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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [585/586] La Grande Sete

    Io ho comprato questa storia nel 2009, quando è uscita, ma non sono mai riuscito a leggerla, perchè, man mano che la leggevo, non ci vedevo assolutamente Tex: per molti di voi è una storia classica, addirittura... io invece concordo con Don Fabio, quando la definisce decadente e crepuscolare. Oggi, complice un'indisposizione che non mi consente di andare al mare (per un salentino, con i 40 gradi odierni, questo è un sacrilegio e un sacrificio), mi sono apprestato a rileggerla (o meglio, a leggerla per la prima volta) e, nonostante sia in effetti crepuscolare e io continui a non vederci Tex (non nei dialoghi, che anzi sono molto texiani, ma nella trama), devo dire che mi è davvero piaciuta. La guerra dell'acqua, dice Jack65, non c'è. Ma non è vero che non c'è: Bold e gli altri contadini teste calde assaltano il villaggio dei Pima (e, prima ancora, tendono l'agguato al ragazzo e al vecchio) proprio per l'acqua, proprio perchè non vogliono dividere l'acqua con quei cenciosi Pima che gliela rubano con la tecnica dei pozzi. E questa non è solo l'idea di Bold e dei pecoroni che lo seguono: nella bellissima scena del fienile, quando Tex affronta i contadini che lo guardano con sospetto, anche Bruce, il capo dei contadini "pacifici", ha lo stesso punto di vista: pur non essendo passato ai fatti, anche lui è convinto che siano i Pima il problema. E' Tex che li illumina, ricordandogli che se l'acqua è razionata, non è certo per colpa dei Pima, ma per il losco affarista che canalizzandola la sottrae agli altri. Quello stesso affarista che, continuando così, ridurr? alla fame Pima e contadini insieme, accaparrandosi le loro terre sempre più assetate. E, nonostante questo discorso, che Bruce comprensibilmente non prende bene perchè Tex lo correda con accuse di vigliaccheria ("preferite prendervela con i Pima. Gente mia, vi compatisco"), ancora Bruce e gli altri non sono convinti, e ritengono Tex e Carson emissari del Governatore che vuole compiacere la chiesa metodista che porta voti lasciando al palo i contadini bianchi! Manfredi è davvero bravo nel rispecchiare la mentalit? diffidente dei contadini che, in lotta per la propria sopravvivenza, guardano a tutto con sospetto, e risulta loro più facile prendersela con altri poveracci come loro che con il potente di turno. Quasi non si rendono conto, nella loro guerra tra poveri, che è il potente colui che li minaccia realmente, non il povero contadino Pima. E Landsdale ci sguazza in questa situazione, e mette gli uni contro gli altri restando apparentemente pulito. Già, Landsdale, cattivo freddo come il ghiaccio: Jack65 dice che non avrebbe dovuto fare nulla, e i ranger non avrebbero avuto nulla in mano. Non sono così d'accordo: Landsdale, nel ristorante, è stato umiliato, e lui, per sua stessa ammissione, le mancanze di rispetto non le tollera. Per una psicologia come la sua, l'affronto subito da Tex deve essere lavato con sangue. E a questo si aggiunge che i rangers, schierandosi con i Pima, rappresentano una gatta che prima o poi dovr? essere pelata. E poich? è convinto, nella sua freddezza glaciale, di poter eliminare agevolmente i ranger grazie al piano di Hawks, tende loro un agguato non con l'intenzione di scatenare una guerra, ma anzi di evitare guai sotterrando con i rangers tutte le grane che questi avrebbero potuto arrecargli in futuro. Certo, forse un altro cattivo avrebbe atteso, forse Landsdale non ha brillato particolarmente per pazienza, ma se si parte dall'assunto che vuole eliminare i rangers e che crede, sbagliando, di poterlo fare senza grosse difficolt?, ecco spiegata la sua fretta, come al solito cattiva consigliera. E' freddo nei modi, ma non altrettanto calcolatore, questo cattivo, ma anche questo può starci. La scena finale, con i contadini che finalmente, aperti gli occhi anche grazie a Tex, si alleano con i Pima comprendendo che il reale nemico è la diga, e si assiepano sull'argine minato pronti a far scattare la loro protesta davanti alle autorit?, è una scena moderna e classica assieme (ricorda le occupazioni di terre dei braccianti agricoli minacciati dai soldati avvenute nei secoli XIX e XX raccontate ne Il Mulino del Po ed anche molte forme di protesta attuali, e, personalmente, mi ricorda altresè quella patetica e poetica protesta dei contadini di Fontamara di Ignazio Silone, che questa storia ovviamente mi riporta alla mente), che resta impressa nella mente per la bellezza e per l'originalità (mai si era vista in Tex una cosa del genere, credo). Il finale è l'unica cosa che non mi convince. Troppo rischioso il piano di Tex: chi gli assicurava che il solo Landsdale ci sarebbe andato di mezzo e non altri innocenti? Qui ci vedo in effetti una grossa forzatura: ed è vero che questo è un vero e proprio omicidio calcolato, e non è modo d'agire del moderno Tex (vanno bene tutti i riferimenti fatti alle storie come L'Implacabile, Massacro, I Predatori del Grande Nord, ma adesso i tempi sono cambiati e non sono scene IMHO da digerire a cuor leggero). L'unica cosa su cui mi sento di concordare è che Tex ragiona probabilmente bene nel pensare di dover distruggere la diga, perchè morto un Lansdale se ne fa un altro e la Compagnia avrebbe continuato a perseguire i suoi propositi portando comunque alla rovina i contadini della regione. Questo però non giustifica l'omicidio, n° l'incredibile rischio (per quanto calcolato: ma in definitiva Tex non è certo un ingegnere...) che Tex si assume nel provocare l'esplosione. A parte il finale sbrigativo e non riuscito, continuo a ritenere la storia molto bella e originale. Scene come quella già citata del fienile, con Tex che arringa i contadini, o quelle della spettacolare battaglia nel vecchio pueblo, e della protesta di contadini e Pima assieme, resteranno indelebili nella mia mente. Cosè come memorabile è peraltro la figura bellissima e tormentata di Swilling, pioniere roso dalla droga e dal pensiero di essere uno smidollato, un uomo in grado di fare (ha fondato Phoenix) ma anche di disfare (e disfare innanzitutto sè stesso), che cerca un ultimo riscatto dalla deplorevole vita che ormai conduce dopo gli iniziali anni di avventura e di gloria: personaggio crepuscolare, decadente e romantico, che vede la propria città marcire e che alla fine, con un colpo di reni, finalmente agisce per salvare la sua creatura dalla putrefazione. Detto tutto questo, ritengo davvero un peccato che Manfredi non voglia entrare a far parte in pianta stabile degli sceneggiatori di Tex: Verso l'Oregon, La Pista degli agguati e La Grande Sete lascerebbero presagire grandi risultati, se solo lo volesse. Non ho mai letto con continuit? Magico Vento, soprattutto per gli eventi soprannaturali che costituiscono la cifra di quella serie e che io non amo particolarmente. Non escludo, a questo punto, di dar credito a Manfredi, visti i suoi esiti in Tex, e di acquistarne la collezione... Infine Civitelli: semplicemente immenso. I suoi disegni sono più veri del vero. Non sono disegni, sono istantanee fatte da un eccezionale fotografo. Siamo fortunati ad avere Civitelli.
  2. Leo

    [Color Tex N. 02] I Banditi Delle Nebbie

    Curioso come quasi tutti la consideriate una storia breve, quando in fondo ha solo 60 pagine in meno di una standard d 220. Si tratta dell'equivalente di un albo e mezzo ed in passato questa lunghezza ci ha regalato autentiche perle. Giusto un p? di esempi: "La sconfitta"" (126 pagine), "Massacro" (155 pagine) "La Dama di Picche" (173 pagine) e "Il cacciatore di taglie" (179 pagine). Ai miei tempi l'avremmo definita una storia di media lunghezza. Non sarà che vi fate ingannare dal fatto che è racchiusa in un unico albo' Delle storie che hai citato, purtroppo non conosco ancora La Sconfitta (che pure mi sono ripromesso di leggere vista la bella recensione di Paco sul TWM, ma che ancora non ho avuto modo di procurarmi), mentre, a parte Massacro (ho dimenticato Goldena: imperdonabile! Il fatto che non mi fossi accorto che questa storia è così corta ti d' implicitamente ragione, in effetti) le altre due non mi hanno appassionato in maniera particolare. Le storie degli Almanacchi, o anche le rare storie autoconclusive nella serie regolare, per me sono state quasi tutte una mezza delusione, e ritengo che le ragioni di questo mio sentimento negativo siano dovute proprio all'impossibilità di sviluppare trame ariose e personaggi pesanti in un numero limitato di pagine. Lunghezza non è sinonimo di qualità, ma almeno consente di poter leggere storie che hanno il tempo di svilupparsi in maniera compiuta, senza fretta, magari con l'avvicendarsi di diversi personaggi (caratteristica tipicamente boselliana che a me è sempre piaciuta molto) e non è un caso che le storie per me capolavoro della saga siano tutte (o quasi) in 3 albi. Naturalmente si tratta di gusti personali: i tuoi capolavori, l'ho letto in un altro topic, sono molto differenti dai miei, ed è quindi normale che anche in questo possiamo avere delle vedute diverse. A prescindere dal fatto che io personalmente di storie come "Rio Hondo" o "Fort Sahara" avrei fatto volentieri a meno a prescindere dalla lunghezza (che non è affatto garanzia di capolavoro o anche solo di buona storia, non mi stancher? di ripeterlo), io non la vedo così tetra. Innanzitutto perchè nessuno ha mai detto che d'ora innanzi tutti i Maxi si vedranno applicata questa formula, la storia lunga non scomparir?, stanne certo, e poi perchè le storie "brevi" permettono alcune cose non da poco: 1) consentono l'accumulo di materiale da pubblicare in poco tempo (tre storie da 110 pagine di autori diversi sono pronte sostanzialmente in un terzo del tempo di un'unica storia da 330 pagine) permettendo di aver materiale pronto per il Maxi ogni anno evitando rischi di rimanere a corto. Questo a te non interesser? più di tanto, ma per l'Editore è fondamentale. 2) Fa sè che il Maxi non sia appannaggio pressocch? esclusivo di Ortiz, Repetto e Diso, che peraltro non sono più giovincelli e dovranno essere sostituiti prima o poi, e permette di non dirottare quasi esclusivamente sul Maxi disegnatori altrettanto veloci come Dotti. 3) Consente di veder pubblicati un p? più spesso disegnatori che per la loro lentezza si vedrebbero pubblicati solo una volta ogni tot anni se dovessero fare storie da 220 pagine o più per la serie regolare e chissà quando se dirottati su un Almanacco, che più di una storia all'anno non può pubblicare. 4) Permette di vedere relativamente presto autori esordienti che magari dovrebbero aspettare anni per veder pubblicata la loro storia di prova. Ad esempio, Sandro Scascitelli terminera di disegnare la sua prima storia all'inizio del 2013, ma per l'ALmanacco 2014 ha già almeno 3 concorrenti tra cui Gomez, lo lasciamo decantare sino al 2016° > Da semplice fruitore, e soprattutto da totale ignorante di logiche editoriali, continuo a non essere contento di questa scelta: preferisco vedere un disegnatore tra 40 anni, però magari con una bella storia, piuttosto che domani, con una storia breve che mi lascer? il palato insoddisfatto. Detto questo, è chiaro che l'Editore fa le sue scelte anche su altre logiche, e non fa male perchè, data la varietà di opinioni di noi lettori, a molti piacciono anche le storie brevi e quindi le scelte editoriali possono ben sposarsi con i gusti di molti lettori. Consentitemi un altro Off Topic (in effetti tutta la mia risposta è Off Topic...) su Rio Hondo: mi sento di difendere questa storia (non l'accosterei per nulla a Fort Sahara, Carlo, una delle prove IMHO peggiori di Nizzi) perchè, nonostante il soggetto sia classico (eufemismo per non dire che è trito, ritrito e tritrito), ha IMHO una sceneggiatura talmente bella da renderla un vero e proprio gioiello.
  3. Leo

    [Color Tex N. 02] I Banditi Delle Nebbie

    S?, sarà andata sicuramente così, Paco. Tex è troppo gentleman e troppo rispettoso del gentil sesso. E poi, la bella Imala, poteva essere una preda appetibile magari per Kit, ma non per Tex, un p? troppo attempato per la bella indiana. Naturalmente si sta solo scherzando un p? sulle qualità inumane del nostro ranger, tra le quali quella di saper resistere al gentil sesso per così tanti anni
  4. Leo

    [556/557] Morte Nella Nebbia

    Quoto Ymalpas perchè anch'io ritengo che il personaggio Langdon insanguini la pista in maniera eccessiva, divenendo il motore di una storia che, senza questo personaggio esagerato, non vedrebbe neanche la luce. Purtroppo non amo simili scorciatoie (la follia e l'esaltazione alla base delle situazioni che generano una storia, vedi anche l'ultimo Espectro) e questo è l'unico punto (seppur fondamentale, perchè per l'appunto da esso parte tutto) che un p? mi dispiace. Per il resto, dato per assodato questo elemento "genetico" (comunque non inverosimile, perchè sceriffi canaglia esaltati dal connubio tra una stella e un'anima nera nel West dovevano essercene eccome) credo che Boselli e Font ci abbiano regalato con questa storia un vero capolavoro. Il ritmo è serrato, l'azione è tanta e convincente, ma come al solito la grandezza di una storia la fanno i protagonisti, e qui abbiamo una messe di comprimari di altissimo livello e i pards grandissimi anche in solitaria (non solo Kit Willer, anche la breve comparsata di Carson è semplicemente da applausi). I comprimari: Wade Catlett: vestito da becchino e preceduto da una poco nobile fama, Wade ha, all'inizio della storia, uno scontro con Kit che immediatamente ce lo fa individuare come un avversario che dir? la sua nel corso della storia. Ed in effetti sarà così, anche se, con le solite e sempre gradite sorprese boselliane, ecco che questo nero personaggio diventa grigio ed infine quasi risplende, quando rinuncia a Bronco e continua la sua caccia e va incontro ad una fine inaspettata che lo nobilita facendo di lui una figura memorabile. Bronco Lane: più che lo stesso personaggio, sono i sentimenti di Kit nei confronti di quest'ultimo ad emozionare. Kit che lo vorrebbe con sè nella riserva (il paragone di Segnalidifumo che vede Kit e Bronco novelli Tex e Carson non è campato in aria), Kit che gli chiede, quasi con imbarazzo, se abbia fatto bene a presentarsi come suo amico (Kit vuole essere amico di Bronco, palesando debolezza nei suoi confronti, ma non sa se questo sentimento di amicizia sia realmente ricambiato oppure no). Ma lo stesso Bronco, al di l' dei riflessi in Kit, rifulge di luce propria, e la sua fine porta a sincero dispiacere per un personaggio che aveva saputo catturare e avvincere il lettore. Peraltro, una fine degna di un cuore nobile, sempre allegro e incosciente: nobile, perchè salva la vita a Kit, incosciente, perchè, quando viene beccato, dice "E' strano, mi ha preso...". In quell'aggettivo ("strano"), sta racchiuso a mio parere tutto il personaggio: scavezzacollo e incosciente perchè, nell'ottimismo della sua giovane età, non contempla la morte nel novero delle possibilità, ed ecco che quando essa arriva non è una cosa tragica, è solo "strana", quasi fosse una cosa assurda, inattesa, che lascia increduli perchè impossibile: qui sta il personaggio di Bronco, ed in esso si riflette la grandezza dell'Autore, che sempre sorprende con simili raffinatezze Padre Sebastian, e con esso tutto il villaggio di Quemado, pronto ad immolarsi per aiutare degli sconosciuti, perchè in essi vede i perseguitati dall'ingiustizia: piccolo grande esempio di coraggio e di nobilt?, villaggio "che è un paradiso" (come dice Bronco) fuori e che lo è anche nell'anima dei suoi pochi abitanti Hugh Langdon: pur non piacendomi il suo carattere eccessivo (come dice Ymalpas alla Jack Tunder), ?, come detto, il motore della storia e un cattivo come pochi, ributtante dentro e fuori (grande Font nella sua caratterizzazione estetica), ma dotato di fiuto e ingegno non comuni, che lo rendono un ottimo cacciatore di uomini e un avversario degno di essere affrontato (non a caso, le trappole di Kit con lui non funzionano, perchè questo vecchio segugio conosce il suo mestiere e si dimostra più in gamba dello stesso Kit) Insomma, un gioiello inestimabile, questi testi e un Boselli così. Capitolo Disegni: confermo quanto ho detto in post recenti sulle performance di Font. Io amo questo disegnatore, mi entusiasma, in questa storia come in altre è a dir poco superlativo. Eccellente, è uno spettacolo sia nelle ambientazioni che nei personaggi (il suo Kit Willer è quello che mi piace di più, le fattezze di Langdon sono la perfetta incarnazione della sua anima, il villaggio di Quemado è il luogo dove vorrei andare a vivere...)
  5. Leo

    [Color Tex N. 02] I Banditi Delle Nebbie

    Come tutte le storie brevi, anche questa non mi ha esaltato particolarmente. La verità è che, a mio parere, a parte rare eccezioni (La ballata di Zeke Colter e Eroe per caso), il corto respiro delle storie brevi le rende inevitabilmente limitate e povere (ecco perchè non sono affatto contento che il Maxi venga frazionato in più storie: non avremo più perle del calibro I Territori del Nord Ovest, Il Cacciatore di fossili, L'Oro del Sud e Rio Hondo: mah!) . In questa storia, il mestiere di Ruju si vede tutto, perchè nonostante tutto riesce a confezionare una storia decente, con la bella figura di Imala (massè, Kaciaro, qualcosa di più si poteva osare: grazie a Cossu, la ragazza era davvero sexi, addirittura splendida con la camicia di Tex, ed era visibilmente invaghita del nostro ranger. Bella anche la scena in cui lui, deciso, la prende in braccio: a contatto con quel bel pezzo di figliola, magari anche il nostro Ranger avrà provato qualcosa, no? ), con la buona trovata di separare Tex e Carson, e non è male neanche la figura del damerino Chance . C'è quindi il mestiere, e, IMHO, poco più. Dal lato dei disegni, Cossu mi è piaciuto molto: come detto la sua Imala è bellissima, e lo stesso Chance aveva espressioni del volto così verosimili da sembrare vivo.
  6. Leo

    [544/545] Intrigo Nel Klondike

    Storia bella nella prima parte, perde molto a mio parere nel finale quando la violenza diventa troppa e del tutto inutile I disegni di Repetto sono invece bellissimi. Il suo Grande Nord è da applausi.
  7. Leo

    [364] Il Medaglione Spagnolo

    Ho riletto questa storia ieri dopo tanti anni. Dato il periodo di lavoro molto intenso, volevo rilassarmi con una storia linda linda, tranquilla e non troppo impegnativa. E invece ce ne è voluto, d'impegno, per non lasciare la lettura anzitempo: la trama è davvero surreale... una grande battaglia, i cui resti sono tutti l' in evidenza, di cui nessuno sa nulla, Carson preveggente in maniera del tutto illogica e altre simili amenit?. Peccato, GLB se la sarebbe potuta risparmiare... concordo con West10 solo quando accenna ai dialoghi, che in effetti sono l'unica cosa non infelice di questa altrimenti inguardabile storia.
  8. Leo

    [378/381] Guerriero Apache

    Finito di leggere quello spettacolo che è L'Uomo con la frusta, mi è subito venuta voglia di rivedere Il Cobra, e sono andato a riprendermi questa storia. Anche questa può dirsi un vero e proprio gioiello: Cobra smagliante più che mai, Cochise protagonista, "Padre" Venustiano che non è solo, come propone il "nostro" Pedro Galindez, il rovescio di Padre Elias: la sua figura mi ha ricordato infatti Padre Carson della Leggenda della Vecchia Missione; come dire, chi di tonaca ferisce... Sul fatto che Galindez volesse tradire Baker, non capisco perchè vi siano dubbi: è evidente dai pensieri che Nizzi attribuisce al Cobra che le sue intenzioni sono proprio quelle. Fusco grandissimo: ci ha fatto fare davvero un viaggio nell'old Mexico. Piccolo OT: sul retro dell'albo Il Regno del Silenzio vi è la pubblicit? del Texone Fiamme sull'Arizona, altro capolavoro di quegli anni straordinari, nizzianamente parlando: quando mettiamo in discussione NIzzi (e ci sta, per carit?), ricordiamoci anche quello che ha fatto per Tex. Storie bellissime, che si susseguivano uno dopo l'altra, e scusate se è poco.
  9. Leo

    [365/369] L' Uomo Con La Frusta

    Pur non assurgendo al rango di capolavoro (soprattutto per la seconda parte, un p? tirata per le lunghe quando ormai il quadro era chiaro e l'interesse inevitabilmente scemato), questa è una storia straordinaria. Intrecciata perfettamente (parlo sempre della prima parte), la storia è indimenticabile per gli avversari di spessore quale il Colonnello Olivera, e per alcune scene capolavoro: la scena di Carson sconvolto nel saloon, che secondo me è invece molto umana ( una reazione, come dice Havasu, comprensibilissima di fronte ad una notizia tanto tragica); ma anche sempre il solito Carson sul tetto del treno; Tex che si autodefinisce "vecchio Tex", palesando un p? di tenerezza nei suoi stessi confronti, cosa che in tutta la saga ha fatto solo in questa scena, quando davvero credeva di essere alla fine della pista; lo schiaffo di Conchita e il pugno di Padre Elias al traditore Galindez, altra gran bella figura. Per i disegni, amo sia Fusco che Civitelli, per cui per me il passaggio del testimone non ha costituito un problema. Certo, Carson e Galindez di Civitelli li preferisco, ma nonostante questo per me i due artisti sono a pari merito.
  10. Leo

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    L'ho letta a spizzichi e bocconi durante la settimana, nel quarto d'ora che il sonno mi concede tra quando vado a letto e quando decide di ghermirmi portandomi nell'incoscienza . Nonostante questo (che credo qualche volta incida sulla mia valutazione complessiva di una storia di Tex), la storia è talmente fluida che è come se l'avessi letta in un colpo solo, e la sensazione che mi ha lasciato la riassumo in una parola: POESIA. Questo Texone è una raffinata, delicata e bellissima poesia. Poesia cupa e tragica nel personaggio di Kevin, assassino psicopatico angariato da piccolo per il quale si può provare, nonostante tutto, compassione e comprensione, poesia delicata, malinconica e bellissima, incarnata dalle giovani donne in viaggio verso l'Oregon. Mi fanno "malinconia", queste ragazze, costrette dalla solitudine e dal sogno di un amore improbabile ad abbandonare i propri luoghi natii alla ricerca di un luogo in cui possano essere accettate e non sentirsi sole. Ma, al contempo, oltre che "malinconiche" sono anche combattive, civettuole, divertenti, presentano insomma tutte le sfaccettature che le rendono VERE, autentiche (qualità questa che credo sia il massimo per un personaggio di fantasia). In questo, ammetto che il sonno ottenebrante e la tarda ora delle mie letture in qualche modo hanno inciso sulla mia (dis)attenzione, ma per fortuna ci ha pensato Ymalpas a riassumere, corredando con vignette, i tratti salienti di questi splendidi personaggi in gonnella, e ciò mi ha consentito di apprezzarle (anche andando a rileggere) più di quanto già non avessi fatto al momento della lettura. Grazie Ym, efficace come sempre. Cito anche lo straordinario commento di Jack65 (molto bello) e mi dico d'accordo con West10 sul ruolo in cui spesso viene relegato Carson (Tex gli deve sempre spiegare tutto: è insopportabile) e su quanto invece gli fa fare qui Manfredi: in definitiva, è con il suo intervento che la storia comincia, perchè fosse per Tex le ragazze avrebbero continuato tranquillamente da sole. Questa scena, contrariamente a quanto detto da Ymalpas, mi è invece piaciuta molto, e anch'io reputo soddisfacente, come Paco, la spiegazione data da Emma: Tex è una persona seria, la responsabilità è grande, e le persone serie ci pensano, prima di assumersi una responsabilità così onerosa. E infati sta tutta qui l'esitazione di Tex, assolutamente condivisibile, a mio parere. Tex si è sempre assunto le sue responsabilità, ma stavolta sa che il compito che lo aspetta è più arduo del solido: non si tratta solo di combattere pendagli da forca, senza fare in definitiva troppa attenzione su chi vive e chi muore, qui ci si deve assumere il carico di persone che non sanno cosa sia il West, e quali ostacoli e avversit? un viaggio del genere possa comportare: ed è un viaggio che lui non può permettersi di fare, perchè non ne ha il tempo, perchè deve fermare un pericoloso assassino. Sottolineo, infine, oltre ai disegni che IMHO sono bellissimi, la bellezza delle battute (chi ha detto che non ce ne sono??): ne cito tre a mio parere riuscitissime, che ricordo sempre con piacere:p.65: quando Tex si lamenta con Carson per la bella pensata di scortare le donne, Carson si giustifica dicendo che la pioggia non cambiava le cose. E quando Tex gli dice: "reumatismi, eh?", Carson gli risponde, acido e con la faccia truce: "sei tu quello che si sta lamentando, o sbaglio?" Una volta tanto, non è il Vecchio Cammello a lamentarsi, e Tex è costretto ad abbozzare :Dp.168: Tex sfotte Carson dicendo che le donne a lui danno retta per i suoi capelli bianchi, e dunque per rispetto dell'età, e Carson gli risponde: "Tutta invidia! Non è l'età ma il fascino" (grande Carson, 2 a 0 e palla al centro, ed è vero che, rispetto a quel misogino di Tex, Carson con le donne ci sa fare...)p.163: Tex medica Emma e le dice che spera che non resti il segno. E lei risponde: "Io spero di sè. Sarebbe un bel ricordo". Tutto molto bello. Storia che si farà ricordare per l'originalità, la bellezza e la poesia. PS non sono d'accordo con Manfredi sulle ragioni della sua mancata partecipazione al forum: con Boselli ci tratteniamo dal criticare? No, e lui ci risponde per le rime, difendendo il suo lavoro. Il confronto è sempre importante, basta sapersi porre.
  11. Leo

    [Texone N. 08] Il Soldato Comanche

    Storia scorrevole, si fa leggere bene, diverte e alla fine ti lascia appagato. Un bel "giallo", di quelli che Nizzi sapeva fare benissimo. Il Sergente è una figura molto simpatica, umana e autentica. Capitanio fantastico, salvo che per i volti dei pards, che non ho amato particolarmente. Per il resto, è Arte allo stato puro.
  12. Leo

    [569/571] Buffalo Soldiers

    Anche da parte mia un augurio di pronta guarigione, Carlo. Nel frattempo, vista la condizione di forzoso riposo, rileggiti tutta la collezione e ricommentala . Oppure scrivi un minuto sè e l'altro pure a Boselli perchè si decida a far partire 'sta storia di Ken con Tex, di cui tu e io siamo accaniti sponsor. A parte gli scherzi, rimettiti presto.
  13. Leo

    [Texone N. 24] I Ribelli Di Cuba

    Faccio mie le parole soprattutto del Colonnello Jim Brandon, parecchi post fa, e alcuni passi dell'intervento di Virgin, in un post più recente (anche se ho trovato le parole di Virgin un p? eccessive: si vede che ti autocompiaci a scrivere, Virgin. Dici che l'artista è vanitoso, e tu lo sei senz'altro, ma fai bene ad esserlo! Scrivi davvero troppo bene: complimenti!) Ritornando alla storia, se quoto i due interventi sopra citati, è perchè questa storia non mi ha "trasmesso". Mi rendo conto anch'io che è una storia di pregio, e tra l'altro è ben realizzata. Lo stesso Virgin non ha nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, ed anzi trova agghiacciante "una grammatica (perfetta) che nulla esprime". Qui mi discosto un p?, perchè "agghiacciante" mi sembra troppo forte. La grammatica è perfetta perchè l'autore sa il fatto suo e "conosce alla perfezione le regole del gioco" (come dice Carson a Lena nella capanna di quest'ultima: non c'entra niente, ma mi è venuto in mente e lo riporto ); poi, al di l' del mestiere, che c'è senz'altro e ci mancherebbe, non sempre un'opera creativa riesce a trasmettere quel quid in più, di intangibile e immateriale, come un'emozione. Ma anche questo è opinabile, e riprova ne è che questo Texone a molti è piaciuto, ed alcuni lo considerano un Capolavoro. Quindi, alla grammatica perfetta si aggiungono le emozioni che pure questa storia è riuscita a suscitare in molti. Poi, non si può accontentare sempre tutti, soprattutto un pubblico come il nostro, vario, sempre attento e sempre pronto ad essere perplesso su tante cose (io per primo, che sono un grande rompi...). Da rompi, dico quindi che questa storia non mi è piaciuta granch?. Non è (solo) l'ambientazione, troppo lontana dal mio amato Ovest, n° le per me intollerabili "mefistate" di Rayado (che blocca le pallottole, ipnotizza il ragazzo, comunica a distanza attraverso gli ologrammi di due spaventosi serpenti... io proprio non ce la faccio a vedere 'ste cose: sarà un mio limite, ma non posso farci niente). E' proprio che non mi ci sono innamorato, di questa storia e dei suoi personaggi, non è scattata l'alchimia, e non so bene perchè. Andando in Off topic, Don Fabio dice che in Boselli ci vede un quid barocco. Boselli non è sempre "semplice" da leggere, nel senso che le sue trame sono spesso complicate, e tendono spesso al colpo di scena, tanto che a volte si ha la sensazione che voglia stupire a tutti i costi. Le volte che non gli riesce, questo suo essere barocco salta subito agli occhi, e può infastidire. Le volte che invece gli riesce, sforna cose sublimi. E allora, io dico che Boselli ci deve provare sempre, a rischio di sbagliare. Facendo una metafora calcistica, un giocatore che sa fare i dribbling e li prova spesso, sbaglia più di uno che non ci prova mai. Ma, se i dribbling sono nelle sue corde, è giusto che ci provi, perchè le volte che gli riescono (e non saranno poche, se è bravo a farli), d' spettacolo, emoziona, salta l'uomo e va in goal. Poi, se sbaglia, pazienza: ci ha provato. E ci deve provare sempre, perchè la gioia negli occhi e la sensazione di libertà di un dribbling che ti fa volare verso la porta (penso a una vecchia azione di Weah in questo momento) è molto meglio di una prestazione senza errori, ma piatta e scialba. Ordinata, pulita, ma che non trasmette nulla. Spesso Boselli ordinato non ?, fa saltare le carte all'aria e rende tutto più difficile, ma è l', in quell'esperimento, che può nascere, come difatti spesso è nato, il Capolavoro.
  14. Leo

    [Texone N. 22] Seminoles

    Letta ieri per la prima volta. Speravo sinceramente che D'Antonio bissasse Berardi, che, grande autore di West, nella sua unica apparizione texiana ha sfornato un capolavoro indimenticabile come Oklahoma. Purtroppo non è andata così, e anch'io, come Paco, alla storia non darei più della sufficienza. Sempre come il solito Paco, ritengo che i punti più alti della storia stiano nei comprimari, in primis Ochala, protagonista, ma anche il vecchio orbo, Jesus e il reverendo-medico. Ochala, in particolare, mi ha consentito di apprendere qualcosa sul mondo dei Seminoles, e su come gli si desse la caccia, cose di cui non sapevo assolutamente nulla, e che mi ha fatto piacere apprendere. Non mi è invece piaciuto Lafarge, e credo, a differenza di West10, che questa storia non sia invece granch? credibile proprio per lui, e per il trattamento che gli riserva Tex. Capitolo disegni: non essendo un mysteriano, non conoscevo Filippucci. Ne sono rimasto semplicemente estasiato. Le everglades della Florida sono a dir poco straordinarie, vera goduria per gli occhi. Per me 10 e lode è anche poco: ma non si può far nulla per assoldare questo straordinario artista in pianta stabile per il nostro ranger?
  15. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Il commento di Paco su questa storia mi piace più della storia stessa. In primo luogo, perchè è scritto davvero bene, e coglie perfettamente l'essenza di questi magnifici personaggi ed anzi mette in risalto alcuni aspetti (quali quello dell'estrema umanit? di Jesus, ch? in fin dei conti pur sempre di umanit? si tratta) spingendo a meditare ulteriormente su questa tragica e bellissima vicenda che Nizzi ci regala. In secondo luogo perchè ritengo che il punto di forza di questa storia, per l'appunto la vicenda tragica e nera di questi tre giovani e sfortunati destini, non sia stato invece supportato da una sceneggiatura realmente all'altezza. Oltre alle perplessit? già evidenziate da West10 e da ilbor su alcuni passaggi della trama, non mi hanno entusiasmato in maniera particolare neanche i dialoghi, meno spumeggianti di altre volte. Il soggetto, e i personaggi principali, sono memorabili, e quindi il giudizio a questa storia non può che essere positivo; tuttavia, purtroppo, non totalmente positivo come invece il soggetto avrebbe meritato.
  16. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Storia che, pur non essendo superlativa, si fa leggere bene ed appaga. A questo contribuiscono senz'altro i disegni, semplicemente MERAVIGLIOSI. Uno spettacolo per gli occhi, e peccato che Milazzo si sia fermato qui. In un post a Boselli, gli avevo proposto, qualche tempo fa, una storia in cui si facessero incontrare Tex, Carson e Ken Parker, magari scritta dallo stesso Berardi, che su Tex ha scritto quel capolavoro assoluto che è Oklahoma. Magari, se questa storia venisse realizzata, si potrebbe pensare di affidarla al divino Ivo: sarebbe l'apoteosi!Tornando in topic, pur non essendo un capolavoro, la storia è a mio parere indimenticabile per la figura del vecchio McLean. Bellissimi gli scontri tra padre e figlio, che mi ricordano (a parti invertite) un'altra grande storia di Nizzi, Rio Hondo, ma soprattutto bellissimo il tragico finale Epico. Un grazie a Nizzi per quest'altro memorabile comprimario.
  17. Leo

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    Storia che, pur non essendo superlativa, si fa leggere bene ed appaga. A questo contribuiscono senz'altro i disegni, semplicemente MERAVIGLIOSI. Uno spettacolo per gli occhi, e peccato che Milazzo si sia fermato qui. In un post a Boselli, gli avevo proposto, qualche tempo fa, una storia in cui si facessero incontrare Tex, Carson e Ken Parker, magari scritta dallo stesso Berardi, che su Tex ha scritto quel capolavoro assoluto che è Oklahoma. Magari, se questa storia venisse realizzata, si potrebbe pensare di affidarla al divino Ivo: sarebbe l'apoteosi!Tornando in topic, pur non essendo un capolavoro, la storia è a mio parere indimenticabile per la figura del vecchio McLean. Bellissimi gli scontri tra padre e figlio, che mi ricordano (a parti invertite) un'altra grande storia di Nizzi, Rio Hondo, ma soprattutto bellissimo il tragico finale
  18. Leo

    [Texone N. 05] Fiamme Sull'arizona

    Signore e signori, ecco a Voi un Capolavoro. Storia di incredibile bellezza e intensit?, scritta da uno dei migliori Nizzi di sempre. Storia che comincia già nel vivo dell'azione, con quel farabutto di Dan Latimer e i suoi "volontari dell'Arizona" che assaltano un inerme campo Apache. Il massacro fallisce grazie al provvidenziale intervento di Tex e Carson. Quindi, sventato il pericolo, i nostri si fermano a parlare col capo della tribù, Naiche, e qui assistiamo a mio parere a uno dei monologhi più belli della storia di Tex, uno dei pezzi di più alta maestria dello sceneggiatore Nizzi: Naiche non ha forse ubbidito agli emissari del grande capo bianco quando sono venuti con molte promesse per spiegare che avremmo dovuto abbandonare le nostre terre e stabilirci nella riserva di San Carlosè Crede forse Aquila della Notte che sia stato facile per Naiche convincere la sua gente a lasciare le montagne che da sempre erano la nostra patria? Ebbene, ora siamo qui, come ci è stato chiesto...viviamo qui, in un luogo inospitale e straniero, e viviamo in pace... ma i bianchi vengono al nostro campo e ci attaccano nel sonno! Che altro vogliono da noi, Aquila della Notte? Vogliono la nostra scomparsa dalla faccia della terra? E' QUESTO CHE SI CHIEDE AGLI APACHES, DI SCOMPARIRE? E TEx, di rimando, che pensa: "Brutta domanda, fratello... e maledettamente vicina alla verità". In pochissime, meravigliose, intense parole, Nizzi sintetizza il dramma dei nativi americani, sconfitti, umiliati, costretti, loro da sempre liberi, a vivere rinchiusi nei recinti, e, come se tutto questo non bastasse, vittime di un vero e proprio, consapevole, quasi pianificato, genocidio. E Naiche rappresenta la presa di coscienza da parte del popolo pellerossa della tremenda tragedia che si è abbattuta su di essi e che li porter? a scomparire. E non è finita: sempre Naiche, meraviglioso personaggio pur nella brevit? della sua apparizione, poco più in l', arrester? le spiegazioni di Tex dicendo di non capire come sia possibile che il grande padre bianco di Washington abbia prima inviato il Generale Crook e poi l'ambasciatore di pace Adams: anche qui Nizzi è bravissimo a rendere in poche parole il senso della politica ondivaga, emozionale, opportunista, totalmente incerta, degli Stati Uniti nei confronti della scomodissima Questione Indiana. Più tardi, facciamo conoscenza con Emerson, un rappresentante di quella politica, ViceGovernatore dell'Arizona, e riconosciamo in lui l'archetipo del politico corrotto (splendide le parole che Nizzi mette in bocca a Emerson, che di sè stesso dice di essere "solo" Vice Governatore perchè è meno esposto e può riempirsi le tasche senza che nessuno se ne accorga), molto "vero", autentico. In Emerson riconosciamo altresè un bellissimo avversario per Tex, un uomo la cui intelligenza porta il Ranger alla frustrazione in più circostanze: mi lascia senza parole la scena in cui Delgado e Tex vengono attaccati dai soldati sulla Mesa degli Spiriti. Immaginate quanta rabbia, quanta frustrazione, quanta delusione, debbano esserci nel cuore di Tex in quel drammatico momento, quando il Capo Apache viene attaccato dai soldati proprio nel luogo in cui lui stesso lo aveva portato, facendogli da garante per la sua sicurezza. Tex che si mette davanti ai fucili dei soldati, pur di difendere quell'uomo che gli aveva affidato la sua vita e la cui fiducia in Tex era stata in fin dei conti così mal riposta... e che spettacolo la fuga di Delgado, che come una scheggia impazzita si macchia del sangue delle Giacche Blu e si rende protagonista di una sequenza altamente scenografica, anche grazie al felicissimo intervento del cugino, il quale aveva avuto ragione a non fidarsi dei bianchi, Tex incluso... Ma non finisce qui: Tex è gabbato un'altra volta, dal genio sopraffino di Emerson, e ancora una volta è SCONFITTO, annientato, quando, nella prigione di Janos, si trova davanti Ojo Blanco... E se la fortuna, nelle vesti del mercante Matias, non ci mettesse lo zampino, stavolta Tex sarebbe sconfitto da uno una volta tanto più furbo di lui. Ma anche quando ha scoperto il gioco, Tex rischia seriamente di perdere: la scena dell'agguato tesogli da Latimer e dai seguaci di Ojo Blanco, con Tex e Carson che esauriscono le pallottole e si trovano in u vicolo cieco, è di una straordinaria intensit?, la si vive accanto a loro e si ha realmente la sensazione, tanto la scena è dilatata, che la fine stia ormai per sopraggiungere, fino al felicissimo intervento di Cochise, il vecchio leone. Ma tutto, a mio parere, in questa storia è perfettamente riuscito: il vecchio Corno Rosso, simpatico stregone che ha predetto la sua morte, l'onesto, carismatico e sfortunato Adams, il prode Delgado con il fido cugino Chaco, la scena in cui Carson aiuta la donna di Dorantes a vestirsi voltandosi in ritardo così da poter rimirare le grazie della bella tardona, naturalmente il Generale Crook ("? tanto di guadagnato per tutti, quando i generali si annoiano", dice Tex, e il Generale, lungi dall'arrabbiarsi, mette una mano sulla spalla del ranger, dicendogli: "siete un bel tipo, Willer": che sceneggiatura, ragazzi, semplicemente DELIZIOSA). Disegni bellissimi anch'essi: Tex poco canonico, ma molto vero. Solo Carson mi è piaciuto poco, ma ciò non fa cambiare il mio giudizio sulle splendide vignette di questo Texone. Per me, il più bel Texone di sempre e uno dei più grandi capolavori della nostra saga.
  19. Leo

    [Texone N. 07] Il Pueblo Perduto

    Bella storia, questa del "Pueblo perdido". Si fa leggere bene, fila liscia divertendo il giusto, senza strafare. Pur non essendo in sè indimenticabile, questa storia mi torna spesso alla memoria per lo spettacolo rappresentato dal pueblo incastonato nella roccia. Nelle pagine introduttive del Texone originale vi è peraltro la foto di uno di questi pueblo (praticamente identico a quello raffigurato da Ticci): immagino cosa si possa provare a vederli dal vivo. Semplicemente spettacolari. In effetti, l'ambientazione e i disegni impreziosiscono questo Texone, compensando una trama gradevole ma non eccezionale.
  20. Leo

    [Texone N. 16] I Predatori Del Deserto

    L'ho riletta proprio ieri, questa storia. Non la trovo affatto una "mezza schifezza" ma anzi una bella storia, riuscita appieno. E se anche fosse un rifacimento in chiave western di Pratt, ricordo che anche Leone aveva fatto la stessa cosa con Per un pugno di dollari, rilettura western de L'Ultimo samurai di Kurosawa. La storia fila benissimo, è movimentata dalla figura dell'orripilante Monkey e dal suo dualismo con Kirby, bandito e assassino ma con un briciolo di umanit?. La presenza di Liza ravviva ulteriormente il tutto, perchè si trepida per lei, soprattutto quando viene insidiata da Monkey. Quando finalmente lei e Kit riescono a fuggire, e il lettore li crede finalmente in salvo, ecco l'intervento dei graficamente straordinari Yavapay che riportano la situazione al punto di partenza, in un intreccio narrativo che non si concede soste e tiene il lettore incollato sulla sedia. Anche la figura del Predicatore è IMHO ben riuscita, Quanto a Brindisi, lo reputo STRAORDINARIO. Le espressioni del volto dei personaggi di questa storia sono di un realismo impressionante. Sembra quasi di poterci parlare, con questi personaggi, tanto sembrano vivi. Mi sono talmente appassionato a lui (che pure avevo già letto in Dyd) che spererei davvero che venisse a lavorare più spesso dalle parti dell'Arizona...
  21. Leo

    [Texone N. 03] Il Segno Del Serpente

    Beh, ilbor, è da tanto che non lo leggo ma non credo che lo riprender? più. Ne ho un ricordo semplicemente pessimo, probabilmente il peggior Texone insieme a Mercanti di schiavi. Una storia brutta, ingenua e, ahimè, disegnata in maniera infelice.
  22. Leo

    L'ultimo Font, Lo Si Può Amare ?

    Quoto Cheyenne su tutta la linea. Le vignette postate da Ymalpas, soprattutto quelle riguardanti i fucili e in particolare il fucile impugnato da Carson, sono inguardabili, ed anche le prospettive e le anatomie a volte sono, sempre per parafrasare Ymalpas, " tirate via", quasi con indolenza e svogliatezza. Prese singolarmente, molte vignette di Font non mi piacciono, e mi paiono inadeguate. Nell'insieme, però, io provo piacere, un personale, e se volete irrazionale, piacere, nel leggere le sue storie. Mi piacciono gli spigoli di Font, i suoi paesaggi sempre pieni che saturano le vignette, i suoi interni "pastosi". Mi piace anche quel volto, deforme e stilizzato quanto si vuole, ma duro come la roccia ed evocatore di potenza, di Tex e pards. Le singole vignette, ripeto, in sè possono non essere capolavori. Ma ciò non toglie che io ricordi sempre con piacere i Territori del Nord Ovest, Colorado Belle, Tornado e L'ultima Diligenza: mi piacciono, questi disegni, sono EVOCATIVI e suggestivi. Magari non perfetti, ma hanno un'anima.
  23. Leo

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Storia a mio parere davvero bella. Il Capitano Fremont è un personaggio che emoziona e lascia il segno, sfaccettato, complesso, multiforme. Nel carcere cominciamo ad apprezzarlo, è un uomo coraggioso e risoluto, e non a caso è uno dei due leader della prigione. Ci ispira talmente tanta simpatia che quasi siamo portati a dimenticare i crimini di cui si è macchiato (la scena iniziale del texone, con il massacro dei soldati che vengono pure finiti con un colpo di pistola per non lasciare testimoni, è una scena molto cruda, ad altissima dose di violenza). Poi, lo crediamo ribelle, fedele al Generale Johnson, e quindi un p? "suonato", troppo idealista. Come può un uomo come lui, pratico e con la testa sulle spalle, imbarcarsi in una lotta così velleitaria e senza speranza? Sarà pure romantico, ma non ha tutte le rotelle a posto, questo Capitano. Più tardi, però, i conti ricominciano a tornare, e il risoluto idealista lascia il posto al cinico traditore dei suoi compagni di lotta: nella sua concretezza, il Capitano ambisce solo all'oro, e non si fa scrupoli nel tradire i suoi amici. Ed ecco che la scena iniziale ritorna, con tutto il suo sangue, e Fremont diventa ai nostri occhi un uomo spregevole. Ma, ecco, l'ennesimo colpo di scena, e Fremont, l'assassino, il traditore, il cinico, prima perde tempo nel mettere al sicuro le due sentinelle e poi, nel generoso tentativo di salvare il Generale, muore nell'esplosione, riscattando la sua anima nera e lasciando al lettore un positivo ricordo di sè. E' un personaggio che evolve e torna indietro, si perde nell'abisso e ritorna a risplendere. Strada tortuosa di un uomo tutto d'un pezzo, la cui Ragione, pronta a fargli compiere scelte malvagie, viene alla fine sconfitta da un Cuore generoso. E'un grande personaggio, Fremont, e si innesta in una storia ricca d'azione e di avventura. Nonostante fino alla fine non ci sia uno che sia uno colpo di pistola, la fase nel carcere e l'ingresso nella tana del lupo sono emozionanti e avvincenti. Grandissimo Nizzi. Quanto a Wilson, mi è piaciuto molto. Giudizio più che positivo.
  24. Leo

    [621/622] Mezzosangue

    Quoto Ymalpas per dirmi d'accordo e per dissentire. Mi dico d'accordo per la prima parte, in cui parla dei personaggi e della sceneggiatura, ed anzi ti faccio i complimenti,Ym, è scritta davvero bene e rende la storia e i suoi protagonisti in maniera così perfetta che non mi resta altro da dire: hai già detto tutto. Le aspettative che hai e le domande che ti poni sono le stesse che ho io. Speriamo che il prosieguo si mantenga all'altezza di questo bel primo albo e non ci deluda. Dissento totalmente sui disegni. Font ha uno stile ultrasintetico, troppo stilizzato, e capisco che possa non piacere. Ma Tex e Carson sono duri come il ghiaccio, i personaggi di contorno sono ben delineati, e le ambientazioni sono come al solito molto suggestive. Dici che disegna i personaggi sempre allo stesso modo? Hai ragione, ma sono tanti i disegnatori che lo fanno. Per citarne uno tra i più grandi, ne I Sette Assassini io credevo, all'inizio, che Kid Rodelo fosse il figlio segreto di Ray Clemmons... il giovane Clemmons e Rodelo sono praticamente identici. Ma Marcello resta Marcello. A me la storia è piaciuta molto, sia per i testi che per i disegni. L'unico rammarico è che finiscono troppo presto, ed ora bisogner? attendere agosto...
  25. Leo

    [Maxi Tex N. 08] Il Treno Blindato

    (Non) ho riletto questa storia ieri in treno. (Non) nel senso che non sono riuscito a finirla, avendola trovata pesante, eccessivamente elaborata, contorta. Quoto Paco per l'armata brancaleone messa su da Tex: ma quando mai il Nostro imbarcherebbe quei tipi in una sua missione? Non è affatto Tex. L'unica scena degna di nota è quella del vecchio che saluta il suo donnone, con annesse lacrime e parole buoniste degli avventori della locanda: un tocco di umanit? che non mi è dispiaciuto. Per il resto... Salvo i disegni, perchè io sono invece un estimatore di Ortiz: a volte è troppo sintetico, alcune sue vignette sono francamente inguardabili, ma, nonostante tutto, questo disegnatore TRASMETTE, a mio parere, sudore, polvere, avidit?, sporcizia, arsura... in poche parole, UOMINI e OVEST AMERICANO. Nonostante qui non mi sia piaciuto, e non mi è piaciuto neanche in Lungo i sentieri del West e ne L'Ora del Massacro, non mi sento di bistrattare troppo Segura: L'Oro del Sud, e soprattutto I Cacciatori di Fossili, IMHO sono bellissime storie.
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