Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
  • Contatore Interventi Texiani

    2939
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    154

Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [463/465] I Sette Assassini

    Intendiamoci: a me la storia è piaciuta molto, ma mi sarebbe piaciuta di più (e sarebbe stata tra le mie preferite in assoluto, stanti le belle figure di Kid Rodelo, dei fratelli Lane, del bandito filosofo depravato Monk, del ragazzo No-face i cui problemi erano mentali e non fisici, del gentleman ubriacone che fa un po' la corte a Lena, ecc.: è un campionario di personaggi superlativo) se Thunder non fosse stato cieco. Bastardo, perverso, degenerato, diavolo incarnato, folle, questo sè, e avrebbe terrorizzato tutti comunque. Ma cieco, mi sembra davvero un eccesso. Lo so che in Tex non c'è verosimiglianza assoluta, ma quel Tex non mi è mai piaciuto, non mi appartiene. Amo Tex ma non tutto di Tex.
  2. Leo

    [583/584] Missouri!

    Missouri: già il titolo è molto evocativo, e richiama immediatamente il clima e l'atmosfera di quelle terre al confine che, anche più di altre, hanno pagato la guerra di secessione per questo loro essere "terre di mezzo" o terre di nessuno. Il parallelismo citato da Virgin tra la guerra americana e la nostra guerra civile è particolarmente azzeccato, perchè in qualche modo è riproposto da questa storia, soprattutto alla luce delle recenti revisioni storiche che hanno svelato l'altra faccia dei partigiani e della Resistenza: non erano tutti soldati e uomini d'onore; molti di essi erano solo dei banditi che hanno approfittato della violenza dilagante per poter mimetizzare i propri appetiti e le proprie miserie dietro una causa e una bandiera di cui non gli importava nulla. Quanti hanno rubato e ucciso certi dell'impunit? garantitagli dallo stato di guerra? Quanti hanno predato e arraffato senza ritegno, e quanti altri invece hanno combattuto per il solo gusto di farlo, per una rabbia interiore da estinguere solo con la violenza? Non erano solo i repubblichini, alleati del mostro nazi-fascista, i cattivi, così come in America non lo erano solo i confederati. Nordisti e repubblichini, partigiani e confederati: tra di loro, al di l' della bandiera di appartenenza, vi erano veri uomini e dietro di essi, molto spesso, si nascondevano, da ambo le parti, autentici sciacalli, i profittatori, le iene, specie che proliferano nella guerra e nel caos. Boselli ci fa conoscere proprio loro, le iene e gli sciacalli, e questa volta non sono i soliti repubblichini, non i soliti confederati, ma, con una scelta più "choccante", i nordisti, i soldati dell'Unione; sono loro che fanno la parte del cattivo. Gorki è una figura emblematica, perfetta nel suo essere odioso, nella sua cattiveria innata, nella sua miseria morale celata dietro la nobile causa dell'abolizione della schiavit?. Gorki ha solo bisogno di una guerra da combattere, di un nemico da angariare e da violentare e di un bottino da depredare. Che avvenga in nome dell'abolizionismo o dello schiavismo poco importa, ed è solo un caso che si trovi da questa o quella parte della barricata. Ma Gorki è solo un animale del branco, di un branco istupidito dall'ebbrezza della violenza imperante; chi invece si mantiene lucido e per questo è ancora più colpevole è Jude West, altro grande personaggio: Boselli conferisce a quest'ultimo miseria morale e vigore intellettuale insieme, animo da lupo vorace e carisma, e così questo essere abietto riesce in realtà ad incutere rispetto e ammirazione, tanto che Rebo, in punto di morte, rivolge il proprio estremo pensiero proprio al suo capitano. Miserabile, quindi, ma anche carismatico; farabutto, ladro e assassino ma anche abile, freddo, temuto e anche amato condottiero di uomini. In questo marasma, Tex e Dick devono stornare i sospetti dei commilitoni e devono ingoiare il rospo di dover fare le spie dei propri compagni d'arme, nei confronti dei quali (almeno Dick) solidarizzano inizialmente, ed è tutto complicato e difficile. Poi le cose diventano chiare, quando le ruberie, le violenze e l'assassinio non risparmiano neppure una vedova dell'Unione e un ragazzino di quindici anni: ecco il vero volto di Jude West, ecco i bravi ragazzi del Kansas. Primo albo superlativo, una delle prove migliori di Boselli. Cala in effetti nel secondo albo: anch'io trovo affrettata la conclusione, forse sarebbe stato meglio che la storia si concludesse col flashback, e restasse solo un racconto di Tex ai pards. L'intervento successivo avrebbe avuto bisogno di più pagine, e a quel punto o allunghi la storia o è meglio finirla l'. Resta comunque una grande storia, con testi intensi accompagnati da disegni cupi e duri che ho apprezzato moltissimo, simil-"fontiani" e molto efficaci.
  3. Leo

    [463/465] I Sette Assassini

    Per me Mefisto e Jack Thunder sono invece paragonabili (nel senso proposto dal Tenene Cordoba): sono entrambi del tutto inverosimili, e questo non piace neanche a me. Concordo su un'altra cosa con il Tenente: se ci fosse stata qualche limatura sui personaggi, se fossero stati altrettanto sadici ma un pelino più probabili, questa storia avrebbe potuto essere annoverata tra le più grandi. Cosè invece è solo un bell'episodio, che però fa quasi storia a sè, chiedendo troppo alla sospensione di incredulità del lettore.
  4. Leo

    [20] [Almanacco 2013] La Pista Dei Fuorilegge

    S? Tahzay, ma tra le due vicende c'è una sproporzione enorme. Smiley, nel momento del suo riscatto, rischia la propria vita. Sarah no (anzi, quest'ultima resta fino alla fine fedele al suo uomo, senza dare grandi segni di ravvedimento). Smiley, se venisse consegnato alla legge, rischierebbe la forca, o comunque molti anni di lavori forzati, Sarah al più una lavata di capo e qualche anno di galera. Non c'è proporzione tra i meriti per cui i due personaggi possono essere perdonati e le conseguenze cui sarebbero esposti se Tex li consegnasse alla legge. Tex lo sa, segue il suo istinto, come dice Borden, ma evidentemente è anche razionale, nel prendere queste decisioni.
  5. Leo

    [20] [Almanacco 2013] La Pista Dei Fuorilegge

    Io credo che Tex, in queste due storie, sia stato coerente. Tex perdona chi ha saputo riscattarsi. Per questo da' una seconda possibilità a Smiley, che con il suo comportamento, sia pure più o meno forzato, trova comunque il suo riscatto, e NON la d' a Sarah, che non viene perdonata e sarà affidata ad uno sceriffo che la metter? in prigione e le farà subire, come giusto, un processo. Non diamo troppo peso alle parole finali di quel vecchio piacione di Carson...
  6. Leo

    [20] [Almanacco 2013] La Pista Dei Fuorilegge

    Ma Ozzy è un "romantico", ossia uno che rispetta solo donne e bambini (......... concetto molto particolare di "romanticismo", peraltro), o un "redento"?No, perchè se è un "romantico", allora non si è affatto redento: anzi, è un personaggio rimasto coerente con il suo credo lungo tutto l'arco della storia; se invece si è redento, non è un "romantico"..... sisi Smiley, invece, non è certamente un "romantico", ma un........."redento di riflesso", altra categoria molto particolare. Gli altri due sopravvissuti della banda, invece, non si sa! doubtPer cui, Tex perdona ai romantici, o ai redenti? E la dottoressa Wyatt? Ha indubbiamente un animo romantico, eppure finisce in galera..... si redimer??(spunti di riflessione sparsi...... )Ozzie si redime quando asseconda il proprio animo romantico. Non è un "redento" perchè improvvisamente folgorato dalla luce divina sulla via di Damasco, ma è un redento per l'occasione che gli capita, e solo per quella. Avrebbe continuato a rapinare e a delinquere, se l'occasione non lo avesse messo di fronte alla necessit? di dover lottare per sopravvivere. E, fedele al proprio animo romantico, ma fedele anche alla propria indole di uomo d'azione, AGISCE, senza pensarci su. E poich? lui è il leader carismatico della banda, gli altri, sia pure a malincuore, lo seguono, e collaborano, e scoprono (perchè no) la bellezza di fare del bene. La dott. ssa Wyatt mi ha appassionato meno, sinceramente. Non è una redenta, è solo una donna debole, che si lascia trascinare dal suo uomo senza troppi scrupoli morali. Ma, riprendendo il mio commento su Salt River, lei non è "innocente" come Lena, non è splendidamente perfida come Bethanie Marsh, non è vittima (perchè alla fine si salva) come Colorado Belle. Lei a mio parere NON ?. Non è n° carne n° pesce. Ozzie invece E'. E' un delinquente. E' un romantico. E' un uomo d'azione. E' costretto ad agire per sopravvivere e per far sopravvivere gli altri. Ozzie in definitiva riesce a rimanere coerente con sè stesso. Forse è vero che personaggi simili in Boselli sono inflazionati, come dice Anthony, ma se sono bei personaggi, come questo o come (con le debite differenze) Mondego, ben vengano.
  7. Leo

    Ho Visto Tex Su...

    Anche se con Texnon c'entra nulla, mi ricollego a quanto scritto da Paco per consigliare a tutti l'altro libro scritto da Pennacchi, Canale Mussolini, vincitore peraltro del Premio Strega. Con lo stesso stile scanzonato, ironico e quasi dialettale usato in Fascio e Martello (che non ho letto, ma che legger?: lo stile è desumibile dalle poche righe postate da Paco), Pennacchi racconta la nascita della città di Littoria (oggi Latina) , sorta con l'importante bonifica dell'Agro Pontino e popolata per lo più da contadini veneti trapiantati dal Fascismo in quelle terre un tempo mefitiche. Non è un romanzo revisionista (Pennacchi è di sinistra) anche se si riconoscono alcuni meriti del regime per l'appunto per la bonifica, per la costruzione delle nuove città e per la realizzazione, sia pure in scala locale, dell'atavico sogno "la terra ai contadini". Nel romanzo appare anche lo stesso Duce, ai tempi un cui, ancora socialista, preparava la rivoluzione. I personaggi si muovono in questi contesti, la prima "guerra civile" successiva alla prima guerra mondiale, che port? poi il Fascismo al potere, gli anni Trenta con la guerra d'Etiopia ed infine la sciagura della guerra nazi-fascista. E' un romanzo commovente e scanzonato, amaro e divertente, e dentro ho ritovato davvero uno spicchio significativo di vita vissuta del nostro paese. Non sono un parente di Pennacchi, ho scritto questo solo perchè ho amato visceralmente questo libro, paragonato da gente più competente di me anche a I Promessi Sposi e soprattutto a I Malavoglia, per il dialetto imperante, per l'impianto verista, per l'umanit? spicciola ivi raccontata. Mi scuso per l'OT, ma Paco ha parlato di Pennacchi (sia pure per Tex) e ci tenevo. Se ritenete, spostate altrove questo post o cancellatelo.
  8. Leo

    [627/628] Salt River

    Boselli è il mio autore preferito. Per me Boselli è DIALOGHI, dialoghi intensi, emozionanti, veri, spesso epici ("che cosa li ha divisi, una donna?" "Qualcosa del genere", e via di seguito). Per me Boselli è PERSONAGGI, sè, da quelli ruba-scena (anzi questi ultimi sono quelli che mi piacciono più di tutti), ai semplici co-protagonisti (penso ora, tra i tanti, al reverendo ansioso per la sorella Colorado Belle, splendido comprimario di una storia capolavoro). Per me Boselli è FLASH-BACKS, espedienti narrativi da me amatissimi che, rivelando un difficile vissuto dei personaggi, conferiscono agli stessi una personalit? e uno spessore tali da renderli indimenticabili. Boselli appartiene al mio personalissimo Pantheon di Grandi. Qui Boselli è soprattutto AZIONE. Il secondo albo, soprattutto, è Azione continua. Non grandi dialoghi e nessun personaggio memorabile. Non certo Curtiss, farabutto simpatico ma non troppo, n° tanto meno la bella Sarah, che non è "innocente" come Lena, non è perfida come quel capolavoro che è Bethanie Marsh, non è vittima come la sfortunata Colorado Belle. Sarah NON E'. Le storie d'azione come questa sono gradevoli, ci mancherebbe. Ma sono storie di mestiere. L'avesse scritta qualcun altro, l'avrei definita una buona storia (che in definitiva è quello che ?). Ma per me Boselli è altro. Boselli è ISPIRAZIONE. E qui ne ho vista poca.
  9. L'elemento inverosimile è del tutto in linea con la tradizione texiana, lo so. Tuttavia, ho sempre saltato quelle storie a più pari, perchè per me il West è qualcosa di concreto, solido, duro come la pietra. E' sporco e selvaggio, e può essere, nella mentalit? dei nativi, superstizioso e onirico, ma deve rimanere tale solo nella fantasia impressionabile degli uomini, non anche nella vita reale. Per tale ragione non ho mai amato n° Mefisto n° il suo meno carismatico figlio. Nizzi stesso, pur sempre ligio alla tradizione, afferma nel libro di non amare l'inverosimiglianza, e forse, a mia memoria, l'unica digressione che si è concessa è proprio quella relativa a Mefisto, con la per me inaccettabile resurrezione. Mi piacciono invece le storie tendenti al fantastico, ma che poi si rivelano aderenti al realismo: penso a La leggenda della Vecchia missione, La miniera del Terrore, La locanda dei fantasmi, e in questo senso Nizzi non mi ha mai deluso. Sul libro di Nizzi c'è tanto da dire, ma forse abbiamo aspettato troppo: ora che possiamo parlarne, non ce l'ho più freschissimo nella memoria (? vero che l'ho letto solo un mese e mezzo fa, ma la mia memoria evidentemente è poco brillante...) e quindi sono costretto a rileggermelo (quando ne avrà il tempo). Pescando nella mia vacillante memoria, ricordo l'amarezza con cui Nizzi parla di Bonelli, dicendosi triste per non essere riuscito a riappacificarsi con Sergio prima della scomparsa di quest'ultimo. Forse ha ragione Ted Hawkins, quando pensa che il deteriorarsi dei rapporti fosse collegato al deperimento qualitativo delle storie di Nizzi. Comunque si resta con l'amaro in bocca, per come una collaborazione e una amicizia siano finite così. Non so cosa sia accaduto, anche se alcune cose le si può forse intuire. Ad esempio, ho sempre trovato poco carino che Nizzi parlasse di Boselli come di un autore pericoloso, che poteva snaturare il personaggio facendogli sempre rubare la scena da qualcun altro. Nizzi era pur sempre un autore di Tex, e di certo non poteva fare piacere all'editore che l'autore storico parlasse con fastidio delle nuove leve. E che diamine, deve aver pensato Sergio, certe esternazioni, potenzialmente nocive per le vendite della testata, se le poteva certo risparmiare. Puoi anche pensarle quelle cose, ma non dirle in pubblico. Qui non parlo di libertà di opinione, ma di opportunità di opinione: se ritengo che un mio collega stia lavorando male, talch? il suo lavoro può compromettere il progetto comune, io ne parlo con lui, poi magari con il mio capo, ma non vado a dirlo ai quattro venti. Per la serie, i panni sporchi è meglio lavarseli in casa. Certe uscite polemiche Nizzi poteva evitarle: l'eccesso di franchezza a mio parere non è sempre felice. Al contrario, è altrettanto biasimevole lo stop della Casa Editrice alla collaborazione Nizzi-Civitelli, che peraltro ha prodotto cose pregevoli (io il Presagio, a differenza di Ymalpas, la trovo una storia OTTIMA, per non parlare poi de Il Duello): se il tuo soggettista di punta accusa un calo, perchè non farlo collaborare con qualcuno, preservandone il sempre ottimo lavoro di sceneggiatore? Dove sta scritto che soggettista e sceneggiatore debbano sempre coincidere? Nizzi è un grande sceneggiatore (il suo linguaggio rimane a mio parere insuperato, e anch'io, come Anthony, ne sento la mancanza), e in quanto tale può sceneggiare magistralmente anche soggetti non suoi: perchè no? Perchè costringerlo a collaborare con un ghost writer (facendo subire peraltro al suddetto ghost writer quella stessa "umiliazione" che lo stesso Nizzi degli esordi ha subito e, per sua stessa ammissione, patito, e anche questo non mi è piaciuto: proprio lui, Nizzi, che sa cosa si prova a non poter firmare i propri lavori, ha fatto ricorso a questo mortificante mezzo)?. Ora devo andare, riprendiamo più tardi...
  10. Ben detto, Josey. Io non sono a priori contro l'elemento inverosimile, ma lo sono fortemente contro l'elemento inverosimile IN TEX. Tex per me è un western, e le contaminazioni tra generi non mi piacciono affatto. Sai l'entusiasmo all'idea che sta per tornare Yama...
  11. Leo

    [20] [Almanacco 2013] La Pista Dei Fuorilegge

    Non amo le storie di 110 pagine, sono davvero poche quelle che ho trovato apprezzabili. Questa è tra quelle.
  12. Leo

    Mollare Tex?

    Io spero di accompagnarlo fino alla fine dei MIEI giorni... e poich? vorrei vivere a lungo, spero che Tex mi sopravviva e sia immortale
  13. Leo

    Mollare Tex?

    Una lettura seriale prima o poi stanca. Ci si stanca delle solite scene, delle solite situazioni, sembra tutto un d'j? "lu". A me, come a tanti che hanno commentato prima, è capitato di allontanarmi da Tex, proprio perchè non mi dava più quelle emozioni che cercavo. Io credo comunque che gli elementi che tu cerchi secondo me Tex ce li ha dati, in alcuni suoi capolavori. Ma non si possono scrivere sempre capolavori. L'ultimo, lo hai detto anche tu, è Mondego il killer (non credo si possa definire canonico) e risale a sole tre-quattro storie fa, anche se in termini di tempo è già passato un anno... L'unica è riaprire quei libri ammuffiti, come hanno già suggerito gli altri pards e staccare un attimo da Tex. Prima o poi, la voglia torner?...
  14. Leo

    [627/628] Salt River

    Stavolta non voglio soffermarmi tanto sul soggetto, comunque interessante e molto buono . Mi soffermo invece sui particolari gratuiti di questa storia.
  15. Leo

    [Maxi Tex N. 04] I Due Volti Della Vendetta

    L'ho riletto di recente... due storie dimenticabili, infarcite di violenza e forzate nelle situazioni. Molto al limite la scena del bacio, anche se, a parte questo, Tex mi sembra Tex, è comunque centrato. Repetto sempre buono.
  16. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    "Alla riuscita dell'albo contribuisce anche Josè Ortiz, con il suo consolidato segno sporco, dinamico e polveroso, adatto soprattutto ad ambientazioni come questa, in esterni, tra deserti e mesas popolate da bandoleros messicani e ribelli Apache. Certo, l'età ormai si fa sentire e il tratto non è più preciso e curato come una volta, ma le facce da galera di Ortiz rimangono tra le migliori del nutrito parco disegnatori texiano, e non v'? dubbio che una buona parte di merito della riuscita della storia sia attribuibile all'interpretazione intensa e coinvolgente del disegnatore spagnolo, che ormai è una vecchia conoscenza per i lettori della testata." D'accordissimo con Loi su tutto, e in particolare sulla frase su riportata. Anche secondo me Ortiz contribuisce alla riuscita della storia: Guillermo Blanco è anche suo.
  17. Leo

    Decio Canzio

    L'ho conosciuto solo attraverso le sue texiane L'Uomo di Klaatu e Uomini Crudeli, ma devo essergli grato per tutto il lavoro dietro le quinte e comunque imprescindibile che ha reso la Bonelli, la nostra macchina dei sogni, quella che oggi ?. Ciao e grazie, Decio
  18. Leo

    [530/533] Athabasca Lake

    Storia con tante trovate, un ottimo Jim Brandon, un'eccellente figura quale è il capitano. Tuttavia, le preferisco Le rapide del Red River, altrettanto ben congegnata quanto a situazioni ma con dialoghi più coinvolgenti. Lo stesso Fusco è inevitabilmente invecchiato rispetto alla precedente saga del Nord. Comunque una buona storia, anche se non magnifica come mi aspettavo dopo aver letto il libro di Guarino su Nizzi...
  19. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Sui primi due punti non sono d'accordo, Billy. Nel mio precedente post mi lascio andare ad una sperticata lode di Boselli, proprio perchè non confeziona storie semplici ma molto articolate e (oserei dire) complesse. La complessit? è dovuta proprio al venir meno del "texcentrismo" e al privilegiare personaggi in chiaroscuro, complessi nella psicologia e nel loro spesso torbido passato. Le stesse battute, che pure mi piacciono un mondo, è evidente che non appartengono granch? allo stile Boselli. GLB era un maestro, forse superato dal suo allievo Nizzi (che ha voluto e saputo riprendere lo stile GLB, unico stile Tex all'epoca, esaltandolo ulteriormente). Boselli è più moderato nel suo linguaggio, e lo stesso dicasi per i suoi colleghi Faraci e Ruju (che pure si sforzano, con esiti alterni, di far parlare Tex come in passato: vedi il post di Ymalpas di poco precedente a questo). Forse hanno ragione loro nel ritenere che questo linguaggio, ripetuto fino alla noia, possa alla fine generare stanchezza (vedi anche il moto di stanchezza di Jack65, dichiarato qualche post fa, anche se lui non si sofferma tanto sul linguaggio quanto su un certo modo, a suo dire troppo canonico, di scrivere Tex). Sull'ultimo punto, invece, non potrei essere più d'accordo, e purtroppo questo è un demerito di Nizzi, che ha fatto collezionare a Carson diverse brutte figure (e questo non l'ho mai sopportato: non rilegger? mai più Topeka proprio per questo motivo). E' anche vero che il suo Carson brontolone ci ha fatto assistere ai duetti più spassosi, nei quali l'autore modenese secondo me è inarrivabile. Boselli, in seguito, ha contribuito a ridarci l'immagine di un Carson valido quanto Tex (a prescindere da quell'apologia meravigliosa che è il Passato di Carson) e così si stanno muovendo gli altri autori: in "Le catene della colpa", ad esempio, Carson mette fuori combattimento, da solo, una decina di avversari, e l'unico demerito dello sceneggiatore qui è stato il non farci vedere la scena, che apprendiamo solo attraverso le parole del Vecchio Cammello. Ruju, se ci leggi, la prossima volta faccelo vedere Carson in azione, non limitarti a farne raccontare (piuttosto sterilmente) le gesta
  20. Leo

    [317/319 ] Il Ragazzo Selvaggio

    Approfittando della quarta ristampa, ho acquistato questo mese Imboscata al Black Canyon, che mi mancava. Per tale motivo, non avevo mai letto il seguito della storia, Il Ragazzo Selvaggio, che invece già possedevo. Ebbene, chiuso il primo albo, non nascondo di aver provato un po' di stizza: mi aspettavo, dopo aver letto i vostri commenti qui, e dopo le parole di Guarino e Nizzi sul libro su Nizzi, di dovermi imbattere in una grande storia, ed invece, massima delusione, ecco le solite imboscate dei soliti ladroni avidi che non riescono a beccare Tex neanche nel migliore degli agguati. Mah. Dopo tanti anni di attesa, ho constatato che potevo tranquillamente fare a meno di leggere questo albo. Ho cominciato l'abo Il Ragazzo Selvaggio un po' sfiduciato, quindi, ed invece ecco che, man mano che la storia fluiva, riconoscevo l'ispirazione dello sceneggiatore che si faceva strada attraverso le vignette. Davvero avrei potuto leggere solo Il Ragazzo Selvaggio, e probabilmente così farà in futuro. Il resto è solo una insipida e troppo lunga premessa. La poesia e la storia si condensano tutte qui, in quest'albo ispirato fin dalla copertina. Nizzi e il grande Ticci ci raccontano una favola, neanche originale in fin dei conti, ma lo fanno con i momenti giusti e le parole giuste, e le sublimi inquadrature ticciane rendono al meglio il tocco felice e la delicatezza dello sceneggiatore. In sintesi, ai disegni da 10 si affianca un soggetto non originale (e quindi ingiudicabile) e una sceneggiatura che oscilla tra il 6 del primo albo e l'indiscutibile 10 del secondo.
  21. Leo

    Il 2012 Di Tex

    Se fosse stata contemplata nel 2012, I Sabotatori avrebbe battuto anche qui, credo, tutte le altre storie, e di tante lunghezze (per me è una delle migliori storie di SEMPRE, non solo del 2012, e non tanto per Mondego, quanto per l'indimenticabile figura di Bethanie e per la resa grafica di Leomacs). Ma questa storia per 2/3 è stata edita nel 2011, quindi è stata considerata dell'anno scorso...
  22. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Cominci a stancarti di Tex, Jack... con una serie può succedere, anche a me è accaduto, con Dylan Dog e con lo stesso Tex (che comunque non ho mai abbandonato del tutto nei miei momenti di crisi). Premetto che io sono sostanzialmente soddisfatto di Tex, anche se ho definito l'annata 2012 come "discreta" perchè spesso le storie di quest'anno non mi hanno appagato. Tuttavia, capisco le tue esigenze: una narrazione corale e più attenzione ai risvolti psicologici. Non è cosa semplice. Io credo che l'unico autore che sia riuscito a dare ciò a Tex è Boselli: a parte la pluricitata Il Passato di Carson, io parlo, riparlo e straparlo de Gli Invincibili: quale vicenda è più corale di questa? Quale vicenda è più intimista e più attenta alla psicologia dei personaggi di questa: i flashback con il passato tormentato di Shane, l'apparente cinismo degli irlandesi sotto il quale si cela un mai sopito amore infantile e romantico per la propria terra nat?a... Poi penso a Glenn Corbett e alla sua "chain gang", alla sua natura malvagia che si riscatta nel finale quando non abbandona i suoi compagni di sventure. Forse l'apice tra tutte le storie intime (anche se meno corale) è Colorado Belle, con questo reverendo piedidolci sperduto nell'Ovest selvaggio alla ricerca senza speranza di sua sorella: il protagonista della storia è lui, il reverendo, i pensieri più significativi sono i suoi, la scena madre (l'indiano rinnegato che lo guarda negli occhi sorridendo malignamente per fargli capire che la sorella ha fatto una brutta fine) è sua. Chi sono i protagonisti di queste storie? il reverendo, Glenn Corbett, Shane 'O Donnell, Mitch de Gli Assassini, e tutto un coro di personaggi di contorno che arricchiscono di umanit? le vicende narrate. Per me questi sono tra gli esiti più alti della storia ultrasessantennale di Tex, sono realmente letteratura disegnata, eppure quante volte Borden è stato criticato perchè non fa più parlare Tex in un certo modo, perchè spesso Tex non è il protagonista delle storie, perchè tante volte la scena gli è rubata da personaggi più "pesanti" di lui? Io amo queste storie di Boselli, e però le stesse non sono universalmente accettate, e alcuni possono trovarle addirittura cervellotiche, o barocche: lo stesso Nizzi, nel suo libro intervista, dice di conoscere uno ad uno i cittadini di Fiumalbo e di sapere quale Tex vogliono: un Tex onnipresente, semplice e diretto. Un Tex che deve divertire e intrattenere, senza complicazioni psicologiche e senza farsi rubare la scena. Quale conclusione trarre? Quella che Tex DEVE essere eterogeneo, accontentare (o scontentare) un p? tutti a seconda dei casi. Io spero in un grande ritorno di Borden, dopo alcune sue storie non proprio soddisfacenti, eppure non tutti la pensano come me. Alla SBE hanno il dovere di sintetizzare le rispettive inclinazioni per non scontentare il gusto di chi, a differenza di noi, vuole un Tex semplice e diretto, un Tex che spari veloce e usi le sue espressioni colorite. Perchè con Tex (e qui rubo un'espressione di Don Fabio che mi piacque tantissimo) uno vuole anche sentirsi a casa, respirare atmosfere familiari, senza troppe complicazioni... Per concludere, anch'io non sono sempre contento di Tex, ma lo acquisto comunque perchè mi fa sentire a casa. Se poi mi imbatto nel capolavoro, come quelli sopra citati (e per me i capolavori sono le storie corali in cui Tex è alleggerito a vantaggio di comprimari protagonisti), sarà ancora più felice (tra i recentissimi, I Sabotatori è una storia corale e sfaccettata, che mi ha molto preso e che in qualche modo dovrebbe aver soddisfatto le tue esigenze di una storia corale e "psicologica", credo...). Per tornare sulla storia in Topic, invece, credo che qui Ruju ce l'abbia messa tutta per soddisfare le tue (e mie) esigenze: c'è una certa coralità e un personaggio sfaccettato: l'esito non è stato forse perfetto, ma la storia a mio parere funziona bene: tu la reputi formalmente perfetta, ma questa espressione, molto fredda, non rende bene il calore umano che invece a mio parere ha saputo trasmettere Padre Clemente. Credo che, continuando su questa strada, magari aggiustando il tiro proprio sui punti da te sottolineati, Ruju possa darci molte soddisfazioni.
  23. Leo

    7 - Tex Willer Magazine

    S?, sei molto chiaro anche sul fatto che siano solo ipotesi, che Civitelli è lontano dalle teorie scientifiche di Seurat, e lo stesso accostamento con Una domenica d'estate alla Grande Jatte lo definisci prudentemente un esperimento. Ma, ai miei occhi di profano, è un esperimento riuscito, perchè l'opera impressionista ricorda non poco in effetti i disegni civitelliani.
  24. Leo

    7 - Tex Willer Magazine

    Checch? ne pensi Paco (che definisce una fesseria il ritenere che Civitelli non sia un disegnatore western), per tanti anni ho considerato il tratto del disegnatore aretino troppo pulito per il West. Gli preferivo di gran lunga Ticci, Fusco o Ortiz, più sintetici, sporchi e dinamici, in una parola più western. Poi Civitelli si è evoluto, e ha raggiunto vette altissime, tanto che, in un mio precedente intervento, avevo affermato che noi lettori texiani siamo fortunati, ad avere Civitelli. Le sue sono autentiche opere d'arte: Il Presagio, La Grande Sete, Anasazi, fino all'ultima, l'immensa La Cavalcata del morto. I miei erano e sono giudizi superficiali, a pelle, di un fruitore fondamentalmente grezzo che non capisce granch? di arte e che non sempre riesce a stimare il valore di quello che ha sotto gli occhi, potendo al più dare un suo personalissimo parere personale fondato sul proprio particolare gusto. Proprio per questo, ho letto con vero piacere la tua lunga dissertazione su Civitelli: è come se mi avessi dato degli strumenti che prima non avevo, per valutare con maggiore attenzione le storie del disegnatore aretino. Non avrei mai pensato che lo stile di Civitelli (che io avrei semplicemente e semplicisticamente definito "realistico") potesse invece accostarsi al neo-classicismo; n°, da grande ignorante che sono, avrei saputo dire che la sua apprezzatissima tecnica del puntinismo (che ricordavo vagamente dai miei ormai lontani studi liceali) fosse in qualche modo mutuata dagli impressionisti. Il risultato è che in lui convivono una base saldamente classica e innesti potentemente evocativi di impressionismo. Io non sapevo tutte queste cose, ce le avevo sotto gli occhi, ma non sapevo dargli un nome. Adesso so che il Civitelli prima maniera in fondo mi piaceva di meno proprio per l'estremo ordine delle sue vignette, per il rigore classico, per il fatto che, come affermi tu in maniera eccellente, "il patetismo di una scena convulsa è dunque risolto nella stasi". In una scena convulsa ci vuole movimento e sudore, non la freddezza laoocontiana e misurata del primo Civitelli. Poi arriva il dinamismo, che non sta nelle semplici linee cinetiche ma in veri e propri effetti speciali di sfondo, quindi le luci e le ombre (quando all'inizio vi erano soprattutto luci, altro elemento non pienamente western), ed infine il puntinismo simil-impressionista (tecnica che rende le vignette di Civitelli un vero spettacolo per gli occhi), il tutto fuso in maniera armoniosa con quel classicismo-realismo di base che adesso, proprio perchè solo di base, riesco ad apprezzare appieno. Parafrasando la tua frase conclusiva, con me puoi ritenerti appagato, perchè ora, leggendo Civitelli, lo stupore fanciullesco che si prova davanti a quelle vignette potr? convivere con una maggiore e più adulta consapevolezza di ciò che si sta ammirando. Naturalmente, sono e resto - ahimè - un asino patentato per tutto quello che concerne l'arte.
  25. Leo

    [519/520] Muddy Creek

    Beh, Waco, il discorso potrebbe valere per tanti nostri contemporanei che potrebbero ritirarsi a vita privata con tutti i quattrini accumulati ed invece vogliono di più, di più e di più. E' la natura umana, è il desiderio di prestigio e di potere. Chi ha poco, pensa che se avesse di più penserebbe solo a godersi la vita. Ma evidentemente non è così. Chi ha già tanto, pensa sempre ad ottenere di più, perchè il "di più" sembra a portata di mano. Perchè accontentarsi di una casa, quando si può avere una villa? perchè di una villa, quando si può avere un castello? perchè di una barca, quando si può avere un mega yatch? La verità è che i bisogni secondari dell'uomo sono potenzialmente illimitati... La realtà supera spesso la fantasia. E nello scegliere tale tipologia di antagonisti, gli autori di Tex non fanno alcuna forzatura: basta guardarsi attorno ancora oggi...
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.