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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. L'elemento inverosimile è del tutto in linea con la tradizione texiana, lo so. Tuttavia, ho sempre saltato quelle storie a più pari, perchè per me il West è qualcosa di concreto, solido, duro come la pietra. E' sporco e selvaggio, e può essere, nella mentalit? dei nativi, superstizioso e onirico, ma deve rimanere tale solo nella fantasia impressionabile degli uomini, non anche nella vita reale. Per tale ragione non ho mai amato n° Mefisto n° il suo meno carismatico figlio. Nizzi stesso, pur sempre ligio alla tradizione, afferma nel libro di non amare l'inverosimiglianza, e forse, a mia memoria, l'unica digressione che si è concessa è proprio quella relativa a Mefisto, con la per me inaccettabile resurrezione. Mi piacciono invece le storie tendenti al fantastico, ma che poi si rivelano aderenti al realismo: penso a La leggenda della Vecchia missione, La miniera del Terrore, La locanda dei fantasmi, e in questo senso Nizzi non mi ha mai deluso. Sul libro di Nizzi c'è tanto da dire, ma forse abbiamo aspettato troppo: ora che possiamo parlarne, non ce l'ho più freschissimo nella memoria (? vero che l'ho letto solo un mese e mezzo fa, ma la mia memoria evidentemente è poco brillante...) e quindi sono costretto a rileggermelo (quando ne avrà il tempo). Pescando nella mia vacillante memoria, ricordo l'amarezza con cui Nizzi parla di Bonelli, dicendosi triste per non essere riuscito a riappacificarsi con Sergio prima della scomparsa di quest'ultimo. Forse ha ragione Ted Hawkins, quando pensa che il deteriorarsi dei rapporti fosse collegato al deperimento qualitativo delle storie di Nizzi. Comunque si resta con l'amaro in bocca, per come una collaborazione e una amicizia siano finite così. Non so cosa sia accaduto, anche se alcune cose le si può forse intuire. Ad esempio, ho sempre trovato poco carino che Nizzi parlasse di Boselli come di un autore pericoloso, che poteva snaturare il personaggio facendogli sempre rubare la scena da qualcun altro. Nizzi era pur sempre un autore di Tex, e di certo non poteva fare piacere all'editore che l'autore storico parlasse con fastidio delle nuove leve. E che diamine, deve aver pensato Sergio, certe esternazioni, potenzialmente nocive per le vendite della testata, se le poteva certo risparmiare. Puoi anche pensarle quelle cose, ma non dirle in pubblico. Qui non parlo di libertà di opinione, ma di opportunità di opinione: se ritengo che un mio collega stia lavorando male, talch? il suo lavoro può compromettere il progetto comune, io ne parlo con lui, poi magari con il mio capo, ma non vado a dirlo ai quattro venti. Per la serie, i panni sporchi è meglio lavarseli in casa. Certe uscite polemiche Nizzi poteva evitarle: l'eccesso di franchezza a mio parere non è sempre felice. Al contrario, è altrettanto biasimevole lo stop della Casa Editrice alla collaborazione Nizzi-Civitelli, che peraltro ha prodotto cose pregevoli (io il Presagio, a differenza di Ymalpas, la trovo una storia OTTIMA, per non parlare poi de Il Duello): se il tuo soggettista di punta accusa un calo, perchè non farlo collaborare con qualcuno, preservandone il sempre ottimo lavoro di sceneggiatore? Dove sta scritto che soggettista e sceneggiatore debbano sempre coincidere? Nizzi è un grande sceneggiatore (il suo linguaggio rimane a mio parere insuperato, e anch'io, come Anthony, ne sento la mancanza), e in quanto tale può sceneggiare magistralmente anche soggetti non suoi: perchè no? Perchè costringerlo a collaborare con un ghost writer (facendo subire peraltro al suddetto ghost writer quella stessa "umiliazione" che lo stesso Nizzi degli esordi ha subito e, per sua stessa ammissione, patito, e anche questo non mi è piaciuto: proprio lui, Nizzi, che sa cosa si prova a non poter firmare i propri lavori, ha fatto ricorso a questo mortificante mezzo)?. Ora devo andare, riprendiamo più tardi...
  2. Ben detto, Josey. Io non sono a priori contro l'elemento inverosimile, ma lo sono fortemente contro l'elemento inverosimile IN TEX. Tex per me è un western, e le contaminazioni tra generi non mi piacciono affatto. Sai l'entusiasmo all'idea che sta per tornare Yama...
  3. Leo

    [20] [Almanacco 2013] La Pista Dei Fuorilegge

    Non amo le storie di 110 pagine, sono davvero poche quelle che ho trovato apprezzabili. Questa è tra quelle.
  4. Leo

    Mollare Tex?

    Io spero di accompagnarlo fino alla fine dei MIEI giorni... e poich? vorrei vivere a lungo, spero che Tex mi sopravviva e sia immortale
  5. Leo

    Mollare Tex?

    Una lettura seriale prima o poi stanca. Ci si stanca delle solite scene, delle solite situazioni, sembra tutto un d'j? "lu". A me, come a tanti che hanno commentato prima, è capitato di allontanarmi da Tex, proprio perchè non mi dava più quelle emozioni che cercavo. Io credo comunque che gli elementi che tu cerchi secondo me Tex ce li ha dati, in alcuni suoi capolavori. Ma non si possono scrivere sempre capolavori. L'ultimo, lo hai detto anche tu, è Mondego il killer (non credo si possa definire canonico) e risale a sole tre-quattro storie fa, anche se in termini di tempo è già passato un anno... L'unica è riaprire quei libri ammuffiti, come hanno già suggerito gli altri pards e staccare un attimo da Tex. Prima o poi, la voglia torner?...
  6. Leo

    [627/628] Salt River

    Stavolta non voglio soffermarmi tanto sul soggetto, comunque interessante e molto buono . Mi soffermo invece sui particolari gratuiti di questa storia.
  7. Leo

    [Maxi Tex N. 04] I Due Volti Della Vendetta

    L'ho riletto di recente... due storie dimenticabili, infarcite di violenza e forzate nelle situazioni. Molto al limite la scena del bacio, anche se, a parte questo, Tex mi sembra Tex, è comunque centrato. Repetto sempre buono.
  8. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    "Alla riuscita dell'albo contribuisce anche Josè Ortiz, con il suo consolidato segno sporco, dinamico e polveroso, adatto soprattutto ad ambientazioni come questa, in esterni, tra deserti e mesas popolate da bandoleros messicani e ribelli Apache. Certo, l'età ormai si fa sentire e il tratto non è più preciso e curato come una volta, ma le facce da galera di Ortiz rimangono tra le migliori del nutrito parco disegnatori texiano, e non v'? dubbio che una buona parte di merito della riuscita della storia sia attribuibile all'interpretazione intensa e coinvolgente del disegnatore spagnolo, che ormai è una vecchia conoscenza per i lettori della testata." D'accordissimo con Loi su tutto, e in particolare sulla frase su riportata. Anche secondo me Ortiz contribuisce alla riuscita della storia: Guillermo Blanco è anche suo.
  9. Leo

    Decio Canzio

    L'ho conosciuto solo attraverso le sue texiane L'Uomo di Klaatu e Uomini Crudeli, ma devo essergli grato per tutto il lavoro dietro le quinte e comunque imprescindibile che ha reso la Bonelli, la nostra macchina dei sogni, quella che oggi ?. Ciao e grazie, Decio
  10. Leo

    [530/533] Athabasca Lake

    Storia con tante trovate, un ottimo Jim Brandon, un'eccellente figura quale è il capitano. Tuttavia, le preferisco Le rapide del Red River, altrettanto ben congegnata quanto a situazioni ma con dialoghi più coinvolgenti. Lo stesso Fusco è inevitabilmente invecchiato rispetto alla precedente saga del Nord. Comunque una buona storia, anche se non magnifica come mi aspettavo dopo aver letto il libro di Guarino su Nizzi...
  11. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Sui primi due punti non sono d'accordo, Billy. Nel mio precedente post mi lascio andare ad una sperticata lode di Boselli, proprio perchè non confeziona storie semplici ma molto articolate e (oserei dire) complesse. La complessit? è dovuta proprio al venir meno del "texcentrismo" e al privilegiare personaggi in chiaroscuro, complessi nella psicologia e nel loro spesso torbido passato. Le stesse battute, che pure mi piacciono un mondo, è evidente che non appartengono granch? allo stile Boselli. GLB era un maestro, forse superato dal suo allievo Nizzi (che ha voluto e saputo riprendere lo stile GLB, unico stile Tex all'epoca, esaltandolo ulteriormente). Boselli è più moderato nel suo linguaggio, e lo stesso dicasi per i suoi colleghi Faraci e Ruju (che pure si sforzano, con esiti alterni, di far parlare Tex come in passato: vedi il post di Ymalpas di poco precedente a questo). Forse hanno ragione loro nel ritenere che questo linguaggio, ripetuto fino alla noia, possa alla fine generare stanchezza (vedi anche il moto di stanchezza di Jack65, dichiarato qualche post fa, anche se lui non si sofferma tanto sul linguaggio quanto su un certo modo, a suo dire troppo canonico, di scrivere Tex). Sull'ultimo punto, invece, non potrei essere più d'accordo, e purtroppo questo è un demerito di Nizzi, che ha fatto collezionare a Carson diverse brutte figure (e questo non l'ho mai sopportato: non rilegger? mai più Topeka proprio per questo motivo). E' anche vero che il suo Carson brontolone ci ha fatto assistere ai duetti più spassosi, nei quali l'autore modenese secondo me è inarrivabile. Boselli, in seguito, ha contribuito a ridarci l'immagine di un Carson valido quanto Tex (a prescindere da quell'apologia meravigliosa che è il Passato di Carson) e così si stanno muovendo gli altri autori: in "Le catene della colpa", ad esempio, Carson mette fuori combattimento, da solo, una decina di avversari, e l'unico demerito dello sceneggiatore qui è stato il non farci vedere la scena, che apprendiamo solo attraverso le parole del Vecchio Cammello. Ruju, se ci leggi, la prossima volta faccelo vedere Carson in azione, non limitarti a farne raccontare (piuttosto sterilmente) le gesta
  12. Leo

    [317/319 ] Il Ragazzo Selvaggio

    Approfittando della quarta ristampa, ho acquistato questo mese Imboscata al Black Canyon, che mi mancava. Per tale motivo, non avevo mai letto il seguito della storia, Il Ragazzo Selvaggio, che invece già possedevo. Ebbene, chiuso il primo albo, non nascondo di aver provato un po' di stizza: mi aspettavo, dopo aver letto i vostri commenti qui, e dopo le parole di Guarino e Nizzi sul libro su Nizzi, di dovermi imbattere in una grande storia, ed invece, massima delusione, ecco le solite imboscate dei soliti ladroni avidi che non riescono a beccare Tex neanche nel migliore degli agguati. Mah. Dopo tanti anni di attesa, ho constatato che potevo tranquillamente fare a meno di leggere questo albo. Ho cominciato l'abo Il Ragazzo Selvaggio un po' sfiduciato, quindi, ed invece ecco che, man mano che la storia fluiva, riconoscevo l'ispirazione dello sceneggiatore che si faceva strada attraverso le vignette. Davvero avrei potuto leggere solo Il Ragazzo Selvaggio, e probabilmente così farà in futuro. Il resto è solo una insipida e troppo lunga premessa. La poesia e la storia si condensano tutte qui, in quest'albo ispirato fin dalla copertina. Nizzi e il grande Ticci ci raccontano una favola, neanche originale in fin dei conti, ma lo fanno con i momenti giusti e le parole giuste, e le sublimi inquadrature ticciane rendono al meglio il tocco felice e la delicatezza dello sceneggiatore. In sintesi, ai disegni da 10 si affianca un soggetto non originale (e quindi ingiudicabile) e una sceneggiatura che oscilla tra il 6 del primo albo e l'indiscutibile 10 del secondo.
  13. Leo

    Il 2012 Di Tex

    Se fosse stata contemplata nel 2012, I Sabotatori avrebbe battuto anche qui, credo, tutte le altre storie, e di tante lunghezze (per me è una delle migliori storie di SEMPRE, non solo del 2012, e non tanto per Mondego, quanto per l'indimenticabile figura di Bethanie e per la resa grafica di Leomacs). Ma questa storia per 2/3 è stata edita nel 2011, quindi è stata considerata dell'anno scorso...
  14. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Cominci a stancarti di Tex, Jack... con una serie può succedere, anche a me è accaduto, con Dylan Dog e con lo stesso Tex (che comunque non ho mai abbandonato del tutto nei miei momenti di crisi). Premetto che io sono sostanzialmente soddisfatto di Tex, anche se ho definito l'annata 2012 come "discreta" perchè spesso le storie di quest'anno non mi hanno appagato. Tuttavia, capisco le tue esigenze: una narrazione corale e più attenzione ai risvolti psicologici. Non è cosa semplice. Io credo che l'unico autore che sia riuscito a dare ciò a Tex è Boselli: a parte la pluricitata Il Passato di Carson, io parlo, riparlo e straparlo de Gli Invincibili: quale vicenda è più corale di questa? Quale vicenda è più intimista e più attenta alla psicologia dei personaggi di questa: i flashback con il passato tormentato di Shane, l'apparente cinismo degli irlandesi sotto il quale si cela un mai sopito amore infantile e romantico per la propria terra nat?a... Poi penso a Glenn Corbett e alla sua "chain gang", alla sua natura malvagia che si riscatta nel finale quando non abbandona i suoi compagni di sventure. Forse l'apice tra tutte le storie intime (anche se meno corale) è Colorado Belle, con questo reverendo piedidolci sperduto nell'Ovest selvaggio alla ricerca senza speranza di sua sorella: il protagonista della storia è lui, il reverendo, i pensieri più significativi sono i suoi, la scena madre (l'indiano rinnegato che lo guarda negli occhi sorridendo malignamente per fargli capire che la sorella ha fatto una brutta fine) è sua. Chi sono i protagonisti di queste storie? il reverendo, Glenn Corbett, Shane 'O Donnell, Mitch de Gli Assassini, e tutto un coro di personaggi di contorno che arricchiscono di umanit? le vicende narrate. Per me questi sono tra gli esiti più alti della storia ultrasessantennale di Tex, sono realmente letteratura disegnata, eppure quante volte Borden è stato criticato perchè non fa più parlare Tex in un certo modo, perchè spesso Tex non è il protagonista delle storie, perchè tante volte la scena gli è rubata da personaggi più "pesanti" di lui? Io amo queste storie di Boselli, e però le stesse non sono universalmente accettate, e alcuni possono trovarle addirittura cervellotiche, o barocche: lo stesso Nizzi, nel suo libro intervista, dice di conoscere uno ad uno i cittadini di Fiumalbo e di sapere quale Tex vogliono: un Tex onnipresente, semplice e diretto. Un Tex che deve divertire e intrattenere, senza complicazioni psicologiche e senza farsi rubare la scena. Quale conclusione trarre? Quella che Tex DEVE essere eterogeneo, accontentare (o scontentare) un p? tutti a seconda dei casi. Io spero in un grande ritorno di Borden, dopo alcune sue storie non proprio soddisfacenti, eppure non tutti la pensano come me. Alla SBE hanno il dovere di sintetizzare le rispettive inclinazioni per non scontentare il gusto di chi, a differenza di noi, vuole un Tex semplice e diretto, un Tex che spari veloce e usi le sue espressioni colorite. Perchè con Tex (e qui rubo un'espressione di Don Fabio che mi piacque tantissimo) uno vuole anche sentirsi a casa, respirare atmosfere familiari, senza troppe complicazioni... Per concludere, anch'io non sono sempre contento di Tex, ma lo acquisto comunque perchè mi fa sentire a casa. Se poi mi imbatto nel capolavoro, come quelli sopra citati (e per me i capolavori sono le storie corali in cui Tex è alleggerito a vantaggio di comprimari protagonisti), sarà ancora più felice (tra i recentissimi, I Sabotatori è una storia corale e sfaccettata, che mi ha molto preso e che in qualche modo dovrebbe aver soddisfatto le tue esigenze di una storia corale e "psicologica", credo...). Per tornare sulla storia in Topic, invece, credo che qui Ruju ce l'abbia messa tutta per soddisfare le tue (e mie) esigenze: c'è una certa coralità e un personaggio sfaccettato: l'esito non è stato forse perfetto, ma la storia a mio parere funziona bene: tu la reputi formalmente perfetta, ma questa espressione, molto fredda, non rende bene il calore umano che invece a mio parere ha saputo trasmettere Padre Clemente. Credo che, continuando su questa strada, magari aggiustando il tiro proprio sui punti da te sottolineati, Ruju possa darci molte soddisfazioni.
  15. Leo

    7 - Tex Willer Magazine

    S?, sei molto chiaro anche sul fatto che siano solo ipotesi, che Civitelli è lontano dalle teorie scientifiche di Seurat, e lo stesso accostamento con Una domenica d'estate alla Grande Jatte lo definisci prudentemente un esperimento. Ma, ai miei occhi di profano, è un esperimento riuscito, perchè l'opera impressionista ricorda non poco in effetti i disegni civitelliani.
  16. Leo

    7 - Tex Willer Magazine

    Checch? ne pensi Paco (che definisce una fesseria il ritenere che Civitelli non sia un disegnatore western), per tanti anni ho considerato il tratto del disegnatore aretino troppo pulito per il West. Gli preferivo di gran lunga Ticci, Fusco o Ortiz, più sintetici, sporchi e dinamici, in una parola più western. Poi Civitelli si è evoluto, e ha raggiunto vette altissime, tanto che, in un mio precedente intervento, avevo affermato che noi lettori texiani siamo fortunati, ad avere Civitelli. Le sue sono autentiche opere d'arte: Il Presagio, La Grande Sete, Anasazi, fino all'ultima, l'immensa La Cavalcata del morto. I miei erano e sono giudizi superficiali, a pelle, di un fruitore fondamentalmente grezzo che non capisce granch? di arte e che non sempre riesce a stimare il valore di quello che ha sotto gli occhi, potendo al più dare un suo personalissimo parere personale fondato sul proprio particolare gusto. Proprio per questo, ho letto con vero piacere la tua lunga dissertazione su Civitelli: è come se mi avessi dato degli strumenti che prima non avevo, per valutare con maggiore attenzione le storie del disegnatore aretino. Non avrei mai pensato che lo stile di Civitelli (che io avrei semplicemente e semplicisticamente definito "realistico") potesse invece accostarsi al neo-classicismo; n°, da grande ignorante che sono, avrei saputo dire che la sua apprezzatissima tecnica del puntinismo (che ricordavo vagamente dai miei ormai lontani studi liceali) fosse in qualche modo mutuata dagli impressionisti. Il risultato è che in lui convivono una base saldamente classica e innesti potentemente evocativi di impressionismo. Io non sapevo tutte queste cose, ce le avevo sotto gli occhi, ma non sapevo dargli un nome. Adesso so che il Civitelli prima maniera in fondo mi piaceva di meno proprio per l'estremo ordine delle sue vignette, per il rigore classico, per il fatto che, come affermi tu in maniera eccellente, "il patetismo di una scena convulsa è dunque risolto nella stasi". In una scena convulsa ci vuole movimento e sudore, non la freddezza laoocontiana e misurata del primo Civitelli. Poi arriva il dinamismo, che non sta nelle semplici linee cinetiche ma in veri e propri effetti speciali di sfondo, quindi le luci e le ombre (quando all'inizio vi erano soprattutto luci, altro elemento non pienamente western), ed infine il puntinismo simil-impressionista (tecnica che rende le vignette di Civitelli un vero spettacolo per gli occhi), il tutto fuso in maniera armoniosa con quel classicismo-realismo di base che adesso, proprio perchè solo di base, riesco ad apprezzare appieno. Parafrasando la tua frase conclusiva, con me puoi ritenerti appagato, perchè ora, leggendo Civitelli, lo stupore fanciullesco che si prova davanti a quelle vignette potr? convivere con una maggiore e più adulta consapevolezza di ciò che si sta ammirando. Naturalmente, sono e resto - ahimè - un asino patentato per tutto quello che concerne l'arte.
  17. Leo

    [519/520] Muddy Creek

    Beh, Waco, il discorso potrebbe valere per tanti nostri contemporanei che potrebbero ritirarsi a vita privata con tutti i quattrini accumulati ed invece vogliono di più, di più e di più. E' la natura umana, è il desiderio di prestigio e di potere. Chi ha poco, pensa che se avesse di più penserebbe solo a godersi la vita. Ma evidentemente non è così. Chi ha già tanto, pensa sempre ad ottenere di più, perchè il "di più" sembra a portata di mano. Perchè accontentarsi di una casa, quando si può avere una villa? perchè di una villa, quando si può avere un castello? perchè di una barca, quando si può avere un mega yatch? La verità è che i bisogni secondari dell'uomo sono potenzialmente illimitati... La realtà supera spesso la fantasia. E nello scegliere tale tipologia di antagonisti, gli autori di Tex non fanno alcuna forzatura: basta guardarsi attorno ancora oggi...
  18. Leo

    [293/295] Il Passaggio Segreto

    Ho riletto questa storia nel fine settimana, e l'ho trovata davvero bella. Dialoghi felici e personaggi azzeccati, pards in forma (a parte la figuraccia di Carson che ha dato fastidio anche a me) e già bellissimi disegni. Lo sceriffo, gentiluomo attempato e prudente (Tex gli rimprovera la massima "vivi e lascia vivere") è delineato in maniera perfetta, sia dallo sceneggiatore che dal disegnatore. Le sue espressioni sono quanto di meglio ci possa essere, quando se la ride sotto i baffi nell'apprendere il piano della "visita" notturna di Tex al notaio o quando è sinceramente mortificato per l'irruzione ingiustificata in casa del notaio cui Tex lo ha costretto. Civitelli è molto bravo nel renderne la psicologia, che è quella di un personaggio molto ricorrente in Nizzi, il gentiluomo appunto che, dovendoci vivere nel luogo in cui vive, cerca tutto sommato di non farsi troppi nemici e di tenere calme le acque, senza pestare troppi piedi. Un uomo che, tuttavia, non è sul libro paga di nessuno, e che preferisce pagarsi i whiskey di tasca propria. Figura molto autentica, questa di Nizzi, che per i suoi comprimari immagino che peschi molto dal suo vissuto. La storia si snoda benissimo e diverte fino alla fine. Nizzi davvero in forma smagliante.
  19. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Questo tipo di scene, "che non c'entrano niente", Ruju le ha già inserite: quella, sempre con gli indiani, nella "Prova del fuoco". Ma, a parte il fatto che sono ben raccontate, queste scene si ricollegano alla storia e, soprattutto, a mio avviso sono un omaggio allo stile bonelliano: lui spesso inseriva intermezzi avulsi dalla trama principale, spesso per mettere un p? d'azione nell'albo (per esempio "Una campana per Lucero"). Quindi per me vanno benissimo S?, Paco, in effetti sono molto glbonelliane. Ma GLB aveva una scrittura impetuosa, meno pianificata, privilegiava l'azione alla coerenza della trama. Raramente Nizzi e Boselli si sono concessi queste digressioni. A me non è piaciuta troppo, ma ciò non toglie nulla a questa comunque bellissima storia.
  20. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Credo (o almeno mi piace pensarla così) che Guillermo non abbia neanche tentato di salvarsi (andando ad esempio da un dottore) perchè affranto per aver di nuovo ucciso, cosa che, nonostante si sia trattato di un atto di giustizia, lo ha prostrato profondamente (significativo è il dialogo interiore che ha con sè stesso nel trading post). Sul fatto chesopravvive per così tanto tempo, sono d'accordo con te, ma poi penso al precedente di Cheyenne, di C'era una volta il West, e mi metto il cuore in pace.
  21. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Il problema non è "che cosa doveva fare" Tex. Il problema ?: che senso hanno queste pagine nell'economia della storia? Anch'io sono d'accordo sul fatto che siano totalmente inutili. Hanno allungato un brodo fino a quel momento buonissimo, e buono lo sarà anche dopo: ma perchè quest'intermezzo? Se rimani nella storia, senza svicolare, puoi usare quelle pagine in modo migliore... concordo quindi assolutamente con l'Ammiraglio.Questa volta non mi trovi d'accordo Leo. Una storia per essere bella non deve essere concentrata tutta sul filone narrativo principale. Nella vita comune di tutti anche se si è impegnati a fare qualcosa di importante capita sovente di dover dipanare altre questioni e se lo sceneggiatore di turno riesce a raccontare anche questo senza andare fuori tema per me la cosa si può fare. Ocorre inoltre ricordare che Ruju alla fine del duello ha messo anche un raccordo al filone narrativo, infatti gli indiani sono utili a Tex nell'indicare la direzione che hanno preso i banditi. La scena in questione a me è pure piaciuta, intendiamoci. Niente di nuovo, ma ben intercalato. Non contesto la scena in sè, che ripeto è scritta anche in maniera felice. Dico solo che, poich? la stessa c'entrava poco con la storia (al di l' dell'aiuto, in verità molto labile, dato dagli indiani), l'autore poteva (poteva, non doveva) non inserirla, solo perchè poteva così dare maggior spazio a Guillermo. Guillermo è la star della storia. Recuperare un po' di spazio per Tex puo' andar bene , ma questa scena mi è parsa un po' staccata dal resto, quasi un pretesto per dare a Tex quel momento di protagonismo che fin a quel momento quasi gli era mancato. Io ne avrei fatto a meno: non dico che sia una scena brutta, o sbagliata, dico solo che avrei preferito che quello spazio fosse stato impiegato per il bel personaggio protagonista della storia. Per arricchire Blanco. Che Tex possa battere ( e abbastanza facilmente) un giovane testa calda è cosa strarisaputa: cosa aggiunge alla trama? Tex è splendidamente protagonista dopo, dall'arrivo della diligenza in poi. Meno Tex (in un scena trita e ritrita) e più Guillermo Blanco, questo mi sarebbe piaciuto di più. detto questo, ribadisco quanto ho scritto nel post dedicato alle storie 2012: ritengo questa la miglior storia dell'anno della serie regolare,.
  22. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Il problema non è "che cosa doveva fare" Tex. Il problema ?: che senso hanno queste pagine nell'economia della storia? Anch'io sono d'accordo sul fatto che siano totalmente inutili. Hanno allungato un brodo fino a quel momento buonissimo, e buono lo sarà anche dopo: ma perchè quest'intermezzo? Se rimani nella storia, senza svicolare, puoi usare quelle pagine in modo migliore... concordo quindi assolutamente con l'Ammiraglio.
  23. Leo

    Il 2012 Di Tex

    Dimenticavo le monografie: per ora ho comprato quelle di Villa e Nizzi. La prima non l'ho ancora letta, e quindi non posso darne valutazione, la seconda è stata semplicemente entusiasmate. Infine, le storie brevi: l'unica nuova è quella di Boselli, La Preda, bellissima e kenparkeriana, ma la reale sorpresa è stata per me Il Duello, che non avevo mai letto, e che ha impreziosito non poco il mio 2012 texiano.
  24. Leo

    Il 2012 Di Tex

    I giorni finali dell'anno che se ne va.. un periodo di nostalgia per i miei anni che fuggono e di bilanci, individuali e professionali... e da quest'anno anche di Tex!! Pensando alla serie regolare, è stato, IMHO, un altalenarsi di alti e bassi. Alla buona I Valorosi di Fort Kearny segue l'insufficiente (per il terzo albo, che purtroppo inficia anche gli altri due) Gli Schiavisti; ci si riprende con la bella Mezzosangue (soprattutto il primo albo) ma si cade nuovamente con Braccato, fino alla divertentissima Le Catene della Colpa. A quest'ultima assegno la palma di miglior storia della serie regolare del 2012, cui seguono Mezzosangue e I Valorosi di Fort Kearny. La loro qualità, buona ma non trascedentale, compensa solo in parte i voti negativi che assegno alle altre due storie, così da arrivare a non più di 6,5 come voto medio. Va decisamente meglio con gli Speciali. Il Ciarlatano e il Color Tex non mi hanno entusiasmato affatto, ma il Texone e Starker alzano non di poco la media. La legge di Starker per me è la storia più bella tra gli Speciali, per via del suo protagonista, sfaccettato e apparentemente complicato, ma in realtà molto convincente. Complessivamente la mia personalissima valutazione degli Speciali è sul 7,5 finale, media abbassata dalle due storie brevi (l'Almanacco e il Color, pubblicazioni che non riesco ad amare, a differenza del Texone e del Maxi, la cui formula invece, a parte la qualità non sempre eccelsa di alcune storie, continua ad entusiasmarmi). Il voto globale è quindi 7: una discreta annata.
  25. Leo

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Contiene S P O I L E RIdee originali (non il classico colpo in banca e neanche un normale assalto alla diligenza), situazioni complicate (due bambini prima, due donzelle poi, da salvare), un personaggio sfaccettato e tormentato (con un passato, l'Inferno, che torna a gravare sul presente, presunto Cielo), il tutto orchestrato magnificamente per una sensazione finale di gran divertimento e appagamento. Se ci fosse da firmare per la qualità media delle storie future, lo farei subito. Tuttavia, vi sono alcuni punti da rimarcare, che un p? mi hanno fatto storcere il naso:1) Gallardo che consegna le pistole a Guillermo Blanco: è vero che questa trovata regala due scene divertenti (nella stazione di posta, quando Guillermo fa volare i cappelli ai bandidos e quando difende con decisione le due ragazze molestate), ma dopo diventa addirittura risolutiva (Guillermo, sparando al bandito superstite, libera le fanciulle): trovo una forzatura, e anche una scorciatoia vista la scena suddetta, questo "cuor leggero" di Gallardo nel consegnare un'arma ad un uomo tanto letale come Guillermo Blanco. Non trovo molto realistico il consegnare un'arma ad un uomo così pericoloso che si sta tenendo sotto scacco (sotto la minaccia dei due bambini).2) Perchè la compagnia mineraria non ha affiancato a Tex i suoi uomini? Non ha molta giustificazione (riprova ne è che Carson è "costretto" a lamentarsene in una battuta) la loro assenza. In fondo, Tex e Carson con il loro intervento stanno facendo anche gli interessi della compagnia...3) Ma Carson viene colpito alla mano??!!?? Ma scherziamo? Uno che viene colpito alla mano solitamente dopo non potrebbe più sparare! Che bisogno c'era di fargli perdere le redini in questo modo? Non si poteva far sparare ai cavalli??4) Il Super Tex (con Carson fuori combattimento) della fine è sovrumano, fa fuori tutti senza venire mai non dico beccato, ma nemmeno sfiorato. Gliene abbiamo rimproverate tante, a Nizzi, di scene del genere... Trama quindi molto bella e divertente, ma con alcuni punti per me ben poco convincenti. Disegni di Ortiz: non è un mistero che io ami questo disegnatore, e lo ritenga uno dei più bravi in assoluto. Alcune sue storie del passato per me sono indimenticabili. In questa storia il calo si sente e nessuno può negarlo, soprattutto nella rappresentazione dei nostri. Ma questa storia messicana, sporca e cattiva, credo che debba anche al suo disegnatore la sua efficacia. L'ambientazione e gli sfondi sono perfetti, alcune scene (quale quella della diligenza che si ribalta) sono splendide nel loro dinamismo. E che dire di Guillermo Blanco? Se il prete bandito ci è piaciuto, secondo me è anche per Ortiz. La sua caratterizzazione fisica, il suo volto aspro, duro e tormentato, i suoi occhi glaciali e decisi. Blanco, questo splendido personaggio, penetrante, efficace e memorabile, è una creatura di Ruju quanto di Ortiz.
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