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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 22/02/2021 in tutte le sezioni

  1. Rileggere ogni tanto le prime storie di GL Bonelli aiuta a sfatare i luoghi comuni che si sono sedimentati negli anni sul Tex delle origini, che sarebbe - secondo versioni semplicistiche - un Tex ancora istintivo, poco riflessivo, un ammazzasette protagonista di storielle dalla trama non troppo originale, che sarebbe maturato solo con “Sangue Navajo” oppure dopo, verso il n. 100 o giù di lì. Be’, basta riprendere in mano “L’eroe del Messico” (n. 4 della serie Tex Gigante) per rendersi conto che non è proprio così. L’episodio narra il primo incontro di Tex con il ribelle Montales e l’aiuto che Tex gli fornisce per vincere la Rivoluzione messicana. Tra scontri con i militari, scorribande e azioni di guerriglia, fughe, smascheramento di traditori, assalti al treno e rocambolesche evasioni, il momento più importante della vicenda è il dialogo tra Montales e Tex, che lo ha appena liberato: Tex: “Sto pensando a quei soldati che ho dovuto uccidere quando eravamo sul tetto… Quando sparavano non facevano che obbedire a un ordine superiore… Dovremo cambiare tattica d’ora in avanti! Dovremo cercare di colpire i capi… quelli che stanno comodi e sicuri dietro a una scrivania e mandano al macello gli altri… Dobbiamo accattivarci la simpatia del popolo. Far capire ai soldati che noi lottiamo non contro di loro, ma contro gli sfruttatori del paese…” Montales lo guarda ammirato. Tex: “Se noi li priviamo dei capi… a chi obbediranno?... Spareranno essi senza averne l’ordine contro coloro che si battono per difendere i poveri e gli oppressi? No, Montales, essi non spareranno!... Passeranno sempre più numerosi dalla tua parte!” E Montales, quasi commosso: “Caramba. Sei un grande hombre, Tex.” “No, Montales, sono solo uno che si è unito a te perché lottavi per un ideale di giustizia.” “Tex non dire altro, qua la mano... D’ora in poi tu sarai il cervello della banda e io sarò fiero di essere il tuo braccio destro!” Insomma non proprio una storiellina banale banale con cowboy e indiani e tanti bang bang!... Da citare anche il finale, con il nuovo presidente del Messico Manuel Perez che offre a Tex una carica prestigiosa nel nuovo governo. Tex ovviamente rifiuta, concludendo il suo discorso così: “Ebbene se volete saldarlo [il debito di riconoscenza] fate che non scorra più sangue sulla frontiera. Fate che la pace, la comprensione, il pacifico commercio siano il sereno epilogo di tante inutili lotte fra soldati americani e messicani!” Abbracci e giornali messicani che inneggiano all’eroe Tex Willer e alla pace ritrovata. Certo, la storia presenta ingenuità, incongruenze, GL Bonelli non è ancora del tutto a sua agio con le storie lunghe e alcuni episodi potevano essere meglio sviluppati (bisognerà aspettare “Il Tranello” per avere il primo vero capolavoro della serie), ma certamente questo “L’eroe del Messico” rimane come uno splendido esempio di grande fumetto popolare d’avventura, piacevole da leggere e divertente da riscoprire.
    2 points
  2. Belle storie le vostre, anche se non le ho messe le giudico ottime. Magico vento con una storia al giorno hai tempo di "unirti" magari per la top 20 48) Tex n°190/191 El Muerto: Nolitta - Galleppini 9,1
    2 points
  3. Il mio N. 48 DIABLERO - Di G.L. Bonelli e Letteri - Tex nn. 135-136-137
    1 point
  4. La prima di Mefisto (almeno fino al 2019) che inizia in questo albo: Tutte (o quasi) queste posizioni saranno occupate dal duo Bonelli-Galep o Bonelli e altri, per poi lasciare spazio a Boselli, Nolitta, Nizzi, Ruju ed anche Segura.
    1 point
  5. Un Nizzi molto noir -con le sue insinuanti ambiguità e il suo romanticismo disperato- e Lola Dixieland è una delle femmine più magnetiche mai viste su Tex-e moltissimo merito va anche a come ce la disegna Bernet- per me un gioiello, consiglio di rileggerlo Commentando i vostri n. 49 : "Tra due bandiere" e "La cavalcata del morto"...per me due buone storie, ma non mi fanno impazzire granchè, e non stanno nella mia top 50 Quella di Glb la ritengo una storia più importante che bella, e il Texone di Boselli, per quanto buono, non rientra tra le mie preferite di El Morisco. Il mio N. 49 Linciaggio ! - di Gl. Bonelli e Nicolò - Tex nn. 209-210
    1 point
  6. Nueces Valley, un anno dopo Queste righe avrei dovuto scriverle esattamente un anno fa, quando “Nueces Valley” uscì in edicola, un po’ di soppiatto, nella collana “Maxi”. Cercherò, per quanto possibile, dopo tutto questo tempo, di restituire alle mie parole l’entusiasmo e perfino la commozione che questo albo mi ha dato. Inizio col dire che aspettavo questa storia con enorme interesse. Era la nascita di Tex, qualcosa a cui non avrei mai pensato di assistere. Ho seguito sui forum dedicati ogni notizia e piccola anticipazione riguardo l’albo. Non conoscevo bene Pasquale Del Vecchio e mi chiedevo se i suoi disegni sarebbero stati all’altezza di un’uscita così prestigiosa. Le preview facevano ben sperare, però, e io contavo i giorni come quando ero un ragazzino e attendevo con ansia l’ultimo album del mio gruppo rock preferito. La mattina del 6 ottobre 2017 mi recai in edicola più presto del solito e provai subito una grandissima emozione nel tenere quel “librotto” storico tra le mani. Penso di non esagerare se dico che in tutta la mia vita di lettore di Tex nessun albo è stato così lungamente atteso e pregustato. In seguito, solo “The Love Bunglers”, di Jaime Hernandez,, mi farà provare dei sentimenti fortissimi, pur per ragioni completamente diverse. Le origini di Tex sembravano scritte una volta e per sempre nel “Passato di Tex”, una storia a cui ero legato da quand’ero ragazzino e che conoscevo a memoria per averla letta e riletta un’infinità di volte. Ma adesso c’era un “prima” che contava di andare molto indietro agli eventi del Tex ventenne. Non stavo davvero nella pelle e di ritorno a casa – approfittando di una mattinata libera – mi apprestai alla lettura intimidito e ancora incredulo per ciò che avevo tra le mani. Le prime pagine, con un’introduzione apposita di Mauro Boselli e gli schizzi preparatori di Del Vecchio furono già un ottimo biglietto da visita. Avevo troppa voglia di leggere la storia, ma mi costrinsi ad aspettare ancora un po’ e non saltai alcuna pagina. Il Tex giovane di Del Vecchio, ritratto a pag. 11, era straordinario. Tutte le illustrazioni erano belle, ma principalmente quel primo piano di Tex, sul quale mi soffermai più e più volte gongolando: “Ci siamo! E’ fatta! E’ lui! Sììì... grande!!”. E seguivano le pose di Ken Willer, ritratto in apertura a pag. 5, gli studi su Mae e gli altri personaggi. L’introduzione di Boselli era puntuale ed esaustiva. Le note storiche sullo scenario geografico che doveva fare da sfondo all’infanzia di Tex erano estremamente coinvolgenti. Non più un anonimo nome sperduto nel territorio del Texas, ma una storia nella storia tratteggiata con pennellate vivide che lasciavano presagire una lettura assolutamente speciale, indimenticabile. Ero lì, seduto nel salotto della mia casa, con una mattinata a disposizione ed un albo epocale tra le mani. “Non ci posso credere, ma sta avvenendo…”, dicevo tra me e me. “Sto leggendo l’inizio di tutto…”. Repubblica del Texas, 1838. Si apre come un grande classico d’avventura western. Gli esploratori e i pionieri da cui partì la nostra Grande Epopea. Sapevo di Jim Bridges e del suo ruolo nella storia. Mi piacque tantissimo trovare in Tex un periodo storico della Frontiera antecedente a quello abitualmente trattato. Mi vennero in mente alcune belle pagine del capolavoro di Gino D’Antonio. Fino a pag. 59, dove Tex appare per la prima volta nel pancione della mamma, l’albo scorre via e avvince in maniera davvero sorprendente, grazie ad una sceneggiatura perfetta, classica com’era giusto che fosse un western atemporale, in grado di collocarsi nei quasi settecento numeri di Tex senza smuovere né stravolge nulla ma al tempo stesso dare ragione di tutto. Capolavoro. Sto leggendo un vero gioiellino, va tutto bene, tutto bene… I disegni di Del Vecchio sono davvero spettacolari. Tratto pulito e altamente descrittivo, rappresentano un punto di congiunzione tra Civitelli e Villa, forse i due artisti a cui sono maggiormente legato. Claudio Villa, in verità mi aveva un po’ deluso per una copertina che finora rappresentava l’unica pecca, non essendo a mio parere particolarmente curata né evocativa (molto migliore, a confronto, quella che l’Autore realizzerà per la riedizione in volume successivamente data alle stampe). Ken e Mae Willer funzionano alla perfezione. Fino ad allora mi ero sempre immaginato Ken Willer come un uomo anziano con i baffi bianchi, perché in genere le figure maschili di Galep quando raggiungevano una certa età portavano i baffi (più di rado la barba). Questo Ken giovane assomigliava molto a Tex, come in effetti avrebbe dovuto essere, un Tex coraggioso ma anche saggio e di un’alta caratura morale. Grazie anche alla matita di Del Vecchio ho ritrovato nella fisionomia di Ken Willer quella fermezza di posizioni e quell’idealismo che caratterizzerà il Tex adulto. Ken è più pacato di Tex, e in questo Sam gli è più vicino, ma sul piano dei valori e dei convincimenti, tutto ciò che sappiamo di Tex appartiene a Ken e da lui gli è tramandato. La dolcezza di Mae la ritrovo invece in qualche tratto un po’ “femmineo” del giovane Kit, i cui tratti somatici rimandano a lei ancor più che alla madre navajo Lilyth. Ci sono delle pagine di quest’albo che sono davvero meravigliose. La tavola n. 65, che ci presenta Tex e Sam bimbetti al funerale della madre. Caratterizzazione assolutamente azzeccata. E poi la n. 93 con un giovanissimo Tex addormentatosi nel suo primo turno di notte con un piatto (di fagioli?) sul petto. Sembra davvero di assistere ad uno di quei vecchi e indimenticati film con James Stewart o John Wayne. E’ tutto perfetto, sceneggiatura e disegni si accompagnano alle perfezione e io mi fermo ogni tanto sprizzando felicità per quest’opera così convincente. L’albo si divide narrativamente in tre parti. La prima, che occupa la metà dell’albo, riguarda Tex bambino ed è a mio pare la più riuscita, per la quale mi sentirei di dare un “dieci più” tanto è perfetta in ogni sua angolazione. La seconda parte, che occupa due terzi del restante albo vede invece Tex adolescente, un Tex alle prime armi e per questo ancora capace di errori, come poi il figlio Kit. Questa parte è molto interessante per gli sviluppi che potrebbe avere in futuro, in quanto vi appaiono dei personaggi che rappresentano una prima versione dei “quattro pards” a cui siamo abituati tutt’ora. E’ una parte più abbozzata in cui solo Damned Dick appare caratterizzato compiutamente. Hutch e Rod sono invece meno delineati e servono al momento solo per arricchire lo scenario dell’adolescenza di Tex. La terza e ultima parte vede salire in cattedra Jim Bridges quando l’azione si sposta al tempo corrente. Ad una prima lettura ho ritenuto questa la parte più debole e ha un po’ smorzato l’entusiasmo provato in precedenza. Tuttavia ad un esame più approfondito quelle pagine finali, talvolta un po’ inverosimili per l’età avanzata del personaggio, danno insieme compiutezza ad un’opera che vede nella “Nueces Valley” appunto, ovvero in uno scenario storico-geografico e nella schiatta di pionieri che lo popola, il suo reale ed autentico protagonista. Jim Bridges a cui Tex concede l’onore di chiudere la storia e di rappresentare l’epopea del West dà a mio avviso la cifra di un eroe che è leggenda sì, eppure “suo malgrado”. Il Tex che fa un passo indietro nei confronti del più anziano eroe e mito d’infanzia, è in fondo ciò che realmente vuol essere: un uomo caratterizzato da un alto senso del dovere e della giustizia, ma anche una figura schiva che non ama mettersi in mostra e parlare di sé. Ecco perché la storia della sua infanzia viene narrata a corollario di un’impresa più nobile e seria. C’è Jim Bridges a cui bisogna dare una mano e a lui, al Vero Eroe del West, è dedicata la ballata di Johnny Horton. In questo non prendersi tutta la scena, nel fare un passo indietro quando occorre, nell’essere (forse) un eroe con “e” minuscola, ovvero senza la consapevolezza di esserlo e la tracotanza che ciò spesso comporta, c’è il Tex che io sento più vicino. Che stimo e che vorrei avere come amico. A Boselli e Del Vecchio il voto più alto per una delle storie più belle. Sicuramente la più importante e difficile e quella che, personalmente, porto oggi nel cuore. (Voto 10)
    1 point
  7. 0 points
  8. per me questa storia è un capolavoro migliore di molti altri presunti tali che Bonelli scriverà in seguito Le prime storie della saga per me sono tra le migliori della serie
    0 points
  9. va bene, pensavo di essermi perso qualcosa
    0 points
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