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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Si tratta in realtà di Gamba, che era avvezzo a collaborare con Nicol', ma che in questo caso dovette realizzare nella più completa autonomia quasi tutto il n. 247, cosa che a giudizio di molti lettori ( e anche mio ) ha abbassato abbastanza il livello della parte grafica; probabilmente Monti sarebbe stato più camaleontico ed elegante, come mostra il suo completamento dell'ultima storia disegnata da Nicol', "Un mondo perduto" .
  2. Ho letto di recente questa storia e ( credo a causa dei miei limiti critici ) non sono riuscito a capire come mai sia stata anch'essa stroncata spesso e volentieri; l'unico motivo che ha - forse - una parvenza di validità è rappresentato dal finale in cui Tex incalza sempre più da vicino Lee Ramsey finchè il capo dei banditi, nel tentativo di sfuggirgli, muore e che può essere visto come una versione edulcorata del finale di "Massacro!", cosicchè il fosco capolavoro di GLB finisce per schiacciare questa molto più ordinaria storia di Nizzi che comunque, viste le caratteristiche generalmente più pacate e raziocinanti del Tex nizziano rispetto a quello bonelliano, mi pare porti a conclusione la vicenda in maniera naturale e convincente. Come in tante altre circostanze Tex dimostra abilità di uomo d'azione ( come attestato dallo scontro con cui si apre la vicenda e dalle sue brillanti prestazioni balistiche nei due attacchi generali dei banditi ) e di stratega, contro avversari certo abbastanza ordinari, ma numerosi e perfettamente capaci di ridurre in cenere Greystone se lui non fosse intervenuto. Anche i comprimari, come già detto da Anthony, sono dipinti con pochi ma azzeccati tocchi, specialmente il boscaiolo Otis e il vecchio trapper, mentre la vicenda si snoda sempre in maniera fluida e lineare, senza forzature di sceneggiatura o piccionaggini texiane. A differenza di altre vicende nizziane, in cui la detection è fondamentale, non è poi così difficile scoprire chi sia la persona che tiene informato Ramsay di quel che si progetta nel paesello, ma mi pare si possa ammettere che ogni altra soluzione sarebbe stata poco convincente ( a parte Liza, tutti gli altri abitanti di Greystone abitano lì da sempre; sarebbe un po' difficile supporre che qualcuno di loro sia stato in precedenza con Ramsey e rimarrebbe comunque da spiegare - almeno a posteriori - in che modo la banda potesse tenersi in contatto col suo informatore ) e del resto l'aspetto investigativo occupa lo stretto indispensabile nell'economia narrativa. Anche la ferocia di cui Ramsey dà prova nella parte finale mi pare perfettamente spiegabile: non solo si tratta di un capobanda spietato e cinico anche coi suoi come hanno precedentemente mostrato l'uccisione dell'unico superstite dei tre banditi che, contravvenendo ai suoi ordini, hanno provato a effettuare una prematura rappresaglia a Greystone, e il suo disinteresse per la sorte dei compagni una volta che il secondo attacco al villaggio si è risolto in un irrimediabile fallimento ma si deve anche tenere conto del comportamento della sua complice: mentre lui, benchè non del tutto convinto della veridicità del racconto di Liza, le consentirebbe di andarsene con la sua parte di bottino, la ragazza, sdegnata di essere stata messa da parte, gli punta addosso la pistola; di conseguenza, l'uccisione di Liza, pur feroce e cinica la sua parte, non è granchè paragonabile alle crudeltà di gente come Fraser, Big Bear o El Carnicero e si rivela come l'"ordinaria" crudeltà di un bandito che compie il male in maniera fredda e cinica, ma anche banale. I disegni di Mario Milano mi sono parsi di livello assai buono, non soltanto nella rappresentazione di paesaggi, interni e personaggi minori, ma anche ( e soprattutto ) nella resa grafica di Tex, che lo riallaccia alla tradizione di Ticci e Villa, ma senza rinunciare ad un tratto personale, più morbido e dolce rispetto a quello dei modelli. In sintesi, a mio avviso: soggetto 7 sceneggiatura 7+ disegni 8
  3. Pedro Galindez

    [287/289] Grido Di Guerra

    Probabilmente la cosa si spiega se si ricorda che uno dei difetti tipici del Galep del terzo centinaio texiano è proprio quello di "imbottire" le figure, cosa che in "La grande minaccia" riguardava soprattutto Kit Willer, mentre qui coinvolge Tex e Tiger.
  4. A giudicare dall'anticipazione del n. 144 della "Collezione Storica a colori", pubblicata oggi sul Venerdì d Repubblica, anche la prossima copertina ( che vedrà Tex alle prese con un orso ) e il prossimo titolo ( "Lo schiavo bianco" ) faranno riferimento a "La congiura", sia pure nella sua parte finale.....
  5. Questa è la copertina del vol. 143 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Sorvegliati speciali"; comprender? le pagine conclusive de "La banda del teschio" ( nn. 351 - 353 ) e la prima parte de "La congiura" ( nn. 354 - 357 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa si rifanno alla seconda storia, da lui stesso disegnata quasi vent'anni fa. ? Sergio Bonelli Editore
  6. Pedro Galindez

    I Tex Di "repubblica"

    Adesso è proprio certo: la "Collezione Storica a colori" prosegue oltre il n. 150. Sergio Bonelli, nel numero in edicola oggi, ha detto che leggeremo "Oltre la frontiera", la seconda storia texiana disegnata da Raffaele Della Monica "nel volume 151". Resta da chiedersi quando finir?....
  7. Ecco la copertina del volume 142 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "Poker di sangue": conterr? la seconda metà de "La croce fiammeggiante" ( nn. 350 - 351 ) e la maggior parte de "La banda del teschio" ( nn. 351 - 353 ). La copertina di Villa e il titolo si riferiscono a quest'ultima storia. ? Sergio Bonelli Editore
  8. Oltre alle controindicazioni di ordine concettuale, probabilmente Sergio Bonelli ha pensato che fosse rischioso accentrare l'intera serie sullo scontro Tex - Tigre Nera, tanto più in quanto ciò avrebbe comportato l'impegno di gran parte dello staff grafico al servizio di un solo sceneggiatore ( Nizzi, con tutte le reazioni che ci si possono immaginare da parte di certi ambienti critici e anche da parte dei suoi colleghi.... ).
  9. L'idea è interessante, tuttavia capisco benissimo come mai Sergio Bonelli l'abbia cestinata. In primo luogo, il principe Sumankan aveva già raccontato a Tex la sua storia e non mi pare che il nostro ranger ne sia stato molto impressionato ( comprensibilmente del resto: come è noto, Tex non concede la bench? minima attenuante neppure a Lucero, non si vede perchè debba impietosirsi di un principe - pirata - capomafia malese ). Si potrebbe obiettare che la conoscenza diretta dell'oppressivo dominio inglese sul Borneo avrebbe potuto mutare le convinzioni di Tex ma la cosa è IMHO piuttosto dubbia, giacch? Sumankan, per quanto ne sappiamo noi, ce l'ha coi bianchi per quello che hanno fatto a lui, non perchè sfruttano i suoi compaesani o gli orientali in genere ( tant'? che anche i suoi seguaci cinesi, nell'ultima storia, se sbagliano pagano esattamente come i suoi complici bianchi ). Di conseguenza Tex potrebbe provare pietà per i malesi, ma non necessariamente per la Tigre Nera. Sarebbe stato inoltre un po' paradossale per Nizzi tornare a seguire pedissequamente l'archetipo del Sandokan salgariano, se si considera che una delle ragioni del fascino della Tigre Nera consiste proprio nel fatto che lo rovescia genialmente. Per quanto dunque la proposta di Nizzi possa apparire affascinante in teoria, è probabile che i rischi che presentava fossero di gran lunga maggiori delle opportunità, sicch? IMHO non è il caso di nutrire eccessivi rimpianti.
  10. Lieto di precisare, Wasted: il macchiettismo e le piccionate che si trovano anche in questo Texone 2009 non sono per me motivi sufficienti per stroncarlo parzialmente o completamente ( cosa che invece bastava ed avanzava a molti per demolire le sceneggiature tardo - nizziane; come si può del resto notare, ho assegnato 7 alla sceneggiatura e 7,5 al soggetto ), ma sono a mio avviso stonature tali da impedirgli di diventare un capolavoro o una storia di livello ottimo ( come, piccionate o non piccionate, macchiettismo o meno [ in ogni caso, pure quando mostra Carson che brontola o fa il galante, mi pare che Nizzi, persino nelle sue prove meno riuscite, sia sempre stato alquanto meno greve di Segura], non lo sono "Pioggia!" "Athabasca Lake", "La valle dell'odio", "Il villaggio assediato", "Soldi sporchi", "Dieci anni dopo", "Sul sentiero dei ricordi" o "L'artiglio della Tigre" , che, avendo la disgrazia di essere state scritte da Nizzi, sono finite nel museo degli orrori texiano, mentre mi paiono di livello discreto o più che discreto ). "Lungo i sentieri del West" è assai gradevole e leggibile ma, se il protagonista non fosse Tex, lo sarebbe altrettanto e forse anche di più, talch? parlare di vicenda epica mi appare un pochino esagerato........
  11. Come ho già detto in precedenza, la vicenda mi è sembrata nell'insieme piuttosto gradevole e leggibile. Una volta tanto, il titolo e il riassunto inquadrano bene la trama che ( come peraltro accade in alcune fiction televisive ) prevede un tenue filo narrativo al quale si raccordano tantissimi episodi secondari che consentono a Segura di presentarci tutto il repertorio dei personaggi e delle situazioni del vecchio West ( assalti di banditi, attacchi indiani, ghost - towns, treni merci ecc. ecc. ), condendolo con una salsa da "spaghetti - western" o, se vogliamo rifarci alla letteratura spagnola, da romanzo picaresco. I vantaggi di una struttura del genere sono IMHO evidenti: la sceneggiatura acquista senza troppi sforzi un vasto respiro, non si è vincolati ad un numero preciso di pagine da scrivere ( Segura avrebbe potuto senza troppo sforzo fermarsi a 250 pagine, oppure arrivare a 400 - 500 omettendo alcuni episodi, o ampliandone altri ) ed è possibile alternare i più diversi toni narrativi. Di conseguenza, la storia si segue sempre con interesse e spesso piuttosto piacevolmente. A mio parere, tuttavia, non è possibile negare la presenza di notevoli stonature che, se non compromettono totalmente la sceneggiatura, ne limitano comunque il valore. E' vero, infatti, che Kit Carson compare soltanto nelle battute iniziali della storia: tuttavia mi pare difficile negare che il vecchio ranger sia presentato in maniera accentuatamente macchiettistica, enfatizzandone all'estremo non solo i brontolii, ma anche la passione per il cibo ( spinta fino alla ghiottoneria ) e quella per le donne ( evidenziata dallo sguardo laido che rivolge all'ostessa presso cui Tex lo lascia ): se il Carson di Nizzi è stato definito dai suoi critici un Cico con la Colt, qui ci troviamo senz'altro dalle parti di Sancio Panza ( magari con una dose maggiore di volgarit? rispetto al personaggio di Cervantes ) ........ Quanto a Tex, vi sono almeno due situazioni in cui viene presentato in un modo che IMHO lascia alquanto perplessi. Quando infatti . Successivamente . Anche altrove Segura non pecca di eccessiva finezza ma si può comunque accettare il suo eccessivo effettismo, mettendolo in connessione con gli "spaghetti - western" ( anche se l'autore spagnolo manca IMHO di ironia ). I disegni di Ortiz non raggiungono certo il livello de "La grande rapina", "Gli uomini che uccisero Lincoln" e "Sulla pista di Fort Apache", ma, nonostante una certa tendenza a tirar via, rimangono a mio parere di discreto livello medio, cosa tutt'altro che disprezzabile in una storia con più di 300 tavole. In sintesi, a mio parere: soggetto 7,5 sceneggiatura 7 disegni 7
  12. Pedro Galindez

    Galleria Di Fernando Fusco

    Grazie Anthony del pensiero! Il nuovo ritratto del desperado doppiogiochista è tra l'altro di qualità molto migliore di quello precedentemente postato e - sospetto - più prossimo come cronologia alle due storie in cui compare. Riguardo a quanto detto dal Capitano Mendoza, IMHO lo stile grafico di Fusco è fatto per suscitare osanna oppure anatemi, più raramente valutazioni maggiormente moderate nel bene e nel male. Io sono più incline agli osanna, ma capisco bene che il tratto corposo e sporco dell'artista ligure possa anche dispiacere non poco......
  13. IMHO, la storia è decorosa, paragonabile alla penultima comparsa di Mefisto e all'ultima di Proteus. Il suo limite maggiore è che non presenta sorprese o aspetti innovativi che arricchiscano la figura del principe Sumankan rispetto a "La Tigre Nera" e a "Il ritorno della Tigre Nera" ma, una volta ammesso un considerevole ricorso al deja - vu( cosa che comporta, da parte di Tex, l'uso di mezzi simili a quelli usati nelle precedenti due storie, esattamente come una storia di Mefisto e Yama gli richiedeva di utilizzare amuleti magici a scopo difensivo e una vicenda con al centro Proteus lo costringeva a cercare di mettere il sale sulla coda al bandito trasformista ) la vicenda scorre senza problemi e risulta leggibile, pur se tutt'altro che memorabile ( specie per l'aficionado texiano; per il neofita probabilmente si riveler? ancor più gradevole, se è vero che, come mi sembra di ricordare, l'ultima storia con al centro Mefisto ottenne, in un sondaggio fatto da Ubc (!), il 75% di gradimento(!!? ) ); ma lo erano forse di più "L'ombra di Mefisto", "L'inafferrabile Proteus" o, per ricordare vicende con antagonisti meno grandiosi ( ma comunque singolari ), "Ombre dal passato" e "Un mondo perduto"? IMHO no, anzi talora ( si pensi all'ultima storia citata ) narrativamente offrivano al lettore anche meno rispetto a questa tarda sceneggiatura citata ma il lettore ( a parte forse nel caso della storia di Proteus, scritta da Nizzi quasi all'inizio della sua carriera texiana ), lieto di ritrovare il "suo" Tex, non riteneva così decisivi ai fini di una valutazione negativa gli aspetti fiacchi di quelle vicende. Con tutte le differenze che passano tra il creatore di Tex e il suo continuatore Nizzi, penso si possa dire la stessa cosa per questo "Artiglio della Tigre".
  14. (Capelli d'argento@ giovedì 8 ottobre 2009 12:40 ) Non sono molto d'accordo: mentre ne "L'artiglio della Tigre" Nizzi si è dovuto confrontare con la ricomparsa di un "grande nemico" ( la quale ha alimentato, magari a livello inconscio, le aspettative un di capolavoro quasi sicuramente non più alla portata dell'autore modenese) ritengo che una vicenda di tipo classico e senza ambizioni particolari ( come dovrebbe essere questa "Rivolta dei Cheyennes" possa essere affrontata da Nizzi con esiti buoni o discreti. Tale ?, del resto, l'impressione lasciata in me e in altri lettori da sceneggiature come "Dieci anni dopo" e "Lo squadrone infernale".
  15. Questa è la copertina del volume 141 della "Collezione Storica a colori", da oggi in edicola con il titolo "La luce sulla collina": contiene la seconda parte di "Zhenda!" ( nn. 346 - 349 ) e l'inizio de "La croce fiammeggiante" ( nn. 350 - 351 ). Titolo e copertina di Claudio Villa si rifanno alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  16. Pedro Galindez

    1 - Tex Willer Magazine

    Clicca su "scarica e leggi il n. 1 " nel primo post di questo topic, dadevi e, se disponi del formato pdf, non dovresti avere difficolt? a scaricare il Tex Willer Magazine....
  17. Anche per me la copertina è molto efficace nei suoi colori cupi; il problema è casomai un altro: mi pare già di sentire le voci che dicono:"Il solito Tex di Nizzi: appena lo vedi alza già le mani."
  18. Pedro Galindez

    ...e dopo CVilla?

    IMHO l'idea di Paco non sarebbe in sè malvagia, dato che consentirebbe a tutti i disegnatori di esplicare pienamente le loro potenzialità grafiche, ma rischierebbe di disorientare il lettore, che verrebbe privato di un elemento di continuit? tra i diversi numeri della serie regolare. Non credo invece che essa accrescerebbe più di tanto il carico di lavoro del singolo disegnatore medio.
  19. Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi Disegni: Pasquale Del Vecchio Periodicità mensile: Novembre 2009 - Dicembre 2009 Inizia nel numero 589 e finisce nel numero 590 Alcuni speculatori vogliono che la ferrovia passi attraverso gli altopiani del Colorado, provocando così la rivolta dei bellicosi Cheyennes che hanno la riserva proprio in quell'area geografica. Ai loschi piani dei faccendieri, capitanati dal sinistro Jack Braden e dall'indian agent West Turbin, appoggiati anche dal capo ribelle Zampa di Corvo, si oppongono Tex e Carson. Per spegnere la miccia di una situazione potenzialmente esplosiva, i Rangers confidano molto sulla saggezza di Cervo Rosso, sakem dei Cheyennes. © Sergio Bonelli Editore
  20. Anch'io l'ho preso e ho anche potuto dedicargli una rapida lettura, che mi ha dato un'idea del perchè Segura sia "segno d'immenso odio/ e d'indomito amor", per dirla con Manzoni: da una parte la vicenda è ricca di personaggi, situazioni e colpi di scena che la rendono piacevole da leggere; dall'altra, però, Tex ( e anche Carson, ma qui la cosa conta meno , perchè il vecchio pard esce di scena dopo poche battute ) si ritrova in situazioni che, se fossero comparse in storie scritte da qualcun altro ( non occorre aggiungere chi, tanto si capisce ..... ), avrebbero provocato grida di indignazione che sarebbero arrivate sulla Luna..... A presto per un commento più articolato.
  21. Pedro Galindez

    ...e dopo CVilla?

    Se vogliamo, a differenza di Galep ( il cui tratto era peculiare e inimitabile, tant'? che soltanto prossimamente, e per giunta in sede di Almanacco del West, apparir? una storia texiana disegnata con uno stile riconducibile al suo ), non sarebbe impossibile una successione "non traumatica", con passaggio delle consegne a Piccinelli. IMHO comunque, la posizione di copertinista è un onore, ma anche ( e forse più ancora ) un onere: a parte i numerosi e pressanti impegni, essa rende un evento raro il poter lasciare la propria impronta su una singola storia e costringe il disegnatore a seguire una strada già battuta dai suoi colleghi, cosa che sospetto possa apparire lievemente frustrante.....
  22. Anch'io ho già trovato- e comprato - l'albo n. 588. A mio parere la conclusione della vicenda ( e della vita della Tigre Nera ) è narrativamente dignitosa, sebbene non si possa ritenere certo un capolavoro assoluto; si potrebbe IMHO paragonarla a sceneggiature come "L'ombra di Mefisto" ( di cui è comunque meno ambiziosa, ma anche meno prolissa ) o come la storia nizziana su Proteus. Sono certamente molto lontani gli splendori della prima comparsa del principe malese, ma non mi è parso di riscontrare scene grottesche come quelle che deturpavano la parte finale de "Il ritorno della Tigre Nera" Semmai si può rilevare il fatto che Nizzi, oltre a una digressione spiegazionistica tutto sommato evitabile riprenda minuziosamente tutti gli ingredienti delle precedenti storie del principe Sumankan ( la roccaforte inaccessibile, le guardie del corpo nerborute , la cattura di ambedue i pards, le uscite e i passaggi segreti ecc.; va semmai rilevato che il nuovo covo del principe malese ha pure tratti che ricordano quello di Juan Velarde ne "Gli spirti del deserto" ), cosa che finisce per fare apparire la vicenda ( in sè più che leggibile ) pallida e smorta al lettore che conosce già la Tigre Nera. Il lungo confronto finale tra Tex e il suo arcinemico ( pp. 88 - 112 ) è narrativamente piacevole, perchè ricco di rovesciamenti di situazione e perchè la Tigre, neanche in quest'ora estrema dotata di un po' di eroismo, lotta contro Tex non risparmiando n° lusinghe n° trucchi n° colpi bassi; prevedo però che sollever? non poche critiche . L'incidenza di Carson nell'azione decresce non poco rispetto al primo albo ; per converso, si accresce molto quella di Tom Devlin ( anche a non tenere conto del suo "numero" conclusivo ), che assume un ruolo per più versi analogo a quello di Nat McKennet in "Omicidio in Bourbon Street"( ). I disegni di Venturi si mantengono anche in quest'albo su un livello complessivamente buono, per quanto alcune espressioni che presta a Carson ( come quelle delle vignette di p. 14, ad esempio ) oscillino un po' troppo tra il "povero vecchio" e il "vecchiaccio malvissuto". In sintesi, a mio giudizio:soggetto 7 +sceneggiatura 7--disegni 7,5.
  23. Se vogliamo, del resto, l'uso degli "spiegoni" ( come tante altre cose rimproverate a Nizzi ) ha rispettabilissimi antecedenti bonelliani: ne "L'ombra di Mefisto" ( nn. 265 -268 ), il dialogo tra Yama e Mefisto che avvia l'azione contiene riferimenti non solo alle cinque vicende precedentemente incentrate sui due personaggi in questione, ma anche a "El Morisco" ( nn. 101 - 103 ). Ad ogni modo, non credo che l'albo di prossima uscita soffrir? di eccessivi spiegazionismi; casomai non sarà semplice per Nizzi ( come non è semplice per nessuno ) stivare in 110 pagine tutta l'azione e gliscontri che ci vengono promessi dal riassunto apparso nel sito della SBE...
  24. Pedro Galindez

    Galleria Di Fernando Fusco

    Grazie Anthony per la precisazione sul disegno con Galindez!Anche nel "doppio ritratto" di Balder e Zelda si possono IMHO notare alcuni "appesantimenti" nel tratto di Fusco, non tanto per quanto riguarda il laido ex cacciatore di scalpi ( praticamente identico alla sua versione "canonica" ), quanto per la sua bella, che era molto affascinante ne "Il ritorno del Carnicero", mentre qui tende a mio avviso a somigliare un po' troppo alla disneyana Crudelia De Mon de "La carica dei 101".
  25. Ecco la copertina del n. 140 della "Collezione Storica a colori", da oggi in edicola con il titolo "Il ritorno di Zhenda": contiene le ultime pagine de "I predatori del Grande Nord" ( nn. 343 - 346 ) e la maggior parte di "Zhenda!" ( nn. 346 - 349 ) Il titolo e la copertina di Claudio Villa si riferiscono alla seconda storia ( anche se l'immagine punta più all'evocazione dell'ambiente generale che alla resa grafica di un momento particolare della vicenda ). ? Sergio Bonelli Editore
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