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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Qualche idea sul "piano ad alto rischio" mi è già venuta .
  2. Ecco la copertina del vol. 152 della "Collezione Storica a Colori", in edicola da domani con il titolo "Cobra Galindez" ( !): comprender? la parte finale di "Soldati a cavallo" ( nn. 377 - 378 ) e la prima parte di "Guerriero Apache" ( nn. 378 - 381 ). Titolo e copertina si rifanno alla seconda vicenda; in particolare, la copertina di Villa d' un'interpretazione particolarmente drammatica ( molto più drammatica, in effetti, tanto della sceneggiatura di Nizzi che dei disegni di Fusco ) della prima parte dell'albo n. 379, che d' il nome alla storia. ? Sergio Bonelli Editore
  3. IMHO, le vignette finali di una storia texiana ( ma il discorso potrebbe valere anche per qualunque altro fumetto ) occupano una posizione estremamente delicata perchè, mentre è abbastanza difficile che risollevino il livello di una vicenda mediocre o peggio, non è affatto impossibile che deturpino un capolavoro o un'ottima storia. Ciascuna delle tre soluzioni individuate da Anthony ha i suoi pregi: le conclusioni tragiche consentono di far risaltare l'opera di giustizia vendicatrice compiuta da Tex, mentre quelle amare fanno appello alla pietà dei lettori, che sono invece inseriti da quelle ironiche in un clima di piacevole complicità con Tex, i pards e lo sceneggiatore. Dovendo però scegliere, ritengo più efficaci nell'insieme le conclusioni drammatiche, perchè più frequentemente delle altre consentono di elevare il livello medio della vicenda, come a mio avviso dimostra ( oltre agli esempi citati da Anthony ) "L'oro del Colorado" in cui il finale castigo dei colpevoli conferisce un'insospettabile grandiosit? ad una vicenda di per sè abbastanza ordinaria. Devo comunque dire che un finale particolarmente incisivo e per i miei gusti personali un piacevole extra, ma non rappresenta un fattore determinante per valutare il livello di una storia che a mio avviso può benissimo essere ritenuta un capolavoro anche con una conclusione meramente funzionale: tra le mie vicende preferite figurano infatti non solo storie come "Il ritorno del Carnicero" o "I predatori del grande Nord", caratterizzate da un finale allegro e ironico, , ma anche vicende come "In nome della legge" o "L'uomo con la frusta", la cui conclusione non è eccessivamente connotata in senso drammatico ( il suicidio dell'"uomo di Flagstaff" nella prima trama rappresenta a mio parere nulla più che una lieve e più drammatica variante di un esito già scontato diverse pagine prima, mentre i saluti finali tra i pards e Montales nel secondo caso sono quanto di più pacato e tranquillo si possa immaginare ).
  4. Questa è la copertina del vol. 151 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani col titolo "A due passi dalla morte"; conterr? le ultime pagine de "La pistola nascosta" ( nn. 373 - 374 ), "Oltre la frontiera" ( nn. 375 - 376 ) e la prima parte di "Soldati a cavallo" ( nn. 377 - 378 ). Titolo e copertina si rifanno alla seconda vicenda; la copertina di Villa, in particolare, riprende con qualche variante quella del n. 375 della serie regolare, "Oltre la frontiera", un po' come era avvenuto un mese fa con il n. 147 ( la cui copertina si rifaceva a quella del n. 366 ) Villa: Galep: ? Sergio Bonelli Editore
  5. La storia migliore dell'anno per me è stata "Lo sceriffo indiano", vicenda con un coprotagonista inconsueto e tratteggiato IMHO meravigliosamente ( il giudice Forrest ), ma con un Tex abile, deciso e risolutivo come da tradizione. La vicenda meno valida, invece ( forse persino più del Maxitex che pure ha delle scene un po' stridenti ), mi pare sia stata "Vendetta per Montales", che nella seconda parte perde di coerenza narrativa e si sgonfia assai ( cosa che invece a mio parere non si può dire delle due ultime storie dell'anno nella serie regolare, molto meno ambiziose e originali, ma anche più coerenti nel loro andamento ).
  6. I titoli dei prossimi due volumi della Collezione dovrebbero essere " A due passi dalla morte" ( n. 151 ) e "Cobra Galindez" ( n. 152 ). A giudicare dalle anticipazioni delle copertine che sono apaprse rispettivamente sul Venerdì di Repubblica e sull'Espresso pare proprio che Claudio Villa premer? molto sul pedale della drammaticit?, cosa prevedibile nel primo caso ( in cui la copertina riprende da un'altra angolazione quella del n. 375 ), un po' meno nel secondo ( che si rifarà alle prime pagine del n. 379 )....
  7. IMHO, anche se ogni sceneggiatore inevitabilmente imprime la propria personalit? alla serie per cui scrive, mi pare difficile negare che Nizzi abbia sempre cercato di mantenersi fedele al modello bonelliano ( anche su precisa richiesta della casa editrice, tanto più vincolante in quanto rivolta ad un autore fino al 1983 "esterno" ), introducendo novità ( maggior uso dell'ironia, maggiore vocazione "investigativa" di Tex ecc. ) soltanto gradualmente e in maniera generalmente non troppo ostentata; di conseguenza, a mio avviso, le trame di gran parte delle sue storie risultano ben costruite, prive o quasi di cadute di tono o di livello e dotate di personaggi caratterizzati in maniera sempre appropriata e a non di rado molto convincente; altri utenti ( come Ymalpas e Piero ) hanno già fatto elenchi di storie particolarmente riuscite, e non credo potrei aggiungere molto. Come ho già detto altre volte, questo moderato "tradizionalismo", ha reso spesso più facile criticare Nizzi per difetti ( momenti di guardia abbassata, colpi di immeritata fortuna, informazioni ricevute dal primo che capita, eccessivo legalitarismo, errori strategici ecc. ) che è possibile riscontrare non solo in Nolitta ( il Tex di Sergio Bonelli ha sempre visto fans accesi e denigratori accaniti battersi all'ultimo sangue a proposito del livello delle sue storie ) ma anche in GLB ( qualunque cosa possano dire utenti "tradizionalisti" come Wasted, non mi pare troppo difficile trovare caratteristiche del genere in vicende uscite dalla penna del creatore di Tex, in specie in sceneggiature del primo e terzo - quarto centinaio ): rappresentare la tradizione senza essere all'origine della tradizione stessa è senz'altro un onore, ma molto più spesso si rivela un onere. Per quanto riguarda Boselli, è impossibile a mio parere negare che il suo esordio sia stato folgorante, dato che "Il passato di Carson" riesce a inserirsi nella saga texiana pur presentando notevoli novità ( creazione di una quantit? di riuscitissimi personaggi secondari, inserimento appropriato di una vena sentimentale nell'azione, scene che si imprimono fortemente nella mente del lettore ecc. ). Ad essa hanno fatto seguito numerose storie di eccellente livello come "Cercatori di piste", " Sulla pista di Fort Apache", "La grande invasione" e riuscitissimi riempitivi come "Bufera sulle Montagne Rocciose", "Intrigo nel Klondike" ecc. Non mi sentirei tuttavia di dire che le sceneggiature boselliane siano di un livello uniformemente eccelso, dato che in diverse altre vicende ( pur spesso esaltate negli spazi informatici ), gli aspetti innovativi della sua scrittura texiana hanno assunto IMHO una importanza soverchiante rispetto alle costanti della saga: il rilievo assunto dai personaggi minori ha non infrequentemente messo un po' nell'ombra Tex e i pards ( cfr. "I sette assassini", "I Lupi Rossi" e "Omicidio in Bourbon Street", dove Bronco Lane, i due nemici - amici indiani e Carfax assumono un ruolo che non pare azzardato ritenere protagonistico ); il motivo sentimentale ha preso diverse volte tinte quasi da romanzo rosa ( cfr. ancora "I sette assassini", con i flirt di Lena e Donna oppure la storia d'amore che è il nucleo narrativo di "Matador!" ); la ricerca dell'effetto, a sua volta, mi è parsa talora degenerare nell'effettismo ( cfr. ancora una volta "I sette assassini", con i suoi "cattivi" in stile Grand Guignol ) o mettere in forse la coerenza narrativa della trama ( cfr. la recente "Vendetta per Montales", in cui il ricatto di Nacho Gutierrez a Montales, che pare fondato su una incancellabile macchia nel passato dell'amico messicano di Tex, si rivela poi dotato della consistenza di uno spaventapasseri, causando un nettissimo calo della tensione narrativa ). Si può infine aggiungere che colpi di fortuna e piccionate non mancano neppure in sceneggiature boselliane ( ancora una volta mi tocca citare "I sette assassini" dove i quattro pards insieme non riescono a mettere il sale sulla coda ad un simpatico scavezzacollo come Bronco Lane che nei successivi sviluppi della trama, bench? ferito e a piedi, riesce a evitare che i quattro pards finiscano arrosto ). Insomma, a mio avviso, il contributo che Boselli ha finora dato al personaggio Tex non è affatto trascurabile, ma quello di Nizzi mi appare superiore non solo a livello quantitativo ma anche a livello qualitativo complessivo. Dato che Boselli ha comunque davanti a sè ancora numerosi anni di operosit?, gli anni a venire consentiranno comunque valutazioni più approfondite. P. S. @Wasted e Virgin: credo di aver capito quanto voleva dire Ferruccio. Secondo me ha paragonato "L'uomo con la frusta" e "Matador!" a due ciclisti impegnati a superarsi in una salita, con la prima storia che guadagna tantissimo terreno sulla seconda che, per usare ( come ha fatto lui ) il gergo ciclistico, "si pianta", inchiodata dalla stanchezza in un punto della strada.
  8. Questa è la copertina del vol. 150 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "La tribù nascosta": comprender? la parte finale di "Thonga il tiranno" ( nn. 371 - 373 ) e ( almeno in gran parte ) "La pistola nascosta" ( nn. 373 - 374 ). Il titolo e la copertina di Villa fanno riferimento alla prima delle due storie. ? Sergio Bonelli Editore
  9. Come ho già detto ieri sera nello shoutbox, la storia non mi è affatto dispiaciuta. Certamente, come è stato detto da molti, gli avversari di Tex ( Braden e Wes Turbin ) non è che brillino per coraggio ( del resto nemmeno gli affaristi che li pagano sono quel che si dice dei cuor di leone ) e nemmeno per astuzia: ; tuttavia quando attaccano Tex e Carson dispongono sempre del vantaggio della superiorit? numerica e non di rado di quello della sorpresa, talch? è difficile non credere che, se Ely Parker avesse incaricato qualcun altro di indagare, costui sarebbe finito sotto un buon metro di terra fresca; degno di nota è pure il fatto che i due pards prevalgono negli scontri senza praticamente ricorrere all'"arrivano i nostri" ; parlare, come è stato detto su TWO, di "Tex Vile e Kit Scarso" mi pare abbastanza fuori luogo, visto che mi pare difficile trovare tant? vilt? e scarsit? ( a meno, naturalmente, che tali "doti" non seguano Nizzi come l'ombra segue i corpi .....) . Il primo albo mi è sembrato il migliore dei due, perchè insaporito da un buon numero di comprimari ben caratterizzati ( il venditore ambulante amico di Tex Ned, il trapper misantropo, la famiglia di coloni ecc. ), mentre nel secondo si avverte chiaramente come la principale preoccupazione di Nizzi sia stata quella di arrivare in maniera logica e coerente alla conclusione, obiettivo raggiunto attraverso una gran quantit? di scene d'azione, ma senza aggiungere personaggi veramente nuovi . I disegni di Del Vecchio si mantengono a mio avviso su di un ottimo livello per tutta la vicenda, dando un notevole contributo alla caratterizzazione dei vari personaggi; anche il suo Tex e il suo Carson si inseriscono in maniera gradevole e non priva di originalità nella tradizione iconogafica dei personaggi. Insomma, IMHO: soggetto 6,5 sceneggiatura 7,5 disegni 8,5
  10. Ecco la copertina del vol. 149 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola col titolo "I diavoli neri". comprender? le ultimissime pagine de "L'uomo con la frusta" ( nn. 365 - 369 ), "Ladri di bestiame" ( nn. 369 - 371 ) e le prime pagine di "Thonga il tiranno" ( nn. 371 - 373 ). Il titolo ( che riprende quello con cui inizia la vicenda in questione ) e la copertina di Claudio Villa si riferiscono all'ultima storia. ? Sergio Bonelli Editore
  11. Pedro Galindez

    [Texone N. 23] Patagonia

    A proposito del personaggio di Ricardo Mendoza, mi sembra sia istruttivo un paragone con una figura molto più ricorrente di lui nell'universo texiano ( perfino troppo ricorrente, secondo il giudizio che Mauro Boselli ha di recente espresso nel nostro Forum ): quella del generale Davis, che quando compare funge quasi sempre ( come Mendoza qui ) da "procacciatore di missioni". A tutta prima, il paragone sembrerebbe favorevole al militare argentino: nella prima parte del Texone ci appare come un "irregolare", dal passato non troppo dissimile da quello di Tex ( e del loro comune amico Montales ) e dalle idee del tutto sovrapponibili a quelle del nostro ranger per quanto riguarda i rapporti coi nativi americani. Viceversa l'alto ufficiale dell'esercito Usa, fin da quando fa la sua prima apparizione in "Messaggero di morte", ci viene presentato sè come dotato di buonsenso e di umanit?, ma soprattutto come un militare dalla testa ai piedi, pienamente fedele all'istituzione della quale fa parte e pronto a difenderla sempre e comunque ( anche se, come si vede nel caso del colonnello Middleton della storia citata, non alieno da "colpi bassi" nei confronti di militari che ritiene indegni di indossare la divisa dell'esercito Usa ); il suo rapporto con Tex pare dunque molto più freddo, cauto e distaccato, simile insomma a quello che può intercorrere tra il nostro ranger e gli onesti sceriffi e cittadini che si trovano casualmente a collaborare con lui nel rimettere ordine nelle cittadine del West. La parte finale del Texone, però, a mio avviso quasi ribalta il quadro: mentre nei rapporti con Davis Tex mette sempre lealmente tutte le carte in tavola ( e il generale fa lo stesso con Tex, come si vede pure ne "Le colline dei Sioux", in cui le condizioni da lui stabilite portano all'amaro e poetico finale ), non così vanno le cose tra Tex e Mendoza. Commentando la storia a caldo, mi era parso che i due amici cercassero di forzarsi reciprocamente la mano; ripensandoci un po' più a freddo, mi pare di poter dire che tanto Tex che Mendoza manchino di sincerit? con l'altra parte e cerchino di strumentalizzarla per arrivare al risultato che desiderano ( la salvezza degli indios per Tex; la sottomissione - se possibile con la persuasione, se necessario con la forza e finanche con l'annientamento - per Mendoza ). Dato che il fine che Tex si ripropone è eticamente superiore ( e che il lettore conosce il nostro ranger da una vita, mentre Mendoza è semplicemente, per dirla col lessico televisivo, una "guest star" ), non è difficile concludere ( come ha efficacemente fatto Jim Davis ) per la condanna senza appello di Mendoza; mi pare però lecito chiedersi se Tex si sarebbe comportato in tal modo con Pat Mc Ryan, Gros - Jean, Montales, Jim Brandon o persino Tom Devlin e Nat McKennet, utilizzandoli come inconsapevoli pedine. Mi pare insomma che l'amicizia di Tex nei confronti di Mendoza ( come del resto quella di Mendoza per Tex ) non vada disgiunta da uno sgradevole paternalismo, cosa che, quando affiora un serio dissidio ( come accade in "Patagonia" a causa del peso della realtà storica ), condanna a una triste fine un rapporto in realtà privo di autentica lealt? reciproca e , di conseguenza, di profonde basi.
  12. Anche il primissimo Tex non rifuggiva dai travestimenti ( ve ne sono esempi in "Fuorilegge" [ nn. 3 - 4 ], "Il patto di sangue" [ nn. 7 - 8 ] e "Il tranello" [ nn. 10 - 11 ] ), ma è comunque vero che erano di solito più tipici di un eroe da romanzo di cappa e spada che di un investigatore alla Sherlock Holmes. Soltanto il caso dell'ultima storia citata ( in cui Tex si reca dal capo dei suoi nemici camuffato da pellerossa ) potrebbe essere avvicinato al modello dei travestimenti dell'ultimo periodo; è vero però che, nella circostanza, il nostro ranger mostra chiaramente i limiti della sua astuzia ( pensa di cavarsela con qualche "Ugh" che dovrebbe costituire tutta la sua conversazione ), finendo per mettere la testa nel sacco.
  13. Questa è la copertina del numero 148, della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Guerrilleros!"; conterr? gran parte de "L'uomo con la frusta" ( nn. 365 - 369 ), arrestandosi una decina di pagine prima della sua conclusione. La copertina di Claudio Villa stavolta non riprende nessun momento in particolare della vicenda, ma la riassume in un'inquadratura generale, mostrando Tex e Montales con un paio dei guerrilleros della banda di Galindez. ? Sergio Bonelli Editore
  14. Quanto detto dal Colonnello, da Anthony e da Sam non mi pare per nulla campato in aria, ma ritengo sia difficile non ammettere che ( per quanti "momenti di gloria" possa ottenere ) il "Vecchio Cammello", al pari degli altri due pards ( per i quali anzi, dato il minore spazio a loro riservato nella saga, il discorso va a mio parere riproposto in maniera accentuata ), occupi una posizione nettamente subordinata a quella di Tex, alla quale mi pare sfugga soltanto nella storia in cui Boselli e Marcello hanno aperto uno squarcio sul suo passato. Infatti in "In nome della legge", mi pare si possa affermare che, se la guida del gruppo ricade su di lui, è semplicemente per una questione di anzianit? ( maggiore rispetto a quella di Tiger e Piccolo Falco ) e di esperienza ( qui, oltre l'età, entra in gioco la sua nascita bianca, che, assicurandogli maggiori possibilità di agire e costruire una rete di relazioni, taglia le gambe a ogni eventuale idea di Tiger di accampare la sua candidatura ); tale guida inoltre viene esercitata più con modalit? da coordinatore di un gruppo ( o, il che è lo stesso, di "primus inter pares" ) che non di capo assoluto e carismatico come Tex. Ne "L'uomo con la frusta", poi, la cosa è ancora più accentuata, dato che al gruppo si aggiunge Montales che, conoscendo meglio degli altri i luoghi e le persone, esercita un ruolo per nulla trascurabile nelle discussioni sul da farsi. In buona sostanza, direi che il distacco che tra i rimanenti pards e Tex non mi pare molto minore di quello che intercorre tra i lettori e loro. Come però ha sottolineato in particolar modo il Colonnello, Carson ha dalla sua molte caratteristiche "umane" e "molto umane" ( l'amore per il cibo, i propri comodi e le belle donne e la tendenza ad esibire in maniera quasi ostentata tali "debolezze" ) che lo rendono ( o almeno possono renderlo, se non vengono utilizzate in modo troppo intensivo ) estremamente caro ai lettori. Come però ha sottolineato Sam , il vecchio Kit non è certo nato con tali caratteristiche, dato che inizialmente il suo ruolo non va molto oltre quello di mettere a disposizione di Tex un secondo Winchester o un'altra coppia di Colt . Poco per volta ( come si può però vedere a mio avviso già in sceneggiature della metà del primo centinaio, come "Dramma nella prateria" ), Carson inizia a diventare la voce della prudenza, delle perplessit? e degli scoraggiamenti di fronte a difficolt? apparentemente insuperabili, che consente di far risaltare al massimo l'eroismo e l'intraprendenza di Tex. In seguito ( a partire da "New Orleans" e "La carovana dell'oro" ) iniziano a comparire le caratteristiche "molto umane" di cui ho detto sopra, che conferiscono al vecchio pard una lieve aura umoristica. Finalmente, nel corso del terzo centinaio, si arriva alla preponderanza delle storie incentrate sulla coppia Tex - Carson( visti come amici fraterni e complementari nell'azione e nel carattere ) che è tipica del tardo GLB e di Nizzi ( che potremmo allora definire "tardobonelliano", se, come ho letto oggi, Boselli è stato classificato come "paleobonelliano..... )
  15. Pedro Galindez

    Corrado Mastantuono

    In effetti, si tratta di una cosa che dipende dai gusti personali del lettore; per quanto riguarda i miei, Mastrantuono non è certo tra quelli che incontrano al massimo grado le mie preferenze, perchè il suo tratto mi appare spesso troppo spigoloso e, se così si può dire, "acido", un po' come quello di Font, per quanto tali caratteristiche siano alquanto più marcate nell'artista catalano. Per quanto invece riguarda l'attività su "Topolino", della quale non sapevo, non credo, come già detto da altri, che possa servire a squalificare il suo lavoro come "fumettistico", anzi: il mio disegnatore texiano preferito, Fusco, non è certo privo di venature "fumettistiche"
  16. La copertina del n. 147 riprende in controparte quella dedicata da Galep al n. 366 della serie regolare, "Appuntamento con la morte". Galep: Villa: ? Sergio Bonelli Editore
  17. Anch'io ritengo la posizione espressa da Nizzi un po' troppo rigida e chiusa nei confronti del "nuovo", oltrech? difficilmente attuabile in pratica: che lo voglia o meno, qualunque autore, anche quello che più sa evitare soluzioni stilistiche e narrative che mettano troppo in evidenza la propria personalit?, lascia la sua impronta sul personaggio. Per quanto abbia "bonellizzato" la sua scrittura e la sua tecnica narrativa, lo stesso Nizzi, anche nelle primissime storie texiane da lui scritte, ci presenta un Tex più pacato e più disposto all'ironia di quello del creatore del personaggio ( GLB non avrebbe mai potuto scrivere una storia pur meravigliosa come "I cospiratori", in cui Tex e Carson recitano in maniera piuttosto divertente il ruolo dei pii frati ). Uno stesso autore, del resto, può lentamente modificare il suo approccio al personaggio, come è capitato allo stesso GLB, le cui storie tarde ci presentano spesso un Tex molto più ligio alle formalit? legali di quanto non fosse non solo il fuorilegge solitario de "Il totem misterioso" o "La Mano Rossa", ma anche il ranger de "Il patto di sangue" o l'agente indiano di "Sangue navajo". Malgrado ciò, IMHO le parole di Nizzi possono comunque essere prese come un utile monito ad evitare che, nelle sceneggiature del nostro ranger, gli elementi innovativi acquistino un'importanza soverchiante nei confronti di quelli tradizionali. Mantenere un equilibrio tra le due componenti non è facile, ma è proprio l'esservi riuscito che ha reso "Tex" così longevo e amato dal pubblico, cosa a cui per parecchi anni ha dato un contributo fondamentale lo stesso Nizzi.
  18. Ecco la copertina del numero 146 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "El Caribe": comprender? le ultime battute di "Sioux" ( nn. 358 - 362 ) e ( almeno in gran parte ) "Desperados" ( nn. 362 - 363 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa si rifanno alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  19. Pedro Galindez

    Cartonati Di Tex

    Sul sito della SBE ha fatto la sua comparsa anche la copertina dell'ultimo cartonato; IMHO, i disegni di Font guadagnano moltissimo dalla colorazione, che li rende a mio avviso infinitamente più gradevoli. ? Arnaldo Mondadori Editore
  20. Viceversa da me è uscito. Ho poco da aggiungere a quanto detto da Texone, che condivido pressoch? del tutto, tanto per il soggetto che per la sceneggiatura. Ho solo da rilevare una curiosa incongruenza cronologica: la storia, dato l'accenno che si fa a pag. 81 a Little Big Horn, dovrebbe essere posteriore al 1876, ma a pag. 76 ci viene detto che il Commissario per gli Affari Indiani è ancora Ely Parker, che lo è stato fino al 1871; la cosa comunque potrebbe essere spiegata col fatto che Parker, come altri personaggi storici incontrati da Tex ( Cochise, Buffalo Bill ) è stato "assorbito" nel West atemporale in cui opera il nostro ranger, e pertanto si presuppone sia sempre dietro la sua scrivania di Washington quale che sia la durata storica della sua permanenza in carica.
  21. Ecco la copertina del numero 145 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Territorio indiano": comprender? gran parte di "Sioux" ( nn. 358 - 362 ) e, come è ovvio, il titolo e la copertina di Claudio Villa ( che riprende una delle prime scene del n. 360 ) si rifanno a tale storia. Si tratta del secondo caso ( dopo quello del volume 63 "L'uomo di Flagstaff" ) in cui in un volume viene ristampata soltanto una parte di una singola storia, ma è probabile che capiter? anche in seguito, quando appariranno a colori "L'uomo con la frusta" e "Il segreto del Morisco". ? Sergio Bonelli Editore
  22. Molto bello il disegno di Pesce, che IMHO ha saputo dare un'interpretazione di Tex personale ma perfettamente inseribile nella tradizione iconografica del personaggio ( a mio parere sono forse avvertibili vaghissimi riferimenti a Galep, ma occorre davvero un grosso sforzo per percepirli ); a mio avviso non sarebbe una cattiva idea affidargli la realizzazione di qualche storia, anche nella serie regolare. Pure l'opera di Lemos mi pare piuttosto gradevole, mentre il Tex di Bocci mi pare un po' troppo cupo e torvo ( effetto dell'attuale campo di lavoro dell'artista?).
  23. Le tavole riconfermano le qualità di Del Vecchio, specie per la rappresentazione grafica del nostro ranger; per quanto riguarda invece la trama è più difficile farsene un'idea, dato che le tavole ci fanno soltanto capire che in questa vicenda vi saranno, come era comunque facile immaginare, alcune situazioni da sempre topiche nella saga texiana ( gli attacchi indiani, lo scontro tra Tex e lo speculatore che si prende una bella "spazzolata", il consiglio dei capi indiani divisi tra quelli favorevoli alla pace e le "teste calde" che vogliono arrivare al confronto armato coi bianchi ecc. ).
  24. Questa è la copertina del numero 144 della "Collezione Storica a colori", da oggi in edicola con il titolo "LO schiavo bianco"; contiene la parte finale de "La congiura" ( nn. 354 - 357 ), "La mano nella roccia" ( nn. 357 - 358 ) e le primissime pagine di "Sioux" ( nn. 358 - 362 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa si riferiscono, come già anticipato, alla prima storia. ? Sergio Bonelli Editore
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