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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [301/302] La Locanda Dei Fantasmi

    Mah, Carson00, secondo me Non vedo quindi incongruenze nella trama, ma anzi una storia gialla che mi ha davvero appassionato, e che mi ha molto sorpreso nel finale. Sicuramente poi i disegni di un Letteri in formissima hanno inciso anch'essi nell'alto gradimento da me provato per questa storia.
  2. Leo

    Guglielmo Letteri

    Sul fatto che quello di Bonelli sia sato un errore sono in netto disaccordo. O meglio, parlando in termini puramente calcolatori, freddi, hai ragione tu, Anthony, e Bonelli ha sbaliato. Ma Sergio Bonelli era prima di tutto un gran signore, uno che ragionava- almeno in queste cose- con il cuore e non con la testa: coi collaboratori sul viale del tramonto (che siano Galep, Diso o Ortiz) lui si è sempre comportato così. E vogliamo accusarlo di questo? Di essere stato davvero una grande persona, oltre che un grande editore?Poi con che coraggio si può vietare a Galep e Letteri, che per Tex sono stati due veri padri, di disegnare il loro personaggio? Per farlo ci vorrebero per davvero due dita di pelo sullo stomaco!!Diciamo che avete ragione entrambi: in termini puramente aziendali, ha ragione Anthony: le ultime prove di Letteri, come di Galep (forse più di quest'ultimo) erano veramente non all'altezza. Per rispetto del lettore (e non parlo di noi appassionati texiani, che nei tratti tremanti di Galep o di Letteri leggiamo la "gloria" passata e quindi sorvoliamo tranquillamente sul presente, ma dei lettori novelli), al quale vuoi e devi vendere un prodotto di qualità, i disegni devono essere sempre di una certa levatura. Ma, in effetti, credo che Bonelli non abbia avuto il coraggio di dire a quegli uomini (ai quali deve in parte la sua fortuna, per la dedizione, l'impegno e la professionalità passate, e con i quali doveva sentirsi legato da un vincolo quasi di parentela, tanti sono stati gli anni passati a "cavalcare" insieme) di farsi da parte: non è riuscito a separare l'editore dall'uomo, il capo d'azienda dall'amico, la testa dal cuore (e credo che anche con l'ultimo Nizzi si sia comportato allo stesso modo): in definitiva, penso che non gli e lo si possa rimproverare più di tanto...
  3. Leo

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    Sono d'accordo, Paco: stavolta è soprattutto la sfortuna, a mettere i bastoni tra le ruote a Tex, ed è solo per la sorte avversa che non riesce (mai) nel proprio intento. Anche quando viene catturato nel villaggio del reclutamento, in fin dei conti, è stato sfortunato ad essere riconosciuto. Ma nelle storie di Nizzi (e a volte anche in quelle di Boselli) il Nostro riesce a piegare la fortuna ai suoi voleri, e a volte le imbrocca tutte, al contrario, potendo contare su una fortuna sfacciata (e abusata dagli sceneggiatori...). Quindi, passi che Tex non ha colpe specifiche, ma di sicuro ha una sfiga che fa finir male qualunque cosa egli faccia: e questo non è tanto da Tex (anche se è da Tex nolittiano, senz'altro). Ti faccio però una domanda, visto che non ti sei espresso: cosa ne pensi di Donovan° Io ci ho riflettuto un p?, sulla sua figura, prima di dare quel giudizio non proprio lusinghiero. Quello che ho scritto è frutto delle sensazioni "a pelle" che ho provato durante la storia. Forse, mi sono detto, ri-ragionandolo un p? (anche sulla scorta dei commenti positivi riportati sul forum dagli altri pards), questo Donovan non è poi così male. Ma, anche dopo averci riflettuto, ho dovuto riconfermare la sensazione che avevo avuto a pelle durante la lettura. Posso chiedere il tuo contributo su questo aspetto specifico? Spesso non siamo d'accordo, ma ti leggo sempre con interesse. E chiedo anche, se ne avete voglia, eventuali repliche a Anthony, Sam, Carson00, West, Cheyenne, The Lord, Ymalpas (riporto le sue parole dell'altro forum: "E' un'anima tormentata, dalla psicologia difficile e tuttavia, un personaggio che trasmette simpatia... è un feeling tutto particolare che il lettore instaura con lui e che non sono in grado di descrivere a parole") a cui questa storia è molto piaciuta: ribadisco, è una bella storia, ma la figura di Donovan non vi sembra un p? "forzata", soprattutto nella fase della sua redenzione (da cui però dipende la salvezza di Tex, ed è quindi decisiva per il finale della storia)? E' un personaggio non manicheo, d'accordo, ma a uno che fa quel gesto nobile nel finale non puoi fargli fare quelle autentiche scelleratezze nel corso della storia, che lo marchiano in modo infamante per sempre e tolgono la possibilità (almeno a me) di farmelo stare simpatico dopo. Un buon fine settimana "lungo" a tutti.
  4. Leo

    Mefisto!

    Ragazzi, speriamo proprio di no: Mefisto è il nemico più conosciuto di Tex, ma appartiene a un'altra epoca: già è stato intollerabile, a mio parere, farlo RISORGERE (in Tex c'è una resurrezione!!: ma io ho comprato Tex, non Dylan Dog, o Dampyr, che pure mi piacciono); farlo nuovamente tornare, per me, sarebbe proprio il colmo. So che molti non la pensano come me su Mefisto, e d'altronde de gustibus: ma io spero proprio di non vederlo MAI PIU'.
  5. Leo

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    Ymalpas dice che Nolitta, in questa storia, è l'antesignano di Boselli: sono d'accordo, questa è una storia CON Tex, ma dove Tex non è affatto il protagonista, semmai un filo conduttore. Ciò non mi dispiace affatto: sono un fan di Boselli, sono un fan di Berardi (il cui figlio prediletto, Ken Parker, spesso è solo il filo conduttore di storie che riguardano altro e che vedono lui semplice testimone e non fulcro della vicenda) e mi piacciono molto i personaggi definiti "ruba-scena" che lasciano Tex un p? al margine. E qui Tex è totalmente al margine: anzi, salvo la cattura di Pierre Goudret, non gli riesce davvero nulla!!!- Si reca nel Montana per prendere in consegna Roger Goudret, e se lo fa soffiare da sotto il naso facendosi mettere immediatamente fuori combattimento, e se non muore è solo per l'intervento del sergente Donovan. - fa da guida alle reclute delle Giubbe Rosse, ma non riesce ad impedire che le stesse cadano in una sciocca trappola, per poi abbandonare il terreno quando diviene troppo scottante lasciando i giovani e pivelli mounties morire nell'agguato (cosa che Jim non avrebbe fatto, e per questo Tex lo tramortisce).- tenta di infiltrarsi tra i ribelli attraverso il reclutamento, ma è subito riconosciuto e (sia pure dopo una rocambolesca fuga) catturato. Insomma, fallisce qualunque cosa faccia, ma , ripeto, ciò a me non dispiace neanche tanto; la sua fallibilit? lo rende solo più umano, più verosimile, in definitiva più credibile, e va bene così. Il protagonista, quindi, non è lui; addirittura, per larga parte della vicenda, farà da spettatore costretto com'? al palo della tortura. Non è lui a sconfiggere i ribelli, ma sono questi ultimi a sconfiggersi da soli, vittime delle proprie contraddizioni interne. Protagonista è Roger Goudret, la faccia "pulita" della rivolta (ch? chiamarla Rivoluzione sarebbe troppo), con i suoi ideali astratti ma al tempo stesso concreti; protagonista è suo cugino Pierre, l'altra faccia della rivolta, quella del bieco profittatore che si tuffa nel torbido per ricavarci qualcosa, fosse anche il piacere di uccidere (quasi) impunemente; protagonista è Donovan, il sergente traditore che si riscatta alla fine salvando Tex e Jim. Protagonisti sono gli altri, e Tex ?, suo malgrado, semplice spettatore dopo averle sbagliate tutte: ha ragione Ymalpas, nell'accostare Nolitta a Boselli. E questa storia, come quelle di Boselli, sarebbe una grande storia se non ci fossero quelle macroscopiche, a mio parere, incongruenze che sono state ottimamente riassunte da Wasted Years le cui parole riporto integralmente: "Il sognatore idealista che chiude gli occhi davanti alle belle mascalzonate salvo cambiare idea repentinamente è già poco credibile, se non col criterio dei prosciutti sugli occhi. Gli indiani si sacrificavano per la loro causa perorata dal "profeta" e non per IL PROFETA."La rabbia di Roger e l'abbandono del campo sono forzature evidenti, sopratutto l'abbandono da parte degli indiani: combattono per una causa, o per un uomo? Wasted Years è efficace con l'esempio del preside Ma la figura per me meno riuscita è proprio quella del sergente Donovan: "la regina Vittoria non può chiedermi di puntare le armi contro la mia stessa gente", dice. D'accordo, sacrosanto, condivisibile. Peccato che non abbia alcuna remora a puntarle contro i suoi ex colleghi, macchiandosi di un atroce massacro!Il suo orrore per i mounties torturati è sincero. Peccato che poi consenta che anche Brandon e Tex vengano torturati. Una cosa è essere un personaggio contraddittorio, complesso, sfaccettato, una cosa è essere completamente "dissociato" come è questo Donovan: i suoi comportamenti sono troppo incoerenti, è un caso patologico di sdoppiamento della personalit?. Uno che ha servito tanti anni, e con orgoglio, a suo dire, nella polizia di sua Maest? Britannica poi non può associare il proprio nome alle imprese di un Big Bear e degli altri che addirittura sono entusiasti quando gli indiani scalpano dei mounties. Certi gesti dovrebbero essere intollerabili, per un rivoluzionario idealista, e se lui li tollera evidentemente è solo una canaglia. Salvo riscattarsi nel finale: che artificio! Sa di posticcio, questa redenzione... In definitiva, la storia mi piace paradossalmente per la vulnerabilità di Tex (e per il fatto che una volta tanto non ne imbrocca una!) ma i personaggi, che pure si prestavano a diventare grandi (facciamo un paragone con l'altro grande ribelle Shane 'O Donnell, visto che abbiamo paragonato Nolitta a Boselli) non riescono a crescere e restano un p? "legnosi" nei voltafaccia un p? troppo artificiosi di cui si rendono protagonisti.
  6. Leo

    Galleria Di Tex Di Disegnatori In Generale

    Mi accodo a quello che dice Gabriele: nel disegno di Roi non c'è Tex: se così fosse, sarebbe uno stravolgimento inaccettabile. Ritengo, poi, che lo stile di Roi poco si attagli al west: il suo tratto, onirico e indefinito, e a mio parere estremamente suggestivo, è perfetto per le storie noir di Dylan Dog, o per le atmosfere da medioevo prossimo venturo di Brendon: rende quindi in maniera straordinaria per ambientazioni cupe, dark, ma ve l'immaginate Roi alle prese con l'assolata Arizona o con il desertico Messico? Io francamente no... Poi magari mi sbaglio, e se si cimenta con Tex mi smentisce: chissà...
  7. Leo

    Guglielmo Letteri

    Guglielmo Letteri è stato il secondo disegnatore di Tex che ho conosciuto: il primo è stato Ticci con La Leggenda della Vecchia missione, il secondo proprio lui, con La miniera del terrore, e subito mi piacque. Il suo stile pulito, il vigore che riesce ad imprimere ai suoi personaggi, i volti, con tutto il ventaglio di espressioni quali rabbia, durezza, determinazione, ironia, perplessit?, paura, rese magistralmente, me lo hanno sempre fatto apprezzare come uno dei più grandi disegnatori del ranger. Dopo aver letto Oklahoma, sua prova capolavoro, lo ritenevo il mio preferito; il suo stile, assolutamente insuperabile. Più tardi, i miei gusti sono cambiati, e, nonostante lo apprezzassi sempre moltissimo, ho cominciato a preferirgli Marcello, Ticci, Villa, con il loro west old e wild, per i primi due, ed estremamente realistico, per il terzo, e ciò al di l' dell'involuzione che ha subito il tratto di Letteri con l'età: parlo proprio di stile, e di evoluzione o involuzione dei miei gusti al riguardo. Le sue ultime prove, infine, sono sintomatiche della stanchezza di un uomo ormai non più nel fiore degli anni: sono ancora buone (ricordo in particolare La lunga pista) ma decisamente non esaltanti anche se forse proprio quel tratto non più deciso come un tempo mi ha fatto apprezzare quelle storie, quasi per una sensazione di "tenerezza" nei confronti di un vecchio amico che ha dato tanto alla saga e la cui parabola volge al termine in maniera purtroppo evidente. Letteri ha dato tanto a Tex: se il ranger è quello che ?, lo dobbiamo senz'altro anche a lui.
  8. Leo

    Kit Carson

    Ciao Paco, una scena invece c'è ne "Il Passato di Carson" da cui si può desumere che il padre di donna è il Vecchio Cammello. Purtroppo non ho l'albo con me e non posso indicarti la pagina: comunque, in "Ultimo scontro a Bannock" c'è Kit che rimprovera Lena di averlo colpito duramente, 25 anni prima, anche se poi dice di comprendere il suo gesto: voleva salvare la vita al padre di Donna, alludendo a Ray Clemmons. La vignetta successiva, MOLTO significativa, propone un intenso primo piano di Lena che conferma "E' così, volevo salvare il padre di Donna", e qui, dall'espressione del viso che le dona il grande Marcello (ricordo in particolare l'intensit? dello sguardo e degli occhi di Lena in quel frangente) si capisce che lei allude non a Ray, ma allo stesso Carson. Credo che Boselli, che come dici tu ha confermato l'ipotesi della paternit?, abbia voluto rivelare la stessa al lettore tramite lo sguardo contenuto in quella eccezionale vignetta.
  9. Leo

    [141/145] In Nome Della Legge

    Ho letto oggi questa lunga storia nell'edizione Oscar Mondadori. Devo dire che purtroppo non concordo con i giudizi del topic, perchè io francamente mi sono un p? annoiato, e a un certo punto ho perso il piacere di leggere la storia. La prima parte indubbiamente è bella: Insomma, tutta la prima parte (a cui queste scene appartengono) mi ha appassionato. Poi, però, pur essendoci sempre azione, la storia diventa lenta, e, a mio parere, troppo diluita. Comincio ad annoiarmi quando si introducono delle situazioni superflue (si tratta sempre della mia opinione, ovviamente: AtTheRocks, per esempio, afferma in un precedente post che secondo lui non vi sono passaggi superflui) che rallentano troppo la storia: tutta la parte che vede impegnato l'esercito a scacciare i Navajos dalle montagne, con le azioni di disturbo da parte di Kit e Tiger, tutte le trattative con Clem e Murdock, secondo me fin troppo ripetitive e gestite "pesantemente" (addirittura si fa arrivare il direttore della banca con la valigia piena di denaro...): scene secondo me evitabilissime e che non aggiungono nulla alla storia. E poi vi è una certa verbosit? che è tipica probabilmente delle storie di quel periodo (non sono un esperto della fascia 100-200) che magari può essere apprezzata in una storia più breve, ma che in una storia di 500 e passa pagine si fa sentire negativamente. Per queste ragioni, non riesco a dare un giudizio positivo a questa storia, e un p? mi sorprende la totale lontananza del mio pensiero da quanto è stato invece espresso in questa discussione, in maniera pressoch? unanime (salvo in parte Wasted Years), da chi mi ha preceduto. Forse sono stanco, o forse, cresciuto a suon di Nizzi e Boselli, non leggo con la stessa passione il Tex più "artigianale" di Bonelli (o, perlomeno, del Bonelli di questo periodo)?
  10. Leo

    [Texone N. 10] L'uomo Di Atlanta

    Una buona storia, che si legge con interesse e che scorre via facile, senza picchi che scaldino il cuore. Trovo strano che Tex organizzi una duplice evasione per compiacere un uomo che gli aveva sè salvato la vita, ma che in effetti conosceva appena. Anche Lola non mi convince: è un personaggio la cui abilità con la pistola rivela troppo presto che lei non è quel che sembra, e questo nuoce alla sorpresa finale, che sorpresa non è, ed anzi è talmente attesa che quando si realizza dà una sensazione di banale e di scontato. A parte questo, resta una storia migliore di altre, che desta interesse ma che alla fine ti lascia un pò freddo.
  11. Leo

    [285/287] Un Ranger Del Texas

    Ragazzi, se Cheyenne è campionessa olimpica d'ingenuità, io ho la medaglia d'argento. Sarà che non sono un esperto di gialli, o che questa storia l'ho letta quando ero ragazzino, ma io fino all'ultimo non avevo capito un fico secco, e devo ammettere che la rivelazione mi ha semplicemente "choccato". Anche per questo suo colpo di scena (che forse ai giallisti incalliti non parr? tale, perchè sono più allenati a cogliere retroscena simili) a me questa storia è piaciuta davvero tanto. E non solo per questo, a dire il vero: ha ritmi perfetti, vi sono, come sottolineato da Pedro Galindez, tutte "le situazioni topiche western ( la rissa nel saloon, l'agguato fuori città, l'attacco indiano ecc. )", i duetti tra i pards sono indovinati, la drammatica vicenda di Larsen è terribile e indimenticabile insieme. In definitiva, secondo me questa è una delle più belle storie della serie.
  12. Leo

    [Texone N. 17] Mercanti Di Schiavi

    Concordo totalmente con Virgin. Ho provato a rileggerla ieri sera (l'avevo letta un p? di tempo fa ma avevo addirittura dimenticato di averla letta): man mano che la leggevo, ricordavo le situazioni e comprendevo perchè di questa storia non mi fosse rimasto nulla. A un certo punto ho smesso di leggerla perchè non mi divertivo per niente: adesso sè me la ricorder?, ma solo per la noia provata, purtroppo...
  13. A me invece quella scena ha dato un pò di fastidio, così come mi infastidiscono le scene (abusatissime) in cui Tex è vittima di un agguato da cui esce sempre miracolosamente illeso (e queste ultime sono comunque più realistiche della scena del braccio rotto...). E' vero che nel mondo dei fumetti può succedere di tutto, ma Tex è (fondamentalmente, anche se non sempre) un fumetto realistico, che propone un personaggio verosimile. Se una situazione è inverosimile, io non ce la metterei, e non farei cadere Tex in un crepaccio, mi inventerei qualcos'altro. L'azione di una scena del genere, lungi dal divertirmi, mi fa un pò storcere il naso... Peraltro, mi ha infastidito anche la scena precedente in cui Tex riesce a non farsi sparare dall'avversario lanciandogli una pietra in testa (con un tempismo e una mira sovrumani! e col braccio sinistro, per giunta) e la scena successiva in cui Tex spara a Lennox quando è sotto la carrozza del treno, col probabilissimo rischio di colpire la ragazza in ostaggio. Troppe scene al limite, secondo me, in una trama molto essenziale il cui unico personaggio notevole è il solo Castleman, mentre nessun cattivo colpisce particolarmente, se non per la pochezza con cui si fanno annientare in una situazione di grande vantaggio. Secondo me, una storia sufficiente, ma niente di più.
  14. Leo

    [Texone N. 06] La Grande Rapina

    Il texone "La Grande Rapina", tra l'altro, contiene un approfondimento sui treni nel West firmato da un giovane autore (all'epoca aveva 40 anni) di nome Mauro Boselli!!! Nell'articolo, il grande Borden fa una rapida panoramica dell'avvento della ferrovia nell'Ovest, a scapito degli indiani, ai quali port? via le libere praterie e le sterminate mandrie di bisonti, e dei banditi, in quanto veicolo di uomini di legge che si diffusero un p? in tutta la Frontiera. L'articolo si conclude dicendo: "Il West come terra dell'avventura era finito. Il treno, rombante messaggero della civilt?, gli aveva dato il colpo di grazia". Voltata pagina, dopo questa superba frase, ecco davanti agli occhi la prima splendida vignetta di Ortiz con il treno che avanza nella notte lungo la strada ferrata. E l'avventura comincia... Questo Texone è straordinario anche per questo...
  15. Leo

    [Texone N. 06] La Grande Rapina

    Paco, Paco, ho quasi la nausea a doverti quotare ogni volta... dici sempre tutto quello che vorrei dire io... e lo dici pure meglio... mentre ieri sera rileggevo questa storia pensavo che la sua forza stesse proprio in questo personaggio ruba-scena (che invece a te non sempre piacciono, mentre stavolta siamo d'accordo... e non capisco perchè Pedro Galindez dica che i banditi non sono particolarmente caratterizzati: Lynch è un grande personaggio, invece): è lui il vero motore di tutto. Le sue palpebre pesanti, il suo fare indolente (reso in maniera perfetta da Ortiz, qui vero autentico Maestro), la sua calma rasentante l'indifferenza anche in momenti di tensione quali la rapina al treno, il suo cervello fino, che si palesa sia nell'organizzare il colpo che nel fregare i suoi complici con un doppo-triplo gioco, la sua freddezza e spietatezza, ma anche nuovamente la sua intelligenza superiore, nell'eliminare i suoi complici dopo che lo avevano scoperto: e tutto questo senza mai incrociare Tex. Tex e Lynch Weiss entreranno in contatto (per la prima e unica volta) solo a pag.216 (su 240 pagine!!!). Segno che la storia di Weiss e dei pards, pur ovviamente collegata, scorre parallela per quasi tutto il tempo, e in queste pagine è indubbiamente Weiss a farla da padrone, è lui, come ho detto prima, il motore della storia. Nizzi qui ha creato un personaggio perfetto, una canaglia a tutto tondo (anche se io preferisco i personaggi più complessi, meno "manichei") che ruba la scena a Tex, non dandogli neanche l'occasione di batterlo (magari a duello, come suggerito da Schloglurp): anche quando finalmente si incrociano, Weiss decide di sfuggirgli, di non dargli alcun vantaggio, ed è solo per colmo di sfortuna (non può sapere del baratro) che non riesce ad averla vinta. L'ultima scena, poi, con quelle mani che si sfiorano sotto tutto quell'oro, la brama del quale è stata la causa della rovina dei protagonisti, è un capolavoro di delicatezza. Nizzi e Ortiz semplicemente immensi
  16. Leo

    [Texone N. 21] Il Profeta Hualpai

    Questa storia mi ricorda molto quella de "Il Presagio": Certo, qui non c'è la straordinaria figura di Alison, ma il profeta Hualpay, con il suo "strabismo di Venere" e i suoi modi ispirati supera di gran lunga, in carisma e in fascino, Orso Veloce, il ribelle de "Il Presagio": tutto muscoli e niente cervello quest'ultimo, riflessivo, meditativo, ascetico anche nel fisico e nell'aspetto Manitary. In sintesi, una storia senza infamia e senza lode, che si fa leggere bene pur non lasciando il segno. I disegni di Mastantuono nel complesso mi piacciono, salvo che per i volti di Kit e soprattutto di Carson, che qui sembra proprio un vecchio barbogio...
  17. Leo

    Galep,sempre Un Grande?

    Quoto Ted: io m'immagino Galep nel retro di Casa Bonelli intento a pensare a come disegnare la copertina (posto che la stessa era totalmente slegata dalla storia) e aveva magari davanti a sè le locandine dei film che amava, attraverso i quali aveva conosciuto il West; film e locandine che per lui (che non credo avesse mai visto l'Ovest americano) ERANO il West. E ne prendeva spunto per ricreare le splendide atmosfere West del suo personaggio. Lui, che non aveva mai visto il West, aveva negli occhi e nel cuore il West di Hollywood, il suo unico West. E quello prendeva a modello, re-interpretandolo (e non copiando, come giustamente dice Paco) in chiave texiana. Io non resterei turbato, Anthony: la grandezza di Galep non ne viene sminuita (a proposito, davvero complimenti per la ricerca fatta e per le corrispondenze trovate!)
  18. Leo

    [Texone N. 01] Tex Il Grande!

    Sono d'accordo sul fatto che non è detto che Tex debba sempre essere in scena. Ma non concordo sul solito punto: e cioè che quanto più il nemico è caratterizzato e psicologicamente costruito e pericoloso tanto più la storia è bella. Credo che al contrario questa storia (come la "Gilas" di cui parlavamo ieri) dimostra che, per un grande Tex, un grande nemico può anche non esserci. In ogni caso non ne faccio una regola generale: considero allo stesso modo grandi "Tex il grande" e, per dirne una, "Cercatori di piste" col magnifico e complesso Mickey Finn. C?? un altro punto che però mi trova in disaccordo: la presunta pochezza dei comprimari di questa storia nizziana. Non sono d'accordo perchè tali comprimari sono scarsi solo in relazione all'eroicit? di Tex- cioè, nessuno vale quanto lui, e questo mi sembra giusto e normale. Però se ripenso alla ragazza del saloon, a un Pat degno in tutto e per tutto di quello bonelliano, al fratello che rapisce la fanciulla, o allo sforunato gorilla che Tex ripassa a modo suo, non avvicino a essi il termoine "scarsi", proprio perchè mi sembra svolgano bene il loro ruolo di comprimari, personaggi secondari e di contorno. Vero che Carson fa poco, ma lui è il pard del protagonista, la sua spalla, quindi mi sta bene che per una volta rimanga nelle retrovie (se poi questo avvenisse sempre allora si che ci sarebbe un problema, ma che secondo me non riguarda specificamente questa storia).Ovviamente è una questione di gusti. Io, pur essendo un fan di Tex, lo vorrei più "leggero" e mi piacerebbe invece che ogni storia mi "regalasse" un personaggio nuovo e avvincente; come ho detto in un altro post (non ricordo dove) un personaggio il cui destino non sia noto a priori, una figura "umana" che, in quanto tale, può anche perdere, in contrasto col superomismo di Tex il cui esito scontato è la vittoria. Tornando alla storia (scusaci Sam > ), nonostante quanto dici, Paco, la trovo comunque un p? carente, quanto a comprimari: concordo con te che si salvi il fratello (che peraltro è una piacevole sorpresa, perchè fino a quel momento sembra il fratello stupido e poi invece è proprio lui a dare un p? di pepe alla storia) e concordo anche sul grande Pat (che tuttavia stento a definire comprimario: è piuttosto un pard aggiunto), però non riescono a soddisfarmi del tutto: in effetti, non posso fare a meno (e probabilmente sbaglio) di confrontarli con ben altri comprimari (tra i quali c'è quel Mickey Finn che tu hai giustamente ricordato) al cui confronto questi, a mio parere, spariscono del tutto. Comunque, come sottolineano Anthony e Ted, Boselli sta aggiustando il tiro, quanto a comprimari, e alterna storie più "Texcentriche" a storie più "affollate": giusto così, tutti i gusti sono soddisfatti
  19. Leo

    [Texone N. 01] Tex Il Grande!

    Tex IL GRANDE: in effetti, in questa storia, Tex è TROPPO grande, fagocita tutto e tutti, non lasciando spazio ad alcuno: n° a Carson, i cui dialoghi con Tex io ho trovato molto meno scoppiettanti e gustosi che in altre occasioni, n° ai cattivi, che non ne imbroccano una che sia una, e non sono in grado di concepire un piano che non sia quello di cercare di impiombare Tex (l'unico acuto è in effetti quello del rapimento della ragazza architettato dal fratello che fino a quel momento era sembrato il meno in gamba dei due), n° ai comprimari, che, salvo la solita simpatia che può ispirare Pat Mc Ryan, sono del tutto senza personalit? (padre e figlia a dir poco scialbi). La trama, poi, è trita e ritrita ed anzi è inesistente, e si riassume in quella frase di GlBonelli che dice: "la trama? Arriva Tex e le suona a tutti". Storia lineare, dice Ymalpasè Storia piatta, direi, dritta dritta, senza alcuna curva dietro la quale ci si possa aspettare un colpo di scena, o qualcosa che non sia già immaginabile. Scontata è a mio parere l'aggettivo giusto, non già per quello che accade, o che porta Tex alla vittoria (perchè è normale che Tex debba vincere sempre), ma perchè non c'è niente e nessuno che sia all'altezza di Tex e che sappia creare situazioni di reale difficolt?. Paco scrive: Io non la vedo così: Tex deve essere il risolutore e l'elemento chiave della scena, ma appunto non è necessario che sia sempre in scena: quanto più duri sono i suoi avversari, quanto più caratterizzati sono i comprimari, magari svelando retroscena della loro vita passata, o suggerendo alcune loro caratteristiche psicologiche, tanto più sarà apprezzato l'intervento risolutore di Tex a scapito di quelli splendidi cattivi e a vantaggio di quei già amati comprimari. Un Tex più "leggero" nella storia, e risolutore di vicende riguardanti altra umanit?, altre figure carismatiche o affascinanti, rendono Tex altrettanto e più grande del Tex che sbaraglia tutti e che salva comprimari senza storia, come accade in questo texone. I comprimari, dice Paco, in questa storia "servono" l'Eroe: eccome se lo servono, dico io, sono anzi schiavi dell'Eroe, sono automi senza anima le cui poche mosse servono solo a far risaltare Tex (compreso il mio vecchio Carson...). Sarà ripetitivo, ma spero che il Tex futuro sia sempre più di marca boselliana, un Tex che interviene contro gli Innocenti e a favore di Clemmons, la cui storia passata è nota al lettore, il quale in qualche modo è già avvinto dal personaggio, le cui sorti cominciano a stargli a cuore; un Tex che lotta a favore di un ribelle come Shane 'O Donnell, personaggio con un'anima, e che anima, che non "serve" l'eroe ma rende la storia di grandissimo spessore ed è quasi l'Eroe che "serve" lui (e non vedo nulla di male in questo); un Tex che combatte al fianco di Glenn Corbett, che difende la comunit? del Sergente Torrence, che non sono solo personaggi, ma "persone", con un loro passato, una loro psicologia, una loro anima, che il lettore conosce e già ama o disprezza a seconda dei casi. Se Tex si circonda di esseri umani che gli sottraggono spazio, piuttosto che di comparse che scompaiono nella sua eccessiva luce, io ne sarà sempre felice. Ecco perchè storie di questo genere non mi piacciono e amo invece le storie di Borden.
  20. Leo

    [106/108] Gilas!

    D'accordo su Ortega: lui non è un fuorilegge, si trova a Robber City solo dopo una lunga serie di traversie che gli sono accadute e che l'hanno rovinato economicamente. Da messicano, gli altri fuorilegge non lo stimano granch?, e lo fanno partecipare solo a qualche razzia. E il suo sogno è quello di rifarsi un p? di dinero per riprovare ad avviare un ranch. Anch'io ricordavo bene Ortega, e l'ho ritrovato effettivamente come lo ricordavo: sfigato, simpatico, alla fine eroico: ricorda in effetti i personaggi di Boselli...
  21. Leo

    [106/108] Gilas!

    Ho appena riletto questa storia che per la prima volta lessi circa quindici anni fa. La ricordavo come una storia emozionante, con un Tex strepitoso nei panni sempre avvincenti dell'infiltrato. Ma devo ammettere che oggi mi sono un p? annoiato. Tex è in forma strepitosa, intendiamoci, e le sue battute sono gustosissime. Ma la trama è poca cosa, Lingo è un cattivo per niente convincente, i dialoghi alla lunga mi sembrano un p? ripetitivi. E' straordinario come la percezione di una storia possa cambiare a seconda del momento (e forse della maturit??) in cui la leggi.
  22. Leo

    [475/477] Il Presagio

    Sulla bellezza della storia e sulle implicazioni sentimentali della stessa è già stato detto tutto nei precedenti post (mi sono piaciuti molto i commenti di Jim Davis e Anthony Steffen). Aggiungo che neanche a me dispiacerebbe se si desse la possibilità a Tex di vivere una storia d'amore in futuro, magari proprio attraverso il ritorno della bella Alison. Volevo però sottolineare quanto la bellezza di questa storia risieda anche nel ruolo di protagonista che finalmente si è voluto ritagliare al vecchio Carson, cosa che piace molto ai lettori, come si evince anche dal successo de "Il Passato di Carson": finalmente è Carson il risolutore della storia, peraltro in questo caso senza che Tex ne venga sminuito perchè sarà lui in seguito ad affrontare lo spaventoso duello finale sullo sperone di roccia. Ma Carson per larghi tratti agisce da solo, Carson DECIDE, non pone sempre e solo domande alla "mente" Tex come un bimbo che per ogni cosa deve rivolgersi sempre alla mamma. Ritengo che Carson debba decidere di più, che Tex debba consultarsi di più con lui, che le buone idee, le idee risolutive, le possa e le debba avere anche Carson, in una divisione più o meno egualitaria dei meriti tra i due pards. E' vero che Tex è il protagonista del fumetto, ma non bisogna dimenticare che Carson è molto amato, e sono in molti, come me, a voler una maggiore incisività del Vecchio Cammello nelle storie, un vigore e uno spessore intellettuale diversi, più marcati, all'altezza con la fama di grande ranger quale Carson è.
  23. Leo

    [416/418] Cercatori Di Piste

    Alla sua seconda apparizione su Tex dopo il Passato di Carson, Boselli conferma nuovamente di che pasta sia fatto: uso del flashback per scavare nel passato dei personaggi della storia, conferendo loro maggior spessore e quindi maggiore fascino, largo uso di comprimari ben caratterizzati, situazioni "grigie" in cui legge e giustizia non coincidono e costringono i rappresentanti della prima (o presunti tali) a lottare tra di loro per il perseguimento della seconda. Anche in questa storia, come prima accennato, Boselli ci regala due comprimari di tutto rispetto: Mickey Finn, peraltro fattoci conoscere in un periodo della sua vita in cui la sua esistenza, come dice Tex, poteva indirizzarsi in una direzione diversa, perfetto nel ruolo del sadico e perverso assassino di indiani, e il Sergente Torrence, figura del soldato leale e tutto d'un pezzo e tuttavia pronto a ribellarsi all'autorit? in cui crede quando vede sopraffatti i diritti naturali dell'uomo. . Ottima storia, quindi: ricordo che la prima volta che la lessi pensai che la presenza di questo nuovo autore faceva presagire delle future storie più ariose, da un lato, per la coralità nei personaggi, più complesse, dall'altro, in cui il bianco e il nero spesso sconfinano nel grigio rendendo tutto più complicato, con maggior pathos, infine, per il maggior coinvolgimento emotivo dei personaggi e per l'"anima" data agli stessi attraverso la maggior conoscenza del loro passato. A distanza di quasi vent'anni, posso dire che quella sensazione originaria è stata ampiamente confermata, e anche superata
  24. Se il tuo è uscito nell'ottobre 1973 non può essere originale, perchè l'originale è uscito nel giugno 1970. Si tratta indubbiamente di un Tre Stelle, che ha un ritardo i 39 mesi rispetto all'originale (e difatti il 116 Tre stelle è uscito nel settembre 1973). Perchè sulla costolina del tuo non ci siano le tre stelle non saprei dirlo, forse un errore della stampa.Non solo non ci sono le 3 stelle sulla costina, ma nella seconda pagina si parla di "COLLANA TEX GIGANTE": boh! Comunque grazie mille per la risposta.
  25. Il mio non le ha. Ma il mio è di 400 L ed è uscito nell'ottobre del '73. Il tuo, invece, è uscito nel mese di giugno (di quale anno?) visto che il "prossimo numero" dell'ultima pagina è a luglio. Eppure il mio Tex non è un 3 stelle: credevo che fosse l'originale. Il tuo di che anno ??
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