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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    Storie Brevi: Si O No?

    Mi associo ai complimenti per Sam, anche se non se li meriterebbe, visto che ci vuole far morire dall'attesa per questa notizia bomba :malediz... :malediz... ::evvai::
  2. Leo

    Storie Brevi: Si O No?

    Ritratto che è una meraviglia... Tendenzialmente non sarei per le storie brevi (anche se Il Duello mi ha ammaliato), per cui anche il mio parere, come quello di Stefano-Tex, è negativo.
  3. Leo

    [623/624] Braccato!

    Quoto Paco, e anche i successivi interventi di Stefano-Tex e Jack 65, e li quoto in tutto. Quando dicono che non ci siamo. Quando dicono che questa storia è improponibile. Quando dicono che la trama è quella di un vecchio Tex (oggi inevitabilmente datata), ma dilatata per entrare nel formato del nuovo Tex. Quando dicono che nessun personaggio resta impresso. Quando dicono che i fratelli Dekker, alla cui vista ho respirato un attimo perchè credevo stessero per innalzare il livello della storia, sono stati sprecati nel modo peggiore. Quando dicono che se almeno Rufus e il sergente fossero morti, oltre alla verosimiglianza avremmo avuto almeno un piccolo colpo di reni finale. Purtroppo, nonostante la mia più volte ribadita stima per Faraci (che spero si rinnovi con il Maxi, che non ho ancora letto), stavolta il mio personale giudizio è nettamente negativo. Lo so che non si possono sempre leggere capolavori, è umano, è normale, ne sono perfettamente consapevole. Ma una buona storia, almeno, questa me l'aspetto. Mi spiace dirlo (ma lo dico da appassionato, e non tanto per fare il detrattore, e lo dico per l'amore che ho per il personaggio e con tutto il rispetto possibile per il lavoro degli autori) tra Rufus, Makua ed Espectro, è da un po' che mi manca Tex.
  4. Leo

    [399] La Lettera Bruciata

    Come detto da tutti, gradevole riempitivo, con due elementi da sottolineare: la grandezza dei disegni di Fusco e la splendida figura dello sceriffo, ironica, molto umana e in fin dei conti, con la felice trovata finale, anche sorprendente.
  5. Leo

    [397/399] Topeka!

    Quoto Virgin e anche gli interventi di Pedro Galindez. Dice bene Virgin quando parla di storie fresche nonostante il soggetto classico (eufemismo per non dire trito e ritrito), ed anzi è proprio l'ordinarietà del soggetto che mette in risalto la bontà della sceneggiatura. Ma Nizzi qua per me ha rovinato tutto: in una così bella storia, non solo fai rapire Carson che cade in trappola come l'ultimo degli stupidi, ma addirittura lo fai battere da un Torrey qualsiasi! Quando è troppo è troppo: storia bella, ma che io non rileggerò più. Per me questa storia non esiste, e peccato per quei a volte imperfetti ma sempre suggestivi disegni di Blasco.
  6. Leo

    [571/572] Il Fuggiasco

    Storia carina, senza troppi pregi. Il solito bel personaggio in chiaroscuro, due cattivi (boss e tirapiedi) convincenti (anche dal punto di vista grafico), un pard ottuso e vanaglorioso (dice sempre che lui e Tex hanno catturato Harris, quando in realtà a catturarlo è il solo Tex) che non si farà ricordare per simpatia. IMHO è un buon riempitivo, si lascia leggere bene, ma niente di più.
  7. Leo

    [384/387] Furia Rossa

    Secondo me direbbe, guardando Tex, "Gran Matusalemme, cosa sta dicendo questo tizio" e Tex di rimando "Non lo so, chiedilo a Kit che è stato a scuola alla missione". A parte gli scherzi Leo, possiamo darti l'oscar per il commento più poetico! Grazie per l'oscar. Oltre che divertente, ritengo credibilissima la tua scenetta di Carson e Tex nei miei confronti
  8. Leo

    [403/404] Bande Rivali

    Quoto l'intervento di Don Fabio, e non perchè riprenda il mio, ma perchè è stato molto più efficace e puntuale di me nel commentare questa storia: da applausi. Tra le altre cose, mi ha anche ricordato la battuta di Tex sui proverbi indiani: non so come abbia fatto a dimenticarmene; è divertentissima. Come divertentissimo è il solito intervento di Carlo, i cui interventi ricchi di humour mi mettono sempre in allegria. E quoto soprattutto la sua domanda relativa alla possibilità di rivedere nuovamente Medda su Tex. Mauro, perchè non proporglielo?
  9. Leo

    [405/406] Il Messaggio Cifrato

    Questa storia è bellissima e bruttissima a seconda dei tratti. La scena in cui Carson si fa disarmare è semplicemente inguardabile, la scena nel canyon in cui quello stesso drittone che era riuscito a disarmare Carson e a sfuggirgli subito dopo fa piovere una gragnuola di colpi assurda senza beccare neanche di striscio Tex e Carson è nauseante (non che su Tex queste cose non si siano viste, ma questa scena è troppo lunga, i proiettili piovono a go-go e nessuno si fa mai male tranne i poveri soliti cavalli), la scena in cui Tex precede i cattivi e li affronta armato di scure (pistola contro scure) riuscendo pure ad avere la meglio è ridicola, l'enigma del nonno e la sua risoluzione sono quanto meno improbabili. Ma questa storia ha anche dei personaggi originali: il vecchio saltimbanco, il bambino rapito, gli "Uomini Crudeli" caratterizzati in maniera molto efficace. E poi ha Susan: la scena dello scontro con Tex è molto significativa, e molto delicata è la sequenza in cui i due si riappacificano. Poche parole, ma sguardi pesanti. E poi c'è la frase finale, che mi ha colpito davvero tanto. Tex dice infatti a Felipe :"ti invidio molto" per il fatto che il piccolo rester? con Susan. Credo che questa sia la frase più ardita che io abbia mai letto in Tex (nel Tex recente, non GLBonelliano, almeno). Tex invidia il ragazzino perchè anche lui vorrebbe restare accanto a Susan. Mi sembra che non se ne sia parlato nel topic, ma non credete che questa frase sia molto significativa?
  10. Leo

    [403/404] Bande Rivali

    Assolutamente d'accordo, West. Una storia di assoluto valore come questa mi fa rimpiangere fortemente l'occasione persa con Medda. L'assenza di quest'autore si aggiunge all'altro grande rimpianto che ho sempre avuto, dopo aver letto quel capolavoro assoluto che è Oklahoma, per Berardi. Peccato per entrambi gli autori.
  11. Leo

    [403/404] Bande Rivali

    Medda non è stato umile, approcciandosi a Tex. Non ha avuto molto rispetto per il personaggio, si è discostato dai suoi canoni, gli fa collezionare una brutta figura dopo l'altra: nel saloon della ghost town, non si accorge delle monetine d'argento usate come pallottole conficcate nei tavoli (cosa di cui si avvede poco dopo l'agente Pinkerton), le busca (e di brutto) da O'Bannon, sta quasi per farsi infilzare dal rastrello di un bifolco e sta per essere picconato da una vecchia megera. Decisamente non è stato umile, Medda. Però, ragazzi, che capolavoro. Sono entusiasta di questa storia, che non rileggevo da 18 anni e che ricordavo male. Straordinaria la scena iniziale nella ghost town con le bande rivali, originale (su Tex) l'idea del rapimento, ottima la ricostruzione di questi paesi del Sud (l'ambientazione ricorda molto la nizziana I Rapinatori del Missouri, disegnata anch'essa da Blasco) e del clima di omert? nei confronti dei banditi. E poi i personaggi, e i dialoghi: l'odioso O'Bannon, finalmente un avversario degno per Tex, non la solita mammola pronta a cadere alla prima sventola, l'incerto e debole Addison, diviso tra l'amore per il figlio e l'ambizione politica, l'occhialuto Chase, astuto e crudele, con tutta la sua degenerata famiglia (in primis la terribile madre, donna imbastardita dal Sud post guerra civile e dagli speculatori stranieri, ma anche l'orribile e isterico ragazzino malvagio), e tutte le altre significative comparse, la bella e decisa ragazza che tenta di salvare suo marito, la splendida Layla che si innamora del piedidolci, il senatore che minaccia Addison, il "reporter" Orso che corre, il panciuto sceriffo che muore dispiaciuto di morire. E i giochi e gli intrallazzi politici sul fondo, McParland che "non è nostro amico" e viene tenuto all'oscuro, McParland che d' a Tex carta bianca. Questa storia ?' intricata, folta di personaggi, è di una complessit? direttamente proporzionale alla sua bellezza, ed è bella, veramente bella, stupenda. West10 dice che quello di Medda è l'esordio più bello di uno sceneggiatore in Tex. Se non consideriamo Il Passato di Carson (e teniamo quindi conto de La Minaccia Invisibile come prima storia di Boselli) sono assolutamente d'accordo. Per me, un capolavoro.
  12. Questa storia, come ben ha scritto Ymalpas, segna il cambiamento in Tex. Cambiamento nelle copertine, con Claudio Villa che avvicenda il glorioso Galep. Svolta storica, dato che Galep aveva disegnato tutte le copertine di Tex, e quanto mai azzeccata, perchè Villa è secondo me il miglior biglietto da visita da esibire. Cambiamento negli sceneggiatori, anche se parziale, perchè Nizzi si alterner? sempre più spesso con altri autori, per l'appunto Canzio, Medda e ovviamente Boselli. Ma cambiamento, a mio parere, anche nella filosofia: al mondo manicheo e tex-centrico di Nizzi subentrano le situazioni grige, indefinite, e fanno capolino sempre più spesso e in maniera sempre più incisiva i comprimari ruba-scena, a mio parere innesto di vera linfa vitale per Tex. Più umanit? di spessore i cui esiti non sono sempre e solo la vittoria e la sopravvivenza (come necessariamente deve essere per Tex e Carson), ma possono virare anche verso la sconfitta e la morte, ed ecco che il ventaglio di finali che abbiamo a disposizione improvvisamente si fa più ricco. Simbolicamente, apripista di questa serie di personaggi ruba-scena è proprio Nick Calavera, che entra di diritto nel novero dei comprimari più felici dell'intera saga texiana. Parafrasando Lena ne Il Passato di Carson: "Che ne sarà di lui, quando questa storia sarà finita?" Non lo sappiamo, ed è questo che mette pepe a tutto, e impreziosisce la storia. E sempre più spesso, a partire da questa storia, vivremo queste situazioni, grazie a Boselli. Al di l' di ciò che questa storia rappresenta, il cambiamento, appunto, la stessa è davvero una bella storia, avvincente, con un grande personaggio e con scenari altamente suggestivi (ma questo lo si deve anche al sempre ottimo Fusco). Unica nota stonata, il trattamento riservato da Canzio a Carson: il Vecchio Cammello fa delle domande da vero idiota, tanto che a un certo punto Tex, esasperato, dice che il Signore ha dato tutto a lui il buon senso che ha negato a Carson. Ed è vero, Carson qui sembra un vecchio rimbambito a cui si deve spiegare tutto. Canzio riprende in questo modo ed esaspera un aspetto che in Nizzi non mi è mai piaciuto. Fortunatamente, in seguito, Boselli ha corretto il tiro, restituendoci il grande Carson che tutti conosciamo.
  13. Leo

    [513/514] Le Foreste Dell' Oregon

    Questa storia ha in effetti due facce: quella buona, anzi buonissima, de Le Foreste dell'Oregon, in cui Tex e Carson nelle vesti inedite di boscaioli cercano il misterioso sabotatore e quella veramente deludente de I Fucili di Shannon. Nella prima parte mi è piaciuto molto vivere la vita dei boscaioli in quei luoghi aspri e straordinari che sono le foreste dell'Oregon, e ho gradito anche il rapporto che si instaura con lo sfortunato boscaiolo Ken. Inoltre, tutta la prima parte è sostenuta dalla curiosità, che Nizzi riesce a mantenere ben desta, circa l'identit? del sabotatore, anche se devo ammettere che un po' avevo sospettato La seconda parte, con la scoperta del sabotatore, non ha davvero più nulla da dire e vivacchia in maniera stentata fino al finale. Finale peraltro, come detto da molti, davvero infelice.
  14. Leo

    [569/571] Buffalo Soldiers

    Quoto i commenti rispettivamente di Ymalpas e Pedro: hanno già detto tutto quello che penso anch'io di questa storia, e non aggiungo altro. Per le stesse ragioni non sono d'accordo con Paco e con West10: io mi aspetto tanto da Tex, e non è un mistero che le storie di Boselli mi scaldino il cuore tanto che io le ritengo alla pari di altre grandi opere di narrativa di tutti tempi che pure mi hanno appassionato. Per me una grande storia di Tex è una grande opera, non è la soddisfazione di un momento, è un piacere intellettuale che ritengo importante. Ecco perchè mi aspetto tanto. E questa storia, quel "tanto" che Boselli di solito riesce a darmi, non me l'ha trasmesso. E' una buona e onesta storia, ma nessuno dei personaggi mi emoziona, sono tutti abbozzati, nessuno, IMHO, compiuto.
  15. Leo

    [438/440] Gli Invincibili

    S?, gliela perdoniamo, questa incongruenza, al buon Boselli, anche perchè questo è un capolavoro assoluto, e non possiamo che essere grati a Borden. Anch'io, come te, amo i riferimenti alla Vecchia Europa (questa storia comincia addirittura a Manchester, cosa inaudita per Tex), ma i pards per le strade di Londra, di Parigi, o addirittura di Roma (!), per quanto suggestiva, credo sia una situazione irrealizzabile... Vi sbagliate. Carson non si rifiuta affatto ! Si limita a dire le sue cose pessimistiche che dice sempre. e' Tex a DECIDERE d portare con sè Tiger! Due dovevano stare dentro e due fuori. Questo era il piano. PS Non ci sono incongruenze nelle mie storie. Questa è una scelta narrativa. Tiger non è mica un pard di serie B. Mauro, mi permetto di dissentire, e lo faccio in nome dell'amore folle che provo per questa storia. In occasione della chiacchierata telefonica che abbiamo avuto la scorsa primavera per la mini-intervista che mi hai concesso a corredo del mio commento su Gli Invincibili del Tex Willer Magazine n.6, ti ho anche detto che avevo fatto un viaggio in Irlanda dopo aver letto questa storia, ciò solo per farti capire cosa essa ha significato per me... Ma, in questo caso, credo che l'appunto ci stia tutto: a pag.17 di Sfida sulla Sierra, quando Tex dice a Carson di voler entrare nel fortino, e Carson fa il pessimista come al solito, Tex chiude dicendo: "Va bene, porter? con me Tiger! Lui non fa tante storie come te". E questa decisione di Tex, come dici tu, è una scelta narrativa ed è anzi più credibile che sia Tiger e non Carson ad introdursi furtivamente nel fortino: Tiger può essere scambiato per un messicano, sotto un cappello e un poncho, mentre Carson, con baffi e pizzetto bianchi, è più difficilmente dissimulabile. La scelta quindi ci sta tutta, ma l'incongruenza (se così si può chiamare) sta nella risposta di Carson: quando Tex dice che porter? Tiger, il Vecchio Cammello potrebbe rispondere che non avrebbe lasciato Tex a rischiare da solo, "dove vai tu vado io", o cose simili (non sono uno sceneggiatore e non voglio arrischiarmi). Invece Kit dice soltanto: "te ne ho viste fare di pazzie, ma questa le batte tutte". Non tenta nemmeno di convincere Tex a portarlo con sè, ma accetta di buon grado la decisione di portare Tiger. Ripeto: è più credibile che ci vada Tiger, che non è assolutamente un pard di serie B; mi sarebbe piaciuta solo una maggiore insistenza del Vecchio Cammello, ecco tutto. Peraltro, in seguito sarà un drago (vedi scena della gatling), quindi non me la prendo più di tanto. La storia è un capolavoro assoluto, solo che la risposta e la rassegnazione di Carson non mi sono andate granch? già. Ma è un dettaglio trascurabile, di fronte a tanta immensit?.
  16. Confesso che, quando usc? questa storia, io non l'ho letta. Dopo lo splendore di Montagne Maledette, in cui Borden mi aveva ancora una volta deliziato con una trama avvincente e con personaggi originali (il tedesco Weiser, la bella moglie indiana Maria, l'altro tedesco "loco") rivedere la solita storia degli indiani attaccati dal trito e ritrito comandante in cerca di gloria (peraltro, visto solo pochi numeri prima!, ne Il Presagio, sempre di Nizzi, dove il borioso comandante stavolta punta all'oro dei Navajos) mi faceva venire la nausea. Pensai che Nizzi ormai ripiegava sempre sui soliti soggetti, perchè evidentemente aveva ormai poco da dire. Ieri sera ho finalmente letto questa storia. Buonissima per due terzi, nell'ultimo albo, "Nuvola Bianca", essa sfocia nel capolavoro assoluto, sintetizzando attraverso la fiction la Storia e rendendo il capo Sioux il paradigma della sconfitta e della fine dei nativi d'America. Stupenda tutta la sequenza del Generale Davis, grande attore in una parte che egli stesso è costretto a trangugiare con amarezza (bellissima la scena in cui scaglia con rabbia il bicchiere a terra), lirismo puro le scene in cui Nuvola Bianca invoca il Grande Spirito dalla sommit? delle colline. La stessa, del tutto inedita, chiosa finale di Nizzi palesa la partecipazione emotiva dell'autore alla vicenda (e ciò contribuisce indubbiamente alla felicit? dei testi), così come i disegni sensazionali di un ispiratissimo Monti fanno vivere la bellezza dei paesaggi, della natura e di quelle colline del vento, che rappresentano insieme la casa e la tomba del popolo Sioux.
  17. Leo

    [438/440] Gli Invincibili

    S?, gliela perdoniamo, questa incongruenza, al buon Boselli, anche perchè questo è un capolavoro assoluto, e non possiamo che essere grati a Borden. Anch'io, come te, amo i riferimenti alla Vecchia Europa (questa storia comincia addirittura a Manchester, cosa inaudita per Tex), ma i pards per le strade di Londra, di Parigi, o addirittura di Roma (!), per quanto suggestiva, credo sia una situazione irrealizzabile...
  18. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Beh, la copertina è eccezionale, molto cinematografica. Fa ben sperare.
  19. Ieri sera ho letto queste "Storie Brevi", e sono rimasto incredulo. A parte Assalto al Treno, a mio parere insufficiente e certo non il miglior biglietto da visita per far conoscere il ranger, tutte le altre storie sono davvero belle e coinvolgenti, cosa che davvero non ritenevo possibile per sceneggiature dalle pagine così limitate. Bellissima "La Preda", che non avevo letto quando è uscita: la definirei "kenparkeriana", per la voluta esiguit? dei balloons, che lasciano il posto a sguardi e sensazioni, più eloquenti di mille parole. Boselli fa conoscere il personaggio Tex, rendendo evidente che il ranger sa quale sia la differenza tra la Legge e la Giustizia, e che egli è al servizio della seconda, anche a scapito della prima. Ma straordinarie anche le avventure di Nizzi, esaltate da un Ticci che riesce sempre a sorprendermi, nonostante lo conosca da così tanto tempo. Graficamente splendide, queste storie hanno il piglio e il nerbo del miglior Nizzi, riescono a coinvolgerti nella pur breve vicenda e soprattutto presentano in maniera efficace le caratteristiche del ranger: eroe, duro, ma anche generoso e fatalista, come nella storia in cui tenta di mettere in salvo un bandito rischiando la sua stessa vita nel bel mezzo del fenomenale deserto di Tularosa. E infine Il Duello, vero capolavoro di testi e di grafica. Non nascondo che, di fronte alla scena in cui Tex e Arizona Kid si affrontano a duello, con tutto il paese a guardarli sulla main street, e con quel sole al tramonto che illumina il cielo in maniera irreale, mi sono sentito bambino: da bambino, di fronte a ciò che mi esaltava, mi sentivo al settimo cielo, entusiasta per quanto stavo vedendo e vivendo. Ed è la stessa sensazione che ho provato qui: entusiasmo. E stupore. Uno stupore bambino che non provavo da tempo. Grazie a Civitelli e a Nizzi. E che il soggetto sia di Civitelli lo si vede anche dalla graditissima presenza del Vecchio Cammello (con baffi e pizzetto neri), da sempre il beniamino del disegnatore aretino.
  20. Prima per caso, poi per scelta, mi sto rileggendo queste avventure del primo Nizzi, ritrovandovi il Tex che ho conosciuto ai miei albori texiani, il Tex duro e centrale nella storia, e trame classiche e lineari ma sceneggiate magistralmente. Più tardi arrivò Boselli, con le sue situazioni grigie, i suoi personaggi sfaccettati, i suoi comprimari più importanti dei protagonisti, e me ne sono innamorato, perchè questi elementi, pur non stravolgendo Tex, lo svecchiavano e gli conferivano una dimensione diversa: non più solo l'avventura classica in cui l'eroe vince, ma situazioni al limite dove il bene e il male si confondono e il finale non è quindi sempre lieto. Al netto di Nizzi si sostituiva lo sfumato di Boselli, ed io salutavo queste innovazioni con gioia ed entusiasmo, perchè finalmente leggevo qualcosa di diverso. Ora, che sto riprendendo il Tex delle mie origini, e rileggo queste trame classiche ma avvincenti e questi dialoghi che rasentano la perfezione, sto riscoprendo ciò che mi aveva fatto innamorare di Tex e mi aveva reso fedele lettore della saga; sto riassaporando il West senza troppi situazioni di contorno con i suoi personaggi nettamente stagliati in un fondo che è bianco o nero, ma che comunque non lascia adito a dubbi. E' il mio Tex, quello che ho scoperto nel lontano '88, e quello che sto riscoprendo con grande soddisfazione oggi. E mi rendo conto, io che mi definisco e che sono in definitiva pur sempre un boselliano, che perchè arrivasse Boselli con la sua innovazione ci voleva Nizzi con la sua tradizione, e che entrambi sono (GLB a parte) le due insostituibili, diverse tra di loro ma entrambe fondamentali, facce di quella moneta dal valore incalcolabile che è Tex Willer.
  21. Leo

    [357/358] La Mano Nella Roccia

    ) si fanno trovare sempre pronti allorch? vengono chiamati all'azione; non sono loro tuttavia a liquidare i "cattivi" principali , ma il gioco capriccioso della sorte, cosa che diminuisce alquanto la loro incidenza nella storia. I disegni di Alberto Giolitti sono meravigliosi sul piano dei paesaggi e, malgrado il suo Tex così tanto "americano medio cinquantenne", buoni per la resa dei personaggi ( a parte forse Kit Willer, copia ringiovanita ed infantilizzata del padre ). In sintesi, per me:soggetto 7,5sceneggiatura 8+disegni 8,5Quoto Pedro, perchè mi ritrovo totalmente nel suo bel commento a questa storia, anche se io avrei dato un nove e mezzo alla sceneggiatura e ai disegni. Questa storia mi è infatti piaciuta davvero tanto, con questa sua avvincente trama da spaghetti western. In particolare, mi ricorda Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo: qui, come nel film, due farabutti sono alla ricerca di un tesoro, con solo uno di loro che ha un'informazione e l'altro ha comunque un asso nella manica (qui, l'asso nella manica è rappresentato da una pistola, nel film i due farabutti avevano ciascuno un'informazione complementare a quella che aveva l'altro sul luogo in cui era nascosto il tesoro). E non è probabilmente un caso se, per uno degli "interpreti" di questa storia, Gilbert si sia ispirato a Lee Van Cleef, segno che probabilmente anche al disegnatore questa storia rievocava le atmosfere dei western sporchi e cattivi di leoniana memoria. Ma, se il soggetto è classico e poco originale, ritengo che la sceneggiatura sia orchestrata perfettamente, dalle battute iniziali (una chicca la scena del bambino spaventato) alla fase finale nella ghost town. Forse, ammetto che nella ghost town si sarebbe potuta creare un p? più di atmosfera, ma qui parlo solo perchè le scene ambientate nelle boom town abbandonate mi hanno sempre appassionato molto e ho nella mente le sequenze di Colorado Belle, Tornado e L'Ultima Diligenza: probabilmente, Boselli è più efficace su questi "teatri" rispetto a questo Nizzi, e forse il contributo di Font, disegnatore potentemente evocativo, è decisivo in questo senso. Ma anche i personaggi sono splendidamente caratterizzati, dai due farabutti centrali allo sceriffo Beckman (forse un p? forzata la preveggenza di Carson e Tex nei suoi confronti), duro, farabutto e doppiogiochista come pochi, allo stesso Amos e moglie (non trovo affatto forzato il fatto che il vecchio Amos covi desideri di vendetta nei confronti dello sceriffo: è un balordo della peggior specie, ed è assolutamente credibile che sia disposto ad ammazzare colui che in passato lo ha umiliato, oltre al fatto che in tal modo può impossessarsi di cento dollari, della sella, delle armi, del cavallo e persino dei vestiti! dello sceriffo). Lo stesso Lomax, nel suo essere mattoide, mi sembra credibile (ed anzi mi ricorda anch'esso quei personaggi anziani, strampalati e dalla voce stridula dei film di Sergio Leone) e forse, una volta tanto, avrei lasciato vincere il "cattivo", nel senso che avrei eliminato la scena dei serpenti consentendo al bandito di godersi i frutti della sua vita traviata: non è molto texiano, ma avrebbe aggiunto un tocco d'originalità. I disegni di Gilbert: mi ritrovo in quello che dice Pedro sui visi dei pards, e nel corpo del commento, sopra, ho scritto che la sua ghost town era meno evocativa di quelle di Font. Con questo, però, non voglio sminuire lo splendido lavoro di questo artista (non a caso gli ho dato nove e mezzo): i suoi disegni sono semplicemente fantastici, e condivido con West10 il rammarico per aver visto così poco in Tex un disegnatore a dir poco superlativo. In sintesi, per me questa storia è tutt'altro che un riempitivo: è invece un'altra gran bella storia del Nizzi dei tempi d'oro.
  22. Leo

    [354/357] La Congiura

    Riletta proprio oggi. Ma quant'? bella questa storia, ragazzi? Tutta la varietà di ambienti che propone (da Frisco ad Alcatraz, dal mare alle splendide sequoie), l'umorismo di cui è condita (splendidi i siparietti Tex e Carson, e due su tutti: Tex che lancia un cuscino addosso a Carson e il modo in cui Tex fa accettare a Carson la caccia alla balena dicendogli dopo: hai fatto tutto tu. Indimenticabile!!!), la caratterizzazione dei personaggi (non solo Barbanera, comunque grandissimo, ma anche il leguleio e il vicecomandante della polizia), le situazioni che ci fa vivere (tutta la parte ambientata ad Alcatraz è adrenalina pura). E Villa? Non ci sono parole. In una parola: STRA-OR-DI-NA-RIA!
  23. Leo

    [384/387] Furia Rossa

    Bellissima. E' la storia di una ricerca disperata e assassina la cui tremenda furia sbatter? contro un tragico vicolo cieco, un epilogo facile da indovinare eppure sorprendente, per la cruda intensit? e la sublime delicatezza che esprime. Il lettore è sballottato tra la violenza più inaudita e inumana (ma non è uno shock vedere Tiger in quei panni: basta contestualizzare) e l'ineffabile tristezza della natura, che con la pioggia dell'autunno e la gelida neve invernale partecipa al lutto di Tiger e al contempo lo distrae e lo purifica (la scena di Tiger nella caverna che fissa il vuoto al crepitio del caldo fuoco mentre fuori infuria la bufera ?, nel suo infinito silenzio, lirismo allo stato puro), in una catarsi in fondo alla quale c'è la primavera, della natura e dell'anima. Se ci fosse il vecchio Carson, a queste mie parole forse direbbe: "niente svenevolezze, giovanotto", come nell'ultima scena, incredibilmente poetica e comica insieme, che chiude questo capolavoro. Che aggiungere su Ticciò Le espressioni di Tiger, tra le più vere mai vissute, sono opera sua. E sono stati dell'anima, specchio della tragedia di Tiger e della mostruosa grandezza del disegnatore.
  24. Leo

    [343/346] I Predatori Del Grande Nord

    Approfitto di una quanto mai inopportuna insonnia per commentare questa storia che ho da poco letto per la prima volta. La sensazione che ti lascia è quella che può provare un ghiottone dopo un pasto luculliano, o un cinefilo dopo aver visto un grande film: pancia piena e grande soddisfazione intellettuale, questo ti lascia questa storia. Di storie lunghe in Tex ce ne sono, eccome, soprattutto ad opera di GLB, ma, devo dire, a volte la lunghezza eccessiva porta la storia, nelle battute finali, ad allentare un p? la presa e a far sentire la stanchezza delle troppe pagine trascorse. Il miracolo di questa storia, invece, è mantenersi sempre fresca e vigorosa dalla prima all'ultima pagina, grazie ai ritmi tesi e vibranti imposti dal suo grande autore, ai colpi di scena ripetuti, ai tanti personaggi che di volta in volta fanno capolino senza confondere ma aggiungendo nuovo pepe, ai fondamentali siparietti tra i due pards (Tex e Carson) che sono il giusto intermezzo tra una situazione di tensione e l'altra, consentendo un p? di respiro al lettore e divertendolo un mondo. Questa trama di continui pericoli e di ritmi forsennati cattura il lettore e non lo lascia più, ed anzi di volta in volta tira fuori dal cilindro un personaggio da ricordare: non solo Caudill, ma anche il greco Tanakis, credibile avventuriero, il piccolo cacciatore di pellicce provvidenziale per Gros-Jean e l'Ingegnere, lo spione "manosvelta"che fa il doppio gioco, e finanche il compassato comandante delle Giubbe Rosse che definisce "spiacevole" la situazione che si sta delineando: anzi, a maggior ragione la riuscita di questi piccoli personaggi, proprio perchè dettagli, palesano la cura dell'autore nell'imbastire la sceneggiatura, e non è un caso se si ha l'impressione di trovarsi faccia a faccia con i protagonisti ma anche con le comparse, e di vivere la storia, ed è per questa ragione che non ci si annoia mai, nonostante la mole ponderosa delle pagine. E' evidente, alla faccia di chi vede in Nizzi un mero imitatore di GLB, che qui l'autore si sta divertendo un mondo, ed il suo divertimento diventa il divertimento del lettore, in una sorta di osmosi che dalle pagine del fumetto arriva fin nella mente e nel cuore del lettore. E' complice, Nizzi, del lettore, gli strizza l'occhio, pensa a lui e ne ha cura, lo prende per mano e lo porta in un lunghissimo paese dei balocchi, al termine del quale vi è la pace dei sensi che segue un grande appagamento. Mi sento mooolto appagato: si era capito?Naturalmente, non si può omettere il determinante contributo di Fusco, solito grande maestro, qui nelle sue ambientazioni preferite e nel suo mondo: un mondo che ci sa regalare e ci sa far vivere, e glie ne siamo grati.
  25. Leo

    [340/341] Terra Violenta

    Ennesima variante della abusatissima trama "arriva Tex e le suona a tutti", questa volta spalleggiato, oltre che dal fido Carson, anche da un buon Gros-Jean, la storia si fa leggere un p? stancamente, forse perchè troppo scontata. Il vecchio GLB mostra in maniera evidente il peso degli anni, anche se questa storia può dirsi ancora decente, al cospetto della sua ultima prova, Il Medaglione spagnolo, che IMHO era invece davvero insufficiente. Resta, come già detto, la storia in cui il padre del nostro ranger saluta Tiger, Kit ma anche Gros-Jean, uno dei suoi "figli" di cui poteva andare legittimamente orgoglioso, uno di quegli splendidi comprimari che hanno contribuito a fare di Tex quella saga che è stata e che tuttora ?.
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