Buonasera a tutti.
Ho appena finito di leggere questa storia e mi ha piacevolmente sorpreso.
Winnipeg, a essere onesto, mi aveva lasciato un po' in un limbo; avevo apprezzato il finale, molto meno l'aver preso un maniaco assassino, che anzi proprio nel suo essere un maniaco assassino trovava la sua ragion d'essere, e l'averlo trasformato in un misterioso mr. X; e avevo difficoltà a credere che l'assassino che con il suo campionario di mostri al seguito aveva raso al suolo un trading post e due città tanto perché gli girava e il machiavellico organista (!) che suona Bach a memoria e si allea coi cinesi fossero lo stesso cieco. Ad oggi la considero il peggior episodio di un ipotetico – chiamiamolo così – "Innocenti-verse", cioè quelle storie originate da Il passato di Carson e che si ricollegano, ora in un modo, ora nell'altro, a quei personaggi e quelle vicende.
--- ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!
Perciò, non appena riconosciuto Mike Foster all'inizio di Alla ricerca delle navi perdute, ero curioso di scoprire dove si sarebbe andati a parare. I miei dubbi su Winnipeg originavano in fondo dalla revisione, che non gradivo, di Jack Thunder. Il resto era andato alla grande, tranne forse l'espediente un po' telefonato della setta cinese del Drago e i disegni – ma è un mio problema con Font, che non amo. C'era dunque da essere fiduciosi.
La fiducia è stata ampiamente ripagata. Leggendo qua e là il topic, vedo che è già stata rilevata la "lentezza" con cui la storia procede e con la quale si arriva al ricongiungimento tra i vari gruppi di personaggi. Non è stata un problema per me (anzi!) e trovo che si sposi benissimo con l'ambientazione.
Bruzzo (che ha disegnato tra l'altro L'uomo di Baltimora: non lo ricordavo), ha prodotto alcune tra le tavole più belle dell'ultimo decennio texiano. Alcune davvero da applausi, come la tavola iniziale, la fata Morgana in La campana nella nebbia o certi paesaggi del primo albo. Se devo fargli un appunto, il capitano Bailey e il tenente Hillary sono a volte disegnati un po' troppo simili. Molto bene invece su Tornuak, Dallas, Kathy Dawn e Taqukag e sulla ripresa del modello ticciano per lo sciamano Mahaha.
Per quanto riguarda la storia, trovo che Boselli si sia districato bene con la quantità di personaggi messi in campo. Forse a tratti ha calcato un po' la mano (la sensazione è che i membri della spedizione, a un certo punto, fossero un po' troppi per gestirli tutti alla perfezione: una manciata è prontamente finita sotto terra e le scene di azione – che pure non sono troppe – ne hanno sicuramente giovato).
Non mi è pesata la scelta di mettere in campo, regolarmente, tre o quattro gruppi di personaggi in contemporanea, saltando ora all'uno ora all'altro ora all'altro ancora, anzi credo che a parte qualche volta qua e là l'alternanza sia stata gestita fluidamente. Forse anche l'arrivare da una storia con caratteristiche simili (Il mostro del gran lago salato, in cui si salta spesso tra Tex e Carson, Dayak e il Siats, e le vicende al forte) ha giovato.
Quanto agli scontri, molto bello quello tra i marinai del gruppo di Dallas e i Mahaha. Nel finale abbiamo poi una classica sparatoria, sì, ma con la variante dell'intervento del cacciatore Inuit che, da solo, abbatte il colossale orso polare; appurato poi, e ormai da un albo abbondante, che i cannibali dell'artico sono identici a quelli affrontati in Tex 600, ho apprezzato lo sforzo di scostarsi da quello scontro (anche se l'inizio dell'atto, in fondo, è identico). Sarà poi inconscia associazione di idee, ma i Mahaha che fuggono terrorizzati dalle scariche di fucileria per rifugiarsi nelle loro capanne, più che i demoni della nebbia, mi hanno ricordato i misteriosi indigeni de Le terre dell'abisso.
Miglior personaggio, senza dubbio alcuno, è Tornuak. Caratterizzato sia fisicamente che caratterialmente, ha una sua evoluzione e un suo arco narrativo e soprattutto un epilogo perfetto.
Personalmente, e andando a memoria, la ritengo la miglior storia dai tempi di La mano del morto.