Riletto dopo trent’anni, periodo sufficiente a renderla quasi una lettura ex novo.
Texone favoloso, tema classico sviluppato benissimo da un Nizzi ancora in buona forma (da cinefilo ho apprezzato l’omaggio al Mucchio Selvaggio), ottimo ritmo, dialoghi secchi e taglienti conditi da una dose adeguata di ironia e supportati al meglio da una strepitosa lectio magistralis di Ortiz, che esordisce su Tex in maniera scintillante*.
Nella polverosissima matrioska di tradimenti ed inseguimenti i pards sono duri ed implacabili (vedi Tex che “rimanda” la sepoltura del damerino complice) ed è di ottimo livello anche la galleria di personaggi secondari, con i pennelli di Ortiz a differenziare adeguatamente i diversi gruppi di complici, ma a fare la parte del leone è il cattivissimo Linch Weyss, vero protagonista del volume, cervello fino freddo come un cobra e sempre un passo avanti a tutti.
Se mi è permessa l’ironia direi che è un peccato che la sua fine appaia così definitiva, altrimenti visti i chiari di luna ci sarebbe sicuramente scappato un ritorno…
Il finale è davvero bello, nella sua drammaticità l’ho decisamente preferito al classico duello a pistolettate, e l’ultima vignetta con i due criminali coperti di monete e le mani quasi a toccarsi, è a mio parere una delle migliori mai viste.
Opinione personale, volume sicuramente da top ten della collana (e probabilmente anche qualcosa in più).
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Unico neo che mi ha fatto alzare il sopracciglio, nell’ultima vignetta di pagina 238 la posizione delle mani della coppia criminale è “invertita” rispetto a quanto si vede poi a pagina 239 e 240. Capita anche ai migliori…