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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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  1. ymalpas

    I Vip Che Leggono Tex

    ?Ma una volta, quando eravamo piccoli, gli sceriffi non erano i buoni??. Cosè il primo cittadino di Bologna, Sergio Cofferati, ha risposto ieri a chi lo accusava di voler essere un sindaco-sceriffo. ?Quando mi paragonano a Tex Willer - ha aggiunto - ricordo che Tex è amico degli indiani?. Il personaggio di Bonelli è da sempre l' eroe preferito da Cofferati. Una passione nata da bambino, come lui stesso una volta ha raccontato: ?Io a seguire le avventure di Tex ho cominciato a tre anni, negli anni cinquanta. Non sapevo ancora leggere, guardavo le figure?. Una copia del fumetto è sempre stata, poi, sulla sua scrivania di sindacalista e pare che non manchi neanche su quella di sindaco di Bologna. ?Tex non l' ho mai tradito - ha confessato - ho una stanza apposta, a casa mia?. Perchè lo sceriffo disegnato da Bonelli è un modello ?positivo, sta dalla parte dei giusti (non dico dalla parte dei buoni, termine inflazionato, di questi tempi...) ha coraggio e dignit?, è un bianco, ma viene nominato anche capo degli indiani?. Nel 1998 è stato pubblicato un libro dal titolo eloquente: "Il mio amico Tex". Autore, Sergio Cofferati. ( da un'articolo di Repubblica )
  2. Una volta è stato chiesto a Gianluigi Bonelli quale attore secondo lui avrebbe impersonato al meglio il personaggio di Tex in un film. La risposta... John Wayne!
  3. ymalpas

    Aurelio Galleppini

    AURELIO GALEPPINI Sardo d'adozione prigioniero di Tex Articolo apparso su La Nuova Sardegna è 26 marzo 1999 ?Mi sento sardo da sempre?, amava dire Aurelio Galleppini, in arte Galep, a chi gli chiedeva il perchè del suo amore per l'isola. Nell'estate del 1948 inventa insieme a Bonelli Tex, un personaggio a metà strada tra Gary Cooper e John Wayne, ma con i suoi tratti somatici, ricavati da un'attenta osservazione allo specchio. Non conoscendo l'America, nei disegni compaiono le montagne del Sulcis. E per 46 anni Tex sarà il pane quotidiano di Galep. Un Alex Raymond italiano, lo ha definito un critico. Avrebbe potuto inventare altri personaggi: ?Ma mi sento prigioniero di Tex, mi ha preso la mano e non ne posso più fare a meno. A mezzogiorno abozzo la sua figura e i personaggi di contorno, portando avanti il disegno sino al pomeriggio. Poi, dalle venti alle cinque del mattino dopo, passo a disegnare Tex?. Per questo il più grande divertimento di Galep, sino alla morte, avvenuta cinque anni fa (non prima di salutare i lettori con la copertina del numero 400 dell'albo), sarebbe stato quello di preparare numeri uno di nuove avventure del suo eroe. Un eroe che ha imparato il senso di sacrificio dei sardi, quello di fare le cose con sentimento e passione. Tex il ranger ama le sfide, come Galep.
  4. ymalpas

    Aurelio Galleppini

    E Galleppini scopr? il West Mostra a Cagliari sugli esordi del disegnatore che invent? Tex Articolo di Gianni Olla per La Nuova Sardegna è 26 gennaio 2001 ?Avevo 28 anni quando scoppiù la pace. Mi ritrovai congedato a Cagliari, senza una lira. Feci incetta di tutto il materiale che riuscii a trovare e ripresi a disegnare?. La mostra ?Galep prima di Tex?, che si apre domani al Lazzaretto per iniziativa di Bepi Vigna, direttore del Centro internazionale del fumetto, ha come sintetica presentazione questa testimonianza post bellica di Aurelio Galleppini, ritratto da sè medesimo con un viso affilato e un paio di occhialini di metallo da intellettuale neorealista. Figlio di sardi sulcitani (padre di Iglesias, madre di Portoscuso), poi cagliaritano d'adozione, Galep fu sempre orgoglioso e spesso nostalgico della Sardegna, al punto da usare certi paesaggi aspri e polverosi del suo Sulcis come riferimento figurativo del West reiventato nelle tavole dei primi numeri di Tex. Ora, come ha scritto qualcuno, occuparsi di Galep senza citare Tex, è come parlare di John Ford senza citare i film western. Eppure si può e si deve, cominciando magari dalla casualit? di quell'invenzione, o meglio dall'imprevisto successo di quel fumetto che, persino nel nome (Killer, anzich? Willer) non prometteva nulla di buono. Dunque, nel 1945, Galleppini torna in Sardegna dopo svariati anni di servizio militare. Era stato, prima della guerra, un autodidatta di genio, un illustratore già richiesto dalle maggiori casi editrici italiane, (ad esempio la Nerbini di Firenze) a cui mandava i suoi bozzetti. Un periodo trascorso a Milano lo affina professionalmente, la guerra gli impedisce di entrare come disegnatore nella produzione del primo cartone animato italiano, ?La rosa di Bagdad'. Quando la tragedia bellica finisce, Cagliari è semidistrutta e tra le cose non proprio essenziali che mancano ci sono anche i materiali di Galep: matite, inchiostri a china, colori. Galep si arrangia _ piuttosto bene _ fino a quando nel 1948 non gli arriva una lettera di Tea Bonelli, moglie di Gianluigi, che lo invita a collaborare con la neonata casa editrice. Da allora, e fino al 1994, anno della morte, Galep è interamente legato all'immagine di Tex. Se si vuole ricercare uno spessore alla imponente documentazione messa in piedi da Bepi Vigna e dai suoi collaboratori (Stefania Costa e Gigi Cammedda) basta un semplice confronto tra le prime tavole di Tex _ graficamente povere, essenziali, senza un gran lavoro di rifinitura _ e la ricchezza da illustratore di rango degli altri lavori di Galleppini. Persino il fumetto che avrebbe dovuto costituire la serie A della casa editrice Bonelli, ?Occhio Cupo' (avventure nel Canad' del Settecento, in mezzo alla guerra tra francesi e inglesi) vale molto di più di quelle tavole. Ma fu surclassato da Tex. Il successo costrinse Bonelli e Galep ad arricchirlo, a farne non solo l'eroe del West, ma il contenitore di ogni genere di romanzo avventuroso. Da qui una sorta di riciclaggio dei materiali d'origine, già perfetti, e soprattutto un apporto anche contentistico di Galep ad alcuni grandi archetipi del massimo fumetto italiano di tutti i tempi. Avventure magico-fantastiche, discese nel ventre della terra, alieni e mondi fantascientifici, viaggi nel passato, non sono solo l'eredit? della formazione salgariana di Bonelli, ma anche la cifra figurativa di un illustratore che aveva passato i suoi primi trent'anni immerso in quel tipo di immaginario. C'è poi _ come sottolinea il curatore _ un altro aspetto interessante di questa mostra: racconta, anche marginalmente, una città, Cagliari. Una città dimezzata dalla guerra, spopolata, ma pur sempre vitale. La ripresa del lavoro di Galep avviene in via Barcellona, strada di fronte al porto dove sorse una scuola di disegno. Amici di Galleppini sono, tra gli altri, il giovane giornalista Giuseppe Fiori, il futuro attore Vittorio Congia, e soprattutto Marcello Serra, che firmer? i testi di alcuni fumetti, tra i quali uno leggendario, tratto dal Pinocchio di Collodi. A quest'attività, Galep alterna quella di pittore: affresca la cappella dell'istituto di S. Vincenzo, tuttora visibile in via San Benedetto, passa il tempo libero a ?schizzare? disegni anatomici, a raffigurare pescatori e operai delle periferie, ed infine riesce a fare esporre, in ben quattro occasioni, i propri quadri. Bench? siano passati più di cinquant'anni, molti si sono ricordati del giovane Galleppini. Proprio a Cagliari, con la collaborazione di privati, Vigna ha infatti scovato molti di quegli schizzi, alcune tavole pubblicitarie per giornali e film, caricature e disegni. Esposto nelle bacheche del Lazzaretto, questo materiale segna la definitiva accettazione del disegnatore nella cultura popolare isolana, quella stessa che poi sforner? numerosi altri protagonisti di rango nel mondo del fumetto e dell'illustrazione italiana.
  5. ymalpas

    Tex In Libreria

    <div align="center"> <div align="justify"> Erano anni che mi guardavo attorno sconsolato alla ricerca di questo volumetto datato 1982 pubblicato dalla casa editrice Del Grifo, con scarsa speranza di trovarlo, ben conoscendone la rarit? estrema! Da oggi il libro di Paganelli e Valzania, dedicato a Tex e agli autori di Tex, fa parte della mia collezione personale di volumi dedicati ad Aquila della Notte. In condizioni, come potete vedere, da edicola. Permettetemi questo sfogo liberatorio e lasciatemi spiegare perchè questo libro è per me così prezioso. <div align="center"> <div align="justify"> Il formato è quello bonelliano ( 15,5 x 21 cm circa ), le pagine poco più di 140. In apertura, due rare interviste a G. L. Bonelli e A. Galleppini, la prima addirittura di 27 pagine. Come ben sapete il pap? di Tex non era parco di dichiarazioni e raramente si concedeva alla Tv così come alla carta stampata. Le sue interviste si contano sulle dita di una mano. Galep è stato negli anni più generoso e amava, al contrario di Bonelli, la conversazione con gli ammiratori e studiosi della loro creatura. Il bilancio, con lui, è però lungamente compensato da una lunga sequenza di immagini rare e inedite. Tutte da vedere. E' presente inoltre la sceneggiatura inedita di una breve storia di sette pagine di Tex, avente come protagonisti Mefisto e Yama. Si tratta di una serie di copie dei fogli originali sceneggiati da Bonelli con le ormai note vignette piene di scarabocchi. Fa un certo effetto vedere Mefisto nei disegni di Bonelli! Seguono tutta una serie di fotografie che riprendono i due autori in momenti diversi della loro vita privata, a cui fanno seguito alcuni interventi di celebri fans del ranger, da Benigni a Guccini per finire con... Sandra Milo! Chiudono il libro alcuni interventi dei principali disegnatori di Tex. "La mia simpatia e l'affetto per Tex nascono soprattutto per la sua figura di uomo libero immerso per la maggior parte del tempo in una natura grandiosa, e a volte in stile, come quella del West, che lo rende inevitabilmente padrone delle sue decisioni, un uomo vero che affronta i momenti più difficili e duri dell'esistenza, assumendo le proprie responsabilità e contando esclusivamente su se stesso con intelligenza e audacia", ci racconta Fernando Fusco. "Tex esercita sicuramente un richiamo inconscio verso un immagine di uomo ideale, schietto e sincero, che deve sè lottare per la soppravvivenza, ma con un minimo di giustizia intorno e con pochissime, o quasi nessuna, tortuosit? di pensiero. Allietato e aiutato da un pugno di amici sinceri e da un figlio affettuoso. Riflettendo su tutto questo e sulla fedelt? che i lettori dimostrano da quasi trentaquattro anni, viene forse da pensare che Tex possa rappresentare uno di quei famosi modelli di comportamento che l'umanit? di oggi dice di aver perduto". Inutile dire che questo libro, dal poco che ho potuto vedere, è più che consigliato. E una copia, la potete trovare su ebay proprio in questi giorni, sorella della mia ( evidentemente si trattava di due rimanenza di magazzino ).
  6. ymalpas

    Sergio Bonelli

    'Quando in Messico incontrai Mister No'. Le avventure a fumetti di Sergio Bonelli. Articolo di Caterina Pasolini su Repubblica è 03 ottobre 2001 Fin da piccolo aveva le idee chiarissime: avrebbe fatto l' esploratore, viaggiato in Africa o nelle Americhe, risalendo i fiumi in canoa, attraversando foreste affollate da animali feroci per incontrare tribù selvagge o sulle tracce dei Navajos. Niente spadaccini, generali o faraoni nel suo immaginario infantile, ma un mister Livingstone riveduto e corretto dalla sua sensibilit? di bambino timoroso e sognatore. Sergio Bonelli, editore storico di fumetti d' autore come Dylan Dog e Martin Myst?re, ?fratello? di quel Tex creato da suo padre Gianluigi, e ?babbo? di Zagor e Mister No, tra una pubblicazione e l' altra, ha realizzato i suoi desideri, passando dagli Stati Uniti all' isola di Pasqua, diventando un habitu? del Sahara e della Panamericana. Dalla prima trasferta sulle orme di Hemingway verso Pamplona, alla guida della 1100 di sua madre, non ha più smesso di viaggiare. Tra realtà e immaginazione, regalando ai suoi personaggi di carta pezzi della sua infanzia e alle sue spedizioni scenari da fumetto. In un intreccio di emozioni e rimandi che costellano anche il suo studioforesta affollato di statue di alligatori, caimani, condor, cammelli, ranger di un metro, ascari e zul', tra libri di storia, di battaglie coloniali, volumi d' arte e romanzi. ?In effetti, Mister No assomiglia a un pilota che ho conosciuto in Messico, mi aveva portato a vedere un tempio Maya raggiungendo la vetta della montagna sul suo trabiccolo volante. Aveva una di quelle facce che non si dimenticano, ironica e gaglioffa, sempre con il cinturone legato alla vita e le pistole a portata di mano. Se non raccattava turisti, per guadagnarsi la giornata non si faceva problemi: i suoi passeggeri sarebbero stati maiali o sacchi di grano?. Ma il Messico era già conosciuto, troppo poco misterioso per ambientarci un fumetto di avventura che facesse sognare i ragazzi, e anche lui. Cosè Bonelli, quando nel ' 75 crea l' ex pilota militare Jerry Drake, soprannominato Mister No per la sua insofferenza all' autorit?, lo colloca nell' Amazzonia degli anni '50. ?Quando ci sono andato io, era l' ultima frontiera vera e possibile, Manaus un luogo isolato, dove arrivavi quasi per miracolo e restavi bloccato settimane se cominciava a piovere, e dal cielo, dicevano gli indios, cadevano cordas de agua?. Racconta con nostalgia i lunghi viaggi sul fiume su vecchie imbarcazioni, dove con gli amici dormiva appollaiato sulle amache cercando di difendersi dagli attacchi di insetti voraci. Per poi scendere su canoe e piroghe e, lentamente, entrare nella foresta millenaria attraverso i corsi d' acqua più piccoli. è l', tra liane e sequoie, che ha incontrato tribù ancora selvagge, come gli Yanomami: ?Un popolo dall' aspetto fiero anche se, lo ammetto, io ero terrorizzato da quegli indios che si aggiravano armati di machete, coltelli, frecce in quantit??. è l' che trova la signora Elena: ?Era stata rapita da una tribù di indios a 13 anni, mentre era in viaggio sul fiume con tutta la sua famiglia. Era vissuta a lungo con loro, sposando diversi capi tribù prima di essere riportata dai missionari a Manaus, tra i bianchi. Ma lei tornava indietro, non sapendo più a quale mondo appartenere?. In tutti i viaggi, accanto a Bonelli c' è sempre la stessa formazione da trent' anni: amici diventati stimati professori universitari ?con i quali perdo il senso del tempo, mi assale la pigrizia, mi lascio andare all' imprevisto gustandomi il senso della precarietà e dell' avventura?. ?Come quella volta in Ciad, quando stavamo per raggiungere la capitale N' djamena e ci siamo ritrovati in mezzo alla guerra civile~Per evitare i colpi di fucile fummo costretti a una deviazione di 15 giorni. Senza sapere se ci sarebbe bastata la benzina?. Sempre sulla stessa, a ogni viaggio più scassata jeep, inaugurata nel '72 da New Orleans al Però: diecimila chilometri con quella macchina come casa, ristorante, albergo e biblioteca. Attraversando confini, con doganieri corrotti in cerca di mazzette, percorrendo strade bloccate da mucche sonnolente, su rotte dove il turismo non era ancora arrivato, come quei templi del Guatemala immersi nelle erbacce. Mangiando attorno al fuoco lussuose scatolette ?che ovviamente non aprivo io, come non accendevo i fal': con le mani sono assolutamente inutile, io contribuisco alla causa comune animando la conversazione?, si schermisce Bonelli. Tentando di non passare per un Indiana Jones meneghino, malgrado le sue trasferte in terre lontane nulla abbiano da invidiare agli scenari di Zagor o Mister No e l' amicizia con i suoi compagni di viaggio sembri a volte più salda di quella tra Tex e il ?vecchio cammello? Kit Carson. ?Io in realtà sono pigrissimo, a muovermi è la voglia di andare a vedere e controllare i posti e le storie di cui ho letto. Scoprire dove è stato sconfitto Nuvola rossa o verificare com' è andata davvero una battaglia. Per questo sono arrivato fino nello Zululand, in cerca della pianura dove i capi tribù piegarono i colonialisti inglesi?. Ma una volta nei luoghi dei suoi sogni, la tensione sale e spesso arriva la paura. ?Io non sono coraggioso, se finisco in un vecchio forte abbandonato, come una volta in Niger, passo notti insonni perchè mi immagino tutto: attacchi, sparatorie, aggressioni. Mi faccio delle vere e proprie sceneggiature, con la sensazione che tutto stia accadendo davvero. Ho troppa fantasia?. Fantasia che Bonelli mette a piene mani nelle avventure di Zagor, lo Spirito con la scure che, nella Frontiera americana di primo Ottocento, protegge gli indiani e d' la caccia ai criminali, in storie impossibili tra mostri marini e gigantesche piante carnivore dove si fondono fantascienza e horror. Eppure, i boschi di Darkwood dove Zagor vive sono assolutamente reali, nonostante il nome immaginario. ?Mi ricordano la foresta della Fontana Buona, la valle in Liguria dove sfollammo nel '41: un microcosmo poverissimo e selvaggio, dove tra boschi e prati il torrente sotto casa per me era più grande del Mississipiù. E sulle rive dei fiumi americani, nella Valle della Morte o lungo il Grand Canyon, tra le riserve indiane e i panorami che fanno da sfondo alle imprese di Tex, Bonelli è andato più di una volta. ?Mio padre aveva raccontato nei dettagli posti che non aveva mai visto. L' ho portato io negli States, con mio fratello, in un viaggio organizzato sugli itinerari di Aquila della Notte. Fingeva di non emozionarsi, lui che era un vero duro. Ma la sua vera gioia era di essere l' noi tre, da soli?. Come Tex, Kit e Tiger Jack.
  7. ymalpas

    Tex E Il Signore Degli Abissi

    A proposito di film western e acrobazie degli attori, vi segnalo questo articolo apparso su Repubblica il 12 aprile 1997... UNA COLT PER RINGO Sergio Leone si era cercato almeno un protagonista americano e tocc? così a Giuliano Gemma, sia pure sotto lo pseudonimo di Montgomery Wood, essere il primo eroe western tutto nostrano. Veniva dai "sandaloni" ma nel 1964, come egli dice con una frase che sembra un titolo di un suo film, "lasciammo le daghe per impugnare le Colt". E lui non si risparmi?. "Ne feci una ventina, e nel 1985 ci riprovai con Tex Willer, ma ormai quei tempi erano finiti". "Io lavoravo anche in altri film, come Corbari o successivamente Il deserto dei Tartari, ma tornavo poi sempre all' avventuroso. E Una pistola per Ringo, Un dollaro bucato, I giorni dell' ira, Wanted, Sella d' argento restano degli ottimi prodotti. Di tutti i film che ho fatto ce ne sono solo tre o quattro che mi piacciono poco. Avevo un mio personaggio un po' ironico, con qualche strizzata d' occhio, che si distingueva dagli altri. Solo Un dollaro bucato era duro e drammatico". "Tutto, naturalmente, era iniziato con Ringo. Ma il personaggio è nato dalla fantasia di Duccio Tessari, io non ci ho messo niente. Tessari mi disse solo: 'Ti vestiamo come Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco: pantaloni a righe, cravattino, cappello nero' . E io lo seguii, anche perchè ero all' inizio e avevo solo da imparare". "Ho sempre cercato di lavorare con attori veri ma questi o non sapevano andare a cavallo o non riuscivano a tirare a pugni e così si ripiegava sugli acrobati. Ce n' erano di molto preparati, mi ricordo Nellone Pazzafini, sè, Giovanni Pazzafini detto Nellone, ex giocatore di calcio, enorme ma bravissimo a muoversi e anche buon attore. Altri ricordi? Solo situazioni in cui venivano a mancare i soldi, i sacrifici di tutti per portare a termine certi film, come California di Michele Lupo o Sella d' argento di Fulci, che poi sono venuti benissimo ugualmente. In uno c' erano solo tre acrobati e io facevo a pugni con questi, poi mi giravo ed erano gli stessi, vestiti in un altro modo, e così diventavano sei. Si girava soprattutto in Spagna, con qualche eccezione come Un dollaro bucato girato in 29 giorni tra la Elios e la zona di Manziana, il bosco e dintorni. Interni, saloon e villaggi si facevano a Roma, gli esterni a Almeria, una zona immensa che offre infinite possibilità, tant' è che anche gli americani sono poi venuti a farci il loro western: risparmiavano e trovavano un ambiente accettabile. Poi, quando ho visto il New Mexico e l' Arizona, vi ho ritrovato gli stessi colori e gli stessi paesaggi. Solo le distanze erano un po' maggiori".
  8. Il disegnatore Fernando Fusco, durante la sua infanzia, è vissuto dieci anni in Algeria.
  9. ymalpas

    Interviste Agli Autori

    ?Il mio Tex in politica? No, troppo indipendente? Intervista di Pierluigi Biondi a Sergio Bonelli, del 28 / 12 / 2008, apparsa su Il Secolo d'Italia. La prima cosa che ti viene in mente dopo una conversazione con Sergio Bonelli è che il più importante editore italiano di fumetti pare si sia materializzato da una delle migliaia di tavole che ha mandato (e, fortunatamente, continua a mandare) in edicola. Innamorato del suo lavoro come lo è Tex della stella di latta che lo porta a rimediare alle ingiustizie che si consumano in giro per il vecchio West. Ironico come Mister No. Autentico come Nathan Never quando è circondato da un mondo iper-tecnoligico è si rifugia in casa con un buon libro e i dischi in vinile. Cortese come Kit Carson quando fa il baciamano a qualche bella tenutaria di saloon. Merito del suo carattere di galantuomo meneghino vecchio stampo che ha superato, indenne, la ?Milano da bere? sguaiata e presuntuosa. Di strada ne avete dovuta far tanta: una volta il mondo delle nuvole parlanti era considerato alla stregua di materiale pornografico. I giornalisti, i critici e gli educatori scolastici invitavano i giovani a stare alla larga dagli albi illustrati perchè distraevano da altre occupazioni più nobili e più utili alla formazione dell'individuo. Se si clicca con il tasto destro del mouse sulla parola ?fumetto? alla ricerca di un sinonimo, viene fuori l'espressione ?storia banale?. ? per questo che mi ostino ad utilizzare carta e penna al posto di un ?banale? computer. Nessuno meglio di lei può testimoniare le ostilit? subite dai fumetti prima che gli si riconoscesse di essere stato parte integrante di quella cultura popolare che, soprattutto nella seconda parte del Novecento, ha raccontato e accompagnato la trasformazione dell'Italia meglio di tanta politica e di tanta accademia. ? così. Quando ero ragazzo riuscivo a leggere negli sguardi dei genitori borghesi dei compagni di scuola il malcelato senso di disprezzo che provavano per il lavoro dei miei. Il primo segnale che i tempi, timidamente, stessero cambiando lo abbiamo avuto con il festival di Bordighera del 1965, che in seguito diventer? Lucca Comics. Da l' è iniziata la lenta scalata che ha portato il fumetto a recuperare la dignit? che merita nell'immaginario della società e anche, per certi versi, la sua funzione educativa. Attualmente le cose sono diverse. ? caduto il giudizio morale che bollava il fumetto in quanto tale. Oggi un albo o una serie possono essere valutati belli o brutti nella loro specificit?, come accade per un qualsiasi romanzo o una qualsiasi canzone: è un bel passo in avanti. E infatti possiamo incrociare gli Sturmtruppen, Zagor o Corto Maltese anche nelle librerie. Ancora faccio fatica ad abituarmi all'idea. Quando passo davanti le vetrine delle librerie e vedo è accanto ai testi ?colti? è qualche volume illustrato che vede per protagonista un eroe dei fumetti, provo un senso di gioia quasi inattesa. è una soddisfazione non solo per me, ma per tutta la categoria. Il 2008 è un anno importante per la storia del fumetto e per la sua casa editrice. In genere sono poco attento agli anniversari, soprattutto ai miei (ride, ndr). Certo è una curiosa coincidenza: l'esordio del fumetto in Italia viene fatto risalire al 27 dicembre 1908, data in cui usc? il primo numero del Corriere dei piccoli, lo stesso anno di nascita di Bonelli padre (dice proprio così, non ?mio padre?: quasi a testimoniare, giustamente, che la figura di Gian Luigi Bonelli è un patrimonio comune, oltre che familiare, ndr). Novità in vista? Stiamo lavorando a due-tre nuovi personaggi, la casa editrice è sempre alla frenetica ricerca di idee per consentire ai nostri duecento e oltre disegnatori sparsi per il paese di non risentire della crisi del settore e del calo delle vendite. Questo è il mio maggiore cruccio: mai come ora, infatti, avevo visto in giro tanti giovani talenti che, ahimè, forse non troveranno sbocchi lavorativi. Per finire: Tex avrebbe mai lanciato un suo stivale a un governante? Il mio ranger, quando è stato necessario, non si è tirato indietro dal dare una strigliata a qualche ?alto papavero? di Washington, però non è mai tornato a casa scalzo. Inadatto, quindi, per la politica? Tex è un indipendente e, notoriamente, scarseggia in diplomazia. E, poi, non sopporterebbe il fatto di stare seduto troppo a lungo dietro una scrivania. Il suo posto è all'aria aperta e il suo destino è il viaggio.
  10. ymalpas

    Who Is Who

    <div align="center"> Tito Faraci
  11. ymalpas

    Who Is Who

    <div align="center"> Mauro Boselli
  12. ymalpas

    Tex E Il Signore Degli Abissi

    Da un articolo di Natalia Aspesi, pubblicato su Repubblica il 5 settembre 1985... Lido Di Venezia. [...] Arrivano in coppia rigorosamente maschile anche Duccio Tessari e Giuliano Gemma, regista e protagonista di "Tex e il signore degli abissi" dato nella sezione Venezia Giovani, prodotto da Rai Tre e Cinecittà, a cui dovrebbe assistere, questa sera, il ministro delle Partecipazioni statali Darida. Tessari, specializzato in film popolari, è convinto "che sia un' operazione intellettuale, addirittura gramsciana, aver trasformato il più celebre fumetto italiano in un film. Dal 1948 vende più o meno 700 mila copie alla volta, quindi anche al cinema non dovrebbe mancare un pubblico di almeno tre generazioni". E' per rispetto ai molti texwilleriani, che le azioni appaiono un po' goffe, i paesaggi sempliciotti (il cactus, il deserto, il pozzo) e i personaggi dicono "l' infame indio", "il vecchio satanasso", "facciamogli mangiare la polvere"? "S?, anche nei testi non ho cambiato una virgola, ho voluto davvero fare un film-fumetto". Giuliano Gemma di persona è molto più attraente che sotto lo spolverino di Tex. "Per forza, ho dovuto contenermi molto, perchè Tex non è un eroe cinematografico ma di carta, a due dimensioni: quindi più schematico, senza espressioni, senza emozioni". Forse a causa di questo freno intellettuale, in Tex lei sembra meno agile che negli altri suoi western: "L' ultimo western, Sella d' Argento, l' ho girato sette anni fa [...].
  13. ymalpas

    Il Mercato Di Tex

    NON PIU' MONELLO MA RICCO Articolo di Paolo Rossi apparso su Repubblica è 26 ottobre 1990 IL MERCATO dei fumetti scoppia di salute ma una gloriosa testata cessa le pubblicazioni: Il Monello. I lettori che avevano conosciuto, tra gli altri, personaggi come Arturo e Zoe, Teo e Pedrito el Drito sono stati sommersi da nostalgici ricordi. Il Monello non è riuscito ad adeguarsi alle trasformazioni del mercato dovute prima alla concorrenza della tv, e poi ai cambiamenti di gusto del pubblico. Il prestigioso settimanale della Universo (la casa che edita anche L' Intrepido) paga in ritardo il durissimo ristagno economico che aveva colpito il settore a metà degli anni Ottanta. I veri eroi del drammatico triennio 1984/86 non sono stati quelli di carta, vincenti solo negli scontri inter-stellari dei disegnatori, ma i dirigenti, quelli in carne ed ossa che, per far quadrare conti e bilanci hanno dovuto aguzzare l' ingegno, risparmiare, cambiare i criteri gestionali e lasciare maggiore spazio a specialisti, bravi nel districarsi nel ginepraio dei diritti letterari. Eh, sì. La crisi è stata salutare afferma Rinaldo Traini, direttore editoriale di Comic Art, casa editrice d' avanguardia, quando ripensa al momento buio. E' servita per cambiare rotta. A guardare oggi quegli anni esce sconfitta soprattutto l' impostazione americana del disegno, che voleva l' immagine per l' immagine, fine a se stessa, senza una storia forte. Ma quelle avventure erano diventate ripetitive. A distanza di anni la lezione è stata utile. Il mercato dei fumetti non è uscito con le ossa rotte. Oggi cresce del quindici per cento annuo. Nello scorso mese di agosto ( del 1990 n. d. r. ) la Sergio Bonelli Editore, casa milanese con un giro d' affari di trenta miliardi l' anno, editrice di Tex, Zagor e Mister No, ha venduto un milione e mezzo di copie dei suoi albi (lo scorso anno - nel 1989 - aveva fatto registrare una tiratura di quindici milioni di copie). Un dato record. Il racconto è subentrato alle immagini stravolte e alle storie senza senso degli anni addietro. Ma le case editrici hanno compiuto un' altra scelta, strategica: hanno specializzato il prodotto per catturare target diversi. Non più albi contenitori di protagonisti diversi fra loro ma riviste con una sola storia e con personaggi in cui il lettore possa immediatamente identificarsi. Ed il lettore ha capito: è ritornato nelle edicole, affollate dalle tante, coloratissime copertine. Tutto ciò è bastato per superare la crisi e garantire l' attuale sviluppo, ma per il futuro si pone un rischio di sovrapposizione dovuto al trend positivo. Per adesso si assiste ad una moltiplicazione delle testate, anche se non durerà a lungo rileva Traini. I piccoli editori si affiancano ai grandi in cerca di uno spazio, ma sono convinto che presto dovranno mettersi da parte. Non so se i grandi editori compreranno le piccole case, ma è probabile che alcune grandi riviste mensili si trasformeranno in settimanali, organizzando diversamente la produzione. E vedremo presto anche in Italia la figura del creatore-editore, già presente negli Stati Uniti. L' attuale boom del mercato è dovuto alla continua crescita del genere horror ed al prorompente ritorno dei supereroi americani. Il campione horror per eccellenza è Dylan Dog. E' italianissimo, tira circa 300mila copie e ne vende più di 200mila. E' acquistato soprattutto da adolescenti e teen-agers. L' investigatore dell' incubo, dopo quattro anni di presenza in edicola, è perfino oggetto di studi da parte di sociologi e studiosi del comportamento. E' edito da Sergio Bonelli. Invece i supereroi americani, aiutati sicuramente dal trionfo cinematografico di Batman, sono la vera moda del ' 90. Rispetto agli anni Settanta, gli anni dell' Uomo Ragno e dei Fantastici Quattro, sono scesi in campo nuovi supereroi come Punisher e Wolverine, eroi diversi, pubblicati da Star Comics e da Play Press, due etichette giovani ed aggressive, che hanno compreso subito di non dover riprodurre fedelmente il comic book originale ma filtrarlo ed adeguarlo al pubblico italiano. Anche Corto Maltese, mensile milanese della Rizzoli, tiratura di circa 40mila copie, ha deciso di seguire la tendenza del mercato miscelando le storie di Pratt e Manara con quelle di Superman, Batman, Elektra Assassin, Watchman. E mi pare che il nostro pubblico abbia apprezzato la proposta, dice Fulvia Serra, direttore della rivista. D' altronde il fumetto americano ha cominciato a parlare finalmente un linguaggio più adulto. Ma Topolino resta sempre leader del mercato con le sue 600mila copie di tiratura (ne vende 550mila). Anzi: Mickey Mouse esce rafforzato dalla cura con cui la Disney sta lavorando al suo rilancio dopo essere ritornata alla gestione diretta dell' edizione italiana alla scadenza della licenza Mondadori. Le storie si ispirano all' attualità e si arricchiscono di citazioni (a marzo ce ne sarà una che prenderà spunto dal Pendolo di Foucault di Umberto Eco), e la campagna pubblicitaria della Disney conferisce una immagine più moderna al mondo di Paperopoli confermando che il marketing avrà un ruolo sempre più pesante nella organizzazione del prodotto-fumetto. Finora la strategia delle case editrici era quella di non perdere il lettore, in particolare quello dell' Emilia-Romagna e della Lombardia, vero zoccolo duro del mercato. Ora si presenta la possibilità di dedicarsi allo sviluppo nel Sud per allargare la base di lettori, ma Fulvia Serra è convinta che non esiste un problema Mezzogiorno. E' solo questione di educazione diversa. Gli emiliano-romagnoli hanno una reazione più veloce rispetto alle novità, ma anche al Sud si leggono fumetti, e non pochi. Capire se il fumetto ha smesso di soffrire è però ancora difficile da pronosticare. Appartiene all' area dell' intrattenimento, per cui può risentire in generale di eventuali effetti recessivi dell' economia. Le antenne degli operatori italiani ed europei sono comunque attentissime ai segnali che arrivano dagli Stati Uniti, che influenzano da sempre il mercato occidentale. E chissà, gli scenari del futuro potremo forse vederli disegnati su qualche tavola a colori o in bianco e nero.
  14. La copertina del numero 400, l'ultima di Galep, è molto speciale. Il disegnatore sapeva che sarebbe stata l'ultima, motivo per il quale ci presenta il suo Tex in una veste crepuscolare, con quel cappello in mano teso a salutare i numerosi lettori. L'autore, sapeva anche di essere prossimo alla fine e ci teneva in modo particolare a realizzarla, tanto che appena fu stampato il primo albo, Decio Canzio, dalla redazione milanese si precipit? a Chiavari per rimettere la primissima copia direttamente nelle mani del pap? grafico di Tex!
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    L'arte sacra di Aurelio Galeppini Articolo di Gianni Olla per La Nuova Sardegna è 07 maggio 2004 Domani e domenica, in occasione di ?Monumenti aperti? (la manifestazione che invita i cittadini a visitare musei, siti archeologici, chiese storiche e altre bellezze vecchie e nuove della città), la lista dei luoghi segnalati include un titolo apparentemente misterioso: ?Cappella dell'istituto San Vincenzo de? Paoli: tele e Via Crucis di Galleppini?. Per chi non lo sapesse Aurelio Galleppini, scomparso nel 1994 all'età di 77 anni, è stato il creatore della figura di Tex Willer, inventato nel 1948 dallo scrittore Gian Luigi Bonelli. Suo non è più (dal ?94 appunto) il disegno nelle copertine degli albi mensili (che hanno superato i cinquecento numeri e che ancora risultano tra i più venduti nell'universo del fumetto italiano), ma le inquadrature delle prime pagine rappresentano il marchio esplicito che l'editore ha segnalato anche con una scritta: Tex è un personaggio di Gian Luigi Bonelli realizzato da Aurelio Galleppini. Ma negli anni cagliaritani Tex non era ancora nato. Galep, così si firmava quando divenne famoso (e così segn° nel 1984, al suo ritorno in città per una mostra, le tele di San Vincenzo, che aveva quasi dimenticato) visse negli Anni 20 a Iglesias con la famiglia e torn° in Sardegna alla fine della guerra. Si arrangià insegnando disegno privatamente (ma tenendo anche un corso al liceo artistico di Cagliari), costruendo libri d'arte con l'amico Marcello Serra, ma soprattutto realizzando reclames per i locali cinematografici o per le attività commerciali più disparate. In occasione di una mostra esposta qualche anno fa al Lazzaretto (?Galleppini prima di Tex?) Bepi Vigna recuperò molti pezzi che si ritenevano perduti e qualche preziosa testimonianza. Tutto questo materiale, e altro ancora rinvenibile negli archivi delle case editrici nazionali, indica che nel 1945/46 Galep era già molto dotato e soprattutto molto quotato in campo nazionale. Queste qualità da grande illustratore non sono visibili, paradossalmente, nei primi albi di Tex. Almeno per i primi dieci numeri, i disegni sembrano un po' tirati via sul piano grafico: manca soprattutto quella ricchezza di particolari, di dettagli, di ombreggiature, di chiaroscuri che rimangono il controcanto fondamentale della chiarezza con cui ha sempre visualizzato i personaggi. Ma, ovviamente, la sua presenza a Cagliari in veste di pittore religioso di gloriosa memoria non deve farci parlare di capolavori ritrovati. Non solo altre volte, infatti, si è parlato di queste tele, ma certamente il giudizio più motivato può semplicemente sottolineare che nel Novecento, epoca di riproducibilit? tecnica dell'arte, anche i pezzi unici risentono del clima generale: cioè il potere delle immagini seriali (cinema, fumetti, illustrazioni per libri e romanzi) che obbediscono a criteri di fruibilit? di massa. Dunque l'inserimento della ?Stazione Galep? nel viaggio attraverso l'arte e la storia cittadina, è semmai un segno di opportuna curiosità culturale, antisnobistica e antielitaria. Tre sono i cicli dipinti dal disegnatore: il primo, e principale, è dedicato alla storia vincenziana. Quattro sono le grandi tele: una sulla sinistra e tre sulla destra della cappella. La più interessante è purtroppo guastata dall'umidit? delle pareti (le tele sono troppo vicine al muro): si vede Maria Madaleine Fontaine, superiora vincenziana, salire al patibolo nel 1794, negli anni del terrore giacobino. In una disposizione grafica obliqua, al vertice si trova il boia, che sembra già un bellissimo ?vilain° da film o da fumetto. E sebbene l'eroina del quadro sia la religiosa, si nota una accenno di drammaturgia visiva che assegna un posto rilevante al cattivo, da sempre più interessante e più attraente dei buoni. A fianco di questa tela, un'immagine meno drammatica: suore vincenziane che fanno la carit? all'uscita della chiesa. E, ai margini della parete, un'ultima tela, più piccola, racconta l'apparizione della madonna a Santa Luisa di Marillac, altra suora vincenziana. Infine sulla parete di fronte, appare finalmente San Vincenzo assieme alla cofondatrice dell'ordine, Santa Caterina di Laborieux. Il secondo ciclo sta in alto, sopra l'altare, con due lunette che rappresentano la madonna. Infine il terzo ciclo è una Via Crucis completa delle sue dodici stazioni realizzate a olio su cartoncino. Difficile e neanche interessante sarebbe ripercorrere le storie che stanno dietro ai quadri: Galleppini si è fatto guidare dai libri ufficiali che glorificano l'ordine religioso, impostando le tele su un'iconografia tradizionale, a metà strada tra l'immagine edificante ottocentesca e l'illustrazione letteraria. Di quest?ultima resta, soprattutto nella tela di San Vincenzo, l'antistaticit? delle posture, il gusto per il movimento mutuato appunto dall'illustrazione. Invece, sono assolutamente di rilievo le formelle della Via Crucis: la narrazione evangelica consent? a Galleppini di lavorare come fosse di fronte a una vera story board. Il gusto plastico e coloristico sarebbe probabilmente piaciuto a Pasolini - che nei suoi film rif? continuamente Pontormo e Rosso Fiorentino - sia per la disposizione spaziale delle figure, sia per le pennellate di colore (i rossi, i turchesi, i gialli, i rossi, i verdi smeraldo) che quasi sbordano dal disegno facendo risaltare ancora di più la drammaturgia esplicita della passione.
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    Sergio Bonelli: Cosè creo Tex un giusto che difende i deboli Articolo di Stefano Rossi, pubblicato il 29 gennaio 2007 su Repubblica. Sergio Bonelli, 74 anni, è il principale editore di fumetti italiano. Figlio del creatore di Tex, Gianluigi Bonelli, è stato anche uno sceneggiatore che definire prolifico è poco, avendo scritto 5.160 pagine per Tex e 35.000 in totale (?veramente me ne mancano 25 per arrivare a quel numero?), tutte con lo pseudonimo di Guido Nolitta, un nome pescato a caso quarant' anni fa dall' elenco telefonico di Milano. Nel 2004 è stato insignito di una laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni dalla Sapienza di Roma. Con questa ristampa di Repubblica tornano in edicola volumi e albi pubblicati dal 1948 in poi. Stavolta, però, sono a colori. ?? una cosa in più che vogliamo dare al lettore. Ho sempre fatto così con ogni numero 100 e multiplo di 100 delle mie serie e in questo caso ci possiamo avvalere di tecniche tipografiche avanzate?. è quindi al tempo stesso una novità e una tradizione bonelliana. ?Abbiamo scelto un colore non invadente e c' è un motivo. Le vignette di Aurelio Galleppini sono molto ricche, piene di particolari, disegnate con una tecnica che esalta il bianco e nero. Il colore è bello quando non viene usato per comodit?, per coprire le magagne di un bianco e nero scadente. Io, che ritengo di impiegare alcuni tra i migliori disegnatori d' Europa e forse del mondo, voglio far apprezzare nelle mie tavole ogni segno, ogni pennellata. Anche per Galleppini, dunque, il colore deve contribuire a valorizzare il disegno ed è quanto abbiamo cercato di fare con questa nuova uscita?. I primi albi di Tex sono la fondazione di un mito che resiste da sessant' anni. ?? storia che Gian Luigi Bonelli all' inizio puntasse di più su un eroe mascherato, Occhio Cupo. Inoltre, all' epoca c' era la concorrenza di parecchie altre serie western, molte scritte proprio da mio padre. Il pubblico era di ragazzini, tanto che il Piccolo Sceriffo dell' editore Torelli vendeva molto bene?. Eppure... ?Eppure Tex regge e conosce un successo sempre maggiore. Il vero boom giunge con il cambio di formato dalle strisce all' albo, e di pubblicazione da settimanale a mensile. Il nuovo formato, con più pagine, si adatta meglio alla scrittura letteraria di Bonelli senior, mentre il pubblico è cresciuto d' età e chiede storie adulte, non per bambini?. Cosè il ranger prende il volo. ?Malgrado di Tex dicessero che fosse troppo "scritto". Ma era la sua forza. Mio padre leggeva di tutto, da Jack London ai romanzi western di Zane Grey e Louis L' Amour, fino a Mike Spillane. Si devono anche al genere hard boiled i dialoghi diretti, moderni e un po' ruvidi di Tex. E fu così che sulla porta di una chiesa, ad Alassio, vidi il cartello con le letture sconsigliate. Tex era ammesso "per adulti con riserva"?. Quali sono le domande che non vuole più sentire? ?Quelle che ignorano il patto di complicità fra autore e lettore, per cui è la fantasia del lettore a riempire i vuoti lasciati dall' autore, come succede in una sequenza in cui l' eroe spara a più non posso. So anch' io che deve ricaricare, ma lo fa fra una vignetta e l' altra. Non mi piace sentirmi chiedere se Tex va a donne, se è di destra o di sinistra, se verr? mai in Italia. Sono più benevolo sul dilemma della pronuncia: Viller o Uiller. Anch' io dico Mandrache?. Ha mai pensato di scrivere l' ultimo episodio come ha fatto per Mister No, e di tenerlo da parte per la chiusura della saga, quando mai avverr?? ?No, e non lo farà mai. Non avrei il coraggio di decidere al posto di mio padre il destino di un personaggio che era così suo, anche se conoscendolo posso immaginare che avrebbe fatto scomparire Tex in modo epico e misterioso?. Qual è il segreto della longevit? di Tex? ?L' affetto per un' epoca, quella western, che suscita ancora nostalgia, la nostalgia di un mondo difficile nel quale un uomo giusto difende i deboli, in nome di valori universali che nella società odierna sembrano, ma non sono, passati di moda?.
  17. Le storie di Claudio Nizzi Leggenda per la lettura dei dati: numero degli albi - titolo principale - artista - anno di pubblicazione della storia 2000 501 / 504 - Mefisto! - Villa - 2002 508 / 510 - Il mercante francese - Fusco - 2003 512 / 513 - Le foreste dell'Oregon - Venturi - 2003 519 / 520 - Muddy Creek - Monti e Brindisi - 2004 Texone 18 - Mercanti di schiavi - Sommer - 2003 Texone 26 - Le iene di Lamont - Seijas - 2011 2001 511 / 512 - Ritorno a Culver City - Civitelli - 2003 515 / 517 - Il lung viaggio - Ortiz - 2003 526 / 527 - I fratelli Donegan - Repetto - 2003 530 / 533 - Athabasca Lake- Fusco - 2004 / 2005 Maxi 07 - Figlio del vento - Diso - 2003 2002 518 - Pioggia! - Cestaro - 2003 521 / 522 - Kiowas - Ticci - 2004 Texone 18 - Ombre nella notte - De Angelis - 2004 Texone 19 - Il prezzo della vendetta - Ambrosini - 2005 Maxi 10 - Il veleno del cobra - Letteri e Della Monica - 2006 2003 534 / 535 - La valle dell'odio - Cestaro - 2005 536 / 537 - Tumak L'inesorabile - Civitelli - 2005 540 / 541 - Puerta del Diablo - Ortiz - 2005 548 / 549 - Documento d'accusa- Venturi - 2006 Texone 20 - Canyon Dorado - Alessandrini - 2006 Texone 21 - Il profeta hualpai - Mastantuono - 2007 Maxi 11 - Fort Sahara - Diso - 2007 Almanacco 2005 - Il fuggitivo - Rossi - 2005 2004 542 / 543 - Fratello bianco - Ticci - 2005 / 2006 552 / 553 - Il villaggio assediato - Milano - 2006 561 / 562 - Soldi sporchi - Del Vecchio - 2007 567 / 568 - Dieci anni dopo - Rossi - 2008 Almanacco 2006 - Mescalero Station - Ortiz - 2006 2005 550 / 551 - Un treno per Redville - Ortiz - 2006 554 / 555 - La banda dei tre - Civitelli - 2006 / 2007 560 - Moctezuma - Fusco - 2007 565 / 566 - La sentinella - Repetto - 2007 596 / 597 - Oltre il fiume - Ortiz - 2010 Almanacco 2009 - Capitan Blanco - Sommer e Leomacs - 2009 2006 587 - L'artiglio della Tigre - Venturi - 2009 604 - Attacco alla diligenza - Rossi - 2011 Maxi 12 - Lo squadrone infernale - Cossu - 2008 2007 Almanacco 2010 - La banda dei messicani - Fusco - 2010 575 - Sul sentiero dei ricordi - Civitelli - 2008 589 - La rivolta dei cheyennes - Del Vecchio - 2009 631 - L'oro dei monti San Juan - Filippucci - 2012 Nel 2008 Claudio Nizzi non ha scritto nessuna nuova sceneggiatura. I dati riportati in questo messaggio sono di C. Monni e rielaborati da ymalpas.
  18. Il volto di Tex ha assunto le sembianze di molti divi hollywoodiani. Da Dean Martin a Clint Eastwood sono veramente innumerevoli i volti noti che trapelano dalle copertine di Tex. Gary Cooper è stato uno dei primi, Gemma uno degli ultimi. Ricordiamoci anche delle parole di Corvo59, che ci raccontava della straordinaria somiglianza tra lo stesso Galep e Tex, complice il celebre specchio del quale il disegnatore si serviva per disegnare le espressioni facciali della sua creatura. IMO è molto difficile stabilire quale di questi Tex sia il migliore. Quello di Gemma è quello degli anni d'oro, quello con Cooper ispira però più simpatia, è meno riflessivo, più giovane e scanzonato!
  19. ymalpas

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    E Tex uccise il "Corrierino" Il settimanale che educ? i figli della borghesia è morto. Il ranger anarcoide resta il fumetto più amato d'Italia Cent?anni dalla nascita sono un anniversario molto particolare. Nel senso che lo si può celebrare da vivi o da morti. A pochi giorni di distanza ci sono stati il centenario della nascita di Giovanni Luigi Bonelli, lo sceneggiatore di fumetti creatore dell'eroe western Tex (nato il 22 dicembre 1908), e del ?Corriere dei Piccoli?, lo storico settimanale a fumetti (che ha esordito il 27 dicembre dello stesso anno). Ma Bonelli pur se defunto (ma da non troppi anni, è morto nel 2001) è ancora vivissimo: ?Tex? è sempre il mensile a fumetti più venduto in Italia, è la testata di punta della Sergio Bonelli Editore (Sergio è il figlio), leader con la Disney del mercato italiano. Invece, ?Il Corriere dei Piccoli? (che ha chiuso definitivamente nel 1995) sembra quasi sparito dalla memoria della nostra cultura popolare. Certo, le Poste l'8 novembre 2008 hanno fatto uscire un francobollo commemorativo, nello stesso mese Rizzoli ha pubblicato ?Il secolo del Corriere dei Piccoli? con la ristampa integrale di vari numeri del settimanale. Ma ?Il Corriere dei Piccoli? è irreversibilmente morto. E probabilmente grazie al ?peccato originale? delle sue origini. Nasce infatti, all'inizio come allegato del ?Corriere della Sera?, con uno scoperto intento pedagogico, per inculcare i valori dell'Italietta monarchica nelle menti dei figli della nascente borghesia. Non a caso venivano sè pubblicate strisce a fumetti americane (come Bib? e Bib?, in originale The Katzenjammer Kids), ma sostituendo le nuvolette con filastrocche in rima baciata giudicate più ?educative?. Ci sono stati in effetti grandi fumetti nella storia del ?Corrierino? (come veniva familiarmente chiamato), il Signor Bonaventura di Sergio Tofano è entrato nell'immaginario di più generazioni di lettori, a partire dagli anni Sessanta il settimanale ha ospitato grandi autori italiani come, fra gli altri, Hugo Pratt, Benito Jacovitti e Grazia Nidasio. Ma è sempre stato il settimanale comprato da mamma e pap? per i figli, non il fumetto che i ragazzi leggono di nascosto dai genitori come il ?Tex? delle origini. Il personaggio creato nel 1948 da Bonelli e dal disegnatore Aurelio Galleppini è stato subito bersagliato dalla censura, come racconta Sergio Bonelli nel libro intervista con Franco Busatta ?Come Tex non c'è nessuno? (Mondadori). Donne troppo scollate, troppe sparatorie. Massimo Fini in ?Il ribelle dall'A alla Z? (Marsilio) scrive: ?Si intuiva che le donne gli erano tutt'altro che indifferenti. Non lo si vedeva in alcun modo, ma si sapeva che Tex scopava?. Tex è quello che agli italiani piacerebbe essere: è invincibile, insofferente a ogni autorit?, rispettoso soltanto delle leggi che lui stesso si è dato, nemico di tutti i potenti, essenzialmente anarcoide. Lo stesso Bonelli, ?il Vecchio? (come lo chiamavano in redazione), narratore di razza, ha detto: ?Tex è un raddrizzatore di torti uso a dar ragione a chi ce l'ha, senza badare al resto?. Quando Tex pesta a sangue senatori corrotti, allevatori criminali, generali boriosi realizza le aspirazioni segrete di molti lettori. Ecco perchè da oltre sessant?anni se ne va in giro per l'America con la sua combriccola (i ?pardsè, li chiama lui), l'amico di sempre Kit Carson, il figlio Kit e l'indiano Tiger Jack a raddrizzare torti e a divertire i lettori. Se mai rinascer? il ?Corrierino?, come auspicano schiere di ex lettori, dovr? togliersi il ?peccato originale? del pedagogismo e mettere nel suo Dna un po' della sana anarchia di Tex. Articolo di STEFANO PRIARONE - La Stampa, 15 Gennaio 2009.
  20. A proposito della controversa nascita della breve storia di G. Bonelli e G. Ticci intitolata "A Sud di Nogales"... ... in una delle note a margine dell'intervista a Giovanni Ticci apparsa su Fumo di China n. 19 del dicembre 1983, viene precisato che "l'episodio è composto da strisce rimontate, precedentemente disegnate da Ticci stesso con l'aggiunta di nuove strisce disegnate appositamente" .
  21. ymalpas

    Interviste Agli Autori

    INTERVISTA A GIANLUIGI BONELLI E AURELIO GALLEPPINI A cura di Domenico Denaro. Tratta dal libro ?La storia di Tex?, dell'ottobre 1986 Chi è e cosa rappresenta Tex ? Galep è Tex potrebbe essere il nostro io inconscio e quindi quello che tutti noi si vorrebbe essere, ma non lo siamo perchè legati alle convenzioni sociali. Bonelli è Innanzitutto, nel momento della sua prima comparsa rappresentava la volont? di proporre ai lettori un'occasione di svago, di divertimento senza trascurare però il rispetto di una certa logica e di certi canoni della narrativa avventurosa tradizionale. Tex nasce quindi come eroe inevitabilmente legato alla cultura letteraria e cinematografica del suo autore. Molto Jack London, quindi, moltissimo Zane Grey, Ryder Haggard, Curwood, Kipling, Wallace, Conrad e, perchè no, un po' di Dumas, di baronessa Orczy e anche del Salgari. Per la celluloide ecco naturalmente Tom Mix, Ken Maynard e il primo Ford. A tutto questo va aggiunto, come spesso succede, il ?transfert? autore-personaggio. Quindi Tex rispecchia in parte importante il carattere, le sopite ambizioni e la filosofia di vita del suo autore. Tex è un restauratore, un ribelle o cosa altro ? Bonelli è Tex è certamente un ribelle nei confronti del potere politico, militare, economico e anche un ribelle nei confronti della avanzata ?civilt?? tecnologica. è anche un certo progressista, ma essendo un uomo pratico, cerca sempre di ottenere il miglior risultato accettando anche molti compromessi e anche quei cambiamenti progressivi che i politici odierni definirebbero ?tempi lunghi?. Diciamo che più che un ?restauratore? è un ?mediatore? tra due mondi che si scontrano. Tex è anche un ?donchisciotte?, accanito difensore dei deboli e delle minoranze. Tex insomma è anche un mucchio di altre cose. In tempi passati di grande isterismo politico fu anche accusato di ?paternalismo? nei confronti dei suoi navajos, di razzismo e altre colpe. Per concludere, io non ho mai pensato che Tex dovesse trasmettere importanti ?messaggià politici o sociali: io intendevo soltanto proporre un personaggio che offrisse una lettura divertente, stimolante, proponendo il modello ( assai semplice o se preferisce semplicistico ) di un uomo di buon senso, rispettoso di certi ?valori? fondamentali. Galep è Tex è un raddrizzatore di torti. A quale altro personaggio dei fumetti lo si potrebbe paragonare ? Galep è Vagamente all'agente X9 di Alex Raymond. Tex nasce nell'immediato dopoguerra, in un periodo per niente facile per l'Italia tutta e caratterizzato da tensioni sociali, violenze politiche e sindacali, che cosa è passato di questo tormentato periodo nel vostro personaggio ? Galep è Per quanto le violenze politiche siano più adesso di allora, in Tex si riscontra una ribellione a tutto ciò che è arroganza e burocrazia politica. Bonelli è Lo scrittore di vicende avventurose e fantastiche è sempre un ?sognatore? e perciò riesce facilmente ad astrarsi dalla realtà della sua vita proponendo mondi lontani e impenetrabili. No, direi che, in quarant?anni, le mie storie non sono state influenzate dal ?clima? politico che gravava fuori dal mio studio. Tex è proprio così violento o è solo un'attribuzione che si porta dietro dalle prime serie? Bonelli è Beh, visto che qualcuno si è preso la briga di tenere il conto dei morti e feriti in un simpatico libro, come negare che Tex sia un violento è D'altra parte l'avventura che ti emoziona, che ti prende, ha bisogno di azione e quindi violenza. Posso però serenamente affermare che in questa violenza non c'è mai il compiacimento della descrizione morbosa, non c'è mai la ricerca dell'effettaccio volgare che, per fare un esempio, trionfa oggi sugli schermi e teleschermi. è altrettanto vero che la violenza iniziale si è ?stemperata? negli ultimi quindici anni. Galep è Tex deve essere per forza un violento, anche se a fin di bene, dato il genere avventuroso in cui si muove. Ma la sua violenza non va oltre a qualche pistolettata, a qualche pugno o a qualche improperio tipo ?per tutti i diavoli!?, ?Satanasso!? ecc. Il tutto condito con qualche candelotto di dinamite. Avete mai avuto discussioni tra voi su qualcosa di pregnante del personaggio Tex ? Galep è I rapporti tra sceneggiatore e disegnatore sono stati sempre ottimi e da parte mia ho sempre cercato di interpretare le idee dell'autore come meglio potevo e con professionalità. Bonelli è Purtroppo i rapporti soggettista-disegnatori sono meno stretti di quanto io vorrei. I disegnatori abitano lontano, sparsi un po' per tutta l'Italia e il telefono serve sè, ma non è la stessa cosa. è rassicurante però il fatto che i disegnatori di Tex sono tutti professionisti di prim?ordine, gente che disegna ancora con passione e serietà. Lavoriamo sempre con reciproco rispetto e non abbiamo mai avuto motivo di divergenze degne di nota. Tex e la censura: qualche episodio legato a quegli anni quando la potente stampa cattolica guardava scandalizzata ai fumetti di avventura. Bonelli ? La domanda sulla censura va rivolta a mio figlio Sergio che a quell'epoca era editore del giornale ed ha vissuto i tragi-comici momenti di quegli anni. Dal canto mio mi sono visto limitare ( da Sergio, appunto ) il mio raggio di azione: ho dovuto eliminare l'uso del coltello, moderare gli scontri a fuoco e relativi cadaveri, attenuare certe espressioni troppo colorite del linguaggio dei miei personaggi, e altre swciocchezze di questo genere. Galep ? Il termine censura usato per Tex è improprio. Durante il passato regime ci fu la censura nei fumetti, ma per il Tex, venuto dopo, si potrebbe tuttalpiù parlare di autocensura che a un certo punto gli editori si vollero imporre per evitare ai lettori della minore età scene di violenza e sadismo. La cosa non dur? molto perchè le cronache nere dei giornali con certo cinema e televisione pensarono a rendere vano quanto i fumetti si erano prefisso. Tex e Dnamite, un uomo e il suo cavallo, perchè nei fumetti esiste questo rapporto privilegiato tra una persona e il suo quadrupede ? Galep è Il rapporto fra Tex e il suo cavallo non è una prerogativa dei soli fumetti. In tutte le storie Western proposte dalla letteratura e dal cinema ritroviamo questo argomento. Se si pensa all'immenso territorio in cui si svolgevano questi avvenimenti e considerando che, almeno prima dell'avvento della ferrovia, l'unico mezzo di locomozione era il cavallo si può immaginare quale rapporto affettivo veniva a instaurarsi fra questi due esseri costretti a vivere accanto in solitudine nel loro lungo peregrinare. Per il cowboy il cavallo, il cappello e il fucile erano elementi insostituibili di sopravvivenza. Bonelli è Il rapporto privilegiato tra eroe e il suo cavallo è certamente erditato dagli antichi poemi e dai films western degli anni 20-30 ( Tom Mix e Ken Maynard ). E perchè no, dal fumetto ( Lone Ranger e il suo famoso Silver ). Quale è stato e perchè il personaggio dei fumetti da lei creato che le è più caro ? Galep ? Senza dubbio il Tex. Bonelli ? Tex, perchè è un ribelle; ed è il personaggio che mi è più caro perchè in tutte le sue avventure ha sempre lottato contro le mille ingiustizie messe in atto dai peggiori personaggi rappresentanti della politica e del potere, e ha sempre difeso l'oppresso contro chiunque lo minacciasse e senza preoccuparsi di problemi di razza o di casta. Cosa ispira un creatore di fumetti quando prepara le sue storie: la fantasia sfrenata o episodi di vita di tutti i giorni ( es. una rapina, un particolare omicidio descritto alla tv ) o che altro ? Bonelli ? Pur essendo un appassionato lettore di storia americana, devo dire che raramente vengo ispirato da una pagina scritta. è più facile che l'idea sprizzi osservando una fotografia d'epoca, o anche da una semplice carta geografica. S?, devo proprio riconoscere che certe mappe, ben dettagliate, con tutti i fiumi, le colline, mi hanno suggerito un bel po' di situazioni. Direi invece che non sono mai tentato di portare nei miei racconti avvenimenti di cronaca. Galep ? Nel mio caso, dato che il soggettista è un altro, è meglio circoscrivere la domanda alla sola realizzazione grafica. Il cinema è senza dubbio la prima fonte di ispirazione ma non è da escludere quella letteraria o libraria con tutte le immagini in questa contenute. Che cosa è per voi quindi la fantasia ? Bonelli è Non ho definizioni mie particolari. Il mio concetto di fantasia è quello espresso dal dizionario. Galep è Questa domanda si ricollega alla precedente perchè vanno bene tutte le immagini che il cinema e i libri ci possono proporre, ma se non ci fosse la nostra fantasia ad adattarle graficamente grazie alla nostra mano, non ci sarebbero i nostri fumetti. Quale film le ha dato ispirazioni per la storia di Tex ? Galep è Quando è nato il Tex, nel 1948, non si poteva disporre di un'adeguata documentazione poich? quelli erano gli anni della ricostruzione e molto era mancante o precario. Quindi gli unici elementi che potevano aiutare per disegnare l'ambiente che mi accingevo a disegnare erano i ricordi della letteratura infantile, che non andava oltre l'avventura salgariana e dei primi films western visti nell'anteguerra, vedi Tom Mix e simili, o quei pochi visti nel dopoguerra. Fra questi prevalevano quelli interpretati da Gary Cooper, quali ?Giubbe Rosse? e ?Il magnifico avventuriero?. Quell'attore così segaligno e giovanile mi aveva particolarmente attratto, forse perchè anch?io a quei tempi ero giovane e magro. Lo usai per alcuni racconti che precedettero il Tex e quindi mi ispirai a lui anche per questo personaggio. è bene precisare questa rassomiglianza col personaggio cinematografico la si avverte solo nelle prime storie. In seguito, quando il Tex and' affermandosi, trasformai gradatamente la sua fisionomia in quella più personale e anonima che oggi si conosce. Bonelli è I films western di John Ford: ?L'amante indiana?, ?Il cavaliere della valle solitaria?, ?Johnny Guitar?, ?Un treno per Yuma?, ?Sfida all'OK corral', ?L'uomo di Laramie?, ?Lo sperone nudo?, ?Vera Cruz?, ?Giubbe Rosse?, ?Il prigioniero della miniera? e tanti altri. Quali sono state le letture della sua infanzia ? Galep ? Qualche libro di Salgari e tutti i giornaletti illustrati di allora dedicati ai ragazzi. Leggevo poco perchè tutto il tempo libero lo impiegavo per imparare a disegnare per mio conto. Lei ha avuto una vita avventurosa in giovent? che le ha dato qualche ispirazione per il Tex ? Bonelli è Per esempio, la mia attività giovanile di pugile mi ha permesso di descrivere con esattezza e credibilit? le fasi di una scazzottatura. Galep è Vita avventurosa, no. Vita travagliata, si. Ma questo fu un incentivo per approfondire lo studio del disegno. Perchè il fumetto italiano è in crisi ? Galep - Sarebbe mia presunzione stabilirne la vera causa. Forse va ricercata nella crisi che coinvolge tutti i giovani di oggi e che va attribuita a fatti più sociali che naturali. Ai nostri tempi c'erano ben poche cose per passare il tempo e ci si rifugiava nella lettura. Oggi con il progresso tecnologico, i più piccoli sono attratti dalla televisione o dai computers giocattolo mentre i più grandetti preferiscono i motori o le discoteche, quando non di peggio. Se poi si considera che anche nei fumetti si è voluto sconfinare in certe scelte letterarie, che interessano pochi e non la massa, è logico parlare di crisi. Bonelli è Per mia fortuna io, da anni, mi concentro soltanto sulle mie storie e posso permettermi di ignorare il resto della produzione italiana. Anche questa domanda va dunque dirottata su mio figlio Sergio che, al contrario di me, è un vero ?topo' di edicola ed è al corrente di ogni foglio, foglietto e fogliaccio che venga pubblicato. Quale tipo di fumetto avrebbe voluto fare e non ha fatto ? Bonelli è Verso il 1952 avevo progettato ?Poker?, una super-rivista composta da articoli, fumetti e foto. Una formula senza dubbio nuova per quel momento. L'incertezza, gli scarsi mezzi finanziari dell'editore e l'aperta ostilit? del distributore modificarono il progetto dando vita ad un prodotto ambiguo che sopravvisse soltanto pochi numeri. Pace all'anima sua! Galep è Come fumetto sono contento di quello che faccio. Tuttavia, quando ero più giovane mi sarebbe piaciuto fare dei cartoni animati, ma la sorte non ha voluto. Che cosa è il West per lei ? Galep è Il West è per me e penso anche per molti che lo preferiscono, un modo per evadere con la nostra fantasia in tempi e luoghi lontani che, proprio perchè non li abbiamo vissuti o visti, attirano maggiormente la nostra curiosità. Bonelli ? Pur non essendoci mai stato ( per una serie di sfortunate circostanze ) ne conosco ogni angolo tipico attraverso i documentari, i libri, le riviste: per me rappresenterebbe l'emozione di veder prendere forma reale dei luoghi molte volte immaginati. Misurare le vere distanze, sentire il vero calore del suo deserto o il gelo delle sue montagne... e i suoi silenzi. Come scrittore , invece, il West ha rappresentato l'ideale teatro per far muovere i miei personaggi sia per le sue caratteristiche geografiche che la sua particolarissima realtà storico-sociale. Un momento durato poche decine di anni in cui si sono bruciate le ultime possibilità della grande avventura. Un suo giudizio sul film ?Tex e il signore degli abissi?. Galep ? Si è tanto scritto e parlato su questo film che la mia opinione non sarebbe molto dissimile da quanto è stato detto. Perciò mi consenta di non aggiungere altro. Bonelli ? Il mio giudizio sul film ?Tex e il signore degli abissi? è negativo, per il fatto che il regista, invece di attenersi al mio copione, se ne è allontanato avvicinandosi così al filone degli ?spaghetti western°. Che cosa lega o divide il film di Tex al filone degli spaghetti western ? Bonelli è Ciò che lega il film di Tex agli spaghetti western è la modestia dei mezzi con cui è stato realizzato. Galep è Dal lato spettacolare non erano poi tanto male quegli spaghetti western. Cosa rappresenta la magia e il mistero nelle storie di Tex ? Bonelli è Le deviazioni dal classico filone dell'avventura western, sono semplicemente un accorgimento per concedere al lettore di cambiare aria. Per quanto uno scrittore si documenti, impegni la sua fantasia, le tematiche del West non sono poi tantissime e un soggetto simile a un altro costringe il disegnatore a ripetere posizioni, situazioni e ambienti. Proprio per questo, di tanto in tanto, ho pensato di ricorrere al tema della magia e del mistero che hanno sempre avuto una parte importante nel mondo del racconto avventuroso. Va ricordato, infatti, che io non sono nato come sceneggiatore ?western°. Prima di Tex mi ero sbizzarrito in vicende ambientate in Africa oppure in India ( Yorga ), in romanzi polizieschi ( La pattuglia dei senza paura ) e perfino in rievocazioni storiche ( la saga romana di Andus, Il crociato nero ). Galep è Per timore di non rendere stucchevole il solo genere western, un po' di evasione nel fantastico e nel mistero può servire per tenere sempre viva l'attenzione del lettore. Come mai Tex si schiera apertamente dalla parte degli indiani, diventandone addirittura un loro capo; in effetti in quegli anni vigeva ancora la teoria dell'indiano cattivo e ?Soldato Blu? arriver? solo nel 1970 ? Galep è Infatti Tex nei primi tempi ha sostenuto parecchie lotte contro gli indiani, ma in seguito ne ha fatto molte di più per difenderli. Si può affermare che l'autore dei testi ha precorso quanto si è voluto dire con ?Soldato Blu?. Bonelli è Evidentemente, già in quei tempi la mia sensibilit? mi aveva avvertito del fatto che dietro la versione ufficiale ci fosse qualcosa di poco chiaro. Che dietro la rappresentazione manichea di Hollywood e dei fumetti si celasse una realtà diversa. La mia curiosità di lettore di libri e la mia simpatia per le minoranze ha fatto il resto: Tex sarebbe stato dalla parte degli indiani, salvo però pestare anche loro quando qualcuno voleva farlo a fette. Mors tua vita mea. Va comunque detto che prima di ?Soldato Blu? c'era stato anche nel cinema qualche sintomo di ?ripensamento?. Valga l'esempio dell'amante indiana ( Brocker Arrow ) di Delmer Daves che è del 1950. Esiste una morale nelle storie di Tex e se c'è quale è ? Galep è La morale più significativa è quella detta da Gesè: chi di spada ferisce, di spada perisce. Bonelli è Il fumetto avventuroso per essere anche divertente non concede di trasmettere ?messaggià troppo difficili e sfaccettati. La lunga saga di Tex può però suggerire una morale elementare come ?il delitto non paga?, oppure ?il bene ha sempre la meglio sul male?. è senza dubbio una parola un po' ?ottimistica? che viene smentita ogni qual volta leggiamo i giornali ma il mondo del fumetto avventuroso è quello ideale del sogno, un mondo che ha delle sue regole che il lettore ama vedere rispettate. Vede al momento attuale qualche personaggio dei fumetti emergente che potrebbe ricreare il successo di Tex o considera il suo personaggio un fenomeno irripetibile ? Galep è Preso come sono con il mio lavoro non posso seguire tutto ciò che viene prodotto nei fumetti e qualunque sia la mia opinione in merito temo che non sarebbe attinente. Posso solo dire che il Tex deve la sua fortuna al fatto di essere uscito nel momento più propizio e di essere stato condotto dalle persone giuste. Forse nelle mani di un altro editore avrebbe fatto la fine di Pecos Bill o di altre pubblicazioni meritevoli di sopravvivere. Bonelli ? Riconfermandomi distratto lettore di fumetti altrui, posso azzardare il nome di tre personaggi che negli ultimi venti anni si sono avvicinati al successo di Tex: Diabolik, Zagor e Mister No. La mia testimonianza potrebbe sembrare sospetta dal momento che gli ultimi due sono compagni di scuderia del mio Tex, ma non temo smentite: le cifre sono di dominio pubblico e parlano chiaro. In questi ultimi anni, invece, e me ne dispiace, non vedo ?emergere? nessun avversario. Brutto segno per il fumetto, ahimè! Mancanza di idee, mancanza di lettori è Boh! Il successo di Tex mi sembra irripetibile anche perchè irripetibili sono le condizioni di mercato disponibili del passato che lo hanno certamente favorito quaranta anni or sono. Non le sembra un po' troppo esasperata la tecnica di illustrazione nelle vignette di alcuni odierni disegnatori ? Bonelli ? Anche qui devo confessare di non aver ?seguito? le ultime leve di disegnatori, specialmente quelli che si esibiscono su giornali più sofisticati. Non sono contrario a una pagina impostata con schemi diversi delle mie tradizionali ?tre strisce orizzontali? ma confesso di essere un po' infastidito dalle impaginazioni insolite e ricercate o gli scorci esasperati di certi illustratori degli ultimi anni. Galep è Se la domanda riguarda ciò che viene fatto in giro ribadisco che ho sempre asserito che nei fumetti d'avventura ogni esagerazione di preziosismo grafico va a scapito della scorrevolezza nella lettura della storia. Se si parla del Tex non vedo come si potrebbe fare perchè tutti i disegnatori disegnassero nello stesso modo. Ognuno si esprime nella sua maniera che comunque a mio parere è sempre valida. Un suo desiderio nel campo del lavoro che non si è avverato. Galep è L'ho già detto: i cartoni animati. Bonelli ? Agli inizi della mia carriera di sceneggiatore ho scritto anche tre romanzi. Beh, avrei voluto scriverne altri, molti altri, fino a diventare il Jack London dei nostri giorni. Le vicende della vita mi hanno invece spinto verso altre pagine, ma l'affettuosa stima di centinaia di migliaia di lettori mi fa pensare di non aver poi fatto una cattiva scelta. Quante ore al giorno dedica alla sua attività, ci illustri la sua giornata. Galep ? Data la mia età ormai non posso essere costante con la produzione. In un giorno, se la salute è buona e la mano felice, posso disegnare da una a tre tavole. Altre volte a malapena una o niente. Tuttavia, se si tiene conto delle lunghe tirate di lavoro fatte nei molti anni che ero solo a disegnare il Tex, posso essere perdonato. Sono circa quindicimila le tavole da me disegnate per il Tex sino ad oggi. Si è mai sentito oppresso da un personaggio così famoso come Tex ? Galep ? Dopo quasi quarant?anni che disegno il Tex, oltre ad aver battuto un record mai eguagliato, il rapporto con questo personaggio è ben diverso. Ormai è lui che ha preso la mano ed io che l'ho creato graficamente, devo sottostare a tutte le sue esigenze. Anche se qualche volta avverto la stanchezza o lo sconforto per eventi ingrati ed estranei, devo stringere i denti e andare avanti perchè altrimenti tutto finirebbe a mio scapito. Bonelli ? In tutti questi anni ho vissuto al di fuori di mostre, tavole rotonde e conferenze stampa proprio per non essere trascinato in una dimensione diversa da quella in cui vivo e in cui continuo a scrivere le storie di Tex. Le testimonianze di stima da parte della stampa mi rendono oltremodo orgoglioso del mio lavoro; ma confesso che le soddisfazioni maggiori mi vengono dalla vita di tutti i giorni, quando incontro persone sconosciute che si rivelano in seguito miei appassionati lettori. In definitiva rispondo quindi di no: la popolarit? di Tex non mi ha mai rivelato alcun lato negativo. Perchè Tex a quasi quaranta anni dalla sua nascita è un autentico successo editoriale, quali sono le sue cause ? Bonelli ? L'alchimia del successo di un personaggio risulta spesso misteriosa anche ai suoi autori. Ritengo comunque che in Tex il lettore, anzi le diverse generazioni di lettori, abbiano apprezzato il costante impegno di chi lo realizza e il rispetto per l'intelligenza e il gusto del pubblico. Penso anche che dalle pagine dell'albo traspare l'entusiamo e ( perchè no è ) anche il divertimento con cui i suoi autori continuano a raccontare le storie anche se, come è inevitabile, non tutte appaiono ugualmente ben riuscite.
  22. <div align="center"> Una pista canadese per Tex ? <div align="justify"> La copertina che vedete non è quella di una edizione estera di Tex. Si tratta invece di un comic book pubblicato in Canada negli anni quaranta. Questo Three Aces Comics è un volume edito nel settembre / ottobre 1946, dalla Anglo American Publishing di Toronto. Ovvero pubblicato esattamente due anni prima di quel settembre 1948 che vedeva l'uscita in edicola della prima striscia di Tex. Quello che appare nella rivista, sfogliandola, è uno stranissimo cowboy, dal nome ancora più strano, ovvero Purple Rider, che si mostra assai somigliante al ranger nostrano, se non fosse per uno stile grafico che a tratti deraglia nell'umoristico, seguendo probabilmente la lezione di Will Eisner, come ricorda Luca Boschi nel suo blog dal quale tratto questa notizia boom! <div align="center"> <div align="justify"> La somiglianza grafica tra i due personaggi resta davvero impressionante. C'è da chiedersi dunque se Galep possa davvero essersi ispirato a questo Purple Rider tanto da copiarne la camicia gialla con le due tasche, la cravatta, i guanti... Solo i tratti somatici, infatti, sembrano gli unici a non coincidere con quelli del primo Tex! <div align="center"> Se volete saperne di più, in questo sito c'è una storia completa di Purple Rider: http://www.canadiancomics. ca/threeaces53. html
  23. ymalpas

    [550/551] Un Treno Per Redville

    La sceneggiatura di "Documento d'accusa" è databile al 2003 ( Venturi ci ha messo tre anni per disegnarla ), quella di "un treno per Redville" è invece del 2005. Entrambe pubblicate nel 2006.
  24. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Dovrebbe averlo già terminato e mi sa che questa volta avremo un numero seicento da ricordare! Claudio l'albo di maggio, di cui hai già disegnato la copertina, è quello di Mastantuono, no ?
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