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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Condivido quanto detto da Ymaplpas e da Anthony, mavorrei spezzare qualche altra lancia a favore di Nizzi partendo dai capi d'accusa riuniti da Ymalpas.(Ymalpas@ 2 agosto 2009 ore 10:01 ) 1) Se l'accusa dovesse essere presa sul serio, nessuno dei principali sceneggiatori di Tex sarebbe senza peccato: in GLB abbiamo Tex salvato da moribondi ( "Il totem misterioso" ), da cavalli ( "La banda dei Dalton"; va bene che Dinamite non è un cavallo comune.... ), da ubriaconi che si immolano per lui ( "Dramma nella prateria" ) o prendono il suo posto allorch? i suoi nemici hanno organizzato l'attentato perfetto ( "Sui sentieri del Kansas" ); naturalmente nemmeno nelle sceneggiature del creatore di Tex manca l'intervento della cavalleria all'ultimo istante ("Il tesoro del tempio" o "Il ranch degli uomini perduti" sono i primi esempi che mi vengono in mente ) . Per quanto riguarda Nolitta, è sufficiente ricordare quanto accade in "Caccia all'uomo" ( Tex salvato dal becchino ), "Giungla crudele" ( salvataggio da parte della guida indios ) e "I dominatori della valle" ( doppio salvataggio: prima da parte del tremebondo telegrafista, poi della bella Ella Watson ), senza peraltro insistervi troppo: molti nizzofobi lo accusano infatti di essere stato il precursore delle scempiaggini dello sceneggiatore modenese. Nemmeno Boselli rinuncia ad offrire qualche esempio alla nostra casistica: già ne "Il passato di Carson" possiamo infatti vedere Tex che, venuto per salvare Carson, viene salvato..... da Carson . Si dir? che il "Vecchio Cammello" non è un personaggio qualsiasi, ma anche in storie boselliane successive il nostro eroe viene salvato da coloro che doveva salvare ( cfr. quanto fanno i Coyoteros di "Spedizione in Messico", l'avvocato Lyman in "Terre maledette" o la bella Mercedes in "Omicidio in Bourbon Street"; in quest'ultima storia, del resto, si contano non meno di quattro salvataggi di Tex & Co. ) o da eventi imprevisti ( come l'attacco Apache in "Sulla pista di Fort Apache" o l'alzata d'ingegno di Glenn Corbett senza la quale lo scalpo di Tex sarebbe preda dei Comanche ne "La grande invasione" ). Insomma, Nizzi è in ottima compagnia2) In questo caso ai critici di Nizzi si può forse concedere l'attenuante di aspettarsi che un autore incline al giallo prema sempre il pedale sulla detection; conviene però ricordare che anche in molte delle storie di GLB ( un esempio a caso: "L'aquila e la folgore" ) il ranger sapeva dal primo che capitava quali erano i colpevoli o i suoi antagonisti, giacch? quel che contava era l'azione; si può criticare Nizzi per essersi talora regolato in tal modo?3) Vedere il punto 1: le storie in cui Tex si va a mettere in trappola in maniera sciocca sono spesso quelle in cui poi viene salvato da chi doveva salvare per cui diversi degli esempi fatti sopra potrebbero essere richiamati qui ( "Il totem misterioso", "I dominatori della valle", "Il passato di Carson" , "Omicidio in Bourbon Street" ecc. ). Per quanto riguarda Carson, si può osservare che questa caratterizzazione che enfatizza i suoi brontolii si ritrova già nel tardo GLB ( "L'oro del Colorado", "Il marchio di Satana" ecc. ) e che certi tentativi di sfuggirle non paiono troppo piacevoli ( vedere l'autentica "sceneggiata" che il vecchio pard mette in scena nel finale di "Terre maledette" ).6) Accusa strana per un autore che ha scritto "La pistola nascosta" e "Furia Rossa" per Tiger" e "L'uomo senza passato" per Kit Willer ( anche se naturalmente, in quest'ultimo caso i nizzofobi diranno che il merito è tutto di Villa...... ). Non pare comunque che Boselli o Nolitta abbiano scritto tutte queste storie epiche con al centro i quattro pards.... ( Sergio Bonelli ha sempre schiettamente riconosciuto di avere problemi a gestire tutti i pards insieme; quanto a Boselli, non direi che storie come "I sette assassini" o "I lupi rossi" - anche volendole considerare capolavori - siano ricordate per la presenza del quartetto, ma semmai per quella dei personaggi chiamati dallo sceneggiatore milanese a occupare la ribalta come protagonisti, Bronco Lane nel primo caso, i due nemici - amici indiani nel secondo ); almeno Nizzi ha scritto sceneggiature come "Nelle paludi della Louisiana" in cui c'è spazio ( e gloria ) a tempo debito per tutti e quattro i pards... ( e, se non ha premuto troppo il pedale sull'immaturit? adolescenziale di Kit Willer, non credo gliene si possa fare un torto, anzi.... )7) Quest'accusa, ancor più di tutte le altre, ha alla sua origine un confronto con Boselli, visto come il Modello Positivo Assoluto rispetto a cui Nizzi sarebbe invece il peggio del peggio. A quanto già detto da Ymalpas e Anthony mi sentirei di aggiungere questo: per quanto nettamente malvagi possano essere i vilains di Nizzi, questi non perdono quasi mai una loro concreta consistenza umana ( che ce li fa vedere come esseri in grado di provare anche loro incertezze, affetti o angosce ), spesso vivificata da una certa elegante levit? ironica ( basta rammentare il capitano Lafferty, Martin Stingo e "Cobra" Galindez; anche la Tigre Nera, alla sua prima apparizione, non manca di una qualche signorilit? ). I cattivi di Boselli, invece, come è stato spesso rilevato, possono essere suddivisi in due distinte categorie:a ) le anime tormentate, divise tra bene e male, spesso attese dalla catarsi finale ( Ray Clemmons , Carfax- T?n°bres, Bronco Lane, Raza ecc. )b ) i "cattivi - cattivi" la cui malvagit? non conosce limite e arriva a qualunque bassezza ( Mickey Finn, Jack Thunder e i suoi, Belmonte e Rocabarren nell'ultimo Texone ecc. ). Il rischio è però che personaggi inquadrati in tal modo rubino la scena a Tex oppure degenerino nel Grand Guignol ( "I sette assassini" ) o nella macchietta isterica ( il colonnello Ratcliffe in "Buffalo Soldiers" ). E' proprio così sbagliato rifarsi, come Nizzi, al modello classico di GLB ( sarebbe il caso di ricordare un po' più spesso del solito che, tra i cattivi di quest'ultimo, Lucero è una rarissima eccezione, valutata come tale più dallo sceneggiatore e dal lettore che dallo stesso Tex )?
  2. Il carcere di Escalante può effettivamente apparire poco guarnito come sostiene Giacomo ma ( a parte le guardie addette agli uffici e ai servizi interni, presumibilmente almeno 10 - 20 ), bisogna anche tenere conto dei sorveglianti dei prigionieri che lavorano alla cava, 4 per ogni gruppo di 20 detenuti. Non ci viene detto quanti siano questi ultimi, ma, considerando che Tex, malgrado i maltrattamenti e il lavoro forzato, riesce a "reclutare" diverse decine di loro, si può pensare non siano meno di 100 -. 120, e probabilmente un po' più. Aggiungendo anche gli addetti ai rifonimenti catturati all'inizio si arriva come minimo a una quarantina di guardie. Quanto al minor numero di colpi di scena nella seconda parte della storia, la cosa si deve sicuramente al fatto che Tex a un certo punto ha un quadro chiaro della situazione; l'interesse e il divertimento del lettore è IMHO comunque stuzzicato dal fatto che il ranger ritorce contro gli avversari il loro stesso modus operandi ( manda telegrammi falsi, usa il doppiogiochista Galindez per ingannare Olivera ecc. ), oltrech? da una sequenza di "massaggi - marca Willer", che si apre nell'albo 368 con il direttore del carcere e si chiude con quello di Brooke e Cantrell nell'albo successivo; solo Velasco ( alla cui figura si addice maggiormente una fine tragica ) e Olivera vi sfuggono ( a Galindez, ancor più amaramente, tocca incassare le sberle di Conchita e padre Elias ). Il lettore ha così il piacere di vedere quasi tutti i "cattivi" non solo sconfitti, ma ridicolizzati.
  3. Condivido parecchie delle considerazioni fatte da Anthony e da AtTheRocks. La capacità da lui mostrata di assimilirare le dinamiche della serie e del personaggio depone a favore IMHO non soltanto della sua umilit?, ma anche delle sue capacità professionali ( anche se probabilmente ha influito su questo approccio prudente il fatto che Nizzi non provenisse dall'ambiente della SBE; non mi pare comunque casuale che anche Faraci e Manfredi, a giudicare da quanto ho letto di loro, abbiano scelto un approccio non dissimile al ranger ). A ciò si aggiunge, nelle prove migliori, la capacità di inserire sapidi tocchi di ironia anche nelle vicende più drammatiche, quella di scrivere dialoghi brillanti ( come quelli postati da Ymalpas ) e quella di dominare trame complesse e ricche di personaggi senza sacrificare la chiarezza e la scioltezza dell'intreccio alla ricerca dell'effetto ( esemplare in tal senso mi sembra "L'uomo con la frusta", ma la cosa vale IMHO anche per "La congiura" o "I predatori del Grande Nord" ). Il difetto principale, per contro, non mi sembra tanto quello di rendere Tex "piccione" o Carson macchietta ( specie nel primo caso, esempi di tali tipologie si possono trovare anche altrove... ), ma la voglia di spiegare troppo che in diversi casi diventa spiegazionismo. Allo stesso modo, l'attaccamento alla tradizione porta in qualche caso al "deja - vu" o peggio ( se la trama di "Mefisto!" si affloscia nella seconda parte, è IMHO soprattutto perchè Nizzi sacrifica troppo al topos della cattura della cattura degli altri tre pards ); ciò spiega ( almeno in parte ) la nascita dell"antinizzismo a prescindere", che può contare certo su qualche buona ragione ma a mio avviso svaluta troppo uno sceneggiatore il cui contributo alla saga texiana è per me secondo a quello di GLB non solo quantitativamente.
  4. Pedro Galindez

    [319/321] Gringos

    Un paio di curiosità: lo scontro tra Tex e la banda di indiani al servizio di El Lobo si svolge nella ghost town di San Vicente, ci si può chiedere se sia identica o no a quella nella quale Tex e Carson si erano scontrati con la gang di Solly Slade in "A Sud di Nogales" ( n. 199 ). Del resto in ambedue gli scontri finisce preda delle fiamme, cosa che potrebbe far pensare che GLB si fosse scordato della storia più antica o avesse deciso di riciclare questo topos western in una vicenda a cui comunque si addice ( al rogo della ghost town nella parte iniziale corrisponde quello del ranch di Safford in quella finale ). Altro elemento abbastanza atipico ( e sottolineato dallo stesso GLB ): per ottenere le informazioni di cui ha bisogno, Tex è costretto obtorto collo a concedere salva la vita all'indiano superstite della banda, malgrado abbia collaborato a torturare e uccidere uno dei suoi Navajos.
  5. Questa è la copertina del n. 131 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "La banda del fiume"; conterr? la seconda parte de"L'arma del massacro" ( nn. 321 - 322 ), "La città corrotta" ( n. 323 ) e le prime pagine di "Attentato a Washington" ( nn. 324 - 326 ). La copertina di Claudio Villa e il titolo fanno riferimento alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  6. Pedro Galindez

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    IMHO, non si può dire che Ubc abbia calcato troppo la mano su questo Texone: la recensione ( cliccare (qui per leggerla ) di Mauro Traversa ( certo non un "nizzofobo" del calibro di certi suoi colleghi ) non è entusiasta ( "certo Nizzi anni fa sapeva fare cose molto più egrege", commenta in conclusione ) ma nemmeno liquidatoria: assegna infatti una valutazione di 4/7 ( discreto ) tanto al soggetto che alla sceneggiatura. Del resto l'accoglienza riservata da Ubc ai Texoni nizziani è stata comunque positiva ( anche se raramente entusiasta e mai accompagnata da urla di esaltazione ) fino al numero 17 ( potenza dei numeri? ) "Mercanti di schiavi" a partire dal quale si assiste del resto a un radicale cambio di recensori( ai vari Traversa, Migliori e Zucchi subentrano la Feltrin e Congedo i cui nomi... sono una garanzia per l'oggettiva valutazione di una storia di Nizzi ;) ) e inizia il diluvio.
  7. Pedro Galindez

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    ( Ymalpas@ 26 luglio 2009 ore 9: 47 ) IMHO, se mai Boselli scriver? una nuova storia su Mefisto o Yama, non recuperer? personaggi secondari di vicende precedenti, eccetto che per brevissimi "camei" ( cfr. i casi di Arkansas Joe in "La grande invasione" e di Ed nel flashback di "Vendetta per Montales" ), un po' perchè per lui questi potrebbero rappresentare una palla al piede per la sua fantasia di sceneggiatore e più ancora perchè il suo stile narrativo si è sempre fondato su personaggi inediti e singolari ( talvolta premendo troppo il pedale su questo punto ), che potrebbero portare quella ventata di novità di cui tanto si lamenta la carenza nella saga dello scontro Tex - Mefisto.
  8. Pedro Galindez

    Quale Futuro Per Mefisto ?

    Ho i miei dubbi che Mefisto possa essere riesumato a breve ( cioè prima del n. 650 ), dato che si tratta di un personaggio reso ingombrante dallo status di "Nemico numero 1" di Tex e difficile da utilizzare sia in chiave di recupero della tradizione ( pena il rischio della delusione: cfr. il sequel di Nizzi ) che di rinnovamento ( pena il rischio dello snaturamento, tanto più in quanto Steve Dickart non è quel che si dice un personaggio dotato di molteplici sfaccettature psicologiche ). Rebus sic stantibus, non mi meraviglia che si dica che Boselli progetti invece una storia con Yama: Blacky Dickart, malgrado la sua spettacolare prima apparizione, non viene in generale giudicato un nemico di grande levatura in sè e di conseguenza sarebbe assai più abbordabile per uno sceneggiatore. Certo, vi sarebbe da risolvere il problema dell'eventuale uso di Mefisto nella vicenda ( presente? assente? ), oltrech? quello di mantenere o meno la coerenza con quanto detto nel n. 502 da Mefisto; ciò può forse contribuire a spiegare la proposta avanzata su TWO di escludere dal "canone texiano" la storia dei nn. 501 - 504 . In ogni caso, un nuovo ritorno di Mefisto che prendesse le mosse dalla storia di Nizzi comporterebbe di certo la presenza di Lily Dickart; sarebbe senz' altro possibile riutilizzare Loa, mentre l'uso di Yama sarebbe più problematico in quanto, come dice Ymalpas, non è che il doppio di suo padre ( meno efficiente e temibile, per giunta ). Anche la ricomparsa del mago Narbas non mi pare n° obbligata n° facile, dato che non è facile immaginare come farebbe a tornare dagli Inferi, mentre Mefisto ha oramai conseguito uno status semidemoniaco ( come, Nizzi o non Nizzi, è stato già sostenuto da GLB ne "L'ombra di Mefisto" ) e non è dunque obbligato ad abbandonare il corpo di cui si è impadronito ( la cosa oltretutto rende IMHO verosimile la supposizione che i pards dovranno mettere in conto la possibilità di uno scontro con lui fino al termine della vita fisica loro e della testata, tanto più in quanto Mefisto per il lettore texiano non è un semplice cattivo, ma il Male ) . Un po' più semplici potrebbero essere le cose per il lama tibetano Padma: è vero che in "Incubo" gli era stato comunicato il perdono delle sue colpe, ma lui stesso aveva detto che la sua purificazione non sarebbe stata completata se non fosse riuscito a impedire a Mefisto di versare altro sangue e. come è noto, Steve Dickart era comunque riuscito a uccidere il navajo Yhopi prima di essere messo nell'impossibilità di nuocere ulteriormente; resterebbe da spiegare una sua ricomparsa dopo tutto questo tempo, ma non credo che uno sceneggiatore esperto si troverebbe in eccessive difficolt? in questo caso. L'uso del Morisco sarebbe molto più semplice, ma, a parte la sua presenza nella storia di Civitelli - Boselli attualmente appena iniziata, sarebbe pure molto meno sorprendente o innovativo ( era già presente in "L'ombra di Mefisto" ) In ogni caso, penso proprio che, se Sergio Bonelli decider? di riusare il perfido mago, affider? il periglioso incarico allo sceneggiatore di riferimento della testata, e cioè a Boselli; non credo del resto che Manfredi, Faraci, Ruju o Segura accettino un'impresa in cui i rischi sono tanti e le prospettive di successo non molte. Anche la scelta del disegnatore non è la cosa più semplice di questo mondo: credo comunque che la scelta più semplice per la casa editrice sarebbe proprio quella di affidarsi a Civitelli; in alternativa, ritengo potrebbe essere usato un "cavallo di ritorno" come Della Monica: certo, non mi pare che le sue precedenti prove texiane siano state acclamate, ma mi sembra comunque abbastanza pulito e realistico, oltrech? capace di realizzare storie abbastanza lunghe ( la sua ultima fatica zagoriana contava se non erro circa 280 tavole )
  9. Pedro Galindez

    [583/584] Missouri!

    Tutto sommato, la recensione di Baci e spari si avvicina IMHO di più a una valutazione oggettiva ( per quanto mi paia comunque un pochino severa ): Ubc ( come varie altre volte con Boselli ) assume un tono panegiristico davvero esagerato. Quanto alle "piccionate", si possono magari scusare facendo riferimento alla scarsa esperienza di Tex all'epoca della Guerra di Secessione ( cioè - probabilmente - parecchio tempo prima de "Il totem misterioso" ): anche in tal caso, però, non mi pare che sia stato usato lo stesso metro quando Tex ha abboccato al trucchetto di Cuervo Malo in "Sul sentiero dei ricordi" ( storia anch'essa ambientata negli anni giovanili del nostro ranger ). In ogni caso, ritengo che Ubc abbia assunto questo atteggiamento molto a ragion veduta: con Nizzi in pensione e Boselli principale autore di Tex, i redattori della rivista hanno ottenuto quanto desideravano; nulla di più naturale per loro il sostenere che la testata stia attualmente vivendo una sorta di età dell'oro , anche se praticamente tutte le storie boselliane uscite negli ultimi due anni sulla serie regolare presentavano elementi criticabili che, se l'autore fosse stato Nizzi o Nolitta ( ma forse persino Faraci o Manfredi ), sarebbero stati sufficienti per una stroncatura in piena regola;pure, solo nel caso di "Omicidio in Bourbon Street" la valutazione di Ubc si è avvicinata al pollice verso, e anche in tale circostanza il paragone con Nizzi ha consentito di attutire in qualche modo la portata delle critiche; viceversa, nulla è stato perdonato a "Dieci anni dopo", "Sul sentiero dei ricordi" e "Lo squadrone infernale", mentre "Lo sceriffo indiano" è stato considerato una storia svolta abilmente, ma povera di sostanza.
  10. Questa è la copertina del volume 130 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "La diabolica Gatling": conterr? le ultime pagine de "Il ragazzo selvaggio" ( nn. 317 - 319 ), "Gringos!" ( nn. 319 - 321 ) e la prima parte de "L'arma del massacro" ( nn. 321 - 322 ); il titolo e la copertina di Claudio Villa fanno riferimento a quest'ultima storia. ? Sergio Bonelli Editore
  11. L'interpretazione di Cheyenne mi pare abbastanza verosimile ( anche se non mi pare che Brennan sapesse della morte della moglie di Tex, per quanto potesse facilmente immaginare che il vaiolo avesse fatto strage dei Navajos ); credo comunque che entri in gioco anche un altro elemento: nella "premiata ditta Brennan & Teller" era Teller il socio dotato di perspicacia e di cervello ( è lui infatti ad avere l'idea delle coperte di vaiolo, mentre Brennan si sarebbe contentato di assoldare qualche sicario; quando si verifica il rogo del deposito d'armi di El Paso, è Teller a consentire ai guardiani di spiegarsi, mentre Brennan non fa che sbraitare ); senza di lui Brennan può sè truffare i gonzi, ma non certo elaborare complesse strategie di sopravvivenza: di conseguenza Tex può coglierlo come un frutto maturo.
  12. Ho riletto la storia in occasione della sua recente ristampa "colorata". Anche se non può, IMHO, essere qualificata come un capolavoro si lascia comunque leggere molto piacevolmente: non mancano le scene spettacolari ( la morte del cowboy di Langley nel fiume e soprattutto l'assalto dei bisonti ) e Tex e Carson sono decisi e reattivi, come afferma pure Wasted, ( e anche i loro errori di valutazione sono abbastanza comprensibili se non prevedono che Langley assalga l'ufficio dello sceriffo per liberare Laskiss è perchè non si tratta del tipo di comportamento che ci si aspetta da un "pezzo grosso" cittadino suo pari; allo stesso modo, quando attaccano il campo della spedizione di Langley gli uomini del ranchero oppongono un simulacro di resistenza, che dà a lui e a Laskiss il tempo di eclissarsi e rubare i cavalli dei pards ), mentre l'ossessione di Langley e la figura sospesa tra mito e realtà ( e perciò tanto più suggestiva ) del bisonte bianco sono presentate in una maniera piuttosto convincente e suggestiva e IMHO risultano più affascinanti di quelle del gaglioffo di mezza tacca Frank Bishop e dello stallone Silver Star nella storia di GLB intitolata a quest'ultimo che mi paiono sì più realistiche ma anche molto più prosaiche e banali. I disegni di Fusco sono per me di livello assai buono. In sintesi, IMHO: soggetto 7,5 sceneggiatura 7,5 disegni 8+
  13. Ecco la copertina del numero 129 della "Collezione Storica a colori" , in edicola da domani con il titolo "La notte delle belve": conterr? la parte finale de "L'inafferrabile Proteus" ( nn. 317 - 319 ) e gran parte de "Il ragazzo selvaggio" ( nn. 317 - 319 ). La copertina di Claudio Villa ( molto cupa ed evocativa, con il lupo ululante in primo piano ) e il titolo si rifanno alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  14. Condivido diverse cose dette da AtTheRocks e dall'Indio. IMHO, come in tanti altri casi di scrittori e sceneggiatori, i pregi delle sceneggiature di Boselli sono strettamente connessi ai loro limiti, assieme ai quali costituiscono le due facce di una stessa medaglia. Da una parte, infatti, lo sceneggiatore lombardo possiede in grado eminente la capacità di sorprendere e meravigliare il lettore, mostrandogli in una veste inedita personaggi che pareva non presentassero alcun mistero ( Carson ne "Il passato di Carson" ), mettendogli di fronte scene spettacolari e di sicuro effetto (la lunghissima sparatoria di "Sfida sulla Sierra" ) e creando comprimari dalla psicologia complessa e affascinante ( Ray Clemmons, Laredo ecc. ) D'altra parte però, specie nelle storie posteriori al n. 500, non sono mancati i casi in cui Tex e i pards - ma anche altri personaggi - hanno mostrato comportamenti abbastanza stridenti rispetto alla prassi texiana più consueta ( Carson ha spesso perso la sua amabile ironia, sostituendola talora - come nel finale di "Terre Maledette" - con un umorismo nero IMHO alquanto sgradevole; stesso discorso IMHO per talune eccessive insistenze sentimentali, ravvisabili ad esempio in "Matador" ); la ricerca dell'effetto sul lettore ha provocato talvolta una certa incoerenza nelle trame ( cfr. "Vendetta per Montales" in cui il fortissimo impatto emotivo provocato dall'idea di un Montales fuorilegge e - nel passato - organzzatore di una strage viene dissolto da poche parole nel secondo albo ) o un modus narrandi poco fluido ( cfr. "Buffalo Soldiers" ), caratterizzato spesso da una specie di horror vacui ( cfr. "Missouri!"; infine, i comprimari hanno talora mostrato la tendenza a moltiplicarsi e "tipizzarsi" un po' troppo ( cfr. "I sette assassini" ) e a rubare la scena a Tex ( cfr. "Omicidio in Bourbon Street" in cui l'autentico protagonista e il principale avversario del "cattivo" Robinson non è Tex, ma Carfax - Tenebres ). Tali difetti, come ho detto in un'altra occasione, sono IMHO divenuti più facilmente percepibili dacch? Boselli è divenuto il principale sceneggiatore texiano: finch? le sue sceneggiature erano l'eccezione venivano sempre tollerati e talora esaltati i loro aspetti poco convenzionali; ora che sono divenute molto più frequenti, tali aspetti appaiono non di rado "poco texiani" al lettore medio.
  15. Pedro Galindez

    Interviste Agli Autori

    Anche il fatto che Sergio Bonelli affermi di non poter soffrire i siparietti umoristici ( aggiungendo che Tex "al massimo ghigna" ) mi pare un pochino singolare ( Carson comincia a funzionare da "spalla comico - combattente" fin da "L'oro del Colorado", che è di GLB e del 1977; anche ne ""I ribelli del Canada", di poco posteriore, Sergio Bonelli non rinuncia del tutto all'elemento umoristico incarnato in Soublette) , per quanto il Tex nolittiano sia una delle versioni più tese e iraconde del nostro eroe.
  16. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    In effetti, per quanto si possa avere un'opinione negativa dell'antinizzismo di TWO ( riconfermato anche da alcuni commenti su questo primo albo della storia di Manfredi, vista come l'ultimo capolavoro del 2009 texiano, prima che Nizzi, nelle due sceneggiature che usciranno prima della fine dell'anno ci propini chissà quali nefandezze [ magari verranno reputati tali tutti gli elementi che, usati da Manfredi, fanno gridare al capolavoro, come il ritmo pacato, le battute e i brontolii di Carson ecc. ] ; alcuni commenti su TWO hanno comunque ammesso che l'albo sembra una storia di Nizzi ben fatta ) bisogna dire che avevano di fronte due alternative per nulla comode: o stroncare questa prova "paranizziana" in nome dei principi estetici ( ma molti di loro sono ammiratori di altre prove di Manfredi come Magico Vento e Volto Nascosto ), oppure esaltarla lodando in Manfredi ciò che si disprezza in Nizzi. Quanto a Ubc, sono sostanzialmente d'accordo con Anthony: credo infatti che, se Ubc si occuperò de "La grande sete", il giudizio sarà - proprio in virt? delle scelte stilistiche "nizziane" di Manfredi - o tiepidamente positivo o velatamente negativo; non credo comunque che a Manfredi verr? riservata la capillare caccia alle incoerenze o alle "piccionate" che Ubc pratica con le storie dello sceneggiatore modenese.
  17. Ecco la copertina del n. 128 della "Collezione Storica a colori", in edicola da domani con il titolo "Caccia spietata"; conterr? le ultime pagine de "Gli strangolatori" ( nn. 312 - 314 ), "Sangue sul fiume" ( nn. 314 - 316 ) e la prima parte de "L'inafferrabile Proteus" ( nn. 316 - 317 ). La copertina di Claudio Villa riprende uno dei momenti clou della seconda storia ( la mandria di bisonti scatenata contro Tex e Carson ) ? Sergio Bonelli Editore
  18. Pedro Galindez

    [585/586] La Grande Sete

    Preso e letto oggi il n. 585. La mia prima impressione è abbastanza positiva, anche se non me la sento ( almeno per ora ) di parlare di capolavoro: la vicenda scorre bene, mentre Tex e Carson sono molto classici, ma anche molto reattivi . L'aspetto più interessante della sceneggiatura di Manfredi, comunque, è a mio giudizio la ricostruzione ambientale: un West estremamente classico come location ( l'Arizona ) e anche per il taglio di certi personaggi ( il classico "cattivo - pezzo grosso di città", qui peraltro un pochino più isterico della media, il suo viscido e deferente "uomo di fiducia", il saggio capo indiano ecc. ), ma mostrato in un momento di crisi e con tanti ammicchi alla realtà contemporanea ( i problemi di rifornimento idrico, la desertificazione, le "guerre tra poveri" che Carson definisce proprio così a pag. 92 ecc. ) che pongono il lettore di fronte ad un vero e proprio "gioco di specchi" tra l'ambiente del fumetto e la realtà contemporanea. I disegni di Civitelli riconfermano IMHO la sua grande pulizia e bravura tecnica, particolarmente esaltata nelle sequenze notturne. Insomma.... quanto visto finora mi pare piuttosto promettente per il seguito. P. S. : approfitto dell'occasione per postare il riassunto del n. 586, apparso sul sito della SBE. Il Governatore dell'Arizona si appresta a presenziare all’inaugurazione di una colossale diga. Il ricco speculatore Bill Lansdale, temendo che Tex e Carson possano approfittare della cerimonia per denunciare alle autorit? presenti i suoi crimini, tende ai pard una trappola mortale: i due Ranger, con il prestesto di una trattativa sulle quote d'acqua da assegnare ai coltivatori Pima, vengono attirati in un antico Pueblo abbandonato, ma ad attenderli troveranno solo il piombo caldo preparato per loro da una banda di feroci killer!? Sergio Bonelli Editore
  19. In effetti, vista come puro e semplice colpo di scena, la morte di Lohana per mano di Tex sarebbe stata davvero sconvolgente; a mente fredda, però, qualunque lettore avrebbe avuto da ridire su un Tex che aggiunge al suo carniere di vittime una bella ragazza come Loa , violando una delle regole non scritte che erano state osservate fin dai primordi della serie ( e che - forse - avrebbe potuto essere violata impunemente soltanto in presenza di una vecchia megera, per quanto anche in casi del genere gli sceneggiatori abbiano preferito non correre rischi ). Per quanto riguarda i disegni, invece, nulla da dire se non in positivo: anche in circostanze come queste Civitelli riesce a esprimere brillantemente lo stato d'animo di Tex, dandogli, nella quinta tavola postata da Anthony , un'appropriata quanto inedita espressione da cane bastonato.@ Anthony: dove le hai trovate? :w00t: :w00t: Civitelli le ha per caso esposte nella sua recente mostra?
  20. Pedro Galindez

    Gros-jean, Meticcio

    Da fonte indiretta ( le schede texiane di Ubc ) pare di capire che Gros - Jean sia figlio di padre francese, mentre sua nonna era una Lakota; nulla è invece detto - pare - della madre.
  21. Questa è la copertina del numero 127 della "Collezione Storica a colori", in edicola domani col titolo "Thugs!"; comprender? la parte finale de "Il ranch degli uomini perduti" ( nn. 311 - 312 ) e gran parte de "Gli strangolatori" ( nn. 312 - 314 ). Il titolo e la copertina di Claudio Villa ( che riprende una scena del n. 313 ) si riferiscono alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  22. Lena e Donna sono ricomparse ne "I sette assassini", ma la questione della paternit? di quest'ultima, a quanto ricordo, non è stata più affrontata esplcitamente ( per quanto Boselli abbia comunque precisato che Donna è figlia di Carson e non di Ray Clemmons; del resto, la famosa battuta di Lena secondo cui, stordendo Carson che voleva inseguire Clemmons pur essendo ferito, voleva "salvare il padre di Donna" difficilmente potrebbe essere interpretata in altro modo )
  23. Pedro Galindez

    [Texone N. 23] Patagonia

    (Zed@ 30 giugno 2009@ ore 15:34) Beh, dipende a quali serie Bonelli ed a quali autori si fa riferimento: se il 100% fosse stato dato ad una storia di Tex scritta da Nizzi ( oppure a una storia di Zagor scritta da Toninelli ) quanto detto da Zed mi sembrerebbe estremamente singolare e degno di nota; che il 100% venga invece dato a un Texone scritto da Boselli non mi pare così straordinario, visto che sempre secondo Ubc la migliore storia texiana di sempre non è stata scritta da GLB, ma da Boselli con "Il passato di Carson" ( anch'essa del resto valutata al 100% da Ubc ).
  24. Pedro Galindez

    [Texone N. 23] Patagonia

    Una piccola incongruenza: nella prima parte della storia si dice ( pag. 36 ) che Mendoza lavorava nell'ufficio di Montales a Città del Messico e che l'ultimo suo incontro con Tex risale almeno a una dozzina di anni prima. Dal contesto si desume che solo Tex e Carson lo conoscano personalmente, cosa confermata dal fatto che, in Argentina, a Mendoza sarà presentato Kit Willer. Senonchè, nei due primi incontri tra Tex e Montales ( "L'eroe del Messico", nn. 3 - 4 e "Ken Logan il duellista", nn. 6 - 7 ) vi è il solo Tex senza Carson; viceversa, nella successive due apparizioni di Montales ( "Il ritorno di Montales", nn. 137 - 139, e "Il ritorno di Yama", nn. 162 - 164, in cui l'ex desperado occupa un incarico governativo a Città del Messico, proprio come ci si dice qui ) sono presenti tutti e quattro i pards. Vi sono solo un paio di avventure con Montales e i soli Tex e Carson, ossia "Yucatan" ( nn. 425 - 428 ) e "Il lungo viaggio" ( nn. 515 - 517 ), ma sono abbastanza tarde ( si verificano dopo che Montales è stato per un certo periodo governatore dello stato di Chihuahua ) e quindi non è probabile che l'incontro di Carson con Mendoza sia avvenuto allora. Quindi, IMHO, o Mendoza conosce solo Tex oppure dovrebbe conoscere tutti e quattro i pards .
  25. Pedro Galindez

    [Texone N. 23] Patagonia

    Ho letto anch'io il Texone. Per quanto riguarda i disegni di Frisenda, il discorso è breve e semplice: anche per me ( come per tutti gli utenti precedentemente intervenuti ), si tratta di un autentico capolavoro grafico, che, oltre a caratterizzare bene i diversi personaggi ( da Tex all'ultimo dei comprimari ), fa rivivere di fronte al lettore tutti i diversi ambienti evocati, si tratti della nave che porta in Argentina Tex e Kit Willer, dell porto di Buenos Aires, dello spazio aperto della pampa, dei forti militari, dei villaggi della Patagonia oppure delle montagne andine. Riguardo alla storia in sè, invece, il discorso è IMHO più complesso. La vicenda è nettamente divisa in tre parti: 1)Introduzione ( pp. 17 - 65 ), in cui è accuratamente presentato l'ambiente storico - geografico della vicenda; la cosa di per sè parrebbe necessaria, dato l'abisso ( non solo geografico ) che separa la Patagonia dall'Arizona del nostro ranger; in realtà però ; facciamo anche la conoscenza di due dei principali personaggi argentini della storia, il maggiore Mendoza e il tenente Belmonte, che vengono inquadrati abbastanza bene da Tex e Kit. Nelle prime pagine c'è anche spazio per un breve cameo di Tiger e Carson, importante soprattutto per il "vecchio cammello", che d' vita a un gradevole siparietto comico, tanto più gradito in quanto il successivo dipanarsi della vicenda non offrir? la bench? minima occasione per un alleggerimento del genere. 2)Parte centrale della vicenda: Tex e l'incarico affidatogli dal governo argentino e ( soprattutto ) dal suo amico Mendoza ( pp. 66 - 153 ). Anche per me, come per Jim Davis e Wasted Years, si tratta della parte della vicenda più riuscita: Tex, pur nelle vesti parecchio insolite di ufficiale dell'esercito, si mostra qui ai suoi massimi livelli come capo carismatico, stratega e uomo d'azione, guadagnandosi l'illimitata devozione dei suoi uomini e portando loro e Mendoza al successo. Boselli si dimostra qui capace di far rivivere in maniera efficacissima il Tex di GLB, in una vicenda ricca di azione e tutt'altro che povera di tensione. 3) Parte finale della storia: Tex contro la realtà storica ( pp. 154 - 240 ). A questo punto ( come altri hanno rilevato negli spazi informatici ), Tex si trova inopinatamente di fronte la realtà storica della cosiddetta "Conquista del deserto" ( ossia la volont? di sterminio che anima le autorit? politico - militari argentine ) che si materializza di fronte a lui e Mendoza nelle vesti di un messaggio con nuovi ordini. Circostanze del genere non sono certo una novità nella carriera del nostro ranger ( cfr. per esempio, tra i tanti possibili, "Le colline dei Sioux" ); sappiamo pure che i suoi incontri con la realtà storica non sono stati dei più lieti; tuttavia, di fronte a questa svolta, mi pare proprio che Tex, lentamente ma costantemente, inizi a perdere colpi, mentre, al modello di GLB, Boselli pare sostituire quello nolittiano ( come rileva Wasted ), estremizzandolo persino a mio avviso. Infatti . Successivamente A questo punto . In seguito . In sintesi, IMHO: soggetto 8,5 sceneggiatura 8-- disegni 10.
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