostante li trovo estremamente affascinanti.
  25. Leo

    [Texone N. 10] L'uomo Di Atlanta

    Nizzi, che ammirava Bernet, rimase inizialmente perplesso di fronte all'estrema sintesi del tratto del disegnatore spagnolo sul Texone; poi, a ben rifletterci, si disse convinto di aver visto, in quei tratti troppo stilizzati, comunque la zampata del vecchio leone. Io ci ho visto più di una zampata: nonostante in alcuni passi i personaggi siano effettivamente più schizzati che disegnati, questi emanano un vigore, una forza, una grinta e un fascino grandissimi. Mi è dispiaciuto non aver mai più rivisto Bernet su Tex, anche se sembra che lo stesso Sergio Bonelli in qualche modo temesse di proporre un simile tratto sulla regolare. Peccato.
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