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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [05] [Almanacco 1998] Glorieta Pass

    Di Boselli ricordiamo anche la splendida "Missouri", in cui tra l'altro fa la sua prima apparizione proprio Damned Dick. Sono d'accordo che sia un filone poco sfruttato, ma fino ad ora è stato almeno sfruttato bene, con tutte storie memorabili. Secondo me non avrebbe nulla da invidiare, ma solo potenzialmente. Per essere paragonabile ai due giganti da te citati (sì, considero un "gigante" anche Butler, anche se non alla stregua di John Walcott, uno dei più grandi) Beauville avrebbe avuto bisogno di più pagine. Mi chiedo perché Boselli abbia confinato un soggetto così bello in un Almanacco, mi sembra francamente uno spreco. La storia, e il suo personaggio Beauville, avrebbero meritato un altro approfondimento, un altro respiro; certo, la trovata finale dell'amico che torna a salvare gli altri richiama troppo da vicino la vicenda di Glenn Corbett, e forse nella serie regolare non poteva essere riproposta a cuor leggero.
  2. Leo

    [02] [Almanacco 1995] La Carovana Della Paura

    Mi sono ripromesso di leggere un po' di storie della CSAC dedicata ai Maxi e agli Almanacchi, e ho cominciato da questa.Non la ricordavo e me ne stupisco, perché questa storia è un piccolo capolavoro. Riporto di seguito alcune parole di Paco che ben descrivono gli elementi che fanno grande questa storia: Le scene dei componenti della carovana, pur nel loro essere classiche, sono davvero eccezionali. Al quacchero, al padre ubriacone e all'ex prostituta citati da Paco vorrei aggiungere il vecchio con l'armonica, che continua a suonare con un sorriso sardonico non rispondendo al capo-carovana che gli chiede se voglia o meno continuare verso la California. Alla fine, abbassa l'armonica e il sorriso gli si spegne, lasciando il posto a due fessure dure al posto degli occhi: "ho un figlio che ha fatto fortuna in California... e né la neve, né le montagne, né gli indiani né il diavolo che vi porti riusciranno a tenermi lontano da lui" e riprende a suonare, quasi a dire che per lui il discorso non è mai nemmeno cominciato. Poche vignette, grande personaggio. Io credo che la storia sia comunque di ottimo livello, ma in quello che dice virgin c'è del vero: è una storia atipica di Tex. Il nostro si fa fregare da Saguaro, e se quest'ultimo non avesse riconosciuto in lui il fedele amico della sua gente Aquila della Notte, per il ranger sarebbe finita. E' vero, ci sono attenuanti: Saguaro conosce quelle rocce come le sue tasche, Tex è costretto a scoprirsi per mettergli il sale sulla coda, ma resta il fatto che viene graziato dall'indiano, facendo indubbiamente una brutta figura. A pensarci bene, Tex e Carson nella storia incidono pochissimo, sono spettatori quasi impotenti, non riescono ad impedire che Saguaro compia la sua sanguinosa vendetta; per una volta però ci può stare: Nizzi ci regala una grande storia western, pur nel compresso e limitante spazio dell'Almanacco, lasciando spazio alla varia umanità della carovana e sottraendolo ai due rangers. Io direi solo meraviglioso Paco, con Carson che, a differenza di Tex, non vuole venire a patti con la coscienza e decide di denunciare l'indiano ma, accidenti, sai com'è la memoria dei vecchi, non ne ricordo più il nome...Nizzi da applausi. De la Fuente in questa storia è eccezionale, sia nel far recitare i personaggi, come giustamente sottolinea Virgin, che nel rendere il paesaggio western, come rimarca Paco: ma mi sorprendono un po' le vostre riserve. Pur non essendo molto felice nella resa dei profili di Tex e Carson, i due aspetti che avete sottolineato (paesaggio western e recitazione dei personaggi) erano già largamente presenti nella prima storia disegnata dal disegnatore spagnolo, Fiamme sull'Arizona, che è un immenso capolavoro, a mio modesto modo di vedere, non solo per i testi ma anche per i disegni. Un'Arizona così aspra forse non l'avevo mai vista, e ho ancora negli occhi il dramma del capo indiano che piange i suoi morti dopo l'attacco subito da suo villaggio all'inizio della storia; ho ancora negli occhi la crudeltà di Ohio Blanco, la diffidenza di Mangas Coloradas, il faccione burbero del Generale Crook: Fiamme sull'Arizona è un gioiello di Nizzi anche grazie alla presenza - determinante - di De la Fuente.
  3. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    Pur essendo perfettamente consapevole che tali siparietti appartengono ai trucchi del mestiere, a me francamente sono sempre dispiaciuti, quasi fossero un mezzo a buon mercato per defraudare il lettore di due o più tavole di una storia. Nel caso specifico, avevo avuto la medesima spiacevole sensazione, sorprendendomi non poco per il sopra citato "pregiudizio" positivo nei tuoi confronti (passami il tu in questi lidi forumeschi) - pregiudizio che peraltro mi porterà ad acquistare il tuo romanzo Nero di Mare dopo l'ottima prova dello scorso anno. Quando, sul finire dell'albo, ho vissuto la forte e drammatica scena del confronto tra i Willer e i Forrester, è stato come se quel tassello storto che m'era rimasto sul groppone all'inizio della lettura si fosse improvvisamente raddrizzato, trovando un suo significato simbolico molto suggestivo. La tua conferma mi rende felice di averci azzeccato. Qualche tempo fa, avevo sottolineato quanto apprezzassi la cura che ci metti per dare spessore e personalità anche a semplici comparse, destinate a bruciare nell'arco di poche vignette. Questa volta mi è rimasta impressa la frase che fai dire al ricettatore Wallace, quando, ormai moribondo, viene soccorso da Tex: "Willer! chi l'avrebbe detto che alla fine sarei stato felice di vederti?". Ebbene, forse a qualcuno sembreranno piccolezze, ma questo è un esempio di ciò che a me piace leggere, quasi un elemento rivelatore dell'effettiva qualità della sceneggiatura. Non mi pare cosa da poco.
  4. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    L'intuizione (per usare le parole di francob) nasce da un "pregiudizio" positivo che nutro nei confronti di Ruju, pregiudizio alimentato dagli esiti della sua produzione, a partire da Dylan Dog per arrivare alle recenti esperienze texiane e senza dimenticare l'ottimo suo romanzo d'esordio Un caso come gli altri. Quando ho letto la scena del puma, sono rimasto un po' così: possibile che Ruju inserisca due pagine gratuite, utilizzando un espediente purtroppo abusato da Faraci (con lupi, puma o altri animali) per guadagnare qualche tavola in più? Vorranno dire qualcosa, queste due tavole. Poi non ci ho più pensato, preso dalla lettura dell'avvincente albo che avevo tra le mani. Quando finalmente sono arrivato al confronto tra Tex e la famiglia Forrester al completo, ho creduto di trovare una spiegazione a quella scena di inizio d'albo che mi aveva un po' disturbato. Magari non era così nelle intenzioni dell'autore: mi farebbe piacere se, leggendo queste righe, fosse proprio lui a rivelarcelo.
  5. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    S P O I L E R A me pare invece che i fratelli non facciano nulla per nascondere alla madre e alla sorella che Timothy sta "svalvolando": lo accusano apertamente anche di avere ucciso lo sceriffo e semmai è la madre che ne prende le difese, non i fratelli. Per questo credo che ad uccidere il fratello del General sia stato davvero Jerome, ma è la causa di questo gesto che non ci è stata svelata, e forse solo in parte c'entra la schizofrenia del fratello minore. Sicuramente Ruju ha occultato la sequenza, interrompendo il flashback, proprio per una sorpresa da svelare alla fine, in questo secondo albo che promette fuochi e fiamme. La situazione è infatti esplosiva: da un lato i Forrester, dall'altro El General. Insolita e molto bella, la scena in cui Tex abbassa la pistola, di fronte alla granitica decisione della madre che protegge i suoi cuccioli. La scena - emozionante - del saloon era stata in qualche modo anticipata da Ruju con il parallelismo della famiglia dei puma incontrati ad inizio albo: due pagine che sembravano sprecate, un espediente un po' abusato da Faraci, la cui riproposizione da parte di Ruju mi aveva fatto storcere il naso. Probabilmente invece l'autore voleva fornire un assaggio di quello che in seguito sarebbe stato costretto ad affrontare Tex: non (solo) tre audaci e cattivissimi fuorilegge, ma soprattutto l'amore di mamma che non esita nemmeno davanti alla bocca di una pistola puntata contro. Sul destino dei Forrester non so cosa pensare: non è il solo Timothy il problema; non dimentichiamo che Jerome è stato la mente del colpo in Messico, un colpo quasi terroristico nelle sue modalità, dall'attentato alla caserma dei rurales alle scariche di mitragliatrice vomitate addosso alle guardie della banca. Una rapina sanguinosissima di cui i Forrester, ed in particolare Jerome, sono la mente, ed anche se il colpo avviene in Messico è comunque troppo cruento perché Tex lo lasci passare impunemente. Certo, ora c'è questa alleanza e l'imprevedibilità di come andrà a finire è un altro succoso ingrediente di questa avventura. L'alleanza è dettata dalla superiore necessità di far fronte comune contro El General: Tex e Kit lo hanno infatti sentito rivelare ai suoi uomini l'intenzione non solo di uccidere i Forrester ma anche di dare fuoco a tutta la città: questa mi pare un po' un'esagerazione, introdotta da Ruju proprio per giustificare l'alleanza. D'altro canto, non è forse così strano che una banda di predoni arrabbiati voglia mettere a ferro e fuoco un insignificante villaggio di confine: mi faccio andar giù questa piccola forzatura e mi godo quindi la figura del General (ex colonnello), la cui malvagità ed astuzia lo rendono un degno avversario di Tex: si veda la scena dello sventato agguato nella gola, ad esempio. Al carisma dell'ufficiale disertore, si aggiunge quello di Ma', vero donnone androgino molto ben caratterizzata, e quello dello stesso Jerome, la mente dei Forrester, riflessivo, freddo, calcolatore. Quando GLB mostrava la corda, Sergio Bonelli ebbe l'intuizione di Nizzi, per aver letto il suo Larry Yuma. Quando ad entrare in crisi fu quest'ultimo, ecco subentrare un "prodotto del vivaio" come Boselli, che si dimostrò subito all'altezza dei veterani; ora che anche il nostro Borden, pur essendo in gran forma, ha bisogno ogni tanto di rifiatare, ecco tirar fuori l'asso Ruju, degno erede dei suoi predecessori (anche se ancora aspettiamo il suo capolavoro...): fortunato Tex e fortunati i suoi lettori, con questa Casa Editrice che pesca sempre le giuste carte dal mazzo...
  6. Leo

    Interviste Agli Autori

    Grazie ad Ymalpas per questa bella seppur breve intervista. Ho apprezzato soprattutto la domanda sulle storie a cui si sente più emotivamente legato: Nizzi risponde citando alcuni Texoni, con la prima storia che è Fiamme sull'Arizona; per la serie regolare cita Fuga da Anderville. Mentre sulla seconda penso ci sia concordia tra i fans circa il fatto che si tratti probabilmente della sua storia più bella, molto meno considerata è Fiamme sull'Arizona, che invece io ritengo, nella sua classicità, una delle storie più belle di sempre.
  7. Assolutamente d'accordo sulla superiorità di Nizzi nei duetti comici.
  8. Ne possiamo parlare nel topic apposito, ma dovrei prima rileggerla Magari ad una seconda lettura cambio idea , come mi è successo in passato.
  9. Paco io non la ricordo bene. Ricordo solo che mi parve senza senso alcuno, soprattutto nella coerenza dei personaggi, che si muovono senza alcuna logica. Sono andato a rivedere il topic di quella storia e lì avevo scritto un.commento lungo e poco leggibile (anche per via della punteggiatura che è un po' saltata con la migrazione) in cui però spiegavo perché trovassi la storia abbastanza assurda. Anche Wasted years la commentava più o meno negli stessi termini all'epoca. Io do' molta importanza alla credibilità intrinseca dei personaggi e delle loro azioni: quando si muovono senza alcuna coerenza, solo per fare andare avanti la storia, la lettura mi diventa intollerabile. Donovan per me è un personaggio totalmente fallato, Tex lì è un Tex che non ne imbrocca una...insomma nel.Topic scrivo.perché. Poi non è che voglia imporre il mio parere: mi ha fatto piacere che anche GLB (ed ora apprendo anche Virgin) la pensasse come me
  10. ma no, non ti auto-bannare dai... siamo in un forum di discussione... Quindi non è tutto demerito di Nizzi, anche se questi non si è fatto pregare per ridicolizzare il nostro... meno male che è arrivato Borden dai.
  11. Io la trovo una delle peggiori di Tex, anche se non si fa leggere male. Il vizio non sta nella piacevolezza della lettura, quanto nel fatto che è sconclusionata. E non lo dico (solo) io, lo dice il grande GLB . Piuttosto, nessuno ha risposto alla mia domanda, ed io sono troppo pigro per riprendere i vecchi Tex del tardo GLB. Ma, dalla domanda degli intervistatori, forse dobbiamo rivedere i nostri giudizi su chi abbia realmente trasformato Carson in macchietta: se Nizzi, o Bonelli senior prima di lui...
  12. Intervista gustosissima, con alcuni spunti di discussione: - I Ribelli del Canada è "una vaccata di racconto": sostanzialmente concordo, anche se non condivido il fatto che tutte le cose che scrive Sergio sono un po' sconclusionate: ma il padre può permettersi di criticare, affettuosamente, il figlio, no? Ho sorriso di tenerezza, nel leggere questo commento così "burbero" nei confronti dell'operato del figlio. - "Tex non è la Treccani. Non se lo scordi mai": i primi ad esserselo scordato sono i suoi fans più sfegatati, visti i capelli che spacchiamo con pignoleria bizantina anche noi qui sul forum. - l'intervistatore dice: "ormai Carson è solo la spalla comica di Tex": proprio oggi, per ironia della sorte, abbiamo parlato di questo aspetto, imputandolo tutto alla penna di Nizzi. Io per primo sono stato autore di un commento non tenero in tal senso nei confronti dell'autore di Fiumalbo. Forse Nizzi, ricalcando pedissequamente - e bene - lo stile di GLB, ha ripreso di peso anche questo elemento? Francamente, dovrei rileggere l'ultimo periodo di GLB per un giudizio su questo; perciò chiedo aiuto ai lettori più esperti di me che avranno sicuramente migliore memoria: Carson macchietta è imputabile a Nizzi o invece già all'ultimo GLB? - Tex, ai giorni nostri, sarebbe "un Pannella che fa a cazzotti": quindi GLB era un radicale? Visto il suo carattere, anarchico e ribelle, ci può stare. - Domanda dell'intervistatore: "Tornando al Tex, non trova che i personaggi comprimari di Tex abbiano poco spessore psicologico? Non sarebbe meglio ogni tanto, non dico ridimensionarlo, ma almeno dargli degli avversari più degni del suo peso? Perché ultimamente Tex è troppo sicuro di sé, e poi non soffre mai".: un istanza di maggior spessore dei comprimari c'era già nell'82. Fortuna che una decina di anni dopo è arrivato Borden. E peccato per ciò che potevano dare Medda e Berardi: il primo, soprattutto, Tex lo ha fatto soffrire, in Bande Rivali. Forse fu "punito" proprio per questo: che spreco...
  13. Leo

    [678/679] Jethro!

    In un fumetto settantennale e confinato nel solo contesto western (diversamente dal tuo Dampyr, ad esempio), le trame fatalmente si ripetono. L'unico elemento che può differenziarle, renderle saporite, sono proprio questi tocchi autoriali, i rapporti tra i personaggi, le loro psicologie. Il tutto, peraltro, in questo caso è incastonato in una storia comunque d'azione, molto fedele alla tradizione e al personaggio. Questi "tocchi" non tradiscono Tex, ma lo arricchiscono: forse è il caso di non dare troppa importanza alle opinioni di tutti.
  14. Leo

    [678/679] Jethro!

    Meriteresti tu un monumento per quello che hai scritto in tutti questi anni, ma forse sbaglio anch'io perché diranno che sono un fanatico boselliano. Lo sono, ma che c'entra? A parte gli scherzi, non sono un talebano, non lesino critiche, e ad esempio ho evitato di commentare la tua storia di Yama perché non sopporto le mefistate: solo per dire che non sono prevenuto a favore, ma che cerco sempre di riconoscere a Cesare ciò che è di Cesare, e in tal caso davvero non si può che farti i complimenti per la bella storia western e per il purissimo Tex proposto. Di sicuro sarà successo anche questo, ma se anche fosse stato il primo episodio di linciaggio bene hai fatto a far muovere Glenn Corbett da Glenn Corbett, e non da mammoletta annacquata: è stato anzi un tocco di classe, sia averlo fatto agire in quel modo che averlo fatto, sia pure inconsapevolmente, confessare il giorno dopo...confessare un qualcosa che Tex in cuo suo già sapeva.
  15. Leo

    [678/679] Jethro!

    Non sono riuscito, ahimé, a leggere tutta la discussione con Texfan, utente cui va dato atto di aver rimpolpato un po' le discussioni sul forum sonnacchioso degli ultimi tempi. Credo peraltro che da parte sua non ci sia malafede, che non sia un hater, per intenderci, ma solo uno che ha una sua personale visione di Tex; il suo non lieve errore, a mio parere, è quello di ritenere che il "suo" Tex sia il Tex. Lo stesso gioco di Clementoni è una sorta di autogol, quello non è Tex, figuriamoci. Non ho nemmeno letto i post di TWO, anche se non escludo di farlo perché davvero sono curioso di sapere cosa non sia piaciuto stavolta a loro di questa storia, che è puro, purissimo, Tex. Questo secondo albo non ha tradito le attese: l'esordio - la scena con lo Sceriffo ridicolizzato e il simpatico siparietto della diplomazia - è molto divertente. A pagina 17, nell'ultima vignetta, c'è poi una frase a mio parere significativa: Glenn dice ad un membro del Klan a cui ha appena sferrato un pugno di ritenersi fortunato, la notte precedente, ad essersi imbattuto in Tex Willer; "il sottoscritto ti avrebbe cacciato una pallottola nella zucca e amen": quasi una sorta di confessione di quello che ha realmente fatto, la notte prima, con il commesso dell'emporio. E qui torno alla figura di Glenn Corbett, tratteggiato superbamente per tutta la storia: è un uomo che resta coerente con sé stesso, Tex l'accetta per com'è, conosce il vissuto di violenza dell'uomo e sa che non si trasformerà mai in agnellino. Io credo che Tex immagini che Glenn volutamente non abbia fatto prigionieri la notte precedente, da fine conoscitore di uomini quale egli è. Solo che in tal caso, mancandogli la certezza - non era presente alla scena dell'uccisione del garzone - preferisce soprassedere, non approfondire un sospetto che certamente gli ha attraversato la mente: è Tex, diamine, non lo si prende in giro facilmente. In questo suo lasciar perdere, perché in definitiva l'ucciso era un membro dell'odioso Klan, ci vedo una sorta di fatalismo, di umanità del nostro ranger, che sa perfettamente chi sia e cosa provi e di cosa sia capace il suo pard. Non a caso alla fine si separeranno: possono essere amici occasionali, di sicuro le avventure passate hanno creato tra i due un legame importante, ma troppo distante è il loro codice personale, troppo diverso il loro vissuto e il loro sentire. Una cosa i due condividono: la vita violenta: quando, al desco dei Caldwell, Jethro dice di voler riprendersi la sua vita, e di essere stanco della violenza, Glenn risponde, con ironia, che non ha conosciuto altra vita che quella della violenza. E tu, Tex? Gli chiede. "Forse - dice il nostro - ma è passato troppo tempo". Vite entrambe violente, per un periodo fuorilegge entrambi, ma diversi sono i moti del cuore dei due personaggi. Ecco perché possono essere compagni, ma non veramente amici. Ecco perché Tex può immaginare, e tollerare, che Corbett uccida un uomo - un bastardo, in definitiva - disarmato. Benissimo ha fatto Mauro Boselli a mantenere questo carattere di Corbett, preservandone l'autenticità e proteggendolo dalla stucchevolezza. Le critiche contrarie che ho letto anche qui mi trovano quindi in totale disaccordo. Altra scena puramente texiana è l'adrenalinica sequenza della cena a casa di Landon Stevens: l'intervento di Tex mi ricorda quello de La Ballata di Zeke Colter: il nostro si prende un rischio grossissimo pur di uscire dalla situazione disperata in cui l'avversario, vigliacco e abile, lo ha costretto. "Io...non posso...farlo": tre parole (veramente quattro) scandite in tre vignette, dal sapore fortemente cinematografico. Non vedo cosa altro possa fare un povero Cristo per proporre un Tex più texiano di questo...
  16. Io invece credo che Bande Rivali sia un capolavoro...
  17. Aneddoto bellissimo. Medda è un mio rimpianto perenne, data la qualità delle sue due apparizioni...
  18. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    La copertina è bellissima nella sua semplicità, una delle più belle e nitide degli ultimi anni
  19. Sono anch'io contentissimo di Ruju, e anch'io spero che scriva presto il suo capolavoro. Fino ad ora si è rivelato un ottimo autore, calato perfettamente nel mondo texiano, ma non ha ancora scritto il suo "Il Passato di Carson", la sua "Fuga da Anderville", e purtroppo nemmeno il suo "Bande rivali" o "Oklahoma" (per dire che anche autori con una o pochissime storie il capolavoro lo hanno sfornato). Ma davvero non ci si può lamentare di Ruju, e se anche continuasse così, andrebbe benissimo. Vi invito, e scusate il piccolo OT, a leggere anche il suo romanzo, lettura avvincente come poche: si divora tutto d'un fiato ed è estremamente appagante. Mi sembra però che ci siano poche triple, e la cosa mi fa un po' storcere il naso. Infine, un commento su Faraci: la sua scomparsa come autore di testi di Tex è una definitiva bocciatura? Una resa di Boselli di fronte a prove non esaltanti? Non ci saranno altre chanches per lui? Se così fosse, ne sarei dispiaciuto, anche se Il Ragazzo Rapito mi ha fatto veramente incavolare perché, nonostante la storia si legga bene, ha talmente tanti buchi da mandare al diavolo qualsiasi pretesa di plausibilità.
  20. Leo

    [631/632] L'oro Dei Monti San Juan

    Con Boselli Ruju è il migliore autore di Tex in questo momento e non si può più parlare di un autore "in prospettiva" perché scrive Tex da diversi anni con ottimi risultati. È vero però che il suo capolavoro ancora non l'ha scritto, cosa che ad esempio è riuscito a fare Medda che ha solo due storie all'attivo. Detto questo, lunga vita texiana a Ruju ; su di lui ripongo le mie aspettative per il Tex del prossimo decennio.
  21. Leo

    [561/562] Soldi Sporchi

    Penso che il "rincoglionimento" di Carson, in alcune storie, sia innegabile... Una per tutte Topeka, in cui il Vecchio Cammello si fa battere da un azzimato damerino in una scena da voltastomaco. E non ne mancano altre, in cui Capelli d Argento è bistrattato ignobilmente, come nella storia della ribelle corsa in cui si fa rintronare da un agente nero in incognito. Non mi manca affatto, quel Nizzi. Sulla figura di Carson ho.cominciato a respirare solo con l'avvento di Boselli. Sono invece d accordo sul fatto che l'affiatamento tra i due pards sia stato reso da Nizzi meglio che da tutti gli altri autori, a mio parere anche meglio di Glb. Non so quanto oggi possa ancora dare l'autore di Fiumalbo alla saga, e spero non sia, quello di Borden, un azzardo, ma francamente non penso si possa fare peggio delle ultime prestazioni di Faraci e Manfredi. Storie per le quali un po' mi.lamento anche con Mauro, che è il curatore della serie e che avrebbe dovuto correggere il tiro sbilenco dei suoi collaboratori. Certo, a me piacerebbe vedere Medda o Berardi a rinfrescare la serie, un ritorno a Nizzi, per quanto umanamente mi possa far piacere, dal.punto di vista del lettore mi lascia un po' perplesso.
  22. Leo

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Indubbiamente gli origlioni sono stati un espediente abusato dall'autore modenese, e in molte delle ultime storie Tex non era Tex, ma credo che nel complesso il tuo giudizio sia estremamente duro. Addirittura un male necessario, da rimpiangere per giunta, quasi a dire che non salvi nulla nemmeno di Boselli. E' evidente, da questo tuo giudizio, che tu apprezzi esclusivamente il Tex del vecchio GLB. Io credo invece di aver apprezzato e di apprezzare Tex, se chi lo scrive scrive belle storie. E non credo sia tutto da buttare, di Nizzi e di Boselli... Alcuni capolavori li hanno scritti anche loro, o mi dirai che Furia Rossa e Fuga da Anderville non lo sono? Opinione, abbastanza dura anche questa, che non condivido affatto. La bilancia per me pende nettamente verso le belle. Gusti.
  23. Leo

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Nizzi è stato il SALVATORE di Tex. Il passaggio di mano tra Bonelli e lui non si è praticamente sentito, tanto l'autore modenese è riuscito ad entrare nel linguaggio e nella psicologia del personaggio. I suoi primi dieci anni sono stati eccellenti, molte sue storie autentici gioielli. Nel giro di pochi anni questo signore ha proposto sulle pagine di Tex sceneggiature come quella de I Delitti del lago ghiacciato, che io considero il suo primo capolavoro, Fuga da Anderville, il suo più grande capolavoro ed uno degli esiti più alti della letteratura texiana e fumettistica, La locanda dei fantasmi, i Cospiratori, più tardi quell'altra storia immensa che è La leggenda della vecchia missione, e poi La Congiura, i Texoni (con Fiamme sull'Arizona e La Grande Rapina su tutti, splendide storie western), l'eccelsa Furia Rossa. Questi titoli parlano per Nizzi, danno la misura di chi e cosa è stato Claudio Nizzi per la testata. Semplicemente un grande. Questo Nizzi non può essere rivalutato, perché la valutazione è già al massimo. Purtroppo però Nizzi è stato anche altro, e faremmo un torto allo stesso autore e al nostro modo di giudicare se tenessimo nascosti i nostri sentimenti per il secondo Nizzi. Pecos ha scritto che, in un certo periodo, quando trovava sul tamburino della storia il nome di Nizzi rimaneva deluso, tanto era consapevole che per qualche mese avrebbe dovuto sorbirsi delle storie che erano minestre riscaldate, se andava bene. Ha descritto perfettamente la sensazione che anch'io provavo in quel periodo: gioia, se l'autore era Boselli, perché quel nome mi ingenerava rosee aspettative; fastidio, noia, se il nome era quello di Nizzi: non mi aspettavo più nulla da lui. Nizzi ha rischiato quindi di essere l'AFFOSSATORE di Tex, perché la china imboccata portava sempre più giù. Non so se per I Fratelli Donegan fosse più colpevole lui ad aver scritto la storia, o la Casa Editrice, che aveva avuto tanto poco rispetto per i suoi lettori nel pubblicare tanta mediocrità. Per le storie post 500, infine, c'è un retroscena che non tutti conoscono, e che l'autore ha confessato per la prima volta in Tex secondo Nizzi, e cioé che proprio da Puerta del Diablo, citata nell'ultimo post da Ulzana, Nizzi si fece aiutare da un ghost writer per i soggetti. La verve dell'ultimo periodo è ascrivibile non solo a lui quindi, ma anche all'aiuto determinante venutogli dall'esterno, di cui Nizzi non aveva mai fatto menzione all'editore, con il quale i rapporti erano già un po' tesi. Quindi, attenti a valutare l'ultima produzione nizziana: le ultime storie non sono solo sue (anche Strada Sbarrata citata da Paco, ad esempio). E' vero che le sceneggiature erano integralmente sue, ma col suo mestiere, una volta avuto un buon soggetto, immagino che non ci volesse tanto ad imbastire storie di buon livello. Fa sensazione, francamente, che Nizzi abbia usato un ghost writer, quando egli stesso si era lamentato di esserlo stato per Bonelli all'inizio della sua avventura texiana. La produzione di Nizzi è vastissima, copre più di venticinque anni, è evidente che, con una carriera così imponente, il giudizio non possa essere univoco. Troppe storie, troppo tempo, troppa fatica. Nizzi io lo ricordo anche per I Fratelli Donegan, purtroppo; ma, fortunatamente, tendo a ricordare di più le cose belle, e allora non posso che ringraziarlo. Per Fuga da Anderville e le sue splendide sorelle.
  24. Leo

    [678/679] Jethro!

    Sicuramente Caldwell sarà doppio suocero di Jethro. E Tex credo sia stato avvisato da Alex o da Juanito, o da entrambi in accordo. E spero proprio ci sia almeno Carson nella resa dei conti. Quello che mi chiedo è: come può una storia che genera tali e tante aspettative chiudersi in soli due albi??? Il primo albo è talmente bello che sembra preludere ad uno di quei capolavori sostanziosi di 330 pagine... Poi ricordo che questo signore ha scritto anche Colorado Belle e mi rassereno...
  25. Leo

    [678/679] Jethro!

    Appunto. Ribadisco l'esempio da me portato dell'episodio di Per chi suona la campana: Tucker vuole bene a suo figlio perché non è realmente cattivo: è solo un uomo del suo tempo, con i pregiudizi del suo tempo. Peggio di lui è il Dottore, la cui cultura dovrebbe elevarlo rispetto agli altri, ma anche il Dottore ha degli ideali, proprio come Landon. Tucker e il Dottore paradossalmente possono essere considerati meno cattivi di Corbett, che non si perita di ammazzare a sangue freddo il commesso dell'emporio che chiede grazia, scena forse un po' pericolosa ma totalmente azzeccata per la psicologia del personaggio.
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