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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Pedro Galindez

    Tex Eroe Positivo?

    Se non ricordo male, Sergio Bonelli in "Come Tex non c'è nessuno" afferma che, nonostante certe modificazioni fossero richieste anche dalla censura ( se non erro gli episodi compresi nei primi 14 numeri di "Tex" vennero censurati nelle loro ristampe, mentre fino al 1967 le avventure del nostro ranger uscirono col marchio G[aranzia]M[orale]), vignette come quella riportata da Anthony, a suo parere, contravvenivano comunque all'ethos eroico di Tex, perchè, scrivendo scene del genere, GLB aveva pagato un tributo ai giallisti americani della "scuola dei duri". In nome degli stessi principi, Sergio Bonelli ha anche"corretto" la recente ristampa de "Il massacro di Goldena", tagliando la frase in cui Tex ordina ai suoi di non fare prigionieri con gli Apache e i rinnegati di Fraser. In ogni modo, comunque, se il peronaggio originariamente creato da GLB era tratteggiato a colori più cupi di quello odierno, va anche detto che il creatore di Tex ha finito per adeguarsi ai parametri di suo figlio Sergio, anche se, negli anni Settanta e Ottanta, non è che ci fossero timori di censure. Il Tex bonelliano del "centinaio d'oro" ( nn. 101 - 200 ) e di quello successivo, solo molto raramente ammazza a sangue freddo dei criminali e, quando lo fa, come ha detto Jim Davis nel suo intervento iniziale, ha sempre qualche scusante ( attacchi a tradimento, natura scellerata dei suoi nemici, come capita con uno dei satanisti de "Il marchio di Satana" ecc. ) o concede al suo avversario l'opportunità ( teorica ) di provare a sfidarlo ad armi più o meno pari.
  2. Ecco la copertina del n. 134 della "Collezione Storica a colori", in edicola da oggi con il titolo "Imboscata!": comprende le ultime pagine de "Gli spiriti del deserto" ( nn. 328 - 330 ) e la prima parte di "Nelle paludi della Louisiana" ( nn. 330 - 333 ). La copertina di Claudio Villa riprende un momento di quest'ultima vicenda. ? Sergio Bonelli Editore
  3. Pedro Galindez

    Tex Eroe Positivo?

    ( Jim Davis@ 17 agosto ore 15:51 ) IMHO, il problema non è tanto che cosa viene raccontato o mostrato al lettore ma come ciò viene raccontato o mostrato. Sul piano dei puri e semplici contenuti non c'è IMHO molta differenza tra il modo in cui il Tex di GLB tratta Brennan ne "Il giuramento" ( ma la cosa vale anche per alcuni cattivi "minori" come il Ben Sherman a cui si riferiscono le immagini postate da Jim o come Tucker, il capo dei sicari di Brennan e Teller, che Tex lascia andare dopo che, a seguito di un "robusto massaggio", gli ha rivelato i mandanti del piano per uccidere, ma di cui segnala la presenza ai Navajos , che lo seppelliscono sotto una frana; in quest'ultimo caso insomma Tex manda alla morte uno a cui aveva promesso salva la vita ) o Fraser in "Massacro" o i banditi de "L'oro del Colorado", e quello in cui il Tex di Nizzi tratta Lou Caudill e il Tex di Manfredi Lansdale; pure l'effetto sul lettore è assai probabilmente diverso, come dice Jim. Come mai? Probabilmente conta moltissimo la diversa prospettiva degli sceneggiatori. Il Tex di GLB è non soltanto LA GIUSTIZIA personificata ( come afferma Wasted ); lo è nella prospettiva del romanzo di cappa e spada ottocentesco, come Edmund Dant?s ne Il conte di Montecristo, che conduce alla rovina i suoi nemici facendo subire loro la pena del contrappasso, o come Athos ne I tre moschettieri, che sottopone Milady a un "processo" con tanto di accusatori ( D'Artagnan, lord Winter e lui stesso ) e giuria ( Aramis e Porthos ) e la fa decapitare da un regolare boia, perchè non vuole che si dica che ella sia stata assassinata; il comportamento di Tex con i cattivi precedentemente citati, con il suo uso di elementi spettacolari e tutte le sue affermazioni che fanno riferimento alla volont? divina e alla sorte rispondono IMHO alla stessa logica. Questo rapporto diretto con la narrativa popolare ottocentesca, tipico di GLB, non poteva esserci più IMHO con uomini di una generazione più giovane come Nolitta o Nizzi ( figuriamoci poi con Manfredi, Boselli o Faraci ); di conseguenza, quando il loro Tex arriva a comportamenti tanto estremi, il lettore probabilmente "sente" che non è più il "giustiziere - vendicatore" di GLB e di conseguenza tende a vedere nel suo comportamento una sulfurea volont? di vendetta personale ( la morte di Caudill, che IMHO paga non solo le sue scelleratezze, ma anche il fatto che con la sua abilità di commediante abbia messo nel sacco il nostro ranger ) oppure un "machiavello" per arrivare alla vittoria ( il caso di Lansdale, in cui Tex non deve solo eliminare il "cattivo", ma anche la sua opera, la diga, che altrimenti continuerebbe a tagliare l'acqua ai Pima e ai farmers anglosassoni e messicani ). A mio parere dunque, si tratta di una inevitabile conseguenza della diversa personalit? letteraria degli sceneggiatori, anche se, nel caso di Manfredi, ho il sospetto che ci sia di mezzo anche l'idea per cui, in un'età "tardo - western" come quella in cui è ambientata "La grande sete", non ci sia più molto posto per l'eroismo. Per quanto riguarda invece il caso di Lilyth in "Sul sentiero dei ricordi", IMHO non è il caso di vederlo troppo in chiave "moderna": la sposa di Tex cercava semplicemente di difendere il suo uomo e i loro amici da una banda di feroci predoni; non credo fosse obbligata a rifugiarsi dietro di Tex e svenire per la paura ( anche una delle fanciulle che il ranger libera dagli Hualpai ne "L'idolo di smeraldo" si comporta nella stessa maniera ).
  4. Pedro Galindez

    Galleria Di Fernando Fusco

    Davvero bellissimo IMHO, per come è stato reso il volto di Tex e l'ambiente naturale ( l'alligatore in primo piano mi sembra quasi "vivo" ) ! Se non erro, dovrebbe essere riferito, pur con una certa libertà a "Nelle paludi della Louisiana" ( nn. 330 - 333 ); ricorda del resto la copertina di Galep dell'albo n. 332, "Acque Mortali".
  5. La risposta alla domanda di Anthony non ?, IMHO, molto semplice. A mio avviso, se è esagerato affermare, come fa Nizzi, che "nelle storie di Boselli il protagonista è sempre un altro", è però vero che la creazione di comprimari estremamente importanti è una delle linee portanti del suo modo di narrare: soltanto raramente, infatti, egli ha puntato a scrivere storie di impostazione classica ( tra quelle che conosco direttamente potrei citare "A sangue freddo" e "Il diadema indiano", "Intrigo nel Klondike" ), con risultati IMHO variabili dal discreto ( le prime due vicende ) all'assai buono ( l'ultima ) . Altre volte ha invece cercato di raggiungere un punto di equilibrio tra il protagonismo di Tex e la presenza di numerosi ed interessanti comprimari: tale è IMHO il caso, per esempio di "Vendetta per Montales", "Missouri" e "Patagonia", con esiti che a mio avviso variano dall'accettabile della prima storia ( cui hanno nociuto le contraddizioni narrative e la fiacchezza degli antagonisti ) all'ottimo dell'ultima ( anche se il carisma texiano finiva per essere somigliante a quello di Leonida alle Termopili ). In altre circostanze, invece, Boselli ha inserito Tex in vicende "corali", giungendo in qualche caso al capolavoro o quasi ( "La grande invasione", in cui Tex si afferma come leader di un gruppo di personaggi vigorosamente caratterizzati ). Altri casi ancora mi paiono fatti apposta per confermare l'affermazione di Nizzi ( "Matador", "I lupi rossi", "Il fuggiasco" e "Omicidio in Bourbon Street" sono i primi che mi vengono in mente ), anche perchè, se il lettore ripensa a quelle storie ( pur tutt'altro che prive di pregi ), non pensa certo a Tex per primo, e il carisma del ranger ne soffre ( è difficile non pensare che, sempre in "Omicidio in Bourbon Street", Tex esca nettamente sconfitto da tutti i suoi scontri con Robinson - Delouches, uscendo vincitore e salvo solo grazie a Carfax - T?n°bres ). In conclusione mi pare di poter dire che, malgrado i rischi segnalati da Nizzi non siano irreali, a tutt'oggi non mi pare si siano concretizzati sempre e comunque; del resto, se ci pensiamo, Tex ci rimette anche se si ritrova protagonista assoluto di una storia fiacca, cosa che può capitare allo stesso modo se la vicenda è scritta in maniera "innovativa" o in maniera "tradizionale".
  6. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    La morte di Lansdale è in effetti notevole non tanto per il suo carattere ritenuto "non texiano" ( a parte il caso di Lou Caudill, vi sono almeno un altro paio di "cattivi" uccisi da Tex quando non potevano più difendersi: il bieco Don Felipe di "El Diablo" ( storia compresa nel n. 1 ), scaraventato senza complimenti dal primo piano della sua residenza dopo che il ranger ha scoperto che rapiva fanciulle per venderle schiave, e Borman, membro del "Tucson Ring" dell'omonima storia, che fa analoga fine dopo aver tentato di uccidere Tex e Carson a tradimento; come è stato poi detto su TWO, anche Brennan e Fraser vengono, in un certo senso, "giustiziati" ne "L'implacabile" ( nn. 103 - 106 ) ed in "Massacro!" ( nn. 108 - 109 ) ) quanto per come viene architettata e commentata da Tex. In essa vi è un certo elemento di "contrappasso" ( Lansdale aveva ucciso Basil e Hawks premurandosi di apparire in regola con la legge, proprio come fa Tex con lui ) ma fa IMHO una strana impressione al lettore vedere il nostro ranger che "recita una parte" ( e mente ) non solo col governatore, ma anche coi farmers e i Pima. Se vogliamo, il finale de "La grande sete" è il rovescio della medaglia di quello di "Patagonia". Nel Texone di Boselli avevamo un Tex che, nonostante difendesse gli indios con le stesse tattiche da lui usate per i suoi Navajos in "Sangue Navajo" e "Vendetta Indiana" o per i Cheyenne in "Messaggero di morte", veniva battuto su tutta la linea dall'esercito argentino, pur guidato da personaggi non certo titanici come Mendoza e Belmonte; nella storia di Manfredi, invece, vediamo un Tex che, per avere ragione di Lonsdale, deve comportarsi.... con la subdola e brutale astuzia di Lonsdale. Di conseguenza, mentre il Texone trasmette un'impressione di catastrofe senza rimedio, qui abbiamo invece un lieto fine con retrogusto amaro, più conciliabile con la tradizione texiana "classica" , ma comunque sensibilmente differente da essa; in ogni caso, comunque, originale e significativo .
  7. Ecco la copertina del volume 133 della "Collezione Storica a colori", uscito oggi con il titolo "La nave perduta": comprende la parte conclusiva de "I rapinatori del Missouri" e le battute iniziali de "Gli spiriti del deserto" ( nn. 328 - 330 ). Il titolo è quello con il quale quest'ultima vicenda è uscita come cartonato; anche la copertina di Villa si riferisce a questa storia, che lui stesso ha realizzato graficamente a suo tempo. ? Sergio Bonelli Editore
  8. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    A mio avviso invece ( e mi pare che quanto detto da Manfredi lo confermi ) la morte di Lonsdale è perfettamente voluta da Tex; il nostro ranger del resto ( come dice in un lungo monologo interiore a p. 94 del n. 587 ) vuole che la diga salti con il bieco affarista per due motivi:a) sebbene ci siano prove sufficienti per incastrarlo, Lansdale potrebbe avere il governatore sul suo libro paga, cosa che gli permetterebbe di non subire conseguenzeb ) la diga non è stata inoltre solo opera di Lansdale, ma di una impresa che anche senza di lui non rinuncerebbe a metterla in opera, tagliando l'acqua ai farmers e ai contadini. Come ho detto in un post precedente, non è la prima volta che il ranger provoca volontariamente la morte di qualcuno ( l'esempio più prossimo mi pare la fine di Lou Caudill ne "I predatori del Grande Nord", saltato in aria con il suo deposito d'armi perchè Tex ha tenuto la miccia troppo lunga ), anche se è la prima volta che d' una spiegazione falsa degli avvenimenti; quest'ultimo particolare, IMHO, si inquadra nell'atmosfera machiavellica della vicenda, in cui tanti personaggi e situazioni sembrano ciò che non sono ( Lansdale, con tutta la sua brutale tracotanza, pare un cittadino ligio alle leggi; i due cowboys teste calde dell'albo precedente vengono trattati come pericolosi delinquenti per una sciocca ragazzata; Hawk è ufficialmente il capo delle guardie della diga, ma di fatto è il principale "gunman" e sicario di Lansdale ) e in cui perciò anche Tex e Carson si comportano da volpi tra le volpi cosa che, se non impedisce un almeno provvisorio lieto fine, lascia un retrogusto amaro alla vicenda.
  9. Che vuoi farci, Anthony? Molti utenti di TWO esprimono, in maniera forse più diretta ( seppure meno articolata ), le stesse opinioni dell'attuale staff texiano di Ubc ( il commento da te citato può essere visto come la versione semplificata e poco articolata di quanto detto da G. Loi a proposito de "L'ultima frontiera" ); d'altra parte, specie nel caso si tratti di lettori giovani, il loro "vero Tex" è probabilmente quello di Boselli ( nonostante gli elogi di rito a GLB e quelli, forse meno di rito, a Nolitta, che IMHO ha toccato per primo certi motivi poi ripresi da Boselli: basta fare un confronto tra "Caccia all'uomo" e "Il fuggiasco", oppure tra "Grido di guerra" e la seconda parte di "Patagonia" ): giudicato sulla base di tale parametro Nizzi è inevitabilmente in difetto ( purtroppo per loro, però, un discorso del genere può essere facilmente rovesciato... )
  10. IMHO, Sam ha colto uno dei motivi più importanti che hanno favorito gli attacchi a Nizzi: il fatto che si sia assunto il peso di reggere Tex ( nel quarto centinaio della serie ) nella maniera "totale" o quasi di GLB e seguendone l'esempio; ciò ha reso possibile criticare in lui ciò che di "tradizionale" era in Tex senza criticare GLB ( il 75% delle critiche tipiche fatte a Nizzi potrebbero a mio avviso essere ripetute per il creatore di Tex). Degno di nota mi pare pure quanto Sam dice in seguito: ( Sam Stone@) Certamente, con il procedere del quinto e del sesto centinaio della serie, Nizzi ha in misura sempre maggiore perso freschezza e smalto ( del resto, si tratta di un discorso che IMHO potrebbe essere fatto per gran parte degli sceneggiatori: non è difficile notare che c'è qualche differenza tra il GLB di "Sulle piste del Nord" e quello de "La Foresta Pietrificata", o tra quello de "Il figlio di Mefisto" e quello de "L'ombra di Mefisto" ); l'impressione che ho ricavato leggendo gli attacchi che gli sono stati riservati è però che la sua parabola discendente sia più che altro stata un'occasione a lungo attesa da certi critici per "rimetterlo al suo posto". Ancora una volta ( mi dispiace dover ritornare sull'argomento, ma è necessario ) , quanto si scriveva su Ubc nel lontano 1996 può essere istruttivo. Come si è già detto in questa stessa discussione, la storia "Gli Invincibili" di Boselli e Marcello venne accolta tiepidamente dal recensore M. Zucchi. La rivista dette comunque la possibilità di esprimersi anche all'altra campana, con G. Loi che profitt? dell'occasione per spezzare una lancia a favore di Boselli e ... per spezzarne un'altra sulla testa di Nizzi . Loi afferm? infatti non solo che ma anche che Più degli elogi a Boselli ( di cui si potrebbe parlare nel topic che gli è dedicato; ), sono interessanti le critiche a Nizzi. Sono le stesse che abbiamo sentito ( con un tono certo diverso: qui c'è ancora calma e pacatezza, mentre in seguito leggeremo anatemi e invettive, talora condite con un pizzico di sarcasmo ) per sceneggiature come "Congiura contro Custer", "Mefisto!", "Pioggia" o "Tumak l'inesorabile" ma ben prima che le storie in questione siano state, non solo pubblicate, ma anche scritte; oltretutto, l'uso del passato prossimo ( "ha avuto" ) e dell'imperfetto ( "sprecava" ) fa pensare che ci si riferisca non solo a storie uscite non molto prima de "Gli Invincibili" ( come "Gli uccisori" "I lupi del Colorado" o "Yucatan", comunque valutate all'epoca da Ubc in maniera positiva, seppure non entusiasta ), ma addirittura al complesso della produzione nizziana, compresa quella del quarto centinaio: per Loi e per coloro che condividono e riecheggiano le sue idee nell'attuale staff di Ubc ( M. Feltrin, F. Congedo, V. Oliva ecc. ) anche vicende come "L'uomo senza passato" ( in cui comunque il discorso è più agevole, visto che i meriti del soggetto possono senz'altro essere accreditati a Villa, mentre la sceneggiatura di Nizzi lo banalizzerebbe ), "Furia Rossa", "L'uomo con la frusta", "Nelle paludi della Louisiana" ecc. sono " troppo banali" e "troppo diluite" a livello di sceneggiatura. Non è insomma tanto una questione di declino artistico: è l'insieme della produzione di Nizzi ad essere ritenuta inadeguata. In nuce, l'"antinizzismo a prescindere" sta già tutto qui
  11. Pedro Galindez

    Titoli Di Lavorazione

    Sono IMHO assai degne di nota le differenze tra i titoli di lavorazione e quelli definitivi della recente storia di Manfredi. Si può forse ritenere che il titolo di lavorazione del n. 585 sia più chiaro di quello adottato definitivamente per quanto riguarda il motivo portante della vicenda ( anche se "La grande sete" si sposa piuttosto bene alla "terra desolata" evocata dalla copertina di Villa ); viceversa il titolo definitivo del n. 586, "Giochi di potere", si adatta IMHO molto bene all'atmosfera di intrighi machiavellici dell'albo, mentre quello di lavorazione, "La diga", appare un po' troppo piatto e denotativo.
  12. Pedro Galindez

    [323] La Città Corrotta

    Se si guarda ai risultati ottenuti da Civitelli e GLB ( e Sclavi ) in questa storia è difficile non essere d'accordo con AtThe Rocks, tanto più in quanto la storia di GLB e Galep apparsa nel n. 300 non ha incontrato un gran gradimento tra i lettori di "Tex". Senonchè, "La città corrotta" non ottempera a due delle regole non scritte dei numeri centenari di "Tex"; non è infatti disegnata dal "decano" dei disegnatori texiani in attività ( Galep allora, adesso Ticci ) e non prevede la presenza di tutti e quattro i pards, elemento comune non solo alle storie centenarie, ma anche ad altri albi celebrativi come i nn. 455 e 575. Di conseguenza, un pensiero del genere probabilmente non passè mai per la testa di Sergio Bonelli....
  13. L' ultima apparizione in assoluto di Tom Devlin è state quella del Maxi 2006 ( "Il veleno del cobra" ); nella serie regolare, invece, la sua ultima presenza è stata quella in "Al di sopra della legge" ( nn. 456 - 457 ), storia con cui quella di prossima pubblicazione ha almeno un punto in comune .
  14. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    Civitelli non è nuovo a questo genere di citazioni: già nel lontano numero 306 ( "I cospiratori" ) un soldato messicano colpito dai pards cade come un miliziano in una celebre foto scattata dal fotografo americano Robert Capa durante la guerra civile spagnola. In questo caso, poi, vi è un precedente nella stessa saga texiana, dovuto a Fusco: alla fine di "Guerriero Apache" Tex e Carson caricano su un carro non solo l'oro che hanno recuperato ( come avviene anche in "Per qualche dollaro in più ), ma anche il cadavere di Galindez ....
  15. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    Un piccolo anacronismo in cui è incorso Manfredi ( ma era inevitabile, data l'impostazione della trama ): il governatore Garrick fa spesso riferimento ai suoi elettori e agli obblighi che ha nei loro confronti. Senonchè negli Usa il governatore è eletto dalla popolazione soltanto se il territorio in questione è stato eretto a stato: ciò avvenne per l'Arizona soltanto nel 1912, mentre in precedenza il governatore era nominato dal presidente Usa. La vicenda di conseguenza dovrebbe svolgersi dopo il 1912, una collocazione temporale del tutto inconciliabile con qualunque cronologia texiana. D'altra parte, i Pima avevano cominciato ad essere defraudati della loro acqua tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta ( nel 1895 il governo Usa si vide costretto a iniziare a fornire loro razioni, mentre le loro attività agricole erano fiorite fino al 1870 ) e questa, forse, potrebbe essere la collocazione cronologica più opportuna.
  16. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    Anch'io ho letto l'albo 586. Come praticamente tutti i precedenti interventi hanno sottolineato ( e come si era anche visto nel precedente albo ), Tex e Carson ci propongono di nuovo la loro immagine "tipica", tanto sul piano dell'azione , in cui, come ha notato Wasted, hanno bisogno di un solo colpo di fortuna che in quello dell'interazione reciproca. Anche in questo albo, come nel primo si vede comunque che Manfredi ha messo molta cura nel delineare un ambiente "tardo - western" che rispecchia molto alcuni aspetti della realtà contemporanea, come la scarsit? d'acqua, la lotta per il suo controllo e le "guerre tra poveri" ( la cosa non è del resto una novità per la serie: anche GLB trasferiva nel West tematiche d'attualit? come la diffusione del consumo di droga ne "Gli scorridori del Rio Grande" o le sette sataniche ne "Il marchio di Satana" ). Tutto questo si riflette anche nella maniera in cui Tex interagisce con gli agricoltori bianchi e i Pima da una parte, e con il "cattivo" Lansdale dall'altra. Sul primo fronte, infatti deve impedire che i due contendenti si sbranino lasciando campo libero al loro comune nemico ricorrendo a tutto il suo carisma e alle sue capacità strategiche. Per quanto invece riguarda Lansdale, invece, Tex ( e i lettori ) hanno di fronte non il classico "pezzo grosso di città", certo avido e privo di scrupoli, ma in definitiva reso miope dalla stessa consapevolezza della propria potenza, bensì un vero e proprio "mostro", che coniuga brutalit? e cinismo alla massima potenza con una grande attenzione a non violare apertamente la legge. Il ranger , come ha notato Wasted, ricorre all'astuzia ( e, possiamo aggiungere, al machiavellismo ), liquidandolo con le sue stesse armi ( anche questo, se vogliamo, un elemento che ci riconduce a certe storie di Nizzi, come "L'uomo con la frusta", e più ancora, "I predatori del Grande Nord" )e dimostrandosi un perfetto commediante con l'ingegnere della diga e col governatore ( che a me non pare così marziano come a Wasted: la sua finta ingenuità mi sembra nasconda il timore di essersi messo nelle mani di Lansdale e il desiderio di non restarne prigioniero, proprio come alla fine non vuole legarsi le mani con promesse troppo vincolanti ), cosa che alla fine d' un certo sapore amarognolo e ambiguo alla sua vittoria. Insomma, una storia che forse non si potr? definire un capolavoro assoluto, ma che mi pare ricca di spunti interessanti e ben narrata, oltrech? non priva di comprimari incisivamente tratteggiati ( Basil, Hawk e Swilling sono i primi che mi vengono in mente ). I disegni di Civitelli mi paiono anche in quest'albo ottimiIn sintesi, a mio parere:soggetto 8,5sceneggiatura 8,5disegni 9,5.
  17. In ogni caso, per Ubc Nizzi è il bersaglio a cui si spara ( quasi ) sempre, talvolta centrandolo o quasi ( come per "Moctezuma"), più spesso cadendo vittima delle proprie "idee fisse" ( cfr. "Lo squadrone infernale" ). Va comunque fatta IMHO una distinzione fra i recensori attivi su Ubc negli anni Novanta ( Traversa, Migliori, Zucchi, Bigi, Pistilio ecc ) e quelli attualmente in attività ( Loi, Feltrin, Oliva, Ligab? e Congedo ): i primi non lo mettevano certo in cima alle loro preferenze, ma, anche quando lo criticavano, raramente arrivavano alla stroncatura totale e mai arrivavano alle espressioni sprezzanti e liquidatorie dei secondi che certe volte mi hanno dato l'impressione di mirare non tanto ad esprimere una valutazione critica della singola storia, quanto di perseguire una campagna critica mirante ad allontanare Nizzi da Tex. Una volta ottenuto lo scopo, chiaramente chiunque altro sarebbe stato valutato in maniera più benevola ( non ci vuole molto.... ): certo, tra i componenti di questo staff texiano, Congedo coniuga l'antinizzismo più sfrenato ( è stato lui ad inventare l'espressione "Tordo della Notte" per designare il Tex dello sceneggiatore modenese ) con l'esaltazione più iperbolica delle sceneggiature texiane di Boselli, in genere valutate molto favorevolmente anche da Loi e dalla Feltrin ( pur con qualche distinguo in più ), mentre Oliva sembra il Minosse del gruppo ( ha accusato Boselli di "cialtroneria" per la stesura della sceneggiatura di "Omicidio in Bourbon Street", mentre, per quanto riguarda Faraci, ha affermato che solo nelle sceneggiature di argomento disneyano riuscirebbe a non inserire qualche nota stonata ).
  18. Su questo, purtroppo, c'è poco da fare: 220 pagine sono state annunciate e 220 pagine saranno. L'importante è che Nizzi riesca a "tagliare" la storia su questa misura, cosa non certo scontata per nessuno; come ha comunque detto Capelli d'argento, le vignette anticipate fanno intuire che non mancheranno le scene spettacolari. Pertanto, aspettiamo e speriamo.....
  19. Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi Disegni: Andrea Venturi Periodicità mensile: Settembre 2009 - Ottobre 2009 Inizia nel numero 587 e finisce nel numero 588 Nelle strade di San Francisco, tra i vicoli bui dei quartieri più malfamati, il traffico d'oppio si sta facendo sempre più intenso. è il capo della polizia di Frisco, Tom Devlin, a chiamare ancora una volta in soccorso Tex e Carson e i due pard si mettono subito sulle tracce degli spacciatori, per tentare di risalire alla fonte della distribuzione della droga. I primi indizi lasciano pochi dubbi... l'organizzazione sembra proprio essere retta da un vecchio nemico dei Rangers: il diabolico Tigre Nera, già sconfitto dai nostri in due precedenti occasioni e, ora, più che mai assetato di potere e di vendetta! La Tigre Nera è tornata a colpire! Tex e Carson sfuggono alla morte, ma si ritrovano divisi, l’uno convinto della dipartita dell’altro! La tela tessuta dal diabolico principe malese Sumankan, alimentata dal suo desiderio di vendetta, non è mai stata così fitta di insidie per i Rangers, che dovranno faticare non poco per riportare l’ordine a San Francisco e sgominare il traffico d’oppio che avvelena le strade della città… © Sergio Bonelli Editore
  20. In effetti, se la valutazione 52% assegnata a "Gli invincibili" rispondesse al valore decimale, equivalendo perciò a 5,2, non si potrebbe dar torto a Boselli. Comunque, nella scheda Ubc, il recensore Zucchi assegna 4/7 ( discreto ) al soggetto e 5/7 ( buono ) alla sceneggiatura ( 4/7 vengono valutati pure i disegni di Marcello ) e, anche nella recensione globale, il 52% a cui si è accennato viene fatto equivalere a 4/7; un'accoglienza tiepida, insomma, ma non demolitoria ( anche se probabilmente Boselli e Marcello si aspettavano molto da questa vicenda ricca di azione e di ampie proporzioni ) . Per quanto riguarda invece "Omicidio in Bourbon Street", nessun dubbio che la valutazione di V. Oliva sia stata tutt'altro che tenera; non mi pare però che Faraci sia uscito molto meglio dal giudizio dedicato dallo stesso Oliva a "Lo sceriffo indiano" ( "Omicidio in Bourbon Street": 4/7 soggetto e 3/7 sceneggiatura; "Lo sceriffo indiano": 2/7 soggetto e 5/7 sceneggiatura ) . Quanto a Nizzi.... per ritornare all'oggetto del nostro topic: nessuna sceneggiatura dell'autore modenese è stata valutata come "sufficiente" ( 3/7 ) dall'uscita dell'Almanacco 2006 ( "Mescalero Station" ) fino a quella dell'Almanacco 2009 ( "Capitan Blanco" ); sotto i colpi di Ubc sono colate a picco 10 storie della serie regolare ( "Fratello Bianco", "Documento d'accusa", "Un treno per Redville","Il villaggio assediato", "Il killer misterioso", "Moctezuma", "Soldi sporchi", "La sentinella", "Dieci anni dopo" e "Sul sentiero dei ricordi" ) 2 MaxiTex ( "Fort Sahara" e "Lo squadrone infernale" ) e 1 Texone ( "Il profeta Hualpai" ), tutte invariabilmente liquidate come "inaccettabili" ( 1/7 ) o "scarse" ( 2/7 ) a livello di soggetto e sceneggiatura, con un Tex ridotto a "Tordo della Notte", a "babbeo" o a "codardo". Come si può notare, insomma, rispetto a valutazioni del genere le critiche alle due storie citate di Boselli o a "Lo sceriffo indiano" di Faraci sono rose e fiori.
  21. Pedro Galindez

    Galleria Di Fabio Civitelli

    Molto belli gli ultimi tre disegni postati, specie l'ultimo con i due"vecchietti terribili" Carson e Montales. Un'unica osservazione critica: nel disegno in cui compaiono i peones, rappresentare Montales così elegante e a cavallo lo fa somigliare IMHO più ad un fazendero che ad un paladino della giustizia qual'?....
  22. Finora n° "La congiura" n° "L'uomo con la frusta" sono state recensite da Ubc, ma ritengo che i tuoi sospetti non siano affatto campati per aria, Anthony. Infatti, in altra sede, uno dei principali recensori texiani della rivista ( G. Loi ) si è occupato di ambedure le storie, che hanno fatto la stessa fine de "L'ultima frontiera". La prima, infatti, sarebbe stata "una più che dignitosa continuazione di "San Francisco" " se solo il personaggio di Capitan Barbanera non fosse stato "snaturato" facendolo, diciamo così, "redimere". Quanto a "L'uomo con la frusta", Loi ritiene, come del resto anche altri, che la seconda parte non sarebbe all'altezza della prima anche perchè, come sostiene, "la "conquista" di Chihuahua è ridicola" ( chissà allora come si dovrebbe definire il "ricatto" di Nacho Gutierrez a Montales nella recente ricomparsa dell'amico messicano di Tex..... ). A parte il Texone di Magnus, la storia di Nizzi uscita meglio da Ubc è stata "La grande rapina" ( 6/7 a soggetto e sceneggiatura, oltrech? ai disegni di Ortiz ); apprezzamento hanno suscitato pure le collaborazioni dello sceneggiatore modenese con Giolitti ( specie "La pistola nascosta" , con 5/7 al soggetto e 6/ 7 alla sceneggiatura, ma coi disegni premiati col massimo dei voti ); anche le valutazioni più positive hanno avuto difficolt? ad andare oltre le colonne d'Ercole di 5/7 per i soggetti e di 6/7 per le sceneggiature.
  23. Lo avevo compreso Ymalpas; in effetti l'atteggiamento del recensore de "Gli avvoltoi", come dici, è più che altro una testimonianza dell'effetto che il nome di Nizzi fa in Ubc anche quando non c'è molto da obiettare. Ad ogni modo, se i miei ricordi non mi ingannano, Nizzi non è mai riuscito ad ottenere su Ubc 7/7 tanto per il soggetto che per la sceneggiatura ( anche GLB, del resto, mi pare lo abbia ottenuto soltanto per "Il figlio di Mefisto" e "Una stella per Tex", pur sfiorandolo diverse altre volte ): ci si è avvicinato soltanto per il Texone con Magnus ( in cui il recensore , M. Migliori, forse perchè il defunto artista ha fatto da usbergo a Nizzi, ha assegnato 7/7 alla sceneggiatura e 6/ 7 al soggetto, oltre naturalmente a 7/7 per i disegni ).
  24. In fondo, la puntarella critico - ironica di Pistilio mi pare abbastanza innocua, dato che sembra semplicemente la riaffermazione distratta di qualcosa che appare ovvio. Se volessimo citare qualche vera "perla", dovremmo IMHO rivolgerci a qualcun altro. Prendiamo ad esempio la recensione che G. Loi ha dedicato tanti anni fa al Texone "L'ultima frontiera" , che per tanti lettori, non certo fan di Nizzi per partito preso, è una storia agli antipodi di "Moctezuma" o "Mefisto!". Loi elenca ordinatamente ( alcuni de)i suoi pregi ( il personaggio di Jesus Zane, la caccia che gli danno in parallelo Tex e Nat, il recupero della caratterizzazione originaria di Gros - Jean [ peraltro non attuato qui da Nizzi per la prima volta, come dimostra "I predatori del Grande Nord" ] ) ma poi trova lo stesso il modo di fucilare l'autore modenese. Infatti, a suo avviso, Inoltre Conclusione: 5/ 7 ( buono ) al soggetto e 4/7 ( discreto ) alla sceneggiatura; tanto per fare un paragone il buon Pistilio concede rispettivamente 3/7 ( sufficiente ) e 5/7 a soggetto e sceneggiatura de "Gli avvoltoi", storia da cui certo non dipende in maniera decisiva il giudizio sulle capacità di Nizzi come autore texiano. Gli appunti di Loi fanno comunque IMHO capire come mai certi pregi di Nizzi siano visti come difetti: la chiarezza della narrazione diviene banalit? ( viceversa, il barocchismo narrativo che rende faticoso seguire certe trame di Boselli, come "Buffalo Soldiers" e "Missouri!" viene considerato prova di sapienza artistica su Ubc ), mentre servirsi dei topoi della serie ( come la scena da lui citata, piena di echi di GLB ) viene ritenuto "stanco e abusato". Peccato però che un fumetto come "Tex" derivi dal feuilliton ottocentesco, in cui le situazioni topiche ci stanno come il cacio sui maccheroni....
  25. Questa è la copertina del n. 132 della "Collezione storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Artigli"; conterr? la seconda parte di "Attentato a Washington" (nn. 324 - 326 ), a cui si riferiscono tanto il titolo che la copertina di Claudio Villa, e le prime pagine de "I rapinatori del Missouri" ( nn. 326 - 328 ). ? Sergio Bonelli Editore
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