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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Carlo Monni

    Galleria Di Roberto De Angelis

    Ma di che ostilità stai parlando? Qui nessuno è ostile, stiamo solo cercando di capire. Mi spiego: se la notizia, quale che sia, è stata data in pubblico, ne puoi parlare liberamente perché nessuno può pretendere riservatezza su qualcosa detto di fronte a centinaia di persone e di cui esiste pure un video, ma se la notizia è invece stata data in via riservata, le cose sono diverse. Esiste un'intervista? A chi e dove è reperibile? Mi paiono domande legittime e rispondere è cortesia.
  2. Carlo Monni

    Galleria Di Roberto De Angelis

    A questo punto, devi dirci cos'hai esattamente sentito o darci il link. io ho visto il video del keynote e non ho sentito parlare di quattro albi di De Angelis. A che punto sarebbe stato detto?
  3. Carlo Monni

    Galleria Di Roberto De Angelis

    Cioè hanno detto che l'anno prossimo usciranno quattro albi di Tex disegnati da De Angelis? Mi sembra decisamente impossibile. Anzi io so per certo che quattro albi di Angelis sulla serie regolare non ci saranno.
  4. Carlo Monni

    Galleria Di Roberto De Angelis

    Secondo la mia modestissima opinione, ha già detto troppo.
  5. Basta un semplice controllo: la stragrande maggioranza delle storie di Nizzi pre n. 400 non supera 250 pagine Da quando è stato adottato il sistema degli albi completi lo standard di Nizzi è stato di due albi. Le eccezioni ci sono ma sono poche.forse tre o quattro.
  6. Attento Leo che quelle che tu consideri storie in tre albi non siano in realtà storie più brevi spalmate in tre albi a causa del sistema di di cominciare o finire una storia a metà di un albo. Io ho la sensazione che le storie di 330 o più pagine scritte da Nizzi siano relativamente poche.
  7. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Accadeva in moltissime storie di G.L. Bonelli ad esempio.
  8. Landi, tu puoi pensarla come vuoi, ma l'acrimonia verso Nizzi non c'entra nulla te lo garantisco. Per quanto mi riguarda, ho con Nizzi un ottimo rapporto personale. Ci incontriamo una o due volte all'anno e sono sempre incontri molto cordiali. Quanto al suo calo qualitativo, quella che tu chiami fretta dell'unico autore non c'entra niente. Boselli scrive contemporaneamente più del doppio delle storie che scriveva Nizzi e non mostra cali qualitativi anzi negli ultimi anni ha ritrovato nuove energie. La verità amara è che agli inizi degli anni 90 Nizzi ebbe quello che in gergo viene chiamato blocco dello scrittore che per lungo tempo gli impedì perfino di sedersi davanti ad una macchina da scrivere, blocco dovuto a vari fattori tra cui l'essere stato forzato ad abbandonare la sua creatura Nick Raider (di lui sì che il padre) per scrivere esclusivamente Tex perché così voleva Sergio Bonelli, frustrazione che Nizzi non ha mai davvero superato. Quello che tu ti ostini a voler considerare padre di Tex, negli ultimi anni ci lavorava di malavoglia spinto praticamente solo dal ritorno economico.. Non sono io a dirlo ma lui stesso apertamente o implicitamente nel bel libro intervista di Roberto Guarino , la cui lettura consiglio a tutti. Nizzi ha scritto delle ottime storie finché è stato in forma. Quando si è ripreso parzialmente è stato innnanzitutto incapace di concepire delle trame e difatti o riciclava soggetti da lui fatti anni prima per Larry Yu,ma o si appoggiava a soggetti di altri come Fabio Civitelli, Claudio Villa, Stefano Di Marino, e soprattutto Mauro Traversa a cui si debbono le trame di quasi tutte le storie firmate da Nizzi uscite dal 2005 in avanti. Per un buon periodo Nizzi sopperiva alle sue lacune nell'ideare nuove trame con il mestiere che gli permetteva di realizzare dialoghi ancora brillanti e caratterizzazioni effficaci, poi, e per me il punto di svolta è il n. 500, crolla anche su questo: le sue storie diventano via via sempre più brutte ed illeggibili. Ogni snodo narrrativo è risolto in modo sempre più semplicistico, come i famosi origliioni che evitano al protagonista ogni sforzo per scoprire qualcosa o gli agguati che finivano invariabilmente per sbagliare la mira e che dire di Kit Carson trasformato in un vecchietto rimbambito? Il buon lavoro fatto in passato non può far chiudere gli occhi su un periodo oggettivamente pessimo. Io confido che dieci anni lontano da Tex lo abbiano rigenerato e che ci offrirà storie all'altezza del suo periodo migliore ma, ti ripeto: i'appellativo di padre, adottivo o meno, non lo merita né lui né nessun altro.
  9. E io no. <i padri di Tex sono solo e soltanto due: G.L. Bonelli e Galep non scherziamo! Nizzi è stato un ottimo autore ma è arrivato sulla serie quando questa ormai era arrivata a 35 anni di esistenza e negli ultimi anni di presenza sulla serie ha pure scritto le peggiori storie che mi sia capitato di leggere. Il suo contributo è stato indubbiamente fondamentale per buona parte degli anni 80 e primi 90 mai e poi mai potrebbe essere definito unao dei papà di una serie che per sua stessa ammissione, finché non ha cominciato a scriverla nemmeno leggeva. Peraltro lo stesso vale per chiunque altro, Boselli e Ticci compresi, abbia lavorato su Tex dopo G.L. Bonelli e Galep. Usate altre metafore se volete, ma padri proprio no, non lo accetto.
  10. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Quello che Mauro dice è esattamente: "Il danno è fatto ma non è così grave, sappiatelo." che per me significa che ho probabilmente ragione: l'identità dell'assassino non è importante.
  11. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Letizia ha colto perfettamente il punto. Certo, questa è la prima volta che veniamo a conoscenza che Tex ha conosciuto Jim Bridger e diversi altri personaggi storicamente esistiti ed è verissimo che ciò accade perché Boselli ha deciso che avvenisse in questa storia. Mi viene da dire: e allora? Questa è un'operazione abbastanza tipica di quando si narra la giovinezza dell'eroe, innesti di continuity li chiamano. Non ce lo avevano detto prima si obietta. Se è per questo, per 18 anni non ci era stato mai detto che Tex conosceva Cochise poi in una storia del 1966 il capo Apache fa la sua comparsa e, sorpresa, lui e Tex sono vecchi amici. G.L. Bonelli non si preoccupa nemmeno di spiegarci come e quando si sono conosciuti, lo ha fatto Boselli 51 anni dopo ne "Il magnifico fuorilegge". Bridger non è mai stato nominato prima? Semplicemente non ce n'era necessità. Tex è sempre stato avaro di notizie sul suo passato almeno col figlio che ha dovuto aspettare di avere almeno di avere 17 anni per sapere qualcosa sulla giovinezza del padre. A quanto pare, qualcuno si è scordato che fino a "Il passato di Tex" Kit non sapeva nulla della famiglia paterna e delle avventure del padre prima della sua nascita. Quanto al fatto che sia inverosimile che Jim Bridger a quasi 80 anni batta a pugni un uomo che ha la metà dei suoi anni, è vero, loè ma io dico: e chi se ne frega? La scena è bella e pure commovente e tanto mi basta.
  12. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    'Ma il punto della storia non è chi ha ucciso il fratello di Wolfman, quello è solo il pretesto per l'azione , quello che Alfred Hitchcock chiamava il McGuffin. Il punto è la vendetta di Wolfman e la reazione degli abitanti del villaggio. Questo non è un giallo dopotutto.
  13. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Sul serio brancolate nel buio sul nome dell'assassino? Ma se è evidente? Forse anche troppo evidente- A proposito di Medda, Mauro un soggetto gllel'ha chiesto ma è lui che non l'ha ancora portato.
  14. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Tra l'altro il racconto dell'attacco degli indiani che termina con un improvviso silenzio e con l'interlocutore che alla fine chiede: "E poi?" E Bridger che risponde: "E poi nulla: ci hanno uccisi." era un classico di Jim Bridger.
  15. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Ed ecco arrivato il momento di commentare questo Maxi. Posso cavarmela con una sola parola: stupendo. potrei aggiungerne altre tre: lirico, epico, commovente ma dubito che renderebbero adeguata giustizia alle sensazioni che ho provato durante la lettura. Aggiungiamo S P O I L E R Partiamo dalle prime 48 pagine che ci portano nella vecchia frontiera con la leggenda Jim Bridger, poi la sequenza del funerale di Mae con la prima apparizione dei piccoli Tex e Sam, il loro battesimo del fuoco a 11 e 10 anni nel 1849 contro i Comancheros, Ken Willer che all'oste che gli dice che il regolamento vieta l'ingresso ai neri e agli indiani ribatte semplicemente: "Cambialo", il viaggio fino in California a 17 anni con i primi amici, la divertente scazzottata tra Tex e Damned Dick e quella finale del vecchio Bridger con il rivale Brompton accompagnata da una ballata in suo onore. Due sono i numi tutelari di questa storia: quello di John Ford e quello di Gino D'Antonio,di cui Boselli si conferma ottimo allievo. L'autore dimostra che quando scrive quello che gli piace, un soggetto che sente senza preoccuparsi delle reazioni di certo pubblico non sbaglia un colpo. Dovrebbe farlo sempre. Menzione d'onore per un ottimo Del Vecchio. Nota curiosa: tra i trappers che aiutano Tex a San Francisco c'è anche Mangiafegato Johnson, anche lui realmente esistito , il cui vero nome era Jeremiah, magari a qualcuno questo nome ricorderà .qualcosa, chissà?
  16. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Beh un legame c'è di sicuro ed è quello che si forma quando una donna offre certi... ehm... servizi in cambio di denaro.
  17. Carlo Monni

    [Maxi Tex N. 21] Nueces Valley

    Hai dimenticato di aggiungere: "secondo lui" perché ci sono stati fior di autori prima e dopo di lui che la pensavano e la pensano diversamente, grazie al Cielo.
  18. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Dovresti essere un ragazzo abbastanza intelligente da non credere a queste sciocchezze ma a quanto pare nessuno è immune da stupidi pregiudizi. Se non te l'ha mai detto nessuno, sono stati proprio gli americani ad inventare i fumetti come li conosciamo oggi e sono stati proprio gli autori americani ad influenzare quelli italiani attivi dagli anni 30 in avanti. Galep, Muzzi e Nicolò erano chiaramente influenzati da Alex Raymond e Hal Foster; Letteri si ispirava a John Prentice che di Raymond era stato allievo. Ticci invece guardava principalmente a Milton Caniff, capofila dell'altra grande scuola fumettistica che ancor oggi influenzano i disegnatori esistenti. Anche gli americani hanno le storie lunghe, altro che bassa soglia di attenzione, solo che sono articolate in capitoli dalle 20 alle 32 pagine invece che 94 o 110. Il paperback di Watchmen che ha più di 288 pagine senza contare extra e redazionali, è continuamente ristampato da decenni. Anche in Italia, prima della seconda metà degli anni 60, lo standard era fissato su episodi da una ventina di pagine l'uno, poi Bonelli ha deciso di varare il formato attuale ma per mantenerlo ha dovuto rinunciare definitivamente all'idea dell'unico sceneggiatore e disegnatore che è quasi lo standard altrove. Probabilmente il fatto che per me la lunghezza non sia un problema deriva anche dall'età. Quando ero bambino l'offerta di fumetti era molto diversificata nei formati e nella lunghezz adelle storie. Tuttora le mie letture sono molto varie sia per ciò che riguarda i fumetti che la narrativa e saggistica in genere Molti di voi, invece di fumetti leggono solo quelli Bonelli o addirittura solo Tex. Questione di imprinting. Se sei abituato a fare merenda solo con la marmellata di more, potresti anche credere a chi ti dice che quella di arance fa schifo. Americani, Britannici, Francesi e Belgi hanno creato capolavori in sole venti o 46 pagine.
  19. Carlo Monni

    [684/685] Wolfman

    Ecco un'osservazione che mi sento di contestare: il capolavoro ci può stare eccome in 220 pagine ed anche in molto meno . Vuoi degli esempi? La sconfitta." 125 pagine, "Massacro" 155 pagine, "La ballata di Zeke Colter", 94 pagine. le prime due per me sono tra le 10 migliori storie di Tex in assoluto. Quello della lunghezza è un pregiudizio di cui fareste bene a liberarvi-
  20. Carlo Monni

    Passato o no?

    Vedi cosa capita a scordarsi un "di"?
  21. Carlo Monni

    Passato o no?

    Spero che tu mi possa spiegare in maniera sensata perché un'idea del genere sarebbe così assurda. Perché, ad esempio, non si potrebbe narrare un'avventura di Kit Willer mentre Tex e Carson sono altrove? E perché non una di Jim Brandon in Canada? Credi che se ne stiano tutti fermi a non far nulla in attesa che accada qualcosa che richieda la presenza di Tex? Il mondo narrativo in cui vive Tex esiste indipendentemente da lui possiamo dire e se c'è abbastanza domanda di avventure in solitaria dei pards e dei comprimari, perché non fare un albo apposito? Io lo comprerei.
  22. Carlo Monni

    Passato o no?

    Ma nelle due storie da te citate, qualcuno che nel presente di Tex è morto ci sarà comunque.
  23. Carlo Monni

    Passato o no?

    Recchioni il Tex vecchio l'ha già fatto anche se apocrifo naturalmente. In una storia pubblicata in due parti su Lancio Story parecchi anni fa narrava di un giustiziere che dopo la tragica morte del figlio aveva appreso la pistola al chiodo ma diversi anni dopo, ormai anziano, era costretto a ritornare in pista e faceva strage di cattivi. I nomi erano diversi, ovviamente, ma il rimando a Tex era più che evidente. Il soggetto era in sostanza un adattamento in chiave western di "Il ritorno del Cavaliere Oscuro" storia di Batman di Frank Miller, testi e disegni, ambientata una ventina d'anni nel futuro e che è un vero e proprio capolavoro senza mezzi termini. L'idea di narrare l'ultima avventura dell'eroe è vecchia quanto la narrativa stessa.in sostanza e non manca di fascino.
  24. Sono tante le cose su, secondo me, ti sbagli e tra di esse può benissimo esserci anche questa.
  25. Vincolo che esiste in tutto il mondo e per ogni forma di narrativa. Non esiste nazione in cui siano prodotti fumetti in cui non ci sia il vincolo di un numero predeterminato di pagine. Dirò di più: in Italia solo Bonelli usava questo formato. Negli Stati Uniti hanno prodotto capolavori con episodi di sole venti pagine mensili o, nel caso delle strisce per i quotidiani addirittura quattro vignette orizzontali al giorno. In Francia ci sono sempre riusciti in 46 pagine. Restando alla Bonelli, che dire del Comandante Mark che sin dall'inizio è andato avanti con episodi di 64 pagine. Fuori dai fumetti, Isaac Asimov ha scritto storie immortali stretto in un vincolo che gli imponeva una lunghezza non inferiore ad un certo numero di parole r non superiore ad un altro. I serial televisivi hanno una durata media di 40 minuti. La verità è che se un autore è bravo, il numero di pagine non è un problema. Quanto ai finali affrettati, ma io direi piuttosto; frenetici, almeno per Boselli e Manfredi, non dipende dal numero di pagine ma dal loro stile di scrittura.
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