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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Immaginavo che l'intervento fosse stato minimo. Perché una certa misura la si scorge in tutta la storia. Una certa ambiguità è rimasta proprio nella parte di Kane: a un certo punto, sul finire del dialogo col notabile, Tex dice più o meno (non ho il testo sottomano): quanto prima noi ce ne andiamo, tanto meglio e' per tutti. In quel "per tutti" io avevo letto un'allusione proprio a Kane, quasi Tex volesse avvisarlo di collaborare, così che i rangers non avrebbero poi approfondito troppo le modalità con cui il suo interlocutore gestiva il potere in città. Tanto che, quando in un secondo momento Tex dice di trovare Kane un tipo a posto, la cosa mi ha francamente sorpreso. Insomma, il vostro intervento redazionale, per quanto efficace, non è riuscito ad eliminare del tutto l'antipatia di Manfredi per il personaggio, che resta in qualche misura presente
  2. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    L'ho pensato anch'io, ma siccome non ne so nulla non ne ho parlato. E comunque non credo che il lavoro redazionale abbia snaturato la storia. Nel Maxi i personaggi, pur con le sfrondature cui Boselli ha sottoposto la storia, sono rimasti carichi, perché quelli erano, e non è che il curatore potesse riscrivere tutto. Qui, invece, almeno Boselli e il suo staff avranno avuto vita più facile, perché le caratteristiche dei personaggi sono meno marcate e più lineari.
  3. Leo

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Dopo alcuni mesi di digiuno, ho ripreso in mano un Tex, con questa storia di Manfredi. Dopo il Maxi, bella storia ma troppo carica, non mi sentivo molto ben disposto verso uno sceneggiatore che sono più le volte che mi ha deluso su Tex che quelle che mi ha soddisfatto. Considero la sua storia più bella Verso l'Oregon, un piccolo capolavoro, e il fatto che questo fosse un Texone costituiva un precedente tuttavia beneaugurante. Billy e Josephine nella parte della preda. La banda del crudele Wade Morgan che li bracca, anche grazie all'astuzia del vecchio Shorty, aspetto da mezza cartuccia che dissimula un cervello fine. Appostati come avvoltoi, i subdoli cacciatori di taglie, che seguono le vicende da sciacalli quali sono. A complicare le cose, un ciarlatano girovago, le cui fattezze fanno intravvedere un'anima che potrebbe rivelarsi nera. Tanti personaggi che si alternano sulla scena in un'avventura maschia, solida, molto western. Le grinte dei personaggi, magistralmente resi da Freghieri, fanno sentire il lettore circondato da un cumulo di carogne che hanno annusato l'odore del sangue. Da Shorty ai bounty killer, da Wade allo stesso notabile Kane, hanno tutti facce rudi, poco rassicuranti, e il vecchio Doc Spaulding non è da meno quanto a viso truce e poco raccomandabile. Come è già stato fatto notare, anche questo Texone, come Verso l'Oregon, è un viaggio, e forse questo incedere peripatetico giova alle sceneggiature manfrediane. Perché l'avventura è appassionante, si dipana perfettamente pur tra i tanti personaggi, si svolge fluida in un contesto deliziosamente western (e anche qui, complice è Freghieri, autore di una prova stupenda). Western è la piccola comunità in attesa della pioggia, e chi se ne frega (scusate ) se questa arriva miracolosamente, senza preavviso. La liberazione del cielo segue la scena tesa dei fuorilegge che stanno per prostrare quel villaggio di brava gente, che insperatamente passa dalla rovina alla salvezza nel giro di un amen, e ben venga l'acquazzone dopo l'altro miracolo costituito dall'intervento provvidenziale dei rangers. Abbracciatevi, gente, l'acqua è arrivata. E western sono anche gli abitanti del paese che guardano la bella cantante, con tanto di scemo del villaggio che ricorda un pò, anche per ciò che fa dopo, il personaggio grande e grosso del capolavoro di Steinbeck Uomini e Topi. Western è infine Doc Spaulding, col suo spaccio di intrugli e bugie. Lui è stata per me la sorpresa più grande: i suoi occhi rivelano un'anima se non nera almeno grigia, e uno spirito se non crudele almeno pragmatico. Mi aspettavo che scappasse col bottino, rapendo la donna. E invece... Western è tutta questa storia. Nel senso classico del termine. Ed è un bel senso e un bel termine. Manfredi, e anche questo è già stato detto, non ci aggiunge i suoi eccessi caricaturali, le sue soluzioni alle volte tortuose. Sceglie una strada dritta, rispetta i canoni western, sottrae sé stesso a beneficio di Tex. E fa bene.
  4. Ma io non vorrei liberarmene... solo che finiscono le feste e si torna al brutale lavoro. Non duro, proprio brutale...
  5. Sono in viaggio con amici in posti bellissimi e non posso rispondere a dovere. Aspetta che mi liberi (martedì) e ne parliamo in duello
  6. Diablero, non tu, ho letto altri post che proponevano questo. Il post non era rivolto a te, era una risposta a una summa di quanto avevo letto... a te era rivolta la parte del Tex gallinaccio...
  7. Sono in vacanza e avrei dovuto pensarci prima di scrivere questo post perché sono in viaggio con amici e per un po non potrò rispondere. Mi chiedo però se possa passare veramente tutto in questo forum.o chiedo a tutti i moderatori. Per un po non mi collego, ma qui non si può più parlare senza essere offesi. Forse è meglio. Ah ecco, non avevo letto l'intervento di Valerio. Comunque ritiro il mio richiamo dei moderatori, fatto a caldo. Sono solo triste per i toni che si usano qui, non troppo dissimili da quelli di Nizzi praticamente...
  8. La scena del Carson posseduto era già in qualche modo presente nel soggetto? Poteva essere rivista in fase di sceneggiatura? Io capisco che il curatore non debba riscrivere le storie, ma un intervento su aspetti eccessivi non dovrebbe farlo? Su Mississippi ring, l'intervento lo ha fatto: non riscrivendo la storia, ma dirottandola sul Maxi. Non voglio rinfocolare vecchie polemiche sulla bontà di questa storia, ma le caratteristiche della stessa - ed in particolare determinati atteggiamenti troppo carichi dei personaggi - hanno spinto Borden a non pubblicare la storia sulla regolare. Questo per dire che Ruju e Manfredi a volte sono poco canonici, per Tex, e non sempre gli interventi di Borden sono quelli che noi lettori ci attenderemmo. E Nizzi? Mutandate e color breve a parte (su quest'ultimo Boselli doveva intervenire) Nizzi dava tranquillità a Boselli. Gliela dava perché SAPEVA SCRIVERE TEX. Lo ha sempre saputo scrivere, tranne che nei momenti peggiori (post 500), in cui non è che non sapesse scrivere Tex, semplicemente non sapeva più scrivere. Qui invece sta passando il concetto che Tex non abbia mai saputo trattarlo, qui perché si fa fregare da Macready, lì perché urla come un gallinaccio, insomma gettando il bambino con l'acqua sporca, dimenticando che il bambino è stato La salvezza di Tex in quegli anni. Non ci sto, come direbbe Scalfaro, al massacro del Nizzi scrittore che qui si sta facendo: si sta rendendo un pessimo servizio alla storia della saga. Ed io sono un FAN (lo dico senza paura) della saga, non certo di Boselli o di Nizzi o di Glb. Sono un fan di tutti loro, e in quanto tale li magnifico e li esalto, o li critico per onestà se c'è da farlo. Un fan della saga, non un tifoso di questo contro quello è viceversa. Boselli è d'accordo con me. Non lo tiro io per la giacchetta, lo desumo solo dal suo comportamento concludente: l'aver richiamato Nizzi. L'impatto del suo breve rientro potrà giudicarsi solo dopo che anche le sue ultime storie saranno pubblicate, senza interventi censori o dirottamenti su collane minori che qui vagheggiate (sarebbe meglio dire: vaneggiate!). Giudicheremo l'opera, insieme a ciò che ha già pubblicato, a prescindere dal giudizio sulla persona. Giudizio sulla persona che d'altro canto non deve essere attenuato dalle considerazioni sull'età. Perché anni fa, quando Nizzi ruppe i rapporti con Sergio Bonelli (senza mai più ricucirli per la morte dell'editore), Nizzi non era ancora anziano, ma era già stato in grado di sputare nella greppia da cui si era nutrito per decenni, e in cui avevano tollerato senza colpo ferire Donegan e affini. Bell'ingrato! Nel libro di Guarino è apparso contrito, poverino, per non aver saputo o potuto fare pace con Sergio, ma se fosse stato davvero pentito non sarebbe ricaduto nella trappola di sparare a zero su tutti. Si sarebbe morso la lingua, prima di ripetere lo stesso errore con Boselli. La sua intervista è molto triste perché qualifica l'uomo. L'uomo appunto, non lo scrittore: teniamoli separati.
  9. Leo

    [87] Oro Nero

    Storia minore letta stanotte in un attacco di insonnia. Il solito, inimitabile linguaggio glbonelliano, al servizio di un'interessante per quanto poco originale storia di affaristi che insidiano le terre di una povera fanciulla indifesa. Azzeccate le figure dell'avvocato Burnett, che da rappresentante degli Standish sceglie di parlare senza peli sulla lingua dando vita a ottimi dialoghi con Tex, e di Sam Warton, bandito vecchio avversario di Tex, di cui conosce la letalita'. Nel finale, Tex si fa prendere di sorpresa, dapprima ammettendo di aver creduto che gli Standish avrebbero fatto un passo indietro - non dimostrandosi in questo caso buon giudice di uomini - e poi avendo quasi la peggio nell'attacco dei banditi, che pure era atteso e non l'aveva colto di sorpresa. Eppure, i nostri a un certo punto sembrano davvero in difficoltà, con Tex che impreca per aver finito le pallottole e che poi viene anche ferito e di fatto messo fuori gioco. Veri risolutori della vicenda diventano così Kit e Tiger, con una comparsata provvidenziale e decisiva, mentre Tex è costretto a letto da due brutte ferite. Insomma, stavolta il ranger ha sofferto più del dovuto ed è significativo che alla fine venga a patti con i due fratelli Standish, dal letto nel quale è costretto per gli esiti del precedente scontro a fuoco. Uno dei pochi casi in cui Tex non va fino in fondo, motivo per il quale questa storia, comunque piacevole, si fa ricordare.
  10. Io non parlo del profilo della Bonelli, ma di quello di un gruppo di appassionati che conta circa 15.000 iscritti e che non ha nulla a che vedere con la Bonelli. Chi commenta sono poche centinaia, non certo tutti i 15.000, ed è ovvio che nemmeno quelle poche centinaia siano rappresentative da un punto di vista statistico. Ma io credo che in qualche modo anche quelle poche centinaia riescano a fornire un'idea del "sentiment" che si crea attorno a una storia. E mentre qui sul forum Mezcali, ad esempio, ha ricevuto molte stroncature per il comportamento schizofrenico dei personaggi alla fine, su Facebook i commenti più critici si sono persi in un contesto di post molto più benevolo. E questo qualcosa vorrà pur dire, e ribadisco che se così non fosse Boselli avrebbe sbagliato a richiamare Nizzi su tutta la linea: solo che questa è la tua opinione, che Boselli come curatore non condivideva e io credo semplicemente che lui avesse ragione e tu torto Completamente d'accordo. Non un commiato all'altezza della sua storia.
  11. È probabilmente la ricostruzione più plausibile
  12. Questo però non sposta molto il nocciolo della questione, cioè la frustrazione di Nizzi di non poter FIRMARE le sue storie. La prima firma sarà quella del Texone di Buzzelli appunto, e almeno su questo punto non si può non dare ragione a Nizzi. Su Facebook, nel frattempo, Guarino soffia sul fuoco, scrivendo che il curatore non può correggere "il più grande degli sceneggiatori viventi di Tex" e adombrando malcontenti di altri sceneggiatori che, a differenza di Nizzi, non possono rendere pubblica la loro posizione. Assume quindi contorni più netti l'attacco all'attuale curatore, a cui a questo punto dobbiamo addebitare il grave errore di aver richiamato Nizzi a scrivere Tex. Ma non per le ragioni di Diablero, che non ha tollerato il ritorno di Nizzi perché si aspettava che le sue sceneggiature sarebbero state insufficienti, ma perché a mio parere ha evidentemente sottovalutato la psicologia dello scrittore modenese: come in molti altri contesti lavorativi, probabilmente Nizzi ha trovato insopportabile l'essere "sottoposto" a quello che ai suoi tempi era il n.2. Solo così si spiega l'uscita di Guarino sul fatto che Boselli non può correggere il grande Nizzi. Quello è il pensiero di Nizzi, oltre che di Guarino. Siamo cresciuti con Tex. Lui è stato parte integrante della nostra vita, delle nostre esperienze, del nostro modo di percepire il mondo. Credo che leggere Tex sia stato, oltre che divertente, istruttivo, anzi educativo. I suoi autori sono stati tra i nostri "buoni maestri". Ciò non toglie che anche loro possono avere i loro limiti, le loro idiosincrasie, le loro meschinità. Quelle di Nizzi non sono cosa nuova, ma fino ad ora le avevo sempre interpretate come boutade del vecchio contro il nuovo. Qui invece ci vedo un attacco in piena regola, un sorta di escalation, con tanto di carri armati ad attaccare per interposta persona. È l'ennesima caduta dei miti dell'infanzia. Non inattesa, ma comunque triste.
  13. Il contributo di Nizzi dal suo rientro nel 2017 a mio modo di vedere non è stato male. Le due storie sulla regolare sono sufficienti, con una leggera prevalenza della seconda sulla prima perché, al di là delle mutandate aveva un buon ritmo e buoni personaggi. Il primo color mi piacque e la storia sul Maxi disegnata da Torti fu a mio parere una zampata da vecchio leone, nulla di originale ma ben raccontato. Insomma, credo che Boselli avesse visto giusto a far tornare Nizzi perché, in un periodo di penuria di sceneggiatori per la testata ammiraglia della casa editrice, questi ha fatto il suo. Ciò detto, le sue intemperanze lo pongono fuori gioco, ma a parte tutto a 84 anni non è che potessimo attenderci ancora chissà cosa. Ora Boselli ha un dovere, quello di trovare degli sceneggiatori capaci: compito arduo, perché "l'eterno Berardi" è bizzoso anche lui per quel che ne sappiamo, Medda ha già dimostrato di non volersi mettere al servizio del personaggio, e Faraci... beh, non sono d'accordo sull'avverbio "frettolosamente" usato da Ym: Faraci ha avuto tante occasioni per cambiare marcia, e se non ce l'ha fatta è perché il ranger non è nelle sue corde. Anche con Capitan Jack ha fallito la prova, perché avrebbe potuto, con quel materiale, scrivere una storia epica ed invece ci ha proposto solo troppi bang bang e un Tex rambo fastidioso e improbabile. Nel suo libro, Faraci racconta il suo rapporto con il curatore, e Boselli in questo forum ha detto che evidentemente Tito non aveva proprio capito il personaggio, perché il ranger non è quello che racconta lui nel suo romanzo. Insomma, io credo che Faraci sia un fior di sceneggiatore, che però non ha Tex nelle sue corde: ci sta, non c'è nulla di scandaloso, ma proprio per questo insistere con lui avrebbe significato perdurare in un accanimento che non avrebbe fatto bene né al personaggio né allo stesso sceneggiatore: meglio tagliarla lì.
  14. Leo

    Interviste Agli Autori

    Altrove dove? Comunque la tua perplessità è segno di grande intelligenza, orgoglioso di averti sempre seguito. Ok, appena letto il tuo messaggio sull altro topic.
  15. Leo

    Interviste Agli Autori

    Utilizzare un aggettivo così forte non è la stessa cosa di ciò che diceva negli anni 90, perché anche la forma è sostanza. Da fan di Nizzi, avrei fatto di tutto per tutelare l'immagine del vecchio leone, per non mostrare quanto un grande autore quale Nizzi è stato possa cadere in basso, per non palesare come non riesca a sottrarsi a sentimenti che non dovrebbero albergare in uomini di cultura come lui. E lo dico dispiaciuto, da amante di Nizzi, perché tale rimango.
  16. Leo

    Interviste Agli Autori

    Si, ma le storie di oggi le scrive o le fa uscire Boselli. Di fatto l'attacco è tutto a lui.
  17. Leo

    Interviste Agli Autori

    Non concordo minimamente con Grande Tex, non solo perché Nizzi scalpitava in maniera evidente sin dall'inizio non vedendo l'ora di (s)parlare di Boselli, ma anche perché, per la prima volta, parla davvero male di Boselli, ed è questo che non accetto. Io fino ad ora ho sempre sentito Nizzi dire che Boselli scrive un Tex diverso da quello di Glb e quindi anche dal suo, un Tex più serioso, meno protagonista, che non sa parlare il linguaggio glbonelliano, ecc. Critiche ingiuste e ingenerose che però vertevano sul modo di Boselli di scrivere Tex, non sulle capacità di sceneggiatore di Boselli. Qui invece Nizzi ha detto chiaramente che Boselli scrive storie pessime. Ha utilizzato proprio questo aggettivo, e mai si era spinto prima a tanto. Non ha mai messo in discussione in passato le capacità di Boselli come scrittore, ne ha "solo" criticato il suo modo di intendere il personaggio. Qui invece ci è andato giù pesantissimo: Boselli scrive storie pessime. Questo ha detto. Se volete lo ripeto ancora, una terza volta. Ne' è stato meno tenero con il Boselli curatore, peggiore a suo dire anche di un Queirolo da lui semplicemente demolito in questa occasione. Quindi non è vero che ha detto le solite cose, perché non le ha dette, ha detto altro, ha parlato con un livore che non gli fa onore. Che lo fa apparire misero, da compatire. E un vero fan di Nizzi dovrebbe addolorarsi di questa performance indegna, non tentare di difendere ciò che non può, proprio non può essere difeso!
  18. Leo

    Interviste Agli Autori

    Uno che parla così non scrive ancora per Tex no? Fossi in Boselli non gli pubblicherei più nemmeno una vignetta. Ho avuto la sensazione che l'intervista sia stata organizzata solo per sparare a zero su Boselli e sull'attuale gestione. La scorrettezza e il cattivo gusto di Nizzi (e io ho visto per ora solo poco più di un quarto d'ora) lo squalificano come persona, cosa che a me dispiace moltissimo perché sono affezionato al primo Nizzi in Tex, che ho amato. Fossi stato in Guarino, che lo ama visceralmente, avrei fatto qualcosa per tutelarne l'immagine, invece di rincarare la dose esponendolo in tal modo al massacro della sua immagine, che purtroppo ne esce molto male. Non un bel commiato.
  19. Leo

    [Maxi Tex N. 30] Dopo la tempesta

    Letta la prima storia, che ho trovato buona. Un giallo non troppo elaborato ma neanche scontato, con sullo sfondo un'interessante rivalita tra due famiglie di rancheri. Mi è piaciuto Ruju e mi è piaciuto molto anche Scascitelli, nonostante la staticità delle sue vignette.
  20. Io ho letto Winnipeg ma è come se non l'avessi letto, l'ho detto mille volte!!! E non voglio spiegare a te che dovresti capire qualcosa sulla base dei miei ricordi di Winnipeg, ho detto proprio il contrario, ah Diablo!!! Ho detto che winnipeg per me è un buco nero, e che NON C'È BISOGNO DI WINNIPEG PER CAPIRE LA STORIA, PERCHE' LA STORIA E' AUTO-ESPLICATIVA E FORNISCE TUTTI GLI ELEMENTI PER ESSERE FRUITA IN AUTONOMIA!!! E SE HO SCRITTO IN MAIUSCOLO, NON E' PER ERRORE, È PROPRIO PERCHE STO URLANDO!!! :D, per rispondere alla tua supponenza e alla tua convinzione di avere sempre, sempre, sempre, sempre, sempre ragione!!! Ce l'hai talmente tante volte, che qualche volta che non ce l'hai non ci stai e rispondi che non c'hai più voglia. Ma qua non siamo tutti bambini, sappiamo leggere Tex, e sta storia si legge da sola
  21. Io Winnipeg come detto non la ricordo perché l'ho letta una volta sola, e poiché non mi piacque la caratterizzazione di Thunder e nemmeno quella del Kid (la cui riabilitazione, dopo averlo visto all'opera ne I sette assassini, mi è parsa sbagliata) non l'ho mai più ripresa. Per questa ragione, quando ho letto la storia sulla Terror non mi sono posto il problema di cosa fosse accaduto prima e sono andato avanti. Proprio questo dimostra quello che ho detto ieri: a prescindere dal fatto che io avessi letto o ricordassi la storia precedente, ho potuto godermi la lettura artica sulla base degli elementi che già in questa stessa storia c'erano, e che la rendevano autonoma: Dallas odia Tex perché in qualche modo lo incolpa della morte del fratello. Questo la storia mi dice, e me lo faccio bastare per leggerla. Il tuo assunto era che questa non si potesse leggere senza quella, e io ti ho risposto che invece si poteva fare benissimo, perché gli elementi per andare avanti ci sono tutti. In merito alla "conversione" di Dallas: io lettore so che il suo odio è mal riposto, e lo so perché conosco Tex. Non ho bisogno di conoscere i dettagli di Winnipeg per sapere che le azioni di Tex non sono mai malvage, e che Dallas è in errore. Il fatto che la ragazza perdoni Tex in modo rapido si colloca nel contesto di un finale accelerato, in cui tanti nodi vengono al pettine in un numero ridotto di pagine, ciò che ha "costretto" Boselli a ridurre inutili spiegazionismi. Dallas, rosa dal rancore per la morte del fratello, capisce, anche solo per il fatto che i pards sono lì, tra i ghiacci, per salvare lei e Dawn, capisce dicevo che il suo rancore era rivolto alla persona sbagliata, e tutto il suo irrazionale odio svanisce davanti alla comprensione di chi siano realmente Tex e Carson. Non c'è bisogno di farlo vedere, l'epilogo è quello ed anzi spiegarlo renderebbe forse più pesante il finale.
  22. Io di Winnipeg, storia che ho più volte definito tra le peggiori di Boselli, non ricordo niente. Solo che Tex ha ucciso il fratello di Dallas. Cioè quello che ti dice la storia, null'altro.
  23. Non la vedo così. Le "lagne" di Dallas, Mike e Tex tuttalpiù destano curiosità nel lettore, che potrà a quel punto decidere se andare a rileggersi o meno come è morto il fratello di Dallas. Ma solo per approfondire, per soddisfare una curiosità appunto, non di certo perché altrimenti non capirebbe la storia, perché questa è fruibile di per sé e non c'è alcun passaggio delle storie passate che sia necessario per la storia presente. Mai si ha la sensazione che, per poter leggere questa storia, manchi un pezzo. Ciò che interessa la storia ce lo dice, e lo fa attraverso i suoi personaggi: Tex ha provocato la morte del fratello di Dallas, e per questo Dallas odia Tex. Il lettore conosce a sufficienza Tex per sapere che quell'odio è mal riposto, quale che sia la contingenza che lo ha provocato. Poi la storia fila da sé, autonoma e indipendente.
  24. Gia', l'ho notato anch'io. E poi c'è Pedro che a pagina 54 dice che nella notte di Brownsville morirono 5 persone, di cui nessuna della lista, ma poco dopo Cortina dice di avere giustiziato tre nemici... o mi sono perso un passaggio o c'è un'imprecisione anche qui (?). Passando alla storia, il primo albo è molto bello. La vicenda di Cortina, le circostanze che lo inducono a diventare un fuorilegge, sono ben raccontate, e bella è anche tutta la sequenza iniziale, con lo scontro tra i nostri e i messicani, e la fase finale, in cui Faver non si fa scrupoli a dire ciò che pensa di Cortina in mezzo a tanti suoi sodali. Riuscita anche la figura di Gala, le sue preghiere durante lo scontro, la sua sfrontatezza, il suo affrontare ciò che non le piace avendo sempre un coltello dalla parte del manico. Troppo presto per giudicare, ma se il buongiorno si vede dal mattino, potremmo essere alle latitudini di un'altra storia di messicani e ribelli, da rileggere proprio in questi giorni... io ci spero, le premesse ci sono tutte.
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