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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    D'accordissimo con te.
  2. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    Lo so, avevo ben chiara la tua frase che non gli fosse piaciuta nessuna storia, tanto che mi sono dichiarato sinceramente sorpreso in un precedente post. Le faccine della risata e dell'occhiolino volevano infatti dire che stavo scherzando, che mi piacerebbe continuare a credere che sia così anche se ormai ho capito che non è così. E comunque, se posso dire una cosa non molto simpatica e che forse, anche legittimamente, mi attirerà strali da parte di utenti giustamente incazzati, forse Glb non aveva l' "imparzialità" per apprezzare storie che non fossero le sue? Il primo Nizzi e il primo Boselli sono quanto di meglio si sia letto su Tex: forse un Tex diverso, forse non riconoscibile dal suo creatore, però un buon (o un ottimo) Tex. E non averlo saputo vedere, o non aver saputo apprezzare i suoi successori, potrebbe essere un segno di debolezza, di fragilità, di non accettazione. Questo il mio pensiero.
  3. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    Boselli lo dice forte e chiaro, con la sua sportività di sempre. La storia è questa, quel signore (che poi ha rischiato di affossare Tex per non aver potuto o voluto fare un passo indietro al momento opportuno) ha salvato la testata e nessuno, come ha detto Borden, avrebbe potuto fare meglio di lui. E poi, Diablero, io sono convinto, o meglio mi piace crederlo pur senza evidenze, che al vecchio Fuga da Anderville sia piaciuta. Non può non essere così
  4. Leo

    [Maxi Tex N. 26] Caccia a Tiger Jack

    Non è un mistero che finora Ruju su Tex sia un po' andato a corrente alternata, proponendo buone storie interrotte però da qualche battuta d'arresto (almeno, a parere di chi scrive). È curioso comunque che due delle sue storie che amo di più siano state pubblicate sul Maxi, pubblicazione da me spesso considerata negletta e che invece, con l'autore sardo-torinese al timone, non è davvero avara di soddisfazioni: qualche anno fa ho amato Il Ponte della battaglia, stavolta è il turno di Caccia a Tiger Jack. Sicuramente il tema proposto (la tratta di schiave) ha contribuito a ben dispormi alla lettura della storia, posto che questo lo ritengo (come immagino tutti) uno dei reati più odiosi, così che la spazzolata ai cattivi mi dà un gusto particolare; ma non è solo questo. La verità è che Ruju, con il contributo determinante di Cossu, dà vita a quella che ritengo una storia maiuscola, forte e avvincente. Molto forte è già la prima scena sulla riva del lago, che ci fa conoscere sia i mercanti di schiavi che le giovani vittime, entrambi i gruppi convincenti anche per le fattezze dei personaggi proposte da un Cossu particolarmente ispirato. Forte è anche la scena a casa del vecchio Abner, che compra la bella Daanis e la porta con sé nella sua stanza da letto, sotto gli occhi divertiti dei trafficanti di carne umana e i volti abbassati e piangenti delle altre ragazze blackfoot: Daanis è quindi anche una schiava sessuale, e questo aspetto pruriginoso è inconsueto (anche se non inedito) in Tex e trattato in maniera cruda, con la porta che si chiude e le ragazze umiliate che assistono impotenti alla sottomissione della loro amica. Scena, ripeto, che mi ha molto colpito, così che ho potuto tirare un grosso sospiro di sollievo quando la ragazza, poco dopo, riesce a fuggire e a incontrare, in un meraviglioso paesaggio innevato, uno dei più formidabili Tiger Jack di sempre. Eh si, perché questa, più che una storia di Tex, è una storia con Tex, con il pard navajo sugli scudi e autore di una performance tra le più belle mai ritagliate per il fratello di sangue del nostro ranger. Tiger ha presto ragione degli schiavisti, ma con un rapido ribaltamento di fronte ecco che si trova incolpevolmente in balia di avversari tanto insidiosi quanto viscidi, incarnati superbamente dalla convincente figura dello sceriffo Wolforth e dai suoi aiutanti. Wolforth è un vero bastardo, ed è il giusto completamento di una banda di vilains tra le più odiose di sempre. Più tardi, finalmente entrano in azione Tex e Carson, e la loro entrée nel trading post è una delizia: Carson che prende una cassa di liquori e la getta oltre il banco è spettacolo puro, ma il momento più bello lo si ha quando lo schiavista gestore del trading post, ridotto all'impotenza dai due ranger, subisce a terra le bastonate impietose di Nuna: questo è uno degli aspetti di Ruju che mi è sempre piaciuto, i suoi personaggi fanno sempre quel qualcosa in più che da loro non ci si aspetterebbe: in questo caso la dolce e vessata Nuna, appena può vendica i soprusi subiti con una rabbia tanto insospettabile quanto autentica, passando da semplice fanciulla da salvare a parte attiva di un'azione se vogliamo anche vigliacca, ma del tutto condivisibile e verosimile. La lettura, sempre avvincente, si fa ulteriormente appassionante con l'intervento di Tiger nel covo degli schiavisti, con il salvataggio di Daanis, con la fuga della spaventatissima Fala e con la scena - davvero molto bella - in cui Tiger abbraccia la bellissima blackfoot per farle calore col suo corpo in un momento in cui teme per la sua vita. E se subito dopo il navajo sarà catturato, non sarà per sua colpa, ma solo perché costretto a un'azione semi-suicida dalle condizioni disperate della ragazza, che necessita di un aiuto che costringe Tiger a tentare il tutto per tutto. Ma se anche ciò accade, come detto la cosa non sminuisce la figura del pard indiano di Tex, che in questa storia si rivela decisivo, fiero e indomito come non lo vedevamo forse dai tempi di GLB. E veniamo poi alla scena finale, che mi ha letteralmente entusiasmato: la partita a poker con l'odioso sceriffo. Tex che subito lo mette in condizioni di inferiorità, che poggia la sua Colt sul tavolo, che non scopre le sue carte rendendo pan per focaccia allo sceriffo per quello che questi aveva fatto subire al povero fondatore del villaggio. Lo sceriffo a quel punto è costretto ad accettare la sfida e a tentare di colpire a morte il ranger, invitando a nozze un durissimo Tex che, uccidendo l'indegno rappresentante della legge, dice: "la scelta che preferisco", dimostrando anche in questa storia la sua spietata inesorabilita' e il suo essere uomo di giustizia e non di legge. E così, dopo aver lasciato il palco per gran parte della storia a un eccezionale Tiger Jack, il nostro si riprende prepotentemente la scena, uccidendo uno dei personaggi più esecrabili e gettando sul suo cadavere "le carte migliori", in una scena che mi ha a dir poco deliziato. Complimenti quindi da parte mia a uno dei più bei @PRuju di sempre e a un Cossu che lo ha seguito alla grande, proponendoci cattivi veramente cattivi, ragazze di una bellezza delicata e fuori dal comune e un Tiger Jack tra i più convincenti di sempre, fiero, indomito, duro, che in alcune circostanze mi ha ricordato il Daniel Day Lewis de L'Ultimo dei Mohicani.
  5. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    Hai ragione. Probabilmente il banco di prova decisivo è stato proprio Mister No.
  6. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    Ed è un gran merito di Sergio Bonelli, il quale scoprì Nizzi leggendo Larry Yuma e pensò che quell'autore potesse andar bene per Tex. In realtà questa circostanza non cessa di sorprendermi: le storie di Larry Yuma non erano granché, e soprattutto presentavano lo stesso problema che GLB imputava a Grecchi in relazione al numero di tavole delle storie: le avventure di Larry yuma erano fatte di poche tavole, ragion per cui le perplessità di GLB su Grecchi potevano ben riflettersi anche sulla tenuta di Nizzi. Il fatto che quest'ultimo sia stato l'autore che è stato, fa capire come davvero Sergio Bonelli sia stato un mago ad estrarre cotanto coniglio dal cilindro!
  7. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Non entro mai, perché non mi piace trovare nessun tipo di anticipazione. Ma con questa si sono superati...
  8. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Ho capito. Ma non voglio essere convinto eh! La vedo così Tra qualche anno la rileggerò e magari critichero' la mia ottusità odierna, mi è già successo
  9. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    E' esagerata, a mio modo di vedere, perché fondata solo su sospetti, peraltro, sempre a mio avviso, non poggianti su una base robusta. Che poi i bravi cittadini lo potessero fare, su quello non ci piove. La storia americana è costellata di tanti grandi e piccoli genocidi. Ma ti dico pure che la scelta narrativa, pur non piacendomi lo stesso, me la sarei fatta andare anche bene se la storia nel complesso mi avesse soddisfatto: la scelta di virare sul magic-horror, con i ragni e le ipnosi collettive, invece, me ne hanno precluso il completo apprezzamento, facendomi "fossilizzare" sulla scelta narrativa che ho digerito di meno ;)
  10. Leo

    [Maxi Tex N. 26] Caccia a Tiger Jack

    Non ho letto la seconda storia e per non spoilerarmi nulla non leggo ancora i commenti al topic. Ora peraltro non posso scrivere e devo rimandare a un secondo momento il mio commento alla prima storia. Però volevo chiedere: Offendo qualcuno se dico che la prima storia è un gioiello? Un piccolo capolavoro? Mi scuso in anticipo eh
  11. Leo

    [Tex Willer N. 18 / 23] L'agente federale

    Aaarghhhh: che brutto spoiler! Non me la prendo con te, laredo, ma con quelli del sito SBE...
  12. Leo

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Appunto, Loriano. Altro che snaturamento. Dobbiamo invece ringraziarlo per ciò che è stato Tex negli ultimi 25 anni, per non parlare del lavoro da curatore degli ultimi otto anni.
  13. Leo

    La successione di G.L. Bonelli

    Io non sono deluso, ma sorpreso sì. In fondo Nizzi scriveva in modo molto fedele al suo personaggio, e il periodo nizziano vissuto da Glb fu quello d'oro dell'autore di Fiumalbo. Storie come Fuga da Anderville, La leggenda della vecchia missione, i delitti del lago ghiacciato, i cospiratori, se le ha lette devono essergli piaciute... o almeno così credevo fino ad ora Magari ha avuto pietà e ti ha risparmiato il suo giudizio certo, che peccato non sapere cosa ne pensasse del Tex di Boselli... troppa delicatezza da parte tua, dovevi chiederglielo Forse è vero il contrario, Pallino. È Nizzi che straparla sempre a proposito di Boselli. Quest'ultimo invece, con Nizzi, è sempre stato sportivo.
  14. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    È verissimo che servono a creare l'atmosfera. Però mi è dispiaciuta la morte del personaggio dopo nove pagine dedicate a lui. È una delusione personale, non mi aspettavo un simile esito, alcune trovate mi affascinano e altre mi dispiacciono. Sì, però è un piano folle, e a me personalmente non piacciono le storie in cui uno dei moventi è la follia. Prendiamo Doc: mi piacque molto, ma il fatto che uno dei motori della storia fosse l'amico folle e sadico di Holliday lo apprezzai poco. Ci tengo a dire, peraltro, che in entrambi i casi io non critico la sceneggiatura, dico solo che sono due trovate che a me non sono piaciute più di tanto. L'unico punto in cui critico la sceneggiatura è la scelta del massacro - atto immenso - per dei sospetti. Ma anche qui altri, come pecos, Pallino, nk, non si sono fatti disturbare da quell'aspetto e si sono goduti la lettura. Infine, io ho constatato, non senza piacere (cioe, sono davvero contento) di essere stato, insieme a Navajo warrior, una delle poche voci critiche, mentre tanti altri, sia qui nel forum ma anche nel gruppo Facebook che leggiucchio ogni tanto, hanno avuto parole di elogio. Quindi la tua percezione di tanti commenti negativi è errata, e a me non può che fare piacere. In quanto a me, mi godrò la prossima, ne sono sicuro
  15. Leo

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    "Scrivendo buone storie" e "non tradendo il personaggio". Ecco le due caratteristiche di Boselli. Sto rileggendo "Cercatori di piste": tutti parliamo sempre dell'esordio fulminante di Borden, ma dimentichiamo che la sua seconda storia è un'altra di quelle destinate a restare nella storia. Franaur dice che Boselli scrive buone Storie mettendoci dentro Tex, quasi che Tex fosse solo un pretesto per scrivere storie. Ebbene, "Cercatori di piste" pare proprio attagliarsi a questa descrizione: qui si raccontano infatti le storie di Mickey Finn e del Sergente Torrence, con Tex che interviene tra di essi. Eppure, io ritengo che il quid in più presente nelle storie di Borden stia proprio in questi elementi. Il lavoro, che forse impropriamente ho definito di sottrazione, sul personaggio Tex fatto da Boselli finisce per esaltare ulteriormente la figura del ranger. Qui il nostro infatti ha a che fare: 1) con cattivi veri, interessanti anche per il vissuto che Borden ci fa vedere: su tutti Mickey Finn, ma anche Hoss O Brien. L'affrontare cattivi non semplicemente mossi da avidità, ma anche da odii inestinguibili che affondano le radici in un passato torbido, rende più interessante la storia in cui il nostro si muove. E il suo aver ragione di simili personaggi ne amplifica il valore, la statura. 2) con copratogonisti con i quali si empatizza, che incarnano quei valori universali (in questo caso, la libertà) che tutti riteniamo un diritto e che a maggior ragione vogliamo vedere difesi da Tex. L'elemento richiamato da Franaur, che per lui è un "difetto", ad una lettura diversa diventa invece un pregio, perché dopo 70 anni la cosa importante non è ripetere una certa formula, valida per quanto si vuole ma che alla fine si logora col passare del tempo, ma scrivere storie accattivanti proponendo contestualmente Il Tex Glbonelliano che, muovendosi tra tanti elementi, forte del suo valore, del suo codice personale, del suo modo di concepire la giustizia, finisce per vincere. Il Tex che aiuta Torrence, che diventa il leader morale di una chain gang, che interviene in maniera decisiva a salvare una ragazza violentata da un comanche, che si infiltra in un fortilizio insieme ad altri pazzi come lui irlandesi, che è risolutivo nello smantellamento di un'organizzazione criminale odiata da un ex ragazzino, che incontra Doc Holliday, che aiuta un amico canadese a vendicarsi del suo passato, è un Tex ancor più valido, ancor più memorabile, di quello che combatte dei meri pretesti narrativi. Senza dimenticare, inoltre, che anche questo tipo di storie, ripeto per me sempre suggestive in quanto seminali ma anche valide in termini di valore intrinseco, da un lato sono spesso proposte anche da Boselli, e dall'altro non possono replicarsi all'infinito perché finirebbero per logorarsi irreversibilmente. Da qui la presa di coscienza di Boselli di dover scrivere adeguandosi non solo ai suoi tempi, ma anche a una certa sua propria sensibilità personale che, assecondata, gli ha consentito di produrre capolavori inarrivabili della saga. Se invece avesse dovuto costringersi a seguire un certo ripetitivo schema, per venire incontro ai gusti dei più tradizionalisti, credo che forse solo quelli, e magari neanche loro, sarebbero rimasti a leggere Tex alle soglie del terzo decennio del ventunesimo secolo.
  16. Leo

    [Texone N. 12] Gli Assassini

    Questa storia è sempre un bel leggere. La scena iniziale, molto dura e drammatica, è la causa dell'intervento dei nostri e l'abbrivio di una storia appassionante, con due ottimi comprimari nelle figure di Mitch e della vedova, il primo ragazzo buono e dagli occhi tristi che ha ereditato dal sangue paterno la capacità di uccidere, la seconda una gelida professionista che adesca le sue vittime senza alcuna pietà: anche nel caso dell'assassinio del padre di Mitch, lei non è buona, si serve delle sue grazie per irretire l'uomo provocandone la morte; ha un barlume di umanità solo nel proteggere un ragazzino, non considerando la minaccia potenziale che questi un giorno avrebbe potuto rappresentare. Mitch a lungo è stato definito un ruba-scena: io invece dico che è uno splendido comprimario la cui presenza non ha sminuito Tex ma ha esaltato il valore della storia.
  17. Leo

    [651/653] Luna Insanguinata

    Riletta questa storia, non posso non quotare il mio commento dell'epoca. Solo su Silent Foot ho cambiato idea, nel senso che non mi pare poi così incredibile che, nella sua mentalità superstiziosa, lui creda che, in meno uomini, si riesca nell'impresa che reputava impossibile quando la squadra era più nutrita: è un Pima, è superstizioso, crede nelle cattive e buone medicine e quindi ci può stare. Peraltro, in questa storia anche Tex sembra far mostra di credere ad una sua "medicina" più potente di quella dell'avversario. E se è vero che le sue parole o il feticcio intagliato sono a beneficio dei suoi interlocutori indiani, pure in qualche circostanza ho avuto la sensazione che anche lui si aggrappasse all'idea di una sua "medicina", quella stessa che gli ha sempre consentito di vincere, contro tutto e tutti. Una sorta di magia che, nelle avversità più estreme, fa sì che Tex finisca per vincere.
  18. Leo

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    L'invincibilità dell'eroe, la capacità inesorabile di castigare i cattivi, il bene che vince senza se e senza ma: tutte caratteristiche che io francamente vedo nette nell'opera di Boselli, non sfumate. Si dice che, laddove GLB era manicheo (e dopo di lui Nizzi), Boselli è invece sfumato, grigio: ma ragazzi, Boselli ormai ha scritto tanto su Tex, e nelle sue storie ce n'è per tutti i gusti: ci sono i cattivi cattivi, alla GLBonelli e poi, molto più che in GLB, è vero, i personaggi grigi. Ma sono personaggi credibili, costruiti bene, che fanno appassionare alla vicenda, che accrescono (non attenuano) il piacere della lettura e l'interesse. Con Boselli, la saga di Tex si è arricchita di tanti personaggi che sono rimasti nel cuore dei lettori. La verità è che, senza Boselli, molti di noi avrebbero smesso di leggere Tex già negli anni '90. Io direi: "aggiungendo ancora una volta un elemento di complessità che rende le storie più moderne e avvincenti mantenendo contestualmente intatte la natura del personaggio e della saga". Boselli ha traghettato Tex nel ventunesimo secolo, in un guado davvero tempestoso: piattaforme streaming, internet, games. Senza voler fare qui l'ennesima analisi di ciò che è ormai diventata l'industria dell'intrattenimento e di quanto il medium fumetto debba fare i salti mortali per sopravvivere ( e a maggior ragione un fumetto di un genere, il western, in declino costante), dico soltanto che avere ad oggi una collana così vitale, con numeri ancora importanti e con una qualità media così alta, è semplicemente un mezzo miracolo. Un mezzo miracolo ascrivibile quasi esclusivamente alla penna benedetta di un signore che ha innovato Tex con una scrittura più moderna e avvincente, che è riuscita a strizzare l'occhio contemporaneamente sia al lettore tradizionalista che a quello più sofisticato. Tutto vero, ma non condivido le conclusioni. Con Boselli i comprimari non svolgono più la mera funzione di pretesto narrativo, diventano persone con un loro spessore e vissuto. Ma guardate bene le storie di Boselli: pur in questo assembramento di grandi comprimari, alla fine il protagonista resta Tex. Risaltando anche maggiormente di prima, perché il lavoro di sottrazione che Borden fa sul personaggio Tex finisce in realtà per esaltarne il valore. Senza contare che quel lavoro di sottrazione non è una costante, ma riguarda solo alcune sue storie, mentre in altre è nettamente più tradizionale: perché ripeto che Borden ha scritto ormai tanto e ha potuto quindi proporci storie di tutti i tipi. La bravura di Boselli a mio parere risiede invece proprio nell'essere riuscito a coniugare il suo stile, sicuramente diverso da quello di GLB, con la fedeltà al personaggio Tex, che io credo invece non possa davvero essere messa in dubbio. In conclusione, per me il Tex di Boselli è il Tex di GLBonelli. Non ne è la pedissequa copia, ma una personale e tuttavia fedele riproposizione, con uno stile di scrittura che è inevitabilmente figlio dei suoi tempi, come è normale che sia a tanti decenni di distanza dalle ultime storie del creatore della saga.
  19. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Sì è chiaro. Ma per me i commenti come quelli che hai postato tu sono più da Facebook. Qui mi piace andare a fondo, la considero una parte del divertimento.
  20. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Beh, hai parlato di spazio vitale e di imborghesimento, cioè hai parlato del mio commento. Anche qui: uno si diverte come meglio crede no? Se una storia mi convince, mi diverte; se non mi convince, mi diverte meno. Leggere Tex per me è un momento di divertimento se la storia mi prende; e del divertimento fa parte anche parlarne qui. Se non mi prende mi diverto meno, e ne parlo sempre qui. Ma dire che sarei (saremmo) incapace di godercela significa non cogliere l'altro lato della medaglia: che quando a un utente come me una storia piace, piace davvero e se la ricorda. Se vai a leggere il mio commento sull'Inesorabile, penseresti che sono un esaltato bordeniano? Che sono un fan obnubilato da Boselli? No, è semplicemente il mio modo di divertirmi: leggere con attenzione e commentare qui
  21. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Esatto, pecos. Il signor Boselli è responsabile di tanti miei entusiasmi, e nessuno ha mai avuto da ridire sui miei accorati e appassionati commenti alle tante storie del nostro che mi hanno soddisfatto. Se siamo in questo posto, è per parlare delle storie, per dire ciò che ci è piaciuto e che non ci è piaciuto (non solo che ci è piaciuta o non ci è piaciuta una storia), sennò me ne vado su facebook e scrivo: "grande Boselli! super storia" oppure: "che ciofeca" che è legittimo, per carità, ma qui facciamo un'altra cosa, è un forum di discussione! Non penso davvero di aver detto chissà cosa a parlare di "spazio vitale": è (anche) per quello che gli indiani sono stati trucidati, tempo prima. Sull'imborghesimento, è un'idea mia che può starci come no, ma dire: e' un'offesa, oltre che una cavolata: se Gunny avesse la compiacenza di leggere alcuni miei commenti ad altre storie, cosa direbbe, che sono un iper esaltato pronto ad estasiarsi per lo sguardo di un Jim Bennett qualsiasi su una rupe? O per il sorriso maligno di un Blackbird qualsiasi? O per una parola a mezza bocca smozzicata da un morente Dave Mastherson a Carson? Se leggesse quei commenti, forse direbbe che mi esalto troppo per le storie di Tex, altro che incapace di godersela, tutt'altro! Ma non è né l'una né l'altra cosa: siamo qui per parlare di una comune passione, se si volessero commenti come quello di Gunny sopra io mi ritirerei e non scriverei più.
  22. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Ho una certa abitudine a leggere Tex. Sono stato abituato, da un certo Mauro Boselli che leggo da quando ero minorenne, a storie con pochi o nessuno buchi logici. Prenditela con lui la rileggerò a breve a questo punto Caro simpaticissimo (eufemismo) Gunny, siamo in un forum di Tex. Non sono un professorone e non ho alcuna pretesa di pontificare. "Non vi piace? Amen" l'ho detto io per primo: Poi mi spiegate però, con questo vostro bislacco punto di vista, che ci stiamo a fare in un forum. Rettifico il mio commento, per non essere accusato di fare un'esegesi dantesca: storia che non mi è piaciuta molto, ma non so perché. Forse l'horror non è nelle mie corde. Ci sono comunque grandi momenti e anche scene memorabili. Complimenti a entrambi gli autori per l'ottimo lavoro svolto, ance se a me non del tutto congeniale. Da oggi in poi scrivo così, sennò mi danno del professorone... strano forum, questo, davvero.
  23. Leo

    [Texone N. 15] Il Cavaliere Solitario

    Un Texone con un Tex che prima si fa fregare dai quattro che lo gettano nel dirupo, cadendo come un pollo nella loro trappola, poi si fa tramortire nel saloon dagli amici di Luke Thorpe, infine si fa sorprendere da Shako nella capanna del capo apache. Insomma, più che Tex, sembra un John Smith qualsiasi. Però la storia è molto bella, a me piace tanto, perdono a Nizzi queste piccionate perché la storia, pur nella essenzialità di una trama ridotta praticamente all'osso (l'inseguimento di quattro bestie furiose), mi emoziona.
  24. Leo

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Piano con lo sconcerto Prima di tutto io non pontifico, ma do opinioni, e poi io non ho detto che "dei borghesi imbolsiti non possano meditare vendetta". Io ho scritto: Non hanno più l'urgenza distruttiva che avevano vent'anni fa. Questo ho detto. E ci sta che facciano la spedizione punitiva. Ciò che a me non piace è - ma l'ho detto tante volte - che loro la facciano senza certezze: fare una seconda strage è un atto gravissimo, esorbitante, spropositato. Trovo incredibile che la pianifichino senza certezze. Larrimer ci è arrivato, dice Borden? Per me Larrimer può solo avere un sospetto, magari forte, ma da qui a pianificare una strage a mio parere ce ne corre. E dall'altra parte, specularmente, c'è Shado che pianifica un'altra strage, tanto insensata quanto folle: legittima scelta narrativa, che personalmente non apprezzo. stessa cosa per me pard. E' sempre un piacere parlare con te D'accordissimo. Mi hanno ricordato Il Colonnello Watson. Quando Tex lo bracca, Watson ha un impeto di rabbia e ai suoi sodali che lo pregano di calmarsi, Watson risponde, esasperato: "sto difendendo il lavoro di una vita, Harry". Il lavoro di una vita. Un lavoro di cui Watson è sinceramente orgoglioso, non rendendosi nemmeno conto che è arrivato dov'è solo grazie al sopruso e alla sopraffazione. Ai suoi occhi, Watson è solo il più forte in un luogo in cui vige la legge del più forte, i suoi soprusi sono atti meritori, crede sinceramente di essere nel giusto e non accetta che Tex metta in discussione il frutto dei suoi anni di fatiche. E ci sta quindi che i cittadini di Cedar Grove difendano strenuamente il loro "lavoro di una vita". Come ho detto sopra, però, avrei voluto che, prima di pianificare un eccidio, avessero la certezza e non solo sospetti che il Carnival per loro rappresentava un pericolo mortale. Lettura molto bella. Mi piace molto. Anch'io ho trovato che ci sia poco equilibrio tra la scena di nove pagine in cui il bounty hunter parla con Madame Zara e poi la sua prematura fine. La rapiscono per farla esibire come chiromante. E' costretta a farlo. Verissimo. Il discorso dello sceriffo è tanto semplice quanto attuale: da incorniciare, pur nella sua "mostruosa" semplicità. Non credo che una seconda rilettura mi farà cambiare idea, né credo di non aver letto con la debita calma. Tuttavia, pur non condividendolo, trovo questo commento molto suggestivo, e sono contento che altri, come Betta o come Pecos, abbiano parole alate per questo Texone. Io non posto mai volentieri delle critiche a una storia, anche se mi faccio un punto d'onore di non celare nulla delle mie impressioni, negative o positive che siano: mi parrebbe scorretto, non so come dire. Ma quando un lettore (o una lettrice, come in questo caso) postano commenti in cui descrivono con dovizia le loro impressioni e hanno amato la storia appena letta, non posso non essere contento perché significa che il lavoro dell'autore, con alcune eccezioni alle quali ahimé appartengo, ha fatto nuovamente centro. E chi non è contento, se la prende in quel posto
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