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Carlo Monni

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  1. Lo trovi steso in strada davanti al saloon nella quarta vignetta di pag. 102. :bandito:P. S. I due cacciatori di taglie li trovi, invece nella prima e seconda vignetta, stecchiti anche loro. .
  2. e COME IN "Verso l'Oregon".
  3. Comprato e letto stamattina il primo alboIo di solito non faccio commenti prima della fine della storia. faccio solo una parziale eccezione per Manfredi. Per sicurezza...
  4. Carlo Monni

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    Scusate il parziale off topic, ma approfitterei delle conoscenze di Carlo!Avevo sempre pensato che, nella scena iniziale di "Il mucchio selvaggio", Pyke Bishop/William Holden e soci fossero travestiti con le divise dei rangers. Invece, sono andato a rivedere e si parla di "soldati". Considerando che il film è ambientato nel 1913, si tratta quindi delle uniformi dell'esercito regolare?Si Gran bella domanda. Sicuramente dopo il 1890. Sono abbastanza sicuro che durangte la guerra di Cuba fossero usate entrambe le uniformi (o questo o c'è qualcosa di sbagliato nelle illustrazioni che ritraggono Teddy Roosevelt ora con l'una ora con l'altra laughing). Stando a quanto dice Wikipedia,, l'uniforme khaki fu adottata ufficilamente con un regolamento del 1899 (con un cappello simile a quello delle Giubbe Rosse, aggiungo), lasciando l'uniforme blu per le grandi occasioni (cosiddetta Alta Uniforme). Da allora l'Esercito americano ha sempre distinto l'uniforme da battaglia, con colori mimetici (quella in Afghanistan ed in Iraq è quasi bianca per confondersi con le sabbie del deserto, presumo), da quella di servizio, che dal 1956 è verde scuro (l'avrete sicuramente vista in qualche TG o film). Dal 2009 è stata affiancata da una nuova uniforme, pressoch? identica nel diesign, ma nel classico colore blu e con le strisce sui pantaloni, destinata a soppiantarla definitivamente nel 2014. Una sorta di ritorno alle origini, potremmo dire. ::evvai::
  5. Carlo Monni

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    Questo perchè nella versione datane da Bonelli Tex e Carson erano dei veri e propri agenti segreti ed i rangers di cui facevano parte erano una sorta di FBI ante litteram inquadrati in un fittizio West Department con sede ai Washington, di cui Mr. Marshall era il capo. solo in seguito furono identificati con i reali e realistici Texas Rangers Che è come dire che non hanno una divisa, cosa vera a tutt'oggi. Se ti riferisci alla cosiddetta guerra del 1839, l' i Rangers ebbero un riuolo decisamente minore rispetto alla Milizia. Estremamente vera, direi. Se all'inizio della loro storia i Texas Rangers ebbero anche dei compiti quasi militari (ma ciò era dovuto principalmente al fatto che il Governo Messicano aveva lascaito i coloni texani sostanzialmente senza protezione dalle scorrerie dei Comanches, ben presto divennero quasi esclusivamente una forza di polizia, l'unica ad avere giurisdizione sull'intero territorio texano (la giurisdizione di sceriffi e marshal si femava rispettivamente ai confini della contea e della città) e praticamenrte l'unica del genere negli Stati Uniti per un bel pezzo (può sembrare strano ai nostri occhi, ma per gli anglossassoni la polizia è un affare eminentemente locale). Una forza di Polizia che agisse a livello statale non fu creata stabilmente negli altri stati dell'Unione prima del 1901 il che l'ho sempre trovato sorprendente. :capoInguerra:
  6. Carlo Monni

    [Color Tex N. 01] E Venne Il Giorno

    Mi dice quello che già sapevo (e sapevamo tutti... tutti quelli che frequentano i topic di anteprime con tanta cura preparati da me e Ymalpas cioè_ahsisi): che c'è una sequenza in flashback. Noto con piacere che Civitelli ha fatto scuola: Brindisi ha ricostruito il look dei personaggi com'era all'epoca. A me questo scrupolo filologico fa solo piacere. Borden mi ha detto che il flashback è ambientato prima della nascita di Kit (e di conseguenza prima de "Il patto di sangue") Carson con capelli lunghi e casacca fuori dai pantaloni lo abbiamo visto tra i nn°8 e 13. Nelle storie precedenti aveva sostanzialmente il look attuale, solo con i capelli neri. La storia dovrebbe, quindi, collocarsi subito dopo "Doppio gioco" e quasi certamente anche prima di "Lupe la messicana"/I]. In quella storia, infatti, Tex è solo ed all'inzio de "Il patto di sangue" chiede notizie di Kit Carson. Staremo a vedere. Intanto posso dire che mi fa molto piacere vedere i nostri due pards in versione giovanile. Un'altra cosa che mi fa piacere è vedere come nelle mani di Boselli e sperabilmente anche in quelle degli altri autori) Carson sia tornato pienamente autonomo. Se in "Caccia infernale" era addirittura assente (ed a me fa piacere pensare che lo fosse perchè in visita ad una certa locanda in Nevada ) qui lo vediamo recarsi a Spokane Falls da solo. La rivalutazione cominciata con "Il passato di Carson" continua imperterrita. ::evvai::
  7. Carlo Monni

    Giovanni Ticci

    Si tratta della Collana "I grandi Western" edita dalle Edizioni La Frontiera di Bologna, che la rilev? da Longanesi. Di più non so dire.
  8. Carlo Monni

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    Stephen Austin non ha solo fondato il corpo dei Rangers, ma si può dire che è uno dei padri fondatori del Texas stesso. Fu lui ad invitare i primi coloni americani a stabilirsi nello Stato messicano di Coahuila y Tejas ed ad organizzare la loro colonia in quello che era un semidisabitato territorio ai confini con la Comacheria. Austin è stato tra i coprotagonisti della splendida storia di Zagor in quattro parti "Fratelli di sangue", intensa epica della frontiera ante Guerra di Secessione realizzata da Boselli & Marcello e paragonabile per intensit? ed emozione a "Gli Invincibili" e "La grande invasione". Uhm... non sono sicurissimo, lo ammetto, ma da quel che ricordo Tex ed i pards li abbiamo visti più spesso a Houston e talvolta a Phoenix. Il comando di Austin fa risuonare le corde della mia memoria, ma non ricordo se per una menzione o perchè ci sono effettivamente passati almeno una volta. Perchè lo ha creato Manfredi in questa storia.. Parli del capitano come se il Corpo dei Rangers ne avesse uno solo. In realtà ce ne erano diversi. attualmente ce ne sono uno per ciascuna delle otto compagnie territoriali, anche se non è raro che a capo di una compagnia ci sia un maggiore. Curiosamente (visto che è superiore in grado ad ufficiali chiamati Maggiore) il capo dei Texas Rangers è chiamato Senior Captain (lo scrivo in Inglese perchè Capitano Anziano non mi soddisfa. Capitano Superiore forse?) ma di fatto è equivalente ad un colonnello. Non era così nelle sue prime storie. Ci sono almeno due storie (sicuramente "Desperados", a cui alludevi anche tu, le altre, ahimè non le ricordo) in cui compare un maggiore dei Rangers ad assegnare una missione a Tex e Carson. Purtroppo non riesco a ricordarne il nome. No Boselli non lo ha fatto, sta pure tranquillo. Boselli ha introdotto il capitano White, visto in "A sud del Rio Grande" e "Vendetta per Montales", che è ormai un personaggio ricorrente di Boselli quando si parla di Rangers, direi. Perchè non c'è niente da cercare. Sono contento che tu la pensi così. Qualche volta mi viene il sospetto che tu sia fin troppo conservatore, poi riesci a sorprendermi positivamente e la cosa mi fa piacere. ::evvai:: Resta il fatto che la scelta a cui alludi è indubbiamente coraggiosa, ma inedita non direi. A me pare che con "Il passato di Carson" Boselli si sia mosso anche il quel senso ed abbia pure osato non poco a vedere certe reazioni (chi ha parlato di Paco Ordonez? ).
  9. "Tra due bandiere" ha l'unico "difetto" di invalidare il contesto storico in cui si sono svolte le storie comprese tra "Gli sciacalli del Kansas" e "L'enigma del feticcio". Non è detto che elimini dal canone quelle storie, che potrebbero anche restare valide in tutto od in parte ancne senza riferimenti alla Guerra Civile (e comunque, ancbe se fossero diventate non canoniche sono pur sempre l' pronte per esser lette e rilette per il nostro diletto). Per il resto è praticamente compatibile con qualunque altra storia di Tex ad essa precedente. Ti dir? che non sono mai stato tra i suoi detrattori e proprio per questo mi ha dato fastidio la sciatteria con cui Nizzi ha affrontato i riferimenti alla storia personale di Tex e Carson. Se lo leggi come storia di Custer indubbiamente si: ottima ricostruzione storiica e notevole "regia" delle sequenze di battaglia. Come storia di Tex, invece a mio parere è piuttosto debole. Nel contesto di Little Big Horn, secondo me, Tex è gestito malissimo. In ogni caso, di tutte le ricostruzioni della fine di Custer fatte in Bonelli la migliore è senza alcun dubbio, "Giorno di Gloria" di Gino D'Antonio sulla "Storia del West", seguita da "La leggenda del Generale" di Giancarlo Berardi su Ken Parker e dalla storia di Magico Vento di Gianfranco Manfredi. Questa storia vene, ahimè, per ultima, anche se disegnata divinamente. . Menzione speciale per l'episodio de "I protagonisti" dedicato a Custer e scritto e disegnato da Rino Albertarelli. Tra l'altro Ticci lo cita e lo omaggia esplicitamente nella pagina finale della storia, riproducendo con estrema fedelt? una delle vignette conclusive di quella storia, in cui Custer è ritrovato sul campo di battaglia (con quello che di fatto è il primo nudo maschile integrale e frontale mai apparso sulle pagine di Tex laughing). P. S. Bill Adams, Ken Parker, Tex, Magico Vento. Se vivessero tutti nello stesso universo narrativo, Little Big Horn sarebbe stato un posto davvero affollato quel 25 giugno 1876.
  10. E qui commetti un errore di prospettiva: non sono i numeri prima del 17 ad essere ambientati prima della Guerra Civile, bensì i numeri dal 17 al 23 ad essere ambientati durante la guerra, è molto diverso. Ogni riferimento cronologico fornito nelle storie precedenti a "Gli sciacalli del Kansas" punta invariabilmente ad un'ambientazione negli anni 70/80 del XIX Secolo. Per esempio: come poteva Tex, nel n° 7, finire nella Riserva Navajo se questa non esisteva prima del 1867? Se "Il tranello è ambientata prima della Guerra Civile (diciamo nel 1851/1853, vista l'età del piccolo Kit allora e nel n° 17), allora Tex sarebbe stato in una nazione (il Dominion del Canada) che non sarebbe esistita fino al 1867 ed avrebbe collaborato con un Corpo di Polizia che non sarebbe esistito sino al 1873. Nel n° 12, parlando del capo Apache Natanis, il comandante di Fort Dennison lo descrive come ex membro della banda del famoso Geronimo. I pochi riferimenti a Custer fatti poi nei racconti sottintendono chiaramente un'ambientazione posteriore al 1876. Se poi vogliamo fare le pulci storiografiche al n° 17, giudicando quello che racconta Mr. Hovendal ai tre pards quando ritornano dalla caccia a Dona Manuela, dovremmo concludere che i suddetti ci hanno messo due anni ad uscire dal deserto e tornare a Santa Fe. Infatti, stando a quanto viene loro raccontato, durante la loro assenza sono avvenuti: l'assalto all'arsenale di Harper's Ferry da parte di John Brown (1859), l'elezione di Lincoln (novembre 1860), la secessione degli undici Stati del Sud (novembre 1860/marzo 1861) e l'inizio della guerra (aprile 1861). Un vero guazzabuglio storico. Per tacere del fatto che la guerra stessa è descritta senza un minimo senso logico, con i Rangers addirittura usati come corpo di polizia neutrale, cosa totalmente illogica in quel contesto. Insomma, bene ha fatto Bonelli a dimenticarsene presto (quietamente, senza chiasso si è presto tornati ad un'ambientazione abituale tra la fine degli anni 70 e quella degli anni 80). A conti fatti, prendere a paradigma per la datazione il n° 17 è assolutamente illogico. Due appunti: 1) l'ambientazione attuale è secondo me, posteriore al 1885, ma è un dato che non va comunque preso in maniera troppo rigida, visto che anche gli autori moderni non esitano a prendersi delle libertà quando lo ritengono opportuno. 2) A maggior ragione se ne ricava che gli eventi del n° 15 sono ambientati dopo il 1876 e tanto basta. I primi 100 numeri sono considerabili quanto i secondi 100 secondo me. Se partiamo dal presupposto che gli eventi dal n° 1 al n° 8 si svolgono nel 1866/1867, quelli dei nn° 8/9 intorno al 1870, quelli dei nn° 10/11 nel 1873/184 e quelli dal n° 12 in avanti dopo il 1882, vediamo che le licenze prese da GLB e continuatore non sono poi tante. Le più macroscopiche sono lo scontro coi Dalton, quello col Mucchio Selvaggio ed ovviamente il contesto storico dei nn° 17/23. Non molto, in fondo, per una saga che non ha pretese di assoluta fedelt? alla storia ed alla storiografia, direi. Per il resto, tutte le altre storie di Tex del periodo 1/100 possono essere senza grossi problemi nel contesto storico prevalente, sia pure con qualche incongruenza qua e l'? esattamente come tutte le successive.
  11. Zapata, Per me Montales era ispirato a Zapata. . Non del tutto vero. Una sorta di logica c'era. Se è vero che la posizione cronologica delle pfime avventure è piuttosto ballerina, alcuni punti fermi c'erano comunque, tra cui il fatto che la maggior parte delle avventure è ambientata dopo la fine delle guerre indiane.
  12. Carlo Monni

    [Color Tex N. 01] E Venne Il Giorno

    se sono onesti, quanto il color fest di dylan dog. in caso contrario per me sono dei LADRI . Storicamente i vari Texoni, Maxi ecc sono sempre costati meno dei corrispettivi su altre serie. Quindi anche stavolta mi aspetto che sarà così. Pertanto: prezzo inferiorie od al limite uguale al Dylan Dog. Color Fest.
  13. Faccio troppo l'antinizziano se dico che questo è un difetto tipico del Nizzi del periodo? Poco gli importava della logica: le cose andavano come voleva lui e basta. Troppa fatica far cambiare il piano ai cospiratori e poco importa se il motivo era praticamente imposto da un passaggio della sceneggiatura. Tacer? anche sul fatto che il personaggio dell'indiano abbruttito che ha perso la famiglia nel massacro del Washita e decide di riscattarsi uccidendo Custer è copiato (non esiste termine migliore) dall'analogo personaggio che appare nell'episodio "Giorno di gloria" della "Storia del West", ma senza un briciolo della personalit? e dell'intensit? che aveva saputo infondergli Gino D'Antonio. Mi soffermer? invece sugli errori marchiani che Nizzi ha commesso riguardo alla storia del personaggio Tex. Cominciamo proprio dall'indiano, Lupo che Corre. Tex asserisce di averlo incontrato per l'ultima volta dieci anni prima. La sequenza è ambientata esplicitamente nel 1874 (quindi, in linea teorica circa un anno dopo gli eventi de "Il tranello" e "La banda degli Orsi"), quindi l'ultimo incontro tra Tex e l'indiano risale al 1864, in piena guerra civile, eppure quando il Cheyenne si risveglia e vede Tex lo chiama Aquila della Notte, un nome che secondo ogni biografia, compresa quella del romanzo, Tex nel 1864 non aveva ancora acquisito. Non solo: chiama anche Kit Carson col nome di Capelli d''Argento e dice che Tex gliene aveva parlato quando si erano visti l'ultima volta. Ancora una volta, nel 1864 Tex non conosceva ancora Kit Carson e comunque non ne era il pard abituale e di certo all'epoca il vecchio Kit aveva ancora dei lunghissimi capelli neri ed era conosciuto solo come "Il grande cacciatore" Ancora: Custer, rivolgendosi a Tex gli dice di sapere che è capo dei Navajos. Nizzi ha affermato di aver tratto ispirazione da una sequenza del n° 15 in cui Tex, presentandosi sotto falso nome (e quindi non propriamente attendibile in tutte le sue affermazioni) al ranch di Nellie Delane dichiara di aver servito come esploratore sotto Custer. Ebbene, è proprio in quella storia, e precisamente nel numero successivo, che muore Freccia Rossa e Tex è nominato capo dei Navajos, quindi Custer, anni prima non poteva appellarlo in quel modo. Confesso che questi errori mi hanno irritato più di quelli logici o storici. Uno può anche prendersi delle libertà coi fatti storici, ma sulla storia personale dei personaggi che scrive dovrebbe essere sempre più rigoroso. Quel tipo di menefreghismo era un altro indice della china che Nizzi stava discendendo. Sul fatto che Ticci ha disegnato i Tex e Carson del 1874/1876 pressoch? identici a quelli di una decina di anni dopo non dico niente. Un certo scrupolo filologico nella ricostruzione del look dei personaggi in sequenze ambientate nel passato sarebbe arrivato solo con Fabio Civitelli nell'albo che festeggiava i 60 anni di Tex. A questo proposito, non so voi ma a me fa piacere poter vedere, sia pure per poche pagine, agire insieme un Tex giovane ed un Kit Carson dai capelli e pizzetto neri. ::evvai:: Ne sono convintissimo anch'io. Anzi... non ho l'albo sottomano purtroppo e non posso controllare, ma direi che uno di loro potrebbe anche essere Bat Masterson, almeno dal look. Nessuno di loro comunque viene chiamato mai per nome.
  14. Carlo Monni

    [403/404] Bande Rivali

    Io non credo che, nelle intenzioni di Medda e Blasco, Tex si scandalizzi per il fatto che O'Bannon appendi per i piedi un bandito ma è arrabbiato per il fatto che stia riservando questo trattamento ad un uomo ferito e determinato a non cedere. Stessa cosa che ho pensato io a suo tempo, leggendo la storia. Quello che indigna Tex non sono i modi spicci di O'Bannion in se (lui stesso ha utilizzzato ed utilizza metodi non dissimili) ma il modo in cui li sta usando. Tex non userebbe metodi così violenti contro un uomo gravemente ferito, che, infatti, non sopravvive all'espereinza. In più, anche quando usa metodi duri Tex xsa sempre quando fermarsi o non crederete davvero che lascerebbe qualcuno ad esser divorato vivo dalle formiche o simili? Io ci vedo anche, puramente e semplicemente, la rabbia verso un uomo arrogante e privo sdi scrupoli.
  15. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Non ci siamo capiti, Carletto mio Mefisto è sempre stato tra gli avversari uno dei miei preferiti, per quanto mi paresse estraneo all'universo texiana questo mix di furbesco illusionismo e demoniaca magia. E apprezzo anche i ritorni, se ben gestiti. Ma morti che parlano, risuscitano, vanno e vengono come a casa propria, no, questi dopo un po' non mi vanno più già. Se è così che stanno le cose, c'è poco che io possa dire al riguardo. Ed il bello è che ne "Il figlio di Mefisto" GLB ci mostra pure come avrebbe potuto salvarsi, perchè in realtà Mefisto non muore nell'esplosione del castello e se non fosse stato per la porta incastrata si sarebbe pure salvato. Naturalmente mi sarei perso una delle più belle e terrificanti storie dell'intera saga, ma c'è sempre un prezzo da pagare per tutto. laughing E qui sbagli: Tex è anche una saga horror, tra le altre cose. Se non proprio dall'inizio, da molto presto lo stesso creatore di Tex chiar? che non si trattava di un semplice western, ma che anche altri sottogeneri avventurosi vi avevano pieno diritto di cittadinanza. Senza esagerate in Tex abbiamo visto: scienziati pazzi che compiono assurdi esperimenti genetici (e senza essere pagati dalle multinazionali farmaceutiche ), Città spagnole rimaste ferme al 1500 in pieno deserto, abissi in cui convivono uomini primitivi e dinosauri, mummie azteche redivive, alieni in cerca di elementi radioattivi ed ho citato solo i numeri tra il 34 ed il 56. Quello di Tex è un universo narrativo dove se ti dicono che ad uccidere è uno spettro uscito dalla tomba, tu puoi essere scettico, ma non lo puoi escludere a priori e dove se lo stregone del tuo villaggio ti dice che un tuo caro amico in Canada è in pericolo di vita tu non metti in discussione le sue parole e parti in soccorso. Se Tex ?, in effetti, prevalentemente un fumetto western, non si può negare che ogni tanto vi trovino legittimo spazio l'horror, la fantascienza, il giallo ed altro ancora. A me va bene così, non lo vorrei incasellato in un genere specifico escludendo tutto il resto. Mi chiedo come classificheresti le mummie azteche de "I figli della Notte". Stando a Nizzi, gli è venuta la depressione ed è tornato dalla mamma. _thia- A me l'avventura con l'alieno è piaciuta tantissimo. ::evvai:: Senza offesa Carlo, immagino che non sia questa la tua intenzione ma non è bello sentirsi sempre dire che se a qualcuno non piace una cosa che invece piace a te, peggio per questo qualcuno. Almeno a me le tue parole danno questa impressioneUn'impressione sbagliatissima, credimi. Quello che volevo dire e che se le tue idee sono diverse dalle mie c'è poco che si possa fare a parte prenderne atto. Di certo non pretendevo, n° pretendo di convincerti a cambiare idea. Credo, però, di avere, esattamente come te, l diritto di affermare che le credo giuste. Più che la tua opinione, la mia o quella di chiunque altro in questo forum od in altri, a contare è come la pensa la maggioranza dei lettori. Una delle domande più ricorrenti che sento fare a qualunque incontro riguardante Tex a cui mi sia capitato di partecipare o di cui abbia semplicemente letto i resoconti ?: "Quando torna Mefisto?" Perfino ieri all'incontro su Zagor svoltosi a Pavia Sergio Bonelli si è sentito rivolgere questa domande. Ed era un incontro su Zagor, non su Tex. :shock: Qualcosa vorr? dire.
  16. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Su questo punto non sarei proprio d'accordo. Primo perchè la storia di Nizzi ha dei difetti e non è pienamente riuscita, ma non è neanche l'obbrobrio che se ne dice. Questione di punti di vista. Io ho trovato il primo albo semplicemente splendido e molto d'atmosfera (e non dir? che dipenda dal fatto che il soggetto non era suo, perchè non lo credo), ma dal secondo in poi si va sempre peggio, con una gestione del personaggio pessima ed una sceneggiatura che se la si definisse brutta le si farebbe solo un complimento. Con la doppia aggravante di averla affidata ad un autore che non solo ha sempre affermato di non amare il filone fantastico, ma che era anche in un periodo di profonda crisi creativa tanto per usare un eufemismo (tanto che io ho il forte sospetto che il primo albo sia stato scritto addirittura nel 1991/92, prima dello scoppio della suddetta crisi). Il vero responsabile del mancato ritorno di Mefisto ?, in fondo, proprio Nizzi, perchè s ono state proprio le reazioni alla sua storia a spingere Sergio Bonelli a bloccare ogni altra iniziativa legata al malefico stregone. Se poi tu non la vedi così io non so che farci. . Oh io saprei trovare almeno un paio di modi per invalidare in tutto od in parte quella storia e se ci riesco io, figurati uno scrittore professionista. Cosa che si potrebbe comunque ottenere anche estromettendo dal canone (o, se preferisci, dalla continuity) la storia di Nizzi & Villa. Non dico che b? quello che auspico, dico solo che nulla vieterebbe di farlo. Su una cosa hai ragione da vendere: la storia è rimasta in sospeso. Mefisto è libero e Tex ne è consapevole. Possibile che si dedichi allegramente ad altre avventure (Tra serie regolare e speciali vari , a fine anno saranno esattamente 83) senza nemmeno cercare di rintracciarlo? E Mefisto aspetta tutto questo tempo prima di un nuovo attacco?So bene che Nizzi progettava un nuovo ritorno di Mefisto in un paio d'anni al massimo, ma così non è stato e chiunque si prender? la briga di rimettere mano alla cosa dovr? farci i conti. A mio parere, se proprio si volesse riprendere le fila del racconto di Nizzi, l'unica scelta saggia sarebbe farne una storia in retrospettiva ambientata poco dopo il n° 502. Ma per ora sono discorsi sterili, dato il veto di Sergio Bonelli.
  17. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Posso capire che Mefisto non riscuota le tue simpatie, mia cara Cheyenne (per quanto, come si possa amare la saga di Tex e non apprezzare Mefisto francamente mi sfugge), ma sta di fatto che in una lunga saga avventurosa i nemici ricorrenti sono il sale della narrazione. Ogni eroe seriale che si rispetti ha una sua nemesi e spesso più di un avversario ricorrente con cui confrontarsi. Nel campo del fumetto Zagor ha Hellingen, Julia ha Myrna Harrod, Dylan Dog ha Xabaras e lasciando l'Italia, Superman ha Lex Luthor, Batman ha il Joker, l'Uomo Ragno ha Goblin, Capitan America ha il Teschio Rosso e via dicendo. Nel campo letterario James Bond ha Ernst Stavro Blofeld e, più in generale, la Spectre; l'87° Distetto ha il Sordo, Lincoln Rhyme ha l'Orologiao. Perfino Lucky Luke, che è protagonista di un serial umoristico, ha i suoi avversari ricorrrenti: i Dalton. In genere questi avversari se sono catturati evadono in modo rocambolesco e se sembrano morire lo fanno in modo da poter essere eventualmente recuperati. Che so: in un'esplosione di cui non vediamo gli effetti diretti, cadendo in un burrone od in un fiume (magari con delle rapide da cui non è mai uscito vivo nessuno tranne quando ci cadono Tex, i suoi pards, i suoi amici, i loro cavalli ed appunto i nemici ricorrenti laughing). Per questo sono, in fondo rimasto deluso quando ho visto la Tigre Nera sfracellarsi su un roccione e non scomparire nelle acque dell'Oceano Pacifico. In quel caso, infatti, avrei potuto sperare in un ulteriore ritorno di un avversario tutto sommato interessante anche se mal gestito dal suo stesso creatore. Nessuna farsa, quindi, ma un patto col lettore, che vuole vedere l'eroe confrontarsi con la sua nemesi ancora ed ancora senza limiti di volte. Io perlomeno l'ho sempre vista cosìSe per te non è lo stesso, peccato ma c'è poco da fare.
  18. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Ecco perchè, cara Cheyenne, non sarai mai una sceneggiatrice di fumetti.
  19. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Sono d'accordo con te al 100%. Un serial, qualunque serial, avventuroso ha bisogno di nemici ricorrenti, quelli che non vengono mai sconfitti definitivamente, che ritornano e ritornano ciclicamente, quelli che lo stesso lettore non vuole che scompaiano definitivamente. Tra questi ne emerge uno che diventa l'Avversario per Eccellenza, la nemesi dell'eroe. Questo è Mefisto per Tex e per questo Mefisto deve in qualche modo tornare. Vorresti Mefisto di nuocvo morto? Credevo di essere l'unico... esclusi quelli che vogliono il vecchio pazzoide eliminato per sempre, s'intende. Martedì scorso, durante l'incontro di Pavia, Sergio Bonelli, ad un lettore che gli nchiedeva quando avremmo rivisto Mefisto, ha risposto che quando lui si sarà ritirato in un'isola dei Caraibi, allora gli autori potranno chiedere a suo figlio Davide l'autorizzazione a far tornare Mefisto. Un bel p? secondo me. Sergio Bonelli non ama molto i ritorni in generale, ma efisto è un caso a parte, l'ha proprio rimosso. So per certo che Nizzi aveva presentato due idee per un sequel: una nel 2002, da affidare a Civitelli ed una nel 2006 da affidare ai Cestaro, entrambe bocciate senza riserve. A dire il vero Boselli con il personaggio ci si confronterebbe volentieri. Ancora gli brucia l'aver ceduto a Nizzi l'idea (che poi era di G. L. Bonelli stesso) del suo ritorno dalla morte e non averla tenuta per se in attesa di tempi migliori. Vorrebbe organizzare un ritorno in grande stile di Yama. Sotto sotto ci leggo la tentazione di Sergio, ma anche di Borden di ignorare in qualche modo l'ultima storia e riprendere l' da dove GLB aveva lasciato. A dire il vero, ad incontri e mostre io mi imbatto in tantissimi lettori che un ritorno di Mefisto e/o Yama lo vedrebbe volentieri Ne sono convinto. A dire il vero io non ho tutta questa insofferenza: un p? dei compriamri creati da Boselli (specie certe due comprimarie) dagli altri li rivedrei volentieri. Quanto agli antagonisti... mi ?dispiaciuto per l'uscita di scena della Tigre Nera e rivedrei volenteri il Maestro... ma anche Proteus se è per questo, che è un antagonista creato da G:L. Bonelli. Per far tornare Mefisto e famiglia? Firmo subito. ::evvai::
  20. Carlo Monni

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Un'ipotesi così improbabile che è sbagliata. Oddio, non escludo che nella testa di almeno uno sceneggiatore (forse addirittura due?) ci sia un progetto al riguardo, ms di concreto c'è meno di nulla. Quanto a Villa, dopo la fine di "Eagle Pass" (quando avverr? ) già si sa che sarà impegnato con Boselli su una storia tratta da un suo soggetto, come ben sanno i più scafati tra gli iscritti a questo forum. Ecco: qui ci hai azzeccato. Si sta aspettando il via di Sergio Bonelli per dire tutta la verità.
  21. Carlo Monni

    [60/61] Morte Nella Neve

    Storia del tutto inconsueta per G. L. Bonelli che qui si limita a seguire, con poche varianti, i fatti storici con rigore quasi cronachistico, limitandosi praticamente a sostituire i veri agenti della Pinkerton (in primis Charlie Siringo, affiancato per lo più da Frankie Di Maio ed in un paio di occasioni da Tom Horn) con Tex e Carson. Le varie fasi della cattura dei singoli membri del Mucchio Selvaggio (qui, però, Wild Bunch è tradotto come "Orda selvaggia", traduzione accettabile anche se non proprio correttissima) sono narrate con estrema fedelt? a come si svolsero nella realtà storica. Da qui anche la scelta di far vedere la caccia separata ad ogni singolo membro della banda, perchè è proprio così che accadde. Laddove GLB si discosta maggiormente dalla realtà storica è nello scontro finale in cui Butch Cassidy e Sundance Kid muoiono. A prescindere dalle controversie se i fatti andarono davvero così o no. Sta di fatto che gli agenti della Pinkerton (qui rappresentati da Tex e Carson) non erano presenti sul posto e dovettero affidarsi ai resoconti delle autorit? boliviane. Da un punto di vista della continuity texiana questa storia presenta una serie pressoch? insormontabile di problemi, tanto che la si dovrebbe ritenere fuori dal canone se si volesse essere proprio stringenti. Gli eventi narrati, infatti, nella realtà si svolsero nell'arco di quasi 10 anni, dal 1899 al 1908 e se la prima data potrebbe essere accettabile, sia pure con più di uno sforzo, la seconda proprio no. Ci Si potrebbe chiedere perchè GLB non abbia scelto di usare una banda fittizia, che fosse ispirata al Mucchio Selvaggio, potendosi così concedere maggiore libertà creativa.
  22. Carlo Monni

    Interviste Agli Autori

    Piccola curiosità: il Texone di Venturi, che uscir? quasi certamente nel 2013, avrà lo stsso tema di fondo del Texone di quest'anno, ovvero il viaggio di una ncarovana lungo l'Oregon Trail. Sarà interessante vedere non solo quali saranno le eventuali similitudini e le differenze tra i due autori, ma anche se Boselli, che ha comincato a scrivere la storia nel 2009, quando il Texone di Manfredi & Gomez era quasi finito, terr? conto nei dialoghi del precedente viaggio "organizzato" dal suo collega.
  23. Carlo Monni

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    Eccomi qui a commentare anch'io questa storia, ma prima consentitemi un breve excursus storico sulla genesi di questa storia e su fatti di cui io stesso sono stato, almeno in parte, involontario testimone. Siamo nell'estate 2006 e si è consumata una prima rottura tra la SBE e Claudio Nizzi. I motivi sono troppo complessi per discuterli ancora qui, basti dire che Nizzi decide di non tornare dalle sue vacanze lasciando in Maxi incompiuto ("Lo squadrone infernale") e due disegnatori "scoperti". Si tratta di Fabio Civitelli e Carlos Gomez, appena arruolato per realizzare un Texone. Causa urgenti e pressanti impegni di lavoro, nessuno degli altri due sceneggiatori regolari di Tex, mauro Boselli e Tito Faraci, è in grado di assumersi l'onere di scrivere per loro. Occorre rivolgersi a qualcun altro. La scelta ricade alla fine ricade su Gianfranco Manfredi, il quale accetta l'incarico e presenta due soggetti che vengono accettati e che in redazione sono subito soprannominati: "Quello dell'acqua" e "Quello delle donne". Come sappiamo, "Quello dell'acqua" finir? a Fabio Civitelli e noi qui ci troviamo a discutere dei "Quello delle donne". Una cosa interessante da notare, comunque, è come in entrambi i casi Manfredi abbia presentato dei soggetti tutto sommato classici, non tanto e non soltanto per Tex ma per la tematica western in generale. Cosa c'è, infatti, di più classico del viaggio di una carovana verso un'ipotetica "terra promessa"? Un tipo di storia vista in innumerevoli film, telefilm, opere a fumetti e non in cui di solito è il viaggio ad essere al centro dell'attenzione più della sua meta. Naturalmente, da bravo autore qual ?, Manfredi aggiunge al soggetto base degli elementi che facciano la differenza da tutti gli altri del genere. In questo caso ne abbiamo due: la caccia al giovane assassino psicopatico e la carovana composta da sole donne. Il primo sembra poco più di un pretesto, il secondo, invece, permette tutta una serie di giochi di caratterizzazione davvero ben riusciti. Il tema della carovana di sole donne non è certo nuovo. Per tacere del film "Donne verso l'ignoto", citato nell'introduzione al Texone, vorrei ricordare la storia di Ken Parker "Alcune signore di piccola virt?", sceneggiata da Tiziano Sclavi su soggetto di Giancarlo Berardi coi disegni di Sergio Tarquinio, in cui Ken, dopo aver mancato per un soffio la diligenza per Lordsburg di "Ombre rosse", finisce per diventare la guida di un gruppo di prostitute in trasferta in un viaggio che tocca tutte le corde della narrativa dalla commedia al dramma. Il tema delle spose postali è comunque nuovo per la serie di Tex ed è ben trattato. Si "accusa" spesso Manfredi (e con più di una ragione a dire il vero) di essere più ispirato dai western iperviolenti e sopra le righe del filone "spaghetti", ma qui invece il nostro sembra reduce da una full immersion nei film più classici del genere. Non si fa fatica ad immaginare John Wayne nel ruolo di Tex, Maureen O'Hara in quello di Emma e Ben Johnson in quello di un Kit Carson decisamente ironico. Certi scambi di battute tra Tex ed Emma ricordano decisamente i duetti tra Wayne e la O'Hara. laughing Solo nel finale ritorniamo ad atmosfere meno classiche. Il cosiddetto Reverendo Fletcher è decisamente più una figura da Spaghetti Western o da western crepuscolare, per continuare la similitudine, che da film di John Ford. Alla fine il povero Kevin Fletcher rivela tutta la sua tragicit? e fragilit? di essere umano e non è certo un caso che l'autore decida di farlo uscire di scena facendolo sbranare da un orso. Lui non era il vero antagonista, ma, tutto sommato, un povero disgraziato in balia di forze più grandi di lui, da compatire più che da odiare o disprezzare. Sembra giusto che la sua fine avvenga per mano della cosiddetta "giustizia divina". Il tema delle donne da vendere come prostitute può essere considerato forte per una serie come Tex, ma a me non ha affatto turbato: il sesso e ciò che lo concerne potevano essere argomento tab? ni fumetti anni 50 e 60, ma ormai, se introdotto con garbo, ha piena cittadinanza anche nel mondo di Tex a mio parere. Decisamente ben fatta la sceneggiatura. Sicuramente non Bonelliana nel ritmo e nell'uso delle didascalie, ma decisamente rispettosa dei personaggi. clap clap Certe scene, come la sequenza da pag. 39 a pag. 41 sono tipicamente alla Manfredi. :ahah: Un'ultima annotazione: se c'è una cosa che Manfredi e Boselli hanno sicuramente in comune è la passione per i finali veloci. In Appena 15 pagine si risolve tutto. Molto buona la prova di Gomez, sicuramente un ottimo acquisto, anche se secondo me deve ancora lavorare un p? sul volto di Tex, decisamente troppo giovanile in alcuni momenti. In sintesi: una storia decisamente riuscita, che lascia come unico rimpianto il fatto che Manfredi non scriva più spesso storie di Tex.
  24. Carlo Monni

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Pu? darsi che Muzzi fosse lento Fidati, era lento (almeno per gli standard dell'epoca). Lui stesso lo ammette nelle poche interviste che ha rilasciato, in cui dice che doveva lavorare a ritmi massacranti per tener dietro alle scadenze e che per questo il suo lavoro dava l'impressione di essere poco curato. Quello che ti sfugge è che all'epoca Sergio Bonelli non aveva molti disegnatori della sua scuderia tra cui scegliere. La Araldo non era la grande casa editrice di oggi e molti dei disegnatori che in seguito avrebbero lavorato per lei allora erano felicemente accasati con la concorrenza. Insomma, nel 1960 Muzzi era quasi l'unica possibilità. I visi rifatti da Galep avevano esclusivamente a che fare con il fatto che quelli fatti da Muzzi non piacevano a Sergio perchè poco simili al modello galeppininiano. In seguito scelse di abbandonare quella fedelt?, ma ormai con Muzzi l'andazzo era quello. La cosa buffa è che se si vedono i volti di Tex realizzati interamente da Muzzi (per esempio nelle illustrazioni per ?Cavalcando con Tex?) si nota che il volto di Tex si rif? proprio al modello di Galep. Credo però che ormai fosse invalsa una sorta di pigrizia editoriale. E tu come fai ad esserne così certo, hai un filo diretto con GLB che te lo ha detto personalmente dall'aldil'? Te lo ha assicurato Sergio Bonelli stesso o magari Muzzi in persona? Francamente le tue granitiche certezze mi lasciano sempre perplesso.
  25. Carlo Monni

    [606/607/608]Caccia Infernale

    Io invece ho sempre adorato il fatto che una storia avesse il suo giusto spazio (a proposito della querelle Cheyenne-Virgin: qui stiamo parlando di narrativa, non di poesia, per la quale il discorso sarebbe molto diverso!). Costringere una storia in un multiplo di 110 pagine significa, nel 95% dei casi, o allungare il brodo o restringerlo. Risultato: una cattiva minestra. Questo è poco ma sicuro . Uhm, questo non capisco cosa c'entri con le 110 pagine. Ma è semplicissimo: lavorando a multipli di 110 pagine, ovvdro ragionando per albi, la progarmmazione è più facile. Ti rendi conto che stiamo parlando di due storie due la cui lunghezza è prefissata? Due storie a cui peraltro si dovr?, come hai detto tu, pensare tra quattro anni? No, parliamo di almeno 4 storie, perchè anceh a cosa metetre nei numeri 696/699 dovr? essere deciso e, guarda caso, il formato ad albi completi consente di inserirci agevolmente due storie di due albi. Ti faccio poi notare che se si decidesse di affidare a Villa una delle due storia anniversario, sarebbe bene che gliela affidassero prima come mminimo nel 2014. Non ho capito cosa c'entra l'emergenza con il numero fisso di pagine. Se un disegnatore non fa in tempo a rispettare i tempi di consegna, sarà pubblicata prima una storia già completata. Mi sembra sia sempre successo. Ma se accadesse in prossimit? di una storia anniversario e la storia già pronta non avesse la lunghezza giusta? Occorrerebbe inventarne anche una per fare da tappabuchi e con ristrettissimi tempi di consegna per sceneggiatore e disegnatore (che dovrebbe anche essere uno velocissimo e non è facile trovarlo). Col sistema ad albi completi, la storia giusta si trova sempre. Sinceramente credo che le storie di Muzzi fossero brevi a causa della scarsa fiducia riposta in lui dall' editore, come dimostrano le facce di Tex di Galep. E' stato scelto solo per riempitivi (almeno, pensati come tali). Secondo me era semplicemente perchè Muzzi era lento. Tutto qui. D'altro canto se tu pensi che "La caccia", "La dama di Picche", "Il cacciatore di taglie" fossero dei riempitivi, io dico: ridateci riempitivi così. Ok, forse avrei dovuto dre: quasi tutte. Se però ti prendessi la briga di contare le pagine delle storie di Civitelli a partire da "Agguato nella miniera", noterai ls ricvorrenza del n° 252. Ah, ma quella storia, come quelle precedenti (con l'ovvia esclusione del n° 100) erano state concepite pwer il formato a striscia e solo successivamente riadattate per il nuovo formato. Non credermi sulla parola: prova a contare le strisce e vediamo se non noti una sorta di cesura ogni 80 almeno all'inizio. Tra le altre cose la storia inizia anche dalla seconda striscia della pagina, cosa evitaqta in futuro. E quale sarebbe il problema? Che una volta deciso quando la storia sarebbe stata pubblicata e quindi a che punto doveva essere spezzata, bisognava preparare la strscia di raccordo e quindi l'autore doveva scriverla (o lo faceva per lui qualcuno in redazione) ed il disegnatore disegnarla 8o lo faceva anche questo qualcun altro). A te non sembra un problema, a loro si. E io l'altro! Non si era capito? :trapper:a Bisogna anche essere duttili ed adattarsi ai tempi nuovi.
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