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Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Pedro Galindez

    [598/599] La Prova Del Fuoco

    Dalla terza di copertina del n. 597 si ricavano alcune precisazioni su quanto già trapelato: .
  2. Pedro Galindez

    Victor De La Fuente Sanchez

    Dispiace anche a me per la morte di De La Fuente: IMHO, per quanto le sue versioni di Tex e Carson potessero prestare il fianco ad un discreto numero di critiche, erano comunque assai più gradevoli di quelle proposte da artisti più giovani, tanto italiani ( Mastrantuono ) che stranieri ( Font ), mentre i personaggi secondari e gli ambienti erano presentati sempre con cura e precisione, unite talora ( come nel suo Texone ) anche con una certa poesia. Insomma, un artista di tutto rispetto, anche se non collocabile nell'Olimpo texiano.
  3. Non ricordo bene la didascalia, ma, da quanto ha detto Cheyenne, ritengo che con la didascalia Nizzi non volesse tanto ricordare le qualità di Tex, quanto mettere in evidenza che è proprio l'istinto di sopravvivenza tipico di tutti gli uomini a farlo uscire da una situazione che avrebbe potuto mettere fine alla sua vita e alla sua carriera. Si tratta insomma, a quanto mi sembra, di una situazione che "umanizza" il nostro ranger e non di una esibizione delle sue capacità ( quasi ) sovrumane.
  4. Ecco la copertina del volume 179, in edicola a partire da oggi con il titolo "Uno sporco complotto"; contiene le pagine finali di "Scorta armata" ( nn. 447 - 448 ), "Gli uomini che uccisero Lincoln" ( nn. 449 - 450 ) e le battute introduttive di "Oppio!" ( nn. 451 - 452 ). Titolo e copertina di Claudio Villa fanno riferimento alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  5. Pedro Galindez

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Alcune tavole di anticipazione del n. 597: ? Sergio Bonelli Editore
  6. Con molto ritardo ( addirittura dopo che è stata recensita la storia in tre albi successiva ) è uscita la recensione Ubc a "L'uomo di Baltimora" ( cliccare qui per leggerla ), a firma M. Feltrin. Come si può vedere, è tiepidamente positiva tanto per la sceneggiatura che per i disegni, l'una e gli altri analizzati con quella acribia minuziosa che l'autrice ha usato nello "sminuzzare" ( non solo metaforicamente ) le storie di Claudio Nizzi e che a mio avviso qui la porta talora, oltre ad avanzare osservazioni condivisibili, a essere alquanto ingenerosa verso Faraci ( secondo lei la sceneggiatura "manca di fluidità"; per me, anche se la fluidità non è probabilmente il pregio principale de "L'uomo di Baltimora", la vicenda ne possiede comunque più de "La mano del morto" ) e Bruzzo ( accusato di eccessiva caricaturalit? nella resa dei comprimari; anche qui la cosa mi suona un po' strana dopo tutti gli encomi rivolti a Font ).
  7. Non sono eccessivamente d'accordo con quanto detto da Don Fabio ( e, in parte , da Cheyenne ). Per quanto riguarda la prima "assurdit?" non mi pare proprio che Tex sia avvezzo a richiedere "la patacca" ai funzionari governativi o agli agenti della Pinkerton ( tanto per fare un esempio, non mi pare davvero che il Pierre Toussaint di "Missione a Boston" esibisca i documenti a Tex e Carson, e non vale dire che ha appena salvato la loro pelle; se è per questo, anche Pedro Galindez aveva fatto evadere Tex.... ), mentre l'aspetto innocuo, pacato e persino un po' "imbranato" ( da "piedidolci dell'Est" ) di Macredy non può non sembrare a personaggi e lettori un convincentissimo attestato di onest? e buona fede ( a meno naturalmente che non abbiano letto i classici della letteratura gialla ...... credo però di potere escludere che Conan Doyle fosse di facile reperibilit? nelle non molte biblioteche che doveva contare l'Arizona di fine Ottocento ), tale da imporsi anche al "fiuto" di Tex. Per quanto riguarda il secondo aspetto, mi pare ancor più semplice escludere che vi sia assurdit?: innanzi tutto, Tex e i pards non sono sulla scena allorch? Butler viene ammazzato, sicch? non possono certo osservare direttamente da dove sia partito il colpo; inoltre, anche i testimoni riescono soltanto a capire che è partito dall'alto e - di conseguenza - da una finestra ( se avessero capito da quale finestra si fosse sparato, sarebbero stati senz'altro più precisi e non avrebbero certo usato l'articolo indeterminativo ), cosa che rendeva buona parte degli abitanti del paese sospettabili, senza peraltro escludere che qualcuno venuto da fuori si fosse intrufolato in qualche edificio per sparare comodamente dall'abbaino. Insomma, a mio avviso, se queste sono le cose che rendono "Un ranger del Texas" una storia "molto sopravvalutata", di sopravvalutazioni ce ne sono davvero molte nella saga texiana......
  8. Questa è la copertina del volume 178 della "Collezione Storica a colori" , in edicola da domani con il titolo "Fantasmi nella neve": conterr? la seconda parte di "Bufera sulle Montagne Rocciose" ( nn. 445 - 446 ) e quasi tutta "Scorta armata" ( nn. 447 - 448 ). Titolo e copertina di Villa si rifanno alla prima storia. ? Sergio Bonelli Editore
  9. Pedro Galindez

    [Texone N. 24] I Ribelli Di Cuba

    IMHO anche Boselli ( e forse anche Nolitta ) aveva il timore ( a mio avviso non troppo infondato ) che Tex e Montales andassero a finire in trappola in maniera alquanto ingenua ( anche se non infrequente nella saga texiana, come dimostra, tra i tanti possibili esempi, un'analoga situazione in "Ritorno a Culver City", che vede come protagonisti in quel caso Tex e Kit Willer ): di conseguenza ha inserito alcune battute di dialogo a p. 118 allo scopo di "giustificare" i nostri eroi; a mio parere, però, la "pezza" inserita fa notare ancor più che sotto c'è un buco. Quanto al Texone nel suo insieme, sto rileggendolo prima di postare un giudizio più articolato; posso comunque anticipare che i disegni di Suarez, pur di livello ottimo negli sfondi e nella resa dei personaggi minori, mi sembrano non privi di punti deboli nella rappresentazione di Montales ( assai invecchiato ) e di Tex ( non solo invecchiato, ma anche alquanto ingrassato e dalla fisionomia vagamente "ibericizzata" ).
  10. Pedro Galindez

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Condivido gran parte di quanto detto da Sam: dopo aver visto su Tex il professor Vindex che ingrandiva uomini e animali, alieni verdi come quello della storia dei nn. 55 - 56, visitors del tipo di quelli che appaiono in "Un mondo perduto" e alieni che usano i corpi umani come involucro ( come capita ne "La minaccia nel deserto" - per inciso una storia non così antica, visto che è degli anni 90 ) i poteri di Ukasi ( ammesso che li possieda in più o meno grande misura ) IMHO non sono poi così incredibili. Quanto poi a Cane Giallo, è vero che non ha fatto tantissimo, ma ( come ho già detto in precedenza ) non appena rimesso in sella ha accortamente lanciato il guanto di sfida a Tex e organizzato pattuglie di guerrieri incaricati di osservare le mosse del nemico e i suoi eventuali colpi di mano: certo, in precedenza il povero ex capo Ute meritava proprio di essere definito "sfigatissimo", ma che dire di Mefisto, salvato dalla morte, curato e reso un potente mago da Padma in "Incubo" ( allo scopo ufficiale di "redimerlo" )? Almeno Ukasi mi pare lo abbia un buon motivo: da buon indiano "semiassimilato" ha imparato dai bianchi il valore dell'oro; un sakem di per sè potente potrebbe rivelarsi un partner troppo esigente per lui, mentre Cane Giallo, che gli deve tantissimo, molto probabilmente starebbe ai patti ( divisione dell'oro navajos in parti eguali ).
  11. Ecco la copertina del n. 177 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "L'armata delle tenebre": comprender? la gran parte de "Il ritorno della Tigre Nera" ( nn. 443 - 445 ), nonchè l'inizio di "Bufera sulle Montagne Rocciose" ( nn. 445 - 446 ). Titolo e copertina di Villa si rifanno alla prima vicenda. ? Sergio Bonelli Editore
  12. Gli argomenti citati da Don Fabio ( che ha sicuramente letto "Intrigo a Santa Fe" ) rafforzano la verosimiglianza dell'identificazione tra Grant e il presidente USA delle storie incluse nei nn. 393 - 395 e 449 - 450; si può tutt'al più dire che Nizzi ha probabilmente commesso una lieve imprecisione affermando che il viaggio di Grant in Arizona aveva motivazioni elettorali, in quanto Grant, come tutti i presidenti americani di quell'epoca, non partecipo' direttamente alla campagna per la propria rielezione. In "Intrigo a Santa Fe", i cospiratori si dicono convinti di poter manovrare il vicepresidente che sarebbe succeduto a Grant dopo la sua uccisione. Non so se Nizzi avesse in mente un preciso personaggio, ma è comunque possibile che sapesse del fatto che Colfax, il vice di Grant dal 1869 al 1873, dovette rinunciare a correre per la riconferma a causa di uno scandalo finanziario che lo vedeva coinvolto. Fu candidato in sua vece Henry Wilson, che ricopr? la carica dal 1873 al 1875, data della sua morte; anche la sua figura ha lasciato una piccola traccia nella saga texiana, visto che il giovane Wilson rapito dagli indiani in "Sioux" e definito in quella sceneggiatura "nipote del presidente", potrebbe essere in realtà definito "nipote del vicepresidente" Usa. In tal caso si potrebbe datare "Sioux" tra il 1873 e il 1875, dopo "Intrigo a Santa Fe" e probabilmente prima de "Gli uomini che uccisero Lincoln".
  13. Pedro Galindez

    [Maxi Tex N. 12] Lo Squadrone Infernale

    Una curiosità su questo Maxi: in un sondaggio del 2009 nella mailing list Ayaaak, dedicata ai fumetti bonelliani, "Lo squadrone infernale" è stato proclamato "Miglior storia [texiana]del 2008", ottenendo 5 voti, contro i 4 del Texone di D'Antonio e Filippucci, 2 per "Omicidio in Bourbon Street" di Boselli - Bianchini & Santucci, 1 per "Terre Maledette" di Boselli e Font e 1 per "Sul sentiero dei ricordi" di Nizzi e Civitelli. Come è stato rilevato proprio sulla list, il fatto è stato tanto più curioso in quanto si è verificato nello stesso anno in cui Boselli ha sostituito l'autore modenese come principale sceneggiatore texiano......
  14. Pedro Galindez

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Uscito il commento ( sostanzialmente positivo ) al n. 596 sul sito amico Baci_e _spari ( cliccare qui per leggerlo ).
  15. Pedro Galindez

    [596/597] Oltre Il Fiume

    ( L'Ammiraglio mercoledì 9 giugno 2010 ore 17:32 ) Su questo punto si potrebbero fare un paio di osservazioni:1) Narvaez non è semplicemente un capo di predoni, ma un capo a pieno titolo ( con un inaccessibile rifugio oltre il confine messicano ), che ha compiuto notevoli imprese e che gode di notevole prestigio per la sua abilità e i suoi (presunti ) poteri sciamanici. Una semplice banda di predoni sarebbe stata un ostacolo di quart'ordine per i Navajo di Aquila della Notte; oltretutto, come avrebbe potuto raccogliersi una banda di predoni attorno a un personaggio apparentemente screditato senza rimedio come Cane Giallo è Di solito anche i criminali vogliono come capo qualcuno che abbia successo e carisma.... D'altra parte Cane Giallo non vuole e nemmeno può "colpire e fuggire" come sarebbe obbligato a fare se potesse contare soltanto su una esigua schiera di seguaci: a parte che desidera verosimilmente prendersi una rivincita "pubblica" su Tex ( come "pubblica" era stata la sua umiliazione ) e perciò cerca di provocarlo e di indurlo a compiere mosse azzardate ( con discreto successo, almeno finora ), il suo ispiratore Ukasi vuole mettere le mani sull'oro Navajo, cosa impossibile a meno che gli Utes non rimangano padroni del campo. 2) Si può inoltre osservare che anche lo spunto lanciato da L'Ammiraglio sia in realtà presente, con la banda di Rubidio che risponde proprio a tali caratteristiche e che Cane Giallo si ripropone di usare per catturare le armi dell'avamposto militare più vicino. Alcuni hanno storto il naso su questo punto, affermando che ciò avrebbe attirato addosso agli Utes le giacche azzurre, ma a questo è facile opporre che, una volta preso il posto militare ( difeso da non più di una decina di uomini, come si può evincere dal riassunto del n. 597, in cui si dice che è comandato da un sergente ), non verranno fatti prigionieri, cosa che rallenter? la reazione dei soldati Usa e render? almeno in parte problematica l'individuazione e la ricerca dei responsabili, tanto più in quanto Rubidio e i suoi non sono Utes ( o almeno non ci viene detto che lo siano ).
  16. Ecco la copertina del volume 176 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "Il Comanchero": conterr? le ultimissime pagine de "Gli Invincibili" ( nn. 438 - 440 ), "Springfield calibro 58"( nn. 441 - 442 ) e le prime battute de "Il ritorno della Tigre Nera" ( nn. 443 - 445 ). La copertina di Villa si riferisce alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  17. Pedro Galindez

    Pro E Contro Dei "d?ja Vu"

    Condivido quanto detto da Cheyenne: la presenza di espressioni e situazioni topiche in Tex non rappresenta magari qualcosa che rende una storia un capolavoro, ma ha comunque il grande vantaggio di rendere una serie ed i suoi protagonisti unici e sempre riconoscibili, facendo sè che i lettori si sentano a proprio agio e rassicurati ogni volta che aprono l'albo. Poi naturalmente si potr? discutere all'infinito sull'opportunità o meno dell'uso di un dato topos in una data situazione; ma considerare sempre insopportabile e intollerabile la loro presenza mi sembra in contraddizione non solo con la natura seriale di "Tex" ma anche con le sue radici culturali, ben radicate nel romanzo d'appendice ottocentesco, che, a partire dalle opere dei suoi creatori Sue e Dumas, ha sempre fatto incetta di personaggi, situazioni e perfino locuzioni topiche. Senza dire poi che anche la ricerca dell'innovazione a tutti i costi può degenerare in una sorta di "coazione all'innovazione" che finisce per rendere involuti intrecci e scambi di battute.....
  18. Pedro Galindez

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Ho preso e letto anch'io l'albo n. 596. Per quello che mi sembra, si tratta di una storia d'azione, dal ritmo molto rapido ( anche se non innaturale ) in cui magari nessuno degli elementi che la compongono? realmente nuovo, ma, inserito nell'insieme, funziona: . Per quanto riguarda Cane Giallo, è innegabile che occupi meno la scena rispetto ad Ukasi, ma non mi sentirei di ridurlo a un semplice burattino nelle sue mani: . I due Kit fanno efficientemente la loro parte ( e probabilmente nel prossimo albo avranno anche qualche momento di gloria ). I disegni di Ortiz confermano l'impressione iniziale che ne avevo avuta: per quanto l'artista spagnolo mostri qualche segno di approssimazione, i risultati finora ottenuti mi paiono più che discreti. Insomma, almeno finora, mi pare si possa dire "se son rose fioriranno"....
  19. E' uscita la recensione Ubc di questa storia ( cliccare qui per leggerla ). Il suo autore G. Loi, oltre a valutare molto positivamente storia e disegni, ci fa altresè sapere che, secondo "voci non confermate", questa potrebbe essere l'ultima prova texiana di Font.
  20. Pedro Galindez

    Della Decadenza Di Galep

    Anche a mio parere è innegabile che l'ultima parte dell'attività di Galep abbia visto un calo certo graduale, ma pienamente avvertibile rispetto ai tempi de "Il Giuramento", "Tra due bandiere", "Il figlio di Mefisto" e "Gli sterminatori". IMHO la prima storia in cui anche il lettore distratto rischia di farci caso è "L'ombra di Mefisto" nella quale si notano già chiaramente alcune facce di Tex rese sgradevoli dallo sforzo fatto dall'artista per conferire loro espressivit? ( soprattutto nella scena del rito vodoo che la mambo Louise effettua ai danni del ranger ); sempre qui per la prima volta il volto di Carson appare molto invecchiato a causa di un tratteggio più fitto, pesante ed insistito; per contro il suo Morisco non mi pare così malvagio, specie se si tiene conto che è la prima ( e unica ) volta che il brujo compare in una storia disegnata da Galep. Anche dopo questa svolta negativa, comunque, condivido l'opinione di Paco secondo cui Galep è riuscito ad ottenere risultati di livello assai buono anche dopo, in particolare in "Grido di Guerra" e ne "Gli strangolatori" ( che, pur presentando lievi difetti, mi sembra eccellente anche a livello di sceneggiatura ); soltanto "Soldati a cavallo" e il n. 400 , come si è in parte già detto , mi paiono davvero di livello modesto ( anche se, nel secondo caso, il colore d' una certa mano nel mascherare le difficolt? del disegnatore nella resa dei volti e nel rispetto delle proporzioni delle figure ). In sostanza, comunque, la decadenza di Galep mi appare comunque più che decorosa, al pari di quella di Letteri ( per quanto riguarda Fusco sarei persino più positivo, dato che mi pare abbia accusato soltanto lievi flessioni nelle sue ultime prove ) e in ogni caso meno netta di quella IMHO accusata dal Ticci del sesto centinaio: se non è piacevole passare da "Gli sterminatori" a "Soldati a cavallo" ( o, quanto a questo, da "Il laccio nero" a "A sud del Rio Grande" ), è ancor meno allegro IMHO arrivare a "Buffalo Soldiers" da "Sulle piste del Nord" o da "Il cerchio di sangue".
  21. Pedro Galindez

    [382/384] La Tigre Nera

    Non sarei del tutto sicuro che una scena del genere sia ingiustificabile o che non ci sarebbe stata in una storia bonelliana : infatti, o lo scontro di Tex con uno o due cattivi è connotato come uno scontro leale oppure è senza esclusione di colpi. Questo caso non mi pare che rientri nella prima categoria, visto che i due pards, anche se superassero l'opposizione dei due nerboruti malesi, dovrebbero affrontare poi quella di tutti gli altri tirapiedi della Tigre Nera, ( la sfida con O'Bannion invece è connotata dallo stesso Medda come una specie di duello ). Quanto al secondo punto GLB ci mostra un Tex che ne "Il sentiero dei Broncos" getta una pistola a un trafficante di whisky e lo invita a misurarsi con lui: sembrerebbe una sfida leale ma, se si tiene conto dell'abilità con la pistola del nostro ranger, non si può non ritenerla una uccisione appena mascherata ( tanto più in quanto Tex avrebbe potuto accettare la resa del furfante ); altrove ( ne "il figlio di Cochise" ) Tex raddrizza una situazione sfavorevole soltanto con l'impiego della fondina swiwell e questo ( anche se accade in uno scontro senza esclusione di colpi ) non succede contro due nerboruti giganti ma contro un imprenditore ferroviario certo astuto e senza scrupoli, ma non certo imponente fisicamente o particolarmente abile nell'uso delle armi.
  22. In effetti, a pensarci bene, non è che capiti tanto spesso vedere il fucile in mano a Pat, che lo impugna con il piglio del veterano ( non ricordo se nella scena in questione le cose andassero proprio così, ma l'effetto visivo è comunque ottimo ) ; degno di nota è anche l'atteggiamento di Tex, che accende il candelotto come accenderebbe una sigaretta.
  23. Ecco la copertina del volume 175 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "I mercenari"; comprender? buona parte de "Gli Invincibili" ( nn. 438 - 440 ). La copertina di Villa porta alla ribalta, al fianco di Tex, uno dei principali personaggi di questa storia ( e di molte altre ): l'erculeo Pat Mac Ryan ? Sergio Bonelli Editore
  24. Pedro Galindez

    Tex,un Eroe Perdente?

    Come hanno puntualizzato molti interventi di questo topic, a partire da quello introduttivo di Anthony, le storie da cui Tex esce sconfitto, pur rappresentando comunque l'eccezione e non la regola, sono abbastanza frequenti e capaci di ottenere una notevole risonanza. Anthony ha sottolineato soprattutto la presenza in questo filone delle storie "filoindiane", mentre altri, come AtThe Rocks, hanno sostenuto che il rapporto tra il ranger e la Storia rappresenta la spiegazione fondamentale delle sue sconfitte. A mio parere, questa seconda posizione è maggiormente fondata, in quanto il confronto coi grandi fenomeni storici ha sempre rappresentato un problema, perfino per il Tex più originario ed eroico, quello di GLB. Non è stata ancora citata nella discussione, ma IMHO uno dei migliori esempi di un Tex "perdente" è proprio quello che si incontra in "Tra due bandiere", in cui il fenomeno della Guerra Civile è tale che quando Tex lo incontra in tutta la sua ampiezza nella battaglia di Shiloh egli non può fare altro che assistere con impotente raccapriccio all'immane massacro( nel quale oltretutto perde la vita sotto la bandiera sudista un suo vecchio amico ). In circostanze del genere, a mio giudizio, il lettore è comunque incline a non condannare il nostro eroe per il fatto di non essere riuscito a compiere l'impossibile; penso in ogni caso che la riuscita delle vicende non dipenda solo o tanto da questo, quanto dalla logica narrativa che lo sceneggiatore può riuscire loro a conferire. Cosè, la reputazione di capolavoro di "Tra due bandiere" appare meritata, almeno IMHO, proprio per il fatto che mette a confronto un singolo ( seppure eroico ) uomo con un fenomeno come la guerra che falcia uomini a decine di migliaia ( nel migliore dei casi ), mentre "Le colline dei Sioux" ( pur non strettamente legata ad uno sfondo storico ) possiedono un grandissimo fascino crepuscolare proprio perchè gli sforzi di uomini intelligenti e beneintenzionati come Tex, Carson, Nuvola Bianca, Davis e Orwell finiscono per fallire di fronte al gioco maligno della sorte che frustra tutti i loro sforzi di stretta misura e all'ultimo istante. Entro certi limiti, lo stesso discorso potrebbe essere fatto anche per "Caccia all'uomo". In altri casi, invece, la sconfitta di Tex, pur collegabile alla debolezza della causa che difende ( gli indiani ) o in generale agli eventi storici, mi pare comunque gestita meno bene. In "Apache Kid", per esempio, la volont? apologetica di GLB verso Tex fa sè che la vicenda assuma una piega alquanto innaturale, con il ranger che viene trattato da amico dalla vittima dell'ingiustizia, onorato da "un premio di consolazione" ( la distruzione della banda di Comancheros ) e posto su un piano morale superiore rispetto a quello degli altri protagonisti bianchi; ciò però è in stridente contrasto con il fatto che è proprio Tex a mettere Apache Kid nelle mani dei suoi persecutori e più ancora con il fatto che, arrivati a questo punto, il ranger si limiti ad affrontare il problema principale con sterili invettive e ancor più sterili iniziative legali. Lo stesso discorso si potrebbe fare per "Documento d'accusa", in cui vi sono meno forzature a favore dell'immagine di Tex, che fa anche meno errori, ma rimane comunque ancor più passivo che nella storia bonelliana . Più complesso mi pare il caso di "Patagonia" in cui certamente si fa sentire il peso del destino storico, ma in cui questo viene, per così dire, "aiutato" dall'impossibilità per Tex di stabilire un rapporto veramente amichevole e paritario con Mendoza, cosa che lo porta a commettere vari errori, a farsi soverchie illusioni e infine a essere battuto su tutta la linea ( perfino la vita sua e dei suoi pochi superstiti compagni di lotta è un magnanimo dono dell'"amico" Ricardo Mendoza ) da alcuni ufficiali argentini ancor meno dotati di abilità strategica di quanto lo fossero i vari Elbert, Arlington, Middleton, Stonewall e Drake da lui affrontati in analoghe circostanze. Anche in "La strage di Red Hill" ( in cui promette a Ska-Wom-Dee la benevolenza delle autorit? inglesi se attaccher? i Wolfers; il povero capo Dakota ricaver? dal suo intervento soltanto la perdita di suo figlio e di molti guerrieri, oltrech? la deportazione in una riserva Usa ) Tex si mostra piuttosto incline ad illudersi sulla propria capacità di portare la situazione a una soluzione completamente soddisfacente per tutti. Il meno accettabile dei "Tex perdenti" mi pare però quello de "Il segno di Cruzado", una vicenda dominata dai suoi errori di valutazione non solo in campo pratico ma persino in campo morale ( come definire altrimenti la sua valutazione della decisione di tanti giovani Navajos di unirsi al capo Piute ?). Insomma, IMHO un Tex "perdente" ci può anche stare - come eccezione comunque - ma la sua gestione è comunque a mio avviso non facile per nessun sceneggiatore, perchè gli richiede di conciliare la capacità della vicenda di "funzionare" con la necessit? di farne uscire "bene" ( sul piano morale e del prestigio ) l'eroe sconfitto.
  25. Le spiegazioni di Paco mi sembrano tutt'altro che inverosimili ( a parte quanto detto su Seijas, che, a quanto ho sentito, ha dovuto ridisegnare alcune tavole del suo Texone a seguito di modifiche della sceneggiatura ) ma mi sento di aggiungerne un'altra: Wilson ha disegnato soltanto il Texone, mentre De La Fuente è entrato nella scuderia texiana soltanto in età avanzata e di conseguenza, forse, era considerato più comprensibile modificare i suoi volti dei pards. La cosa era poi, IMHO, anche più semplice perchè, per quanto poco gradevoli potessero apparire i volti dei pards da lui realizzati, il suo stile grafico non era poi così diverso da quello di Monti da rendere del tutto privo di plausibilit? un ritocco; se la SBE avesse invece deciso di ritoccare i volti di Tex realizzati da Font per adeguarli al modello canonico di Villa o di Ticci il rimedio ( come ha notato IMHO giustamente Paco ) sarebbe probabilmente apparso peggiore del male perchè, anche ammettendo che le proporzioni tra teste e figure fossero state rispettate ( cosa non ovvia, come insegnano gli interventi di Galep sulle tavole di Muzzi ), le modifiche sarebbero state così stridenti con il resto delle tavole che le avrebbe notate anche un cieco. Ciò detto, anche per il mio palato sono poco gradevoli le versioni di Tex, Carson e Tiger targate Font ( Kit Willer, specie ne "La mano del morto" mi pare lievemente più piacevole ) e in ogni caso meno gradevoli di quelle di De La Fuente o Giolitti.
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