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TWF - Tex Willer Forum

Augustus McCrae

Cowboy
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    Troppi "favoriti" per citarli tutti, andiamo per macro argomenti.

    Libri: noir/thriller, romanzi storici, storia militare, geopolitica, biografie.

    Cinema: western, guerra, noir/thriller/polar, storici, un po' di fantascienza, un po' di animazione, qualche commedia/comico (Woody Allen e Mel Brooks ad esempio).

    Fumetti: nel corso della vita più o meno tutto tranne i manga.

    Sport, ormai non più praticato ma solo guardato: basket, calcio, baseball, hockey ghiaccio.

    TV: Serie TV e "sceneggiati televisivi" a piene mani, programmi di storia, ai vecchi tempi anche programmi comici e/o di satira.
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    Max

Me and Tex

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    Kit Carson
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  1. Ovviamente siamo più che mai nell'ambito delle opinioni personali: 1971 1972 1973 1969 Menzione d'onore per 1967 e 1994 ("l'anno dei 4 sceneggiatori" )
  2. Tra i due anche io preferisco Tarquinio. Quello che trovo comprensibile, da un punto di vista “umano”, sono le motivazioni alle “lamentele” di D’Antonio, almeno come descritte nel vecchio post di @Diablero. Lavorare con qualcuno che non segue le tue direttive e fa di testa sua è decisamente fastidioso, aldilà delle qualità tecniche.
  3. Grazie @Diablero, ti capisco perfettamente riguardo alla vecchiaia Nel frattempo ho ripescato casualmente un tuo post nel thread su Gino D'Antonio che accennava all'argomento (senza ahime citare la fonte), attribuendo la cosa alla "disobbedienza" del discolo Tarquinio che non rispettava alla lettera le indicazioni dello sceneggiatore... Motivazione che personalmente trovo comprensibile. Grazie ancora
  4. Finalmente sono riuscito a leggerla e sono davvero soddisfatto, un’ottima storia "extralarge" in equilibrio tra ricostruzione storica e fantasia, piena di colpi di scena e disegnata molto bene. Vediamo cosa ho apprezzato particolarmente: - Le pagine in cui viene ricostruito il massacro di Galeana*, che introduce perfettamente il pugno di pellerossa “sconfitti” della banda Querquer/Kirker e senza premere troppo sul pedale dello splatter comunica benissimo la ferocia della mattanza. - Il rapporto di stima e rispetto, sempre però sottilmente attraversato da una corrente minacciosa, tra Tex ed i 3 indiani, in particolare Idquahon, nonché i suoi conflitti “morali” all’idea di tradirli (come evidenziato dal fatto che Tex giustifichi con i suoi salvatori il supplizio a cui è stato sottoposto). Tra l’altro la scena finale mi ha ricordato il bellissimo “Manituana” di Wu Ming, un libro a cui sono molto affezionato. - La visione “non buonista” e non politicamente corretta che @borden ha dato delle parti in conflitto, evidenziando l’ottusità e la pretesa di superiorità di alcuni degli uomini bianchi ma riconoscendo il tentativo di integrazione (o patto di non aggressione) messo in piedi da altri e ben descrivendo le ragioni degli indiani e i tentativi di Cochise di evitare la guerra ma senza mai nascondere la crudeltà e la ferocia di alcune loro azioni. - I dilemmi e le difficoltà, a volte quasi insormontabili, in cui si trova Tex lungo tutta l’avventura, che secondo me raggiungono l’equilibrio perfetto nel delineare un personaggio “superiore”, che brilla per capacità e valore ma non è infallibile. - La gestione di trame parallele interessanti e movimentate, che si incrociano (a volte per poi separarsi nuovamente) in maniera molto naturale, un marchio di fabbrica boselliano. - Il finale catartico. La vendetta doveva essere affidata agli apaches e doveva essere efferata. Tex non poteva farci nulla ed è giusto così. Passando ai disegni, prova decisamente di alto livello da parte di De Angelis**, ormai sempre più a suo agio con il West, che a mio avviso va in crescendo all’interno della storia, riuscendo a caratterizzare bene i molteplici personaggi (soprattutto indiani) e facendo un ottimo lavoro sia nelle scene di battaglia corali che negli scontri più rarefatti (il duello a fucilate del secondo albo è tesissimo). Per concludere, anche senza fare classifiche l’ho trovata un'altra avventura-gioiello da aggiungere ad una collana che francamente fino qui non ha sbagliato un colpo. Attendo con ansia il cartonato (in B/N mi raccomando!)… anche se i cliffhangers saranno meno efficaci. * Capisco perfettamente che visivamente la scena ricordi le “nozze rosse” del Trono Di Spade, il mio occhio ha fatto lo stesso paragone, ma da vecchio snob la mia testa ha pensato ad altre situazioni simili raccontate in passato (ad esempio il massacro dei capi mercenari nell’Anabasi). ** Un paio di vignette non mi hanno convinto, ma 2-3 vignette in un lavoro di oltre 370 tavole non cambiano certo il mio giudizio.
  5. Arrivo in enorme ritardo a questa discussione, ma sono sicuro che esiste da qualche parte una dimensione in cui D'Antonio ha completato queste storie (magari ne ha aggiunte altre) e spero vivamente di trovare il passaggio per entrarci...
  6. Grazie @Diablero, interessantissimo post (nonostante io non abbia preso il volume ) Questo non lo sapevo, puoi per favore darmi qualche dettaglio in più? Grazie!
  7. Grande storia, appena ripubblicata nella "Nuova ristampa" (questa settimana è uscito "Gli eroi del Texas"). Anche io aspetto una qualsivoglia versione in volume unico, preferibilmente in B/N, ma forse ci sarà da aspettare ancora un po'... speriamo non troppo. Nel frattempo potrei accontentarmi de "I lupi rossi"
  8. Grazie @Condor senza meta! Questo mi fa davvero piacere, spero che il volume esca presto
  9. Storia che all’epoca scatenò uno spaventoso flame , soprattutto nel mese intercorso tra il primo e il secondo albo, che portò ad una “auto-sospensione” di @borden che se ne andò sbattendo la porta stanco delle critiche, invero ripetute “a disco rotto”, di alcuni forumisti (aveva ragione Vico, la storia si ripete). Sullo (scarso) merito della diatriba, che occupa la maggior parte della pagine del thread, non mi esprimo, preferisco parlare della storia, che a me è piaciuta molto a livello di sceneggiatura ed ha fatto impazzire a livello di disegni, ora proverò a spiegare perché. - Tex e Carson sono dannatamente in parte e la loro gestione del Giudice Bean l’ho personalmente trovata ottima. Non ho visto “deferenza” nel primo albo, più l’assecondare con ironia uno svitato salvo bloccarlo in maniera decisa ogni volta che le sue stramberie rischiano davvero di fare danni, ma allo stesso tempo ho visto il “rispetto affettuoso” per la sua folle cotta per l’attrice. - Il personaggio Lily Langtry, che poteva “zuccherare” la storia, è gestito dal Bos con sapienza, e il sogno finale è un tocco delicato ed ironico azzeccatissimo. - C’è un sacco di azione, e anche se gli avversari non sono forse dei pesi massimi sono davvero tanti e Moon in particolare è sgusciante come un serpente. - Frisenda. Frisenda. Frisendaaaaa! Se non sono bastati Ken Parker, Magico Vento e Patagonia questa prova è un altro motivo per amare Frisenda. Come sempre strepitoso nel gioco dei bianchi e dei neri, delle ombre e delle luci, guardi le sue tavole e senti la polvere in gola, vedi gli insetti che svolazzano intorno ai bandidos sudati, le pallottole che trapassano i corpi portandosene dietro un pezzetto. In questa occasione, il suo West non è pulito, non è quello dei film classici, ma non è nemmeno quello scanzonato e iperbolico degli spaghetti western, di Tarantino (regista che amo incondizionatamente) o Lansdale (di cui Frisenda in seguito illustrerà una storia di Deadwood Dick), quanto piuttosto quello del capolavoro “Gli spietati” o della serie TV “Deadwood”. Realistico, sporco, polveroso, violento ma non eccessivo. Mi manca Frisenda, dov’è Frisenda? (avevo letto da qualche parte che stava disegnando per la Bonelli una riduzione del “Deserto dei tartari” di Buzzati, spero sia vero). In sintesi: ottima storia, fantastici disegni, una pacchia. P.S. Ho anche la versione cartonata “costa rossa” a colori e, nonostante uno sforzo apprezzabile in fase di colorazione, a mio avviso i disegni ne risentono. Se avete perso la versione in B/N tra pochi mesi sarà possibile ritrovarla in Tutto Tex.
  10. 1971 ("Sulle piste del Nord" e "Il figlio di Mefisto" una dietro l'altra, solo a pensarci mi commuovo) 1965
  11. Come ho già scritto in occasione di "Ritorno a Red Rock" non sono affatto anti-Ruju (anzi semmai il contrario) e scrivere "ritorni" non è facile*. Questa nella mia personalissima opinione non è, sotto tutti gli aspetti, all'altezza della storia "originale" di Wolfman, ma è decisamente meglio di "Red Rock" e resta una prova oltre la sufficienza sia a livello di sceneggiatura che dal punto di vista grafico (in quest'ultimo caso forse non aiuta l'ambientazione "non invernale"). Di per sè il ritorno di Wolfman, utile a farci sapere come se la cavano alcuni personaggi (fin troppi, quando ho visto il barista a pagina 32 sono sobbalzato, dato che sembrava morto stecchito a pagina 92 de "I difensori di SilverBow"**) pare quasi un pretesto collaterale allo sviluppo di una nuova ed articolata trama gialla, il cui fulcro (e questa a me è parsa un'ottima trovata di Ruju) è lo sfruttamento da parte del classico capitalista dell'Est dei filoni auriferi presenti nei dintorni del villaggio (il collegamento è con lo sfortunato Pruett del numero 684), con conseguente trasformazione di Silver Bow in centro di attrazione per minatori, disoccupati e cercatori di fortuna. Certo, personalmente qualche "imperfezione" l'ho trovata: delle modalità con cui Wolfman sopravvive non parlo neanche (ma nessuno in Tex cerca mai i cadaveri dei cattivi?), Carson appare nuovamente in ombra, lo scontro finale nella miniera non è dei migliori ed è rivelato eccessivamente dalla copertina, ma tutto sommato anche questa storia si è fatta leggere facilmente e la valuto positivamente. Riguardo ai disegni... Del Vecchio è sempre Del Vecchio. Sta facendo ottime cose sulla "Tex Willer" e anche in questa occasione ha i suoi momenti, ma ogni tanto qualcosa mi è sembrato un po' "tirato via", pur valutando la sua prova positivamente l'ho trovata meno incisiva di altre volte. In sintesi, un discreto riempitivo per la serie regolare in attesa della Tigre Nera, ma la storia del 2017 era superiore. Questa però fornisce sicuramente altri elementi a coloro che da qualche tempo pongono il quesito "è proprio necessario far ritornare antagonisti non di primo piano?", ma questo è un altro discorso. * O forse si, vista la quantità dei medesimi ... diciamo che scrivere ritorni di buon livello non è affatto facile. ** Si, lo so, forse era solo gravemente ferito e poi quando leggo un fumetto devo sospendere l'incredulità e bla bla bla, tutte obiezioni che conosco, ma resto della mia opinione, il ritorno del barista è una cazz..., ahem, è un'errore o quantomeno una scelta evitabile.
  12. (lunga) premessa: Mi accorgo sempre più spesso di leggere ormai Tex, e per qualche strano motivo solo Tex (non mi accade con altri fumetti o libri), in due passaggi. Il primo passaggio è più veloce, direi da lettore “puro”, in cui mi lascio portare dalle sensazioni e dalle emozioni che la lettura mi suscita. Questo non significa affatto “farsi andare bene tutto”, perché le sensazioni ed emozioni di cui sopra includono anche il fastidio, la noia o l’irritazione a fronte di palesi buchi di sceneggiatura, incongruenze, “tamarraggini”, eccesso di stereotipi, soluzioni affrettate o “telefonate”. Solo che il tutto avviene in maniera istintiva nel corso di un'esperienza “spensierata”, che cerca solo il piacere della lettura. Il secondo passaggio, che in genere non è una rilettura completa ma si concentra su alcuni passaggi e situazioni specifiche, è fatta più razionalmente, direi quasi da “cercatore di errori” ed è molto meno soddisfacente. Devo ammettere che questo è un tratto che si sta acuendo con la frequentazione del Forum e non sono sicuro che mi faccia piacere… Ma torniamo alla storia in questione, che ho letto per prepararmi al ritorno di Wolfman pubblicato pochi mesi fa, storia che sinceramente mi è piaciuta e mi ha fatto passare un paio d’ore piacevoli. La trama “gialla” relativa all’omicidio di Justin Lang tiene quasi fino alla fine, Ruju copre bene le carte ed offre diversi potenziali candidati credibili prima di arrivare alla soluzione. La vendetta familiare come motivazione per un soggetto come Wolfman mi è parsa valida. E' vero che poco prima sembrava voler ammazzare lui stesso il fratello, ma proprio perchè è "suo" fratello lui può farlo, gli altri no. La configurazione di Silver Bow, vicinissima ai boschi e circondata da terreno più elevato, crea tensione in modo naturale, l’ambientazione innevata è sempre una delle mie preferite e i personaggi di contorno sono ben delineati. Il finale per noi lettori abituati hai ritorni è abbastanza aperto*** (in Tex quasi nessuno muore cadendo da un dirupo o nell’acqua, ormai lo sappiamo) e Carson forse è un po’ sottotono, ma tutto sommato l’unica cosa che non mi è piaciuta è che le poche brave persone di Silver Bow che decidono di aiutare Tara vengono sterminate (tranne lo sceriffo Pete), mentre la folla di vigliacchi che vogliono cedere al ricatto di Wolfman ad un certo punto sparisce dalla scena e (teoricamente) e si suppone che i codardi siano tornati a vivere felici e contenti come se niente fosse. Riguardo ai disegni, a me Font piace e qui a mio parere ha dato una buonissima prova, confermandosi perfettamente a suo agio nelle storie “nordiche”. *** Ad esempio @Il dottor Sandoral lo aveva anche scritto, con quasi 6 anni di anticipo
  13. Senza in apparenza nessun motivo specifico ho fatto una gran fatica a finire la rilettura di questo Texone, che ha fatto da “tappo” ad altre storie Bonelli per più di due settimane. La storia è abbastanza complessa, il disegnatore mi piaceva, ma non sono mai riuscito a prendere il ritmo giusto. Sotto l’aspetto della sceneggiatura ho apprezzato la presenza di un avversario “sveglio”, sempre capace di anticipare le mosse dei Rangers, Carson e Tex ben definiti e i molteplici “twist” che hanno reso la storia tutt’altro che piatta. Allo stesso tempo sono presenti alcuni degli elementi che sono ormai considerati classici difetti nizziani: un paio di casuali origlioni (in particolare il commerciante messicano che spunta fuori all’improvviso), i nostri eroi che si fanno un sorprendere qualche volta di troppo e il fatto che sia qualcun altro a salvarli in una situazione che si è fatta ormai disperata. Ma mentre gli elementi sopra indicati tutto sommato in questa circostanza non hanno inficiato il mio piacere per la lettura, quello che mi ha lasciato perplesso sono stati i “fili pendenti” lasciati dal finale: che fine ha fatto Ojo Blanco? Come è andata a finire realmente con la cricca di Tucson? La parte grafica mi è piaciuta, per anni ho apprezzato i Texoni in particolare per la possibilità che offrivano di vedere rappresentazioni diverse da quelle classicamente bonelliane e questa non fa eccezione, il West di De La Fuente è caldo è polveroso come piace a me, i paesaggi efficaci, le scene dinamiche e in particolare le sparatorie sono ben realizzate. In sintesi una sceneggiatura molto professionale, con qualche spunto interessante, supportata da disegni di buonissimo livello, nel complesso assegnerei un 7,5.
  14. Concordo con @ymalpas 1972 (che per i miei gusti è imprescindibile) 1980 Ma la seconda annata è stata una scelta difficile.
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