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I miei quattro centesmi sull'opera di Manfredi. Gordon Link: curioso che il poi il fumettisticamente serissimo Manfredi esordisse con una serie goliardica e trash come Gordon Link. E' la sua variante di Dylan Dog in cui mescolava Ghostbusters e Twin Peaks, sempre pericolosamente in bilico tra l'arguzia di un John Landis e lo svacco alla fratelli Vanzina. Comunque una perfetta capsula del tempo dei primissimi anni 90. Magico Vento: il suo capolavoro, dal primo all'ultimo numero. E' vero che i primi numeri non erano o non sembravano a fuoco, ma riletti una volta dipanatosi l'affresco storico/ucronico dell'intero serie per me sono comunque un gran leggere. Anzi, ci trovo una freschezza avventurosa che in seguito Manfredi un po' sacrificherà alle ambizioni romanzesche. Volto Nascosto: un grande romanzo storico avventuroso come quelli che venivano pubblicati all'epoca in cui è ambientata la storia. Shanghai Devil: forse un pelo troppo lungo, è vero, ma per me per nulla inferiore a Volto Nascosto, anzi con una parte finale ben più sentita ed emozionante. Adam Wild: sottovalutatissima, è la sua serie pulp più divertita. Soprattutto nei primi numeri Adam Wild sembra il Tex delle prime strisce al quadrato, ancora più violento, giustiziere e gustosamente stronzo. Coney Island: un altro intrigante romanzo a fumetti che riprende toni e modi di romanzi, film, fumetti e sceneggiati radiofonici degli anni che mette in scena. Per me sempre tra l'ottimo e il molto buono su Tex, con il capolavoro "Sei divise nella polvere": ammetto però che sono uno di quelli per cui i "sacri canoni texiani" ogni tanto possono tranquillamente andare a farsi un giro. Dylan Dog: in "omaggio" tra ieri sera e oggi ho riletto i suoi 7 albi per il menisile. Storie che ricordavo gradevoli e ovviamente ben scritte, ma troppo razionali e lineari, che legavo a un periodo di normalizzazione del personaggio. A rileggerle ora sono molto divertenti e intriganti pur non diventando dei capolavori, ma hanno una solidità, una scorrevolezza e una densità di scrittura che oggi sembrano mediamente perse nel fumetto italiano. Le sue storie per Nick Raider per me si perdono nelle nebbie della memoria come tutta la serie. Saranno state in linea con il buon livello dell'intera serie.
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1991/1993 - Gordon Link: 14 albi (su 22) e 2 speciali 1994/1999 - Dylan Dog: 7 albi, 1 speciale, 4 storie per il Gigante e 2 storie per il Maxi 1996/1998 - Nick Raider: 17 albi e 2 almanacchi del Giallo 1997/2010 - Magico Vento: 123 albi (su 130), 1 Speciale e due miniserie da 4 e 3 numeri 2005/2022 - Tex: 10 albi, 2 Texoni, 2 color, 1 "cartonato" e 3 storie per il Maxi 2007/2008 - Volto Nascosto: 14 albi 2011/2013 - Shanghai Devil: 18 albi 2014/2016 - Adam Wild: 26 albi 2015 - Coney Island: miniserie da 3 albi 2017/2021 - "Le Storie": Mugiko, n.59, e L'inquisitore, speciali n. 5 e 8 2018/2019 - Cani sciolti: 14 albi 2022 - O procurador / Il Procuratore: graphic novel A parte i due speciali delle Storie credo di aver letto praticamente tutto quello che ha scritto per il fumetto.
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Non ho parole, una settimana dopo David Lynch quest'altra botta tremenda.
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Ahahah, è vero. Sfumatura da intenditori.
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In realtà per come è impostato il personaggio non era così prevedibile, la ragazza è stata caratterizzata esattamente all'opposto di una vendicatrice. Anzi, a volerci ragionare su un attimo è un finale senza senso: che ci faceva in attesa fuori dal forte? Non poteva assolutamente prevedere che il capitano sarebbe scappato e che se lo sarebbe trovato davanti da solo. Se si voleva vendicare non sarebbe stato più sensato entrare nel forte con Tex & co? Poi, meglio anche per me un finale gratuito così, che il finale standard che temevo, con il responsabile di una strage di quel genere che veniva menato e incarcerato, per poi passare subito a battute su birra, bistecche e patatine. Comunque visto che almeno sulla regolare, se dio vuole, siamo alla fine della sua epopea, mi sembra interessante fare un po' di fanta-fiction sulle tappe del Nizzi "ritornante". 1. Richiamato, inizialmente scrive storie sgangherate ma con spunti vagamente interessanti e con una per lui insolita (anche nei suoi anni d'oro) attenzione per il ritmo. Soprattutto propone dei pards sostanzialmente corretti (per i suoi standard), anzi si nota quasi un suo tentativo di "bosellizzarsi", naturalmente assecondando l'idea totalmente superficiale che ha del Tex di Boselli, quindi proponendo un Tex che ammazza gente a carrettate. 2. Forse si accorge di essere più libero di "esprimersi" di quel che inizialmente credeva, forse si accorge della "fame" di pagine della redazione che quindi non sta a sottilizzare. Manda dunque a remengo il ritmo e inizia a scrivere storie iper-dilatate. E' quella che potremmo chiamare la sua fase di "manierismo faraciano": soggetti buoni per un albo diventano maxi di trecento e passa pagine, con ogni singola scena stirata tre - quattro volte più di ogni ragionevole senso. Ma anche presso molti lettori passa l'idea che essere pedanti fino allo sfinimento corrisponderebbe a una narrazione "classica" (con buona pace di tutti i Salgari, Verne, Stevenson, London a vorticare nelle tombe). 3. Capisce di poter tornare a scrivere quel che gli pare come gli pare e torna il Nizzi di sempre, libero di scrivere il suo manifesto programmatico di decostruzione del personaggio (il suo Watchmen, il suo Cavaliere Oscuro) e farlo disegnare pure a Ticci. E qui, colpa di scena, è lui che si stufa, molla e se ne va sbattendo pure la porta. Probabilmente lo stimolava più forzare le regole, forse persino lui è colto da vertigine al pensiero di tornare da ultraottantenne l'autore più prolifico del personaggio, come stava succedendo e sarebbe successo avesse continuato.
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Ma sì dai, una storia inoffensiva alla fine. Il tutto è narrato in modo talmente "fanciullesco" che mi sono immaginato di leggere un fumetto western per ragazzi degli anni 50. Peccato che Tex in quegli anni rappresentasse proprio l'eccezione a quell'ingenuità, almeno come stile e toni, e che comunque fumetti come Capitan Miki o il Grande Blek erano scritti infinitamente meglio. Alla fine è Bruzzo che, chissà quanto consapevolmente, ci mette il tocco curioso, caratterizzando l'indianina quasi come una sexi-eroina di un fumetto degli anni 70, naturalmente dalle "potenzialità inespresse" in una storia di Tex. Ma che l'unico personaggo vagamente interessante della storia sia caratterizzato in chiave quasi trash almeno rende più giocoso il trash, quello sì del tutto involontario, dei copia-incolla alla carlona da altre storie di Nizzi. Oltre ad un'altra copertina di Villa anonima e generica, anteprima della prossima storia perplimente. Ancora false accuse, amori contrastati e innocenti in fuga?
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Non è che non sia corretta, è però una scelta bizzarra, che infatti in molti abbiamo notato. E' abbastanza normale mescolare situazioni soggettive e oggettive in un racconto nel racconto, quando il flashback è la vera storia e il passato in cui si svolge diventa il presente della narrazione, con il tempo del narratore interno a fare solo da cornice. Anche su Tex, senza neanche andare a controllare non ho dubbi che in storie in teoria narrate in soggettiva da Tex come "Il passato di Tex" o "Tra due bandiere" saranno piene di particolari e situazioni che Tex non può conoscere e che non ha senso che stia ricostruendo. Ma quando il flashback, come in questo caso, è breve e accessorio alla narrazione, in genere gli sceneggiatori tendono ad essere più rigorosi, scegliendo il punto di vista oggettivo o soggettivo. Fosse una storia scritta da chiunque altro potremmo pensare ad un insolita scelta stilistica. Trattandosi di Nizzi probabile non si sia posto manco il problema. Sarà partito con l'intenzione di un flashback in soggettiva, poi si sarà accorto che gli era più comoda una narrazione in soggettiva per inserire più informazioni e se ne sarà sbattuto. Oppure non c'avrà proprio fatto caso. Comunque io non sono così sicuro che la storia non avrà colpi di scena. Ci sarà probabilmente un dilemma d'amore per il soldato fuggiasco e in genere il buon Nizzi li risolve facendo crepare i personaggi femminili. La vedo grigia per l'indianina sexi. Non so se trovare interessante o avvilente scoprire che sono questa storia e una questione di assegnazione dei disegnatori la pietra dello scandalo che ha provocato il patatrac con Nizzi. Mi illudevo ingenuamento potesse essere stata la storia di Ticci, con Boselli o chi per lui improvissamente rinsaviti di fronte a quello spreco di talento (di Ticci) e di carta. Invece se Nizzi non faceva il capricci lo avremmo avuto a imperversare fino ai cent'anni.
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Uhm, particolari come i dialoghi tra il soldato e l'indiana o del comandante con la figlia sono cose che solo il lettore può conoscere, e che non ha neanche troppo senso che il padre si metta a ricostruire a favore di Tex e Carson.
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In effetti tutto il prologo è un po' strambo. Di fatto è un classico flashback oggettivo, anche se ci viene presentato come un racconto soggettivo del padre, che però della vicenda può sapere solo quel poco raccontato dall'accusatore del figlio e dagli altri soldati, dai quali può aver saputo dell'indiana. Da lì traggo la labile scusa del perché Tex e Carson non alzino mezzo sopracciglio per quanto riguarda la strage di innocenti e non sembrino minimamente intenzionati a punire i colpevoli. Naturalmente non penso affatto che Nizzi sia minimamente posto il problema. Tocca porselo e porci una scusante da lettori.
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Letto il primo albo. Visto il mio intervento polemico mi sento in dovere di scriverne. E' il Nizzi mediocre, pedantissimo e spento di quasi tutte le storie del suo infausto ritorno, ma almeno non è il Nizzi velenoso e distruttivo della storia precedente. Che dire, in definitiva? Inutile cercare un minimo, ma proprio un minimo, di verve e di voglia di raccontare da parte dell'autore. Ma se è sbobba almeno è sbobba innocua, che va giù senza restare sullo stomaco. Da questo "cuoco" per quanto mi riguarda è inutile aspettarsi altro. Nell'attesa che finalmente sgombri dalla cucina, mi accontento quando non aggiunge "per sbaglio" alla minestra il veleno per topi. Ambigua la prova di Bruzzo, che si rifà platealmente allo stile del primissimo Ticci, con vignette che sembrano (e forse sono) prese pari pari, ma senza la precisione e il dinamismo del maestro senese. Tutto poco personale, ma ammetto che in più di un momento le tavole mi hanno trasmesso una piacevole sensazione vintage, ed è comunque un piacere vedere vignette così pulite e classiche. La copertina del prossimo numero mi sembra una delle più infelici di sempre. L'anatomia del cavallo pur corretta ha un che di grottesco e la colorazione dello sfondo è tremenda, con tutto quel grigietto appiattente da una parte e il cielo photoshoppato che sembra incollato dall'altra. Bella invece nella sua semplicità quella di questo mese.
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Dio santissimo, ANCORA Nizzi? Non avendo letto anteprime (e non seguendo il forum da mesi) scopro che anche questa storia è sua stamattina, DOPO aver comprato l'albo in edicola. Il "macchecazzo!" ad alta voce che mi è scappato in strada leggendo i crediti ha messo in imbarazzo mia moglie. Ma quante storie aveva scritto? Praticamente se non se ne andava lui sbattendo la porta sarebbe tornato ad essere l'autore principale della serie? E ci tengo a precisare che, pur pensando che andava lasciato in pensione, la maggior parte delle storie del suo ritorno le ho trovate mediocramente innocue, tutte sopportate dicendomi "va beh sarà una delle ultime!" - e invece non finiscono più! Ma dopo quel pugno in faccia rappresentato da "Fuga verso il Canada" (non ho lurkato, come mio solito, il topic del forum, lo farà quando smetterà di farmi arrabbiare il solo pensiero di aver quell'albo nella collezione), la mia reazione è questa: Va beh, ormai l'ho comprato e me lo leggo. Al limite tornerò a postare sul forum per sfogarmi.
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[693-694] Il ritorno di Proteus
Dee Brown replied to natural killer's topic in Le Storie dal 601 al 700
Proteus non mi ha mai fatto impazzire e tre storie a lui dedicate per me erano anche troppe. Quindi mi sono posto alla lettura con scarso interesse. Invece l'albo e' ottimo. Ruju sottolinea il lato sinistro e sulfureo del personaggio, presentandolo come un vendicatore da romanzo ottencentesco, piuttosto che come il Diabolik poco diaboliko in traferta nel west delle precedenti storie. Funzionali alle atmosfere, da West realistico ma con un che di strano, i disegni dell'ottimo Ramella, che FINALMENTE approda sulle pagine del nostro ranger. -
Volumozzo che mi sono messo a leggere a tarda notte dopo essermi letto i due ultimi numeri del mensile. Pensavo che l'abbiocco mi avrebbe colto alle prime pagine, invece me lo sono letto tutto d'un fiato. Cosa doppiamente sorprendente se si considera che, non so per quale mia idiosincrasia, amo poco le storie western che raccontono di gare e concorsi ippici. Anche il pur bel classico "Stringi i denti e vai" non mi ha mai fatto impazzire. Ma fortunatamente Ruju ha l'intelligenza di mettere la gara in secondo piano per quasi tutta la storia e mette in rimo piano una coinvolgente trama thriller dove mescola con grande perizia le carte. Ma a sua volta l'intrigo giallo non si mangia l'avventura e ci sono anche tanta azione e moto sano divertimento. Ancora una volta ottimo Ruju. Più controverso il capitolo disegni. Essendo letteralmente cresciuto con Mister No figuriamoci la venerazione che provo per il Maestro Diso, e anche di come mi facciano male le critiche ingenerose e non raramente arroganti che gli piovono addosso dagli ambienti texiani. Ma bisogna pur ammettere che il suo tratto si sposa davvero male con il western classico. Troppo dinamico, troppo spoglio, troppo grottesco. La classe del grande disegnatore si vede anche qui ancora in molte vignette, ma non si sente l'odore del West, diciamo.
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Davvero ottima questa storia mono-albo di Ruju. L'autore prende un soggetto minimo e semplice e lo arricchisce con un paio di piccoli colpi di scena che non cambiano la trama, ma la insaporiscono. Ottimi dialoghi, personaggi delineati con pochi tocchi, tanta ed efficace azione, non ridotta tutta a "bang bang - ahhh". E pure tante belle figliole; che non guasta mai, quelle poche volte che succede su Tex. Che volere di più? Disegni leggibili e ben fatti, un gradevole mix tra Ticci, Giolitti e Ortiz, anche se di mio preferisco disegnatori con maggiore personalità.
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Ho avuto modo di leggere il secondo numero solo ieri sera e devo ammettere che e' stato una discreta delusione. Tanto mi aveva divertito il primo numero, tanto nel secondo il ritmo si affloscia e l'azione sembra non venire mai al dunque. Avrei preferito qualche pagina in piu' ad arricchire la frettolosa resa dei conti finale e qualche pagina in meno dedicata alla superflua storiella d'amore tra la cinesina e il da lei miracolato. Nel complesso storia che strappa la sufficienza, ma decisamente inferiore alla media di Ruju. Fortuna che poi ho letto il maxi e il numero di questo mese. Di cui vado a parlare ovviamente nei topic dedicati.