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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Ti dirò che io la trovo la peggiore tra le storie della guerra civile. Per me, lo sanno anche le pietre, Fuga da Anderville è fuori concorso, ma anche Missouri ad esempio è molto più bella. Il filone "guerra civile" va sfruttato appieno e io spero che in Texwiller Boselli lo faccia. Nella storia di Glb, a parte il finale tragico e le splendide copertine, la guerra civile è trattata come l'ennesima variante del contesto in cui il nostro si muove, non è resa quell'atmosfera particolare che nelle altre storie sopra citate a mio parere è ben presente.
  2. Leo

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Io francamente non vedo in questa storia dei colpi di scena fini a sé stessi. Vedo un solido racconto western, classico che più non si può (ma non è un male) tra banditi e bounty hunter canaglia, ma con in più le donne schiavizzate e traumatizzate da tanta violenza. I pensieri di Gillian, i suoi tormentati ricordi, non aggiungono nulla alla trama; sono tuttavia un approfondimento del dramma della donna, ed è bello e significativo che Tex, come di consueto fine psicologo, riesca a cogliere i neri pensieri dietro i momenti in cui la donna appare assorta, tanto da riuscire a dirle di dimenticare. Ma la donna, pur forte come è, non può dimenticare, e d'altronde la sua bellezza la porta nuovamente ad essere considerata come un oggetto da bramare, sia dal fuorilegge complice del suo ex compagno che dal cacciatore di taglie. È sempre una preda, Gillian, costretta a subire le bramosie lussuriose degli uomini e a stare zitta per amore della figlia, finché non arriva un cavaliere senza macchia e senza paura che, non senza qualche difficoltà, la porta finalmente in salvo. Banditi, bounty killer, donne da salvare. Il West più classico, condensato in poche e ben scritte pagine. Il tutto in un numero fuori collana che propone una storia balneare il cui intento è, dichiaratamente, quello di intrattenere sotto l'ombrellone. E ci riesce egregiamente, ed anzi non capisco sinceramente come si faccia a trovarla così piatta. La figura delle donne brutalizzate, i tarli nella testa della madre, la sua reazione nella cupidigia del denaro, pur sporco di sangue: ma cosa deve fare un autore per non scrivere una storia considerabile piatta, soprattutto considerando le poche pagine messegli a disposizione da una storia "estiva"?
  3. Leo

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Sinceramente, per me questa storia è stata una boccata d'ossigeno. Dopo i tanti mesi dietro Mefisto, personaggio che non ho mai amato, eccoci finalmente al cospetto di un solido western, con dei bastardi verosimili e con le grinte giuste, con Tex nei panni del giustiziere solitario e con un notevole personaggio femminile a fare da comprimario. Gillian è una donna forte, ma le violenze subite sono ancora ferite aperte tanto da tornare spesso nella sua mente. E non è quindi sorprendente la sua reazione alla fine della storia, che anzi si innesta bene su un personaggio così tormentato. Ottimi anche stavolta i disegni di Freghieri. Un albo che mi è piaciuto, bravi a entrambi gli autori.
  4. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Grazie Condor, in realtà vi ho sempre letti, solo che sto leggendo poco Tex e quindi sono intervenuto poco...
  5. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Non concordo con la tua recensione, peraltro scritta in modo egregio. Perché a me il Texone è piaciuto, e penso che i personaggi abbiano assolto egregiamente al loro compito, essendo stati in grado, a mio avviso, di destare l'interesse del lettore. Ma questa parte che ho citato, sui disegni di Freghieri, è di una bellezza (oltre che di una veridicità) impareggiabile, l'avrò riletta dieci volte.
  6. Una nenia, semmai, magari cantata dalla voce suadente di una banshee. O di Shan Van Vocht, il cui unico ruolo, per me, da anni, non è la personificazione dell'isola, ma sta nel riportare...a casa... un eroe feniano di nostra conoscenza. A proposito di grandi avversari... Vai Diablo, non la fare aspettare...
  7. Ho letto questa tripla ed è un pò troppo tardi per stare al passo con tutti i commenti postati sopra. Mi limito a fare una considerazione particolare e una più in generale, con la consapevolezza che sicuramente le avrete già fatte anche voi nelle pagine che precedono. Quella particolare è che non capisco la scena dell'inseguimento in carrozza. Invece che drogarli per poi sottoporli alla fatale corsa verso l'abisso, non si poteva semplicemente avvelenarli? La scena è poco credibile, vista così. Una considerazione generale: che io non ami Mefisto e Yama è risaputo. Non amavo nemmeno quelli di Glb, nemmeno le storie più care a tanti di noi qui dentro, quindi sono l'ultimo a poter giudicare un tema che semplicemente non è nelle mie corde. Stavolta ho fatto lo sforzo di mettere da parte ogni pregiudizio, ogni idiosincrasia personale, e mi sono accostato alla lettura con disposizione d'animo aperta e benevola. È evidente la qualità delle tavole, intese sia come sceneggiatura che come resa grafica. È evidente, ma tanto, la generosità e direi anche l'entusiasmo di Borden nella stesura di questa sua fatica: tante trovate, tanti personaggi, Bedlam, l'atmosfera gotico-horror che tanto apprezza, il festival dei ritorni storici di Frisco, da Mike ai forzuti della Hercules. Ma l'esito è sempre quello. Direte voi: bella scoperta! Tex e co. non possono morire, cosa vorresti che accadesse? Anche nelle storie prettamente western i nostri finiscono per vincere. E non puoi scrivere sempre e solo western. Ed è ok. Ma l'avversario western è pur sempre un uomo, anche se spesso molto in gamba, ed è nell'ordine delle cose che, sperabilmente dopo mille difficoltà e patemi, venga sconfitto. Ma Mefisto invece no: alleato con gli angeli neri, sodale del Diavolo, è un avversario troppo pompato nelle premesse, troppo "caricato", per poter finire ogni volta come finisce. È lì, a un passo dalla vittoria, grazie alla profusione di incredibili arti magiche, ed ecco che poi alla fine l'idiozia di Yama, o altre inezie, ne vanificano l'opera. Come avversario Mefisto ha fatto il suo tempo, ma non da oggi, e nemmeno da vent'anni fa, ai tempi di Nizzi. Anche un'eccellenza come Mauro Boselli è destinata a fare i conti, al di là delle proprie- immense - abilità di sceneggiatore con un avversario che mostra la corda, che date le premesse non può perdere sempre e che invece puntualmente lo fa in modo improbabile. Vincere in questo modo non ingigantisce la figura di Tex. La rende stantia. Oggi come cinquant'anni fa, Mefisto è alla fine un idiota, alla meglio un colossale sfortunato. Che senso ha costruire la mega nemesi e poi sminuirla sempre, ad ogni sua apparizione, puntualmente umiliata e costretta a fuggire con la coda tra le gambe? Ripeto, anche gli altri avversari incorrono nello stesso destino. Ma sono uomini, fuorilegge, la loro funzione è fare dannare Tex e Carson, sperando siano avversari tosti e li facciano dannare tanto. A volte potrebbero essere ben caratterizzati, non solo carne da macello ma personaggi con una loro statura, come tante volte accade. Poi perdono, e vabbè, stanno lì apposta. Ma Mefisto, sta lì apposta pure lui? Sì, sta lì apposta, ma con lui la ripetitività è più accentuata, lo schema sembra troppo un deja vu. Non c'è pathos, non c'è nemmeno la curiosità di vedere come si svolge l'avventura, né la voglia di conoscere l'avversario di turno, i suoi punti di forza e quello che potrebbe inventarsi, perché di Mefisto già conosciamo tutto, il suo modus operandi, i suoi poteri, le sue motivazioni. Non escludo che il problema non stia nella storia, ma semplicemente in questo lettore che non ha mai amato Mefisto. Non lo so. So che sette mesi di Mefisto per me sono troppi. Mi rifugero' in Texwiller
  8. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Potrebbe averci a che fare come no. Ma non lo ritengo un punto importante, Martin può avere mille motivi per odiare il fratello e volerlo derubare di tutto. Mi viene in mente il rapporto tra i quattro fratelli del Texone L'inesorabile. Nella sequenza finale, uno dei fratelli spera che l'altro muoia: una scena sorprendente e inspiegata, sulla quale chiesi lumi a Borden. La risposta di quest'ultimo mi fulminò: "ha sorpreso anche me", disse, "bisognerebbe chiederlo a lui". Dopo un secondo di sconcerto, ho riso di cuore. Non tutto deve essere spiegato. Erano amici, questo si intuisce. E probabilmente Martin non se la sentiva di cominciare quell'avventura (fuga dalla banda e nuova vita) da solo. Ma anche qui, ritengo che la storia non risenta di questa assenza di spiegazioni iniziali. Le motivazioni dei due uomini possono essere spiegate in tanti modi, non sono irrazionali né campate in aria. Punto oscuro, ma si deve considerare che sono passati alcuni giorni tra i momenti raccontati nelle due pagine che citi, durante i quali Billy può ben aver fatto recapitare un messaggio alla sua Josephine. Billy non riteneva casa sua il posto più ovvio, perché inizialmente sperava di passare per defunto. Dopo è stato ingenuo, ma che non brilli per acume è un dato di fatto della storia. Non è spiegato, ma penso che Bodaway non voglia affrontare Tex e Carson. Il mio l'ho fatto, dice, in fondo lui è solo un cercatore di piste. Con i rangers non vuole rischiare. Il bounty killer lo capisce, e lo punisce. Che Tex non sia uno sbirro e abbia comportamenti al di là della legge, è risaputo. Che qui sia di manica troppo larga, forse per privilegiare il lieto fine in omaggio alle due donne coinvolte nella vicenda (Josephine e l'anziana madre), sono d'accordo con te. Grazie per il bentornato Kane è un personaggio strano, lo si fa intervenire ma poi di fatto non gli si fa fare nulla. E' vero che sembra un po' monco e poteva non essere inserito, ma tutto sommato il dialogo ambiguo tra lui e i rangers non mi è dispiaciuto. E poi la sua figura serviva al fine di introdurre l'elemento del controllo a tappeto in città, cosa che fa fuggire uno dei banditi consentendo a Tex e Carson di mettersi sulla pista giusta.
  9. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Immaginavo che l'intervento fosse stato minimo. Perché una certa misura la si scorge in tutta la storia. Una certa ambiguità è rimasta proprio nella parte di Kane: a un certo punto, sul finire del dialogo col notabile, Tex dice più o meno (non ho il testo sottomano): quanto prima noi ce ne andiamo, tanto meglio e' per tutti. In quel "per tutti" io avevo letto un'allusione proprio a Kane, quasi Tex volesse avvisarlo di collaborare, così che i rangers non avrebbero poi approfondito troppo le modalità con cui il suo interlocutore gestiva il potere in città. Tanto che, quando in un secondo momento Tex dice di trovare Kane un tipo a posto, la cosa mi ha francamente sorpreso. Insomma, il vostro intervento redazionale, per quanto efficace, non è riuscito ad eliminare del tutto l'antipatia di Manfredi per il personaggio, che resta in qualche misura presente
  10. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    L'ho pensato anch'io, ma siccome non ne so nulla non ne ho parlato. E comunque non credo che il lavoro redazionale abbia snaturato la storia. Nel Maxi i personaggi, pur con le sfrondature cui Boselli ha sottoposto la storia, sono rimasti carichi, perché quelli erano, e non è che il curatore potesse riscrivere tutto. Qui, invece, almeno Boselli e il suo staff avranno avuto vita più facile, perché le caratteristiche dei personaggi sono meno marcate e più lineari.
  11. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Dopo alcuni mesi di digiuno, ho ripreso in mano un Tex, con questa storia di Manfredi. Dopo il Maxi, bella storia ma troppo carica, non mi sentivo molto ben disposto verso uno sceneggiatore che sono più le volte che mi ha deluso su Tex che quelle che mi ha soddisfatto. Considero la sua storia più bella Verso l'Oregon, un piccolo capolavoro, e il fatto che questo fosse un Texone costituiva un precedente tuttavia beneaugurante. Billy e Josephine nella parte della preda. La banda del crudele Wade Morgan che li bracca, anche grazie all'astuzia del vecchio Shorty, aspetto da mezza cartuccia che dissimula un cervello fine. Appostati come avvoltoi, i subdoli cacciatori di taglie, che seguono le vicende da sciacalli quali sono. A complicare le cose, un ciarlatano girovago, le cui fattezze fanno intravvedere un'anima che potrebbe rivelarsi nera. Tanti personaggi che si alternano sulla scena in un'avventura maschia, solida, molto western. Le grinte dei personaggi, magistralmente resi da Freghieri, fanno sentire il lettore circondato da un cumulo di carogne che hanno annusato l'odore del sangue. Da Shorty ai bounty killer, da Wade allo stesso notabile Kane, hanno tutti facce rudi, poco rassicuranti, e il vecchio Doc Spaulding non è da meno quanto a viso truce e poco raccomandabile. Come è già stato fatto notare, anche questo Texone, come Verso l'Oregon, è un viaggio, e forse questo incedere peripatetico giova alle sceneggiature manfrediane. Perché l'avventura è appassionante, si dipana perfettamente pur tra i tanti personaggi, si svolge fluida in un contesto deliziosamente western (e anche qui, complice è Freghieri, autore di una prova stupenda). Western è la piccola comunità in attesa della pioggia, e chi se ne frega (scusate ) se questa arriva miracolosamente, senza preavviso. La liberazione del cielo segue la scena tesa dei fuorilegge che stanno per prostrare quel villaggio di brava gente, che insperatamente passa dalla rovina alla salvezza nel giro di un amen, e ben venga l'acquazzone dopo l'altro miracolo costituito dall'intervento provvidenziale dei rangers. Abbracciatevi, gente, l'acqua è arrivata. E western sono anche gli abitanti del paese che guardano la bella cantante, con tanto di scemo del villaggio che ricorda un pò, anche per ciò che fa dopo, il personaggio grande e grosso del capolavoro di Steinbeck Uomini e Topi. Western è infine Doc Spaulding, col suo spaccio di intrugli e bugie. Lui è stata per me la sorpresa più grande: i suoi occhi rivelano un'anima se non nera almeno grigia, e uno spirito se non crudele almeno pragmatico. Mi aspettavo che scappasse col bottino, rapendo la donna. E invece... Western è tutta questa storia. Nel senso classico del termine. Ed è un bel senso e un bel termine. Manfredi, e anche questo è già stato detto, non ci aggiunge i suoi eccessi caricaturali, le sue soluzioni alle volte tortuose. Sceglie una strada dritta, rispetta i canoni western, sottrae sé stesso a beneficio di Tex. E fa bene.
  12. Ma io non vorrei liberarmene... solo che finiscono le feste e si torna al brutale lavoro. Non duro, proprio brutale...
  13. Sono in viaggio con amici in posti bellissimi e non posso rispondere a dovere. Aspetta che mi liberi (martedì) e ne parliamo in duello
  14. Diablero, non tu, ho letto altri post che proponevano questo. Il post non era rivolto a te, era una risposta a una summa di quanto avevo letto... a te era rivolta la parte del Tex gallinaccio...
  15. Sono in vacanza e avrei dovuto pensarci prima di scrivere questo post perché sono in viaggio con amici e per un po non potrò rispondere. Mi chiedo però se possa passare veramente tutto in questo forum.o chiedo a tutti i moderatori. Per un po non mi collego, ma qui non si può più parlare senza essere offesi. Forse è meglio. Ah ecco, non avevo letto l'intervento di Valerio. Comunque ritiro il mio richiamo dei moderatori, fatto a caldo. Sono solo triste per i toni che si usano qui, non troppo dissimili da quelli di Nizzi praticamente...
  16. La scena del Carson posseduto era già in qualche modo presente nel soggetto? Poteva essere rivista in fase di sceneggiatura? Io capisco che il curatore non debba riscrivere le storie, ma un intervento su aspetti eccessivi non dovrebbe farlo? Su Mississippi ring, l'intervento lo ha fatto: non riscrivendo la storia, ma dirottandola sul Maxi. Non voglio rinfocolare vecchie polemiche sulla bontà di questa storia, ma le caratteristiche della stessa - ed in particolare determinati atteggiamenti troppo carichi dei personaggi - hanno spinto Borden a non pubblicare la storia sulla regolare. Questo per dire che Ruju e Manfredi a volte sono poco canonici, per Tex, e non sempre gli interventi di Borden sono quelli che noi lettori ci attenderemmo. E Nizzi? Mutandate e color breve a parte (su quest'ultimo Boselli doveva intervenire) Nizzi dava tranquillità a Boselli. Gliela dava perché SAPEVA SCRIVERE TEX. Lo ha sempre saputo scrivere, tranne che nei momenti peggiori (post 500), in cui non è che non sapesse scrivere Tex, semplicemente non sapeva più scrivere. Qui invece sta passando il concetto che Tex non abbia mai saputo trattarlo, qui perché si fa fregare da Macready, lì perché urla come un gallinaccio, insomma gettando il bambino con l'acqua sporca, dimenticando che il bambino è stato La salvezza di Tex in quegli anni. Non ci sto, come direbbe Scalfaro, al massacro del Nizzi scrittore che qui si sta facendo: si sta rendendo un pessimo servizio alla storia della saga. Ed io sono un FAN (lo dico senza paura) della saga, non certo di Boselli o di Nizzi o di Glb. Sono un fan di tutti loro, e in quanto tale li magnifico e li esalto, o li critico per onestà se c'è da farlo. Un fan della saga, non un tifoso di questo contro quello è viceversa. Boselli è d'accordo con me. Non lo tiro io per la giacchetta, lo desumo solo dal suo comportamento concludente: l'aver richiamato Nizzi. L'impatto del suo breve rientro potrà giudicarsi solo dopo che anche le sue ultime storie saranno pubblicate, senza interventi censori o dirottamenti su collane minori che qui vagheggiate (sarebbe meglio dire: vaneggiate!). Giudicheremo l'opera, insieme a ciò che ha già pubblicato, a prescindere dal giudizio sulla persona. Giudizio sulla persona che d'altro canto non deve essere attenuato dalle considerazioni sull'età. Perché anni fa, quando Nizzi ruppe i rapporti con Sergio Bonelli (senza mai più ricucirli per la morte dell'editore), Nizzi non era ancora anziano, ma era già stato in grado di sputare nella greppia da cui si era nutrito per decenni, e in cui avevano tollerato senza colpo ferire Donegan e affini. Bell'ingrato! Nel libro di Guarino è apparso contrito, poverino, per non aver saputo o potuto fare pace con Sergio, ma se fosse stato davvero pentito non sarebbe ricaduto nella trappola di sparare a zero su tutti. Si sarebbe morso la lingua, prima di ripetere lo stesso errore con Boselli. La sua intervista è molto triste perché qualifica l'uomo. L'uomo appunto, non lo scrittore: teniamoli separati.
  17. Leo

    [87] Oro Nero

    Storia minore letta stanotte in un attacco di insonnia. Il solito, inimitabile linguaggio glbonelliano, al servizio di un'interessante per quanto poco originale storia di affaristi che insidiano le terre di una povera fanciulla indifesa. Azzeccate le figure dell'avvocato Burnett, che da rappresentante degli Standish sceglie di parlare senza peli sulla lingua dando vita a ottimi dialoghi con Tex, e di Sam Warton, bandito vecchio avversario di Tex, di cui conosce la letalita'. Nel finale, Tex si fa prendere di sorpresa, dapprima ammettendo di aver creduto che gli Standish avrebbero fatto un passo indietro - non dimostrandosi in questo caso buon giudice di uomini - e poi avendo quasi la peggio nell'attacco dei banditi, che pure era atteso e non l'aveva colto di sorpresa. Eppure, i nostri a un certo punto sembrano davvero in difficoltà, con Tex che impreca per aver finito le pallottole e che poi viene anche ferito e di fatto messo fuori gioco. Veri risolutori della vicenda diventano così Kit e Tiger, con una comparsata provvidenziale e decisiva, mentre Tex è costretto a letto da due brutte ferite. Insomma, stavolta il ranger ha sofferto più del dovuto ed è significativo che alla fine venga a patti con i due fratelli Standish, dal letto nel quale è costretto per gli esiti del precedente scontro a fuoco. Uno dei pochi casi in cui Tex non va fino in fondo, motivo per il quale questa storia, comunque piacevole, si fa ricordare.
  18. Io non parlo del profilo della Bonelli, ma di quello di un gruppo di appassionati che conta circa 15.000 iscritti e che non ha nulla a che vedere con la Bonelli. Chi commenta sono poche centinaia, non certo tutti i 15.000, ed è ovvio che nemmeno quelle poche centinaia siano rappresentative da un punto di vista statistico. Ma io credo che in qualche modo anche quelle poche centinaia riescano a fornire un'idea del "sentiment" che si crea attorno a una storia. E mentre qui sul forum Mezcali, ad esempio, ha ricevuto molte stroncature per il comportamento schizofrenico dei personaggi alla fine, su Facebook i commenti più critici si sono persi in un contesto di post molto più benevolo. E questo qualcosa vorrà pur dire, e ribadisco che se così non fosse Boselli avrebbe sbagliato a richiamare Nizzi su tutta la linea: solo che questa è la tua opinione, che Boselli come curatore non condivideva e io credo semplicemente che lui avesse ragione e tu torto Completamente d'accordo. Non un commiato all'altezza della sua storia.
  19. È probabilmente la ricostruzione più plausibile
  20. Questo però non sposta molto il nocciolo della questione, cioè la frustrazione di Nizzi di non poter FIRMARE le sue storie. La prima firma sarà quella del Texone di Buzzelli appunto, e almeno su questo punto non si può non dare ragione a Nizzi. Su Facebook, nel frattempo, Guarino soffia sul fuoco, scrivendo che il curatore non può correggere "il più grande degli sceneggiatori viventi di Tex" e adombrando malcontenti di altri sceneggiatori che, a differenza di Nizzi, non possono rendere pubblica la loro posizione. Assume quindi contorni più netti l'attacco all'attuale curatore, a cui a questo punto dobbiamo addebitare il grave errore di aver richiamato Nizzi a scrivere Tex. Ma non per le ragioni di Diablero, che non ha tollerato il ritorno di Nizzi perché si aspettava che le sue sceneggiature sarebbero state insufficienti, ma perché a mio parere ha evidentemente sottovalutato la psicologia dello scrittore modenese: come in molti altri contesti lavorativi, probabilmente Nizzi ha trovato insopportabile l'essere "sottoposto" a quello che ai suoi tempi era il n.2. Solo così si spiega l'uscita di Guarino sul fatto che Boselli non può correggere il grande Nizzi. Quello è il pensiero di Nizzi, oltre che di Guarino. Siamo cresciuti con Tex. Lui è stato parte integrante della nostra vita, delle nostre esperienze, del nostro modo di percepire il mondo. Credo che leggere Tex sia stato, oltre che divertente, istruttivo, anzi educativo. I suoi autori sono stati tra i nostri "buoni maestri". Ciò non toglie che anche loro possono avere i loro limiti, le loro idiosincrasie, le loro meschinità. Quelle di Nizzi non sono cosa nuova, ma fino ad ora le avevo sempre interpretate come boutade del vecchio contro il nuovo. Qui invece ci vedo un attacco in piena regola, un sorta di escalation, con tanto di carri armati ad attaccare per interposta persona. È l'ennesima caduta dei miti dell'infanzia. Non inattesa, ma comunque triste.
  21. Il contributo di Nizzi dal suo rientro nel 2017 a mio modo di vedere non è stato male. Le due storie sulla regolare sono sufficienti, con una leggera prevalenza della seconda sulla prima perché, al di là delle mutandate aveva un buon ritmo e buoni personaggi. Il primo color mi piacque e la storia sul Maxi disegnata da Torti fu a mio parere una zampata da vecchio leone, nulla di originale ma ben raccontato. Insomma, credo che Boselli avesse visto giusto a far tornare Nizzi perché, in un periodo di penuria di sceneggiatori per la testata ammiraglia della casa editrice, questi ha fatto il suo. Ciò detto, le sue intemperanze lo pongono fuori gioco, ma a parte tutto a 84 anni non è che potessimo attenderci ancora chissà cosa. Ora Boselli ha un dovere, quello di trovare degli sceneggiatori capaci: compito arduo, perché "l'eterno Berardi" è bizzoso anche lui per quel che ne sappiamo, Medda ha già dimostrato di non volersi mettere al servizio del personaggio, e Faraci... beh, non sono d'accordo sull'avverbio "frettolosamente" usato da Ym: Faraci ha avuto tante occasioni per cambiare marcia, e se non ce l'ha fatta è perché il ranger non è nelle sue corde. Anche con Capitan Jack ha fallito la prova, perché avrebbe potuto, con quel materiale, scrivere una storia epica ed invece ci ha proposto solo troppi bang bang e un Tex rambo fastidioso e improbabile. Nel suo libro, Faraci racconta il suo rapporto con il curatore, e Boselli in questo forum ha detto che evidentemente Tito non aveva proprio capito il personaggio, perché il ranger non è quello che racconta lui nel suo romanzo. Insomma, io credo che Faraci sia un fior di sceneggiatore, che però non ha Tex nelle sue corde: ci sta, non c'è nulla di scandaloso, ma proprio per questo insistere con lui avrebbe significato perdurare in un accanimento che non avrebbe fatto bene né al personaggio né allo stesso sceneggiatore: meglio tagliarla lì.
  22. Leo

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    Altrove dove? Comunque la tua perplessità è segno di grande intelligenza, orgoglioso di averti sempre seguito. Ok, appena letto il tuo messaggio sull altro topic.
  23. Leo

    Interviste Agli Autori

    Utilizzare un aggettivo così forte non è la stessa cosa di ciò che diceva negli anni 90, perché anche la forma è sostanza. Da fan di Nizzi, avrei fatto di tutto per tutelare l'immagine del vecchio leone, per non mostrare quanto un grande autore quale Nizzi è stato possa cadere in basso, per non palesare come non riesca a sottrarsi a sentimenti che non dovrebbero albergare in uomini di cultura come lui. E lo dico dispiaciuto, da amante di Nizzi, perché tale rimango.
  24. Leo

    Interviste Agli Autori

    Si, ma le storie di oggi le scrive o le fa uscire Boselli. Di fatto l'attacco è tutto a lui.
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