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ymalpas

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  1. Quanto sono grandi le tavole originali degli albi di Tex ? Ogni disegnatore lavora su cartoncini di diversa grandezza. Cerchiamo di gettare dunque un po' di luce in questo piccolo mondo occulto... Il pap? di Tex, Aurelio Galleppini, lavorava su strisce della grandezza di circa 25 x 13 cm ( allineate dalla redazione su tavole di 25 x 36 cm ). Erio Nicol' è un disegnatore che ha sempre lavorato con le strisce, unite con del nastro adesivo su delle tavole della grandezza di circa 25 x 35 cm . Il formato d'altronde poteva variare leggermente, abbiamo per esempio 26,7 x 34 cm per "L'uomo dai cento volti". Guglielmo Letteri, come i due autori precedenti, si serviva di strisce poi sovrapposte su tavole di circa 24 x 33 cm. Giovanni Ticci, ha usato tavole di diversa grandezza. Abbiamo per esempio 25,5 x 34,4 cm per la storia "I tre killers" e 26 x 37 cm per la storia "Furia Rossa", di cui vediamo sopra una tavola. Vincenzo Monti, nella storia "Una lama nel buio" ha usato cartoncini di 27,5 x 40 cm. In una storia successiva, "Mille dollari per morire", passa invece al formato 31 x 42 cm. Claudio Villa per la storia "Gli spiriti del deserto" ha disegnato su cartoncini di 25,3 x 36,3 cm. Uno degli ultimi arrivati, Dante Spada, per l'albo "Spedizione in Messico" si è servito invece di cartoncini molt grandi di 30 x 42 cm. Texoni e altri Albi Speciali... Guido Buzzelli, matita, china e guazzo su cartoncini di 28,7 x 40,3 cm per il texone del 1988 "Tex Il grande!". Sergio Zaniboni, per il quarto texone "Piombo Rovente", usa tavole di 32 x 47 cm. Jordi Bernet ha usato per il suo "L'uomo d'Atlanta", cartoncini di ampio formato, pari a 32,5 x 45,5 cm. Un altro autore spagnolo, Alfonso Font, per l'Almanacco "La legge del deserto" si è servito anch'egli di cartoncini molto grandi, per l'esattezza di 35x 50 cm. Roberto De Angelis, per il diciottesimo Texone "Ombre nella notte", ha lavorato su tavole della grandezza di 30 x 40 cm. Giancarlo Alessandrini, per "Canyon Dorado", ha usato invece cartoncini di 29,5 x 42 cm...
  2. ymalpas

    Articoli Su Tex

    Un'avventura che comincia a Pamplona, negli Anni Cinquanta, accanto a Hemingway e a Deborah Kerr ''Io, piccolo Tex, al caffe' con Papa'' di ALBERTO GEDDA La STAMPA, 30 Agost 2008. <div align="justify"> La libreria e' sterminata: un intero appartamento a due passi dalla Fiera ?storica? di Milano. Migliaia di volumi che riflettono interessi disparati ma riconducibili tutti a una grande curiosita'. Dalle Lettere di Cicerone alle pompe di benzina negli Usa, dall'etnografia ai grandi viaggi, dagli indios amazzonici ai nativi del Nordamerica all'epopea del Far West. Naturalmente. Perche' questo e' l'appartamento libreria di Sergio Bonelli, il signore del fumetto italiano, nato a Milano nel 1932. Piu' sotto, nello stesso palazzo, c'e' la redazione dove nascono Tex Willer, Dylan Dog, Martin Myste're, Zagor, Nathan Never, Julia, Dampyr, Brendon, Magico Vento, Jan Dix... e anche in queste stanze, tra decine di redattori e uffici, ci sono ordinati scaffali di libri che portano verso l'altra grande libreria della redazione, vero cuore di questa fabbrica della fantasia. E qui, tra sculture e quadri, soldatini e juke box Wurlitzer, slot machine e coccodrilli di bronzo, Bonelli e' al lavoro sul tavolone invaso da pile di sceneggiature e montagne di pagine fumettate da controllare. ?Sono nato e cresciuto in mezzo ai fumetti e ai libri. I fumetti li portava a casa mio padre, Giovanni Luigi Bonelli, vulcanico sceneggiatore, scrittore, anima del Vittorioso. E anche i libri me li portava lui perche', come mia mamma Tea, ci teneva a che io leggessi, che fossi curioso di conoscere e di scoprire attraverso le pagine dei grandi autori?. Quali? ?Facciamo un passo indietro. Mio padre si e' sempre considerato un romanziere prestato al fumetto e mai piu' restituito. Ha scritto alcuni romanzi di stile salgariano (I fratelli del silenzio, Le tigri dell'Atlantico, Il Crociato nero) e uno western, Il Massacro di Goldena, ora ristampato e allegato all'albo di Tex in edicola a giorni. Lui aveva una grande passione per la letteratura di genere medievale, mentre per l'editore Lotario Vecchi traduceva Jack London e poi si immergeva nei suoi romanzieri preferiti: Spillane, Chandler, Hammett, Cheney...?. E quali di questi libri suo padre le passava da leggere? ?Nessuno. Pero' c'era una valanga di fumetti che venivano commentati in casa dai maggiori autori: Paparella, Albertarelli, Molino, Canale, Chiletto. Finche' un giorno papa' mi fece trovare la ''Scala d'oro'' della Utet. Una serie di libri che ha fatto sognare moltissimi bambini degli Anni Trenta con L'Asino d'oro, Bertoldo, Alice nel Paese delle Meraviglie... Ero affascinato soprattutto dalle illustrazioni di Gustavino, Moroni Celsi, Bernardini. Una grande collana (che e' conservata nell'alloggio libreria, ndr) che papa' aveva comperato a rate. Poi arrivo' anche la ''Bibliotechina Salani'' e mi innamorai di Salgari?. Tanti libri per un ragazzo immerso nei fumetti. ?I fumetti non distolgono certo dai libri ma, anzi, allenano a leggere. Quando trovai in casa la ''Collana Romantica Sonzogno'', partii nell'avventura sconfinata di Zane Grey (che mio padre adorava), del Bozambo di Edgar Wallace, She di Rider Haggard.. . e arrivai a Joseph Conrad: il suo Cuore di tenebra e' ancor oggi il mio feticcio, la mia inseparabile coperta di Linusè. E siamo agli anni del liceo. ?Scopro Hemingway, Scott Fitzgerald, Faulkner e mi prendo una grande cotta per Furore di John Steinbeck. Non avrei mai immaginato che, qualche anno piu' tardi, a Pamplona (dov'ero arrivato dopo cinque giorni di viaggio in auto da Milano con l'amico Paolo Ferrari), mi sarei ritrovato in un Cafe' seduto accanto a Ernest Hemingway, Anthony Quinn, Orson Welles e alla splendida Deborah Kerr. Allora, negli Anni Cinquanta, i turisti erano rari e quei pochi erano coccolati dagli spagnoli che avevano una grande ammirazione per Hemingway. Lui ne aveva capito l'anima soprattutto con Un'estate pericolosa, scrivendo di due toreri: Luis Miguel Dominguin e Antonio Ordonez. Hemingway era un uomo affascinante, che persino fisicamente sovrastava tutti e che tutti rispettavano?. Pamplona e' l'inizio dei viaggi che l'hanno portata quasi ovunque, dalla foresta brasiliana al deserto sahariano. ?Mi e' sempre piaciuto viaggiare, conoscere gente e abitudini, correndo qualche rischio per dare il giusto sale all'"esplorazione". Per questo mi sono sempre mosso con amici esperti, soprattutto archeologi, etnologi. E poi il viaggio, per me, e' sempre intimamente connesso con la lettura, perche' prima di partire mi immergo nei libri che parlano dei luoghi che visitero' e dai quali, poi, portero' a casa un mucchio di volumi sugli argomenti piu' diversi. Ho almeno cinquanta titoli sugli Zulu', e altrettanti sui Cangaceiros, sui Thugs o sulla rivolta dei Boxer... Cosa me ne faccioè Mah! Forse ne sarebbero sufficienti uno o due per argomento, di sicuro saprei quanto mi basta, pero' sono fatto cosi': mi riempivo le valigie di libri che poi mi trascinavo dietro appesantendo notevolmente il mio bagaglio?. Che libri si portava in questi viaggi avventurosi? ?Lo stretto indispensabile. Guide, testi di approfondimento su quanto volevo vedere, conoscere: del resto mi ero gia' letto quasi tutto a casa. Adesso per documentarti basta andare su Internet e dalla rete ti arriva di tutto su tutto e cosi' guardo i miei libri con affetto e malinconia: li conosco uno per uno, di ciascuno ricordo la vetrina o la bancarella dove ci siamo incontrati. Saro' nostalgico, ma continuo a preferire lo sfoglio di un libro allo schermo di un computer che, tra l'altro, non saprei neppure accendere...?. Dopo l'innamoramento per Hemingway e per i grandi della letteratura americana cosa e' venuto? ?Molto. Negli anni tra il liceo e l'universita' scopro Giovanni Papini, Ignazio Silone, Alberto Savinio, Giovanni Comisso... autori che scrivono di cose comuni, della straordinaria quotidianita', che mi portano in una dimensione piu' intima. Sono loro molto grato, anche perche' mi hanno dato un "codice" di lettura che non ho piu' abbandonato insieme ai fumetti e al cinema, altro mio grande amore. Mi sono formato in una lettura attenta e selettiva, anche se in Casa editrice acquistiamo decine di libri ogni mese?. E questo ?codice? cosa le fa scegliere per le sue letture private? ?Diciamo piuttosto cosa non mi fa scegliere. Diffido dei best sellers, dei romanzi strillati dalla pubblicita' e dai media che poi trovi allineati sotto gli ombrelloni. E diffido degli autori troppo presenti, in tivu' e sui giornali, in una trottola continua. Preferisco rileggere, anziche' leggere perche' lo impone il mercato. Cosi' il Codice Da Vinci di Dan Brown prende la polvere mentre, per l'ennesima volta, ritorno ne Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Da molti anni mi sono indirizzato sulla saggistica: cinema, guerre coloniali, viaggi (Bruce Chatwin e Cino Boccazzi che scrive di Sahara) e naturalmente western, grazie alle mie spedizioni negli Usa e alla straordinaria biblioteca storica che ho acquistato da Rino Albertarelli. E, soprattutto, amo leggere gli autori amiciò. Nel senso? ?Nel senso che do la preferenza a chi conosco, a chi sento vicino. Oreste del Buono mi piace quando scrive di storie al femminile che ricordano certi film di Pietro Germi, apprezzo il raffinato Gianni Clerici e Alberto Ongaro che e' anche un bravo sceneggiatore di fumetti. E poi ci sono gli scrittori che ti porti nel cuore e che ti attraversano la vita?. Chi, ad esempio? ?Mario Soldati, Graham Greene, Boris Vian, alcuni scritti di Alberto Arbasino. Sul comodino, come si dice, ho Tempo di uccidere e Diario notturno di Flaiano e Lo Straniero di Albert Camusè. Un lettore attento, selettivo, innamorato comunque dei libri, della scrittura. Questo la facilita nella sua professione di editore e di sceneggiatore (con lo pseudonimo G. Nolitta ha scritto storie di Zagor, Tex, Mister No e altre) all'interno della sua grande bottega del Fantastico e dell'Avventura? ?Mah! Naturalmente leggo tutti i fumetti che pubblichiamo, ed e' un lavorone come puo' vedere dal mio tavolo, ma li correggo quando sono gia' disegnati. Fatico a visualizzare una lunga sceneggiatura, mi trovo meglio con i soggetti di poche pagine che trasformo automaticamente in immagini cinematografiche che mi permettono di valutare l'idea narrativa. Come autore ho il panico della pagina bianca, eppure di testi ne devo scrivere un mucchio per prefazioni, presentazioni e rubriche varie. Ma mi conforta il fatto di sapere che chi mi leggera' e' un amico: perche' in questi anni, tanti anni, si e' instaurato tra me e il lettore un bel rapporto e cio' mi mette a mio agio, non mi crea ansia. Cosi' posso raccontare e ricordare, serenamente, rifacendomi all'aneddotica di fumetti, letteratura, cinema. E' il privilegio dell'esperienza. Con il conforto di migliaia di libri. Tutti conosciuti e amati?. La vita. Sergio Bonelli, figlio d'arte (suo padre Giovanni Luigi e' l'artefice di ?Tex?), e' nato a Milano il 2 dicembre 1932. Editore (negli Anni Sessanta approdo' alla guida della Cepim, che diverra' la Sergio Bonelli editore) e sceneggiatore di fumetti, dal western al fantasy alla fantascienza. Le opere. Con lo pseudonimo Guido Nolitta, Sergio Bonelli ha scritto storie di Zagor (creato nel 1961), Tex, Mister No (nasce nel 1975, il fumetto e' ambientato in Amazzonia, a Manaus). Ha, tra l'altro, anche scommesso su fantascienza (?Nathan Never?), fantasy (?Zona X?), horror (?Dylan Dog?).
  3. ymalpas

    [Texone N. 19] Il Prezzo Della Vendetta

    Uno dei pochi texoni che non avevo ancora letto. Si presentava male, a leggere le critiche finora ricevute dalla storia in altre sedi. E invece, per riprendere le parole del disegnatore Carlo Ambrosini, Tex Willer ha dimostrato ancora una volta di essere comunque un "evergreen" capace di superare mode e tendenze, solido come una roccia... insomma un classico senza tempo che Nizzi è stato capace di riproporci ( con evidente divertimento ) dopo anni di svarioni, con una formula finale senz'altro vincente. Male mi spiego dunque i giudizi negativi piovuti su questo texone, che hanno tanto il sapore di ammuffiti pregiudizi. Delle storie ideate da Nizzi nell'anno 2003 è senza dubbio la migliore e si fa una certa fatica a capire che il soggetto sia il fratellasto di altri che hanno originato storie come "Fort Sahara" o "Tumak l'inesorabile". Malgrado l'indubbia presenza di pecche, peraltro marginali, sono stato quasi portato a retrodatare la storia di una decina di anni. Mi spiego meglio. Nel 2003 Nizzi avrebbe scritto un numero "record" di storie pari a otto, forse un anno di grazia particolarmente fecondo, o forse più semplicemente questa storia è frutto del ripescaggio di una vecchia sceneggiatura abbandonata. Sono solo supposizioni, ma la qualità delle pagine mi spinge a questo fantasioso azzardo. La trama è abbastanza classica. Tex e i suoi pards si trovano sulle montagne rocciose nei pressi di Fort Lewis. Nelle prime pagine, dopo il solito scambio di battutte di cui fa le spese il vecchio cammello, l'attenzione dei quattro viene richiamata da una serie di spari... ed è subito AZIONE, che ti prende e non ti lascia respiro. Quindi l'arrivo alla fattoria, in cui vive una famiglia di quaccheri, mentre i cheyennes stringono il cerchio. La storia del massacro compiuto dal colonnello Braddox che sette anni prima attacc? un villaggio dove c'erano solo donne e bambini, poi dato alle fiamme dopo il massacro innesca un breve flashback. Siamo a pagina 51 e mi fermo qui per non rovinarvi il gusto della lettura. E' una storia di vendetta che ci propone Nizzi, ma questo è solo il dato di partenza e neanche quello centrale. Verremo a sapere che ci si è messa si mezzo anche l'avidit? dei cercatori d'oro, ma soprattutto l'umana gelosia che porter? due uomini a battersi all'ultimo sangue nelle pagine finali del texone. E nel frattempo è tutto un lungo correre di Tex e Carson, tra agguati a sorpresa falliti e sparatorie dove i nostri hanno sempre la meglio, facendo sfoggio di quella che può essere semplicemente descritta come la loro bravura. Infatti, in questo texone, non ho ravvisato nessuna forzatura per mettere in rilievo le gesta dei due tizzoni d'inferno, tutto sembra ottimamente calcolato con quel senso di scioglimento naturale che giova non poco alla storia. Anche i personaggi e nella storia non sono pochi, sono delineati con pennellate da maestro da Claudio Nizzi ( oltre che da un Ambrosini, forse troppo sintetico nel tratto, ma comunque bravo ). Voglio ricordarmi in modo particolare del trapper Ben Hazel, per la cui figura Nizzi si è riletto "La rupe nera", ma anche il duo Nathan e Lupo Rosso che infiamma le pagine finali del texone, lasciando letteralmente col fiato in sospeso i lettori. Il drammatico regolamento di conti che chiude la storia merita di essere letto come uno dei più bei finali della serie di Tex. Voto cmplessivo al texone: 8, 5
  4. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Ciao Claudio, in questo topic http://texwiller.forumfree.org/index.php?&... opic=1751&st=0&parlavo del tuo Mefisto e dell'idea di Nizzi di sostituirlo fisicamente a Narbas. Proprio questo particolare secondo me stona in quella storia, essendo il corpo dello stregone stato dato in pasto ai topi molti anni prima. Non ci si poteva limitare alla semplice incarnazione dell'anima e contemporaneamente dare al corpo di Narbas una fisicit? diabolica vicina a quella di Mefisto, creando di fatto un nuovo personaggio ibrido adatto ad accogliere l'anima dannata ?Se ti fosse stato richiesto di disegnarlo così, come avresti immaginato il tuo Narbas / Mefisto ?
  5. ymalpas

    Tex E Il Sovrannaturale

    Vorrei dare il mio piccolo contributo a questa interessantissima discussione partendo con un breve accenno all'ultima storia di Mefisto. Riportarlo alla vita non era una cosa facile da immaginarsi per l'autore. Nizzi si serve indubbiamente della teoria della trasmigrazione delle anime. Pur essendo propria di molte culture ( compresa quella greca ) essa trova la più concreta espressione nell' Induismo. A volte chiamata - metempsicosi - si basa sull'idea che un'anima può passare da un corpo e soggiornare in un altro (umano o animale) oppure in un oggetto inanimato. Nizzi, come dicevo, l'ha romanzata efficacemente, aumentandone la portata. In effetti Mefisto si sostituisce del tutto a Narbas. Gli ruba l'anima e il corpo. Il lettore, messo di fronte a questo particolare non irrilevante, vede praticamente compiersi la resurrezione ( e non reincarnazione ) del diabolico personaggio, che non cristianamente, ma satanicamente, risorge. Abbiamo quindi diversi elementi di diverse dottrine amalgamate alla meno peggio dall'autore modenese. Fermo restando l'opportunità di una simile operazione ( più di marketing e sicuramente poco sentita dal pubblico ), c'è da chiedersi perchè Nizzi non si sia limitato alla sola trasmigrazione dell'anima di Mefisto nel corpo di Narbas, dato che il suo non esisteva più, terrenamente parlando, essendo stato divorato anni prima dai topi. Messa così sarebbe stato sicuramente più accettabile agli cchi del lettore, specie se si fosse richiesto al bravo cvilla di modellare la figura di Narbas quanto più possibile vicina al diabolico personaggio, garantendone comunque la propria individualit?, cioè un corpo fisicamente diverso da quello del vecchio Mefisto e tuttavia non troppo dissimile.
  6. Una tavola tratta da un albo di "Clara de Noche" disegnata da Jordi Bernet mette in scena due vecchie conoscenze. Da notare che mentre nel Texone con Lola Dixieland era Carson a fare le spese dell'umorismo di Nizzi, in questa pagina è invece Tex a balbettare confuse parole...
  7. ymalpas

    [Texone N. 17] Mercanti Di Schiavi

    Nell'introduzione Sergio Bonelli racconta di come nel 1988 avesse chiesto a Manfred Sommer ( padre tedesco e madre andalusa ) di disegnare un texone e di come lui con una voce gentile e serena, avesse declinato la profferta dell'Editore milanese: " ... proprio nel momento in cui ero riuscito ad entrare in contatto con lui, la mia ambita "preda" aveva deciso, senza possibilità di cambiare idea, che, nella sua vita, non avrebbe mai più eseguito una sola pagina di fumetti e che avrebbe passato i suoi giorni futuri dedicandosi esclusivamente alla pittura." Un incontro del tutto casuale, una dozzina di anni dopo, in occasione del salone del fumetto di Barcellona, mostra un disegnatore meno sicuro della sua volont? e dopo un affannato pomeriggio trascorso in chiacchiere e tira-e-molla, ci racconta sempre Sergio Bonelli, l'idea del Texone è finalmente accettata. Più di due anni occorrono al disegnatore per consegnare l'ultima pagina di "Mercanti di schiavi", una storia che è stata capace di far nascere in lui l'entusiasmo di un tempo per l'antica arte del fumetto, tanto che seguendo l'esempio di Font, il disegnatore si dichiara pronto a continuare la sua avventura sulle pagine di Tex. Disegner?, come ben sappiamo, una storia per la serie regolare e un Almanacco del West. "Mercanti di schiavi" è una sceneggiatura che nasce nel 2000 ad opera di Claudio Nizzi, con un soggetto molto originale, mai trattato sulle pagine di Tex - il rapimento di alcuni bambini, per farli lavorare nelle miniere d'oro messicane - e una sceneggiatura, al contrario molto classica. Lo schema narrativo, molto lineare, è infatti anche uno dei prediletti dall'autore modenese: - una piccola banda di predoni rapisce tre giovani ragazzi; - Padre Mateo chiede l'intervento dei due pards; - Tex e Carson iniziano le ricerche e fanno cantare uno dopo l'altro tutti i comprimari; - la preda, Don Manuel Obregon si accorge che i due mastini sno sulle sue tracce e incarica uno sgherro, Torres, di toglierli di mezzo; - gli agguatti non vanno a buon fine e tramite l'ennesimo informatore, un frate francescano, Tex scolpre il rifugio del nemico ( l'ubicazione della miniera ) e salda il conto all'avversario. Nell'articolo di Renato Genovese il lettore viene informato dell'esistenza storica di personaggi alla Don Manuel, che spadroneggiavano su vastissimi territori, lontani dal controllo del potere centrale. A pagina 86, Tex e Carson sono costretti a slacciarsi i cinturoni quando una banda di Rurales glielo intima, una risorsa narrativa fortemente criticata dagli addetti ai lavori e dai semplici lettori, che sarà sfortunamente ripetuta dall'autore in qualche altra storia successiva. Messi in prigione dai rurales in attesa di giudizio, i due pards riescono a far tornare a proprio conto la celebre "Ley de fuga". Si tratta di un artificio letterario oltremodo puerile, tanto che la pagina che vedete sotto, rappresenta senz'ombra di dubbio il punto più basso raggiunto dal Texone. La storia sembra fortunatamente riprendersi nelle pagine successive, con qualche azione degna di nota da parte dei due tizzoni d'inferno, e una trama non priva di pecche che ha però il merito di tener viva l'attenzione dei lettori. Molto fortunosa è infatti la serie di circostanze, confessioni strappate aim banditi in punto di morte, che riesce a indirizzare i due Rangers sulla pista giusta. Pista che è percorsa alseguito di una truppa irregolare di rurales, che ci mostra l'ennesimo travestimento dei due pards. Nella storia fanno la comparsa anche due suore, tratteggiate in modo molto disinvolto da Nizzi: Suor Jazmina, seppure a fin di bene, arriva al punto di mentire agli uomini di Obregon, pur di proteggere padre Eliseo. L'ultima parte del texone, ambientata all'interno della miniera/fortino è decisamente la migliore della storia, molto palpitante e ben riuscita. Tex in versione - dinamitardo - ( è sempre un piacere ritrovarlo in queste vesti ), salda il conto a Don Manuel con una precisa fucilata alla testa. Sommer non tralascia di disegnare sulla tavola un'ampia fuoriuscita di sangue dalla tempia del nemico. Della storia vorrei ricordare un episodio che può ben essere considerato dei minori. Nel villaggio di Santa Clara, durante una "fiesta" paesana, Tex e Carson fanno la conoscenza del simpatico Paco, che racconta le malefatte delle sue due figlie, due diavoli che secondo lui non assomigliano in niete all'angelo di bontà e di innocenza che era stata la loro madre. In effetti le due ragazze, per racimolare qualche pesos, non esitano a mettere in vendita le loro grazie ai soldados di stanza nel loro villaggio. Quelle streghe, dice il bonario Paco, dicono che è un fannullone e che se non fosse per loro, non ci sarebbe mai niente in tavola ... e in questo, gli fa aggiungere con molta ironia Claudio Nizzi, non si può dire che abbiano torto. Si tratta di una scenetta che non può che strapparci un piccolo sorriso, ma che rende il personaggio uno di quei piccoli grandi uomini che popolano le avventure di Tex, un peone disgraziato, dotato però di una grande dose di umanit?. I disegni di Manfred Sommer sono nella media di quelli a cui ci ha abituati l'autore spagnolo. Personalmente non li trovo sempre ben riusciti. Sono i disegni cioè di un autore vecchio. Il tratto è incerto come in molte tavole di Repetto. Se il volto di Tex lascia parecchio a desiderare, egli riesce comunque a ben rendere graficamente la viscidit? di Don Manuel, un personaggio che trasuda cattiveria e codardia. In molti, nel sondaggio per decretare il migliore dei texoni, si sono espressi a favore di questa storia. Non so come interpretare questa scelta, e tantomeno mi immagino il metro di giudizio adottato da quelli che così hanno votato. Suppongo che gli Albi Speciali, costoro non sian riusciti a sfiorarli tutti, perchè mettere a paragone questa storiella con altri autentici capolavori apparsi precedentemente nella collana, parrebbe proprio una bestemmia... Voto alla storia e ai disegni: sei ( sufficienza )
  8. ymalpas

    [Texone N. 17] Mercanti Di Schiavi

    Alcuni schizzi preparatori di Tex.
  9. ymalpas

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Una tavola del texone con il volto di Tex rifatto da Monti.
  10. ymalpas

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Tex and Blueberry, visti da Wilson.
  11. ymalpas

    [Texone N. 22] Seminoles

    No Wappo, non esiste nessun cartonato, è una colorazione amatoriale ( non priva di difetti infatti ).
  12. ymalpas

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Ho letto la seconda parte e sono rimasto soddisfatto. Sono convinto che una lettura a freddo della storia, tra qualche mese, non potr? che rinforzare il mio gradimento. Borden inserisce alcuni nuovi personaggi molto interessanti ( quando ho visto la prosperosa Anita il mio pensiero è volato al rubacuori Kit Willer, in "agguato" sulle montagne, poi niente da fare, il cuore della fanciulla era già promesso al giovane Ray, con lo sconsolato Piccolo Falco mestamente in disparte nell'ultima tavola ). Ottimamente caratterizzati anche i personaggi di Ricardo e Leon ( molto bello lo scontro di quest'ultimo con l'energumeno Manolo ), perde in spessore invece il borioso Largo, confermando il fatto che Boselli sia un mangiatore di personaggi, tanti ne crea e troppi ne fa sparire, come succede anche con Lope, di cui mi sembra poco cnvincente l'affrettata "conversione" che lo porta a una morte patetica e sentimentale com'? nello stile dell'autore, che vorrebbe aumentare il pathos della storia e che invece stona un poco, a mio parere. Ma è una critica tutto sommato marginale se paragonata al rapporto ambiguo che lega Montales al cattivo Gutierrez, che sembra una forzatura nella storia, e una violenza sul personaggio, che sembrava contare molto sull'ex desperado. Molto probabilmente è una cosa voluta e che ci può stare, ma Montales fa un po' la figura del "traditore" anche se ai fini della giustizia, un ruolo ingrato insomma. Marginale la presenza dei pards, il cui unico merito e quello di arrivare sul posto al momento giusto, però i quattro tizzoni insieme è sempre un bel vedere. Ben caratterizzati da Piccinelli per quel poco che si vede, la scemneggiatura lasciando per l'appunto poco spazio ai tre. I disegni di Piccinelli, molto curati, non scadono nella parte finale come potevamo essere portati a credere e si mantengono insomma sempre da oscar! Un grande bell'acquisto per la scuderia dei disegnatori di Tex.
  13. ymalpas

    [540/541] Puerta Del Diablo

    La prossima volta che inserisci un nuovo messaggio cerca di controllare quello che scrivi. A parte il commento stringato di una riga - spam - per una storia che dichiari comunque piacevole, non mi spiego i voti che hai attribuito:buono il soggetto --> Soggetto:8ottimi i disegni di Ortiz --> Disegni:7Pu? trattarsi di un banale errore di battitura ( in questo caso gli errori sarebbero due ), ma può anche essere dovuto alla voglia di postare qualcosa e non avere nemmeno un'idea decente in testa...
  14. Ho votato anch'io per la seconda opzione, cioè non ritengo a differenza di Cheyenne che l'inserimento di qualche scollatura debba per forza essere funzionale in una storia, peraltro ribadisco fermamente che la storia non deve alla fine ricordarsi esclusivamente per la sua componente erotica. Nei tanti esempi citati sopra, ho rilevato in effetti talvolta questa tendenza. Bonelli e Galep inseriscono tante donnine perchè in quegli anni un lembo di pelle lasciato alla luce del sole era uno scandalo, di cui doveva occuparsi addirittura il Parlamento ( e in questo senso, quelle immagini soft che oggi fanno sorridere, potevano essere assimilate per l'impatto che avevano sui lettori, all'attuale pornografia: da qui il titolo del topic ). Con certi autori, tipo Bernet, Nizzi si è divertito a creare un personaggio come Lola che fa del decimo Texone un caso a parte nella lunga storia di Tex, tanto ella si avvicina graficamente a quella "Chiara di notte", una delle eroine più conosciute create dal disegnatore spagnolo. E Sergio Bonelli allora non ha nulla da ridire, e pubblicandolo sembra avere un coraggio di cui oggi gli si contesta la mancanza, nella scelta di escludere dalla pubblicazione il "Piccole donne" di Seijas... Certo che questo texone nessuno l'ha letto e quindi si fanno le più fantasiose ipotesi, però in effetti, se davvero rappresenta un grave punto di rottura con la tradizione, è meglio che resti annidato tra la polvere dei cassetti della sua scrivania, IMHO.
  15. Ho modificato profondamente l'articolo iniziale aggiungendo anche il sondaggio. Molti di voi ancora non hanno espresso la loro opinione per quanto riguarda la tematica erotica nelle pagine di Tex, spero di sentire presto qualche nuova opinione in merito a questo "scottante" argomento!
  16. ymalpas

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Aggiunto il sondaggio, potete votare la storia!
  17. ymalpas

    Collezionismo A Go-go!

    Bellissima collezine quella di Anthony, con albi originali che sembrano in condizioni da edicola!
  18. <div align="center"> Il Presidente degli Stati Uniti ai tempi di Tex è Ulysses Grant, nato nel 1822 e morto nel 1885. <div align="justify"> Generale di successo, Grant fu il 18° Presidente degli Stati Uniti (1868?1877) e rest? in carica per due mandati dal 4 marzo 1869 al 3 marzo 1877. E' considerato da molti storici come uno dei peggiori presidenti statunitensi. La sua presidenza fu infatti afflitta dal sospetto di scandali e corruzione. Claudio Nizzi, per una volta, fa sua la cronologia bonelliana. Uno degli amici di Grant, il seneca Ely Donehogawa Parker, figura infatti in una storia di Bonelli, "Agguato a Washington" ( n° 219, 220 ), come Commissario dell'Ufficio per gli Affari Indiani. Grant lo nomin° nel 1868 e Parker fu il primo nativo americano a ricoprire un incarico governativo: le sue idee sono state alla base del famoso piano di pace con gli indiani del Presidente Grant ( www.farwest. it ). Grant appare in due storie di Claudio Nizzi. La prima è "Intrigo a Santa Fe" ( n° 393, 394, 395 ) La seconda "Gli uomini che uccisero Lincoln" ( n° 449, 450 ) In quest'ultima storia alcune pagine sono dedicate all'attentato mortale ad Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti, svoltosi mentre questi assisteva ad una rappresentazione al Ford's Theater il 14 aprile 1865. <div align="center"> <div align="justify"> Nella storia raccontata da Nizzi, la cospirazione contro Lincoln è promossa da alcune personalit? del Nord desiderose di far ricadere la colpa dell'omicidio sugli stati del Sud. Si tratta di una delle tante conclusioni formulate dopo il mortale attentato, alla quale Nizzi si attiene scrupolosamente. La tesi propugnata non manca di realismo. Il capo dei cospiratori, Wallace, pronuncia dure parole contro il defunto Presidente, giustificando così l'attentato: Noi avevamo vinto la guerra e Lincoln, che si sentiva il padre spirituale dell'intera Nazione, voleva comportarsi come se l'avessimo persa. Mano morbida e massima condiderazione verso gli sconfitti. Il colmo lo raggiunse quando avanz? la proposta di un grosso prestito governativo a fondo perduto per finanziare il Sud e metterlo in condizione di rialzare la testa. Voi capite che questo atteggiamento non stava affatto bene agli industriali del Nord e ai grandi allevatori come me... Diavolo! Era la nostra grande occasione, avevamo vinto la guerra e dovevamo sfruttare fino in fondo, con pugno di ferro e senza nessun compromesso, la rovina economica e politica degli stati del Sud. Era per questo che avevamo combattuto, no ? Il presidente Grant compare, come si è detto, nella parte finale della storia, da pagina 102 a pagina 112. Vale la pena soffermarci su questa decina di pagine, che vedono Tex e Carson accolti nella sua residenza presidenziale, perchè illustrano esemplarmente il cordiale rapporto che si è venuto a instaurare tra il Presidente e Tex. Quest'ultimo, come ben si sa, raramente china il capo davanti al suo interlocutore, tanto che l'unico esempio sembra ridursi al confronto ne "Le colline dei Sioux" con l'amico Generale Davis che gli impone scelte che hanno una logica militare durissima da accettare. Con Grant, Tex si mostra alquanto cerimonioso e ligio, anche quando il Presidente annuncia che il memoriale di Booth non sarà pubblicamente divulgato, ciò che ovviamente impedir? la riabilitazione degli stati del Sud ingiustamente accusati dell'omicidio di Lincoln ( cosa alla quale Tex sembra particolarmente sensibile ). Nella vignetta sottostante vediamo Grant riconoscere i visitatori che nel frattempo hanno creato un certo scompiglio tra le guardie. Si può subito notare che al posto della Casa Bianca, il disegnatore spagnolo Josè Ortiz ritrae il Campidoglio ( l'errore sarà ripetuto anche nella copertina n° 450 da Claudio Villa ). <div align="center"> <div align="justify"> Le vignette ( sopra e sotto ) mostrano un rapporto di intensa amicizia tra Grant e i due pards. Tex in effetti, vale la pena ricordarlo, lo aveva salvato da un attentato nella storia precedente disegnata da Civitelli. <div align="center"> <div align="center"> <div align="justify"> Rifiutereste un invito a cena del Presidente degli Stati Uniti d'America è Questa domanda ha una risposta indubbiamente scontata, ma non per Tex Willer: forse anche memore della sfortunata esperienza colombiana, egli rifiuta l'invito! Salvo poi accettarlo allorch? scopre che non si tratta di un pomposo ricevimento tra bellimbusti gallonati e signore sgraziatamente imbellettate, ma di un più modesto tete-?-tete con il Presidente dove perorare la causa dei nativi, dei quali è l'Agente Indiano. <div align="center"> <div align="center"> <div align="justify"> Non che dubiti della sua buona fede, ma è tutto lo spaventoso ingranaggio della politica a rendere il ranger piuttosto pessimista. Il Presidente scriver? certamente qualche relazione, dice Tex a Carson ( anche lui molto perplesso ), ma i sottopancia del Dipartimento Indiano, alla lunga, finiranno per dimenticarsene. Per concludere il discorso su "Gli uomini che uccisero Lincoln", vale la pena ricordarci del curioso aneddoto riportato da - ubcfumetti - che individua tra gli elementi "presidenziali" della storia i personaggi di Regan e Baker, i due uomini del servizio segreto di Wallace. Il primo è quasi omonimo dell'ex Presidente Ronald, mentre il secondo lo è del suo ex capo dello staff della Casa Bianca e, successivamente, Segretario al Tesoro, James ( che durante l'amministrazione Bush fu Segretario di Stato ). -------------------------------------------------------------------------------------------------------- Questa discussione nasce da un suggerimento dell'utente Anthony Steffen.
  19. ymalpas

    [579/580] Vendetta Per Montales

    E chi ti dice che sia un fantasma ?
  20. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Claudio cosa puoi raccontarci di questo Campidoglio in copertina è dal momento che sicuramente lavoravi col supporto di qualche tavola fornita dalla SBE, trattandosi cioè di un errore non ascrivibile alla tua persona, ti faccio questa domanda poco "simpatica". Chi ha sbagliato è Ortiz è E come è possibile che una simile svista sia potuta sfuggire così impunemente all'occhio attento della redazione è
  21. ymalpas

    Copertine Inedite...

    In questo video si possono osservare alcune copertine inedite di Claudio Villa.
  22. Il titolo di lavorazione del primo Almanacco del West era "Il cacciatore di castori".
  23. ymalpas

    [16] [Almanacco 2009] Capitan Blanco

    Esatto. Ricordo anche io che doveva trattarsi di una storia in due albi per la serie regolare. Era in lavorazione dal lontano 2005.
  24. ymalpas

    Il Mercato Di Tex

    Visti i dati sopra riportati le vendite di Tex calano ogni dieci anni di circa 70.000 / 80.000 copie. Ciò che ci porterebbe ipoteticamente nell'arco di anni 2015 / 2020 a una cifra approssimativa di circa 150.000 copie. La politica dell'editore, tenendo conto dei costi inalterati di produzione, sarebbe orientata inevitabilmente a un aumento esponenziale del prezzo di copertina. Se oggi paghiamo 2,70 euro, tra qualche anno lo sforzo economico da parte nostra potrebbe estendersi a più di cinque euro, che già paghiamo per gli almanacchi del west. Quanto sareste disposti a spendere pur di vedere il ranger ancora nelle edicole è Conosco alcuni lettori ( vecchi ) che già oggi ritengono il prezzo sproporzionato e alcuni hanno smesso di comprarlo.
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