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TWF - Tex Willer Forum

joe7

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Everything posted by joe7

  1. So che Tex, dai tempi dell'uscita col formato a striscia del 1948, non ha avuto subito il successo che avrà più tardi. Vorrei sapere: in che periodo è iniziato il boom delle vendite di Tex? Negli anni'50-'60? Io credo che l'inizio del boom delle vendite sia successo attorno agli anni '60. Qualcuno ha dei dati più precisi?
  2. Non ho intenzione di prendere neanche questa storia, anche se i disegni di Ticci mi piacciono. Ma sono stufo di vedere Tex trattato da cretino, come dice anche Diablero: Sulla battuta di Nizzi: bella... in un fumetto comico. Su Paperino ci sarebbe stata benissimo. O non vi siete accorti che si basa sul fatto che Tex in una rissa si confonde e si mette a picchiare quelli che stanno dalla sua parte? Per essere buffa è buffa, certo. Ma torniamo alla cosa che ho già detto tante volte: Tex una volta non era un personaggio comico. Si rideva per quello che faceva lui agli altri, non per tutti gli errori che faceva... Nizzi perde il pelo ma non il vizio. Vabbè, tutti soldi risparmiati.
  3. Concordo in pieno, e col resto che hai detto. La grandezza di un'opera non è proporzionale all'arrabbiatura che questa può aver fatto alla censura. Sembra che il vero valore di un'opera sia quello di scandalizzare: invece un'opera è fatta per comprendere meglio il mistero dell'uomo e della vita. Ridurre tutto a "permesso/proibito/censura" non permette di capire il significato dell'opera.
  4. La pornografia è sconcezza. Non c'è altro da dire.
  5. Guarda che di sconcezze siamo immersi fino al collo: basta fare un clic su internet e di porcherie ne puoi vedere a valanga. Basta fare un clic sul telefonino e di porcate ne vedi quante ne vuoi. In fumetteria i manga sporchi sono a dozzine. Non so di che "tromboni scandalizzati" stai parlando, ma certamente non di questo secolo. I tromboni di oggi saltano su solo per quello che non è politicamente corretto: ma per le cose sconce ormai oggi è un "tana libera tutti". Di porcume ne trovi a tonnellate in un minuto senza fatica. Quindi, sul serio, non so di cosa stai parlando.
  6. Gli argomenti che sollevate sono così numerosi che è impossibile trattarli tutti: quindi, invece di rispondere punto per punto, provo a dare una risposta generale. Come diceva mia nonna buonanima: "Le cose brutte, più le mescoli e più puzzano". Parlare di cose sconce fa solo degradare sia chi le dice sia chi le ascolta: sia la roba che si fa in bagno sia la roba che si fa a letto. Un artista non è tale perchè parla di cose sconce: se è per questo, al bar di "artisti" come questi ne trovi a un soldo la dozzina. Un artista vero deve far elevare l'animo alle persone, non deve farle degradare a livello di pattumiera. Se invece fa così, non è più un artista, ma un assassino, perchè uccide nel cuore la speranza agli uomini. E un artista vero è sempre un uomo di speranza, perchè descrive la bellezza, quello a cui tutti gli uomini aspirano, anche senza rendersene conto. Tante volte sento parlare di Dante e della Divina Commedia solo su questo argomento: che cioè ha fatto fare la trombetta a qualcuno e ha messo delle persone in una latrina. Spero che non consideriate Dante un grande poeta solo perchè ha messo queste cose nella sua opera. Parliamo della famosa "trombetta:" quel gesto lo commette un diavolo dell'inferno delle Malebolge, Barbariccia, usandolo come "segnale convenuto". Tanto per dire quale sia la profondità di pensiero di questi diavoli infernali. Dante non mette questa scena tanto per scandalizzare, ma per dare un messaggio chiaro: che cioè i gesti osceni sono di per sè caratteristiche diaboliche, appunto perchè degradano l'uomo. Infatti la trombetta la fa un demonio. E passiamo alle persone immerse nella latrina: per prima cosa, è da notare che entrambe queste scene - la trombetta e la latrina - sono nell'inferno, come per dire che Dante dà a queste esaltazioni dello sporco e del luridume delle caratteristiche infernali. Quindi negative. E' un gesto di condanna, non certo di esaltazione. Se Dante li mette nell'Inferno, c'è un motivo. La latrina in cui sono immersi i dannati è nelle Malebolge, corrispondente all'Ottavo Cerchio dell'Inferno, uno degli ultimi, quindi tra quelli che che contengono le persone che hanno commesso i peccati più gravi (in tutto i Cerchi dell'Inferno sono nove). L'Ottavo Cerchio è riservato ai Fraudolenti, cioè gli ingannatori, che coi loro inganni hanno portato rovina e morte dappertutto. Le Malebolge/Ottavo Cerchio sono divise in dieci bolge, ognuna per ogni tipo di ingannatore. Quella che ci interessa è la Seconda Bolgia, quella degli Adulatori: che non si trattava di persone che facevano qualche adulazione, ma che ingannavano consapevolmente la gente, adulandola e portandola alla rovina, per il loro interesse. Se durante la loro vita usavano parole dolci e melliflue, untuose, per rovinare gli altri, ora, per la legge del contrappasso, sono immersi negli escrementi di un'immensa latrina. Si dice sempre che il mondo è dei furbi: ma bisogna vedere poi dove finiscono questi furbi. Dante usa un'immagine così greve come la latrina per far capire quanto sia grave il peccato di inganno. Ma, diversamente dagli "artisti da bar", non ha mai usato queste scene per ricamarci sopra dicendo che il mondo è uno schifo e che l'uomo è uno schifo. Semmai queste cose le dice il diavolo, e infatti è al diavolo e all'Inferno che Dante fa attribuire queste oscenità. Come ho detto, Dante parla della "trombetta" e della "latrina" come elemento di condanna, non di esaltazione.
  7. Certamente. Ma lì non poteva certo fare le scene di un baccanale o le avventure amorose di Giove: doveva rappresentare per forza delle scene bibliche. Poi le ha rappresentate con un suo stile unico. Non ha mai sentito limitazioni: ha dato sfogo a tutto il suo talento in questa realizzazione e da secoli tutti lo stanno studiando ancora, rimanendo ogni volta impressionati dal risultato.
  8. Avete fatto delle osservazioni molto interessanti, il problema è che ne avete fatte troppe ed è impossibile replicare per filo e per segno...quindi scusate la brevità nel rispondere, ma cercherò di essere chiaro. Quando leggo un fumetto o un libro, lo faccio perchè mi piace farlo (se no non lo farei, chiaro), e, nello steso tempo, lo analizzo, ci rifletto sopra. Per me è "intrattenimento" sia leggere quello che mi piace, che analizzare quello che mi piace. Inoltre, non c'è bisogno di essere degli analisti per percepire il messaggio della storia: un messaggio, debole o forte, lo si riceve sempre, anche a leggere distrattamente. Un autore non è diminuito dal fatto che scriva per la gente e con delle limitazioni: questo è il caso di tutti gli artisti di tutti i tempi. Se Michelangelo ha fatto la Cappella Sistina, l'ha fatta su commissione, e quindi non poteva certo farla come gli pareva: eppure ha realizzato qualcosa di unico. Un artista nel suo lavoro dà un messaggio a tutti - è questa la sua missione - e quindi deve fare un messaggio il più possibile chiaro: e questo implica delle regole da rispettare, quelle che vengono chiamate "limitazioni". Ma sono le stesse della sintassi e della grammatica. Se non si seguono, è impossibile scrivere o parlare in modo comprensibile. Lo stesso vale per le opere artistiche, dal più umile fumetto al più grande capolavoro omerico. Riguardo ai valori che Tex sostiene, restano validi sempre: per esempio, il trionfo della giustizia e la punizione del malvagio. Oppure il valore del coraggio e del sacrificio. Sono concetti base che sono presenti in ogni civiltà. Nessuno legge più l'Uomo Mascherato e Mandrake, due fumetti ormai praticamente scomparsi: ma il loro successo è stato innegabile, tanto che sono ricordati ancor oggi e ogni tanto vengono ristampati. Non so se ho risposto a tutto, ma comunque ci ho provato.
  9. Non esiste il "mero intrattenimento": tutto quello che si realizza, dalle cose più stupide alle più intelligenti, ha un messaggio, che può o essere stupido o essere intelligente. Come dice Umberto Eco, che tu hai citato, tutto è un messaggio. Dylan Dog dice che la vita è un orrore e un nonsenso; la Storia del West dice che la vita è difficile e va affrontata con coraggio e onestà; Alan Ford dice che la vita è solo cinismo. Puoi essere d'accordo o no con queste presentazioni della vita: ma è comunque il messaggio che questi fumetti danno. Come ho detto prima, non esiste il fumetto "d'autore" o "troppo ambizioso", come lo chiami tu: esistono solo dei buoni fumetti o dei cattivi fumetti. E io del fumetto guardo soprattutto il messaggio: posso essere d'accordo o meno col messaggio che mi dà, ma non ho mai considerato il fumetto come "puro intrattenimento". E' un racconto, un messaggio, un modo di spiegare la vita che l'autore ti offre. Per me leggere "La mano rossa" o i "Fratelli Karamazov" è lo stesso: li analizzo allo stesso modo, hanno uguale dignità. Sono perfettamente d'accordo: è proprio quello che ho detto. Qui si tratta di gusti: per me "popolare" o "d'autore" sono etichette che significano poco. Se un fumetto mi piace, bene, se no, no: e tante volte non mi piace perchè non mi piace il suo messaggio. E' la prima cosa che guardo. Non ho mai visto il Paperino di Barks come un "pessimismo cosmico": lo vedo piuttosto in "Alan Ford", per esempio. Ma si tratta del modo come si recepiscono i messaggi; se tu vedi del pessimismo nelle storie di Barks, io non lo vedo. Ma un autore può benissimo dare messaggi diversi a persone diverse. E' una cosa normale. Se Zerocalcare ha un gran successo, buon per lui. Ma un buon fumetto non dipende solo dal suo successo o meno: dipende anche dalla sua capacità di parlare alla gente e di durare nel tempo. Se le opere di Zerocalcare dureranno nel tempo e saranno capaci di parlare a tutti, allora saranno indubbiamente buone opere.
  10. In sostanza, "fumetto d'autore" è un termine da snob. Proprio nel senso della parola: "snob" significa infatti "sine nobilitate", cioè "senza nobiltà". Come gli arricchiti di un tempo che dicevano di essere nobili ma non lo erano, comportandosi però come loro e diventandone così una parodia. E un "fumetto d'autore" pretende di essere un fumetto nobile in mezzo al popolaccio, quando invece è solo un fumetto come tutti gli altri. Esistono solo fumetti fatti bene e fumetti fatti male: ma non esistono "fumetti d'autore", cioè "fumetti nobili". Chiamarli così significa renderli involontariamente ridicoli.
  11. A me è piaciuto appena ho visto le anticipazioni, e raramente mi sbaglio nelle mie impressioni. Credo (spero) che non sarò deluso.
  12. Giusto, "I lupi del Colorado"! Grazie. E' davvero un peccato che Quinto non abbia potuto realizzare un texone...si vede che non era destino. Almeno sono riuscito a trovare qualche immagine di archivio. Non è un malvagio Tex, ma non è facilmente riconoscibile.
  13. Non sono sicuro, ma credo sia questa la storia che era stata affidata al disegnatore Nadir Quinto, che lavorò sul Giornalino: purtroppo l'autore morì nel 1994, durante la realizzazione, quindi la storia fu ridisegnata da Fusco. Tuttavia realizzò 100 pagine, sembra, ma non si sa che fine abbiano fatto.
  14. Mi sembra che sia questa, la storia che Nizzi aveva riciclato da un suo lavoro su Larry Yuma: "Quanah l'apache". L'apache della storia di Tex cerca vendetta per la sorella; in "Quanah" era per la morte del figlio.
  15. Capisco quello che vuoi dire e sono d'accordo anche coi tuoi gusti: Ken Parker, Dago, la Storia del West sono per me dei capolavori di narrativa. A parte la storia del Monte Rainer, OK, ma i gusti non si discutono, chiaro, e poi non c'è niente di male nell'avere opinioni diverse. Ho voluto citare gli altri forumisti non per dimostrare che ho ragione, ma solo per far vedere che questo problema di "sbrodolatura" è purtroppo - e dico "purtroppo" - presente e sentito, sia da me che da diverse persone. Volevo dire, in sostanza, che non sono l'unico a pensarla così. So che nei giudizi non è che si vada a maggioranza: ma, se tanti dicono così di una storia, qualcosa di vero nelle critiche ci dev'essere. Mi sembra sbrigativo liquidarla così facilmente. Invece, credo che sia un problema serio non solo di questa storia, ma anche della narrativa attuale (gli esempi che hai citato, infatti - Ken Parker, eccetera - NON fanno parte della narrativa attuale...). Anche sui film attuali, come dici tu stesso, lo sbrodolamento è un problema: sono diventati dei polpettoni che non finiscono più, segno, per me, di scarsità di idee e mancanza di capacità di raccontare. Comunque questa storia del Monte Rainer io personalmente la trovo carente assai, e quindi non mi interessa come va a finire. Per ora sono interessato solo al Texone, poi si vedrà.
  16. Può darsi, si vede che tu questi "allungamenti" non li vedi - non è una colpa, è solo questione di gusti - ma ci sono. E guarda che questo non lo dico solo io, lo dicono in molti. Ecco qualche esempio: Riguardo ai disegni di Bocci, io personalmente - sempre nel campo dei gusti - trovo pesante il suo disegno, tanto simile al reale da essere una fotografia. Aldo Capitanio era dettagliato, sì, ma aveva il dono della sintesi: quindi il suo tratto non era un peso. Sono ancora entusiasta dei suoi disegni in "Matador!". Inoltre, anche qui, io non sono il solo a criticare Bocci:
  17. Palumbo mi è sempre piaciuto su Diabolik, ma vedo che con Tex fa un pò fatica, perchè i personaggi sono troppo fermi. Tuttavia sono ben realizzati, e il disegno mi piace. E poi Rauch lo trovo affidabile. Vedremo come sarà.
  18. Purtroppo è vero quello che dici. Blueberry, Asterix, Comanche, i Puffi, Modesty Blaise, il Topolino di Gottfredson, Terry e i pirati, lo stesso Tex, e l'elenco potrebbe durare pagine...erano tutti nati come fumetti popolari. Non erano mai stati pubblicati sin dall'inizio in una edizione extralusso con copertina plastificata e con alcuni numeri speciali firmati personalmente dall'autore. Erano fumetti pubblicati a puntate su riviste popolari, giornali, giornaletti, roba infima, indegna dell'attenzione di Grandi Miti. E come al solito la pietra scartata è diventata testata d'angolo. Invece le cosiddette "storie intelligenti" che parlano della vita che è uno schifo, che il mondo è finito, che moriremo tutti e altre scemenze adolescenziali sono viste come capolavori e fumetti d'autore perchè - ma no! - nessuno ha mai pensato una roba simile prima d'ora. E che coraggio ha avuto l'autore a scrivere cose simili, urca. Tutta roba che ogni ragazzino scriveva nei suoi temi e nei suoi diari: una banalità allucinante. E poi, mai un pensiero allegro. Per essere "intelligenti" bisogna mostrarsi sofferenti e non ridere mai, covando in sè chissà quali tenebrosi segreti, facendo l'imitazione di Leopardi. E invece fanno ridere i polli. Oggi molti narrano con la nobile finalità di insegnare a noi povere teste di ghisa cosa dobbiamo pensare. Grazie ciccio, ma preferisco pensare da solo per conto mio. Parole sante. E per evitare discussioni non dirò quali sono questi "albi Bonelli a caso" di cui parla Diablero: credo di aver capito benissimo quali sono. Chi vuole capire capisca.
  19. Sono cose che aiutano, senza dubbio: ma, a leggere solo quello, non si andrebbe lontano. E' più importante prima farsi una cultura, poi leggere tutto quello che hai citato. Vuoi una prova? Prendiamo "i primi Tex", che tu hai citato: li ha scritti Gianluigi Bonelli. Che conosceva un mucchio di letture: Salgari, Kipling, Jules Verne, eccetera. Anzi, si definiva "un narratore prestato al fumetto". Prendiamo "qualche ciclo Marvel": Stan Lee ha letto i classici e i romanzi russi tipo i Karamazov. E anche gli altri scrittori Marvel: Englehart conosceva Eliot, Roy Thomas conosceva Shelley, e così via. Claremont, degli X-Men, ha dimostrato di avere una profonda cultura nelle sue narrazioni. Prendiamo "qualche Topolino d'annata": Carl Barks e Floyd Gottfredson non avrebbero potuto realizzare tutte quelle storie senza avere avuto una base culturale. "Topolino sosia di Re Sorcio" è preso dal "Prigioniero di Zenda" di Anthony Hope, spunto per una valanga di film. Oppure del "Principe e il povero" di Mark Twain. "Zio Paperone e il ventino fatale" ha molti tratti di Dickens. Davvero, senza una cultura di base ti puoi leggere i fumetti che vuoi, ma puoi realizzare ben poco. Non superi il livello del "nerd" che fa storie scontate e i brodi allungati. .
  20. Non è il numero di pagine il problema della narrazione, ma la capacità di narrare. Inoltre, personalmente sarei favorevole alla storia che finisce anche a metà albo, anzichè sempre all'ultima pagina del fumetto. Questo ha sempre portato a finali affrettati. HAHAHAHA, in effetti, se uno non sa distinguere due fumetti diversi come Tex e Tex Willer non servirebbe a nulla nè aumentare nè ridurre le pagine. In ogni caso, ho cambiato idea: non serve diminuire il numero di pagine del fumetto di Tex, ma servirebbe molto diminuire il numero di pubblicazione di tante testate su Tex, come dici tu, che sono troppe e compromettono seriamente la qualità delle storie (e alla fine le vendite). Anche se lo facessero, però, questo non porterebbe a un contenimento dei prezzi, purtroppo. E' quello che ho sempre pensato. Per essere dei buoni sceneggiatori, oltre al talento, ovvio, è fondamentale avere una certa cultura. C'è molta ignoranza culturale e letteraria oggi: ma per saper raccontare bene è fondamentale leggere molto. I classici, per cominciare: Manzoni, Dostoevskij, Dumas, Melville, Shakespeare e così via; conoscere la lingua italiana, la storia, la geografia, le nozioni di base, poi approfondite. Sembrano cose che non c'entrano niente con una storia di cowboy e indiani: eppure, senza queste conoscenze, non puoi andare oltre a qualche vaga fantasia da nerd. Anzi, lo stesso discorso vale anche per i disegnatori. La cultura - quella vera, non la paccottiglia che danno sui telefonini, nel mass-media e nelle scuole (che sono di una superficialità spaventosa) - dà solidità e sicurezza in tutti i campi, anche in quelli del fumetto. Zerocalcare e Gipi narrano cose intime, ma non sono adatti a storie di avventura. Credo che abbiano successo perchè narrano i problemi dell'uomo d'oggi: ma un fumetto che parla dei problemi intimi non è adatto a livello seriale. La narrazione avventurosa deve essere avvincente, ma oggi non si ha intenzione - nè la capacità, penso - di farlo, semplicemente. Si tratta di una carenza culturale tipica del mondo d'oggi: lo vedo anche nei film, non solo nei fumetti. Non si salvano neanche i manga: vedo come tutti si siano appiattiti a certi "topoi" di narrazione: scolastica, sportiva, soprattutto i racconti isekai. Boselli ha fatto ottimi lavori, tipo Gli invincibili, ma non può fare tutto lui. Simeoni non lo conosco molto, ma anche qui, stesso discorso: non può fare tutto lui. E' necessario che vengano nuovi narratori. Fino ad allora, non si andrà avanti.
  21. Io non cambierei niente: la Bonelli deve rimanere se stessa nell'impostazione (formato, logo, struttura base): non deve diventare irriconoscibile. Se facesse così, perderebbe anche i lettori che ha, che vogliono - e giustamente - stabilità. E' la narrazione quella che latita, ed è inutile cercare di modificare tutto il resto. Una storia noiosa resta una storia noiosa, non importa come venga pubblicata. Ci vogliono nuovi sceneggiatori, che sono il cuore della narrazione: nuovi sceneggiatori che sappiano raccontare e creare dei personaggi, e non facciano gli "innovativi" con trovate shock. Oppure, sceneggiatori attuali che facciano storie che coinvolgano, meno barbose e meno idealizzate. Tornando al contenimento dei prezzi: va bene la riduzione delle pagine o altre cose del genere, ma queste modifiche non devono mai modificare l'impostazione classica di un albo Bonelli. La fedeltà è importante. Però, ripeto: ci vogliono buone storie, e per averle non bastano dei bravi disegnatori. Ci vogliono dei bravi sceneggiatori. E' un problema che riguarda tutto il fumetto di oggi, non solo quello bonelliano. Io, se fossi al posto della Bonelli, mi metterei a cercarli, gli sceneggiatori; farei anche dei corsi per sceneggiare. Perchè senza delle storie valide alla fine non si vende. Un bravo sceneggiatore è come un bravo cuoco in un ristorante: togli il cuoco e il ristorante crolla.
  22. Proprio come pensavo: la narrazione oggi non pensa più di coinvolgere, ma solo di allungare il brodo. I disegni poi mi sembrano troppo pesanti e pieni di dettagli che manco Jacovitti. La lettura diventa pesante anche per questo. Preferivo lo scarno Donatelli a questo punto.
  23. L'obiettivo di cui si parla qui non è tanto la diminuzione delle pagine, ma il contenimento dei prezzi, un obiettivo per il quale si era pensato appunto alla diminuzione delle pagine. Poi ci sono altre possibilità: carta più a buon mercato, evitare il colore, fare dei tagli alle spese varie, non mettere più allegati, eccetera. Se l'aumento dei prezzi è davvero inevitabile come dice Magic Wind, allora, di conseguenza, sarà inevitabile anche la diminuzione degli acquirenti. Mi sembra logico. Se io fossi al posto della Bonelli, su questo problema ci penserei seriamente, invece di farci su tante speculazioni...
  24. Una stella per Tex/Canyon Diablo è una delle mie storie preferite in assoluto. Con due copertine indimenticabili. Come non si può non amare una storia che finisce con Roba da delirio fantasmagorico, davvero un finale col botto. La perfetta conclusione di un crescendo di scene con un Texas Bill e Old Kit in gran spolvero, o se preferite Tex Willer e Kit Carson che fanno piazza pulita di tutta la marmaglia con l'aiuto degli immancabili due, Kit e Tiger. Con un terribile killer che fa una figura da fesso come pochi. Con dei cattivi che cadono come birilli e vengono pestati una vignetta sì e l'altra pure. Con il manifesto che dice che tra 24 ore tutti i farabutti di Canyon Diablo devono sparire. Con Tex che accompagna una donna dei cattivi portandole la valigia e facendo il galante, cosa più unica che rara: Lena Bond, tutte le donne di Tex ti invidiano. Metodi spicci, dialoghi forti, un quartetto organizzato manco fossero i Vendicatori, ma cosa volete di più?
  25. Bè, ci sono divergenze di obiettivi, chiaramente: noi vogliamo delle belle storie in cambio dei nostri soldi; la Bonelli vuole i nostri soldi in cambio di brutte storie. Noi vogliamo leggere delle avventure appassionanti, loro vogliono fare delle speculazioni. Difficile trovare dei punti di accordo, a queste condizioni...
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