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San Antonio Spurs

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Tutto il contenuto pubblicato da San Antonio Spurs

  1. La copertina più innovativa e geniale da molti anni a questa parte. Il Carson più "presente" da molti anni a questa parte. Fuori tema: l'attesa più grande da molti anni a questa parte . Per il Texone di Laura Zuccheri, che ho sentito al telefono giusto l'altro ieri. Ritorno a bomba: il finale più inatteso e magari intenso e doloroso di sempre o almeno degli ultimi anni.
  2. Ritmo intrigante. Carson protagonista iniziale come vecchio reprobo, inimitabile e gustosissimo. Disegni di qualità alterna, a volte ci sono troppi bianchi ma non fanno scendere il voto sotto il 7. Sono sempre stato scettico sui revival, sulla riproposizione di vecchi personaggi ma questa volta devo dire che non ho critiche da muovere: Bowen è un personaggio recente che mi è piaciuto ritrovare. Molto più di Nick Castle.
  3. San Antonio Spurs

    [Maxi Tex N. 24] Il cavallo di ferro

    Due buone storie, all'opposto fra di loro. La prima dal ritmo veloce come, appunto, una locomotiva e un ritmo incalzante ben gestito da Mignacco. La seconda, classica, ma con "comprimari" inattesi ed il solito, eccellente gioco di squadra fra i pard. Nota dolente: i disegni. Cossu è abile nei primi piani e nei paesaggi, ma i disegni dei cavalli sono spesso da bocciatura e qualche volta non azzecca nemmeno le proporzioni, vedi la seconda vignetta di pagina 135, con Tiger che sembra un bambino che cavalca un pony. Dovrebbe andare a ripetizione da Giovanni Romanini, uno che mi dispiace non abbia mai disegnato un'avventura di Tex, salvo la collaborazione al Texone di Magnus.
  4. Le storie con El Morisco mi sono sempre piaciute e anche la prima parte di questa non delude le mie attese. Storia solida, con echi recenti (“La stirpe dell’abisso”) e più lontani (“I figli della notte”). I disegni: maestosi come nell’ultima vignetta di pagina 47 o 70. Sempre dinamici, a volte intensi come nel caso dell’ultima vignetta di pagina 63, dove rendono palese la vergogna e lo sconforto dei due soggetti. Non ho trovato molto omogenea, invece, la raffigurazione dei volti dei pards ( i due Carson a pagina 31 e 37 sembrano cugini, non la stessa persona), ma nel caso è una mancanza che non abbassa di moltissimo la mia considerazione per il lavoro di Bocci. Spettacolare, a dirla tutta. In conclusione, la serie dei 700 inizia alla grande.
  5. Impossibile perché tanto Kittino non si accaserà mai
  6. Io inizio e propongo Sarah Wyatt, perché vista la sua professione di medico avrebbe potuto benissimo trasferirsi e operare nella riserva. Ma avrei un'altra opzione più suggestiva.
  7. Amigo, io parto da una storia che non mi è piaciuta e poi ho ampliato il discorso sottolineando una tendenza diffusa, evidentemente mirata, che ha portato alla clamorosa decisione di aprire una serie parallela. Non giudico Tesah o Lupe personaggi di spessore e certo non posso aspettarmi Mefisto o figlio ogni quindici-venti numeri come è capitato 50 anni fa. De gustibus, ovvio: non farò salti di gioia per il ritorno del perfido malese o per la ricomparsa di Nick Castle e sono ben conscio sia del mio ruolo di lettore che di quello di curatore della serie o di disegnatore. Mi aspetto molto dal numero 701, ho avuto tantissimo dalla lunga avventura a New York m, in definitiva, questa continua riscoperta di Tex giovane non mi vede del tutto entusiasta anche se lo scarso entusiasmo è poi determinato non tanto dal contesto quanto dalla storia (per me) criticabile.
  8. Da uno a cento, o settecento, quanto ritieni importante Tesah nel canone texiano? Io penso ad una strategia editoriale che non giudico e no contesto e che ha portato alla creazione della serie parallela. Poi giudico il prodotto singolo, nel caso mediocre. E lo dico senza l'uso dei termini francamente, sinceramente, onestamente che spesso ammorbano ogni questione, compreso lo sfruttatissimo IMHO. Non mi è piaciuta la storia, trovo piaciona la ripropoposizione di Tesah e la sua proposta grafica glamour, ritengo penalizzante il colore sull'operato di Civitelli.
  9. Colpo Grosso, certo. Nel frattempo ho riletto e rivisto l'albo e purtroppo non ho cambiato opinione generale. Un incidente di percorso, che non cambia una virgola nella mia considerazione di sceneggiatore e disegnatore.
  10. Storia mediocre, con ripetuti rimandi iniziali ai primi numeri per spiegare una vicenda che poteva sopravvivere anche solo con uno. Mi auguro che questo prolungato ritorno e riproposizione di personaggi ai più sconosciuti o indifferenti del passato rimanga destinato alla mensilità della collana Tex Willer. Per la serie storica io preferisco personaggi nuovi. Disegni? Di qualità altalenante non certo aiutata dal colore, anzi probabilmente penalizzata. Seconda, soprattutto, e terza vignetta di pagina 53 discutibili. Molto. Sembra Colpo Gobbo con Smaila fine anni '80.
  11. Copertina piacevolmente vecchio stile e disegni invitanti. Le storie con il Morisco mi hanno sempre intrigato, su tutte quella del Signore dell'Abisso, che iniziava nel numero immediatamente successivo al primo Tex a Colori: marzo 1969, già 50 anni mamma mia... In quell'anno e nel successivo 1970 uscirono capolavori in sequenza.
  12. In un periodo di ricorrenti e prolungati revival e con addirittura una nuova serie prequel, mi trovo d'accordo con chi auspica nuovi personaggi antagonisti, di spessore e periodici. Comprendo come sia difficile immaginare un avversario all'altezza di alcuni storici e i cui nomi non importa ripetere, però il clamoroso successo che ancora oggi riscuote El Muerto testimonia che ci si può anche discostare dall'idea che un personaggio forte debba diventare ciclico. Penso a Ruby Scott, al Signore degli Abissi ma poi, certo, resto affascinato all'idea di uno o più nuovi nemici e in questi spero dal 701in poi. Alcuni dei vecchi hanno fascino; altri mi hanno convinto assai di meno (dico di Nick Castle, ma anche dei fratelli Rainey). In quanto alle caratteristiche di un eventuale, grande new entry, in passato l'opposizione più forte è arrivata o percorrendo i sentieri del fantasy o quelli più terra terra - è proprio il caso di dire così - del complotto allargato. Non sono in grado di immaginare e tantomeno suggerire nuovi personaggi e nuove ambientazioni, mi confortano i quattro, eccellenti ultimi albi ambientati a New York. E per finire, con un'illuminazione improvvisa, ecco che mi rendo conto di cosa mi manca e di che tipo di personaggio sento la mancanza: una bella storia nelle praterie o nelle foreste, con un astuto e pericolosissimo capo indiano. Sì, in assoluta controtendenza rispetto alla recente vicenda a Manhattan e con un coraggioso ma non inedito e certamente non inaudito fregarsene della storia e delle cronologia.
  13. Seguo la raccomandazione, anche se in passato ho letto interventi ben più piccati e al limite dell'offesa fra utenti assai esperti e navigati, senza tanta solerzia nel raccomandare acqua sulla fiamma. Mi limiterò a suggerire a Occhi della Notte di leggere molto altro di pubblicato prima del numero 678. Faccio da più di trent'anni un lavoro nel quale alla base di tutto c'è o ci dovrebbe essere la conoscenza della materia, alla base di ogni espressione scritta o parlata (sono giornalista professionista). Se non sono stato concreto, se ho espresso solo un concetto malizioso, me ne dolgo, ho sbagliato. In merito alle questioni sollevate, altri hanno già risposto e mi trovano perfettamente d'accordo.
  14. Non so perché, ma mi sorge compiuta la domanda: "Occhi nella Notte ci è o ci fa?".
  15. Concordo con Carlo quando dà 10 alla storia e si tiene la lode, in ogni caso è un'opera superba che conclude alla grande un 70° anniversario iniziato invece in maniera fiacca e deludente. Ho molto apprezzato l'equilibrio indotto da Boselli nei continui cambi di scena e di conseguenza di protagonisti. Il rischio era quello della dispersione, invece la narrazione prosegue in maniera efficace su piani paralleli, fino alle ovvie virate verso gli incontri/scontri diretti. Vorrei soffermarmi sul ruolo di Carson in questa storia. Spesso, anche sbagliando, lo abbiamo interpretato come una figura, per quanto grande, di secondo piano rispetto a Tex. Qui gode di una grande autonomia, vedi la presenza al Madison, e la sceneggiatura gli dà anche il tocco di grazia di quell'umorismo e quell'autoironia che a volte si era persa nella nomea del vecchio brontolone. Carson sta a Tex come il Dottor Watson sta a Sherlock Holmes. Watson è una persona fuori dal comune: intelligente, colta, sensibile e dotata di un non comune atletismo. Però agisce insieme a un superuomo, che inevitabilmente lo sovrasta e lo fa apparire meno valido di quello che è. Ma è tutto fuorché una semplice spalla. In quanto a Pat, possiamo soffrire la quantità della sua presenza, ma dobbiamo complimentarci per la qualità: le poche pagine in cui compare sono un concentrato del suo essere e del suo agire e non penso che in una storia come questa avrebbe potuto dare qualcosa davvero in più; per me la sua gestione è magistrale. Infine, un salto nel futuro: la copertina del numero 700 sarà la numero 300 di Claudio Villa. Ed è una delle tre più belle, a mio parere. Applauso preventivo, anche per le altre centinaia che ci aspettiamo ancora da lui. Nick Castle è un gran filone, ma finora ha avuto bisogno di un appoggio per agire da perfetto gregario, prima il Supremo e poi il Maestro. Non so se da solo reggerebbe la concorrenza di Tex e lo dico da un punto di vista che riguarda l'interesse narrativo dell'eventuale vicenda. Insomma, da solo mi sembra uno dei tanti, per quanto astuto. Gli manca il carisma del grande nemico. Conclusione finale: il 2019 texiano non poteva iniziare meglio.
  16. Boselli, Civitelli, Villa per me sono come Zoff, Gentile, Cabrini ai Mondiali '82.
  17. Carisma significa dono, grazia. In origine concessa in maniera sovrannaturale. Ora, Mefisto ne ha, Yama anche ma in misura inferiore, idem la Tigre Nera; Proteus proprio no e anche il Maestro è alla resa dei conti un individualista. Due che non radunano niente e nessuno intorno. Se non per costrizione. Nick Castle è un mascalzone, ma è sicuramente una figura di maggior rilievo rispetto ad esempio a quella di Kid Rodelo.
  18. Una storia dal crescendo rossiniano, per il suo dinamismo spalmato praticamente in ogni tavola e quando scalpiti perché un mese passi in fretta vuol dire che il congegno narrativo è di altissima qualità. Bravo Borden, non poteva esserci maniera migliore di questi tre albi per chiudere al meglio un 2018 che agli inizi qualche perplessità me le ha create. Mi piace sottolineare, senza spoilerare, come ognuno dei personaggi più in evidenza si muova in un limbo di detto e non detto, come se recitasse (e in effetti questo succede) una parte per poi tornare al suo vero ruolo. E' Pat che rimane un po' ai margini, ma immagino che sotto i riflettori ci finisca nell'ultimo albo, come vittima scelta per colpire Tex e Carson nei sentimenti: quel "Pat sfida la morte" nella presentazione del numero 699 mi fa immaginare a un combattimento truccato, vedremo se e come. Notarelle sparse: Byrnes ripete per due volte "modus operandi", ma Carson non batte ciglio; quel Carson che è ancora di gran lunga il miglior attore non protagonista di questa miniserie, deciso e determinato nel botta e risposta con Byrnes da pagina 12 a pagina 14. Le copertine: spoilerante questa, meno la prossima. Anzi del tutto interlocutoria, ma il capolavoro resta quella del numero 696. A proposito di disegni, Dotti ha svolto un eccellente lavoro soprattutto nella mimica facciale, anche se ho l'impressione che Tex sia ritratto in maniera troppo difforme da una tavola all'altra. Ultimo pronostico: il Nick Castle che dichiara perfino di provare ammirazione per Tex, secondo me non sparirà alla fine di questa mini serie. P.S. il Maestro nel suo messaggio chiede due milioni di dollari, sul sito della SBE però si legge "forse i ricchi maggiorenti della città pagheranno il riscatto da un milione di dollari". Da due a uno: vabbeh, gennaio è sempre un mese di saldi.
  19. Notarelle sparse, prima dei voti. Credo senza spoiler 1) Castle e Muggs vivono sull’isola da diverso tempo, mesi. Come hanno fatto a mettere insieme il pranzo con la cena, a meno che la residenza del Supremo non avesse orti e stalle a volontà, perché di soli pesci, uccelli o piccoli mammiferi i due come cacciatori non ce li vedo proprio? Invece sono lì e aspettano i due sprovveduti. Novelli Robinson Crusoe, C&M si rifanno portare sul continente, in una zona disabitata dove, che caso, trovano grotte adatte a nascondere il tesoro. Come se ne vadano per trovare territori più frequentati deve rivelare la vera caratteristica dei due: sono degli iron men. 2) Il Maestro è in attesa di esecuzione ma il Governatore richiede che siano Tex e Carson a doverlo identificare. Bah! 3) Per Nick Castle, V è come Vendetta, ma siccome sembra più animato da sete di denaro che da voglia di rivalsa, perché si allea con il Maestro e come è venuto a conoscenza della sua esistenza? Forse sarebbe stata più congrua un’alleanza con Proteus? 4) Tex e Carson sono a New York per cosa? Non per una richiesta di aiuto, ma pare di capire per fare un favore al vecchio amico Cody e mi sembra strano che si siano sobbarcati un viaggio così lungo senza un perché, senza un sospetto, una richiesta di aiuto. Insomma, le premesse mi sembrano traballanti, ma siamo pur sempre in un ambiente di fantasia e allora diciamo che il prologo delle primissime pagine in realtà si estende a tutte le altre e che per quel che mi riguarda la storia poteva benissimo iniziare a pagina 109. Voto: disegni 9. Storia: n.g. Con fiducia nei prossimi tre albi.
  20. Riletti i due albi, il giudizio complessivo è positivo ma come ogni votazione con il segno più (o anche meno, ovvio) c'è una larga differenza fra un 6 stiracchiato e un 10 e lode. Questa per è una storia sospesa, affascinante e non scontata, penalizzata dal solito finale di corsa e a questo punto apro una parentesi. Si discute sulla gabbia forzata delle storie a numero chiuso (di pagine: 220), trovo che in certe occasioni ci sono lungaggini che potrebbero essere evitate a beneficio dell'intera storia. Esempi ce ne sarebbero, eccome: l'intera pagina 48 di "Cuore Apache", utile - qui e ora - a introdurre quella che non è una critica ma una constatazione. L'intera storia a un che, e un suo perché di malinconico al di là del comprensibilissimo travaglio interiore di Johnny e del suo "copio dissolvi". Dicevo di pagina 48, dove i due pards vanno di amarcord con un altrettanto nostalgico Cochise e se l'impressione non è quella di tre pensionati al circolo, è indubbio che tutto il loro operato in questa occasione è come fosse al rallentatore, mentre ai bei tempi andati... P.S. A proposito di età vere e presunte, non ricordavo che nel numero 355, Alcatraz, pagine 39 e 40, si scopre l'età di Kit Carson: 55 anni (ma Tex sostiene 56), il che pone la data di nascita del vecchio cammello fra il 1822 e il 1823, attribuendo a Tex 40 anni e appurato - MaxiTex 2017 - che è nato nel maggio del 1838. Idem per me.
  21. Copertina strana, senza dubbio. A partire dal colore pennellato dentro il logo Tex. Mi piacerebbe vedere l'originale, per provare a capire meglio questa scelta che sta facendo discutere. Sospendo il giudizio fino a quando non vedrò la copertina effettiva sull'albo in edicola.
  22. Storia né scontata né banale anche se mi appare eccessiva la fretta dei pard di affidare a Johnny la patata bollente e soprattutto di lasciarlo subito - inesperto e come si vedrà presto in pericolo - non proprio a suo agio fra gente e in un territorio che non conosce. Poi, a pagina 29 Barkley dice ai suoi scagnozzi: «Nel frattempo ce ne staremo tranquilli», aspettando una risposta dai soliti maneggioni di Washington. Infatti li ritroviamo subito a pagina 61 in avanscoperta per un primo tentativo di raid (83) e poi a 105 per il secondo, fatale. Loschi, impazienti e presuntuosi. Dettagli, in una gran bell'albo: sotto tutti i punti di vista. Uno di quelli che ti fanno venire immediatamente la voglia di leggere il successivo e ho detto tutto.
  23. Più o meno è quello che accade all'inizio della storia di "El Rey", pagina 80 del numero 59, dove al comando militare di El Paso a Tex e Carson viene chiesto di intervenire a favore dell'Alcalde di Hermosillo al quale il Generale Benson vuole saldare un debito di riconoscenza per avergli a suo tempo salvata la vita.
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