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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Come ha detto Ymalpas ( e come IMHO sarebbe difficile negare anche per un ammiratore incondizionato di Nolitta ) ne "Il segno di Cruzado" Tex commette davvero tutti gli errori possibili ed immaginabili, talch? il fatto che difenda i suoi "lupacchiotti" navajos che vogliono fare una "esperienza formativa" a base di assalti a fattorie e diligenze rappresenta semplicemente una "perla" tra le tante ( anche se poi interviene la mano del destino a colpire coloro che Tex non ha voluto fermare o punire ). Per quanto invece riguarda altri casi, a mio parere Tex di solito cerca pragmaticamente di tenere conto dei rapporti di forza esistenti tra le tribù indiane e i loro avversari bianchi ( specie se questi sono incarnati dall'esercito Usa ) in modo tale da ottenere per loro giustizia senza che esse debbano arrischiare la loro sopravvivenza: così, la guerriglia che il nostro ranger organizza contro le "giacche azzurre" è sempre incruenta ( anche in "Segnali di fumo", in cui Tex deve vendicare una strage di Apache a Santa Rita del Cobre, gli abitanti della cittadina e i soldados messicani che hanno commissionato la strage sono colpiti nelle loro abitazioni e nelle loro risorse, mentre solo gli esecutori materiali americani vengono uccisi, per di più quasi per caso ), per quanto fastidiosa, mentre la punizione dei bianchi colpevoli è pressoch? sempre demandata alle autorit? statunitensi e non agli indiani cui è stato fatto torto ( nel recente Texone "Patagonia" Tex pretende abbastanza irragionevolmente invece che il maggiore Rocabarren, reo di aver fatto strage di una intera tribù di indios, venga consegnato ai Patagoni perchè ne facciano giustizia, ma la cosa serve soltanto a far sè che la sua rottura con l'amico Mendoza sia completa, mentre nel seguito della vicenda egli viene battuto su tutta la linea insieme agli indios al fianco dei quali si è schierato ) . Persino in "Sangue Navajo", Tex, prima di lanciarsi alla caccia dei due altolocati assassini di alcuni giovani della sua tribù, fa nominare se stesso e i pards vicesceriffi in modo tale che tutto sia fatto con tutti i crismi di legge. In "Vendetta Indiana", è vero, il perfido Arlington, dopo essere stato radiato dall'esercito, subisce la vendetta di Nashiya, che ha privato del suocero e del marito, ma ( perlomeno ufficialmente ) Tex non ne sa nulla. Di conseguenza, in base a queste linee di condotta, mi sembra difficile accusare Tex di essere un "rinnegato"; potrebbe IMHO al limite avere maggiori ragioni Chunz in "Sulla pista di Fort Apache" nell'accusare, come fa, Aquila della Notte di aver consapevolmente cercato di assopire lo spirito di resistenza delle tribù indiane......
  2. Pedro Galindez

    Galleria Di Fernando Fusco

    Rispetto a "L'uomo con la frusta" e a "Guerriero Apache", questa versione di "Cobra" Galindez dovuta al suo creatore grafico Fusco appare IMHO caratterizzata da tratti meno eleganti, ma più marcati e tozzi, che magari evidenziano maggiormente che il personaggio è un desperado, ma ne diminuiscono alquanto il fascino. Sarebbe interessante sapere quando Fusco ha realizzato questo disegno ( anche se sospetto sia un po' posteriore alle due storie in cui Galindez recita un ruolo di primo piano )....
  3. Anche la Tigre Nera, come Mefisto, odia Tex in maniera viscerale ( nella precedente comparsa, del resto, la sua avversione per il ranger si era espressa con modalit? del tutto analoghe a quelle di Steve Dickart ) e, per quanto possa temerlo, si ritiene comunque capace di poterlo sconfiggere. Ad ogni modo, il sapere di aver di fronte il principe Sumankan alla testa di un racket criminale può certo rendere più chiare le idee a Tex e Carson, ma non è che li metta automaticamente sulla pista giusta per rintracciarlo e catturarlo ( esattamente come è avvenuto con il Maestro in "Wild West Show" che, tra travestimenti e stratagemmi, è riuscito quasi a dare scacco matto a Tex ).
  4. Beh, per quanto "la voglia di farsi scoprire" da parte di un criminale possa sembrare ( ed essere ) masochista, non sono mancati esempi di comportamenti del genere nella saga texiana, specie per quanto riguarda i cosidetti "grandi cattivi", come dimostrano i casi di Mefisto, di Proteus e del Maestro, che non esitano a far capire a Tex chi ha di fronte. Non mi pare dunque così censurabile che la Tigre Nera si comporti in tal modo. Piuttosto si può temere che, come in parte è avvenuto nel primo albo, anche nella seconda parte lo spazio ben preciso a disposizione di sceneggiatore e disegnatore pesi sullo sviluppo della trama, portando ad innaturali accelerazioni del ritmo narrativo oppure ad uno sviluppo ridotto di scene e situazioni potenzialmente interessanti. Comunque, tra un paio di settimane avremo modo di farci un'idea precisa del valore globale di questa storia ( personalmente ritengo che, anche se non pare molto probabile che Nizzi superi o raggiunga gli esiti della prima storia in cui è comparso il principe Sumankan, possa comunque confezionare una vicenda superiore a quella del primo ritorno della Tigre Nera ).
  5. Questa è la copertina del volume 139 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "La scomparsa di Gros - Jean": conterr? le ultime pagine di "Polizia Indiana" ( nn. 341 - 343 ) e la maggior parte de "I predatori del Grande Nord" ( nn. 343 - 346 ). La copertina di Claudio Villa, come pure il titolo, fa riferimento a quest'ultima storia: Tex è infatti rappresentato mentre si batte al fianco del sergente delle Giubbe Rosse Wilding, come avviene nel n. 344 della sere regolare ( "Le rapide del Red River"). ? Sergio Bonelli Editore
  6. Come raccont? lui stesso nell'intervista inclusa nelle prime pagine di "Terra senza legge", il Texone da lui disegnato, Alberto Giolitti esord' come disegnatore su "Il Vittorioso" nel settembre 1939. Suo padre era contrario alla sua idea di fare il disegnatore, sicch? per realizzare la sua prima storia Giolitti approfitt? di alcuni giorni di assenza da casa del genitore, recatosi a vedere il Gran Premio automobilistico di Monza. Negli anni successivi, il disegnatore romano divise il suo tempo tra la scuola, l'attività di disegnatore e..... quella di gelataio: la sua famiglia possedeva infatti ( e tuttora possiede ) una delle più celebri gelaterie di Roma e già prima del suo esordio grafico il giovane Alberto ogni sera dava una mano a preparare coni e coppette.
  7. I titoli dei volumi 139 e 140 della "Collezione Storica a colori", che usciranno con Repubblica il 24 settembre ed il 1 ottobre prossimi saranno rispettivamente "La scomparsa di Gros- Jean" e "Il ritorno di Zhenda";come si può immaginare, le copertine di Claudio Villa faranno riferimento a "I predatori del Grande Nord" ( nn. 343 - 346 ) e a "Zhenda!" ( nn. 346 - 349 ). La cosa è trapelata perchè il Venerdì di Repubblica invece di riprodurre un'immagine del volume in edicola questa settimana e anticipare la copertina di quello successivo, si è comportata come se fosse già in edicola "La scomparsa di Gros - Jean".
  8. Pedro Galindez

    [Maxi Tex N. 10] Il Veleno Del Cobra

    Ho letto anch'io questo Maxi, che mi è parso di livello sostanzialmente discreto. Si può naturalmente osservare che la trama, che vede Tex e Carson alle prese con una setta cinese, discende direttamente da quella di storie molto più memorabili come "Chinatown" ( nn. 109 - 113 ) e "Il laccio nero" ( 171 - 175 ), mentre gli avversari che i due pards devono affrontare ne "Il veleno del Cobra" sono molto meno temibili di quello che ci si potrebbe aspettare ( lo stesso Cobra, ossia ? in un certo senso "ipnotizzato" dal mito di Tex, ). Tuttavia, specialmente nella prima parte, non mancano riuscite scene di azione, e anche il colpo di scena finale, sebbene non imprevedibile, è di buon effetto mentre Tex e Carson tengono in genere la guardia alzata( e dimostrano la loro solita abilità nell'uso delle armi; non manca nemmeno qualche simpatico comprimario, come il proprietario cinese di una miniera Ly Kuong che, dopo essere stato soccorso dai pards nella parte iniziale della storia, collabora con loro in maniera molto attiva. I disegni di Letteri, pur tutt'altro che privi dei difetti della sua ultima fase artistica, mi sembrano discreti e anche la trentina di tavole con cui Raffaele Della Monica ha completato la vicenda sono abbastanza gradevoli. In sintesi, IMHO:soggetto 7sceneggiatura 7disegni 7 -
  9. Più precisamente, il titolo dell'albo 512 è uguale al titolo internodell'albo 397 con cui inizia la storia "Topeka!" ( nn. 397 - 399 ), cosa meno sorprendente di quello che possa sembrare visto che in ambedue i casi Tex deve affrontare un "padreterno di paese". In ambedue i casi inoltre l'atmosfera non è totalmente "western classica" , dato ci sono personaggi più tipici di una città dell'Est americano quali avvocati ( in ambedue le storie ) e consiglieri comunali ( in "Topeka!" ) e che i due "cattivi" ( Torrey nella storia più antica, Max Marley in questa ) adottano alcuni metodi e modi tipici dei boss della mafia.
  10. Ecco la copertina del numero 138 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Il massacro di Kalabah": conterr? la parte finale di "Terra violenta" ( nn. 340 - 341 ) e, almeno in gran parte, "Polizia indiana" ( nn. 341 - 343 ). La copertina di Claudio Villa ( e il titolo del volume, che ricalca uno dei titoli interni del n. 341 ) si rifanno alla parte iniziale della seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  11. L'intervista ( molto ben impostata da Ymalpas e Anthony Steffen ) è IMHO interessante soprattutto per quanto rivela sulla visione che di Tex ha Manfredi. Malgrado sia l'ideatore di "Magico Vento" ( cioè di una serie western estremamente antionvenzionale ) e di "Volto Nacosto" ( una serie ambientata in un periodo storico ben preciso e in cui hanno un ruolo di rilievo personaggi storici maggiori e minori ), Manfredi inserisce saldamente Tex in una concezione classica del West, in un ambiente ben delimitato geograficamente, in cui il lettore sa ( quasi sempre ) quali vicende e antagonisti aspettarsi, anche se è compito dello sceneggiatore conferire un sapore unico alla singola storia. Alla diffidenza verso le ambientazioni inconsuete ( che pure, come gli è stato ricordato, hanno da sempre cittadinanza nella saga texiana ) fa riscontro quella per gli incontri di Tex con la storia, che pure non sono stati rari per il nostro ranger . In buona sostanza quindi, forse per prudenza, umilit? e rispetto per la specificit? del personaggio e della serie, la visione del personaggio tipica di Manfredi mi sembra paradossalmente più "tradizionalista" non soltanto di quella di un Boselli o di un Nolitta ( leggere che secondo Manfredi Tex, in quanto eroe, deve entrare in sintonia con la gente comune, mi faceva pensare per contrasto al Tex nolittiano , tanto spesso amaro e sprezzante nei confronti dell'uomo della strada.... ), ma perfino di quella di Nizzi ( che non solo ha portato Tex sul campo di Little Big Horn, ma lo ha messo a confronto con seguaci di culti africani, Thugs indiani e discendenti di schiavi naufragati in America ). L'applicazione generale dei paletti che Manfredi si è autoimposto potrebbe IMHO portare a una certa monotonia nella saga; finch? comunque i risultati saranno quelli che Manfredi ha ottenuto con "La grande sete" credo ben difficilmente la maggior parte dei lettori si lamenter?....
  12. Questa è la copertina del volume 137 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Destinazione Tucson": comprender? le ultime pagine de "La miniera del terrore" ( nn. 336- 338 ), "I diavoli rossi" ( nn. 338 - 340 ) e le prime pagine di "Terra Violenta" ( nn. 340 - 341 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa fanno riferimento alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  13. Ho potuto finalmente leggere oggi il primo "Almanacco del West". Che dire? IMHO la fama che lo circondava era pienamente meritata, tanto per la sceneggiatura che per la parte grafica. Nizzi si mostra capace di far entrare nel ristrettissimo spazio di 94 pagine ( equivalenti ad un albo non texiano della Bonelli ) una vicenda narrata in maniera sciolta, in cui si passa senza sforzo da belle sequenze d'azione a toni fascinosamente fiabeschi ( il flashback in cui viene rievocato il passato di Zeke Colter, egli stesso un superstite simpatico e un po' malinconico di un passato ormai tramontato ) o simpaticamente comici ( gli interventi di Anitra Zoppa, spassosi e irresistibili nel loro ingenuo turpiloquio ). Anche i dialoghi mi paiono ricchi di arguzia e ironia. Per quanto riguarda i disegni, ritengo siano meravigliosi nella resa degli ambienti naturali e dei coprotagonisti della vicenda ( particolarmente per quanto riguarda Anitra Zoppa, che sembra la versione "buona" di una strega delle favole ); piuttosto variabile da vignetta a vignetta ( forse perchè la storia è il frutto delle matite e delle chine di tre artisti diversi ), ma comunque di livello sempre almeno buono, la resa grafica di Tex. In sintesi, a mio parere: soggetto 9 + sceneggiatura 10 disegni 9 +
  14. Ho letto anch'io "L'artiglio della Tigre". Anche se ( almeno per ora ) non mi sembra che la storia ( come ha detto Nizzi e ci ha riferito Sam ) abbia le stigmate del capolavoro, mi pare di poter affermare che scorra bene ( anche se si può avvertire un ritmo impercettibilmente "accelerato", dovuto con ogni probabilità alla necessit? di stare in 220 pagine ), con alcune scene di bell'effetto . Anche uno dei punti maggiormente criticati da altri utenti e in altre sedi mi pare ci possa stare( dopotutto . Ci sono, è vero, alcuni punti in cui vengono minuziosamente ricordati al lettore "vita e miracoli" del principe Sumankan, cosa che risulta superflua e prolissa per gli aficionados texiani; tuttavia possono comunque essere di una certa utilit? per il lettore neofita. A parte alcune facce della Tigre Nera, che mi erano sembrate un po' caricaturali già in sede di anticipazioni, concordo con Wasted nel ritenere buona la prova di Venturi, il cui stile mi sembra più vicino a quello di Villa che a quello di Civitelli ( per quanto, rispetto ai personaggi dalle forme scultoree dell'artista lombardo, quelli suoi sembrino quasi sempre un po' smagriti e "sciupati", cosa che IMHO si avverte soprattutto per la Tigre Nera e Lohana ).
  15. Pedro Galindez

    I Tex Di "repubblica"

    Nel web si è diffusa la voce secondo cui la "Collezione Storica a Colori" proseguirò anche dopo l'uscita dell n. 150, prevista per il 10 dicembre prossimo; la cosa sembra possibile anche perchè, terminando al n. 150, si arriverebbe intorno al n. 375 della serie regolare, limite che non segna una cesura netta nella storia editoriale di Tex ( al contrario, se la serie di Repubblica fosse terminata col n. 50, l'ultima storia pubblicata sarebbe stata "Massacro!", non solo di rilievo in sè per sè, ma anche ultima storia texiana ad essere stata concepita per il formato a strisce, sebbene poi sia stata pubblicata in formato albo ). Non vi è tuttavia stato nessun annuncio ufficiale in proposito.
  16. (Giacomo Marchesini@ sabato 5 settembre 2009 ore 13:40 ) In effetti, mi sembra che gli esempi bonelliani e nolittiani citati da Giacomo siano abbastanza pertinenti in una discussione sulla crudezza di Tex. Meno condivisibile mi pare il sostenre che in Nizzi le crudezze siano totalmente assenti. L'esempio più recente che ricordo è quello del MaxiTex 2008, "Lo Squadrone infernale" , in cui i soldati - banditi violentavano una donna e la uccidevano insieme al marito e ai suoi due figli ( anche se i momenti più atroci venivano lasciati dietro le quinte ); la cosa, come è noto, suscit? dure critiche da parte di Ubc ( di solito invece molto benevola nei confronti di Segura ). Non so se il nuovo Maxi preveder? scene "forti"; la cosa principale, comunque, in questi casi è IMHO il modo di gestirle......
  17. Questo Maxi rappresenter? per me la possibilità di fare un, diciamo così, "test del pudding" con le sceneggiature di Segura ( anche se , come è stato detto, "ricucinate" in redazione ), stavolta alle prese, per quanto pare di capire, con una trama di stampo abbastanza classico e piena dei topoi del genere; tale aspetto, IMHO, giustifica il titolo adottato, che, a quanto si può cpaire dal riassunto della SBE, propone la storia come una specie di summa di tutto quanto viene comunemente associato alla parola "West". A giudicare dalle tavole anticipate, Ortiz mi pare, al solito, piuttosto abile nel ricostruire l'ambiente e a presentare i personaggi minori, mentre Tex e Carson paiono risentire di più della sua tendenza a "tirar via". Tra un mese, comunque, vedremo e avremo un'idea più precisa; non si tratta che di aspettare.....
  18. Soggetto e sceneggiatura: Antonio Segura Disegni: Josè Ortiz Periodicità annuale: ottobre 2009 Tex è sulle tracce di una banda di spietati assassini, in fuga dopo aver insanguinato con le loro scorrerie gli sterminati territori dell'Ovest americano. Ben presto i banditi capiranno che nessuna distanza potr? metterli al sicuro dall'implacabile segugio che li sta braccando e che non si fermer? fino a quando non sarà riuscito a presentare a ognuno dei componenti della banda il conto per i misfatti commessi. Tra risse nei saloon, assalti alla diligenza, corse all'oro, indiani all'attacco, sfide all'ultimo sangue e duelli faccia a faccia nella Main Street non ci sarà un attimo di tregua per il Ranger! ? Sergio Bonelli Editore
  19. Ecco la copertina del numero 136 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "Sepolti vivi": conterr? le ultime pagine de "La leggenda della vecchia missione" ( nn. 333 - 335 ) e la prima parte de "La miniera del terrore". La copertina di Claudio Villa e il titolo si rifanno alla seconda storia ( del resto, se non ricordo male, "Sepolti vivi" era uno dei titoli interni del n. 337, "L'uomo serpente" ). ? Sergio Bonelli Editore
  20. Speriamo bene per l'esito della storia, anche se al momento possiamo dire soltanto che sarà caratterizzata da una discreta varietà di ambienti ( e forse . Per quanto riguarda invece le tavole postate da Ymalpas, mi sembrano di livello più che buono anche se alcune espressioni della Tigre Nera ( p. es. nell'ultima striscia della seconda tavola o nella prima striscia dell'ultima tavola ) mi paiono un po' caricaturali nel loro sforzo di esprimere la malvagit? del personaggio.....
  21. Dopo "Intrigo nel Klondike", in cui aveva mostrato la sua capacità di scrivere una storia texiana di stampo "classico", Boselli cerca IMHO con "L'ultima diligenza" di conciliare una vicenda abbastanza tradizionale ( la trama non è poi molto diversa da quella de "I diavoli rossi"[ nn. 338 - 340 ] ) con la varietà di personaggi e ( più ancora ) di fili narrativi propria delle sue prove più tipiche. A mio avviso il risultato è interessante e gradevole, ma non un capolavoro assoluto. Il primo albo mi sembra il migliore dei due: le battute iniziali, che ci portano direttamente nel cuore dell'azione, sono ricche di azione e appassionanti al punto giusto e ci fanno conoscere l'antagonista Dunson, l'avversario di Tex forse più benevolmente presentato di tutta la saga: la sua natura di leader equo, prudente e non privo di intelligenza strategica fa quasi dimenticare che si tratta di un rapinatore di banche e più ancora contribuisce a ciò il suo comportamento nella seconda parte della storia . Successivamente, oltre a vedere Carson che racconta a Kit i retroscena della vicenda ( cosa utile, anche se un po'spiegazionistica ), assistiamo, nell'atmosfera molto crepuscolare di una città giunta al termine della sua esistenza, alla battute iniziali della "caccia al tesoro" cui partecipano Tex e i suoi due pards, Dunson, il suo vecchio complice Morris e i suoi nuovi "compagni d'avventura", l'( ignoto ) complice traditore del bandito, e alcuni "incontri inattesi", ossia gli altri passeggeri della diligenza, gli Apache di Lobo, i messicani del trading post e lo scout Aquila Bianca con i suoi due subordinati indiani, il tutto con molti cambiamenti di scena e un continuo crescere della tensione che raggiunge il suo culmine nelle battute finali dell'albo. Nel numero 547 le cose vanno IMHO un pochino meno bene. L'azione è certamente molta e così pure i colpi di scena, causati dal fatto che cinque diversi gruppi di persone ( i due Kit; i passeggeri della diligenza, tra cui Tex, Morris e l'ignoto bandito traditore; Dunson e la sua nuova banda; i predoni di Lobo; i tre scout ) incrociano la loro strada nei luoghi e nei momenti più inaspettati, mandando a rotoli anche i piani meglio congegnati ( come quelli di Tex e Dunson ); sono tuttavia ravvisabili alcuni limiti nello scioglimento finale. Infatti, la rivelazione dell'indentit? del complice di Dunson, pur sorprendente rimane "strozzata" nelle ultime pagine e, dopo tanta attesa, quasi priva di conseguenze a livello narrativo . La cosa è IMHO legata al ridotto numero di pagine disponibili, cosa che provoca effetti negativi anche nell'eccessiva e un po'meccanica rapidit? con cui vengono sciolti altri nodi narrativi , che può dare al lettore la sensazione di un disco 33 giri che improvvisamente passi a 45 giri. I disegni di Sommer sono a mio parere molto efficaci nel ricreare l'atmosfera riarsa e crepuscolare in cui si svolge la vicenda, appropriati nella resa dei vari personaggi e abbastanza gradevoli nella rappresentazione dei tre pards ( specie per quanto riguarda Kit Willer ) In sintesi, IMHO: soggetto 8 sceneggiatura 7,5 disegni 8
  22. Credo che in questo caso il profeta non sia Maometto, ma il capo religioso dei Tuareg ( che poi si suicida quando i pards occupano Medina ); certo, comunque, sarebbe stato meglio che GLB fosse un po' più chiaro........
  23. Anche a mio parere "Sulla pista di Fort Apache" è una delle migliori sceneggiature di Boselli. Come già detto da Anthony, in essa lo sceneggiatore milanese riesce a contemperare la centralità di Tex nella storia con la creazione di un buon numero di personaggi nettamente individuati. La storia d'amore tra Elizabeth Starrett e lo scout Laredo non è magari di una originalità assoluta ( riprende infatti un topos del cinema western e avventuroso, quello dell'amore "impossibile" o quasi tra il rude soldato - avventuriero e la nobile e delicata fanciulla ), ma è comunque presentata in maniera efficace e sobria ( anche i continui elogi fatti al coraggio della ragazza servono IMHO a farla percepire al lettore come l'ideale compagna di Laredo ), senza prevaricare sulle altre componenti della storia. Ancor più riuscito mi pare però il tenente Parkman, IMHO uno dei più originali personaggi boselliani: non il solito ufficiale fanatico, ma un isterico insicuro le cui crudeltà non sono tanto dovute ad una intrinseca malvagità ma alla sua volontà di mostrarsi un ufficiale capace ed energico, cosa che per lui ( e per la sua vacillante autostima ) conta più di qualunque cosa ( emblematica mi pare la scena del suo primo incontro con Liz, alla quale vieta di abbracciarlo e baciarlo perchè la cosa gli pare disdicevole di fronte ai suoi uomini ); di conseguenza, il crollo dei suoi sogni di gloria lo distrugge moralmente, anche se non fisicamente, e, dopo aver perduto tutto, egli esce di scena appropriatamente in sordina. Chunz, l'irriducibile ribelle Apache, viene presentato in maniera convincente e anche storicamente accurata per quanto riguarda le crudeltà che commette; unica nota IMHO non del tutto precisa dal punto di vista storico ( ma non se ne può fare una colpa a Boselli, dato che tutti gli sceneggiatori texiani tendono a vedere gli Indiani in genere e ancor più le singole tribù come un blocco unico ) è il fatto che consideri Tiger e Lobo dei "traditori" e dei "collaborazionisti" coi bianchi; la cosa però permette di conferire alla morte del fido scout di Laredo ( che nelle sue ultime parole tende a far propria questa visione ) un'appropriata tinta malinconica. I disegni di Ortiz mi sembrano di eccellente livello, malgrado alcuni volti di Tex e Tiger non siano troppo in linea con la tradizione grafica texiana; va però rilevata la perfetta rappresentazione degli ambienti naturali dell'Arizona e la resa pressochè perfetta dei personaggi minori. In sintesi, IMHO: soggetto 8,5 scenggiatura 9 disegni 9,5.
  24. Questa è la copertina del n. 135 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Congiura a New Orleans": conterr? le battute conclusive di "Nelle paludi della Louisiana" ( nn. 330 - 333 ) e la prima parte de "La leggenda della vecchia missione" ( nn. 333 - 335 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa fanno riferimento alla prima delle due storie , come peraltro era già capitato nel precedente volume. ? Sergio Bonelli Editore
  25. Scegliere tra le due storie è davvero molto difficile, per i motivi espressi da molti degli interventi precedenti. In sintesi, a mio parere, i punti di forza di "Furia Rossa" rispetto a "Il passato di Carson" sono: a ) maggiore pathos della vicenda ( come sottolineato da Anthony ): l'amore di Tiger per Taniah ispira al guerriero navajo un fuore e un dolore raramente visti nella saga texiana; nella sceneggiatura di Boselli il pathos non è affatto assente ( basti pensare alla morte di Ray Clemmons ) ma è solo uno degli elementi della vicenda. b ) ruolo più importante di Tex nella storia: in "Furia Rossa", il nostro ranger non è soltanto il narratore della vicenda, ma ha in essa un ruolo fondamentale e senz'altro pari a quello di Tiger ( il pard navajo gli salva certo la vita in una circostanza, ma in precedenza era stato Tex a slavare Tiger, mentre, dopo la scoperta della morte di Taniah, è Tex a prendere in mano l'iniziativa e a salvare il salvabile ) , laddove ne "Il passato di Carson" Tex ha più che altro una funzione di "spalla", sottolineata emblematicamente dal fatto che è il "vecchio cammello" a salvargli la vita dopo che lui si è andato a cacciare nei guai. c ) maggiore senso di "comunitarietà" tra i pards: per quanto i due Kit si limitino a ad ascoltare la storia, i loro commenti fanno vedere chiaramente al lettore che questo è un gruppo di amici legati da un affetto indistruttibile e a tutta prova. Viceversa, "Il passato di Carson" mi pare superiore alla storia di Nizzi in questi aspetti: a) costruzione della storia: la sceneggiatura di Nizzi è lineare e tutta collocata nel passato, laddove quella di Boselli usa gli eventi del passato come prologo per una vicenda in tempo reale ancora più ricca di suspence. b ) caratterizzazione dei personaggi minori: quelli di Nizzi sono molto funzionali allo svolgimento della vicenda, ma non precisamente memorabili, mentre sotto la penna di Boselli Lena, Donna, Ray Clemmons e i vari membri della gang degli innocenti prendono veramente vita. Sulla base di questi aspetti, anche se con infinita incertezza ed esitazione, voto per "Furia Rossa".
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