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TWF - Tex Willer Forum

Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Pedro Galindez

    Carson Family

    IMHO è invece più probabile la prima ipotesi, e ciò per vari motivi. Innanzi tutto, la SBE ( e probabilmente anche GLB, che nel corso dei primi numeri della serie regolare fa esprimere più volta al nostro eroe la sua scarsa incilinazione alle nozze ) ha sempre avuto un'estrema ripugnanza ad allargare la cerchia familiare dei pards: se il fatto che le donne amate da Kit Willer facciano in generale una brutta fine può essere attribuito alle capacità jettatorie del figlio di Tex, non credo si possa dire la stessa cosa vedendo la drammatica fine incontrata da padre, fratello e moglie di Tex o dalla promessa sposa di Tiger; come si è detto spesso, poi, è stata la casa editrice a impedire che il giovane aiutato dai pards in "Ritorno a Culver City" fosse identificato col nipote di Tex. Quanto alla mancanza di esplicite indicazioni e ammissioni di paternit? da parte rispettivamente di Lena e Carson, molti dei lettori de "Il passato di Carson" hanno messo in rilievo un paio di dichiarazioni di Lena che paiono volutamente ambigue: a) allorch? lei rivede dopo tanto tempo Carson, il vecchio ranger le rinfaccia la botta in testa da lui stesso subita, sostenendo che lei ha voluto in tal modo salvare la pelle di Ray Clemmons, "il padre di Donna"; lei, ripetendo alla lettera el parole di Carson, conferma che tale era la sua intenzione, tuttavia Marcello le conferisce uno sguardo deliberatamente strano, mentre Boselli ci aveva fatto vedere nella circostanza Carson ferito e col braccio al collo che pretendeva di affrontare Clemmon, presumibilmente illeso; date tali condizioni, chi dei due doveva più verosimilmente essere salvato? b ) nell'epilogo, dopo che Carson ha elogiato il coraggio di Donna e affermato che suo padre ( cioè Clemmons ) "non era poi così male", Lena interviene ancora una volta e, rivolgendosi a Carson dice che Donna "può essere davvero fiera di suo padre"; anche qui il riferimento si adatta certo a Clemmons ma più ancora ( IMHO volutamente ) a Carson. Certo, dato che a suo tempo Lena divideva le proprie grazie tra Clemmons e Carson, si può dire che nemmeno l'ex "saloon girl" possa conoscere con assoluta certezza chi è il padre di sua figlia; mi sembra però alquanto evidente che lei propenda per Carson. Quanto alle loro possibilità di ritorno, fino a non molto tempo fa ritenevo non fossero poi così elevate; è però a mio avviso possibile che la promozione di Boselli a primo sceneggiatore della serie cambi le carte in tavola; il problema sarà semmai inventare una vicenda che regga il paragone con "Il passato di Carson"
  2. Pedro Galindez

    Albi Per Un Nuovo Lettore

    Alle storie già segnalate potrebbero IMHO essere aggiunte, tra le migliori vicende che hanno visto Tex protagonista, tanto negli anni del suo creatore Giovanni Luigi Bonelli che in epoca più recente:1) "Odio senza fine" ( nn. 151 - 154 )2) "El Muerto" ( nn. 190 - 191 )3) "I diavoli rossi" ( nn. 338 - 340 )4) "Gli uomini che uccisero Lincoln" ( nn. 449 - 450 )5) "Sulla pista di Fort Apache" ( nn. 458 - 460 )
  3. Pedro Galindez

    Victor De La Fuente Sanchez

    Condivido abbastanza il giudizio di Sam: IMHO non solo per quanto riguarda i paesaggi e gli ambienti ( sempre a mio avviso di ottimo livello, si tratti dei deserti di "Fiamme sull'Arizona", oppure della vita cittadina ottocentesca della San Francisco di "Al disopra della legge" ), ma anche per i personaggi minori De La Fuente si è disimpegnato assai bene; perfino Kit e Tiger, nell'unica occasione in cui ha dovuto disegnarli, non sono venuti affatto male. Il problema per lui era rappresentato purtroppo da Carson, sempre rappresentato arruffato come il disneyano Archimede Pitagorico, e più ancora da Tex, cui conferiva una faccia da pugile "incassatore", spesso oltretutto corretta da Monti. Proprio questi continui interventi redazionali, a mio parere, fanno sè che per me egli non possa essere collocato tra i grandi disegnatori texiani ( anche se, magari forse pure per merito delle correzioni di Monti, i volti dei due pards mi paiono comunque sufficientemente gradevoli, come ha detto anche Sam, e comunque preferibili a quanto propostoci da altri artisti tuttora attivi con il nostro ranger ).
  4. Ecco la copertina del numero 169 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola col titolo "La tana dei serpenti"; comprender? l'ultima parte de "La minaccia nel deserto" ( nn. 420 - 422 ), oltre alle battute iniziali de "L'uomo senza passato" ( nn. 423 - 425 ). A quest'ultima vicenda si riferiscono il titolo e la copertina di Claudio Villa ( che, per la prima volta, non solo si ispira ad una vicenda da lui stesso disegnata, ma si trova anche a rivaleggiare con una delle sue copertine della serie regolare, quella del n. 423; IMHO, rispetto a quest'ultima, l'impatto emotivo di quella attuale è assai più forte, ma proporre una scena del genere nella serie regolare avrebbe probabilmente potuto provocare un "effetto spoiler" abbastanza marcato, mentre, a questo riguardo, la scena illustrata nel n. 423 è abbastanza enigmatica e stuzzicante per il lettore che non sa nulla della vicenda che inizia a dipanarsi in quell'albo ). ? Sergio Bonelli Editore
  5. A mio parere, pur con tutti i limiti che ha o almeno può avere una valutazione a distanza troppo ravvicinata, non è molto semplice fare una divisione netta tra i nn. 501 -550 e quelli dal 551 in poi; storie mediocri o mal costruite si trovano anche in quest'ultima parte della storia editoriale di Tex ( oltre "Moctezuma", potrei citare come esempi in proposito "Buffalo Soldiers" o "Missouri" ), mentre nella prima parte del centinaio non mancano vicende di buon livello come "Intrigo nel Klondike", "L'ultima diligenza" o "Athabaska Lake". Di conseguenza, il livello medio del centinaio, pur con alcuni "abissi" già citati da Ymalpas, è comunque IMHO discreto, mentre, per quanto riguarda il futuro, non ci rimane, che aspettare ( anche se pure a mio parere alcuni segnali incoraggianti ci sono comunque stati ).
  6. In effetti, come dice Virgin, non è che il declino delle vendite di Tex sia stato terrificante, tanto più in quanto seguiva una tendenza già profilatasi nel corso degli anni Novanta ( secondo una statistica citata in questo topic da Ymalpas, Tex vendeva 350.000 copie nel 1992 e 330.000 nel 1995, per poi scendere a quota 300.000 nel 2000, 240.000 nel 2006 e 220.000 nel 2008 ; di conseguenza, si può persino dire che la serie regolare del nostro ranger nel 2009 ha venduto in media 20.000 copie in più del 2008, risalendo ai livelli del 2006; in qualunque modo si spieghi tale risultato - miglior qualità delle storie ( magari per il diradarsi di quelle scritte da Nizzi ), effetto traino della ristampa a colori di "Repubblica" ecc. - questo non mi pare affatto spregevole ). Molto più marcato, ma comunque non tale da portarlo alla chiusura, è stato il declino di "Dylan Dog", che negli anni Novanta vendeva persino più di Tex, come è stato ricordato in un'altro topic del Forum da Anthony Steffen, mentre adesso è sceso in seconda posizione nell'ambito della SBE; può darsi che alla cosa abbiano contribuito i cambiamenti dei gusti del pubblico, oppure le critiche negative ( non seguo granch? l'Indagatore dell'Incubo, ma ho notato che di fronte alle sue storie degli ultimi Ubc tende a fare costantemente pollice verso ), ma comunque il declino editoriale della serie ( una flessione di quasi il 30% negli ultimi 10 anni e di oltre il 40% negli ultimi 15 ) è un fatto. Sempre sulla base della lettura delle recensioni di Ubc sull'argomento, mi sembra che possa farsi lo stesso discorso per Nathan Never: anche per l'eroe fantascientifico della Bonelli la flessione delle vendite si è accompagnata a giudizi critici negativi. Se però le stroncature possono penalizzare le vendite, non sembra che gli elogi le facciano aumentare: confesso di essere rimasto assai stupito nello scoprire che, con un calo del 20 - 30% delle vendite nell'ultimo decennio, sia a un pelo dalla chiusura "Zagor", nonostante le sue fortune critiche recenti siano state superiori a quelle di Tex e Dylan Dog; ancora più soprendente è trovare che "Dampyr", così apprezzato negli spazi informatici ( come mostrano le valutazioni che riceve non solo su Ubc ma anche nelle votazioni mensili della mailing list "Ayaaak" ), abbia perso oltre il 40% delle copie vendute dalla sua nascita ad oggi. E' probabilmente questo a rendere non infondatamente pessimista per il futuro Sergio Bonelli: malgrado la creativit? mostrata da sceneggiatori e disegnatori a livello di testate, di personaggi, di vicende e di stili grafici, quando lui si trova a tirare le somme, deve constatare che nessuna delle sue creature recenti ha avuto il successo spettacolare del Tex degli anni Settanta - Ottanta e del Dylan Dog degli anni Ottanta - Novanta, mentre sono proprio questi due personaggi, pur avendo entrambi oltrepassato da un pezzo l'epoca d'oro del loro successo editoriale, a fungere, come ha giustamente sostenuto Ymalpas, da piloni d'appoggio della SBE.
  7. Pedro Galindez

    Aurelio Galleppini

    A quanto mi risulta, la qualità "astratta" di certe copertine di Galep, come alcune soluzioni analoghe in altri fumetti ( per esempio il "cono di luce" entro cui Magnus staglia talora i personaggi in "Alan Ford" ) è stata in buona misura provocata dall'estrema mancanza di tempo che lo costringeva a puntare su pochi elementi essenziali ( e, in certi casi, a rielaborare o riutilizzare vecchie copertine delle serie a strisce o della I serie gigante ), riuscendo IMHO ad ottenere abbastanza spesso un effetto estremamente suggestivo ( magari disperso, come dice Paco, dalle modifiche apportate in sede di ristampa ). Paragonarle sfavorevolmente alle copertine attuali di Villa non mi pare granch? oggettivo, troppo diversi essendo i loro stili, le condizioni di lavoro ( anche se Villa, per reggere al peso di tutte le copertine che gli vengono richieste, ha dovuto da oltre sette anni rinunciare a vedere pubblicata una storia da lui disegnata ) e le aspettative del pubblico dell'epoca attuale da quelle che i lettori avevano alle origini di "Tex".
  8. Questa è la copertina del n. 168 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola con il titolo "La luce dallo spazio": comprender? la seconda parte di "Sul sentiero della vendetta" ( nn. 419 - 420 ) e le battue iniziali di "La minaccia nel deserto" ( nn. 420 - 422 ). Il titolo ( che riprende il primo titolo interno del n. 420 relativo alla vicenda in questione ) e la copertina di Claudio Villa si riferiscono alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  9. Pedro Galindez

    Galleria Di Francesco Gamba

    Anche a mio parere, se viene confrontato con Galep, Gamba ci perde senz'altro; mi pare tuttavia difficile negare che le tavole finora postate ( specialmente quelle messe in linea da Sam di recente ) raggiungono un loro livello decoroso che, IMHO, non le avrebbe fatte certo sfigurare se fossero apparse in qualche storia della serie regolare. Il problema è che si è fatto ricorso a Gamba ( come peraltro a Uggeri e Muzzi ) semplicemente perchè Galep non reggeva il ritmo di pubblicazione delle strisce: di conseguenza l'artista ha dovuto costantemente tirare via, cosa che lo ha reso forse il più criticato dei disegnatori del nostro ranger....
  10. Ecco la copertina del numero 167 della "Collezione Storica a colori", da domani in edicola col titolo "Furia Comanche": comprender? la quasi totalit? de "I cercatori di piste" ( nn. 416 - 418 ), oltrech? le prime pagine di "Sul sentiero della vendetta" ( nn. 419 - 420 ). La copertina di Claudio Villa ed il titolo fanno riferimento alla prima della due storie. ? Sergio Bonelli Editore
  11. Pedro Galindez

    Il Mercato Di Tex

    In effetti, le lamentele di Sergio Bonelli si riferiscono al fatto che la singola testata "Tex", che ai tempi d'oro arrivava alle 800.000 copie, oscilli attualmente tra le 200 e le 250.000 copie vendute per l'inedito ( e ancor meno per l'inedito delle altre testate ). Malgrado l'ampliamento e la diversificazione dell'offerta di cui giustamente parla Tahzay, Sergio Bonelli è preoccupato per il fatto che la casa editrice sembra soprattutto vivere di rendita sulla gloria passata ( ben rappresentata dal successo delle ristampe texiane e specialmente da quello della "Collezione Storica a colori"; a quanto so, neppur questo si può dire per altre testate come "Zagor", di cui attualmente la SBE non ristampa n° albi singoli n° raccolte, mentre l'inedito vende comunque, a quanto ho sentito dire, non più di 70.000 copie ) cosa che senz'altro rallenta parecchio il suo declino ( ad ogni modo meno pronunciato rispetto a quello dei fumetti di altre case editrici ) ma non segnala certo un'inversione di tendenza, cosa che favorisce tanto più i confronti negativi, in quanto nel 1980 circa "Tex vendeva 800.000 copie con uno staff composto da un paio di sceneggiatori e da meno di mezza dozzina di disegnatori, mentre ora il numero degli sceneggiatori è comunque raddoppiato e quello dei disegnatori quasi triplicato.
  12. Ecco la copertina del numero 166 della "Collezione Storica a colori", uscito ieri con il titolo "La febbre dell'oro": contiene le ultime pagine di "Yukon selvaggio" ( nn. 412 - 414 ), "Delitto al porto" ( nn. 414 - 416 ) e le battute introduttive de "I cercatori di piste" ( nn. 416 - 418 ). La copertina di Claudio Villa si rif? al finale della prima storia. ? Sergio Bonelli Editore
  13. A mio parere, mentre è difficilmente negabile il declino di Nizzi rispetto al centinaio precedente ( anche diverse delle sue sceneggiature proporzionalmente meno apprezzate della fascia 301 - 400 come "Il ritorno della Mano Rossa", "La croce fiammeggiante" o "Topeka!" se fossero state pubblicate dopo il n. 400 sarebbero state IMHO valutate in maniera più positiva ), esso è probabilmente apparso più marcato di quanto forse non sia stato per un percepibile e percepito inaridirsi della sua vena inventiva. Se infatti guardiamo alle sceneggiature nizziane più apprezzate del periodo, vediamo che due di esse ( "L'uomo senza passato" e "Il presagio" ) traggono la loro origine da idee di Claudio Villa e Fabio Civitelli ( del resto, come è abbastanza noto, Nizzi ha usato uno spunto offertogli da un fan rimasto anonimo per scrivere nello stesso periodo "Delitto al porto" ); una terza ( "Le colline dei Sioux" ) è il sequel di una vicenda particolarmente apprezzata del precedente centinaio ( "Sioux" ), mentre "Gli uomini che uccisero Lincoln" ha solide basi storico - fantapolitiche. Nei primi due casi è stato perciò possibile ascrivere i meriti delle vicende a Villa e Civitelli ( mentre le eventuali mende andavano senz'altro sul conto di chi aveva realizzato le loro idee ); per quanto invece riguarda le altre due storie, invece, si è comunque potuto sostenere che Nizzi cercava appoggio nel se stesso di una volta e nella Storia con la S maiuscola per supportare la sua calante fantasia. Ad ogni modo, è comunque innegabile che proprio nella fascia 401 - 500 comincino a comparire sceneggiature nizziane che si afflosciano nella loro parte conclusiva ( "Yukon Selvaggio", "Gli uccisori" e "Il ritorno della Tigre Nera" sono le prime che mi vengono in mente ) o che riutilizzano più o meno stancamente idee precedentemente sperimentate con maggior successo ( tali sono, a mio avviso, "Vendetta Navajo" - certo condizionata anche dalle ristrette dimensioni di un albo - e "La collina della morte" ). Ciononostante, mi sembra di poter comunque sostenere che, anche lasciando da parte i capolavori già menzionati, il livello medio delle storie nizziane è comunque rimasto piuttosto buono ( e comunque, a differenza di quanto avverr? poi, esente da rovinosi tonfi sul piano narrativo ) come a mio parere mostrano sceneggiature quali "Delitto al porto", "Yucatan", "Scorta armata" , "La pietra di Akbar", "Congiura contro Custer" e "La maschera dell'orrore". Insomma, per quanto gli anni d'oro dello sceneggiatore modenese fossero ormai passati, non mi sento affatto di giudicare questa fase della sua attività in maniera nettamente negativa, come è spesso capitato. A mio avviso è semmai probabile che a sfavore di Nizzi abbia giocato l'inevitabile paragone con lo sfolgorante esordio di Mauro Boselli. Anche se è probabilmente eccessivo giudicare "Il passato di Carson" miglior storia texiana di sempre, già il fatto che si sia potuto dare questo giudizio la dice lunga sul fascino esercitato da tale storia; va poi aggiunto che Boselli ha saputo consolidare l'iniziale impressione positiva dei lettori proponendo vicende come "Cercatori di piste", "Sulla pista di Fort Apache" e "La grande invasione", che, come la sua prima sceneggiatura coniugavano un'impostazione molto innovativa con esiti artistici di assoluto rilievo. Tuttavia, almeno a mio parere, anche Boselli ( in parte proprio per la sua impostazione innovativa ) non sempre è riuscito a integrare in maniera efficace tradizione e innovazione ( vicende come "I sette assassini" o "Matador" mi sembra risentano di questa non del tutto riuscita fusione tra le componenti tradizionali della saga texiana e le novità introdotte dallo sceneggiatore ), anche se non pochi lettori hanno gradito anche tali prove. Il difficile rapporto tra tradizione ed innovazione è stato anche alla base della contrastata accoglienza che hanno avuto le due storie firmate da Medda; lo sceneggiatore sardo è stato però accantonato ( IMHO troppo presto; dandogli tempo e respiro sarebbe stato perfettamente possibile seguitare a giovarsi della sua opera ), perchè le sue prove, pur non prive di fascino, non hanno raggiunto il livello de "Il passato di Carson". L'attività texiana di Decio Canzio, pur nella dichiarata ottica "emergenziale" in cui è stata intrapresa, non è stata priva di fascino e poesia pur se il suo modus narrandi ( singolare combinazione di modi nizziani e nolittiani ) faceva emergere alcune debolezze a livello di costruzione narrativa. Da parte sua, Sergio Bonelli ha concluso in questo centinaio la sua attività di scrittore texiano con "La strage di Red Hill", una vera summa della sua capacità di scrivere storie ricchissime di vicissitudini e toni narrativi. Insomma, il quinto centinaio di "Tex", pur probabilmente non paragonabile al secondo o forse anche al quarto, mi pare comunque un'affascinante epoca di transizione nella saga del ranger, in cui il contributo dei diversi sceneggiatori ( e disegnatori ) ha saputo interessare e appassionare i lettori nei modi più diversi.
  14. Pedro Galindez

    Valutare Una Storia Di Tex

    Secondo me, come ha detto anche Sam, è difficile giudicare senza che inconsciamente ci venga da fare confronti con analoghe storie precedenti, che siano degli stessi autori ( anche per il disegnatore il confronto con il proprio passato può rivelarsi non troppo semplice, come dimostra l'attività tarda di Galep, Letteri e anche Ticci ) o meno; ciononostante, nei limiti del possibile, cerco di valutare ogni vicenda sulla base di ciò che mi sembra offra concretamente. Del resto, se il confronto con il passato dovesse essere spinto alle ultime conseguenze, potremmo trovarci a concludere paradossalmente che GLB avrebbe dovuto far scomparire la serie prima di ritirarsi ( o magari interromperla già nel corso del terzo centinaio.... ); che Nolitta avrebbe dovuto appendere la penna al chiodo piuttosto che scrivere "Il segno di Cruzado" ( malgrado abbia poi scritto "Il solitario del West" o 2La strage di Red Hill" ); che Nizzi avrebbe fatto meglio a non superare la sua famosa "crisi creativa" del 1992 ( anche se in seguito avrebbe ancora firmato storie come "Gli uomini che uccisero Lincoln" o "Le colline dei Sioux" o come il Texone di Parlov ); che Boselli, sforzandosi ( come ha detto lui stesso ) di dare il massimo delle sue potenzialità ne "Il passato di Carson", avrebbe condannato la più parte delle sue storie successive a sembrare meno riuscite al confronto ( nonostante vicende come "Cercatori di piste", "Sulla pista di Fort Apache" o "La grande invasione" ) . Il rispetto delle caratteristiche tradizionali della serie e dei personaggi mi pare estremamente importante, ma IMHO non può condurre n° gli autori n° i lettori a schiacciare sempre e comunque la valutazione delle storie inedite sotto il peso del confronto con il buon tempo antico.
  15. Nemmeno a me "La collina della morte" pare una storia così pessima, anche se, rispetto a tante altre trame incentrate su intrighi politico - affaristici ai danni degli Indiani ( come "Attentato a Washington" o il Texone "Fiamme sull'Arizona", con cui condivide il disegnatore, De La Fuente ), è difficile non considerarla meno riuscita. Non tanto, magari per lo snodarsi della trama, che è fluido e logico e non privo di momenti efficaci , quanto per la mancanza di freschezza di personaggi e situazioni. Innanzi tutto, come era capitato in altri casi ( per esempio, "Il testimone" ) e capiter? anche in seguito, quello che per Tex è un giallo non lo è affatto per noi visto che sin dalle prime battute sappiamo benissimo chi non vuole riformare l'amministrazione delle riserve e perchè. Inoltre, come è stato puntualizzato su Ubc da V. Oliva in maniera un po' severa ma non infondata, Tex si salva dalla prima non imprevedibile situazione pericolosa che deve affontare con un "arrivano i nostri" un po' facile . Anche i "cattivi", come è stato detto, non sono proprio molto memorabili o temibilissimi come personaggi . I disegni di De La Fuente hanno il solito handicap dei volti di Carson e di Tex ( per quanto alcuni di questi ultimi siano stati ritoccati da Monti in modo da renderli più palatabili ); tuttavia, pensando a certe versioni dei due pards firmate da Font ( o da Mastrantuono e Wilson ) non mi pare sia troppo equo puntare il dito su De La Fuente come è stato spesso fatto; va poi aggiunto che i personaggi minori ( Ely Parker compreso ) sono IMHO ben rappresentati e che gli ambienti sono resi in maniera molto accurata ed elegante. In sintesi, per me:soggetto 6,5sceneggiatura 7 --disegni 7 +
  16. Una curiosità: lo scioglimento finale presenta una forte somiglianza con quello originario del romanzo postumo di Jules Verne "Le volcano d'or" ( "Il vulcano d'oro" ) in cui due cugini che lottano per il possesso di una concessione mineraria nel Klondike vedono allo stesso modo sfumare le loro prospettive di ricchezza. Tale romanzo, pubblicato originariamente nel 1906 in una verisone molto rimaneggiata dal figlio di Verne, fu edito nel 1989 nella sua versione originaria ( in parte rimasta allo stato di abbozzo ) da uno studioso italiano, Piero Gondolo Della Riva, che lo tradusse anche in italiano. IMHO è assai probabile che Nizzi, spesso sensibile alle suggestioni della letteratura avventurosa per ragazzi, lo abbia letto e tenuto presente.
  17. Pedro Galindez

    Valutare Una Storia Di Tex

    Non ho spesso riflettuto sui presupposti teorici delle mie valutazioni delle storie di Tex ( o di qualunque storia a fumetti ), tuttavia tendo seguire anch'io un certo numero di parametri. In primo luogo, la coerenza logica della vicenda: IMHO è una pecca abbastanza seria sacrificare all'effetto momentaneo di una scena o di una sequenza narrativa la logicit? della trama ( mi dispiace citare nuovamente un esempio già fatto da Ymalpas, ma "Vendetta per Montales" IMHO risente soprattutto del fatto che il ricatto di Nacho Gutierrez all'amico di Tex viene reso inconsistente da quattro parole del secondo albo ). Penso inoltre che una sceneggiatura di buono o ottimo livello debba essere in grado di dare il giusto risalto a tutti gli elementi che la compongono, in modo tale che essi si integrino armoniosamente, cooperando a tenere desta l'attenzione del lettore senza stridere gli uni con gli altri. Altro elemento importante per una bella storia è inoltre per me il ruolo importante di Tex nell'azione, in assenza del quale la vicenda può anche essere gradevole, ma non può per me aspirare al rango del capolavoro ( esempio: "Apache Kid" di GLB ). Per quanto riguarda i generi narrativi, ho una certa predilezione per le storie gialle e di intrigo, ma non al punto di non apprezzare anche il filone western classico o le storie basate sul mistero e sull'elemento soprannaturale. Anche l'ambientazione non mi pare decisiva per la valutazione di una vicenda: IMHO, purch? venga ben sfruttato, qualsiasi ambiente può fare da sfondo ad un capolavoro. Anche il linguaggio e lo stile, a meno che non vi siano eccessi evidenti di artificiosit? e prolissit?, non rappresentano fattori di primaria importanza per definire una vicenda "capolavoro": dei dialoghi scintillanti possono mascherare fino a un certo punto carenza nella costruzione narrativia o situazioni forzate e inverosimili, ma non sono IMHO in grado di cancellare tali difetti. Per quanto invece riguarda i disegni, non credo sia necessario che siano in sè e per sè capolavori grafici ( per quanto questo possa dare un buon contributo all'esito finale ); è sufficiente che siano gradevoli e funzionali allo sviluppo della trama: in questo senso mi sento di citare in positivo molte prove di Nicol' e Letteri, mentre, se dovessi fare degli esempi in negativo, i primi nome che mi verrebbero in mente sarebbero quelli di un Gamba o di un Font.
  18. Pedro Galindez

    [397/399] Topeka!

    A mio parere, il problema del finale di "Topeka!" non è tanto, come dice pard06, la sua "banalità" (di fatto la fine di Torrey è la stessa che hanno fatto tanti suoi "pezzi grossi" suoi pari, che si sono rotti l'osso del collo cadendo in un burrone) quanto il fatto che ad esso si arrivi esponendo gli avvenimenti che lo hanno determinato con un flashback; tale soluzione, sebbene non priva di motivi ( raccontare in presa diretta lo scioglimento avrebbe forse fatto sì che il giovane neosceriffo Moses rubasse la scena a Tex ), finisce quasi per annullare l'elemento suspence. A parte questo peraltro non indifferente neo, secondo me Nizzi ( un po' come era capitato nella storia precedente, "Il testimone" ) riesce assai bene ad evocare una non scontatissima realtà tardo - western, nella quale, come è stato anche detto nei post precedenti, spiccano personaggi quali Moses, Stoddard e il subdolo avvocato Floyd ( una canaglia in guanti gialli che rivela insospettabili capacità organizzative quando deve fare le veci del suo capo ), e nella quale Tex, pur non essendo quella a cui è più avvezzo, sa inserirsi con autororevolezza e abilità; Carson ha meno rilievo ( anche la sua presunta "figuraccia" nello scontro con Torrey, invero non priva di paralleli nella saga pensiamo al ko subito da Tex alla stessa maniera - sabbia negli occhi- in "La carovana dell'oro"; oppure a Tiger che ne "Il giuramento" viene bellamente impallinato alla spalla dalla pistola di Teller, mentre non riesce a centrarlo col fucile, serve a preparare la strada al peraltro non del tutto riuscito epilogo ), ma, battute e siparietti a parte, dà il suo valido contributo di secondo Winchester negli scontri a fuoco. Le atmosfere western molto legate a una precisa realtà storica sono quelle che più si addicono a Blasco; di conseguenza, malgrado le sue versioni di Tex e Carson ( soprattutto il secondo ) non siano fatte per piacere a tutti i palati ( peraltro, almeno IMHO, certe critiche, comprensibili all'epoca, potrebbero ben essere sfumate se ci si ricordasse che in seguito si sono viste versioni dei nostri eroi ben più criticabili ) condivido sostanzialmente quanto detto da pard06 sulla sua prova, mediamente ottima. In sintesi, a mio parere: soggetto 8 sceneggiatura 7 + disegni 8,5.
  19. Ecco la copertina del numero 165 della "Collezione Storica a colori" da domani in edicola col titolo "Spedizione a White Horse": conterr? la conclusione di "Orrore!" ( nn. 410 - 411 ) e gran parte di "Yukon selvaggio" ( nn. 412 - 414 ). Titolo e copertina di Claudio Villa fanno riferimento alla seconda storia. ? Sergio Bonelli Editore
  20. Pedro Galindez

    Galleria Di Giovanni Ticci

    Effettivamente, soltanto una certa "rugosit?" del volto di Tex ( forse comunque giustificabile in parte per il fatto che il ranger è nel pieno di uno scontro a fuoco ed è dunque "sotto sforzo" ) fa capire che siamo di fronte ad un'opera della più recente fase stilistica ticciana; il resto del disegno, invece, anche se in taluni particolari soltanto abbozzato, mi pare davvero magnifico. Del resto, a mio parere anche Galep, pure negli ultimi anni di attività, poteva ancora sfornare disegni e singole tavole di ottimo livello.
  21. Pedro Galindez

    Un Nuovo Galep?

    Le ultime anticipazioni ( di un paio di mesi fa ) fissavano la data di pubblicazione al gennaio 2011. Per questa ed altre anticipazioni sulle storie di prossima pubblicazione puoi consultare questo topic ( cliccare per leggere )
  22. Questa è la copertina del volume 164 della "Collezione Storica a colori", in edicola da oggi col titolo "La prigioniera della città morta": comprende la parte finale de "Il passato di Carson" ( nn. 407 - 409 ), oltre a quasi tutto "Orrore!" ( nn. 410 - 411 ). La copertina di Claudio Villa e il titolo fanno riferimento alla prima delle due storie. ? Sergio Bonelli Editore
  23. A mio parere, come ho già detto anche altre volte, non si può dire che Boselli abbia mutato radicalmente scrittura rispetto alle vicende da lui sceneggiate nel quinto centinaio texiano; l'accresciuto carico di lavoro dovuto all'acquisito status di autore principale della serie ha tuttavia fatto sè che, mentre inevitabilmente le sue sceneggiature potevano apparire meno originali che in passato ( tutti gli sceneggiatori hanno i loro stilemi favoriti e, più uno legge le loro trame, meno facile è che rimanga sorpreso ), le loro caratteristiche meno tradizionali rispetto alla tradizione texiana precedente potessero infastidire di più la fascia del pubblico texiano più legata ad essa, anche se comunque lo sceneggiatore milanese può contare su una fascia abbastanza numerosa di sostenitori, in prevalenza nel pubblico più giovane. Ciò IMHO avviene, non solo e forse non tanto per gli eventuali sfoggi di riferimenti dotti da parte dello sceneggiatore ( ammicchi a opere celebri li hanno fatti anche altri sceneggiatori texiani: se Nolitta ha talora evocato atmosfere cinematografiche [ i riferimenti agli spaghetti western in "Caccia all'uomo" ed "El Muerto", o alla saga di Indiana Jones ne "Il segreto del Morisco" ] e Nizzi ha strizzato l'occhio alla letteratura popolare [ gli omaggi a "L'isola del tesoro" in "La leggenda della vecchia missione" e ancor più palesemente in "La pietra di Akbar" ], Medda ha addirittura fatto cantare Rossini a un barbiere siciliano in "Orrore"; tutt'al più i riferimenti colti possono rappresentare un ulteriore atout per le storie boselliane agli occhi di chi le ama anche per altri motivi ), quanto perchè Boselli ha toccato in maniera molto marcata ( IMHO talora anche troppo marcata ) corde molto care ai lettori più giovani, come il sentimento amoroso e il culto dell'amicizia.
  24. IMHO, i problemi che si è posto Boselli ( e che hanno determinato questi lunghi e talora pesanti dialoghi ) sono stati almeno un paio:a ) dato che al centro della vicenda vi sono un delitto e la sua vendetta, la storia dovrebbe avere anche un aspetto, diciamo così, di detection; di conseguenza nella marea di dati ( e parole ) che ci sono stati offerti a proposito di "Wild Bill" potrebbe celarsi qualche particolare che conduce ai responsabili degli omicidi che abbiamo visto in quest'albo. b ) la morte di Hicock è un avvenimento noto nei minimi particolari agli appassionati ed agli esperti del West, ma non è detto che il lettore medio texiano appartenga ad una di queste due categorie; di conseguenza, è possibile che Boselli abbia cercato di familiarizzarlo con lo sfondo storico - ambientale. Del resto, non è la prima volta che una sceneggiature con al centro intrighi criminali e/ o ambienti più o meno inconsueti offre il fianco all'accusa di verbosit?: senza fare esempi più o meno ovvi ( "Il segreto del Morisco" , tanto per dire ), persino "Tucson" di GLB è stata talora criticata per questo. Ad ogni modo, penso che i due albi successivi ci faranno capire se questo lungo prologo avrà dato degnamente avvio a una storia da ricordare, oppure l'avrà soltanto appesantita....
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