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ymalpas

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  1. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Fernando Fusco Periodicità mensile: Novembre 1978 - Gennaio 1979 Inizia nel numero 217 a pagina 46 e finisce nel numero 219 a pagina 58 Presso Nogales, l'ex cacciatore di scalpi Paul Balder - detto El Carnicero - ingrandisce il suo ranch facendo cacciare da una banda di incappucciati gli onesti allevatori confinanti. Tex e Carson si spacciano per i nuovi proprietari di una delle fattorie. El Carnicero è inferocito: nonostante il denaro generosamente versato nelle mani del bandido Macho e dei suoi desperados per terrorizzare i padroni delle haciendas confinanti, non riesce a scacciare Tex e Carson, i quali si sono frattanto riuniti a Kit e a Tiger Jack! Dopo l'incendio appiccato dai pards alla bunkhouse della sua fattoria, Balder finanzia l'intervento dei Lupi Rossi, un branco di feroci Yaqui ma, prima che possa schierarli, i rangers gli devastano il ranch facendolo radere al suolo da una mandria imbizzarrita! Gli Apaches di Cochise salvano i pards dai feroci Lupi Rossi e attaccano con le frecce incendiarie quel che resta del ranch del sanguinario Paul Balder, vendicando così gli indiani uccisi dal manigoldo quando era un cacciatore di scalpi: al Carnicero, intrappolato dal fuoco, non resta che spararsi un colpo alla tempia. © Sergio Bonelli Editore
  2. ymalpas

    [215/217] Santa Cruz

    Una delle dieci migliori storie della fascia 200 che fonde mirabilmente mistero e sogno, peccato e espiazione. Tra i temi che saranno ripresi in storie successive: la vecchia missione diroccata oppure più semplicemente il suono della campana che rompe il silenzio del deserto. C'è un leggero senso di angoscia che lascia senza fiato il lettore, mentre segue i due protagonisti bivaccare presso i ruderi della spettrale missione. Tex si addormenta e ha la visione del frate ucciso dai due ovejeros: i fratelli Cardenas. Quindi, poco dopo, il risveglio e la scoperta del cadavere nella cripta. Da brividi. Il tema del fantastico, così come viene trattato da Bonelli, ricorda molto da vicino quello di un'altra storia, La dama di picche. Cambiano locations e situazioni, ma i meccanismi narrativi sono gli stessi: crimine e castigo. Quest'ultimo intinto di religione, cala implacabile come la mano del destino ( per riprendere il titolo di uno degli albi ), lasciando spazio a un finale per certi versi molto simile a quello di Lucero. Disegni di Ticci. Il suo stile sta cambiando per diventare sempre più personale. Paga il dazio. Anche perchè le vignette sono invase da enormi balloons, che finiscono per penalizzare notevolmente la parte grafica.
  3. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Giovanni Ticci Periodicità mensile: Settembre 1978 - Novembre 1978 Inizia nel numero 215 a pagina 41 e finisce nel numero 217 a pagina 45 Tex e Carson raggiungono la missione di Santa Cruz in cerca dello scomparso Padre Mat?as, recatosi l' un anno prima con i fratelli Cardenas per scovare un favoloso tesoro con cui risollevare il misero pueblito di San Domingo. Ma gli avidi Cardenas l'avevano ucciso! Apparendo in sogno a Tex, l'anima del religioso rievoca la sua tragedia! © Sergio Bonelli Editore
  4. ymalpas

    [214/215] I Due Rivali

    Manuela Montoya fu un fiume in piena che spazz? numerose delle convenzioni che regolavano il piccolo mondo del ranger. La sua relazione con Kit Willer, il subdolo tema shakespeariano di Romeo e Giulietta, rompeva decisamente con la tradizione western fatta di pugni e polvere da sparo ( che pure non mancano ), infrangendo un tab? durato trent'anni. L'estrema originalità del soggetto, come si sa, non deve essere ricercata in un'idea del pap? di Tex. Bensì in una richiesta di suo figlio Sergio, nata una sera a cena, da un suggerimento del cantante Fred Bongusto che era loro ospite. La trama è piuttosto povera, basandosi essenzialmente sul contrasto ( sociale ) esistente tra le famiglie Montoya e Willer e quindi sul rapimento della ragazza, ma è una vera miniera d'informazioni per quanto riguarda il tema della vita quotidiana dei quattro pards. Il finale è frettoloso, nonostante la riappacificazione e la promessa ( mai mantenuta ) di un arrivederci. Le strade di Manuela e Kit si separeranno per sempre. G. L. Bonelli tiene poco alle smancerie: il suo Kit Willer si dimostra in tutto e per tutto un vero lone ranger pronto a dimenticare in fretta e noi lettori non possiamo fare a meno di pensare invece alle lacrime sparse dalla giovane donna abbandonata. Svariati anni dopo sarà la volta di Fiore di Luna e Donna Parker, cioè delle reazioni più mature ed equivoche, con un Kit Willer diverso, forse più sentimentale, tanto che con la prima, il sentimento è talmente vero e forte che solo la morte, inesorabile nella sua fatalit?, impedir? al ragazzo di lasciarsi imbrigliare da una donna. Ma per i lettori, specialmente per i vecchi lettori che l'hanno vissuto in diretta, il primo amore non si dimentica mai. E la mia speranza , perchè mi annovero tra i fortunati di allora, è quella di rivedere un giorno il volto puro e inconfondibile di Manuela Montoya, così bene tratteggiato dal compianto Erio Nicol', di nuovo sulle pagine di Tex!
  5. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Erio Nicolò Periodicità mensile: Agosto 1978 - Settembre 1978 Inizia nel numero 214 e finisce nel numero 215 a pagina 40 Nogales. Kit Willer salva la nobile Manuela Montoya da una mandria di bovini impazziti? e fra i due sboccia l'amore! Ma il genitore della ragazza, l'hidalgo don Carlos, non vede di buon occhio il meticcio Kit e spiega a Tex ( intervenuto da padre premuroso ) di preferire il ricco proprietario terriero don Pedro Cortez. Manuela non vuol saperne e così il geloso pretendente, respinto per colpa di Piccolo Falco, la fa rapire da un branco di desperados: improvvisandosi suo liberatore, conta di ritornare nelle grazie della giovane! L'ignobile don Pedro Cortez sarà invece svergognato dai pards davanti alla sua amata: la figuraccia è tale che al vigliacco non resta che la fuga! © Sergio Bonelli Editore
  6. ymalpas

    [211/213] Tucson!

    Complessivamente una delle storie più deboli di Giovanni Bonelli del periodo. La scena è dominata dal "ring" di Tucson, sporchi speculatori, storicamente documentati, di cui Claudio Nizzi si ricorderà nel tessere l'infame intrigo che porterà Tex vicinissimo alla morte nell'avventura L'uomo con la frusta. Presenti in questa storia anche degli indiani rinnegati, che personalmente detesto.
  7. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Guglielmo Letteri Periodicità mensile: Maggio 1978 - Luglio 1978 Inizia nel numero 211 e finisce nel numero 265 a pagina 43 Tucson è in mano a una organizzazione criminale di cui fa parte la crema della città: il losco mercante Mark Winter; Fred Stone, proprietario di saloon; il direttore dell'Herald John Stark; il sindaco Brockman e Al Borman, che vende concessioni minerarie. Una cricca di furfanti, il cui scopo principale è quello di fomentare una rivolta apache: decimati dai soldati blu, gli indiani superstiti verrebbero ricacciati nelle riserve, liberando immensi territori pronti per avide speculazioni. Ma non hanno fatto i conti con Tex! © Sergio Bonelli Editore
  8. ymalpas

    [209/210] Linciaggio

    Atmosfera tesissima, un negro ingiustamente accusato di omicidio in fuga, razzismo, rapine, rocamboleschi inseguimenti, la legge di Tex che ristabilisce infine l'ordine con la complicità del "vecchio cammello", l'annegamento di Warner, il cattivo... quegli gli elementi principali di una storia accattivante, ambientata nel Profondo Sud. Il soggetto, per molti versi originale e irripettibile, nasce a partire da un suggerimento di Giorgio Bonelli, figlio minore di Giovanni Luigi Bonelli.
  9. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Erio Nicol' Periodicità mensile: Marzo 1978 - Aprile 1978 Inizia nel numero 209 a pagina 72 e finisce nel numero 210 Nel profondo Sud, Aquila della Notte viene ospitato da Joseph Boone, un vecchio compagno di mille avventure. Tutto fila tranquillo finch? Fred, fratello di Joseph, torna a casa più morto che vivo. I sospetti cadono su un nero di Henderson e un furioso gruppo di volontari si forma per catturarlo e linciarlo! Il Ranger deve lottare contro un intero paese per impedire un processo sommario. © Sergio Bonelli Editore
  10. ymalpas

    [207/209] L'aquila E La Folgore

    Mi sono avvicinato a Tex più o meno con questi albi , edizione tre stelle, datati 1981, doppioni che mio fratello mi aveva ceduto per farmi avvicinare al mondo di Tex. Ricordo che mi piacevano molto le copertine della storia precedente di Nolitta: La rupe nera, Tortura, perchè raffiguravano degli indiani; ma ricordo anche che mi intrigava molto anche il titolo de L'aquila e la folgore. Solo tempo dopo ne ho letto la storia, e devo dire che dovrei anche rileggerla perchè non la ricordo bene, il fatto è che il Bonelli di questa storia ( e di quelle successive: Linciaggio e Tucson ) mi ha sempre lasciato un po' indifferente.
  11. Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Luigi Bonelli Disegni: Aurelio Galeppini Periodicità mensile: Gennaio 1978 - Marzo 1978 Inizia nel numero 207 a pagina 28 e finisce nel numero 209 a pag. 71 Nel Colorado, una banda di assassini compie sanguinarie rapine ai danni di John Walcott, onesto proprietario delle miniere Golden Well. Un paio di agenti di Pinkerton sono stati freddati durante le indagini e da uno dei due cadaveri è stato sfilato un anello decorato con un'aquila e una folgore. Da Silverton a Durango, Tex e i suoi pards indagano e trovano alcuni alleati, come Pop, un anziano stalliere che funge da informatore, ma altrettanti sono i brutti ceffi che tentano di far loro la pelle, primo fra tutti Horan, il gaglioffo che aveva rubato l'anello con l'aquila e la folgore dal corpo dell'agente ucciso. I predoni sono tutti sul libro paga del banchiere Paul Brady: questi con una mano finanzia la compagnia e con l'altra la rapina, ricattando per debiti di gioco l'imbelle Sam Walcott, fratello di John, comproprietario delle miniere e spia! A Paul Brady, ormai sconfitto da Tex, il destino riserva una fine orribile: quella del topo! © Sergio Bonelli Editore
  12. ymalpas

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    Quello che si diceva sul vecchio forum a proposito di questa avventura... Mister P Uno dei Capolavori di Nolitta, contemporaneamente una delle storie meno texiane dell'autore. S?, ho storto il naso quando Tex cerca le ballerine (anche se non son certo uno di quei lettori a cui piace il Ranger 'pezzo-di-legno' con le donne), ma principalmente quando lui e Brandon si trovano legati per tutto un albo, chissà cosa avrà detto il Grande Vecchio di fronte ad una cosa del genere. L'ubriacone Soublette rimane il personaggio più simpatico, ed è un peccato che dopo l'imbriachera alla fine della storia non sia stato ripreso (magari in coppia con Gros Jean ). Cmq, l'argomento di fondo della storia, visto il mio pensiero e i miei trascorsi politici, m'ha interessato parecchio... LIBERT? POUR LE QU?BEC!!! Anthony Steffen La prima storia che ho letto di Tex. Nel corso degli anni riletta almeno 2 volte. Negli anni '70 e' da apprezzare l'apporto che Nolitta diede alla serie proponendo ai lettori delle storie con soggetti nuovi e soprattutto un modo di scrivere del tutto diverso rispetto al padre.(Puo' essere considerato secondo me l'antesignano di Boselli). Basta ricordare storie come "Caccia all'uomo", "El Muerto". Albi quest'ultimi che i fan di Tex non hanno mai dimenticato, considerandoli tra i migliori della serie. Con questi albi Nolitta fu una sorta di divagazione rispetto al modo di scrivere di G. L. Bonelli, proponendoci un Tex leggermente diverso. La storia in questione fu la prima a comprendere piu' di tre albi, e come gia' detto, fu' la prima che lessi e naturalmente ne sono affezionato. Un avventura lunga ed epica dove la coppia Tex e Brandon, malgrado la similarieta' dei due, funziona a meraviglia e quindi gestita bene dall'autore. Ma oltre a questo a Nolitta va riconosciuto la bravura nel caratterizzare gli altri comprimari presenti:il profeta Goudret,Big Bear, e soprattutto Donovan. Quest'ultimo sembra proprio un personaggio creato da Boselli con il suo cambio di rotta finale. Un piccolo capolavoro che parla di un argomento senza dubbio sempre interessante e sempre attuale. Sergio Bonelli in quel periodo aveva molte buone idee che non replico' poi in seguito. Un Fusco ai primi lavori su Tex da quel tocco in piu' ad un lavoro a mio avviso molto godibile. ymalpas Donovan è proprio uno strano tipo, che nella lotta per un ideale si macchia del sangue di innocenti e poi si redime nel finale in maniera poco comprensibile. E' un'anima tormentata, dalla psicologia difficile e tuttavia, un personaggio che trasmette simpatia... è un feeling tutto particolare che il lettore instaura con lui e che non sono in grado di descrivere a parole. E comunque anche se qualcosa lo apparenta ai personaggi di Boselli, credo che nel parorama globale delle storie di Tex brilli proprio per la sua unicit?. Quanto al Quebec, territorio canadese di lingua francese, che credo oggi goda di un'ampia autonomia, con tanto di referendum per l'indipendenza concesso non ricordo in quale anno e comunque fallito, è un tema, Mister P, che credo sia caro anche a SB. Peccato davvero per Soublette, un personaggio forse un p? troppo zagoriano, ma simpaticissimo, e poi è lui che indirizza le giubbe rosse sul campo nemico dell'infernale Big Bear. Avevo aperto una discussione su TWO intitolata Missing Characters, cioè sui personaggi dimenticati dagli autori, Soublette ne è il tipico esempio. Rimatt Su questa storia, la mia opinione è in parziale disaccordo con le vostre. Non che non mi piaccia, tutt'altro (e del resto, adoro Nolitta e tutto quello che scrive): semplicemente, non ho mai trovato che I ribelli del Canada possieda qualcosa in più rispetto alle altre sceneggiature Texiane di Bonelli Jr. La trovo molto bella ed ESTREMAMENTE godibile, come quasi tutte le altre. Ma va detto che in certi momenti il ritmo non è proprio irresistibile, e che il Tex di questa storia è già molto differente da quello di GLB. Non che per me questo sia un problema, ma bisogna tenerne conto. Bellissimi i disegni di Fusco, poche volte così bravo: il suo Tex "prima maniera", più longilineo e meno tarchiato di quello successivo, è ottimo e sprizza personalit? ed energia. In conclusione una gran bella storia, da 8 e mezzo.
  13. Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta Disegni: Fernando Fusco Periodicità mensile: Settembre 1977 è Gennaio 1978 Inizia nel numero 203 a pag. 87 e finisce nel numero 207 a pag. 27 Roger Goudret, un mite predicatore che rifugge da ogni forma di violenza, si trova ospite delle prigioni di Great Falls in seguito alla sua intensa opera di "apostolato" a favore degli indiani che vedono in lui una specie di profeta mandato dal cielo. Le idee che diffonde con estrema facilità hanno causato infatti numerosi episodi di violenza e di ribellione in alcune riserve indiane, sedati nel sangue. Tex ha ricevuto l'incarico di trasferire Goudret nella città di Winslow dove lo attende il processo. Mentre scendono le prime ombre della notte, il capitano Jim Brandon giunge inaspettatamente nel piccolo villaggio del Montana. Le popolazioni del Saskatchewan, sobillate dallo stesso Goudret, minacciano una ribellione al dominio inglese, col fine di rendere la regione una nazione indipendente e le giubbe rosse, dopo i primi segnali sempre più preoccupanti, hanno deciso a loro volta di fermare la sua opera di proselitismo. Ma la propaganda di Roger Goudret è seguita con un certo interesse anche dal cugino Pierre, detto Big Bear, un avido fuorilegge che vede nella rivoluzione una facile opportunità di arricchirsi. A dargli manforte è il capitano Donovan, un giuda in divisa, il cui intervento provvidenziale permette la liberazione del "profeta". Stordito Tex e ucciso lo sceriffo, anche Jim Brandon, ferito da un proiettile, cade in una pozza di sangue. Mentre le fiamme della ribellione si alzano sempre più alte ed incontrollate nel cielo e la falce della morte miete le sue prime innocenti vittime, il ranger e la giubba rossa, si lanciano in una palpitante corsa contro il tempo, per chiudere la partita con i fuggiaschi. Le formose ragazze di Lilly Bijoux, che generosamente si concedono agli sguardi nostri e del pubblico, ballando uno scatenato can can, attirano una clientela sempre numerosa al Roman Palace, il locale notturno più frequentato dell'intera Great Falls. E in questo peccaminoso affresco di fine ottocento, tra i più conturbanti mai visti, seduto ad un tavolo accanto allo sceriffo, ritroviamo Tex Willer, evidentemente poco allettato dallo spettacolo del Mago di Parigi, che richiama a gran voce le "famose ragazze". E non possiamo dargli torto, merita poca fede il suo goffo tentativo di scusarsi davanti a Jim Brandon, insensibile al fascino della bella Lilly che lo provoca visibilmente, trattando le artiste da piccolo branco di gallinelle che sgambettano sul palcoscenico. Questo piccolo e godibile siparietto, dovuto immancabilmente alla penna di Nolitta, illustra un lato meno conosciuto del personaggio, lasciando intuire al lettore che ancora molto resta da raccontare sulla vita sentimentale e sessuale del ranger. Non lasciamoci ingannare, per il lettore come per i protagonisti di questa storia, è la classica calma prima della tempesta. Le popolazioni di origine francese che abitano le regioni del Canada meridionale vogliono liberarsi dal soffocante dominio britannico. Respiriamo l'estrema tensione che genera la sfilata delle giubbe rosse nel piccolo villaggio di Bowness, gli sguardi pieni di odio e l'inquietante silenzio della gente, il bambino che scaglia una pietra: "fuori gli inglesi, fuori gli invasori dal nostro paese!", che contrastano visibilmente con l'allegra scena vissuta poco prima nel covo di peccatori a Great Falls. Le idee di Roger Goudret sono tutt'altro che sballate e in alcune parti coincidono con la stessa visione di Tex del problema indiano e delle identità nazionalistiche, ma i tempi non sono ancora maturi per realizzare un nuovo tipo di società e le parole del profeta ottengono solo l'effetto di eccitare gli animi. E in questo clima di violenza e crudeltà sguazza il cugino Big Bear, un killer senza scrupoli, un cattivo magistralmente caratterizzato da Nolitta e dalla penna dell'immenso Fusco. Roger lo accusa di servirsi della causa rivoluzionaria solo per vendicarsi di tutti coloro che in passato, per tanti anni, gli hanno dato la caccia, lo accusa di volersi atteggiare a rispettabile capo-popolo pur restando invece un volgare ladrone. Roger, che parla come uno dei tanti figli dei fiori sessantottini, forse anche perchè assomiglia un poco a John Lennon, si indigna contro il cugino per i massacri indiscriminati e le torture sui prigionieri, lui che avrebbe voluto trattare con le autorità inglesi, lui che si indigna per l'ondata di violenza scatenata da Big Bear e i suoi accoliti, la cui virulenza diffonde un'immagine del suo movimento ben diversa da quella che aveva progettato. Roger e Big Bear non hanno la stessa visione del problema, ed a un certo punto lo scontro è inevitabile. Big Bear spara alle spalle Roger, con la stessa vigliaccheria che aveva caratterizzato lo sparo sul corpo inerme di Jim Brandon a Great Falls. Il personaggio di Donovan è più complesso. Nella cittadina del Montana impedisce a Big Bear di uccidere a sangue freddo Jim e Tex, ma è anche il traditore che favorisce l'eccidio di Fort Brooks. Animato da nobili ideali di libertà, nato da una famiglia di coloni francesi, Donovan è consapevole che nelle loro fila si annidano criminali del calibro di Pierre Goudret, ma questo secondo lui è lo scotto che ogni movimento rivoluzionario deve pagare. La rivolta al dominio inglese è sacrosanta e Tex sembra quasi capire le sue motivazioni e non si sbaglia sull'uomo, che nelle ultime pagine morirà per salvare la loro vita, riscattando così, almeno in parte, gli errori passati. Questa epica avventura al nord, quella che dopo la mitica "Sulle piste del nord" inaugura il ciclo canadese, è uno dei massimi capolavori del terzo centinaio. Bellissimo il lungo inseguimento di Tex e Jim agli inafferrabili Goudret, l'incontro con gli Uroni che porta al salto dalla Rupe Nera, nessuno si era mai gettato in quelle acque! quindi l'orgia di sangue ovvero l'orrore di Fort Brooks e l'incontro con il simpaticissimo trapper Soublette. L'arrivo in canoa dei tre al villaggio di Elbow, la tana del lupo, l'incontro sfortunato con Donovan nell'uffico del reclutamento, la fuga, l'inseguimento e infine il palo della tortura. Tex e Jim vengono seviziati dagli indiani per quasi un albo intero [ il 206 ], sono delle scene di una ferocia e di una bellezza unica, commoventi le parole d'orgoglio e d'incitamento che i due, ormai consapevoli della loro fine imminente, hanno l'uno per l'altro. Quindi lo sparo di Big Bear. La folla commossa e incredula degli indiani, raccolta intorno al cadavere del profeta, che dopo la sua morte abbandonano la causa rivoluzionaria e i ribelli francesi al loro triste destino.L'arrivo delle giubbe rosse che spazzano gli ultimi tentativi di resistenza. La fuga di Pierre Goudret, l'intervento successivo di Donovan che impedisce l'assassinio dei due pards ancora legati al palo, la rincorsa rabbiosa e furiosa di Tex al fuggiasco che finisce presto, il volto inacidito di Big Bear finalmente prigioniero e pronto per una bella corda insaponata che lo attende già nel Montana. Personalmente ho sempre trovato discutibile solo una cosa in questa grande storia, parlo dell'ingiustificata assenza del meticcio di origine francese, l'immenso Gros Jean. Non sapremo mai se con il suo peso avrebbe potuto far pendere l'ago della bilancia dalla parte dei rivoluzionari! © Sergio Bonelli Editore
  14. ymalpas

    Claudio Nizzi

    Cinquant'anni di Tex Intervista di Marco Zucchi e Marco Migliori realizzata nel 1998. Tratta dal sito: http://www.ubcfumetti.com/interview/9809. htm Tex compie cinquant'anni [ settembre 1998 n. d. a. ]. Quanti ne aveva, quando lei ha cominciato a scriverne le sceneggiature? Ne aveva trentacinque, visto che la mia prima storia, "La valanga d'acqua", è stata pubblicata nel n.273, uscito nel luglio 1983. In realtà questa era la seconda storia che avevo scritto: la prima era "Il ritorno del Carnicero", pubblicata alcuni numeri dopo. "La valanga d'acqua" era disegnata da Erio Nicol', vero? Esatto. Fu l'ultima storia completa realizzata da Nicol'. La successiva, "Un mondo perduto", rest? incompiuta a causa della sua morte e fu in seguito portata a termine da Monti. Le piaceva Nicol'? Moltissimo. Sono davvero felice di avere fatto in tempo a scrivere una storia per lui. Nicol' era uno dei miei disegnatori preferiti fin da quando ero ragazzo e leggevo "Il principe Chiomadoro" e "Forza John". La sua caratterizzazione di Tex era deboluccia, ma nell'insieme funzionava a meraviglia. E poi, per me, il suo "segno" suscitava antiche e care emozioni. A tutt'oggi quante storie di Tex ha scritto? Non faccio fatica a rispondervi perchè numero le sceneggiature: l'ultima, che ho scritto per Fusco, è la novantunesima [ La pietra di Akhbar n. d. a. ]. Per un totale, grosso modo, di 250 albi, conteggiando anche quelli in lavorazione. Un bel numero! Le scrive ancora volentieri o dopo quindici anni sente il peso della routine? Le scrivo ancora volentieri. Sono un fondista. Inoltre oggi, avendo Mauro Boselli che fa una parte del lavoro, posso realizzarle con più calma, mentre fino al 1992, quando per anni ero rimasto praticamente da solo a scriverle, dovevo saltare da una storia all'altra con la velocit? di un razzo. Questo era faticoso e snervante. Il 1992 fu l'anno di una sua profonda crisi creativa, in seguito alla quale vennero chiamati in causa altri sceneggiatori. Cosa le era successo? Al novanta per cento si tratt? di una crisi di stanchezza dovuta al superlavoro, con l'aggiunta di un dieci per cento di malumori personali. Fatto sta che da un giorno all'altro mi trovai in pieno black-out creativo. Scrivere una sola riga mi ripugnava. Cosè lanciai l'SOS e fu subito allestita una squadra di soccorso chiamando all'opera Sergio Bonelli (che qualche Tex aveva comunque continuato a scriverlo), Decio Canzio, Mauro Boselli, Michele Medda, lo spagnolo Segura e Gianfranco Manfredi. Questi ultimi cinque erano alla loro prima prova con Tex. La storia di Manfredi che fine ha fatto? Prima o poi vedrà la luce su un MaxiTex. è stata disegnata dall'argentino Repetto [ La pista degli Agguati, uscito nel 2005 n. d. a. ]. I Maxi Tex vengono fatti per smaltire materiale che non si ritiene adatto per la serie mensile? Almeno finora è stato così, a partire da quello di Berardi. Ma in futuro si realizzeranno storie mirate a tale collana. Io ne ho già scritta una per Repetto, di 350 pagine [ Rio Hondo, maxi del 2002, n. d. a. ]. Il Tex di Berardi le era piaciuto? A me piace tutto quello che scrive Berardi. Nella sua storia, il personaggio di Tex era stato pienamente rispettato. Quello che ci aveva resi perplessi era il non completo abbandono di certi stilemi kenparkeriani che uscivano decisamente dai canoni narrativi dettati da G. L. Bonelli, che per noi, specie a quel tempo, erano la Bibbia. C'è altro materiale che verr? destinato a questo tipo di utilizzazione? Uscir? almeno un altro MaxiTex di Segura-Ortiz ed uno di Segura-Repetto [ i maxi del 1999 e del 2000 n. d. a. ]. Tornando agli sceneggiatori chiamati a sostituirla, a darle man forte è rimasto solo Boselli. Perchè? Sergio Bonelli e Decio Canzio intervennero quel tanto che bastava per superare il momento critico, essendo molto affaccendati con le cose della casa editrice. Di Sergio c'è ancora una storia scritta parzialmente per Galep, successivamente completata da Boselli e ridisegnata da Ticci, in uscita il prossimo anno. Per quanto riguarda Medda bisogna dire due cose: la prima è che le sue prove su Tex non ci avevano completamente convinto, la seconda è che lui stesso non sembrava granch? interessato a continuare. Il caso Segura è diverso: non conosceva a sufficienza il personaggio, motivo per cui le sue storie erano troppo lontane dalla tradizione e molto lacunose soprattutto nei dialoghi, che infatti vengono riscritti prima della pubblicazione. Del Tex di Manfredi so poco, ma in ogni caso lui è fin troppo impegnato con Magico Vento e con la collaborazione a Nick Raider. Cosè è rimasto solo Boselli. Forse è una domanda imbarazzante, ma possiamo chiederle che cosa ne pensa del modo in cui Boselli scrive Tex? Nessun imbarazzo, perchè il primo a sapere ciò che penso delle sue storie è lo stesso Boselli. Ne parliamo ogni volta che ne abbiamo l'occasione. Quindi non mi resta che ripetere a voi quanto dico sempre a lui. E ciò che penso è che stia procedendo in modo piuttosto pericoloso. Pericoloso in che senso? Parliamoci chiaro. Tex ha felicemente superato i cinquant'anni di vita basandosi al novanta per cento sull'impostazione che gli ha dato il suo creatore. I canoni narrativi bonelliani sono molto precisi e molto rigidi: la caratterizzazione psicologica del protagonista e dei suoi stessi avversari è ben definita e ben scolpita nella mente del lettore tradizionale. La sua griglia narrativa è inconfondibile. Quando, quindici anni fa (anzi, di più, considerando il tempo di lavorazione delle mie prime due storie), fui chiamato a scrivere Tex, lo stile di G. L. mi venne proposto come l'ineludibile modello da seguire. Mi trovai d'accordo e mi sforzai di seguirlo. E resto tuttora convinto che "quello" sia il modo di scrivere Tex. Boselli lo sta notevolmente cambiando, sia nella forma sia nei contenuti. Ed è questo che io giudico pericoloso. In che modo, secondo lei, lo sta cambiando? Nelle sceneggiature di G. L. Bonelli, come nelle mie (ma anche in quelle di Sergio Bonelli), Tex è assolutamente centrale nella storia. è lui il protagonista indiscusso. Tutto gira attorno a lui, anche i cattivi. Tex è la colonna portante della narrazione. Questo nelle storie di Boselli non avviene: fateci caso, il vero protagonista della storia è sempre un altro. Per brevit? cito solo due casi. Nella storia "Gli Invincibili", il vero eroe è il ribelle irlandese. Nel Texone "Gli assassini" il vero protagonista è il giovanotto che cerca la sua vendetta. Toccano a loro i colpi migliori. Tex si vede rubare la scena e passa in secondo piano. Per me è un errore. A lungo andare potremmo pagarlo con l'appannamento del personaggio e la sua perdita di carisma. Però la storia "Gli Invincibili" è risultata vincente in un referendum indetto dalla rivista Dime Press... Non me ne stupisco. L'anno prima a vincere fu una delle mie storie che considero meno fedeli al modello tradizionale. Parlo del Texone "L'ultima frontiera", disegnato da Parlov. Anche in quella storia il vero protagonista non era Tex, ma il terzetto di giovani (il ragazzo bianco, la giovane indiana ed il meticcio). è chiaro che se riesci a mettere Tex in un angolo, puoi sviluppare in maniera molto più approfondita le vicende dei co-protagonisti, e se queste vicende sono interessanti o commoventi, la storia può risultare più intrigante. Ma, ripeto, è un gioco pericoloso. Non si può mettere Tex in un angolo. Lo si può fare in una storia su dieci, ma se lo fai troppo spesso rischi di mettere in secondo piano il personaggio e di giocartelo. E se ti giochi Tex, buonanotte! Io temo appunto che Boselli si occupi troppo, e troppo spesso, delle vicende dei co-protagonisti, a scapito di Tex. Potranno venirgli fuori delle storie apparentemente più belle, ma, nella filosofia, texiana, "sbagliate". Abbiamo già un celebre esempio di storie bellissime, ma il cui protagonista - parlo di Ken Parker - si limitava troppo spesso a fare da "testimone", e sappiamo come è andata a finire. E tuttavia Ken Parker era il personaggio prediletto dai curatori di riviste? Chiaro come il sole a mezzogiorno, direbbe Tex! I "fanzinari" sono una razza di lettori "a parte". Molto preparati, molto esperti, molto puntigliosi, ma anche molto velleitari. Il fatto che Tex continui ad avere successo dopo tanti anni sembra quasi che gli dia fastidio. Vogliono a tutti i costi tirarlo per la giacca, modificarlo, stravolgerlo, dimenticando che alla stragrande maggioranza dei lettori, Tex va bene così com'?, e le tirature stanno l' a dimostrarlo. Io chiedo ai "fanzinari" di fare un piccolo sforzo è ben più vasta rispetto al loro piccolo e colto orticello. E con esigenze diverse. Ragioniamo: quanti "fanzinari" possono esserci nel mezzo milione di lettori che tra inedito e ristampe comprano Tex? Massimo il cinque per cento. E noi dovremmo stravolgere un personaggio che viaggia ancora magnificamente in edicola solo per vellicare i gusti di una sia pur rispettabile e sofisticata minoranza? Se lo facessimo saremmo da ricovero. Un'altra osservazione che si può fare sulle storie scritte da Boselli è la maggiore importanza che assumono i ruoli femminili. A Carson è stata addirittura trovata una compagna dalla quale (forse) ha avuto una figlia... Lei che ne pensa? ? un'ulteriore conferma che Boselli non ricalca la filosofia di G. L. Bonelli, per il quale quello di Tex è sempre stato un universo prettamente maschile. Tex ha avuto una donna, lo sappiamo tutti, ma Bonelli ha avuto la felice idea di farla sparire alla svelta. Supponendo che l'avesse lasciata in vita, ve lo immaginate Tex che torna a casa la sera, dopo una terrificante missione, e deve sorbirsi i rimproveri di Lylith perchè si è fatto uno strappo nei calzoni? Le donne, in Tex, funzionano solo come "cattive". Anche Sergio Bonelli, con me, si è sempre dichiarato contrario ad un uso troppo frequente delle donne, specialmente se la loro presenza offre il destro per sconfinare nel sentimentalismo. Non dico che non si possa fare. Tutto si può fare. Ma bisogna chiedersi se è opportuno farlo. Lo stesso vale per l'introduzione della psicologia, quando non addirittura della psicanalisi. I cattivi di G. L. erano cattivi e basta: lo si sapeva subito. Oggi Boselli introduce dei personaggi molto più sfumati, che partono da "cattivi" e poi si scopre che sono "buoni". Apparentemente è un passo avanti. Pu? sembrare un approfondimento: in realtà è un verme che entra nella mela e alla lunga rischia di farla marcire. Il mondo di Tex è sempre stato manicheo. Quello che è bianco è bianco, quello che è nero è nero: Tex di fronte al grigio resta spiazzato, non sa cosa fare. Non è psicologicamente costruito per affrontare il grigio. Lui ha sempre vissuto in un mondo di certezze. Un Tex "dubbioso" non è più Tex. Lo stesso lettore non sa più in che mondo si trova. è il discorso che facevo prima a proposito di Ken Parker. Tex deve essere più importante delle storie in cui si trova coinvolto. Si deve sapere rinunciare ad una bella storia se questa rischia di mettere in secondo piano Tex. Se cambiamo troppo il quadro di fondo, se introduciamo l'elemento sentimentale, la psicologia, i dubbi, trasformiamo Tex in un qualcosa di diverso, in un altro personaggio. E poich? credo fermamente che Tex sia vissuto cinquant'anni proprio perchè ha saputo rimanere fedele a sè stesso (intendo anche come canoni narrativi, non solo come personaggio), ogni novità che vada in senso opposto mi preoccupa. Se a non cambiare si rischia la ripetitivit?, pazienza. è il male minore rispetto al rischio della disintegrazione di un mito. Cambiamo discorso. Parliamo dei pards di Tex: qualcuno dice che lei trascura troppo Kit Willer e Tiger Jack a favore della coppia Tex-Carson. S?, questo mi viene detto quasi ogni volta che partecipo ad un incontro e cercher? di spiegarmi come posso. Per quanto riguarda Kit Willer, credo che alla base di tutto ci sia un grande equivoco. G. L. Bonelli introdusse il personaggio di Kit negli anni Cinquanta per arricchire la serie con un eroe-ragazzino come andava di moda in quel periodo. Tex a quei tempi non aveva grande successo di vendite (sappiamo tutti che il vero successo arriv? parecchi anni dopo), mentre, per esempio, il Piccolo Sceriffo andava per la maggiore. Bonelli tent? anche questa carta, e all'inizio sembrava proprio che il piccolo Kit promettesse sfracelli. Poi, in seguito, la faccenda dell'eroe-ragazzino si sgonfi?: avvenne, penso, perchè andandosi via via caratterizzando sempre più a fondo il personaggio di Tex, del ragazzino non c'era più bisogno. La verità è che Kit non è mai stato ben definito psicologicamente ed è rimasto un'appendice al personaggio di Tex. Via via che Tex cresceva in carisma, il ruolo di Kit si impoveriva. Ma ormai esisteva e bisognava tenerserlo. Lo stesso Galep mi confid' un suo disagio nei confronti di Kit. Con lui non sapeva mai come regolarsi: doveva disegnarlo come un ragazzino o come un giovanotto? Insomma Kit nacque da un equivoco e di questo equivoco è rimasto prigioniero. Sfido chiunque a dimostrarmi che Kit sia mai vissuto di vita propria. Funziona solo come completamento del quartetto dei pards (ed in questo funziona bene), ma destinato fatalmente a restare in seconda linea. Qualche eccezione però c'è stata. Una per tutte, la storia scritta proprio da lei e disegnata da Villa, in cui Kit si innamora della giovane indiana... S?, in quella storia Kit è abbastanza protagonista. E può ancora succedere, ma episodicamente. Se accadesse troppo spesso ruberebbe la scena al padre, e questo non è ammissibile. In realtà, per affrancarsi, Kit avrebbe bisogno di una serie sua. Negli anni cinquanta se ne era parlato, ma poi fin° in un nulla di fatto. Purtroppo, finch? vivr? con Tex, rester? coperto dalla sua ombra. La stessa cosa vale in qualche misura anche per Tiger Jack, vittima anche lui della potente personalit? di Aquila della Notte, ma per lui sono più facili le possibilità di riscatto. Il solo Carson si è salvato dalla tirannia psicologica di Tex, perchè ne è il perfetto completamento. Io infatti non potrei mai fare a meno di Carson e le rare volte in cui costringo Tex ad agire da solo (in qualche storia che deve essere breve o brevissima), ne sento acutamente la mancanza. C'è chi sostiene che ultimamente Carson sta diventando troppo macchietta. Per quanto mi riguarda respingo fermamente l'accusa. Io ho il più sacrosanto rispetto per il vecchio Carson. Ammetto però che la caratterizzazione che ne ho fatto è leggermente diversa da quella di G. L. Bonelli: un po' più spinta verso tonalit? umoristiche, ma che non sconfinano mai nella macchietta. Nelle storie di G. L. trovavo che Carson e Tex fossero spesso intercambiabili: i discorsi dell'uno poteva farli l'altro. Una maggiore differenziazione dei caratteri, ottenuta attraverso il dialogo, mi sembrava giusta. Io nutro un affetto sconfinato per Carson, e sono pronto a sfidare a duello chi mi accusi di averlo fatto diventare un "vecchietto del West"! Resta il fatto che i lettori amano molto le storie con tutti e quattro i pards in scena. Lo so e sono d'accordo. I quattro pards, insieme, funzionano a meraviglia, e, appena ne capita l'occasione (nel caso per esempio di storie a largo respiro) ce li metto. Badate che sarebbe facile ficcarli dentro sempre, ma se la loro presenza non è strategicamente necessaria sarebbe un sadismo verso i disegnatori, costretti a portare avanti quattro personaggi per vignetta anzich? due. Ma una volta questo problema non esisteva? Una volta i disegnatori erano degli sgobboni tremendi, oggi meno. Ed in ogni caso la volont? di pap? Bonelli era legge divina, mentre io sono più... abbordabile. Intende dire che resta condizionato dalle esigenze dei disegnatori? Non è questione di restarne condizionato, diciamo che mi metto nei loro panni. E poi i tempi sono cambiati: una volta c'era poco dialogo tra G. L. Bonelli ed i disegnatori. C'erano poche occasioni di incontro. G. L. scriveva le storie e loro le disegnavano. Punto e basta. Oggi ci si incontra alle varie manifestazioni, ci si telefona, si parla, e fatalmente sono portato a farmi carico delle loro ragioni. Tornando a Tex, nella versione che lei ne ha fatto risulta meno manesco, meno gradasso, più ragionatore. Questo fa parte di un suo preciso intento o le viene "semplicemente" così? L'una e l'altra cosa. Certa aggressivit? di Tex mi ha sempre dato un po' fastidio: nella versione di G. L. bastava una occhiata di traverso da parte del cliente di un saloon perchè Tex menasse subito le mani. Io aspetto che venga seriamente provocato, prima di fargli fare a cazzotti. Quanto al fatto che sia più ragionatore, questo deriva certamente dal mio carattere, che inevitabilmente contamina anche quello di Tex. G. L. era più impulsivo ed anarchico, con una punta di goliardia. Poi tenete conto del tanto tempo che è passato e della diversa tecnica con cui viene realizzato dai disegnatori. Certe risse disegnate da Galep erano davvero goliardiche; i disegnatori di oggi sono più rigorosi, e i soggetti delle storie molto meno garibaldini. Senza contare che oggi dobbiamo anche fare i conti con il "politicamente corretto". Gli epiteti che Tex distribuiva allegramente a negri, cinesi e messicani (tuttavia senza ombra di razzismo) oggi non ce li possiamo permettere. Insomma è tutto un insieme di cose che è cambiato e che in qualche modo ha fatto dare una calmata anche a Tex. Abbiamo notato che è sempre Boselli a scrivere le storie di Letteri e di Marcello. è una cosa voluta? Voluta, perchè Letteri e Marcello sono due disegnatori molto prolifici, e dal momento che Boselli doveva alleggerirmi del carico di lavoro era giusto che pensasse lui a rifornirli. A parte questi due casi, e' stata fatta un'altra "spartizione" di disegnatori, tra lei e Boselli? Per esempio, perchè il Texone di Font lo ha scritto Boselli? Perchè Font si rese disponibile in estate, ed io, da qualche anno, in estate tiro i remi in barca. Lavoro molto tra autunno e primavera, ma per non avere ricadute di stanchezza in estate mi risparmio. Per me l'estate e' sempre stata la stagione meno produttiva. Rispondendo alla prima domanda, non c'e' stata una ulteriore spartizione "programmata" di disegnatori: dipende molto dal carico di lavoro che si ha in quel momento. Per Ortiz ad esempio ho sempre scritto io, ma essendosi reso disponibile in un momento in cui ero molto occupato, l'ultima sua storia (di prossima uscita) l'ha scritta Boselli. Casi Letteri e Marcello a parte, si decide di volta in volta. I prossimi Texoni li ha scritti lei? Pu? dirci di chi sarà il Texone del prossimo anno? Ci sono quattro Texoni al forno, tutti scritti da me. Quello ormai celeberrimo di Kubert, dalla nascita avventurosa e dalla lenta realizzazione da parte del disegnatore... Perchè "nascita avventurosa"? Perchè, per il mercato americano, si pensava inizialmente di farne cinque cartonati a colori. Dunque la storia doveva essere una sola (destinata in Italia appunto al Texone), ma con cinque finali per giustificare l'uscita dei singoli albi. E cosi' ho fatto. Poi le cose sono cambiate e si è deciso che anche in America la storia uscir? in un unico librone, a colori. Questo pero' è stato deciso quando la storia io l'avevo già scritta tutta. Sicch? avremo un Texone un po' sui generis, dove ogni quarantacinque pagine la storia subisce una specie di pausa. Pero' non credo che il lettore ne rester? disturbato, giacche' Tex (che agisce da solo) da' la caccia a quattro assassini ed ogni quarantacinque pagine ne becca uno. Perchè nella storia di Kubert ha rinunciato all'apporto di Carson° Perchè gli americani non conoscono Tex e sarebbe stato difficile spiegare che il nostro Kit Carson si chiama così ma non ha niente a che vedere con il Kit Carson storico. Cosè come mi sono ben guardato dallo spiegare che Tex, un bianco, è il capo dei Navajos: sarebbe stato troppo lungo e faticoso. In realtà, in questa storia, Tex agisce come un vendicatore solitario. Al limite, in America, potrebbe perfino chiamarsi con un altro nome, anche se non accadr?. Ma oltre a queste ragioni ve n'? un'altra che mi ha spinto a trasformare Tex in un personaggio insolitamente duro e solitario: la stessa caratterizzazione che fin dai bozzetti ne ha fatto Kubert, con quegli occhiacci sempre foschi che ricordano il suo Tarzan. Un Tex così non avrebbe mai potuto civettare con Carson. Non ne avrebbe avuto il tempo n° la disposizione d'animo, troppo impegnato a braccare gli assassini ai quali per tutta la storia d' la caccia. Quante tavole ha realizzato Kubert fino ad oggià Un centinaio, mi sembra. Procede molto lentamente, come dicevo, il ch? ci impedisce di fare previsioni sulla sua uscita. Invece chi uscir? il prossimo anno? Sappiamo che sono al lavoro Colin Wilson, Ivo Milazzo e Bruno Brindisi... chi arriver? per primo? Forse Wilson, o forse Milazzo. Non lo sappiamo ancora. Il più indietro è Brindisi, perchè non gli abbiamo messo fretta. Lui realizza Tex in contemporanea con Dylan Dog. Circolano già altri nomi per i Texoni del terzo millennio? Accidenti, fa quasi paura spingersi così in l'! Circolano dei nomi, ma è prematuro parlarne perchè non è ancora cosa fatta. Meglio dire gatto quando è nel sacco. L'ultima domanda riguarda necessariamente l'attesissimo ritorno di Mefisto. Quando potremo leggerlo? Si parla del duemila... ? una previsione ottimistica, temo che andremo più in l'. Villa è molto lento in questo periodo: se volete saperlo, sono preoccupato. Quando una storia si aspetta per anni e anni, deve proprio essere un capolavoro per non scontentare chi si è sottoposto ad una tale sfibrante attesa. A giudicare dai disegni visti in anteprima sarà certamente un capolavoro... Per quanto riguarda Villa, senz'altro. Mi chiedo se anche la storia che ho scritto sarà all'altezza. Storia che peraltro non ho ancora finito. Ho completato due albi. Il terzo aspetto a scriverlo quando Villa mi sarà arrivato a ridosso, così potr? trarre idee ed ispirazione da ciò che nel frattempo lui avrà realizzato. Immaginiamo che sarà inutile chiederle come ha fatto a fare risorgere Mefisto... perchè torner? in carne ed ossa, no? S?, torner? in carne ed ossa alla fine del primo albo. C'è voluto un albo intero, e molti sforzi, per riuscire a strapparlo dall'aldil'. Non è mica facile fare miracoli! ? vero che torner? anche Lily, la bella sorella di Mefisto? Verissimo. Ma qui mi fermo, tutto il resto è segretissimo.
  15. ymalpas

    [Maxi Tex N. 11] Fort Sahara

    [ Aliprando ho modificato il messaggio iniziale inserendo la trama e uniformando il titolo a quelli già presenti nella sezione maxi ]. Tra le rocce del Chihuahua si cela un fortino della Legione Straniera, comandato da un pericoloso capitano assetato di potere! La trama sembra avvincente e ci sono tutti i presupposti per vedere un ritorno di Montales, assente invece nella storia di Boselli e Spada in edicola questo mese. Purtroppo i disegni sono di Diso. Quanto a Nizzi, speriamo in una storia decente, mi accontenterei anche del livello raggiunto nel recente texone di Mastantuono.
  16. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Ti faccio anche una domanda sulla storia che ha visto il come back di Mefisto. La leggenda vuole che fosse originariamente concepito in quattro albi e che questi siano stati ridotti per permetterne la pubblicazione a ridosso del numero 500. Ne abbiamo forse già parlato, anche perchè ho impressa nella mente una tua smentita, comunque se così non fosse, potresti precisare se il taglio abbia in qualche modo influenzato il finale della storia, con dei cambiamenti anche di una certa portata ?L'impressione che sembrerebbe suscitare nel lettore il finale di quella storia sarebbe quella di un ritorno a breve scadenza dell'antagonista numero uno del ranger. Si è addirittura parlato anche dell'esistenza di un nuovo soggetto da affidare ovviamente ad un altro disegnatore... poi tutto sembrerebbe andato a monte a causa dei molti riflessi negativi suscitati dalla non eccelsa sceneggiatura di Claudio Nizzi. Solo leggende, Claudio è Cosa puoi dirci al riguardo ?
  17. ymalpas

    Pietro Raschitelli

    Dal TuttoTex numero 89 intitolato Morte di un soldato. Caro Sergio ( mi scrive da Bari il lettore Sebastiano Ferrazza) chi è il misterioso Raschitelli che ha disegnato La costa dei barbari è Spero che i misteri vi piacciano, cari lettori, perchè, a costo di fare una figuraccia, devo confessarvi che si tratta di un enigma. Già, chi è quel Raschitelli che ha disegnato l'inizio dell'avventura urbana di Tex ambientata a San Francisco ( nell'albo successivo, Rio Verde, la storia fu continuata dall'inconfondibile tratto di Aurelio Galleppini ) è Ho svolto accurate indagini, prima facendo appello all'archivio della casa editrice ( che come sapete è pressoch? inesistente ) poi all'archivio della mia memoria ( altrettanto inesistente ), ed è solo grazie all'aiuto della mia diabolica segretaria, la Liliana, mia collaboratrice da ben trentasette anni, che sono riuscito a mettere assieme un sia pur vago identikit del fantomatico personaggio. La data d'uscita della prima edizione a striscia ( 1966 ) vi spiega come la mia memoria, dopo tanti anni, possa fare cilecca. In quel periodo, evidentemente, un'influenza, una licenza a scopo matrimoniale o qualche altro impegno avevano messo fuori combattimento non solo Galep, ma anche i suoi validi collaboratori di allora, Gamba e Muzzi. Occorreva al più presto un altro disegnatore, e io, nella disperazione di quel drammatico frangente, mi ero messo a sfogliare riviste di fumetti. Su una ( era forse L'Intrepido è ) scoprii un disegnatore il cui nome non mi diceva nulla: Raschitelli, appunto. Pensai che si trattasse di un giovane alle prime armi, ma con le qualità per diventare un buon fumettista. Ne scovai in qualche modo l'indirizzo e lo chiamai. Qualche giorno dopo, da una cittadina presso il lago di Garda ( ma quale è ) arriv? un distinto e simpatico signore sui quarant'anni ( se non mi sbaglio ). La sua attività principale era un'altra ( se la sapessi ve la direi ) e non aveva intenzione di disegnare fumetti per tutta la vita, n° di ascoltare i miei noiosi consigli per impadronirsi delle "regole texiane". Cosè, dopo circa settanta pagine, la collaborazione s'interruppe, e Raschitelli torn° da dov'era venuto, per fare quello che faceva prima. Restano quei suoi disegni con molti tratti a pennino, quasi ottocenteschi, ma adatti a una storia "cittadina". Qui sotto, vi presento una sua striscia: ormai è una rarit?. Nella nuova edizione, in TuttoTex, l'abbiamo infatti modificata, togliendo il ponte del Golden Gate: un anacronismo, visto che il famoso ponte sulla Baia di San Francisco fu costruito nel 1931, almeno sessant'anni dopo l'epoca di Tex! Tornando al "disegnatore del mistero", mi servo di queste pagine per lanciargli un appello: Caro Raschitelli, se mi legge, si faccia vivo! Quindi, aspettando che il "giallo Raschitelli" si arricchisca magari di una soluzione a sorpresa, continuiamo la nostra SuperPosta...
  18. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Vista, quella con Maria Dolores e un Tex legato ma almeno un po' reattivo... Se ripenso anche alla copertina del prossimo maxi, Fort Sahara, sempre con Tex "... legato come un salame...", mi viene da chiederti, Claudio, cosa mai ti fanno disegnare ??? Lasciamo stare... Nella copertina ad esempio di Athabasca Lake le nuvole sono create al computer o generalmente sei tu che le imposti è Cioè il colorista riceve da te una bozza in b/n o a colori è Sempre che sia tu a dare una prima impostazione del colore, puoi citare qualche caso in cui si sia verificato un qualche stravolgimento nella colorazione dell'albo è Ho letto delle critiche sui colori di Le Foreste dell'Oregon ( tra l'altro una delle mie cover preferite ) oppure cito ancora i sommessi mugugni sul colore giallognolo della recente Soldi Sporchi... Secondo molti, vado all'attacco, i coloristi brasiliani sono dei campioni e danno qualche punto ai nostri pur bravi connazionali. Tu come giudichi il risultato finale sulla colorazione delle tue copertine è Sempre soddisfatto o qualche volta si dovrebbe osare di più e fare meglio ?Lo dico perchè sicuramente in Brasile hanno una maggiore libertà.
  19. ymalpas

    [563/564] Spedizione In Messico

    Ci credo che ti manca... è ancora inedito La serie, se ho ben capito la tua domanda, è giunta con Spedizione in Messico al numero 563.
  20. ymalpas

    Claudio Nizzi

    Nizzi sul forum? Utopia...
  21. ymalpas

    Tex ? Un Buon Padre?

    Tex è un buon padre ? La paternit? di Tex è per molti versi un'anomalia. Tutti i grandi eroi del fumetto infatti sono privi di legami familiari così forti, il ruolo di spalla è relegato in maniera quasi esclusiva a un amico o a un gruppo più o meno folto di pards. Come la madre Lilith, il cui ruolo di sposa fumettisticamente parlando, le è costato la vita dopo due soli albi, Kit Willer è andato incontro col passare degli anni a una morte simbolica, confinato nella riserva, lontano dall'Avventura. Gli sceneggiatori, escluso forse il solo Gianluigi Bonelli, che soprattutto nel primo centinaio lo sfrutta moltissimo, sono andati incontro a quella che è una reale difficolt? di sfruttamento del personaggio. Come è risaputo, Gianluigi Bonelli ne voleva fare una sorta di nuovo Piccolo Sceriffo, sull'onda del grande successo che questi characters, pensiamo ad esempio anche a Capitan Miki, andavano riscuotendo in quegli anni cinquanta. L'idea di fare di lui il personaggio principale di una nuova serie non era poi tanto lontana. Sta di fatto che sin dalla sua prima apparizione, ne Il tranello ( numero 10 ), il bimbetto capta subito l'attenzione del lettore, centrando con una freccia il cappello dello ?zio? Carson, mostrando fin dalla sua tenera età delle ottime attitudini nell'uso delle armi e in quella occasione, forse, anche una sfacciata dose di fortuna. Protagonista di una delle più belle storie del primo centinaio, che ruota intorno al suo rapimento, Kit riappare in primo piano sulla copertina del numero 12, intitolato Il figlio di Tex, quasi come se questa fosse un manifesto pubblicitario. In quest?albo, che dovrebbe consacrarne il definitivo lancio nel cosmo degli eroi di carta, Kit, è cresciuto raggiungendo l'età desiderata di quattordici o quindici anni. è diventato una sorta di Tex in miniatura, come dice giustamente Claudio Paglieri, rubando non poco la scena al padre ( compare infatti in tutti gli albi compresi tra il 10 e il 30 ). Allevato in una missione, lontano dai genitori ( Kit sfogger? sempre una certa cultura ), Tex vorrebbe avviarlo alla carriera militare, ma è subito chiaro ( e il discorso sopra è più che esplicito sulle intenzioni del suo autore ) che il suo ruolo sarà quello di condividere la vita e gli ideali paterni. In ogni caso Tex è animato dalla ferma idea che egli debba conoscere l'uso delle armi da fuoco, le uniche in grado di assicurare rispetto e autonomia ( se non la vita tout court ) in quella terra di confine. Tutti i lettori hanno ben delineata nella mente quella che è stata la giovinezza di Tex ( si vedano tutti gli albi che ruotano intorno al suo passato ), Carson allude anche al suo modo tutto particolare di esercitarsi nell'uso delle pistole, è chiaro dunque che l'apprendistato del suo pupillo non potr? essere molto diverso: è una scelta obbligata che per Tex va presa a prescindere da quello che sarà il futuro del suo ragazzo. Tex insomma non ha alternative, il fatto di vivere in quella data regione geografica, gli impone di ?educare? il figlio secondo le necessit? e le opportunità date da quella realtà tutta particolare, fatalit? ineluttabile. Kit Willer manifesta d'altronde una crescente voglia di ?identificarsi? nel padre, di cui ammira con una certa fierezza le gesta. Se nei primi numeri riuscir? agevolmente a inserirsi nel solco paterno, una volta che Bonelli avrà chiara l'impossibilità di realizzare il suo progetto, Kit finir? per essere sempre più messo da parte, finendo schiacciato dall'enorme peso del padre. Il rapporto padre figlio è stato sempre un rapporto modello, privo di qualsiasi conflittualit?. Ma anche un relazione che è quasi unidirezionale. Moltissime sono infatti le avventure in cui da buon padre deve prodigarsi per togliere il figlio dai guai. Kit Willer sembra infatti avere una felice predisposizione per cacciarsi nelle più disparate brutte situazioni. Prendiamo la bellissima storia intitolata San Francisco, dove Kit è vittima dell'ennesimo rapimento. La lotta disperata condotta da Tex per liberarlo è quasi commovente: - Non mi piace la tua faccia, Mr Slim, come non mi piace il tuo locale e il whisky che servi! In quanto poi al tuo modo di rispondere alle domande dei galantuomini, beh, è roba che mi piace ancor meno... e visto che tu, hai creduto di fare un discorso da "furbo", ora ricambier? la cortesia con un discorso non altrettanto "furbo", ma che in compenso sarà di una chiarezza cristallina! Sturati dunque ben bene le orecchie, scarto di umanoide, e ascolta con attenzione ciò che sto per dirti... Primo: anche l'ultimo degli idioti sa che la gente del tuo stampo è sempre informatissima sul conto dei frequentatori del proprio locale, e ne conosce vita morte e miracoli. Secondo: data questa premessa, se non ti deciderai entro mezzo minuto a sputacchiare tutto quello che sai sull'amico Drake, ti farà un tale buco nella carcassa da farci passare la luce del giorno. Terzo: non illuderti nemmeno per un secondo che io stia scherzando, mister Slim! Drake ha portato via mio figlio! ... e l'inferno aiuti chiunque tenter? di rallentare la mia caccia a quel verminoso mascalzone! Ne Il segreto del Morisco vediamo Tex che strepita e si affanna per sottrarlo ai pericolosissimi Uomini Giaguaro e Montales che cerca di consolarlo con risultati assai deludenti. è chiaro che i due sono legati da un rapporto affettivo esemplare nella sua intensit?, che cogliamo ancora una volta in maniera molto esplicita, a parti invertite, per esempio nell'albo Appuntamento con la morte. Ci sono due storie che vorrei segnalare. La prima è di Bonelli ed è intitolata I due rivali. In quest?avventura, Kit salva la vita alla figlia di un hidalgo messicano, Manuela Montoya, e se ne invaghisce. Tex preoccupato dalla sua assenza, finisce per raggiungerlo e di fronte all' infatuazione del figlio, cede alle sue richieste e con la morte nel cuore, chiede al borioso Montoya la mano della figlia per il suo giovane rampollo innamorato. Si tratta di una delle rare occasioni in cui espleta i suoi doveri di padre, poi il progetto va a monte ( ma non per colpa sua ). Il rapporto padre-figlio viene analizzato molto da vicino anche da Nolitta in Giungla Crudele. Ricapitoliamo la prima parte della trama di quest?avvincente storia. Kit e Tawaska, un giovane navajo, sono legati da una profonda e sincera amicizia. Quando l'indiano muore, Kit, sconvolto, precipita in uno strano stato di depressione nervosa, perdendo quasi la voglia di vivere. Tex è seriamente preoccupato dalla situazione, suo figlio si sta isolando anche da lui, fatto senza precedenti. Si confida dunque con il fotografo Timothy O? Sullivan che è ospite nella sua riserva, il quale suggerisce un rimedio radicale: l'allontanamento di Kit. Propone cioè che il giovane lo accompagni nella spedizione ( in cui egli è chiamato a fare parte ) a Panama. L'idea del distacco non è facile da accettare per il ranger, ma data la situazione, egli acconsente e lo stesso Kit Willer si dimostra entusiasta dell'idea. Poco più avanti, venuto a conoscenza dei pericoli del viaggio ( che presenter? infatti non poche insidie ), Tex non esita a imbarcarsi a sua volta e a corrergli dietro. è stata più volte ribadita l'anomalia di questo Tex nolittiano, troppo premuroso e anche insolitamente preoccupato per la sorte del figlio, quasi come se si trattasse di un imberbe scolaretto alla sua prima uscita, in una gita d'istruzione. Sorvolando su questo particolare, la storia offre un episodio notevole nella sua particolarit?: siamo in piena giungla e per salvare O?Sullivan, vittima di un gigantesco Boa, Kit si precipita tra le torbide acque del fiume tropicale, ingaggiando una strenua lotta con il serpente che rischia di trascinarlo, da un momento all'altro, sul fondo ( ovviamente con poche speranze di sopravvivenza per il ragazzo ). Tex è chiamato a compiere un azione spettacolare e molto rischiosa: impugnata la colt, mira alla testa del Boa e lo uccide, con un solo colpo che richiedeva una precisione notevole ( rischiava infatti di colpire la testa del figlio ), che strappa gli applausi dei marines che contemplano ammutoliti la scena. Tex dimostra quindi un notevole sangue freddo ma la sua decisione di sparare, con tutti i rischi sopra descritti, nasce anche dal suo ?amore? per il figlio. Se invece di Kit, avvinghiato al serpente ci fosse stato O? Sullivan, probabilmente non avrebbe sparato e sarebbe ricorso ad un altro sistema ( il coltello ). Il discorso si ricollega insomma a un'altra mitica scena, quella di un signore che ci sapeva fare col suo arco, che piant? una freccia nella mela sospesa sopra la testa del figlio? Nella saga texiana, il rapporto Tex-Kit si ripropone in maniera altrettanto intensa con altri due personaggi: Mefisto e Yama. Il parallelismo è piuttosto evidente. Kit perde la madre in seguito ad un epidemia di vaiolo, Yama la abbandona dopo averla derubata e quasi strangolata. Attratto in un primo momento dalle prospettive di gloria e ricchezza che Mefisto in punto di morte gli ha lasciato intuire, il giovane Blacky, come già Kit Willer, inizia il suo apprendistato sotto la guida paterna, che consister? nella conoscenza dei regni infernali e della Magia Nera. Nonostante la conoscenza tardiva del figlio, Mefisto riesce a inculcargli alcuni principi e sentimenti ( odio e vendetta ), che attecchiscono felicemente nell'animo di Yama, gia ben predisposto al male ( come si è appena visto ). Ovviamente anche Tex ha trasmesso al figlio dei valori che sono diametralmente opposti a quelli dati da Mefisto a Blacky. Nonostante queste differenze, notiamo che Kit e Yama sono accomunati dalla stessa ?idolatria? nei confronti dei rispettivi padri. Yama in particolare d' una grande prova di lealt?, prodigandosi a realizzare il progetto paterno di vendetta, quando potrebbe benissimo accettare la proposta di Loa e darsi alla bella vita con la bella mulatta e i diamanti del padre a New Orleans. I rapporti dunque sono entrambi molto intensi visti dalla parte dei figli. La situazione cambia radicalmente se analizziamo il comportamento di Mefisto. Il vecchio si è reso conto di non avere un figlio all'altezza e lo biasima sempre più spesso per la sua incapacità ( nel numero 502 ne parla addirittura con commiserazione ), d'altronde gli cede il suo ?sapere? in cambio della promessa di vendetta, un patto diabolico che ovviamente è improponibile nella relazione Tex-Kit. Uno persegue il male, l'altro il bene? insomma Mefisto è sicuramente un cattivo padre, sarebbe stato meglio se il giovane Blacky non lo avesse mai conosciuto. Osserviamo questa breve scenetta tratta dal numero 412 intitolato Yukon selvaggio che mostra una certa durezza nel comportamneto di Tex: Carson: Pettegolo un corno! Tex: Pettegolo e intrigante. Perchè non badi agli affari tuoi? Carson: Kit è mio nipote, perciò sono anche affari miei! Non ti sei accorto che quel ragazzo si sta prendendo una cotta per Linda? Tex: Mi credi cieco? Me ne sono accorto benissimo... e con questo ? Carson: Non pensi alla delusione che potrebbe ricevere se non fosse ricambiato? Tex: Bah! Kit è cresciuto abbastanza per sapere quello che fa. E in ogni caso, se uno va in cerca di rogne deve essere disposto a grattarsele. Carson: Padre snaturato! Cuore di pietra! Tex: Basta così, veccio gufo, capitolo chiuso. Il comico battibeccare di Tex e Carson è lontano dal fare testo. Peraltro questo dialogo dovuto alla penna di Claudio Nizzi è istruttivo perchè ci mostra un altro aspetto interessante del rapporto di Tex e Kit Willer. Non c'è nessuna premura da parte del padre davanti ai sentimenti del figlio e l'assenza di qualsiasi preoccupazione dimostra che lo ha cresciuto, insegnandogli quanto la vita talvolta possa essere dura e dolorosa... ognuno in questo difficile mondo deve cioè attentamente giocarsi le proprie carte e Carson, dispiace dirlo, non ha ragione neanche questa volta! Davanti al cadavere ancora caldo di Fiore di Luna, nel numero 425 intitolato Sfida Infernale, il ranger sarà ancora più esplicito! Tex: Devi farti coraggio, figliolo... Kit: Io l'amavo p?... l'amavo con tutto me stesso! Tex: Ti capisco... so cosa vuol dire, l'ho provato anch'io. Ma ora devi farti forza! Tex, complici anche gli splendidi disegni di Villa sembra quasi impassibile, cioè insensibile davanti al dolore provato dal figlio. Anche in questa occasione, il suo ruolo di padre lo porta, non a compatire Piccolo Falco, ma a dirgli di farsi coraggio e forza nel guardare la vita, dura e essenziale, che poco spazio lascia ai sentimenti. Per concludere il discorso, ritengo che non si possa essere eroi in tutto, Tex sbaglia forse a non aver insistito di più per garantire al figlio una vita meno avventurosa e quindi meno rischiosa, ma si dimostra comunque un buon padre, affettuoso e premuroso quando le circostanze lo richiedono, duro nelle altre? insomma senz?altro un ottimo padre!
  22. ymalpas

    Chi ? Kit Carson?

    Kit Carson è by Rino Albertarelli. Per dirla con una frase a effetto, il Sogno cominciò il 17 luglio 1937, nella prima vignetta di Kit Carson cavaliere del West, una storia a puntate pubblicata dall'editore Mondadori a partire dal numero 238 di Topolino. Per quanto potesse sembrare un guerriero ormai vicino al disarmo, quel vecchio scout calvo, col volto solcato dalle rughe e i baffi lunghi, spioventi, bianchissimi, non ci mise molto a dimostrare di non aver perso l'ardore giovanile, la stoffa dei veri eroi. Ancora infallibile nell'estrarre la pistola e colpire il bersaglio, nel seguire le tracce, nell'avvertire il pericolo, nel balzare su e già dal cavallo, seppe guadagnarsi un altro invidiabile privilegio: fu il primo eroe del fumetto western italiano. [ è ] Il Kit Carson di Albertarelli nasceva da un'intuizione originale e aveva il carisma giusto: dopo la sua entrata in scena, un genere narrativo - il western - e un mezzo di comunicazione di massa - il fumetto - avrebbero percorso, felicemente appaiati, un lungo e esaltante cammino. Per uno strano scherzo del destino, l'eroe che port? nell'immaginario dei ragazzi italiani l'universo incantato della Frontiera americana non era un giovanotto esuberante e adrenalinico, ma un attempato signore, visibilmente passato attraverso mille vicissitudini, un reduce, ma forse sarebbe meglio dire un sopravvissuto, che sembrava sempre sul punto di appendere la pistola al chiodo. Del personaggio realmente esistito da cui prese il nome, avrebbe ammesso Rino Albertarelli parecchi anni dopo, il suo Kit Carson non era che un figlio indiretto: " Ne avevo trovato il nome in un libro dello storico Truslow Adams, dove imparai che era stato un famoso cacciatore di pellicce e la guida di John Charles Fr?mont, nelle sue esplorazioni oltre le Montagne Rocciose e nella conquista della California. Mi bast? e non mi persi a cercare altro. Quello che mi piaceva era il nome, tre sillabe in tutto, con l'accento forte su quella centrale: un nome ideale da eroe fumettistico, come Flash Gordon o Dick Tracy. Soltanto dopo la guerra mi venne la curiosità di sapere chi fosse realmente Kit Carson°" Da questa ricerca, protrattasi per interi decenni, Albertarelli sarebbe uscito con un bagaglio di conoscenze e di documentazione che ne avrebbe fatto un attento e informatissimo studioso del Far West? ( tratto da Le frontiere di carta. Piccola storia del western a fumetti ) Il Kit Carson di G. L. Bonelli molto prese al donchisciotte dal cuore di leone che vagabondava fra le pagine di Topolino nel 1937, una nuova versione del "cavaliere del west" che ancora oggi non ha perso un'oncia del suo fascino!
  23. ymalpas

    Chi ? Kit Carson?

    Il personaggio creato di Gialuigi Bonelli, che si può vedere sopra in una vignetta di Fernando Fusco, è diversissimo dal Carson storicamente esistito, che come si è visto era un eroe controverso, meno bonario e più cinico. è noto il fatto che egli sia più vicino a quello disegnato da un grande del fumetto italiano, Rino Albertarelli, che al suo modello reale. Nella saga di Tex appare fin dal primo numero, La mano rossa, in qualità di ranger. Nei primi dieci numeri Galep lo disegna con i capelli, i baffi e il pizzetto nero, diventa quindi il "nonnetto" che tutti conosciamo ( nonnetto un corno! preciserebbe lui ), tanto da meritarsi il nome indiano di Capelli d'Argento. Quello dell'età del Vecchio Cammello, come lo chiama affettuosamente Tex, è uno dei temi irrisolti, anche se in una storia, La congiura [ # 354 ] egli afferma categoricamente di averne cinquantacinque. Carson è il più grande amico di Tex, un pard inseparabile e insostituibile, la spalla ideale per il nostro satanasso. Come lui è praticamente insuperabile nell'uso delle armi da fuoco, forse messo in difficolt? dalla sola Annie Oakley del Wild West Show. Coraggioso e brontolone, pessimista ( oltre misura ) e menagramo, più suscettibile di una vecchia comare, alleggerisce spesso l'atmosfera con battute ed esclamazioni ormai diventate celeberrime, tanto per citarne una? per satanasso! Frequenti sono i battibecchi con il suo pard, frecciate autentiche che danno luogo a scene divertentissime: - Io sono ancora nel fiore degli anni - Quale fiore, il crisantemo? Il vecchio Carson è anche un saggio che spesso si lascia tentare da qualcuno dei sette peccati capitali. Quello della gola ad esempio, il suo appetito si è ingigantito con gli anni, facendocelo apparire a tratti addirittura famelico: - Vuoi che ti faccia portare qualcosa - Se per qualcosa intendi tre bistecche alte mezzo metro e un secchio colmo di patatine fritte, la risposta è sè. E non dimenticare di far rotolare fin qui un barilotto di birra? Oppure ancora: - Ho una tal fame che mangerei non solo un vitello, ma anche sua madre e tutta la cornuta famiglia. Amante della buona cucina, birra e torta di mele non mancano mai all'appello, è anche un cuoco provetto. La sua specialit? è il caff?, immancabilmente sempre preparato da lui. Amante delle comodit?, odia i viaggi in treno, troppo scomodo e polveroso, ma non rinuncerebbe mai alla rara opportunità offerta dal classico bagno riparatore in una delle tante metropoli, dell'est e dell'ovest, dove lo portano le numerose avventure al fianco di Tex. Ne La minaccia invisibile ( # 309 ), nella palestra dell'amico Lefty a San Francisco rinuncia dopo appena un minuto alla sauna, ma non al massaggio delle delicate mani della cinesina che ha intravisto qualche minuto prima ( anche se poi a dire il vero, l'esperto della casa in fatto di massaggi è un certo Pat Mac Ryan ed avrà ben donde di accorgersene !!! ). Carson, ci stiamo arrivando, è infatti un grande estimatore delle donne se non addirittura un vero donnaiolo. A dire il vero, anche se non mancano le allusioni ad un passato ricco di conquiste amorose, una donna più delle altre sembra averlo attratto, Lena Parker, una bella mora, che cantava al Golden North Saloon di Bannock, nel Montana. La figlia di quest'ultima, Donna, dovrebbe essere l'unica figlia di Carson e non del suo rivale Ray Clemmons, Lena lo indica infatti come padre di Donna solo perchè l'ex sceriffo è stato il primo a tornare.
  24. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    La copertina postata da Zeca è molto bella!!!
  25. ymalpas

    Domande A: Claudio Villa

    Grazie Claudio, interessantissimo il tuo commento su questa copertina, quanto alla mia domanda, c'è il discorso della centralit? di Tex che non avevo considerato, centralit? che, mi sembra di capire, puo essere messa in discussione solo dai pards ( vedi "Morte di un amico" o la recente "Uccidete Kit Willer" ) o da altri personaggi dotati di una certa caratura ( Mefisto, Morisco ecc ... ). Del texone di Seijas, se ne sai qualcosa, puoi dirci se sarà pubblicato a novembre ?
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