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TWF - Tex Willer Forum

Laramie

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Messaggi pubblicato da Laramie

  1. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Exit dice:

    Non ho letto la storia ed è giusto che non mi esprima su questa.

    Però davvero non posso credere che Tex lasci TORTURARE A MORTE qualcuno, ma se lo dici tu che sei molto preciso e puntuale nelle osservazioni devo ritenere che sia successo.

    Se davvero arriva a tanto, questo Tex Willer per me è qualcosa di molto diverso dal personaggio che ricordo e mi sembra strano che una questione etica di simile portata sia passata quasi inosservata.

     

    Mi sembra, e ne sono quasi certo, che con GLB non sia mai successo...

    Non mi ricordo la storia, credo sia "Vigilantes", ma ce n'è una in cui Tex lascia che i cittadini lincino a morte uno o più banditi.

    A dirla tutta un po' ci prova a fermarli, ma poi non ricordo se il sindaco o lo sceriffo gli dice di lasciar perdere e lui, pur con reticenza, accetta e lascia fare.

  2. <span style="color:red">48 minuti fa</span>, borden dice:

     

     

    Non c'è nessuno sforzo. Tex parla in modo che Cochise  senta. Punto. E' tutto chiaro.

    Ben mi sta che ho risposto senza prima andare a controllare, chiedo venia :ops:

     

    In effetti è lo stesso Kirker a confessare apertamente a pag. 63 e durante la lettura dell'albo avevo anche avuto pietà (si fa per dire) per il poveretto per il modo in cui si è scavato la fossa da solo.

  3. <span style="color:red">12 ore fa</span>, Diablero dice:

    Anch'io rileggo gli albi, anche perchè così noto cose che non avevo notato prima. E stavolta ho notato una cosa...

     

    Pagina 64: come fa Cochise a sapere che Kirker è l'assassino di suo padre? Lui non sapeva nemmeno che era lì, sta solo cercando Delkay e Tahzay. Non sa nemmeno che c'è Tex (Tex può averlo visto da lontano sulla rupe, ma riconoscere Kirker, invecchiato di 15 anni in mezzo ad un gruppo di bianchi? Senza che nulla l'abbia fatto sospettare che sia lì?

     

    Cochise fa segnali a Tex con il fumo, ma Tex non può rispondere, sarebbe visto. Quindi non può dirglielo.

     

    Possibile soluzione: Cochise ha sentito il dialogo fra Tex e Kirker. Stanno gridando, ad una certa distanza (sono un po' troppo vicini per il "realismo" della scena, perchè Kirker dovrebbe rischiare di far avvicinare a pochissimi metri un uomo armato di fucile, che poi infatti glielo punta addosso? La scena sarebbe stata meno melodrammatica ma più sensata se si fossero parlati al coperto o comunque abbastanza distanti...)

     

    Ma per sentire tutto il dialogo, Cochise deve essere già appostato dietro le spalle dei banditi, pronto per ucciderli. perchè non lo fa appena Tex attira la loro attenzione? Se aspetta che Tex scenda lo mette in pericolo inutilmente.

     

    Si potrebbe fermare e ascoltare se avesse sentito Tex gridare il nome del suo antico nemico. E questo darebbe a Tex un motivo migliore per scendere: deve avvertire Cochise che quello è Querquer.

     

    Solo che Tex scendendo grida "James Kirker". Un nome che Cochise non conosce. Cochise conosce il nome di Santiago Querquer.

     

    Suggerisco quindi per la prossima ristampa di far gridare a Tex "Santiago Querquer!", così che Cochise abbia una ragione per drizzare le orecchie e stare ad ascoltarli invece di sparare subito... :laugh:

     

     

     

    -------------

    C'è però anche una questione etica e morale: Tex in passato non ha mai fatto davvero torturare nessuno dagli indiani. l'ha minacciato, ha fatto iniziare torture per spaventare qualcuno, ma non ha mai abbandonato nessuno agli indiani per farli uccidere lentamente.  Vedere per esempio anche il finale del numero 201 dove li convince ad affidare la punizione al Grande Spirito (cioè alle acque del Colorado). Tex sa che moriranno quasi sicuramente, ma almeno non saranno torturati. inoltre per la mentalità di Tex avergli dato comunque una possibilità, per quando infima, è meglio dell'ucciderli a sangue freddo.

     

    In questo caso, ovviamente una volta che Querquer è a terra ferito Tex sa che non può levare a Cochise la sua vendetta.

     

    Ma sarebbe bastato che Tex non fosse sceso, e Querquer sarebbe stato semplicemente ucciso come gli altri. Tex poteva informare DOPO Cochise che quello era Querquer.  La vendetta sarebbe stata compita ma senza tortura.

    Sulla questione di Cochise concordo, anche se è spiegabile, pur con un po'di sforzo.

     

    Tex fa il nome di Kirker, il quale alla fine è quasi un calco fonetico dallo spagnolo all'inglese (Querquer si pronuncia "kerker") e Cochise, essendo persona intelligente, nonché pacifista e non violenta, si dice "Uhm, gli altri li ammazzo, ma questo lo lascio in vita che voglio vederci chiaro".

     

    Poi, nello spazio bianco tra una vignetta e l'altra (semi cit.) Tex gli rivela che Kirker e Querquer sono la stessa persona.

     

    È un'arrampicata sugli specchi degna dell'Uomo Ragno, però per me fila.

     

    Riguardo alla questione tortura, io la vedo nell'ottica del Tex giovane: è un eroe in divenire, quindi magari è proprio la morte atroce di Kirker (che di certo non è stata né rapida né indolore) a far nascere in lui il rigetto per simili pratiche.

  4. Mi sono letto il nuovo albo sia appena uscito che dopo aver ripreso in mano tutti i capitoli precedenti. La sensazione è stata quella di "leggere un film", se mi si passa l'espressione.

     

    La ritengo un'ottima storia, come quasi tutte quelle di Tex Willer, sicuramente fra le migliori fra quelle scritte da Boselli (seconda solo alla saga dei Seminoles).

     

    La narrazione segue prima un solo snodo narrativo, poi due, poi tre, poi sostanzialmente due nei capitoli finali fino alla conclusione. A ogni linea narrativa è dedicato il giusto spazio e il fatto che più di un punto (la guerra degli Apache e la ricerca di Felix Ward) sia rimasto in sospeso è in linea con lo stile narrativo del Tex giovane.

     

    Tra l'altro mi sembra che in Tex Willer Boselli riesca ad essere più conciso e andare dritto al punto di ciò che vuole raccontare nonostante le centinaia di pagine a disposizione. Per dire, sia nella quadrupla "Alla ricerca delle navi perdute" che in "Sierra Nevada" ho avuto l'impressione che tagliuzzando un po'alcuni passaggi si sarebbe potuto ottenere un risultato migliore.

     

    Qui no, affatto. Al contrario, forse alcuni passaggi del numero conclusivo avrebbero reso meglio con qualche pagina in più a disposizione (più che altro la fine di Kirkner) e, soprattutto, non ho avvertito il senso di allungamento durante i capitoli precedenti.

     

    Leggo che dopo questa ci sarà una doppia di Rauch: ci sta che a una saga lunga e impegnativa si alterni una vicenda più breve per rifiatare. Ciò non significa che sarà per forza meno bella, sia chiaro.

     

    De Angelis ottimo come sempre, ormai sempre più inserito nel mondo del West al punto che potrebbe fare qualsiasi cosa. Mi piacerebbe vederlo alle prese con i pittoreschi costumi di Comanche e Sioux, sono convinto che ne uscirebbe qualcosa di memorabile.

  5. <span style="color:red">8 ore fa</span>, Diablero dice:

    Anche senza arrivare ai bianchetti di PapeSatan, direi che il punto "rendere disponibile l'opera" è già stato conseguito.

     

    Se si trattasse di poter vedere, finalmente, quelle pagine, allora sì che sarebbe una questione di "rispetto" per Sergio Bonelli e Letteri (per quanto Sergio Bonelli stesso teneva chiuse quelle pagine nel cassetto e non le pubblicava e Letteri ha tante di quelle storie continuamente ristampate che non penso sentisse la mancanza di quelle 38). Ma questa mancanza è stata "sanata" nel 2012. Da allora, chiunque voglia leggere la storia "in versione integrale" non ha che da mettere sul tavolino vicino alla poltrona gli albi originali e il volume Rizzoli, e semplicemente passare dagli albi al volume esattamente come già doveva passare da un albo all'altro.

     

    In pratica, la differenza fra leggersi la "versione integrale" e quella stampata in origine è semplicemente nel dover mettere sul tavolino 7 albi invece di 6.  pubblicare una versione "con pagine aggiunte" di uno degli albi fa solo risparmiare un passaggio su sette. Pubblicare un volume unico fa solo risparmiare il cambio da un albo all'altro. È una questione di praticità, non di censura.

     

    Quindi, visto che la storia "integrale" È GIÀ STATA PUBBLICATA, in albi separati, la questione diventa semplicemente "c'è mercato per un volume singolo"? Cioè solo una questione ECONOMICA. La storia non è censurata, e la questione non è molto diversa dal volere un volume con qualunque altra storia Bonelli.

     

    Ci sarebbe mercato per un volume unico? C'è stato un volume unico per la versione accorciata? Onestamente non lo so, non seguo molto i volumi Mondadori o di altri se non sono storie particolari. Se l'hanno mai ristampata sapranno quanto ha venduto. Se non l'hanno mai ristampata si vede che immaginano che non ne varrebbe la pena, che ci sono storie più vendibili da ristampare prima.

    È uscito un brossurato Mondadori diversi anni fa che racchiudeva questa storia suppongo in versione tagliata. Era un ciclo di brossurati dedicato alle storie con El Morisco simile a quello che la SBE sta facendo uscire ultimamente su Mefisto. Presumo che la storia pubblicata fosse quella tagliata.

     

    Forse, e dico forse, una volta finito di ristampare le storie di Mefisto pubblicheranno quelle su El Morisco.

  6. Non so veramente cos'altro aggiungere di mio a questa storia leggendaria, forse la vetta più alta della coppia GLB-Galep (vetta raggiunta qualche tempo dopo con "Il figlio di Mefisto") e dell'intera produzione texiana.

     

    In senso astratto la potremmo quasi considerare come la storia finale di Tex nel senso che potrebbe benissimo fungere da avventura conclusiva della lunga saga del ranger: una storia che riallaccia i fili del passato e porta la conclusione nel presente con Tex che raggiunge livelli di spietatezza mai vista né prima né dopo. Di fatto tutto l'ultimo albo è una lunga preparazione di un omicidio volontario a sangue freddo (per motivi tutt'altro che futili, sia chiaro), laddove in altre storie ai cattivi era pur sempre stato lasciato uno spiraglio di possibilità di salvezza.

     

    Qui no, Tex organizza tutta la messa in scena dell'omicidio di modo da infliggere le peggiori torture psicologiche al suo nemico e fa di tutto per non lasciargli scampo. Non vi è dubbio che se Brennan si salvasse dagli squali ci penserebbero Tex e i pards a saldargli il conto a suon di piombo.

     

    È un Tex dal cuore indurito che non si fa commuovere dalle grida di terrore dell'uomo, mentre Carson sarebbe quasi per non tornare indietro e magari limitarsi ad arrestarlo, fosse anche per farlo andare sulla forca. Almeno morirebbe in modo pulito, invece Tex lo placca subito ricordando lo scenario di morte che Brennan ha inflitto ai navajos e così lo lascia morire divorato dagli squali.

     

    Intendiamoci, il mio non è un discorso del tipo "che brutto questo Tex così cattivo".

     

    Al contrario, com'è affascinante questo Tex così gigantesco e con la personalità che traborda dalla pagina. Un Tex capace di lasciar divorare un uomo dagli squali, ma al contempo di unirsi a dei criminali, ladri e assassini e di lasciarli andare con le tasche piene di soldi senza per questo risultare incoerente.

     

    E proprio perché Tex raggiunge livelli di durezza mai visti, questa storia si potrebbe benissimo collocare alla fine della saga del ranger ed essere una sorta di capitolo finale scritto "in anticipo" (un po' come il numero 100 di Dylan Dog che di fatto è il finale della serie pur essendo seguito da oltre 300 numeri).

     

    Capolavoro indiscusso sotto ogni aspetto, dai testi ai disegni.

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  7. Per quel che mi riguarda, ben venga una possibile, ehm, "Bonelli's cut" (intesa come SBE, dato che Sergione non può avere voce in capitolo) di questa storia.

     

    Poi io non so quali ostacoli legali o tecnici ci possano essere per un lavoro di questo tipo, così come non so che mercato avrebbe l'operazione (oddio, hanno fatto una versione credo a esagono, o qualcosa di simile, de "La valle della luna", quindi...), mi limito a esporre un'opinione esclusivamente da lettore.

     

    Onestamente non so se IO la comprerei perché non ho un gran ricordo di questa storia, ma data la natura dell'operazione avrebbe senso caricarla anche sull'app digitale (ma questo è un discorso a parte).

     

    Discorso analogo per la storia di Zagor di Capone e Gamba che non venne mai pubblicata pur essendo già conclusa (e Gamba sarebbe campato ancora una ventina d'anni continuando a lavorare per Bonelli, idem Capone). 

  8. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Diablero dice:

     

    E chi ha mai avuto niente contro le storie da due albi con il banchiere che spadroneggia in città? Alcune delle storie più belle di Tex sono contro un banchiere che spadroneggia in città....

     

    Il punto è che "la grande idea", nel risultato finale di una storia, in genere conta ZERO. Una storia non è bella perchè contiene 3 mummia. O un licantropo. O tre mummie e due licantropi. o cinque mummia, quattro licantropi, un banchiere e dura esattamente tre albi. Tutto questo conta in genere zero, e su Tex in particolare MENO DI ZERO.

     

    Dipende SEMPRE da come la racconti!

     

    (il problema è farlo capire a quelli che postano su facebook convinti che il segreto per fare una bella storia di Tex siano i maghi, o zero maghi, o peggio, le patatine fritte...)

    Su questo la pensiamo uguale.

    Una delle mie storie preferite del vecchio Bonelli è "L'aquila e la folgore" che non è che abbia chissà quale intreccio, per cui...

     

    Il discorso sulla storia del banchiere è una (grossa) semplificazione che ho usato per indicare un tipo di storia molto basilare che una fetta di pubblico apprezza pur senza presentare alcunché di interessante (che ne so, un nemico carismatico, una scena particolare, qualche divertente scambio di battute, qualsiasi cosa) e sottolineare che chi è chiamato a occuparsi della testata deve fare i conti con questa cosa.

     

    Vado parzialmente O.T. per indicare che anche il cambio di curatore su Dylan Dog in favore di una scelta, almeno in apparenza, più conservatrice, va in questa direzione.

     

    Poi è chiaro: quasi tutto ciò che è uscito dalla penna di GLB tra il 1969 e il 1975 si può riassumere in tre righe, ma è ugualmente il pozzo delle meraviglie.

  9. Fra i lettori di Zagor (30.000 persone se va bene) c'è una varietà di opinioni elevatissima: chi vuole solo, o quasi, storie realistiche, chi vuole storie realistiche, ma principalmente con trapper e trafficanti di whisky, chi storie fantastiche, ma non fantasy, la fantascienza va bene, ma guai a metterci Atlantide, chi vuole storie horror, ma senza splatter, eccetera.

     

    (Ma alla fine si può sapere COSA VOGLIONO i lettori di Zagor???)

     

    Battute a parte, non oso immaginare su Tex, una vastità di opinioni ancora più elevata per la legge dei grandi numeri.

     

    Non esiste IL lettore, esistono I lettori, ognuno con le proprie preferenze, anche le più inspiegabili (esiste gente che NON apprezza "Il giuramento", dalla serie "essi vivono")

    Boselli ha il compito mastodontico di tenere insieme tutti, ma non può farlo con tutte le storie, purtroppo.

    Come ho già detto nel topic dedicato a "La grande congiura", certe storie hanno un pubblico, finanche numeroso.

    Nel merito della storia in questione, Tex è ANCHE questo. È ANCHE la storia da due albi (e a volte sono anche troppi) con il banchiere malvagio che spadroneggia in città. Le storie epiche da tre/quattro albi e quelle più piccole, ordinarie, si alternano da sempre.

     

    Tex è sempre stato sia le une che le altre. 

  10. SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

     

    Che, poi, spoiler... non è che ci sia tutta questa roba da spoilerare, ma comunque.

     

    Dal punto di vista della storia siamo sul 6 politico: di sicuro Barbanera ha avuto i suoi sacrosanti motivi per riportare in scena la combriccola di Redrock, magari ha avuto l'impressione che quella storia rimanesse un po' sospesa (Holmer finito in acqua e Spring a processo senza una condanna definitiva) e infatti qui non vuole lasciare spazio a dubbi: Spring e Holmer stavolta ci restano secchi davvero.

     

    Riguardo alla messa in scena orchestrata da Ruju, mi sembra non abbia sentito molto il soggetto (impressione mia, magari mi sbaglio) e che abbia scritto un po' con il pilota automatico senza farsi coinvolgere troppo.

     

    Alla fine ne esce la classica storia senza infamia e senza lode destinata a svolgere il proprio ruolo all'interno di una produzione seriale come Tex.

     

    Intendiamoci, Tex è un eroe western che vive anche di queste storie, non può permettersi (troppo) gli eccessi apocalittici della salvezza del mondo (al massimo di una singola nazione e solo in casi estremi). Diciamo che l'ideale, per quanto puramente utopistico, sarebbe che ogni singola storia avesse degli elementi che la rendono unica e indimenticabile (come la precedente storia sui Chupacabras che aveva una tematica a modo suo originale e dei disegni da urlo). Nella realtà funziona in modo molto diverso, specialmente in uno scenario di iperproduzione come quello di Tex.

     

    I disegni di Rossano Rossi sono nella media della sua produzione, anche se scontano un'eccessiva staticità, in parte riscontrabile anche in Civitelli, suo punto di riferimento, ma in misura minore. Nelle scene statiche e cittadine se la cava egregiamente, mentre mi sembra soffra di più negli spazi aperti e nelle scene più dinamiche e roboanti. Fa eccezione la scena della sparatoria al ranch di Holmer, davvero molto bella.

     

    Premio sfigato dell'anno: Mandero 

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  11. Mi accodo a quanto detto da @Leo.

    Sono sul forum da circa un anno e in questo lasso di tempo ho trovato utenti dotati di una passione e di una competenza che mai avrei immaginato e che mi hanno stimolato molto come lettore. Perciò mi dispiacerebbe molto se alcuni degli utenti più competenti si eclissassero.

     

    Io capisco tutto, davvero, però in fondo non è morto nessuno. Si sono trascesi i toni, va bene, ma capita. Non dovrebbe, ma succede. E una volta che si è trasceso più e più volte non ha più senso, per me, mettersi a dire "ha cominciato lui": commette un errore sia chi trascina che chi si fa trascinare.

     

    Su Nizzi ci sono visioni opposte, per non dire inconciliabili.

     

    E allora?

     

    Ormai Nizzi è a guardare i cantieri di Modena (fra poco iniziano i lavori di ristrutturazione anche dove lavoro, va a finire che me lo ritrovo lì), sempre che qualcuno non lo inviti a qualche festival letterario dove invece di parlare di letteratura si mette a (s)parlare di Tex e dei suoi autori.

     

    Appurato questo, una volta che ci si è confrontati (presupposto del confronto non è il far cambiare idea all'altro, ma esporre e argomentare la propria) e si è capito che non c'è punto di incontro, pace all'anima e buonanotte.

     

    E per tornare in topic: "Fuga da Anderville" è bellissima, ma non un capolavoro 😘

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  12. <span style="color:red">17 minuti fa</span>, valerio dice:

    Che poi come ha detto Borden prima, c'è il canone di GLB, ma poi ci sono anche "altri" Tex che sono diventati dei classici a loro volta, come quello appunto di Nizzi, ma io direi anche il suo di Borden.

    Sono dei nuovi classici, magari diversi, ma dei classici. Io non ho nessun dubbio sul fatto che il Tex di Nizzi (e poi quello di Boselli), siano dei classici. Anche perchè ci sono generazioni intere cresciute coi loro Tex, e che quindi identificano Tex con il Tex di Nizzi o di Boselli.

    Non mi pare sbagliato che esistano diversi punti di vista e diversi totem.

    Io tenderei a identificare il "Tex di GLB", il "Tex di Nolitta", il "Tex di Nizzi" il "Tex di Borden", senza considerare alcuni di questi "sbagliati", ma delle interpretazioni legittime, che sono peraltro diventate dei veri classici. Forse non quella di Nolitta, perchè non ha scritto abbastanza per diventarlo, ma comunque anche lui ha segnato un primo cambio di stile, è importante questo, perchè è stato il primo a dare una lettura diversa.

    Presente! 

     

    L'ho già raccontato in qualche altro thread, ma comunque repetita iuvant, come dicevano quei tali.

     

    Io ho iniziato a leggere Tex da bambino. Mio nonno aveva tutta la collezione dal numero 1 al 409 (grazie, nonno, grazie grazie grazie che ti sei fermato DOPO "Il passato di Carson", meno male!), poi ha smesso perché non ha apprezzato il cambio di copertinista. 

     

    In più, oltre alla serie regolare (solo quella, i Texoni non li ha mai comprati) aveva anche i brossurati Mondadori che uscirono negli anni '90/inizio '00. In realtà penso glieli comprasse un suo nipote, anche lui appassionato di Tex, in occasione di compleanni o di qualche Natale, ma tant'è.

     

    Se nei brossurati è presente il nome degli autori, unito ad un editoriale di Sergio Bonelli, negli originali del mensile il nome dello sceneggiatore, di quello vero, non compare fino al 320 e rotti, prima è tutto "Text by GL Bonelli".

     

    Ergo, da bambino e poi da adolescente io ho letto Tex letteralmente A CASACCIO senza rispettare alcuna cronologia (oggi una storia in Canada, domani "Il segno di Cruzado", dopodomani "Il giuramento", eccetera) e con uno spirito naif che oggi mi fa sorridere perché avevo 10/12 anni al massimo.

     

    Poi ho iniziato personalmente a comprare Tex in occasione del numero 500, primissimo Tex acquistato. In pratica ho iniziato a seguire Tex partendo dal peggior Nizzi, ma comunque l'infarinatura della serie ce l'avevo già. 

     

    Contemporaneamente acquistavo anche il Tex Tre Stelle e il TuttoTex per colmare i 91 numeri di buco e tre cose mi saltarono all'occhio:

     

    1) che si alternavano due autori Nizzi e Boselli.

     

    2) che, leggendo di fatto tre collane contemporaneamente, le storie di Nizzi mi parevano quasi interscambiabili, mi sembrava di leggere sempre la stessa cosa.

     

    3) che le storie di Boselli mi piacevano molto di più.

     

    Però, al di là della questione dei gusti personali, aver letto centinaia di numeri di Tex ignorando quasi del tutto il nome degli autori, ed essendo troppo piccolo per badare a cose come lo stile narrativo e la psicologia del personaggio, per me è del tutto normale leggere il "Tex di Nizzi", il "Tex di Nolitta", eccetera perché li ho interiorizzati senza saperlo.

     

    Per questo non provo alcuno scandalo nel leggere "Caccia all'uomo": sono consapevole che quello è il Tex di Nolitta, diversissimo da quello del padre. Però lo riconosco come Tex. Poi non mi piace tutto (la già citata"Il segno di Cruzado" è inaccettabile, per me), ma questo credo sia normale.

     

    Idem Nizzi: la storia che si sia uniformato allo stile di GL Bonelli regge poco alla lettura, è evidente che ha fatto un Tex del tutto personale, diverso da quello di Bonelli, però io non ho problemi ad accettarlo e apprezzarlo come Tex (almeno fino a un certo punto, poi è indifendibile, a mio avviso).

     

    Le varie "nizzate" di cui si parla tanto io le noto, sia chiaro. Le noto TUTTE, semplicemente entro certi limiti faccio spallucce. Per citare l'ultimo Maxi, sulla scena del bandito che confessa nel sonno stavo per scagliare il volume fuori dalla finestra perché QUELLO è per me inaccettabile, ma è un fatto personale.

     

    Comunque, se si vuole leggere una storia di Nizzi in cui Tex giganteggia e trionfa su tutto e tutti, io vi consiglio "Messaggero di morte". Non è un capolavoro, ma è, per me, uno dei pochi casi in cui Nizzi ha scritto una storia in cui si avvicina davvero allo stile di GL Bonelli.

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  13. <span style="color:red">17 ore fa</span>, Poe dice:

    Ma in realtà i pochi "gialli" scritti da GL Bonelli erano piuttosto semplici e il lettore sgamava subito il colpevole, anche prima di Tex, perché tutto sommato non era quello il punto essenziale della vicenda, l'aspetto principale era l'elemento avventuroso.

    Prendiamo tre storie classiche: "Satania", "L'uomo dalle quattro dita" e "Chinatown", in tutti e tre i casi il colpevole è facilmente individuabile dal lettore, molto prima che ci arrivi Tex, che inizialmente "si fa fregare". Questo sminuisce il nostro eroe? A me pare di no, e così in questa storia nizziana. Chiariamolo una volta per tutte : non sempre Tex è infallibile , anche in GLB, e non sempre capisce subito con chi ha a che fare (anche se la maggior parte delle volete sì). Ne "La voce misteriosa" - bellissima storia - il lettore, per esempio, dopo un po' intuisce chi si nasconde dietro lo scimmione tagliateste, Tex invece no, lo scopre solo alla fine, eppure questo non pregiudica la suspense dell'avventura e non rende Tex un "fesso" che si fa raggirare, semplicemente l'eroe è un essere umano che talvolta può essere ingannato dal "male" e non riconoscerlo. In questo caso da Macredy; in GL Bonelli da Cora Grey, alias Satania, oppure Janet Brent, alias il Drago.

    Non lo metto in dubbio, ci mancherebbe.

     

    Probabilmente mi sono espresso in maniera sin troppo sintetica perché quello che volevo è che, parlando esclusivamente di "Un ranger del Texas", per me il Tex di GL Bonelli non si sarebbe mai fatto fregare da uno come Macredy perché ci sono almeno due scene chiave che lo avrebbero messo sull'avviso (tutta la zuppa del finto rapimento, per esempio, e anche il fatto che Macredy voglia occuparsi di persona della cassa con l'oro). Non dico che avrebbe capito al volo tutto, ma penso che si sarebbe insospettito sulle reali intenzioni del tipetto e avrebbe telegrafato ad Allan Pinkerton per saperne di più.

     

    Però ripeto, quando ho scritto "il Tex di GL Bonelli non si sarebbe fatto fregare", intendevo dire che non si sarebbe fatto fregare in questa storia qui perché, per me, ci sono le scene sopra citate che avrebbero reso Macredy un tipo sospetto agli occhi del ranger.

  14. Una discreta storia, una delle prime di Nizzi sulla serie regolare.

     

    Purtroppo me la sono letta la prima volta (e unica fino a poco fa) alcuni anni fa quando ero ormai adulto e questo credo che me l'abbia un po' rovinata, nel senso che il grande colpevole l'ho indovinato praticamente a metà della vicenda.

    C'è ben poco da stare a scervellarsi: tolti i pards, Griffin, Butler, Larsen e figlia e, ovviamente, Wanekay, l'unico che potesse macchinare il tutto era il buon Macredy (notare che è scritto in modo che sembri "Ma Credi?"😂).

     

    Ovviamente il colpevole lo sgama prima il lettore, mentre è del tutto plausibile che Tex si faccia raggirare (no, in realtà il Tex di Bonelli non si sarebbe fatto fregare, ma la storia è costruita proprio per far sì che Tex ci caschi con tutte e due le scarpe, a differenza del lettore).

     

    A parte quanto detto sopra, più qualche origlione di troppo (già alla terza storia, alla faccia) e la solita banda di indiani che si trova in zona perché sì e dal capo un po' macchietta, la storia mi ha intrattenuto abbastanza bene. 

  15. Ho appena terminato questa storia e devo ammettere di averla trovata davvero terribile.

     

    Il giovane Brook è l'apoteosi dello sfigato  (lo zio è diventato un pezzo grosso dell'Oriente e lui, per una evidente crisi di autostima, vuole conquistare un'isola sperduta abitata da due galline e un pollo, ok), Tex subisce continuamente dei ricatti che in altre occasioni avrebbe rispedito al mittente a suon di sganassoni.

     

    Infine, i dinosauri buttati lì a caso non come fulcro della vicenda, ma come un "incidente di percorso".

     

    A parte la bubbola pseudoscientifica dell'ibernazione, i dinosauri erano tre. Due vengono accoppati, il terzo rimane chiuso nella cassa e quindi non viene risvegliato dal contatto con l'acqua.

    Solo che poi la barca affonda, quindi prima o poi si sarebbe dovuto svegliare (poi magari è morto annegato, ma gli altri bestioni sono comunque riusciti a raggiungere la riva, quindi...).

     

    Ciliegina sulla torta, Brook che fugge dalla nave e FORSE viene divorato dagli squali.

     

    Per quanto mi riguarda è proprio una delle storie più brutte di Tex, nonché una delle più brutte in assoluto di Nolitta (e io non sono un antinolittiano, eh).

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  16. Ho riletto questa storia dopo il Maxi "La grande congiura" per riscoprire un po' il miglior Nizzi. 

    Questa è una storia alla quale sono molto affezionato per due motivi: è una delle prime, per non dire LA prima storia di Tex che ho letto proveniente dalla collezione di mio nonno (leggevo già Tex, ma grazie agli Oscar Mondadori che uscivano ai tempi). Mio nonno aveva capito che mi stavo appassionando e ha colto la palla al balzo dandomi tutti i suoi scatoloni (grazie, nonno, anche se adesso ogni tanto si pente). L'altra storia che lessi dalla sua collezione era una delle pochissime ad avere delle copertine di Villa (il nonno, galleppiniano di ferro, smise poco dopo la morte del grande Galep) e si intitolava "Il passato di Carson", ma questa è, letteralmente, un'altra storia.

    Quindi c'è una ragione affettiva.

    La seconda ragione, ma a questo avrei fatto caso in un secondo momento, è che l'albo "Le colline del vento" è uscito nell'ottobre del 1990, più o meno negli stessi giorni in cui io venivo al mondo.

     

    Veniamo quindi alla storia, che non leggevo veramente da tanti anni, almeno dieci.

    Oggi, con la maturità di lettore (in generale, non solo texiano) ci vedo qualche difetto e anche i prodromi di quello che sarà il Nizzi dei decenni successivi: Davis che salva capra e cavoli, il nascondiglio dei cattivoni svelato da altra gente (origlioni ante litteram?) e qualche mossa di Tex poco accorta (capisco tutto, lo giuro, ma lasciare una carovana in pieno territorio indiano senza neanche una pistola non è proprio una decisione geniale).

    Però c'è poco da fare, siamo di fronte ad una storia orchestrata da un autore ispiratissimo che nelle storie con indiani e militari dà sempre il meglio (perlomeno il meglio che quel periodo gli consente) e che consegna alla saga un personaggio memorabile come Nuvola Bianca, il quale toccherà vette di incredibile lirismo nella storia successiva.

     

    In quanto a Ticci, strepitoso.

     

    Non un capolavoro, per me, ma comunque una bellissima storia che ho riletto con grande piacere. 

    A breve riprenderò in mano anche il suo seguito.

  17. My two cents: credo che ogni lettore, quando si approccia a Tex, cerchi divertimento (non inteso come comicità, ovvio), evasione, avventura, eccetera.

    Credo anche che ogni lettore sappia, in cuor suo, che nelle storie d'avventura è normale il colpo di fortuna improbabile, la pistola del cattivo che si inceppa, l'incontro fortuito, ecc.

     

    Tuttavia il punto è questi elementi vanno dosati con cautela e che ogni lettore ha il proprio "punto di rottura", dalla serie "il troppo stroppia".

     

    Nel mio caso e nel caso di questa storia, così rimaniamo in topic, il punto di rottura è stata la scena del bandito che confessa nel sonno. PRIMA, e nel mio commento lo dico, avevo notato qualche faciloneria, ma, ehi, è avventura, e ci sono passato sopra al punto che la storia mi stava anche piacendo.

    DOPO la scena della confessione in fase REM in me qualcosa si è rotto (niente facili battute, plz) e non sono più riuscito a godermi la storia come prima perché lo sfruttamento del colpo di fortuna improbabile era diventato sfrenato.

     

    Però, come fa notare @valerio, sui social questa storia è applauditissima, pur con le critiche ai disegni, con commenti del tipo "FINALMENTE una bella storia, basta Mefisto!", ergo fuori da questo forum c'è un pubblico che queste storie le apprezza, probabilmente perché il loro "punto di rottura" è ben diverso e perché di Tex hanno una visione diversa.

    Lo stereotipo del lettore che legge Tex ignorando il disegnatore (tranne i soliti) o lo sceneggiatore è reale ed è lo stesso tipo di fruitore che si può riscontrare nei fenomeni di massa (e Tex, con i suoi 150/160.000 lettori ancora lo è), ma non solo. 

     

    io stesso (non si dovrebbero MAI usare le esperienze personali per dissertare sulle cose, ma ormai...) ho ereditato la passione per Tex da persone che hanno letto centinaia di numeri e che faticherebbero ad indicare le caratteristiche base di Tex e che lo leggono perché è un western e basta.

     

    Evidentemente c'è una fetta di pubblico considerevole che VUOLE la storia con lo sceriffo corrotto e Tex e Carson che parlano per pagine e pagine attorno al fuoco perché per loro Tex è quello.

     

    DI fronte a un western bellissimo, ma crepuscolare e antieroico, come "Hostiles" ho sentito una valanga di persone dire "mi ha ricordato molto il nostro Tex", laddove "Hostiles" è un film lontano anni luce come stile e poetica dalle storie del ranger.

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  18. Ho approfittato di un pomeriggio di ferie per rileggere questa storia prima di iniziare "Ritorno a Redrock".

    Non ho ancora letto il seguito, ma per ora posso dire di non capire la ragione per la quale si sia voluto dare una continuazione a questa storia.

     

    Alla fine della fiera è un GLB di ordinanza (sempre una garanzia anche in avventure minori) che realizza una storia senza troppe pretese a parte quella di intrattenere il lettore (missione compiuta, sia chiaro).

     

    Qualche scena divertente e molto classica (le spazzolate di Tex piacciono sempre) per una vicenda che non mi ha lasciato granché e che mi sembra chiusa a fine albo. I cattivoni che altro possono fare oltre a quello che si è già visto?

     

    I disegni di Niccolò sempre efficaci da buon artigiano del fumetto che non punta(va) all'esposizione degli originali in qualche fiera, ma alla sostanza del proprio lavoro.

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  19. Ho appena finito di rileggere questa storia nella versione "Bonelli Digital Classic" in HD dopo averla letta un'unica volta ai tempi dell'uscita quasi 20 anni fa.

    Una storia epica, ricca di personaggi iconici (Colpo Coraggioso su tutti), con tutti e quattro i pards e ricca di scene "alla Tex", vedi la devastazione del magazzino di Dutronc e lo sganassone rifilato allo sceriffo. La coralità della vicenda, come tipico nelle storie di Boselli, c'è e si sente, ma non si ha la percezione che Tex sia in secondo piano perché alla fine, ciò che conta, è che agisca come Tex e che le sue azioni portino avanti la storia. 

    Che non sia passivo e si comporti come uno qualsiasi, insomma.

    Sul versante disegni, ammetto di non essere mai stato un grande amante di Font (ne riconosco l'immensa bravura, ma non fa per me), benché questa sia senza dubbio fra le sue prove migliori, soprattutto nella prima parte con la guerra nella prateria. 

    Forse è la questione disegni che mi impedisce di mettere questa storia alla pari dei grandi classici di Boselli del periodo, però rimane comunque un'ottima avventura. 

    Conto di non far passare altri 20 anni prima di rileggerla.

  20. SPOILER

    SPOILER

    SPOI

    (accidenti al tasto Invio)

     

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

     

    Allora!

    La storia parte abbastanza bene. Tutto il piano dei cattivoni mi sembra un po' macchinoso con qualche informazione di troppo in loro possesso (tipo che SANNO GIÀ che Ely Parker ha un memoriale da usare in caso di morte prematura), però ok, la storia regge.

    Poi si sviluppa con qualche scena un po' imbarazzante (Tex che dà il dollaro al ragazzino indiano dicendogli di comprarsi dei dolci), ma diciamo che nel complesso la vicenda scorre bene, si legge con piacere.

    Al punto che viene da gridare al miracolo: una storia decisamente migliore del Maxi di Casertano (che pure non mi era affatto dispiaciuto a una prima lettura).

     

    Poi arriviamo a pagina 151 con la scena della prostituta che scopre il complotto perché il suo cliente confessa nel sonno.

     

    Ecco, pur con tutta la buona volontà, lì mi è cascata la faccia e ho passato le 120 pagine seguenti a recuperare i pezzi di faccia che mi erano caduti.

    Tutta l'ultima parte l'ho trovata semplicemente noiosa: non tanto perché sia tutto già visto cento volte (se pensassi all'originalità non leggerei Tex), ma proprio perché non c'è più tensione: il ragazzino Navajo trova il covo dei ribelli da solo inseguendo una capra (!), Tex arresta gli indiani perché sono sbronzi e non fanno resistenza (!!), sembra che stia per scoppiare una guerra indiana e poi arriva il generale che salva capra e cavoli (!!!).

     

    Una volta imbroccata la strada della, ehm, "botta di fondoschiena una dopo l'altra" è finito anche il mio interesse per la storia.

     

    Che pure ha dei pregi: dei buoni dialoghi disseminati lungo le 272 pagine, un Tex ben caratterizzato, delle scene molto riuscite come il pestaggio di Griffith e dei suoi tirapiedi. E dei buoni disegni, che Alessandrini magari non è proprio il più adatto a Tex, ma il suo mestiere lo sa fare e si vede che ci mette l'impegno.

     

    Insomma, una storia che mi ha lasciato l'amaro in bocca per l'enorme occasione sprecata e la certezza pressoché assoluta che Nizzi non regge più le storie lunghe.

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  21. Tutto sommato la storia mi è piaciuta.

    Certo, il primo albo promette bene mentre il finale è molto semplice e senza fronzoli, forse fin troppo visto la materia trattata, ma in fondo è una storia normalissima e nella media, oso dire di quelle indispensabili per la longevità di Tex.

     

    Ovviamente i disegni fanno lievitare il giudizio finale: Rubini è un disegnatore eccezionale che anche stavolta non si smentisce. La sua prova migliore rimane "Seminoles", ma anche qui conferma la propria bravura.

     

    Un 7 complessivo e fine della storia.

  22. <span style="color:red">3 ore fa</span>, Ombra Silenziosa dice:

    Salve a tutti. Mi presento qui. Sono Jacopo Rauch. Di solito non lo faccio, ma questa volta intervengo, perché mi pare che a forza di voler far le pulci alle virgole, a volte si finisca per andar fuori dal seminato.;) 

     

    SPOILERISSIMO

     

    @Laramie. La tua interpretazione (molto libera) del finale, è del tutto sbagliata.

    Prima di tutto, Zachary riceve la giusta paga perché è un farabutto che ammazza i viaggiatori solitari per derubarli (e chissà quanti ne ha seppelliti nella palude, dando la colpa ai fantasmi). Altro che "intascarsi il bottino della rapina!" ;)

    In secondo luogo, è del tutto indifferente che abbia fatto ricadere la colpa dell'omicidio sui McCullen in maniera involontaria. Il responsabile della strage è lui! Perché quei poveretti se ne stavano tranquilli a coltivare patate, fino a quando all'egregio Zachary non è venuta la bella pensata di sparare una fucilata contro il colonnello Warren. Non pensi dunque che dal loro punto di vista, avessero un tantino di ragione ad avercela con lui (ma giusto un tantinello, eh)?

    Ultimo, ma non da ultimo, alle anime inquiete non interessa solo la vendetta, ma anche, e soprattutto, il ripristino della verità, per riposare in pace (e cioé che loro erano innocenti!). Ed è giusto quello che sottolinea Tex nell'ultima frase, usando non a caso il termine 'giustizia' e non 'vendetta' .

    Saluti

     

    Buonasera, @Ombra Silenziosa 😉

    Prendo atto della risposta e provo ad argomentare meglio la mia posizione: in effetti ho scritto che Zachary è "tutt'altro che un santo", ma sono stato troppo buono con lui.

     

    SPOILERISSIMO BIS

     

    Che abbia meritato l'indigestione di piombo ad opera di Tex per le persone che ha ucciso è innegabile.

     

    Per me il punto critico sono proprio le ultimissime pagine, ma qui credo sia tutta una questione di sensibilità differenti. 

    Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a vedere in Zachary il responsabile della strage dei McCullen: il suo obiettivo era uccidere il colonnello Warren, comandante di una compagnia dedita al saccheggio. Poteva forse prevedere la strage successiva? No, è Jack Spade che ammette che anche secondo lui il colpevole non era fra i McCullen e che il loro fu solo uno sfogo sanguinoso, neanche gli interessava vendicare il colonnello. Quella di Spade e degli altri è stata una pura rappresaglia, un crimine di guerra bello e buono.

    Se nella storia venisse detto che Zachary ha deliberatamente fatto ricadere la responsabilità della morte del colonnello Warren sui McCullen per salvarsi la pellaccia, magari indirizzando i soldati verso la loro casa, allora capirei l'incazzatura dei fantasmi, ma, per come vengono presentati gli eventi, non riesco a percepire la sua morte come giustizia per i morti.

    È Zina, dopo la morte di Spade, a dire che la storia non è ancora finita, quindi è ovvio che è la morte di Zachary a essere decisiva in questo senso. A meno che gli spiriti non ce l'avessero con Zachary per il fatto che ha messo in piedi un "business del crimine" sfruttando il loro nome, ma la vedo difficile.

     

    Ciò detto, a questo punto è chiaro che qui il tema è la percezione delle responsabilità individuali: ognuno ha la propria sensibilità in merito e le nostre divergono.

  23. SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

     

    Il consueto Magazine invernale si ripresenta con la solita veste grafica e la serie di articoli e approfondimenti dedicati al western nelle sue varie forme. Presente, ovviamente, un articolo-riassuntone su Mefisto. Il tuttologo texiano/western-dipendente non troverà niente di nuovo sotto il sole, ma sta di fatto che si tratta pur sempre di una lettura piacevole.

     

    Voto al prodotto in quanto tale: 8

     

    "La palude del morto" di Jacopo Rauch e Corrado Mastantuono è una storia di 78 molto weird e horror, valorizzata soprattutto dal lavoro del disegnatore romano che si conferma un maestro.

    Tex è sulle tracce di un gruppo di banditi e la sua missione lo porta nei pressi della Dead Man Swamp, palude dove, molti anni prima, si era verificato un massacro ai danni di una famiglia di persone pacifiche, i McCullen, perché erano accusate, ingiustamente, di aver ucciso un comandante nordista.

    La sceneggiatura di Rauch si presenta liscia e scorrevole senza troppi fronzoli e, soprattutto, senza grossi inciampi.

    L'unica nota un po' stonata, ma riconosco che è una fisima mia, è il finale.

     

    SPOILERISSIMO

     

    Io capisco la volontà di stupire il lettore con gli effetti speciali, capisco che il colpo di scena finale faccia sempre il suo effetto, ma stavolta no, non ci siamo proprio.

    Alla fine si scopre che l'oste Zachary ha fatto secco il colonnello nordista e che si è disfatto del fucile con cui ha sparato. Zachary è tutt'altro che un santo perché ha cercato di intascarsi il bottino della rapina, ma il finale della storia lascia suggerire che la sua morte abbia "liberato" gli spiriti dei McCullen e che ora possano riposare in pace.

    Scusate, ma no! Zachary era in guerra e ha accoppato un colonnello nordista responsabile di saccheggi e chissà quali tipi di uccisioni, torture e violenze.

    Fosse per me gli avrei dato una medaglia!

    Zachary non può essere considerato responsabile della morte dei McCullen perché la loro morte è stata decisa dai soldati della compagnia, i quali sospettavano comunque che l'assassino non fosse fra loro. Nella storia non è presente niente, ma proprio niente, che faccia supporre che Zachary abbia volontariamente fatto ricadere la colpa dell'uccisione del colonnello nordista Warren sui McCullen.

     

    Voto alla storia: 7

    Voto al "colpo di scena" finale: 4

     

    "La strada del male" di Mauro Boselli e dei Cesari è un racconto breve sul passato di Mefisto che si aggiudica il premio come miglior storia del volume.

    Il suo unico difetto, se vogliamo chiamarlo così, è che è una storia per aficionados che di Mefisto sanno più o meno tutto, o perlomeno che hanno letto "Fuorilegge" e le storie su Tex Willer perché i collegamenti sono tanti.

    A parte questo, Boselli sceneggia con la consueta maestria inserendo un gran numero di scene in sole 32 pagine. La storia è narrativamente inattaccabile e si preannuncia come la prima di una serie di vicende, per quanto brevi, destinate a collegare il finale di "Fuorilegge" con il ritorno in pompa magna di Mefisto alla testa degli Hualpai e, soprattutto, con la leggendaria "Il figlio di Mefisto".

    I Cestaro ormai sono i nuovi interpreti del negromante (ben più indicati del pur bravissimo Civitelli e strappano il premio anche a Roberto De Angelis, che pure lui ha interpretato benissimo lo storico nemico) e chissà che dopo il Texone non vi sia qualche altra loro incursione con il vecchio mattoide.

     

    Voto: 8

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  24. Preso, letto e gustato.

     

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

    SPOILER

     

    A mio avviso Ruju ha confezionato un'ottima storia che, pur con qualche difettuccio ogni tanto, dimostra che su Tex è possibile raccontare ancora qualcosa di originale rimanendo comunque nei binari della tradizione.

    Non credo infatti di aver mai letto una storia in cui i pards gestiscono l'evacuazione da una città in fiamme, ma può darsi che sia la mia memoria a fare cilecca.

     

    Ottima la gestione dei personaggi, in particolare modo di Carson in grande spolvero. Negli ultimi anni (ultimi... quasi 30 in realtà) lo si era visto così in forma solo nelle storie di Boselli, lieto che anche Ruju abbia deciso di dargli il giusto risalto e che di recente si sia messo a scrivere più storie con il quartetto al completo.

     

    Ho apprezzato anche la gestione del ritmo del racconto: non ho percepito nessun senso di fretta del tipo "oddio, mancano X pagine e devo ancora raccontare questo e quello", bensì un procedere degli eventi ponderato e con ogni scena che si prende il giusto tempo per raccontare ciò che deve.

     

    Non mancano le classiche scene ad effetto tipiche di Ruju al punto che è riuscito ad infilare un duello con il coltello anche in una storia cittadina (quanti duelli con il coltello ha scritto Ruju? Vuole entrare nel guinness dei primati?), che in questo terzo albo mi sembrano gestite meglio rispetto al solito.

     

    La sola cosa che davvero ho trovato eccessiva è il fatto che Warberg rimanga tranquillamente a Vancouver pur avendo dato lui stesso l'ordine di appiccare l'incendio. Come può essere così sicuro che la sua casa e lui stesso non finiscano arrosto? Il vento avrebbe potuto cambiare direzione all'improvviso e spingere le fiamme verso di lui.

    Io capisco le esigenze di trama, eh, ci mancherebbe, però qui secondo me è troppo.

     

    Mastantuono gigantesco come sempre. Non mi stancherò mai di ripeterlo: uno dei migliori disegnatori del mondo che qui ha dato piena dimostrazione del proprio talento, in particolare nella rappresentazione di Artiglio d'Orso, forse il suo cattivo più carismatico.

     

    Insomma una storia con molti pregi e alcuni difetti* che, in fin dei conti, non ne guastano troppo la lettura.

     

    Voto (come a scuola): 8.5

     

    *Sulle prime la fine di Warberg non mi è piaciuta. L'ho trovata banale, quasi una trovata da serie B, e lo stavo anche per scrivere, poi ci ho riflettuto e mi sono detto che in realtà è una fine degna del personaggio: lui che ha ordinato l'incendio di Vancouver per fare quintali di soldi con la ricostruzione finisce per morire arso vivo. Legge del contrappasso al suo apice.

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