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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Nella mia rilettura del "centinaio d'oro" sono arrivato a La legge del più forte, su cui già avevo scritto in passato. Non sono d'accordo solo sulla figura barbina del buon Carson, però vabbé... Devo dire che questo è un difetto che riscontro spesso, in Gianluigi Bonelli. Trovo che spesso si dilunghi, sfilacciando un po' l'avventura. Anche ne Il Giuramento ho lamentato questa tendenza, in Chinatown con tutta la parte finale secondo me inutile e purtroppo anche in Sulle piste del Nord, mia prossima rilettura dopo Dugan il Bandito (sto andando in ordine cronologico). La legge del più forte risente dello stesso limite: pur essendo una gran bella storia, sul finale rischia di annoiare perché gira in tondo senza puntare dritto al punto: quando i giochi sono fatti, è meglio chiudere piuttosto che allungare il brodo. Peraltro, sono certo che il vecchio GLB non avesse intenzione di allungare il brodo consapevolmente; probabilmente, la sua scrittura "torrenziale" lo induceva alle volte a dilungarsi oltre il dovuto. Non a caso, nelle storie più corte (Gilas e Massacro, per restare a quelle di questo periodo), imprime alle stesse un ritmo più secco che apprezzo di più. Come ho scritto nel mio post precedente, datato otto anni fa, alcune singole scene della storia sono un capolavoro, e comunque questa avventura può definirsi paradigmatica di quelle che sono le caratteristiche di Tex e del suo rapporto con Carson. Letteri eccezionale, era d'altronde, come detto da te, nel suo momento migliore.
  2. Leo

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Sono d'accordo con te. Eppure anche per Jim Brandon poteva valere lo stesso discorso. Anche lui era stato ridotto a mero pretesto ultimamente, ma Boselli è riuscito a ridare lustro al personaggio con una storia indimenticabile. E' vero che Brandon, non essendo uno scaldasedie ma ancora un uomo d'azione, si presta più facilmente a essere ripescato dalla naftalina, ma è altrettanto vero che Boselli è riuscito a renderlo protagonista non per la carica che ricopre, ma per una situazione intima del suo passato. In effetti la stessa cosa che ha tentato di fare qui, non riuscendovi. Però io da Borden mi aspetto sempre tantissimo, per cui non dispero che anche per Montales possa esserci un grande ritorno da protagonista.
  3. Svelato il mistero, dunque! Non ero a conoscenza di tutto questo fiorire di ristampe di ristampe. Fino ad oggi, anch'io credevo di avere una discreta dose di albi originali, ora mi devo invece ricredere
  4. Leo

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Simili debolezze a me personalmente compromettono irreversibilmente il piacere della lettura. Su questo nessun dubbio. Come ho scritto sopra, ritengo che Borden abbia scritto un numero di storie a mio avviso non belle sorprendentemente basso. Ha un tipo di scrittura generoso e onesto, non fa il compitino per farsi pagare le tavole un tot al chilo, scrive in modo appassionato e ha grande rispetto per il lettore, è una caratteristica che gli si deve riconoscere. Ripeto poi che coniugare tutta quella quantità con tutta quella qualità è a parer mio stupefacente. Non si può però sempre piacere a tutti, è praticamente impossibile. Stavolta è toccato a me, stimatore semifanatico di Borden, non apprezzare. Scorrendo questo topic, peraltro, non siamo in tanti a criticare questa storia, e per la verità anche questo mi sorprende un po'
  5. Non conoscevo questo aspetto di ristampe at penis Grazie per avermelo fatto scoprire. Ne ho tantissime peraltro di queste ristampe Sì sì appunto, non ne ero a conoscenza. Mi sa, come dicevo, che la mia collezione è infarcita di queste ristampe. Buona parte dei miei Tex vengono dal mio padrino di cresima che, conoscendo la mia passione per Tex, mi regalò tutta la sua collezione (fatta evidentemente di queste ristampe e peraltro con molti buchi che ho dovuto colmare nel corso degli anni).
  6. No virgin. Navajo Warrior ha detto che, nello stesso mese (ottobre '73) è uscito lo stesso numero (La Dama di Picche) nella ristampa TRESTELLE, che costava solo 250 lire. Ah ecco, si stampavano ancora le strisce e non le tavole allora. Sì, questa potrebbe essere una spiegazione.
  7. Leo

    [109/113] Chinatown

    Purtroppo è proprio quello che non piace a me, perché lo trovo molto improbabile. Per la stessa ragione non ho apprezzato anche altre storie recenti, ad esempio Winnipeg, in cui c'era, anche lì, un Drago a capo di un pugno di cinesi, anche se in quel caso l'elemento cinese della storia non era predominante. Però capisco perfettamente quello che provi quando dici di essere molto legato a storie che hai letto da bambino, verso le quali prevale una componente affettiva che investe la nostra sfera personale, noi bambini, i nostri primi entusiasmi, il nostro affacciarci alla scoperta di cose nuove e per questo spesso bellissime, come poteva essere anche la collana di Tex.
  8. Il tuo TRESTELLE è dell'ottobre '73, come la mia edizione. Solo che la mia edizione NON riporta le tre stelle e soprattutto costa 400 lire! Si tratta quindi, come dici tu, di un'ennesima ristampa, che l'Araldo si faceva pagare ben 150 lire in più per il solo fatto che aveva la costa immacolata??? La terza di copertina è identica alla tua e alla quarta c'è la copertina di El Paso a 400 lire. Probabilmente mandavano in edicola più ristampe, chiedendo di più per quella che non aveva il marchio delle tre stelle. Resta la curiosità delle VIGNETTE invertite, non delle PAGINE. La cosa bella è che sono solo due vignette sbagliate, non tutta la tavola. Magari ricontrolla e fammi sapere. Posso capire che invertano un'intera tavola, ma per singole vignette come può accadere?
  9. Sono albi che ho con me dai primi anni '90, e delle copie originali me ne frega poco francamente: mi sono sempre definito collezionista di storie e non di albi Però è un mistero che avevo interesse a svelare, magari il sempre informato @Carlo Monni potrebbe aiutarmi...
  10. Sono d'accordo, sia su Muzzi che sull'indubbio fascino misterioso che questa storia riesce a esercitare: lo ha fatto egregiamente ancora stamattina, all'ennesima rilettura. La mia edizione, a detta di @Carlo Monni dovrebbe essere un tre stelle perché è del 1973, mentre l'originale sarebbe uscito nel 1970. La cosa è strana, perché sulla costa non ci sono le tre stelle, e in seconda di copertina di parla di "Tex Gigante". Inoltre, è ancora più strano che anche i numeri successivi in mio possesso, "El Paso", "Le legge del più forte", "Senza Tregua" siano tutti senza le tre stelle, tutti "Tex Gigante" e tutti del '73 e - "Senza Tregua" - del gennaio '74. Sicuro che non ti sia sbagliato, @Carlo Monni? Oppure la cosa si può spiegare con l'assenza delle tre stelle nei primi numeri di questa prima ristampa? Inoltre, altra cosa curiosa, l'albo "La Dama di Picche" presenta un'inversione di vignette: le prime due vignette di pagina 76 dovevano stare a pagina 89, e viceversa. Altri di voi hanno l'albo che presenta questo difetto?
  11. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Sì, sì, esatto Tim. Nel topic su quella storia ho scritto, ormai diversi anni fa, perché questa storia non mi piaccia: non solo per colpa del rincitrullimento di Carson, anche se devo ammettere che ho anche una personale antipatia per le storie con le sette cinesi, quindi anche questo può incidere sulle mie valutazioni
  12. Leo

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Per la verità ben poche. Come ho scritto, faccio personalmente fatica a trovare storie di Boselli che non mi piacciano, e se consideriamo la mole di avventure che ha scritto, il dato è abbastanza sorprendente. Questa è una di quelle, nonostante un bellissimo primo albo, e fa parte di un club che non supera le dita di una mano.
  13. Leo

    [113/115] Tra Due Bandiere

    Nella mia rilettura del "centinaio d'oro", dopo aver accuratamente evitato Chinatown per non dovermi rileggere l'indigesta dabbenaggine di un rincitrullitissimo Carson, ho affrontato "Tra due bandiere". Non l'ho mai amata particolarmente, ma mi capita alle volte di cambiare idea, a una seconda rilettura (e anche alle volte di ri-cambiarla, ad una terza, segno che la percezione della bontà delle storie cambia col tempo o a seconda dei particolari momenti, senza escludere del tutto una schizofrenia percettiva soggettiva che prescinde del tutto dalle qualità della storia ). Ebbene, su "Tra due bandiere" la mia percezione non cambia mai. Non la considero una bella storia; spreca il soggetto della guerra civile con una sceneggiatura piatta e banale. Il problema è che la "macchina da presa" è tutta su Tex, che fa le sue solite cose, solo che invece che farle qualche anno dopo a danno del criminale di turno le fa in un altro contesto, che è però solo abbozzato, sullo sfondo, con la sola eccezione delle bellissime pagine finali. Era invece l'occasione per far vedere la guerra, come molto più di questa storia hanno fatto due altre opere texiane nettamente più valide, il capolavoro "Fuga da Anderville" e il gioiello "Missouri". In queste due storie Tex è perfettamente calato in un contesto tragico che ci è fatto vedere, conosciamo una famiglia divisa sui due fronti, un campo di prigionia, il dramma dello schiavismo, le malefatte dei "soldati", confederati o unionisti che siano. Vediamo la Guerra Civile, e all'interno di essa vediamo muoversi Tex. Qui vediamo invece Tex, ben messo a fuoco, muoversi attorno ad un contesto di guerra molto "sfocato", un mero pretesto per una sequela di azioni, invero non troppo appassionanti.
  14. Leo

    Quel Che Si Dice Capolavoro...

    È vero. La fortuna di Tex è stata pescare sempre il jolly giusto, prima Nizzi, poi Boselli. Quest'ultimo, in particolare, è il diretto responsabile dell'innalzamento della qualità media delle storie (si pensi a quante storie di Boselli possano definirsi brutte, si contano sulle dita di una mano probabilmente), oltre che autore di autentici capolavori del fumetto: non volendo citare le solite storie texiane, penso ad esempio a Deadwood Dick, per il quale ha scritto una storia che io non esiterei a definire capolavoro. Forse sono troppo prodigo? Non lo so, io ho la sensazione del contrario, in realtà, per via dei criteri talebani con i quali spesso credo di giudicare le storie.
  15. Leo

    [579/580] Vendetta Per Montales

    Caro Condor, anche stavolta siamo d'accordo. Come per Lupe, di questa storia ho adorato il primo albo e ho sinceramente detestato il secondo, perché tutto quello che tu hai sottolineato mi ha guastato il piacere della lettura non solo del secondo albo, che trovai del tutto insufficiente, ma anche di quel portento che era stato il primo albo, e la cosa mi dispiacque non poco...
  16. Leo

    Quel Che Si Dice Capolavoro...

    Concordo con te, e concordo anche con Ulzana per Adah, che a mio parere è un capolavoro del fumetto (inteso come opera eccellente, non come la prima opera di quell'autore), come d'altronde per me lo è anche Boston. In un'opera come Ken Parker, è peraltro più facile scrivere storie importanti, che abbiano almeno l'ambizione ad assurgere al rango di capolavori , posta la maggiore libertà che ha lo sceneggiatore (in Adah, ad esempio, praticamente Ken nemmeno c'è). Scrivere un capolavoro su Tex è invece più difficile, eppure anche nella saga del ranger non mancano storie che possono tranquillamente essere annoverate nella categoria di opere eccellenti nell'ambito del medium fumetto.
  17. Leo

    [108/109 ] Massacro!

    Nel giro di due storie, due finali molto simili: sia Il Giuramento che Massacro condividono un finale molto crudo, in cui Tex, pervaso da un feroce (quanto giustificato) desiderio di vendetta si erge a giudice e boia e condanna a morte i suoi avversari, entrambi, beninteso, meritevoli del destino atroce loro riservato dal nostro ranger. Probabilmente oggi non vedremmo, per la cura editoriale che c'è dietro, due storie con conclusioni analoghe nel giro di pochissimi numeri, né credo che vedremmo storie con un Tex così crudele. Le scelte di GLB furono infatti molto forti, anche se perfettamente calate in contesti tragici (lì la morte della moglie, qui il massacro di un'intera cittadina); ciononostante le trovo un po' "barocche", nel senso che mi sta bene che Tex voglia vendicarsi personalmente dei due nemici macchiatisi entrambi di crimini efferati, ma mi è più difficile accettare la goliardia macabra che sfodera in quei momenti: ne Il Giuramento allestisce la scena dello scheletro al timone del battello, qui prima ulula e poi simula una risata spettrale: insomma, va bene voler uccidere, mossi da rabbia incontenibile e feroce, ma divertircisi pure, mi pare francamente un po' troppo. In questa storia, peraltro, Tex si fa anche fregare da Fraser, a riprova che il Tex infallibile GLBonelliano è probabilmente una leggenda nata a posteriori per screditare Nizzi, dato che anche nella storia precedente ("Gilas") si era fatto sorprendere dal messicano Ortega. La storia, a tinte forti, è tra le più belle di questo periodo, pur nell'essenzialità della trama. Un Tex che viene allontanato con un abile piano, un attacco micidiale a un'intera città, scene tragiche e d'effetto. La conclusione, in quel bosco che si adombra sempre di più al calar della sera, con il verdetto agghiacciante di Tex che condanna Fraser a morire col buio, e con i fantasmi dei morti di Goldeena che si appressano all'ormai finito gambler, è una scena indimenticabile, sì barocca ma bellissima nella sua tragicità. Alla funerea e strepitosa atmosfera non è peraltro estraneo un Ticci già efficacissimo nella sua dinamicità, con un tratto molto più gilbertiano rispetto ai suoi lavori successivi, e con un volto di Tex che ancora si ispirava - almeno così mi è parso - a quello di Galep.
  18. Leo

    [106/108] Gilas!

    Una bella storia di...Claudio Nizzi. All'inizio, un Tex piccione si fa sorprendere da un Ortega qualsiasi. E vale a poco dire che in fin dei conti Tex stava cercando un abboccamento con la banda, perché il ranger si fa realmente sorprendere, tanto che lui stesso pensa: "Peste! I guai sono cominciati troppo presto" ed è costretto ad alzare le mani, totalmente alla mercé del messicano. Tex piccione = Claudio Nizzi. Ma c'è un'altra equazione che mi porta a pensare che questa storia l'abbia scritta Nizzi in un estemporaneo intervento una quindicina d'anni prima del suo ingresso nella casa editrice, e cioè Carson rincitrullito = Claudio Nizzi. Quando Carson resta da solo con Tiger, il vecchio cammello comincia a fare le solite domande stupide e a dipendere dalle decisioni del "Testa rossa" (come lo chiama nella storia), che diventa il leader della coppia. Posso a malapena sopportarlo per Tex, ma vederlo "subire" anche da Tiger no eh... Detto ciò, quando lessi questa storia tanti anni fa ne rimasi entusiasta. La sua seconda rilettura mi lasciò invece freddo, tanto che in questo topic lasciai un commento non del tutto positivo, ma non so che cosa non mi piacque allora. Oggi ho ritrovato invece una grande storia, con il consueto ritmo glbonelliano, scandito da dialoghi forti, bei cattivi e situazioni appassionanti, senz'altro agevolate dalla sempre avvincente figura dell'infiltrato. Una storia, in definitiva, che si pone degnamente tra le grandi storie del centinaio d'oro.
  19. Leo

    [478/479] La Miniera Del Fantasma

    Dovrei rileggerla, ma mi pare che gli apaches attacchino TUTTI con violenza, con l'eccezione di Gothlay, che è amico degli indiani. Concedo che sia forzata, ma non più di molte altre volte. E comunque lui si salva rotolando appunto, diventando un bersaglio mobile molto difficile da colpire. Come scrive dario63, dopo essere stato potentemente drogato. Un forte shock gli ha fatto perdere il senno, un'altra situazione shockante lo ha fatto rinsavire. E' abbastanza classico, per la verità, e lo trovo addirittura più credibile dell'altrettanto classico ma più banale ritrovamento della memoria dopo una seconda botta in testa, come accade a Kit ne L'Uomo senza Passato... Anche qui, uno shock gli ha fatto perdere la favella e una situazione drammatica lo porta a reagire: il suo non è un difetto meccanico, ma un vulnus psicologico, che si può ben sbloccare in situazioni estreme. Per me Kurt è uno dei più bei personaggi di Boselli. Grigio come i suoi, certo, ma con qualcosa in più. Ho sempre trovato tremendamente affascinante quest'uomo cupo, tenebroso come quei monti ai piedi dei quali vive, in un'atmosfera di silenzio, di quiete lugubre, con un segreto a rimordergli la coscienza e con barlumi di tenerezza, nella moglie e nel figliastro indiano, a lenire i suoi tormenti. Io l'ho trovata entusiasmante, addirittura C'è sospensione di incredulità e sospensione di incredulità. In questa storia non ne serve tanta a mio parere, è un patto onesto e equilibrato. A una seconda lettura de La Rupe del Diavolo, anche la pervicacia dei Siksika mi è parsa giustificata, per via della rabbia cieca contro quei bianchi che, uccidendo tanti dei loro, hanno fatto nascere sentimenti feroci di vendetta. La vera sospensione di incredulità la richiede Mefisto, ma quelle sono storie di tutt'altra natura...
  20. Leo

    [103/106] Il Giuramento

    Ma su questo aspetto siamo d'accordo. Sono cose "non da Tex" ma del tutto credibili nel contesto di questa storia, lo dico anch'io nel mio post. Nel mio commento non dico infatti che la scena è sbagliata, mi limito a dire che trovo questa parte meno vibrante, meno carica di quel pathos e di quella rabbia, di quella intensità che fino alla morte di Higgins trasudavano da ogni pagina. La tensione palpabile in tutta la storia perde, a mio parere, vigore con una scena che @Tim Birra ha ben definito un intermezzo leggero nella tragedia, che però io ho apprezzato poco perché ero evidentemente "settato" su registro cupo e tragico.
  21. Leo

    [466/468] Golden Pass

    Le prime 120 pagine sono state scritte da Nolitta, e devo dire che le trovai sì divertenti ma un po' molli, annacquate, con una storia che non partiva mai. La seconda parte, invece, non mi vergogno a considerarla un piccolo capolavoro per via dei personaggi che la animano. Questi infatti, con la loro umanità e con la loro mostruosità, sono a mio parere tra le figure più autentiche e vere mai apparse nelle pagine texiane. Per le ragioni sopra esposte, una volta tanto non sono d'accordo con una recensione di Condor senza meta
  22. Leo

    [103/106] Il Giuramento

    Spinto dal topic su "Il medaglione spagnolo", in cui si parlava del grande vecchio, sono andato a riprendermi il centinaio d'oro, cominciando proprio da questa storia. Anche ad un'ennesima lettura credo che nel finale, con la sequenza della locanda malfamata, la storia perda un po'. Molti (non io) rimproverano a Boselli i finali accelerati, ebbene io credo invece che GLB tendesse a dilatare eccessivamente i finali (vedi anche Sulle piste del Nord) facendo perdere di intensità a storie fino a un certo punto tese e vibranti e scritte magnificamente. Fino alla morte di Higgins, penso che questa storia possa considerarsi un capolavoro, estremamente importante per la conoscenza del personaggio Tex. Un Tex sanguinario come non l'avevamo mai visto, che anche a distanza di anni è in grado di covare un legittimo odio inestinguibile nei confronti di chi ha avvelenato il popolo Navajo provocando la morte dell'amata Lilyth. La scena finale, con Brennan che urla, fa accapponare la pelle tanto è cruda: dei quattro pards, l'unico che prova pietà è Carson, in definitiva il meno coinvolto dalla vicenda di tanti anni prima (che anche Tiger visse in pieno) e probabilmente il più legalitario. Ma il vecchio pard capisce, non cerca di fermare Tex; di fronte alle intenzioni del suo pards, alle sue sentenze di morte comminate nella duplice e un po' sconvolgente veste del giudice e del boia, Carson non dice nulla, comprende le ragioni del suo pard, il cui cuore è, per usare la bellissima immagine di GLB, duro come quella fredda roccia sotto cui è sepolto l'amore della sua vita, la donna con cui, per sua stessa ammissione, Tex "ha passato gli anni più belli della sua vita".
  23. Leo

    [475/477] Il Presagio

    Hai descritto i pregi, e i limiti? Perché li citi? Dove li vedi? Io in questa storia non ho visto difetti, francamente...
  24. Leo

    [714/715] La rupe del diavolo

    Intervengo un'ultima volta su questa storia, poi mi taccio per sempre. Non è una grande storia, è quella classica storia di media qualità tipica di tanta narrativa seriale. A molti qui è piaciuta perché, con i suoi dialoghi, ha dato la sensazione di aver ritrovato un vecchio amico, e questo è un pregio. Leggere Boselli è come andare al cinema a vedere un film potente, epico, un Braveheart, un L'Ultimo dei Mohicani, un C'era una volta il West: storie e dialoghi bellissimi, grande colonna sonora (perché io sento la colonna sonora quando leggo le storie di Boselli ), film nati per avere un posto nel firmamento holliwodiano, vere epopee. Poi c'è il film meno pretenzioso, la commedia brillante, alla Trinità, e mi ci diverto anche con quella; certo le aspettative sono diverse, non mi sognerò mai di paragonare i due tipi di film, ma entrambi, in diverso modo e con diversa intensità, mi divertono. Certo, anch'io voglio un senso dalla storia. E il senso (ma può essere che io non brilli per intelligenza) nella storia c'è. Gros-Jean è un apprensivo, ha chiamato i pards per un origlione che ha sentito chissà cosa. Nella cena con Pierre, quest'ultimo dice chiaramente a Tex che lui non crede affatto che Jackson voglia sabotarlo. E Tex di rimando dice di apprezzare i giovani che non si lasciano spaventare facilmente. E' probabile che anche lo stesso ranger trovi esagerati i timori di Gros-Jean, ma ciononostante decide di passare le prime due notti sul battello all'erta, e non accade nulla. Poi il battello parte: non si sa da che parte arriverà il tiro mancino dei sabotatori, né se realmente arriverà; non si sa se sarà di giorno o di notte, né con quali modalità. I nostri vanno a letto, ma sempre con un occhio solo, come farebbero d'altronde in qualche bivacco sulla prateria. Peccano di ottimismo? Sì, col senno di poi. Poi dopo Tex esce pure in mutande e disarmato! Questo è un grande errore, non coerente con il personaggio di Tex. Da lì in poi, però, la storia fila che è un piacere, inclusa la scazzottata finale: si trovano coinvolti in una mega-rissa, i nostri non sono soliti tirarsi indietro, e se è vero che rischiano di perdere l'assassino, è pur vero che conoscono perfettamente il mandante, sanno dove trovarlo, e si sganciano giusto in tempo per beccarlo prima che fugga. Anche le sparatorie dei Siksika, ad una seconda lettura, non mi sono parse esagerate, né la pervicacia masochista degli indiani: perché se è vero che sono solo dei predoni, è anche vero che sono guerrieri, ferocemente arrabbiati con quei bianchi che hanno dato loro tanto filo da torcere, e desiderosi di vendetta verso quegli avversari che hanno ucciso tanti dei loro. In questo senso si giustifica anche l'impresa kamikaze di Corno Rosso, che non si fa scrupoli a salire di nascosto sul battello pur di uccidere Tex soddisfacendo in tal modo il cieco desiderio di rivalsa che lo ha pervaso. Mi è piaciuta molto anche la scena della rupe minata; mi sarebbe piaciuto che la frana durasse una vignetta in più, per un attimo ulteriore di suspense: sarebbe stata ancora più adrenalinica. No, davvero, in questa storia non ci vedo nulla di scandaloso. La preferisco a Mezcali e a tante altre storie. C'è un errore (Tex in mutande e disarmato) e una superficialità perdonabile (la prima notte) all'interno di una bella e movimentata avventura, con dialoghi divertenti e ambientazione mozzafiato.
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