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TWF - Tex Willer Forum

juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. Dopo tanto tempo, ho deciso di provare nuovamente a cimentarmi con questo topic, buttando giù un soggetto cui ho iniziato a pensare durante la fresca rilettura di Colorado Belle, da cui ho mutuato alcuni personaggi. Mi scuso in anticipo qualora lo trovaste troppo lungo e/o un po' troppo crudo, in ogni caso mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione. La vendetta di Little Wolf Nella prima metà dell'800, molti bambini e bambine indiani rimasti organi venivano sottoposti a programmi di rieducazione. Questo fu anche il destino di Little Wolf, ragazzino di etnia navajo, che dopo la morte dei genitori fu spedito presso il "Bentley Institute" di Philadelphia, istituto considerato all'avanguardia nella "rieducazione" dei giovanissimi nativi. In tale istituto, Little Wolf ed i compagni subirono terribili angherie da parte del personale, in particolare da parte degli inservienti Ridley e Sidwell e dei secondini Wetmore, Nokes e Keller, coperti dal sadico capo delle guardie Grissom e dal dottor Simmons, medico dell'istituto che non esita a trattare i ragazzi come cavie. Tali atrocità, perpetrate dai farabutti approfittando della debolezza e della codardia del direttore Wilkinson (il quale, frustrato poiché insoddisfatto del suo incarico, passava le sue giornate in compagnia della bottiglia), finirono inevitabilmente per minare la psiche di Little Wolf, che una volta compiuti 18 anni venne rispedito presso i Navajos, dove tra i pochi che riuscirono ad instaurare buoni rapporti con lui vi era stato Kit Willer. Anni dopo il suo ritorno tra i Navajos, Little Wolf, tipo taciturno e solitario, ha ormai messo su un piccolo appezzamento di terra ai margini della riserva; un giorno, si trovano a passare da quelle parti due balordi razzisti, che hanno la brillante idea di andare a divertirsi a spese di Little Wolf: inizialmente colto di sorpresa e pesantemente malmenato, il giovane navajo riesce a reagire picchiando a propria volta i due e, in un impeto di rabbia, come si trovasse a rivivere i vecchi traumi, li uccide senza pietà facendo scempio dei loro corpi. Recuperato il controllo di sé e realizzato l'accaduto, decide di impulso di fuggire, e Tex, dopo aver appreso in ritardo del fattaccio ed aver inutilmente cercato di riacciuffarlo, altro non può fare che prendere atto della sua scomparsa. Tempo dopo, Aquila della Notte riceve una lettera da Philadelphia: ad inviargliela è stato Charles Morrow, che lo informa di alcuni efferati omicidi - contraddistinti dallo scalpo strappato a tutte le vittime - che hanno gettato nel panico la città, con la polizia che brancola nel buio. Tex e il figlio Kit (che non conoscono per filo e per segno il passato del giovane) decidono dunque di partire alla volta di Philadelphia, dove ritrovano il reverendo Charles Morrow e, con lui, i giovani Mark ed Annie, divenuti giornalisti presso un quotidiano cittadino e prossimi a sposarsi. Con il loro aiuto, i due Willer iniziano ad indagare sugli omicidi, nel frattempo cresciuti di numero, scoprendo che quasi tutte le vittime (eccetto un paio di balordi dei bassifondi di Philly) erano ex inservienti o guardie del "Bentley Institute", tutti trucidati e privati dello scalpo. Solo a questo punto, Kit Willer per associazione di idee collega i fatti di Philadelphia con quanto avvenuto tempo prima ai margini della riserva navajo, rammemorando che Little Wolf, tipo di poche parole, gli aveva accennato di aver passato vari anni in un istituto della città. Incoraggiati dal possibile passo in avanti, Tex e Kit riescono con l'aiuto degli amici a rintracciare l'ex direttore Wilkinson, e sottoponendolo ad un interrogatorio, apprendono delle angherie cui Little Wolf e gli altri ragazzi venivano sottoposti al tempo. Intanto, Little Wolf ha avuto la sua vendetta sui suoi vecchi aguzzini, ultimo dei quali il dottor Simmons (in questo caso, Tex e Kit lo colgono sul fatto e ne mancano di un soffio la cattura). Continuando ad indagare, anche con l'ausilio della polizia, i due Willer scoprono che il giovane navajo si è nascosto in una zona assai povera della città, presso una pensione di infimo livello gestita da un altro ex convittore del "Bentley". Riuscito a trovarsi faccia a faccia con lui, Kit cerca di convincere Little Wolf ad arrendersi e consegnarsi alle autorità, promettendogli un giusto processo; il giovane navajo, avendo maturato la falsa convinzione che Kit sia un falso amico, finge di arrendersi ma, approfittando di un momento in cui Kit ha la guardia abbassata, lo colpisce in testa e lo tramortisce, accingendosi ad infliggergli il colpo di grazia, non fosse per Tex che, per salvare il figlio, si trova costretto ad uccidere Little Wolf. Addolorati per l'epilogo della vicenda, Tex e Kit si ripromettono però di parlare di quanto hanno appreso nel corso degli eventi al loro amico Ely Parker, affinché sia posta fine a certe ingiustizie e, soprattutto, a certi presunti sistemi rieducativi.
  2. In effetti, Kit "Mascara" Willer è una battuta che rasenta la genialità 😂..!!
  3. juanraza85

    [538/539] Colorado Belle

    E' sempre un piacere, per me, tornare a rileggere questa bellissima storia che, forse, è da sempre oggetto di una leggera sottovalutazione. Alla struttura tipicamente western, ricca di topoi quali la natura selvaggia, una tribù indiana, una variegata banda di assassini senza scrupoli ed una città fantasma, Boselli ha ben pensato di aggiungere un tocco di soprannaturale, appena accennato, una trovata assai "dampyriana" che, a mio parere, non solo non ne ha snaturato l'impostazione assai classica, ma al contrario le ha conferito il cosiddetto quid in più. Un risultato cui, ovviamente, ha contribuito non poco la superba prova ai disegni di Font. Credo proprio che Tex dica bene, alla fine: è come se lo spirito di Alice, in arte Colorado Belle, avesse effettivamente conservato un minimo di autocoscienza in attesa che il fratello Charles ne ritrovasse le spoglie e - aggiungerei - contestualmente potesse trovare finalmente pace con il contestuale castigo abbattutosi sui responsabili della sua morte. Per il resto, mi è piaciuta parecchio la caratterizzazione dei fuorilegge, a cominciare dal capo Deadman Dick, ciascuno con le sue peculiarità più o meno emerse e, quindi, non banalizzati come semplici criminali senza scrupoli. Stesso discorso per il loro (presunto) alleato Bisonte Nero, capo di una tribù di Utes nonché pittoresco filibustiere, oltre che naturalmente per gli occasionali pards dei Nostri, il reverendo Charles Morrow ed i giovani Mark ed Annie. Plauso ultimo, ma certo non per importanza, alla scelta di Boselli - evento non raro ma neppure così frequente in tanti anni di saga - di far coadiuvare Tex dal solo Kit, che non solo offre una prova impeccabile dimostrandosi degno figlio di suo padre, ma anche quando si trova a dover agire da solo lo fa con grande sicurezza e disinvoltura, prendendo sempre la decisione migliore.
  4. La stessa impressione che ho avuto anche io, ed aggiungo che anche gli altri volti disegnati da Laurenti in queste tre pagine di anteprima mi lasciano un po' perplesso. Ma sarei felicissimo se, quando tra un mese li vedremo su carta, dovessimo trovarli assai più gradevoli alla vista. Non ci resta che attendere. Per quanto riguarda la copertina, invece, chapeau! Molto evocativa, con il volto di Manuela Montoya nella parte superiore che rappresenta un evidente richiamo al passato per Kit Willer giustamente in primo piano, ed anche il formato scelto per il titolo secondo me si incastona alla grande con il disegno di Villa. Sulla storia in sé, la breve anteprima sembra riflettere una buona idea di base. In ogni caso, possiamo prepararci ad un giudizio particolarmente pignolo 😜...
  5. juanraza85

    [726/727] Il pistolero vudu

    Una volta tanto, devo ammettere con sommo piacere che le mie speranze hanno trovato accoglimento. Dopo aver letto la prima parte ed averla giudicata forse un po' troppo "viziata" da qualche dettaglio che forse avrebbe meritato di essere gestito meglio, a mio modo di vedere in questa seconda ed ultima parte della sua nuova fatica Ruju si è decisamente riscattato, facendoci immergere nello scontro aperto tra Tex e Carson da una parte e Carrillo e Marine dall'altra, per di più in casa di questi ultimi due (che dunque, oltre a fare intendere già dal primo albo di essere antagonisti alquanto rognosi e confermandosi tali in questo secondo, hanno anche il "fattore campo" dalla loro). Azzeccatissimo, secondo me, l'escamotage adoperato per chiarire l'esito del precedente duello tra Tex e Carrillo. Vorrei aggiungere un paio di cose, ma non vorrei rischiare di rivelare troppo per cui mi riprometto di attendere qualche altro commento. Posso solo esprimere il mio parere secondo cui Ruju, pur non avendo ancora raggiunto la piena consacrazione texiana, nel complesso ha realizzato - benché al netto, ripeto, di qualche dettaglio non curato al meglio - una storia che sa di incoraggiante passo in avanti nella giusta direzione.
  6. juanraza85

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Già, personalmente mi sento di affermare che Colorado Belle sia una storia di Tex ma dalla forte impronta dampyriana...
  7. juanraza85

    [593/595] La Mano Del Morto

    In realtà, io intendevo sottolineare che l'incontro di persona non è potuto avvenire affinché fosse garantita quel minimo di attinenza storica che non guasta mai, soprattutto con personaggi realmente esistiti del calibro di Wild Bill Hickok. Anche perché, e in questo concordo con te, fare coesistere un personaggio del genere con Tex, seppure in una sola avventura e pur adattandolo al contesto texiano, non sarebbe stata impresa facile (non impossibile, ma di certo un po' ardua).
  8. juanraza85

    [593/595] La Mano Del Morto

    A distanza di diversi anni, ho deciso di andare a riprendere questa storia, riuscendo ad apprezzarla assai più della precedente lettura, o forse al massimo delle due precedenti, ed a rivalutarla appieno, ovviamente al rialzo. Una storia complessa, figlia di una delle trame a mio avviso più complesse ed arzigogolate che Boselli abbia mai realizzato, che trae spunto dal controverso omicidio di cui fu vittima una leggenda del West come Wild Bill Hickok. Davvero un peccato che, per ovvi motivi, i Nostri non abbiano potuto incontrare di persona Hickok, ma hanno comunque modo di collaborare con una pard d'eccezione come Calamity Jane e dipanare un intrigo fittissimo e complicatissimo, culminato con la morte di tutti i mandanti dell'omicidio di Wild Bill Hickok. Un intrigo in grado non solo di rendere la storia avvincente e mai banale, ma anche di ovviare alla scarsa rilevanza fattuale degli antagonisti di turno, eccezion fatta per Harrigan che, nel corso della vicenda, ha modo di redimersi e, di fatto, convince Tex e Carson a chiudere un occhio circa il fatto che aveva quasi ucciso il loro amico sceriffo Will Patterson (in diverse circostanze, dubito che i due pards sarebbero stati altrettanto indulgenti). Ottima, di contro, la caratterizzazione di Calamity Jane, sia pure rimasta in incognito fin quasi alle battute finali della vicenda, ma comunque inarrestabile nel contribuire in parallelo a rendere giustizia a Wild Bill, tallonata con caparbietà da Kit Willer, anch'egli protagonista di una nuova prova in solitaria per circa un albo, in cui non corre alcun pericolo ma dimostra tutta la sua abilità nel conquistare la fiducia del giovane sioux amico di Calamity Jane e scoprirne l'identità. Assai felice, a mio avviso, la decisione di affidare i disegni ad Alfonso Font, che con il suo tratto notoriamente assai adatto alla raffigurazione di un West duro e selvaggio è stato in grado di conferire un certo fascino ad una storia che rappresenta uno spaccato dell'epoca western nella sua fase più realistica nonché, in un certo senso, anche crepuscolare. Molto suggestive, in particolare, le pagine del primo albo in cui si ripercorrono l'omicidio di Wild Bill ad opera di Curly Jack McCall ed il farsesco processo che seguì, al pari di quelle in cui, nel terzo albo, si ammira la selvaggia bellezza delle Black Hills, oltre che quelle della resa dei conti finale a Deadwood.
  9. Come ho già avuto modo di sostenere in un altro topic (e, di fatto, andando off topic 😅), sono dell'avviso che personaggi come Ray Clemmons non possano essere inquadrati come "buoni" o "cattivi", ma sono caratterizzati da una profonda dose di ambiguità ed amoralità che li induce ad anteporre sempre i propri obiettivi personali ed in cui si crogiuolano volentieri. E sono proprio tali caratteristiche a fare la fortuna - nel contesto narrativo - di Clemmons, condannandolo ad essere perennemente in bilico tra Bene e Male, combattuto tra una sincera amicizia nei confronti di Carson e la smania di arricchirsi senza esitare a commettere atti riprovevoli. Di conseguenza, è proprio questa singolare sintesi di amore ed odio insieme a rendere a suo modo così intenso e profondo il rapporto tra lui ed il Vecchio Cammello, nonché a conferire a tutta la storia l'aura di fascino che da sempre la contraddistingue.
  10. Nel complesso, sebbene riprenda elementi che ricordo di aver già incontrato in vecchie storie, il soggetto proposto da @Poe non mi sembra affatto malaccio...
  11. E' proprio vero che, rilette a distanza di anni, con uno spirito critico più affinato ed una conseguente diversa capacità di giudizio, vi siano storie che vengano rivalutare. E' il caso, appunto, di questa, che mi trovo oggi a rivalutare purtroppo in negativo. L'idea alla base della sceneggiatura di Nizzi è interessante ed in un certo senso ambiziosa, tuttavia ad eccezione del capo - il contorto, astuto ed ambiguo Smirnoff, che persegue il proprio obiettivo per via di un trauma giovanile - non si comprende bene quali motivazioni potessero avere i suoi accoliti; per meglio dire, io dubito che fossero anche loro in egual misura desiderosi di vedere trionfare la loro cosiddetta "vera giustizia", ho piuttosto il sospetto che le forti somme versate da coloro che si rivolgevano alla setta fungessero da incentivo per garantire l'abnegazione di molti esecutori di ordini, specie quelli di più basso livello gerarchico (vedasi la voce, cui fa cenno Smirnoff medesimo, secondo cui un'organizzazione del genere aveva bisogno di cospicui finanziamenti). Altrimenti, non si spiegano tanto fanatismo e risolutezza da parte di gente come Larkey e Coxey. Ergo, va benissimo l'idea alla base della storia, quella di una setta che punisce chi, in un modo o nell'altro, la fa in barba all'autorità, ma Nizzi avrebbe potuto e dovuto svilupparla meglio, senza lasciare troppi sottintesi per strada. La topica più grossa, non occorre quasi dirlo, è il finale della storia. Dapprima Tex e Carson, notoriamente "due gattacci di vecchio pelo", si lasciano avvicinare ed abbindolare da un perfetto sconosciuto (sempre Smirnoff) senza fiutare alcunché di strano come al loro solito, dopodiché vengono gettati dallo stesso capo dei giustizieri in una vasca collegata ad una insenatura tramite un'apertura sul fondo, dalla quale due squali entrano nella vasca SENZA CHE L'APERTURA VENGA CHIUSA (come, a rigor di logica, dovrebbe avvenire), e Tex dimostra una tale abilità nel nuotare da fiondarsi a ferire uno dei due animali, che si lascia ferire senza praticamente opporre resistenza (e che, vivendo nell'acqua, sicuramente a rigor di logica devono muoversi con maggiore disinvoltura di un uomo, per bravo che possa essere a nuotare). Un finale assurdo, che seppellisce definitivamente le velleità della vicenda.
  12. Ma neanche più di tanto, direi... Dal momento che più di una volta nella lunga saga è capitato di vedere Carson rinfacciare a Tex di non aver ancora imparato a godersela 😂..!
  13. Il prossimo mese usciranno le medagliette con Tex e Kit Willer, rispettivamente sulla serie regolare e sulla serie del Tex giovane... Allo stesso modo, se ti può interessare, tutte le uscite SBE di aprile e maggio hanno avuto ed avranno in allegato medagliette celebrative.
  14. A nessuno di noi credo dispiacerebbe se Boselli decidesse di regalarci un simile colpo di teatro 😆..! Certo, date le premesse riportate, sembra assai difficile che ciò possa accadere, ma lasciatemi esternare un sogno ai limiti del folle: sarebbe bellissimo se Tex e Carson si incontrassero per la prima volta (o meglio, la volta "zero") sul finire della serie, seppur tra alcuni anni (possibilmente, non troppo pochi, of course 😁). Sarebbe un perfetto canto del cigno, almeno secondo me.
  15. Ok grazie dell'opportuno chiarimento, @Leo 👍. A mio avviso resta però il fatto che Carson si possa essere sentito comunque tradito, o almeno essere rimasto amareggiato da quanto accaduto.
  16. Va anche detto che, quando si perdono di vista dopo la celeberrima vangata che Lena dà in testa a Carson per impedirgli di riacciuffare (se non peggio) Clemmons, il Vecchio Cammello non sa ancora della sua maternità. Oltretutto, Carson deve essersi sentito tradito anche da lei, oltre che dall'ex amico, come se colpendolo e tramortendolo Lena gli avesse dimostrato di avere in ogni caso le idee chiare su chi preferisse in fondo tra i due. Magari quella di Lena è una debolezza d'impulso, ma sfido, in ogni caso, che il vecchio Kit poi non si prodighi affatto di tentare di rintracciarla, prima di ritrovarla con Donna una ventina d'anni dopo. Quanto a Clemmons, sono invece propenso a credere che, se anche avesse saputo della gravidanza di Lena, non avrebbe cambiato i propri piani. Al massimo, forse, avrebbe cercato di convincere Lena a seguirlo, ma ci credo poco, ed in ogni caso si sarebbe rassegnato senza troppo patire a darsi alla macchia dorata da solo.
  17. Interessante osservazione, che io condivido in pieno. Eccetto un punto: più che definire Clemmons immorale, io lo definirei AMORALE, nel senso che, per come lo vediamo ne Il passato di Carson, dimostra secondo me di essere privo di qualsiasi morale, perlomeno nell'accezione più comune del termine, oltre che forse incapace di provare e sviluppare sentimenti davvero duraturi e profondi (vedi anche andarsene in Europa a godersi il bottino degli Innocenti, lasciando Lena e Donna sole in America).
  18. Concordo e sottoscrivo. La buonissima riuscita di questa storia, anche a mio avviso, fu in origine determinata dalla sapiente miscela di classicità western e della varietà e complessità dei personaggi con cui Tex si trova a dover avere a che fare, nel bene e nel male. Tra donne in apparenza deboli ma coraggiose come Rose Clampett, sceriffi incapaci di usare la pistola ma onesti e testardamente determinati come Nat Merrick, rivali dichiarati che in realtà tramano sottobanco per impadronirsi del potere come Indigo e Stanley (di costui, in verità, si capisce sin da subito abbia qualcosa da nascondere, ma Boselli è stato bravo nel saperlo tenere nascosto fino alla fine), signorotti locali ambigui come Brackett, solo per citare i più rilevanti, Tex si trova a doversi barcamenarsi tra una variegata umanità in una faccenda in cui la classica dicotomia Buoni vs Cattivi vale fino a un certo punto, come piace a me. Unico difetto della storia, secondo il mio parere, la conclusione un po' troppo alla "...e vissero tutti, felici e contenti" della vicenda, in parte però salvata in angolo dalla bellissima scena finale, estremamente toccante e suggestiva, in cui Tex si ferma a rendere omaggio alla tomba dei due ragazzi navajos, fratello e sorella, morti per colpa indiretta o indiretta del furfante che aveva ostinatamente inseguito per dare loro giustizia. Solo per poter dire loro di aver mantenuto la promessa.
  19. juanraza85

    [726/727] Il pistolero vudu

    Forse potrebbero essere carpetbaggers... Si, non si può escludere neanche questa possibilità...
  20. juanraza85

    [726/727] Il pistolero vudu

    Una curiosità vorrei levarmela anche io... Nell'albo viene detto che i terreni che circondano Lilyville sono per lo più di proprietà di gente che vive a New Orleans o a Boston: ebbene, non è che alle volte, per un banale errore (e non rilevante, effettivamente, ai fini dello svolgimento dei fatti) in fase di lettering si è scritto BOSTON ed invece si intendeva scrivere HOUSTON, che è decisamente - o forse, relativamente- più vicina alla Louisiana? Ripeto, trattasi di una mia altrettanto banale curiosità, non un pretesto per fare le pulci...
  21. juanraza85

    Cerco Storia

    Tranquillissimo, pard, nessun problema 👍. Anche io avrei potuto e dovuto controllare meglio da me 😅.
  22. juanraza85

    Cerco Storia

    Ma che stesso nome della missione.Quella dei frati è San Joaquìn e quella delle suore Nostra signora della Carità! La tua ironia è decisamente fuori luogo Mi sono semplicemente limitato a commentare sulla base dei commenti precedenti al mio. Certo avrei potuto controllare meglio, non dico di no, tuttavia se me lo consenti anche la permalosità che si evince dalla tua risposta mi sembra alquanto fuori luogo 😏. Parimenti mi sembra fuori luogo la tua solita battuta caustica, avvocato...
  23. juanraza85

    Cerco Storia

    Io credo proprio che la storia citata da @Doudou e preannunciata nel Magazine celebrativo dei 70 anni di Tex e quella celebrativa dei 60 anni cui fa cenno @Condor senza meta siano due avventure differenti, che in comune hanno evidentemente solo il nome della missione (a tal proposito, verrebbe da commentare: "Che fantasia gli autori 😛!!"). Del resto, nella prima la missione è gestita da suore, nella seconda a gestire la missione sono dei frati...
  24. Con il capo coperto di cenere per la vergogna, mi sono reso conto di non avere mai scritto alcun commento in merito ad una storia di amplissima portata come questa, un vero e proprio affresco dell'epopea del West e, più specificamente, dello scontro di civiltà tra i bianchi ed i nativi, in questo caso i fieri ed irriducibili apaches. Una grandissima storia all'insegna dell'avventura targata Tex, che Boselli riesce a regalarci grazie alla caratterizzazione e valorizzazione di personaggi non banali né semplicisticamente inquadrabili nella ragione o nel torto, e grazie anche all' ausilio ai disegni di un Ortiz in grandissima forma, che forse con tale prova più che con altre conferma l'innata predisposizione del proprio tratto ruvido alla trasposizione su carta di storie ambientate nel Selvaggio sud-ovest. Perseguendo il doppio obiettivo di evitare un'escalation di ostilità e di sangue tra esercito ed apaches ribelli e, contestualmente, recuperare un pugno di giovani navajos dal sangue caldo unitisi al capo ribelle Chunz, Tex e Tiger Jack si ritrovano costretti a doversi barcamenare tra una discreta quantità di personaggi, sia alleati che antagonisti, non necessariamente né banalmente schierati da una parte piuttosto che dall'altra. Se etichettare Chunz come principale nemico della vicenda, pur potendo comprendere il suo punto di vista, è sin troppo scontato, la vera genialata di Boselli (non per ripetermi, ma per l'appunto "quando ce vo', ce vo'") è inserire in una vicenda che rischia di diventare dicotomica figure come Cardona, uomo d'onore riunitosi ai ribelli in opposizione alle demenziali ed ottuse misure stringenti applicate dal tenente Parkman, ufficiale tanto ambizioso quanto "ciuccio e presuntuoso" (tipica espressione abruzzese atta ad indicare gli individui saccenti e pieno di sé ma del tutto incompetenti 😁), incapace di azzeccarne una che sia una e cieco fino al punto di accusare Tex e Tiger di disfattismo e connivenza col nemico, forse sperando in tal guisa di nascondere e giustificare a sé stesso in primis i propri marchiani errori. Fortuna vuole, tuttavia, che d'altro canto i due pards possano contare sull'appoggio di un militare esperto e ricco di buonsenso come il sergente Quincannon e, soprattutto, gli scout Johnny Laredo e Lobo, audaci esploratori e profondi conoscitori del territorio e del nemico, il cui supporto risulta fondamentale per Tex e Tiger nella lotta senza esclusione di colpi contro i mescaleros di Chunz. Menzione d'obbligo, ovviamente, per la bella e coraggiosa Liz Starrett, donna di carattere in grado di sopportare perigliose peripezie senza il minimo lamento. Innumerevoli, lungo le 330 pagine dell'avventura, le scene e le sequenze impossibili da dimenticare, dal primo "scambio di complimenti" tra Tex e l'ottuso Parkman ai violenti scontri con gli apaches, dall'audace e mortifero raid di Chunz ed un pugno di fedelissimi sin dentro al cuore di Fort Apache - culminato col rapimento di Liz Starrett - all'altrettanto audace sortita di Laredo nel campo dei ribelli, al fine di trarre in salvo la stessa Liz, quasi a segnare un'iconica chiusura di un cerchio. Su tutte, comunque, innalzo a titolo personale il duello finale tra Tex e Chunz che, di fatto, segna la conclusione di uno scontro senza respiro. Attirato con una messinscena il capo apache presso un trading post isolato, Tex decide di sfidarlo in un duello al coltello nel più tipico stile apache, con tanto di caviglie dei due legate tra loro, quasi che Aquila della Notte intenda dimostrare al suo avversario la propria superiorità anche morale. Un duello breve e letteralmente all'ultimissimo sangue, che termina con la morte di Chunz: una scena cruenta, ma da pelle d'oca, degno epilogo di una vicenda cruenta ma ricchissima di fascino.
  25. Preso stamattina e letto con avidità, la storia prosegue benissimo, tra questioni saggiamente lasciate in sospeso, graditi "esordi" e duelli cavallereschi, il tutto in uno scenario estremamente selvaggio e ricco di asperità, ma proprio in virtù di ciò altrettanto prodigo di fascino. Voglio poi aggiungere che, ammirata dal vivo, la copertina di questo albo non è poi tanto male, di certo e di gran lunga la migliore tra le cover celebrative di questo mese, escludendo naturalmente il bruttissimo triangolo giallo sull'angolo destro in alto.
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