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TWF - Tex Willer Forum

juanraza85

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Messaggi pubblicato da juanraza85

  1. <span style="color:red">1 ora fa</span>, San Antonio Spurs dice:

    In quanto al linguaggio forbito de pastori, è chiaro che si tratta di laureati esodati che per campare si sono dovuti riciclare in guardiani di greggi, lasciando gli uffici per  pascoli, ma continuando a inviare curricula.

     

    La medesima conclusione cui ero giunto anche io :D..!!!

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  2. Storia dall'impianto piuttosto classico e lineare, nel complesso più che sufficiente ma ben lungi dall'entusiasmare. A mio giudizio, una delle sceneggiature meno appariscenti e coinvolgenti scritte nel corso della carriera da GLB, seppure accompagnata dalla prova abbastanza positiva ai disegni di Nicolò, a suo tempo sinonimo di garanzia.

     

    Trovatisi casualmente coinvolti nella vicenda di Rick Sander, minatore accusato di omicidio, Tex ed i pards decidono senza perdere tempo a rimuginarci sopra di perorare la sua causa, e giunti presso la cittadina mineraria di Redrock Tex e Carson (mentre Kit e Tiger restano nascosti con Rick) non tardano a scoprire che Sander ha effettivamente ucciso un uomo, ma che lo ha fatto per legittima difesa, essendo il tizio al soldo del banchiere Mart Holmer. Di qui in poi, i due pards non incontrano grande difficoltà nel neutralizzare l'accolita di mascalzoni, ricorrendo a sistemi piuttosto sbrigativi (ben consci di avere a che fare con uno sceriffo tanto corrotto quanto pavido, di cui GLB - chissà se volutamente? - non fa neanche il nome), senza mai dover correre veri e propri pericoli, né in occasione del tentativo di omicidio ordito da tre sgherri di Sam Spring (braccio destro di Holmer), e nemmeno allorquando la cricca di Redrock tenta di farli eliminare dalla banda di apaches, invero piuttosto malmessa, al comando di El Tuerto (in tale circostanza, alla festa si aggiunge Tiger Jack). L'inconsistenza degli antagonisti di turno è tale che i pards non interagiscono mai direttamente con il gran burattinaio Holmer, ma si limitano a constatarne il tragico decesso allorquando questi - insieme al complice John Pratt, dell'ufficio per le concessioni - tenta una disperata fuga in calesse, ma finisce in un burrone.

     

    L'unico frangente da ricordare di tutta la storia, stringendo, è il cazzotto che Tex rifila al baldo sceriffo (probabilmente, aveva in animo di farlo da chissà quanto), intimandogli poi di lasciare il paese, presumo poiché, insipido come si è dimostrato, non lo ritenga neanche degno di ulteriori provvedimenti. Per paradosso, la piattezza di questa storia mi incuriosisce non poco in previsione del seguito di prossima uscita: chissà Ruju che idea potrà aver adoperato, per "giustificare" il ritorno di Tex in quel di Redrock.

  3. Fresco di lettura del primo albo, che ho letto con avidità e senza la minima interruzione. Esordio sulla regolare piuttosto convincente di Burattini e Rubini: la sceneggiatura è scorrevole e coinvolgente, anche per effetto della scelta - a me sempre molto gradita - di sviluppare la trama in una serie di sottotrame portate avanti parallelamente (fin quando, verosimilmente, confermeranno), ed altrettanto convincenti i disegni, per merito di una più che opportuna caratterizzazione dei personaggi con cui Tex ed i pards hanno o avranno a che fare.

     

    I presupposti per una seconda parte altrettanto all'altezza e, quindi, per un risultato finale di ottima qualità, ci sono tutti.

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  4. Nulla da fare: ci sono storie che, per un qualche motivo, ogni volta che torni a rileggere tornano a trasmetterti sempre le medesime sensazioni ed emozioni. Una di queste è, appunto, I diavoli rossi: una storia di ottimo livello ma non certo un capolavoro assoluto, eppure in grado, con ogni probabilità proprio perché trasuda epopea western da qualsiasi angolazione la si analizzi, di lasciare il segno. Quasi un paradosso, se in aggiunta si considera come in sede di sceneggiatura Nizzi non brilli per inventiva ed originalità (si limita, al contrario, a ricalcare sin troppo fedelmente il capolavoro del cinema western Ombre rosse di John Ford), e come al tempo stesso anche Galep, per gli arcinoti motivi di età e soprattutto di salute, sforni in questa circostanza una prova nel complesso sufficiente ma non all'altezza delle sue perle migliori.


    Punto di forza della storia, per quanto mi riguarda, è il campionario di variegata umanità che viaggia a bordo della diligenza: da Bellamy, omicida in fuga, al capitano Fremont, individuo in gamba ma roso dal rimorso per una macchia nella sua carriera, passando per i "piedidolci" Peggy ed Adam Peabody, goffi ma non troppo, e per infine terminare con il bieco cacciatore di taglie (nonché, come si verrà a sapere in seguito, tra i responsabili della vendita di armi alla medesima banda di indiani) Colin Chase - immediatamente preso di petto dai due pards in un siparietto memorabile - ed il simpaticissimo postiglione Danny Morgan, senza dimenticare il valido ma sfortunato uomo di scorta Budd. Tutti loro, con l'aggiunta di Tex e Carson, si ritrovano asserragliati dalla banda di apaches condotta dal sanguinario Piccolo Lupo presso il trading post di Yampa Flat, ove trovano il gestore messicano Pablo e la moglie, oltre al "bandito gentiluomo" Ray Benton. Con l'eccezione di Budd, ucciso durante l'attacco alla diligenza, il variegato gruppo si ritrova assediato presso la stazione di posta, e ciascuno dei presenti è giocoforza indotto a mostrare la propria vera natura: se Tex e Carson, come prevedibile, si ergono con naturalezza a leader del gruppo ed assolvono all'incarico nel migliore dei modi, c'è chi cade valorosamente, ed in parte riscattano il proprio passato (il capitano Fremont e Ray Benton), e chi si rivela una carogna (Chase, che viene sonoramente sbatacchiato da Tex in un'altra sequenza da applausi) o semplicemente un vigliacco (Bellamy).


    Molto ben curato da Nizzi l'assedio dei "diavoli rossi" di Piccolo Lupo, in grado di trasudare epicità, premiato dal sostanziale successo finale, grazie certamente al tempestivo arrivo della cavalleria ma soprattutto per via delle innumerevoli dimostrazioni di valore da parte di quasi tutti i difensori (compreso chi non ti aspetti, come il mite sarto Peabody), mentre non regalano sorprese Bellamy, che si illude di poter fuggire ma viene trasformato in puntaspilli di frecce dagli assedianti, né tanto meno Chase, infilzato con una lancia da Piccolo Lupo convinto del suo tradimento (una sorte, questa, che sa di paradosso e di ironia della sorte, poiché, come anche Tex non manca di sottolineare, fondamentalmente Chase muore per la sola colpa che in effetti non gli si può attribuire).

    • +1 1
  5. <span style="color:red">1 ora fa</span>, borden dice:

    E sempre secondo te, di quanti anni Tiger è più giovane di Tex? Cinque, dieci, vent'anni meno?

     

    Correndo il rischio di dire una castroneria, io azzarderei che Tiger possa avere all'incirca 6 o 7 anni di meno rispetto a Tex...

     

    Ciò anche per dire che, sempre secondo me, Yama pur sembrando più vecchio - per via della calvizie precoce e dell'aspetto funereo - è in realtà più giovane di Tiger. Ovvero, se nella storia Blacky Dickart ha circa 10 anni Tiger ne avrà 15 o 16.

  6. Davvero ben riuscita, nel suo complesso, questa storia dell'insolito duo Nizzi & Letteri, rispettivamente capaci di imbastire una trama dai contorni piuttosto gialli in cui non mancano né azione e suspense né siparietti comici, e di saperla valorizzare ottimamente sul piano grafico. Un'avventura quanto mai insolita, per Tex e Carson, che si imbattono nel mistero di un uomo-serpente che, stando alle apparenze, a causa della sua innata malvagità si divertirebbe a fare fuori uno dopo l'altro i minatori di Bendito, sperduto villaggio tra le Sacramento Mountains.

     

    La storia parte invero piuttosto blandamente, benché si tratti nei fatti di un "male necessario", in quanto tramite l'incontro con tre minatori terrorizzati ed in fuga da Bendito i due pards apprendono gli strani fatti che si stanno verificando nel villaggio e decidono di vederci chiaro (o, per meglio dire, è Tex a decidere di indagare trascinandosi dietro un Carson piuttosto recalcitrante, che come sovente accade si diverte a recitare la parte del brontolone timoroso). Una volta giunti a Bendito, i due non impiegano molto a scoprire come stanno in realtà le cose, pur non riuscendovi per merito loro, ma piuttosto attirati in trappola e letteralmente chiusi in una caverna sotterranea dai due farabutti architetti dell'ignobile imbroglio ai danni dei minatori del villaggio, Forrest alias Remick e Bulder. I due, infatti, hanno in precedenza tolto di mezzo due minatori e l'ingegner Remick (di cui l'astuto Forrest ha carpito identità e credenziali) ed hanno subdolamente indotto i membri della piccola comunità a credere che a fare sparire i tre - e tanti altri poi fuggiti per timore - sarebbe stato un mostruoso uomo-serpente, nei fatti un costume indossato da uno dei due per terrorizzare i minatori e farli fuggire via. 

     

    Un piano machiavellico, che ha come fine ultimo quello di consentire ai due furfanti di mettere da soli le mani sull'oro estratto fino ad allora, che tuttavia non fa i conti con la pervicacia di Tex e Carson né, tanto meno, con l'imprevisto dato dal vero Remick, in realtà sopravvissuto per diverso tempo in fondo alla caverna sotterranea (dovendosi nutrire, per sopravvivere, di uno dei due compagni morti), che si imbatte nei due rangers e racconta loro come si sono svolti gli eventi, indirizzandoli sulla via della giustizia. Smascherare i due furfanti è, per Tex e Carson, incombenza relativamente semplice (contraddistinta dalla performance del vero Remick nei panni dell'uomo-serpente), che porta alla morte di entrambi: Bulder spara addosso a Tex ma viene a sua volta freddato dal Ranger, mentre Forrest tenta una precipitosa fuga ma, tragica ironia della sorte, trova anch'egli la morte a causa di un serpente, che quasi in forma di contrappasso dantesco spaventa il suo cavallo e lo fa cadere in un burrone. In tal modo, cala il sipario su una vicenda tutt'altro che convenzionale per i Nostri, ma comunque ben riuscita grazie ad un giusto mix di mistero, azione ed anche momenti di sottile e distensiva ilarità.  

  7. Anche io, al pari del pard @LedZepp, devo dire che per quanto apprezzi il nuovo formato del Magazine (ben più di quanto gradissi il vecchio Almanacco), credo sopravvivrei se un domani la SBE dovesse - MOLTO ipoteticamente - decidere di cessarne la pubblicazione. Così come non mi strapperei certo i capelli se non dovessero più uscire gli albi bis di luglio: la storia con Lorenzo Hubbell del 2021 fu bella ed anche importante, quella dello scorso anno, che tra l'altro andò letteralmente a porsi di mezzo alle due storie concatenate con Mefisto, avrebbe potuto benissimo essere pubblicata più avanti e non mi è certo sembrata meritevole di costituire un'uscita eccezionale. Fermo restando che a me sarebbe piaciuto molto di più se la prima e già citata uscita bis del 2021 fosse stata un unicum.

  8. 3 ore fa, Angelo1961 dice:

    I capelli non crescono così tanto in pochi mesi. In teoria ci vogliono anni. Forse sono passati anni? Il generale citato, non ricordo, è Mc Lellan? In questo caso siamo alla fine del 1862. 

    Ovviamente questa storia è un salto di anni in avanti rispetto a "Fuorilegge" (e la guerra con il Messico che però è un'invenzione di GLB) dove Mefisto ha i capelli neri e dove Mefisto e Lily vengono imprigionati. Siamo sicuramente prima del 1861.

    La storia con gli Hualpai ci mostra un Kit (classe 1868) già nato e quasi adulto, per cui sono passati almeno 25 anni nei quali Steve può essere invecchiato, aver perso denti e raggrinzito la pelle. 

     

    Il generale è proprio George B. McClellan, che fu effettivamente rimosso dal comando in capo delle truppe dell'Unione il 5 novembre 1862 poiché, il precedente 17 settembre, aveva sconfitto le forze sudiste ad Antietam senza però dar loro il colpo di grazia. Secondo gli storici ciò avvenne per un eccesso della proverbiale meticolosità con cui egli era solito valutare e preparare qualsiasi sua mossa, tuttavia lo Stato maggiore fu dell'avviso che la sua fosse imperizia e dunque - non essendo McClellan nuovo a mancare vittorie schiaccianti in tal maniera - optò per la sua sostituzione con il maggiore generale Ambrose Burnside.

     

    Conclusa questa parentesi di Storia probabilmente non richiesta :laugh:, in base alla quale - come anche il pard Angelo diceva - possiamo dedurre che McClennan ebbe sì un infarto dovuto allo spavento ma se la cavò, a me piace pensare che l'incanutimento piuttosto precoce di Mefisto dietro le sbarre (sul fatto che i capelli possano crescere così tanto in pochi mesi, non giurerei che non possa avvenire) possa essere stato il frutto della sua stessa ossessione per la conoscenza della materia occulta e, contestualmente, per acquisire confidenza con le oscure ed inquietanti entità che dimorano in tali dimensioni; in altre parole, Mefisto potrebbe banalmente (ma non troppo) essersi "mentalizzato" oltremodo e, dunque, essersi più o meno consapevolmente predisposto ad una qualche "azione preliminare" delle forze oscure sul suo fisico, oltre che ovviamente sulla sua psiche.

     

    In ogni caso (e qui CONSIGLIO A CHI NON HA ANCORA LETTO LA STORIA DI NON PROSEGUIRE), ho gradito molto come Boselli, pur in poche pagine, abbia saputo al contempo colmare una lacuna fondamentale circa il passato di Mefisto e, trovata a mio avviso ancor più clamorosa, contestualizzarlo in pieno clima di Guerra di Secessione assegnandoli il ruolo di agente speciale per conto della Confederazione, incarico cui Steve Dickart, come suo costume, assolve non certo per convinzione o patriottismo ma solo per arrivare -riuscendoci - a perseguire obiettivi personali (incassare denaro per finanziarsi nello studio delle arti occulte, ed al contempo apprendere dove sia la sorella per - presumibilimente - favorirne l'evasione). Un ennesimo ottimo miscuglio di Storia e fantasia nel miglior stile boselliano, ed il fatto che il racconto si concluda con Mefisto che abbandona con l'inganno Richmond, ormai prossima ad essere conquistata dalle truppe dell'Unione (siamo dunque nell'aprile 1865), per recarsi in Massachusetts dove ha scoperto essere reclusa Lily, mi lascia presagire che Boselli non abbia finito di ripercorrere l'excursus di Mefisto sulla via del Male. Resta solo da vedere dove sarà eventualmente pubblicato il seguito di questa storia. 

  9. 6 ore fa, Diablero dice:

    Sulla storia non ho altro da dire, tranne un dettaglio inessenziale che mi ha fatto tornare in mente i disastri della Mefistolata: Myriam chiamata "moglie" mi ha fatto tornare in mente quando, nel numero 501, Il bigottissimo Nizzi evidentemente scordatosi che non era più sul "giornalino" si era inventato che Mefisto si era sposato. Certo, evocare demoni, uccidere a distanza, torturare, etc va bene, ma un figlio fuori dal matrimonio??? Questo è troppo!!!  :lol:

     

    E mi viene in mente l'immagine di Mefisto in chiesa, che si sposa giurando di fronte a Dio di dare un educazione cristiana ai figli...   :laughing:

     

    Devo ammettere che questa tua osservazione mi ha strappato più di un sorriso :D. A me piace pensare che Mefisto avesse definito Myriam "moglie" in maniera piuttosto superficiale, più che altro perché indotto a farlo dall'ormai imborghesita sorella Lily :lol: (tant'è che, inizialmente, lui dice solo di essersi "legato per qualche tempo ad una donna che mi ha dato un erede").

     

    IMG-20230131-082545.jpg

     

    Averla chiamata "moglie" in questa occasione sarà dunque stato un riflesso condizionato :lol:.

     

     

    6 ore fa, Diablero dice:

    La seconda storia, quella su Mefisto, di Boselli e i Cestaro, mi è piaciuta molto di più.  Non per le "rivelazioni", di cui mi frega abbastanza poco (ormai considero il Mefisto post-500 una versione alternativa in un'altra dimensione) ma perchè è interessante come storia in sé (ovviamente, inserita nella continuity della serie)

     

    Parlando di rivelazioni, e copia-incollando da un altro post che ho scritto poche ore fa,

    la storia spiega alcune presunte "incongruenze" discusse anche in precedenza nel forum (c'era chi sosteneva, assurdamente, che Yama doveva essere nato dopo "Pinkerton lady" perchè non se ne era parlato, per esempio), e chiarisce perchè Myriam quando viene contattata anni dopo da Mefisto parla delle cose infernali che ha visto nei suoi esperimenti, anche se quando Mefisto l'ha abbandonata era solo un ipnotizzatore.

     

    Poi vabbè, si spiega anche perchè nelle sue prime apparizione come "stregone" Mefisto usa specchi e una persona in trance per vedere a distanza, e anche perchè nei suoi riti invochi la benevolenza delle potenze infernali ANNI prima di contattarle davvero. E come gli sono venuti i capelli bianchi.

     

    (corrisponde al Mefisto recente post-500, ma Galep non gli aveva dato solo i capelli bianchi e lo sguardo da pazzo, lo rappresentava davvero con un vecchio, pelle raggrinzita, sdentato, etc.)

     

    Sulla storia non ho altro da dire, tranne un dettaglio inessenziale che mi ha fatto tornare in mente i disastri della Mefistolata: Myriam chiamata "moglie" mi ha fatto tornare in mente quando, nel numero 501, Il bigottissimo Nizzi evidentemente scordatosi che non era più sul "giornalino" si era inventato che Mefisto si era sposato. Certo, evocare demoni, uccidere a distanza, torturare, etc va bene, ma un figlio fuori dal matrimonio??? Questo è troppo!!!  :lol:

     

    E mi viene in mente l'immagine di Mefisto in chiesa, che si sposa giurando di fronte a Dio di dare un educazione cristiana ai figli...   :laughing:

     

    Per me l'incomprensione totale di Nizzi per Mefisto si vede anche da queste piccole cose, non solo in quelle più eclatanti. Era davvero l'ultima persona a cui affidare quella storia.

     

    Prima del numero 501, avendo letto e riletto le storie precedenti, avevo un mio "head-canon" sul perchè Mefisto odiasse Tex. Nulla di dimostrato o dimostrabile, solo qualche ipotesi mia. Stavo pensando di farci un thread apposito visto che l'avevo anche citato qualche volta, ma alla fine non è una cosa tanto importante da meritare una discussione apposita, la butto qui.

     

    Il fatto che non sia mai stato specificato perchè Mefisto odi tanto Tex (non può essere solo la galera, altrimenti odierebbe di più Padma che l'ha buttato in manicomio. Non può essere solo le sofferenze fisiche, altrimenti odierebbe di più Tiger che l'ha fatto cadere dal precipizio rompendogli tutte le ossa. Invece di Tiger se ne frega abbastanza, segno che l'odio per Tex è per qualcosa di speciale, non il mero arresto), il fatto che non abbia più nemmeno nominato Lily e non l'abbia cercata nemmeno in punto di morte, il fatto che GL Bonelli non l'abbia più recuperata, e il TIPO di vendetta che Mefisto cercava (fateci caso, OGNI VOLTA, sempre, vuol uccidere il figlio di Tex e i suoi amici prima di lui...) per me indicava che Lily era morta. Per colpa di Tex (almeno agli occhi di Mefisto) e per questo GL Bonelli non ne ha mai parlato (impensabile anche solo insinuare che Tex avesse causato la morte di una donna)

     

    Non so se GL Bonelli ne avesse parlato mai con qualcuno, ormai mi sa che non lo sapremo mai, questa è solo una mia supposizione senza alcuna prova. Ma per me ci sono abbastanza indizi da poterlo supporre.

     

    La mia ipotesi, invero piuttosto banale e fors'anche semplicistica, è che Mefisto odissea Tex per il semplice fatto di essere stato il primo ed unico (gli altri tre pards sono sopraggiunti dopo) ad essere riuscito a resistere al suo magnetismo (chiunque, ma davvero chiunque, in queste sue recenti avventure giovanili, mostra palese soggezione nei suoi riguardi) ed a sconfiggerlo ripetutamente.

     

    Parlerei, quindi, di "primogenitura" di Tex nei pensieri di odio di Mefisto: il primo odio è come il primo amore, non si scorda mai :lol:.

     

     

     

    6 ore fa, Diablero dice:

    Boselli ormai da tempo sta cercando di rimettere assieme i cocci, ma con un "peccato originale" che mina alla base la sua ri-costruzione: vuole inserirci anche un pezzo sbilenco che fa a pugni con i precedenti, la Mefistolata, rispettandone le contraddizioni. E oltretutto, per me purtroppo anche Boselli si è mostrato poco adatto a narrare le avventure di un Mefisto potentissimo che comanda demoni, e quindi "costretto" a fare cazzate a raffica per giustificare il fatto che continui a perdere. L'ennesima delusione dell'ultimissima storia (dopo quelle precedenti, un po' meglio quella con i Cestaro ma sia quella che quella prima con Yama alla fine non mi hanno soddisfatto) mi porta ad arruolarmi fra gli aderenti alla fazione "Basta Mefisto, lasciatelo riposare in pace". Mefisto per me è stato ucciso davvero nella mefistolata (altro che resuscitarlo, era più vivo prima...), e invece di resuscitarlo gli sforzi Boselliani sono stati un trascinare il suo cadavere a zonzo.

     

    Ma questo è un Mefisto diverso. Non solo perchè più giovane: con la vecchia continuity e il vecchio demonio di GL Bonelli e Galep ormai cancellato retroattivamente dalla Mefistolata, questo è a tutti gli effetti un nuovo personaggio creato da Boselli in "Pinkerton Lady" e diverso sia dal Vecchio Demonio che dallo sposino che fa le boccucce rintanato nel retrobottega di Nizzi, un nuovo personaggio che deve solo mostrare un aderenza di facciata alla storia del mefisto post-500 ma che in realta dall'inizio è un personaggio totalmente boselliano.

     

    Quindi, che importa se il vecchio Mefisto parlava di "anni di sofferenze" rinfacciandole a Tex, e qui invece il tutto si riduce ad una cella d'isolamento per pochi mesi? Che importa se il Mefisto di Galep era invecchiato precocemente, sdentato, rugoso, folle, e questo invece è un elegante e distinto signore precocemente incanutito?

     

    lo dico davvero, non è ironia: il vecchio Mefisto ormai è morto (e non intendo "in fiction"), ed è ormai diventato respingente verso i lettori (me compreso). Questo nuovo proto-mefisto di "Tex Willer" non gli può fare altro danno.  Anche per questo, non mi interessa proprio avere altre "rivelazioni", che considero "apocrife".  Mi interessa vederlo come avversario quando sarà ri-narrata "fuorilegge"...

     

    Anche questa è una analisi che condivido, poiché anche a me piace pensare che Boselli abbia voluto riservare un trattamento adeguato al Nemico per eccellenza, in qualche modo per gratificarlo e quindi dare lustro alla stessa collana di Tex, e contestualmente abbia inteso dare un ordine coerente al suo vissuto.

     

    Anche io, inoltre, sono tra coloro che sperano vivamente che queste due ultime recenti storie - che ho assai apprezzato - siano state il canto del cigno e che Mefisto sia ormai da considerarsi archiviato per sempre.

  10. <span style="color:red">11 minuti fa</span>, borden dice:
    13 minuti fa, MacParland dice:


    Me lo sono sognata io o la collaborazione di Mefisto con i federati si era già vista? 
     

     

     

     

    Sì, te la sei sognata.:laugh:

     

    Più che un sogno, credo che @MacParland sia caduto in un errore veniale sulla base un'associazione di idee - comunque a suo modo sensata - tra i Cavalieri del Cerchio d'oro (simpatizzanti dichiarati del Sud) ed i confederati veri e propri, entrambi effettivamente serviti - o, forse, è più opportuno dire sfruttati - da Steve Dickart alias Mefisto.

     

     

     

     

  11. <span style="color:red">1 ora fa</span>, borden dice:
    17 ore fa, juanraza85 dice:

    Approfitto per porre anche io una domanda... Prima o poi potremmo aspettarci una nuova storia di Tex a New York?

     

     

    Quièn sabe?

     

    Dunque non lo escludi, il che già di per sé mi sembra una mezza buona notizia.

  12. 8 minuti fa, Ombra Silenziosa dice:

     Ogni scelta narrativa può essere prevista dal lettore. E' questo il gioco. Non esiste il twist totalmente imprevedibile (se esiste, è solo quando l'autore bara;)). Se tu sei riuscito a prevedere il finale, sei stato bravo perché non avevo lasciato indizi, a parte la grinta poco rassicurante di Zachary.

     

    Questa, in effetti, non intendeva certo essere una critica alla storia, bensì una mera considerazione fine a sé stessa.

     

    Nel caso tu l'abbia interpretata come una critica, evidentemente mi sono espresso male io e me ne scuso :ok:.

     

     

     

    8 minuti fa, Ombra Silenziosa dice:

     I fantasmi li vedono solo i colpevoli. E questo dunque crea l'ambiguità di fondo. Esistono davvero o sono il frutto dei sensi di colpa e della suggestione?

     

    Stesse conclusioni ed opinioni che avevo tratto anche io ;).

     

     

    8 minuti fa, Ombra Silenziosa dice:

    Baxter. Non si sa se per Zachary sia il figlio, il nipote, o altro. Di certo è un suo complice, visto che vive lì con lui. Dunque non capisco dove stia la sorpresa nel vederlo imbracciare il fucile e provare a stendere il ranger, quando vede Zachary scoperto. Tutto perfettamente nella norma.

     

    Ci può stare, dopotutto.

     

     

    Grazie per le risposte, di nuovo complimenti e saluti.

  13. 30 minuti fa, Leo dice:
    49 minuti fa, juanraza85 dice:

    per cui non mi riesce così immediato pensare che l'equazione veleno=visioni sia per forza quella corretta, resta di contro aperta la porta anche alla possibilità che, a dispetto dello scetticismo da lui tanto ostentato, Jack Spade potesse in fondo provare un qualche rimorso per quell'eccidio gratuito, per cui ciò avrebbe eventualmente potuto "predisporlo" a vedere i fantasmi dei McCullen a prescindere dall'assunzione di veleno (che, nel caso di Spade, non mi pare vi sia stata).

     

    O forse i fantasmi si palesano davvero. La storia è bella anche per questa ambiguità. Per me anzi è proprio questa "fumosità" il punto di forza. 

     

    A mio avviso, (SPOILER) invece, in questa storia i fantasmi dei McCullen si palesano solo a chi "deve" vederli (Hogan e Spade, che ne hanno l'eccidio sulla coscienza), o a chi possiede la capacità di vederli o percepirli (Zina), tant'è che Tex, a differenza di varie altre sue passate esperienze con il paranormale, stavolta non li vede né li percepisce in alcuna maniera. Per quanto invece concerne l'ambiguità che viene a determinarsi ed il fascino che essa determina concordo in pieno, poiché come già ho sottolineato di questa storia ho molto apprezzato la gestione dell'elemento soprannaturale. Diciamo che, più che altro, ho voluto porre la questione a Rauch per togliermi una curiosità ;).

     

     

    30 minuti fa, Leo dice:
    49 minuti fa, juanraza85 dice:

    Infine, devo ammettere di aver trovato anche io un po' forzata la partecipazione del garzone Baxter alla sparatoria finale, in cui per inciso ci rimette la ghirba. Ovvero, non sapendo quale è quanto intenso fosse il legame tra i due, mi è parso che il ragazzo si sia precipitato un po' troppo per difendere Zachary.

     

    Ricordi Chester de Il Passato di Carson? Non lo vedo così diverso. Chissà che anche questo garzone non fosse un orfano e le storie non possano dirsi simili.

     

    (RISPOILER) Ricordo perfettamente Chester, anche perché ho riletto Il passato di Carson per l'ultima volta pochi giorni addietro :D, ed anche io in realtà ho pensato alla stessa possibilità. Ma resto dell'opinione che la sua partecipazione alla sparatoria finale, così insufficientemente contestualizzata, non tolga né aggiunga alcunché alla storia. 

    • +1 1
  14. @Ombra Silenziosa, intanto è mia premura ribadire quanto io abbia nel complesso apprezzato la storia tua (mi permetto di darti del tu ;)) e di Mastantuono, soprattutto per quanto riguarda l'elemento soprannaturale presente ma non troppo, ovvero non manifesto e dunque non pervasivo. 

     

    Al contempo, pur vedendomi costretto contrariamente alle mie abitudini a ricorrere ad un piccolo SPOILER (per cui, invito chi non abbia ancora letto il Magazine a non andare avanti), ribadisco anche di aver trovato il finale un po' prevedibile e, per certi aspetti, vago, per cui ritengo corretto da parte mie esporre le mie perplessità (che comunque sono sostanzialmente sottigliezze, e certo non compromettono l'ottimo risultato della tua sceneggiatura).

     

    A mio modo di vedere, per essere chiaro, che Zachary avesse la coscienza sporca - o, almeno,qualcosa da nascondere - lo avevo intuito sin dall'ingresso di Tex e company nel suo saloon, per cui per me non è stata questa gran sorpresa scoprire che era lui l'assassino del colonnello nordista (e a tal riguardo, capisco - e, soprattutto, condivido - però che tu facendone rinvenire il fucile abbia in un certo senso voluto rimarcarne la colpevolezza per aver propiziato col suo gesto la strage di una intera famiglia innocente ed inerme).

     

    A seguire, verto sulla questione spettrale. Tolta Zina, la quale vede gli spettri della palude poiché evidentemente in possesso di effettive capacità extrasensoriali (o, quantomeno, di una sensibilità di gran lunga più accentuata della media), non mi pare che Zachary abbia somministrato veleno anche a Spade, oltre che ad Hogan, per cui non mi riesce così immediato pensare che l'equazione veleno=visioni sia per forza quella corretta, resta di contro aperta la porta anche alla possibilità che, a dispetto dello scetticismo da lui tanto ostentato, Jack Spade potesse in fondo provare un qualche rimorso per quell'eccidio gratuito, per cui ciò avrebbe eventualmente potuto "predisporlo" a vedere i fantasmi dei McCullen a prescindere dall'assunzione di veleno (che, nel caso di Spade, non mi pare vi sia stata).

     

    Infine, devo ammettere di aver trovato anche io un po' forzata la partecipazione del garzone Baxter alla sparatoria finale, in cui per inciso ci rimette la ghirba. Ovvero, non sapendo quale è quanto intenso fosse il legame tra i due, mi è parso che il ragazzo si sia precipitato un po' troppo per difendere Zachary.

     

    Confidando in un chiarimento, saluti e di nuovo complimenti :ok:.

  15. Ho terminato da pochissimi minuti di deliziarmi con la lettura del Magazine, e come credo molti intuiranno sono rimasto abbastanza soddisfatto. Interessanti i contenuti extra in merito ai vari tentativi di commistione tra western ed horror/fantasy che negli anni hanno avuto luogo nella letteratura e nel cinema, ma va da sé come il vero banco di prova dell'albo fossero le due storie, e devo dire di esserne rimasto abbastanza ben impressionato.

     

    La palude del morto, di Rauch e Mastantuono, sulla carta avrebbe potuto rischiare di passare come storia riempitiva destinata ad occupare spazio nell'albo, ed invece a me è sembrata una storia ampiamente dotata di una propria dignità, ovvero perfettamente in grado di risultare avvincente e gradevole da leggere. La carta vincente risiede nel tocco di soprannaturale (dal sapore quasi "magicoventesco", oserei :laugh:, non a caso valorizzato dai disegni di un ex veterano di quella serie), non plateale né tangibilissimo ma anzi sfumato ed intriso di valenze psicologiche, che accompagna quella che sulla carta sarebbe una classica avventura western. A mio modo di vedere, Rauch avrebbe forse potuto realizzare un finale un po' meno prevedibile ed un po' meno vago, ma resta comunque il mio giudizio positivo.

     

    Pochissimo da dire, nel senso più edificante di tale espressione, riguardo La strada del Male, ennesima graditissima incursione nel passato dell'Arcinemico, curata nei minimi dettagli da Boselli in sede di sceneggiatura ed ai disegni dai Cestaro, bravissimi quasi quanto nella recente storia sulla regolare ad evocare con il loro tratto le atmosfere cupe ed orrorifiche che circonda(va)no il "buon" Mefisto. Finalmente abbiamo appreso un altro fondamentale tassello sul suo passato, relativo al periodo intercorso tra il primo ed il secondo scontro vis a vis con Tex, periodo nel quale Steve Dickart non si risparmia certo in nefandezze e turpitudini di varia natura. Ed ho tratto la vaga impressione che potremmo aspettarci, prima o poi, ulteriori ragguagli sulla sua fase di "apprendistato"...

    • +1 1
  16. <span style="color:red">30 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:
    2 ore fa, Angelo1961 dice:

    Sarà sempre il mercato a decidere. Se le cose non funzionano, l'editore chiude, ma finché ci sono utili va avanti. 

    Giusto. Ma fino a un certo punto.

    Un editore sagace, oltre a pensare all'utile immediato, deve pur porsi un minimo di programmazione futura, a maggior ragione in questi periodi molto difficili per il settore.

     

    Continuare a percorrere la via dello sfruttamento intensivo della testata, ti donerà sì un utile immediato, ma rischia di pregiudicarti il percorso futuro in una testata con quasi 80 anni di storia alle spalle.

     

    Ti porto un esempio: se un albero di ulivo non viene adeguatamente curato e pulito, dapprima, nei primi anni, con l'aumentare di rami e ramaglie ti darà pure qualche chilo di olive in più, ma se continui a lasciarlo nell'incuria e permetti "l'impagliamento", è destinato a cessare la produzione nel giro di un lustro.

     

    Capisco che si vuol contenere l'emorragia di lettori, ma non si pensa che scelte forzate possano rivelarsi peggiori del male che si vuole curare e rischiare di portare alla chiusura? Puntare solo su Tex, diluendolo a tutti costi anche a discapito della , qualità è un grosso rischio, visto che preclude le altre serie della casa editrice e se Tex dovesse di colpo cedere nei numeri, come la mettiamo?

     

    Ovviamente per noi seduti dietro a una tastiera è facile sentenziare e criticare, ma capisco che non è la stessa cosa per gli addetti ai lavori. Però, non me ne voglia la SBE, pare che si sia deciso di navigare a vista e questo non è un gran bel segno.

     

    Si è come su un veliero in balia di un ciclone tropicale: issare tutte le vele ti aiuterà a percorrere più strada ma se non è sufficiente per portarti fuori "dall'occhio" è inevitabile fracassare tutta l'alberatura.  

     

    Concordo pienamente con il pard Condor. Sono anche io dell'avviso che la cosiddetta proliferazione di albi extra possa sì portare ad un aumento degli utili nel breve/medio periodo, ma nel lungo periodo tale scelta di anteporre la quantità alla qualità (perché, nei fatti, viene inevitabilmente a determinarsi ciò) rischia di essere un effetto boomerang, ovvero rischia di indurre un certo numero di lettori ad un progressivo disamoramento verso la testata, con conseguente più o meno graduale calo degli utili.

  17. <span style="color:red">22 minuti fa</span>, Angelo1961 dice:
    11 ore fa, Condor senza meta dice:

     quanti albi mediocri e anonimi ci siamo sorbiti in questi anni tra raddoppi di maxi, color, bis e chi più ne ha, più ne metta?

     

    Dici bene! Albi "mediocri" in, ti cito, maxi, color, bis e chi più ne ha, più ne metta. 

    La serie principale non ne ha risentito e neppure le altre iniziative di pregio ormai storicizzate. Quindi, di cosa dobbiamo avere paura? Le cose non si mescolano come l'acqua e il vino. L'acqua resta acqua e il vino resta vino e, per non stare male, basta non berlo.

     

    Per essere onesti, anche nella serie regolare abbiamo dovuto sorbirci storie di una mediocrità sconcertante, se non peggio. Giusto per citarne due a caso, mi sovvengono Oltre il fiume (la storia in cui rifà capolino Cane Giallo), piuttosto che La città nascosta.

     

    Altrettanto vero, però, che in proporzione i cosiddetti albi Speciali - specie da quando vi è stato il raddoppio per molti di essi - ne hanno contenute anche di più (ne ho già citate un paio in un precedente post).

  18. Tra i capolavori indiscussi dell'ultrasettantennale saga texiana, una storia contraddistinta da fortissime emozioni e da un fortissimo sapore crepuscolare, una resa dei conti definitiva con il passato: questa, in sintesi, l'essenza dell'avventura in cui, più di tutti, Kit Carson è davvero a tutti gli effetti protagonista assoluto, riuscendo per una volta a scalzare dal trono Tex, per effetto della valorizzazione che gli riserva Boselli, autore di una delle sue migliori sceneggiature di sempre (sono sempre stato un grande estimatore delle trame che, come questa, si dipanano tra "passato" e "presente" texiano), e coadiuvato dai disegni di un eccelso Marcello, in grado di suscitare al contempo ed in maniera quasi palpabile nostalgia e spirito d'avventura.

     

    Imbattutosi casualmente in fantasmi del passato, il Vecchio Cammello assurge come meglio non potrebbe al ruolo di colonna portante della storia, decidendo senza esitazione di recarsi fin su nel Montana per il "funerale" di un vecchio amico/nemico, Ray Clemmons. Quest'ultimo è, senza ombra di dubbio, uno dei personaggi più interessati scaturiti dall'inventiva di Boselli: personalità estremamente complessa, perennemente in bilico tra Bene e Male, ex sceriffo di Bannock nonché leader nell'ombra della famigerata Banda degli Innocenti, ambiguo ed opportunista, capace tanto di fregare e/o uccidere a sangue freddo i complici vecchi e nuovi quanto di dimostrare slanci di genuino affetto nei confronti di Carson (assai indicativa, in tal senso, la frase che Clemmons Usa spesso nei suoi riguardi: "Per un amico, questo ed altro!").

     

    Parimenti interessante il variegato campionario di pendagli da forca ex complici di Clemmons, che i due (ex?) amici per diverse ragioni si ritrovano ad affrontare: Boone "Il Cannibale", Waco Dolan, il sioux One-Eyed Hawk, l'ex bottegaio Grimes, il suo ex garzone Chester, il gambero Roger Laval, Larry "il Contabile" e lo zoppo Johnny Lame,, tutti individui segnati da una vita dura, ognuno con la propria storia e tutti con il dente avvelenato nei confronti di Clemmons. I soli superstiti superstiti degli oltre 100 membri della banda (insieme agli impalpabili Jess e Reuben ed a Rafe ed Otis, intercettati e neutralizzati da Tex e Kit Willer), decisi a vendicarsi dell'ex capo e, soprattutto, a riprendersi il bottino che questi aveva sottratto loro 25 anni addietro, fregando loro ed anche Kit Carson. Un rapporto inevitabilmente improntato al contempo all'amore ed all'odio, quello tra il ranger e l'ex sceriffo, ma nel quale è comunque impossibile non ravvisare un profondo e sincero legame, che emerge distintamente tra le pagine sia nei ricordi del passato che in "presente", ed al netto della legittima diffidenza di Carson e, benché la circostanza sia poco valorizzata, della presenza di Lena, da sempre contesa tra i due (così come la paternità di Donna, che Lena rivela ma non rivela in una toccante vignetta).

     

    Fondamentale perché il Vecchio Cammello chiuda a suo favore tale pagina del proprio passato, risulta però fondamentale l'apporto di Tex e Kit, a loro volta prontissimi a scapicollarsi in quel di Bannock non appena giunti a conoscenza di quanto accaduto, per dare manforte al loro pard. Tex, ovviamente, si incarica della parte più rognosa, spacciandosi per un reduce degli Innocenti per minarli dall'interno, ma non da meno è il rischio assunto dal giovane Kit nel liberare Donna dalle grinfie di Boone ed Hawk. Memorabile e degno di applausi scroscianti il confronto finale, lungo la main street della città fantasma, tra Tex, Carson e Clemmons da una parte e Boone e Waco Dolan dall'altra (con Kit e Donna loro ostaggi): Clemmons tenta uno dei suoi tiri per mettere in salvo i due ragazzi, segue una selvaggia sparatoria in cui i due fuorilegge hanno la peggio, non prima però che Boone riesca a colpire a morte l'ex sceriffo, che in un commovente commiato ringrazia dell'aiuto Carson, il quale a sua volta non manca di sottolineare che avrebbe fatto "questo ed altro, per un amico".

    • +1 2
  19. <span style="color:red">11 minuti fa</span>, Gunny dice:
    30 minuti fa, juanraza85 dice:

    tuttavia sono e sarò sempre dell'avviso che tali collane debbano SEMPRE contenere storie non ordinarie e degne di essere ricordate (benché tali valutazioni siano in larga parte soggettive, per carità), altrimenti non hanno particolare ragion d'essere.

    Come i Texoni: che ragione di esistere hanno se vengono disegnati dai soliti noti?

     

    Sono d'accordo fino ad un certo punto: a me non pare che siano stati poi tanti i Texoni disegnati dai soliti noti. Assai più costruttivo sarebbe dibattere sulla qualità e sulla "specialità" delle storie che vi sono pubblicate, per quanto pur consapevole di essere ripetitivo ribadisco che tali considerazioni hanno sempre e comunque una fortissima connotazione soggettiva.

  20. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

    A loro non fregherà nulla ma qualcosa vorrà pur dire. 

    Sono contento nel vedere che siamo tutti d'accordo. 

     

    Credo sia impossibile negare l'evidenza, nel momento in cui su molti albi cosiddetti "Speciali" vengono pubblicate storie sin troppo ordinarie, o spesso di livello anche inferiore, talmente mediocri che non sarebbero degne di comparire nemmeno sulla regolare (basti pensare all'ultimo Maxi, o a quel mappazzone che fu La belva umana, per tacere di molte delle storie pubblicate sui Color estivi).

     

    Sia chiaro che qua e là qualche storia si è rivelata davvero speciale (basti citare la fantastica Nei territori del Nord Ovest, piuttosto che l'ormai ironica Nueces Valley, o se vogliamo anche l'ultimo Color estivi La gazza ladra), tuttavia sono e sarò sempre dell'avviso che tali collane debbano SEMPRE contenere storie non ordinarie e degne di essere ricordate (benché tali valutazioni siano in larga parte soggettive, per carità), altrimenti non hanno particolare ragion d'essere.

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  21. Interessante davvero, il sondaggio proposto dal pard @Poe. A mio parere, andrebbe posto un freno al proliferare delle uscite fuori serie, per il semplice motivo che quantità fa di rado davvero rima con qualità, e certo non nel caso di Tex.

     

    Le mie uscite ideali sarebbero la regolare e quella del Tex giovane, più un Texone, un cartonato ed il Color di storie brevi, in più al massimo uno Speciale Tex Willer. Di conseguenza, potrei anche fare a meno del Maxi (uno o due che siano) e del Color estivo.

     

    Mi rendo però conto che, con ogni probabilità, la mia è pura utopia.

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  22. <span style="color:red">9 minuti fa</span>, MacParland dice:

    Mangas Coloradas mi sembra giusto,  vedendo le poche foto che girano sembra un tappetto e non un marcantonio. 

     

    Di seguito, una foto di Mangas Coloradas.

     

    Mangas-Colorados1.jpg

     

    Effettivamente, non sembra altissimo. Ed in generale, almeno stando alle foto che circolano in rete, gli apaches non si sono mai distinti per altezza (in tal senso, è significativo come con i suoi 175 cm Apache Kid fosse considerato piuttosto alto).

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