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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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  1. ymalpas

    [15] [Almanacco 2008] La Palude Nera

    Dal 23 gennaio sarà in edicola il nuovo almanacco. Testi di Pasquale Ruju, quasi esordiente nella serie ( suo era stato anche l'almanacco del 2004 ). I disegni sono affidati a un altro esordiente, Franco De Vescovi, da anni una delle colonne portanti della SBE. La locations sarà la zona paludosa del Texas. Mi sembra un dato di partenza molto interessante.
  2. Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju Disegni: Franco De Vescovi Periodicità annuale: Gennaio 2008 Nel Sud del Texas, nelle vicinanze di Corpus Christi, si muove la banda di Daniel Dumont, un farabutto evaso dal manicomio criminale. Il folle pianifica le sue mosse consultando i suoi fidi tarocchi e sono loro che lo guidano sul sentiero della vendetta: Hannibal Cannon deve morire! Cannon è un ex-cacciatore di taglie che, insieme a Tex, aveva contribuito a far incarcerare Dumont. Ora i tre avversari stanno per reincontrarsi. L'Almanacco è completato dai dossier su Robert Aldrich, l'ultimo ribelle di Hollywood, la vera storia di Jesse James, il leggendario Robin Hood del Missouri, e le scrittrici che hanno raccontato la Frontiera. © Sergio Bonelli Editore
  3. Bellissima... di bene in meglio, devo dire
  4. ymalpas

    [560] Moctezuma!

    E non sei il solo. Ho aperto nella sezione LA SERIE E I PERSONAGGI una discussione su tradizione e modernit? in Tex e mi piacerebbe sentire la tua opinione di vecchio lettore.
  5. ymalpas

    [560] Moctezuma!

    E ne sta disegnando anche un altra di un albo, sempre di Nizzi! A quanto si vocifera l'hanno anche pregato di non ritirarsi, perchè questa, dopo l'operazione agli occhi ( peraltro ben riuscita ), sembra che fosse la sua ferma intenzione.
  6. ymalpas

    Erio Nicolò

    Fantasmi del deserto piace poco anche a me ma non c'entrano i disegni.
  7. ymalpas

    Lo Staff Dei Disegnatori

    Ottimo articolo Aliprando, come al solito. C'e qualche imprecisione, ma è tutto sommato trascurabile. Intervengo in questa discussione per fare un appello a qualche buon anima che frequenta il forum:Nel 28° e nel 29° numero dei Tex di REPUBBLICA Sergio Bonelli parla ampiamente di alcuni vecchi disegnatori che affiancarano Galeppini nei tempi eroici delle strisce. Parla di altri nel numero 42 ( in particolare di Cormio ), articolo che posso postare, ma mancano gli altri ( che non possiedo ) che dovrebbero essere inseriti prima in questa discussione. Mi rendo conto di cheidervi almeno una mezz'ora di lavoro, ma sarebbe un lavoro davvero utile per il forum. Molti di voi, giovani, siete in vacanza: non fate mancare dunque il vostro contributo! Io provvederò col numero 42!
  8. ymalpas

    [248/249] Il Marchio Di Satana

    Il finale è da incorniciare. La storia peraltro non è all'altezza dei grandi capolavori glbonelliani. Resta però memorabile il suo soggetto, molti lettori avevano visto precisi riferimenti alla storia tormentata dell'Italia di quegli anni. Ottima anche l'atmosfera che l'autore e il disegnatore riescono a ricreare a Quemado. Un ultima menzione per il lugubre personaggio di padre Crandall, uno dei cattivi più sottovalutati dai lettori. Non ricordo bene il finale, potete dirmi se è davvero morto, cioè se non esista la possibilità di riportarlo in vita?
  9. ymalpas

    [530/533] Athabasca Lake

    Si chiudiamo l'off topic, comunque anch'io sento la mancanza di storie di tre, quattro albi. Un duro colpo al mito sono state proprio le 220 pagine in cui sono state confinate le avventure del ranger negli ultimi anni.
  10. ymalpas

    [530/533] Athabasca Lake

    Si, sono d'accordo la storia è leggibile e la giudico anch'io la migliore post 500 ( di Nizzi ). Splendida l'idea iniziale, le pagine della degradazione, i lavori forzati per Brandon... Anche quello che viene dopo è piacevole, ma la lettura ha un sapore di deja vu. Certe azioni, sembrano fin troppo pilotate dall'autore. Per finire, un' altra cosa che ho visto negativamente è stato il ruolo tutto sommato passivo di Gros Jean. Amo molto gli scenari nordici, queste storie sono tra le mie preferite.
  11. Sul tema selle scazzzottate leggevo proprio oggi il commento di un utente di Two che imputa la scomparsa del personaggio di Lefty Potrero dalle storie ambientate a San Francisco al fatto che la sua presenza equivale alla "rissa"! Se è vero che a Boselli è stato concesso di riprenderlo nel texone n° 12, pare che la cosa allora sia stata parecchio malvista in redazione... Un ulteriore conferma dell'esistenza dei paletti, che niente a che vedere hanno con la tradizione, ma che influenzano in maniera determinante il lavoro degli autori.
  12. Rispondo anche a Aliprando e dico subito di rispettare la sua opinione. In effetti questa discussione si sarebbe potuta impostare anche come un sondaggio del tipo "antichi vs moderni"... Forse non avete tutti i torti, il Tex che io personalmente rimpiango, oggi accontenterebbe solo i vecchi lettori, quelli che sono cresciuti con le storie di G. L. Bonelli. Forse Tex, per continuare a sopravvivere, oggi, ha bisogno solo di una maggiore libertà, di modernit? e in questo caso Boselli sarebbe un autore perfetto, perchè si è riappropriato di alcuni elementi utili della tradizione e al contempo ha innovato intelligentemente. Ogni letttore dopotutto ha le sue aspettative. Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni in merito.
  13. L'analisi portata avanti da Jim, col suo approccio di tipo sociologico, risulta sicuramente una lettura interessante anche se devo subito dire di condividerla solo in parte. Il Tex di oggi non assomiglia al Tex del passato è Semplice, basterebbe rispondere che non lo scrive più G. L. Bonelli. Nessuno degli autori, Nolitta, Nizzi e Boselli, ci hanno riproposto il vero, l'inimitabile Tex delle origini. Nizzi nei primi anni c'è riuscito solo in parte. Molto invece il Boselli degli anni novanta, con delle storie di ampio respiro epico, ma con un Tex solo in parte riconducibile al modello originario ( nelle sue storie manca l'arroganza, mancano i cazzotti, manca un linguaggio da "colleggiale" ). Nolitta sin dalle sue prime storie ci ha proposto un Tex originale, duro e sbarazzino ma allo stesso tempo incredibilmente umano ( pensiamo alla storia di Cruzado ). Questo Tex non manca di fascino, ma non è il Tex del padre. Oggi, Sergio Bonelli usa parole altisonanti come continuit?, rispetto della tradizione e sembra non sapere di cosa parli. E' l'editore che ad esempio fa ridisegnare dodici pagine del texone a Seijas perche ci sono troppe donne e su Tex non vanno bene. Secondo lui bisogna essere conservatori. In realtà sembra ignorare la vera alchimia del Tex glbonelliano. E' lui il principale responsabile del degrado attuale della testata. Servirebbe una persona nuova, un dirigente illuminato, che si incaricasse di indirizzare gli autori verso un certo tipo di storie e uno stile, che non è e non può essere il loro, perchè Tex non è il patrimonio di una sola persona, ma bensì di un intera nazione i cui confini travalicano quelli dell'Italia.
  14. Quel Tex che non aveva regole e che si esprimeva liberamente e spesso pittorescamente, è ciò che moltissimi amano. Quei cazzotti che tutti ci aspettavamo appena lo contrariavano o gli davano del bugiardo, non si vedono più. Non per niente si parla sempre dei primi 300 numeri di Tex come dei migliori. Non sono parole mie, quelle espresse da Giangi ( utente di TWO ), ma condividendole, poco importa, me ne servo lo stesso come perfetta introduzione alla discussione. Si parla, spesso a spoposito, di rispetto della tradizione nell'attuale gestione della testata. Nelle scelte molto discutibili di Sergio Bonelli in effetti si ravvisa un eccesso di conservatorismo, che nasce dalla radicata paura dell'editore di scontentare i vecchi lettori, cosa che è senz'altro confermata ad esempio dalle parole del compianto Gino D'Antonio, autore del prossimo texone, che in una vecchia intervista dichiarava quella che per me rappresenta una triste verità: "Avevo pensato di "eliminare" Carson facendolo infortunare: si faceva male e lo affidavano ad una donna di mezza età, la vedova di un predicatore, per curarlo. E lei gli avrebbe fatto un sacco delle cose che lui non sopporta: minestrine, gli avrebbe letto la Bibbia... Ma Bonelli non ha voluto: lo mandiamo all'infermeria del forte! è molto attento a non introdurre "novità" che il lettore tipo potrebbe contestare". E ancora: "L'avevo affrontato con timore sapendo che dovevo anche un po' cambiare il mio modo di fare, tenendo i ritmi meno serrati... sono libero, ma con dei limiti. Per esempio avevo iniziato la storia dove Tex appariva alla trentacinquesima pagina e Bonelli non ha accettato, non si fa con Tex. Magari è accaduto già, ma di regola non si fa". La conferma dei timori dell'editore è data, se vogliamo, anche dalle numerose dichiarazioni fatte da Claudio Nizzi in numerose interviste. Insomma non si discute. Conservatorismo e tradizione sono due parole il cui significato sembra non coincidere più da anni. Questo è il problema. Il discorso è stato lungamente affrontato, si parla infatti dei famosi "paletti" posti in sede redazionale. Il Tex di oggi, così come si presenta, è un genere chiuso: non c'è nessuna evoluzione, bensì, per molti versi, si potrebbe parlare di semplice involuzione. Boselli mi raccontava che oggi certamente non gli sarebbe permesso di scrivere Tex se le sue sceneggiature fossero anche in minima parte paragonabili, per la modernit? e la ricchezza, a quelle che con coraggio scriveva negli anni novanta. Ma il problema che vorrei sollevare con questa discussione è un altro. La struttura narrativa, il linguaggio del Tex di Mauro Boselli quanto è rispettoso della tradizione è Entro quali limiti possiamo circonscrivere il suo conservatorismo è Non parlo di Nizzi, non dell'ultimo decadente Nizzi perlomeno. Sarebbe inutile. Vorrei riproporre però lo spinoso argomento sollevato da una sua intervista rilasciata una decina di anni fa al sito ubc: Forse è una domanda imbarazzante, ma possiamo chiederle che cosa ne pensa del modo in cui Boselli scrive Tex? "Nessun imbarazzo, perchè il primo a sapere ciò che penso delle sue storie è lo stesso Boselli. Ne parliamo ogni volta che ne abbiamo l'occasione. Quindi non mi resta che ripetere a voi quanto dico sempre a lui. E ciò che penso è che stia procedendo in modo piuttosto pericoloso". Pericoloso in che senso? "Parliamoci chiaro. Tex ha felicemente superato i cinquant'anni di vita basandosi al novanta per cento sull'impostazione che gli ha dato il suo creatore. I canoni narrativi bonelliani sono molto precisi e molto rigidi: la caratterizzazione psicologica del protagonista e dei suoi stessi avversari è ben definita e ben scolpita nella mente del lettore tradizionale. La sua griglia narrativa è inconfondibile. Quando, quindici anni fa (anzi, di più, considerando il tempo di lavorazione delle mie prime due storie), fui chiamato a scrivere Tex, lo stile di G. L. mi venne proposto come l'ineludibile modello da seguire. Mi trovai d'accordo e mi sforzai di seguirlo. E resto tuttora convinto che "quello" sia il modo di scrivere Tex. Boselli lo sta notevolmente cambiando, sia nella forma sia nei contenuti. Ed è questo che io giudico pericoloso". Sono parole che oggi possono far sorridere o indignare, vista la scarsa qualità delle storie di Nizzi e il suo scarso rispetto del personaggio. Eppure nella sua analisi è ravvisabile qualche elemento utile al discorso sulla modernit? delle avventure di Boselli, che in effetti potrebbe essere vista anche sotto le spoglie di una rottura col passato. Dal datato libro di Rudi Bargioni e Ercole Lucotti "Tex, analisi semiseria del più popolare fumetto italiano", edito nel lontano 1979, dall'editore Gammalibri, prendo ad esempio il passo, rivelatore, sul linguaggio bonelliano e sull' "insulto": Infine il codice più importante e più semplice da decifrare: il linguaggio scritto. Qui è ancora più facile rilevare come il fumetto si regga su veri e propri "luoghi comuni" continuamente riproposti; ne deriva una specie di "linguaggio texiano" di vago sapore "kitsch", che ha una sua struttura portante nell'uso dell' "espressione quotidiana" e dell'insulto, un insulto assolutamente improbabile nel contesto in cui viene usato. Del resto l'insulto è la vera "trovata" linguistica di Bonelli, perchè se tutti gli altri aspetti dei personaggi possono farsi risalire a una letteratura decennale, questo è assolutamente originale ( "giuggiolone", "faccia da gorilla", "gallinaccio", "cialtroncello", "cabrones", "scalcinato bulletto", "testa di vitello", "scannapolli", "scarto di umanoide", senza contare i più articolati e elaborati ). L'improbabilità di un linguaggio tanto inverosimile e lambiccato non va tuttavia a scapito del personaggio, anzi finisce per dargli un'ulteriore caratterizzazione. Bonelli è riuscito a costruire un tipo di insulto che, senza essere triviale, raggiunge lo scopo di ridicolizzare il nemico; il lettore non può non godere di questo titano che si permette un linguaggio da colleggiale... Molto interessante anche l'analisi condotta dai due autori sulle azioni, che pur non essendo quotidiane, compaiono con una certa ricorrenza: - il controfuoco, in presenza di un incendio che sta per sopraffare i nostri eroi; - Il correre a zig zag, per evitare le pallottole; - Il furto dei cavalli, per isolare i nemici e colpirli più agevolmente; - il cespuglio ( o cactus ) trascinato col lazo, per alzare polvere e rendere difficile l'inseguimento, o per cancellare le tracce; - il cancellare le tracce a ritroso; - il risalire il torrente, per uscirne su un tratto roccioso; - Il coprire di pezza gli zoccoli del cavallo; - Il riflesso del sole sulla canna del fucile o del binoccolo, per svelare il nemico in agguato; - l'estrazione delle polveri dalle cartucce, per farbne una rudimentale bomba; - La ricerca con una torcia della corrente d'aria, per trovare l'uscita della galleria o trabocchetti. Tutto ciò evidenzia la presenza, oltre che di un certo spirito ( che è andato anch'esso perduto ), di una struttura narrativa largamente codificata ( che rispecchia insomma la precedente analisi di Nizzi ), della quale poche tracce risultano nelle storie odierne. Da questa striscia emerge ancora una volta la peculiarit? del linguaggio bonelliano e la determinatezza di Kit, che con gli anni ha perso molto del suo carisma. L'arroganza, la grinta, la straffotenza del carattere dei due Willer sono due cose, che Mauro Boselli, sembra proprio non gradire. Piu in generale potremo chiederci... Dov'? il Tex senza regole è Dov'? quel linguaggio pittoresco di una volta è Dove sono i cazzotti ? Ma anche... Perchè non ci sono ritorni ciclici di personaggi storici è Perchè il genere "fantastico" è scomparso dalla serie ? Tante domande che restano senza una risposta. A Boselli tempo fa ne avevo fatto una precisa: D: C'è poi il discorso ( credo ) imprescindibile della nostra personalit? che può presentarsi come un grosso ostacolo, specialmente quanto si scrivono le storie di personaggi creati da altri autori, nel tuo caso Tex o Zagor. Il personaggio è saldamente nelle tue mani o qualche volta ti poni dei problemi, magari su certi atteggiamenti o decisioni da fargli prendere è E se ci sono limiti alla "libertà" che hai, come autore, davanti al personaggio, pur nella continuit? della tradizione, quali sono? R: E' che la risposta non la so o non me la pongo! Non ho mai dubbi su quello che farebbe Tex, a meno che non li abbia lui stesso (di rado, molto di rado), nel senso che mi pongo nei suoi panni e ragiono e sento con lui. Tu dirai: ma per far questo devi avere un rapporto stretto con il personaggio: Beh, penso di averlo, conoscendo Tex dal 1958 o già di l' e avendo frequentato GLBonelli dal 1964 fino all'anno della sua morte. Tuttavia il Tex che scrivo diventa "mio", ovviamente, cioè una parte di me, come tutti gli altri personaggi che uso, dal più buono alla più infernale canaglia: bisogna trovare in sè una parte di tutti loro, metterli dentro di sè e tuttavia vederli agire da fuori: Come si fa? E che ne so? Se mi metto a ragionarci su, rischio di perdermi! E ricorda che il narratore non è solo i suoi personaggi, ma è anche il DESTINO, il Demiurgo: L'importante è che la storia sia svolta dai personaggi, come accade nella realtà e nelle Storia, e che il Demiurgo non intervenga tipo deus ex machina, meccanicamente dall'esterno. Il Tex di Mauro Boselli probabilmente mai si servir? della parola "giuggiolone" per interpellare un avversario. Non ne ha bisogno, lui è convinto di scrivere il vero Tex, anche se leggermente diverso dal passato. Non si servir? mai dell'espressione "testa di vitello" perchè non è nel suo stile ( ed è una cosa che va comunque rispettata ). Ma soprattutto perchè, paradossalmente, sarebbe questa probabilmente la prima cosa ad essere cassata dai supervisori della redazione di via Buonarroti. Certo che tra tradizione, conservatorismo e modernit?, Tex è proprio un bel calderone. Tanto che c'è proprio da chiedersi cosa il lettore oggigiorno pretenda dal suo fumetto preferito. Se volete vi riporto la delusa e stanca constatazione di un vecchio lettore, mio zio, che legge Tex sin dalle origini: "Oggi non lo scrivono più come una volta!"
  15. Bella! Hai tanta fantasia! Se sono tutte come queste che ci hai mostrato, non devi aspettare il benestare di nessuno! Spero di vedere presto altre parodie...
  16. Hey Jim... dove sono le altre ???
  17. ymalpas

    Storie Inedite

    perchè oggi le disegnerebbe FONT ?
  18. Aggiungo anche i miei di complimenti, soprattutto perchè è un articolo linguisticamente scritto molto bene. Sei un bell'acquisto per il TW Forum!
  19. Diavolo, stupenda! decisamente meglio della mia. Bravo Jim!
  20. ymalpas

    Domande Ai Cestaro

    Vi seguo sempre nel vostro blog ( anzi nei vostri )... una sola domanda anche a costo di sembrare noioso e ripetitivo: a che punto siete con le tavole è Ce la facciamo per la prossima estate è Per di più cvilla ci ha messo un bel po' di curiosità addosso! Coraggio, buon lavoro e speriamo di leggervi presto!
  21. Grazie. Postate quello che volete, anche una sola immagine, l'importante è che esprima una vostra idea e che sia divertente!
  22. Ah... allora sono il primo! Gia realizzata graficamente la striscia / tavola. I disegni sono un classico dell'orrore spero di risultare più convincente con il soggetto e la sceneggiatura ( in fondo è questo che conta ). Solo domani sera ( causa impegni di lavoro ) potr? postare la tavola, per oggi accontentatevi solo dell'anteprima! KAYENTA FRENCH RESTAURANT Fondato ai confini della riserva navajo da un imbroglione messicano, Gustavo, che si spaccia per una grande chef francese ( in realtà ha solo servito come sguattero in un locale messicano di terz'ordine a Città del Messico ). Gustavo si fa chiamare pomposamente GUSTAVE. Una premessa del genere, mi capite amici, è senz'altro sinonimo di una sfilza di gag esilaranti che conto di proporvi da oggi fino a giugno. Il dubbio locale è frequentato anche dai due satanassi: Kit Carson e Tex Willer! Amante della buona ( ehm "buona" si fa per dire ) cucina internazionale, il vecchio cammello costringe il suo pard a recarsi almeno una volta al mese nel ristorante di Gustave. In effetti Tex sembra non gradire troppo e le salse franco/messicane del cuoco imbroglione gli hanno già procurato diversi bruciori allo stomaco!!! State a vedere come va a finire anche questa volta...
  23. ymalpas

    Storie Inedite

    E io :capoInguerra: non sopporterei di vederla tra le mani di quel bulletto sciupafemmine di Kit Willer
  24. ymalpas

    [565/566] La Sentinella

    Una storiellina ecco cos'è. Mi chiedo come si possano pubblicare ancora avventure come questa. Se non fosse per la paura dei buchi nella collezione, ci sarebbe da lasciarla riposare in edicola. Il soggetto è potenzialmente buono, la sceneggiatura è pessima. Anche Repetto, come Nizzi, sarebbe da pensionare al più presto.
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