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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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  1. La storia di Ruju, IMO, semplicemente non funziona come storia di Tex. Ho letto da qualche parte, cito a memoria, che Mauro Boselli afferma che: YES ci sono in giro tanti sceneggiatori, ma capaci di scrivere Tex realmente pochi. Il Ruju di questa storia è IMO uno di questi. Il Ruju di altre storie è invece pienamente promosso. Al nuorese Pasquale, da uno che vive a un paio di tiri di schioppo da dove è nato, molto amichevolmente dò il sano consiglio che Sergio Bonelli diede a Nizzi negli anni ottanta: rileggiti e rileggiti il Tex di GLB. Tex è un personaggio di GLB non il vostro, non basta scrivere una bella storia, se non è una storia di Tex. Manca il personaggio principale in questa breve storia, un improbabilissimo Tex nel ruolo in cui l'hai calato, manca il Kit Carson cui fai fare una figuraccia immonda, manca il respiro, manca l'atmosfera di una storia di Tex, la trama è a arziggolata, confusa, confusionaria, improbabile, quando mai hai visto che Tex gioca al gatto e al topo, quando mai, this one is not Tex. Il personaggio del pianista è un personaggio tosto, ma solo a priori, e solo nelle poche righe che ci presenti prima dell'incontro con Tex. ma quando mai Tex dà l'onore della main street a un buffone che droga le bevande con la complicità di una tardona?Com'è che è cosi ridicolo ? Idem, l'onirica storia di Giusfredi, ma per piacere, sono più di sei euro che spendiamo, è il Tex per cui li spendiamo.... non per i vostri virtuosismi plateali che sanno tanto di visto e rivisto. Come non detto se vi basta il pubblico plaudente di facebook official page. Il peggiore color pubblicato fino a oggi.
  2. Le recenti storie sul passato di Tex, molto coraggiose, hanno riscosso un meritato successo, anche perché sono state pensate e scritte magnificamente. I brontoloni si troveranno sempre, ma la maggioranza dei lettori è sembrata davvero apprezzare delle storie come l'ultima "Nueces Valley", dove finalmente ci sono rivelati i volti del padre e della madre di Tex e ampio spazio è lasciato anche al fratello Sam. Personaggi che sembravano fino a pochi anni fa tabù. Una bella storia di Nizzi e Civitelli, pubblicata una quindicina di anni fa, avrebbe dovuto avere tra i suoi personaggi il nipote di Tex, figlio proprio di Sam Willer, ma sull'originale soggetto di "Ritorno a Culver City", dovuto alla mano dell'artista aretino, fu drasticamente posto il vedo dell'Editore, restio a introdurre sconvolgimenti nella famiglia dei Willer. Eppure proprio Mauro Boselli, negli anni novanta dava vita a una compagna e a una figlia per il Vecchio cammello. Le due Parker hanno avuto modo di farsi apprezzare nelle due storie in cui sono apparse e se delle lamentele ci sono state hanno tutte riguardato la loro prolungata assenza dalla serie. Il progetto di una storia che ne contemplasse il ritorno è stato recentemente smentito in maniera secca dal curatore. Mi chiedo, per venire al topic attuale, se i lettori siano aperti al lancio di un ulteriore personaggio che venga a comporre la nuova famiglia Willer. Si, in passato, si era accennato a una moglie per Kit Willer e alla presenza di un nipotino per Tex ma l'ostacolo di una serie ancorata saldamente alla seconda metà degli anni ottanta dell'ottocento rende anocra oggi quest'idea praticamente impossibile. Però niente sappiamo di fratelli e sorelle di Ken o Mae Willer, cioè di zii,cugini o di nipoti di Tex. E Tiger Jack ci è sempre stato presentato come un solitario, anche nella storia del suo passato scritta da Nizzi. Ma sarebbe illegittima l'idea di un suo fratello ? E che pensare del padre o della madre ? Niente vieta di introdurli nelle storie di Tex che leggeremo nei numeri dal settecento all'ottocento. Possono rappresentare nuova linfa per la serie o costituire l'idea di una volta per qualche cartonato ? A voi la parola, pards.
  3. ymalpas

    [518] Pioggia

    Esimio Generale Lee, come adesso ti fai chiamare nell'altro forum, buon viaggio!
  4. ymalpas

    Interviste Agli Autori

    Intervista a Sergio Bonelli di Domenico Catagnano del settembre 2008. http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/articoli/428519/auguri-tex-eroe-per-amico.shtml?1#page Peste, sono già sessanta! Niente male per un personaggio su cui allinizio suo padre non aveva scommesso Proprio così. In quel periodo mio padre e Galep lavoravano su Occhio Cupo. Galep aveva una mano straordinaria e si ispirava ai grandi disegnatori americani, Alex Raymond in primis. Occhio Cupo era un albo destinato a un’ élite che capisse un disegno raffinato, curato. Galep lo disegnava con tutti i crismi di giorno e poi, alla sera, a tempo perso, faceva queste striscette su un cowboy che era destinato a diventare uno dei tanti che erano nelle edicole di quel periodo. Con nostra grande sorpresa Occhio Cupo non ha avuto successo, mentre questa strisciolina disegnata in gran fretta e che mio padre scriveva molto velocemente via via ha riscosso i consensi dei lettori, nonostante lo ritenessimo un prodotto di serie B. Ma fu successo immediato? No, Tex ha cominciato ad andare bene dieci anni dopo la sua nascita, i primi anni sono stati faticosi. In quel periodo il western andava forte, c'erano fumetti tipo "Il piccolo sceriffo", "Capitan Miki" e "Grande Blek" che erano scritti per i ragazzi. Bonelli padre scriveva per un pubblico un po' più adulto, e Tex tardava ad affermarsi. Una volta esploso, è stato in inarrestabile ascesa fino agli anni '80. E oggi come va? Inutile nasconderlo, abbiamo perso molti lettori rispetto a quindici, vent'anni fa, vendiamo un po' più di un terzo se facciamo il confronto col periodo d'oro. Tex però tra i fumetti della nostra casa editrice è quello che vende ancora di più, 220-230mila copie al mese. E’ seguito da Dylan Dog, già il terzo che è Nathan Never vende solo 60mila copie. Con alcune testate faccio fatica ad arrivare alle 40mila copie. E’ possibile fare l’identikit del lettore medio di Tex? E' una persona matura, non un ragazzino, e condivide con noi quei valori in cui credeva tanti anni fa e che magari un po’ ingenuamente segue anche oggi. Tex è la rappresentazione di chi sta con i deboli, con la giustizia, rappresenta il trionfo dell'amicizia, della lealtà, persino della famiglia. E sono lettori molto affezionati al personaggio, basta vedere come seguono anche le ristampe. Cioè? Quelle della serie regolare vanno ancora bene, vendono 30-40mila copie al mese, ed è una cosa impensabile perché praticamente noi ristampiamo il personaggio da sempre. Ma ci hanno sorpreso, fino a un certo punto, quelle fuori serie realizzare col gruppo lEspresso. Vuoi la novità del colore, o la carta bella, o l'edizione che è più elegante, fatto sta che anche il lettore "storico" di Tex le ha acquistate, forse perché la sua collezione sta un po' invecchiando. Ma torniamo al 1948, al sodalizio tra suo padre e Galep. Quell’anno Galleppini lavorava e abitava già a casa nostra, a Milano, perché in quel periodo trovare alloggio in città era cosa difficilissima. Erano due persone diverse, mio padre era estroverso, super orgoglioso del proprio lavoro e ovunque andassimo veniva sempre fuori che lui era quello che scriveva Tex. Il fumetto è stata la motivazione della sua vita. Galleppini era tutto il contrario, stava molto per conto suo. Era un uomo tutto casa e famiglia, non dava troppa confidenza. Loro due si vedevano abbastanza spesso, anche se Galleppini si stabilì in Liguria. Andavano d'accordo, forse anche perché abitavano distanti. D'estate andavano a fare le vacanze assieme sulle Dolomiti. Due personalità molto diverse, quindi. Sì, e nel lavoro in fondo nessuno dei due ha cercato di sovrastare l'altro. Spesso è il disegnatore che si pone in quest'ottica dominante, ma Galleppini non ha mai cercato di mettere nel fumetto la sua grande abilità in modo da distrarre dal racconto, anzi, molto umilmente, da grande professionista, si metteva al servizio del racconto, e forse anche questo è piaciuto ai lettori. Il loro è stato un incontro giusto al momento giusto. Suo padre raccontava l’America del west ma non ci era mai stato. A cosa si ispirava? Lui andava tantissimo al cinema e leggeva molta letteratura popolare americana, sapeva a memoria Jack London e amava molto Zane Grey. Gli piaceva ritenersi come Salgari, che descriveva i posti senza esserci mai stato. Ma alla fine in America ce l’ho portato io. Ci racconti. Era il 1988. Io, lui, che aveva già 80 anni, e mio fratello, facemmo un percorso molto texiano, dall'Arizona al New Mexico. Lui faceva finta di niente, di non sorprendersi di nulla, ma noi capivamo che era molto felice di stare lì. E chiaramente non mancarono bistecche alte due, tre e quattro dita con patatine, che facevano parte regolarmente della sua dieta. Per i sessant’anni è uscito un albo tutto a colori, come nella miglior tradizione delle ricorrenze in casa Bonelli, dove torna in un flashback Lilyth, la moglie indiana di Tex, forse fatta morire troppo presto. Come sarebbero state le avventure di un Tex sposato? Quando andavamo al cinema a vedere i western, a mio padre piacevano le eroine dei film d'avventura, non gli davano fastidio. Ma il pubblico quando spuntava una donna che diceva al protagonista di non andare allo scontro fischiava, vedeva malvolentieri questa presenza femminile. Bonelli era un sostenitore del filone avventuroso e in fondo anche un po' violento. Finché gli ha fatto comodo che Tex avesse una moglie, l’ha tenuta. Appena ha capito che poteva dargli fastidio, l’ha eliminata. Invece è sopravissuto il figlio, Kit Willer. Allora andavano forte gli albi con protagonisti bambini, e lui, che aveva visto la difficoltà iniziale di Tex perché lo rivolgeva ai grandi, aveva aggiunto un personaggio giovane per conquistare un’altra fetta di lettori. Pensi che avevamo previsto una serie in cui si vedeva solo Kit Willer, ma poi abbiamo cambiato idea. E’ un personaggio che, mi rendo conto, ha pochi tratti caratteristici, ma mio padre lo ha tenuto vita perché gli ricordava una sua passione giovanile. Ossia? Con Tex, Kit Willer, Kit Carson e Tiger Jack lui ha ricreato i quattro moschettieri. Amava tantissimo Dumas, l'idea di avere quattro personaggi lo riportava allo scrittore francese. In allegato al numero del sessantesimo anche un romanzo scritto da Gian Luigi Bonelli nel 1951, Il massacro di Goldena, una vera rarità che mostra un lato poco noto di suo padre. Lui era un appassionato di letture popolari, ed era inevitabile che avesse la tentazione di diventare il nuovo Salgari. I suoi romanzi sono cose scritte negli anni '30, e mostrano tutti i segni del tempo. C'è stato un momento in cui si era appassionato agli americani che scrivevano polizieschi tosti, duri, tipo Mickey Spillane. Aveva preso una cotta per un certo tipo di letteratura sia gialla che western alla Louis L'Amour, gli era venuta voglia di scrivere queste cose, voglia che poi gli è passata alla svelta e non gli è più tornata. Mio padre era un entusiasta, e passando ai fumetti trovò un modo di raccontare talmente nuovo che risultò più vicino alle sue corde. Era affascinato dal cinema, quindi dal movimento, e tutto quello che era esprimibile in questa maniera gli dava più soddisfazione. Aveva capito insomma che per lui era meglio raccontare le storie con le figure più che con le sole parole. E Il massacro di Goldena, nato come romanzo, diventò anch’esso anni dopo un’avventura a fumetti disegnata da Ticci. Domandina finale tanto scontata quanto necessaria: nellattesa di altre ricorrenze, quali novità ci riserva il futuro di Tex? Io sono un sostenitore della tradizione, ogni tanto cambiamo sceneggiatori o disegnatori e questo ogni tanto ci preoccupa perché il pubblico vorrebbe che noi non cambiassimo mai. Ho il problema opposto rispetto ad altri editori: invece che inventare cose nuove per Tex devo salvaguardare gli schemi abituali che i lettori apprezzano. A noi piace l'idea che sia un portabandiera del modo di sceneggiare e di proporre delle storie che oggi non vanno più.
  5. Il Tex è un fatto di pelle, o lo conosci o non lo conosci pur fingendo di esserne un'esperta, ti scuso ragazzina, non voglio certo litigare. Goditi i Cavaletto, i Giusfredi e i i Ruju, quelli che la SBE deve convincere sono i nonnetti come me e la serie mi sembra andare in vacca, dopo i primi numeri ( non esenti da pecche ), che ci vuoi fare !
  6. Questo è il Tex di Letizia, scusami figliola, ma esiste un alltro Tex, che piano piano scoprirai nei numeri arretrati, e non è il Tex di Ruju, Giusfredi e Cavaletto. PS. perché tiri in ballo Garibaldi ? Cresci, bambina, Garibaldi non ha mai messo piede nella serie di Tex. Forse Ruju, Cavaletto e Giusfredi, se Boselli è d'accordo, ma ne dubito, lo tireranno in ballo. Per quanto riguarda i disegni, che ci vuoi fare, io sono un cultore del vecchio Galleppini. Certi svarioni non li sopporto.
  7. ymalpas

    [518] Pioggia

    Indubbiamente una storia appena sufficiente, cosa riconosciuta già ai tempi di TWO, il forum anti - Nizzi per eccellenza, Che sia la storia del centinaio , come commento, si presta a mooooolte critiche. Che dire infatti di certe storie che sono indubbiamente migliori? ne cito qualcuna: Il mecante francese Ritorno a Culver City I lupi rossi Athabasca lake La valle dellì'odio Colorado Belle Puerta del diablo... Caspita, non sono arrivato nemmeno alle prime cinquanta e guarda quante storie DECISAMENTE migliori di quella che ritengo una storia mediocre di Nizzi, Si certo sono opinioni, lasciamo stare "Puerta del diablo", che per me è superiore a "Pioggia", ma "I lupi rossi", "Athabasca lake" inferiori al quella che ritieni la migliore del centinaio ? Ma le hai lette le storie successive ? E non parliamo delle storie dal 550 al 600 dove ci sono diverse perle di Boselli e Faraci. D'accordo che le opinioni sono personali, però OGGETTIVAMENTE che sia la migliore del centinaio è un'opinione moooolto, ma moooooolto estrema, direi quasi da troll, ma sicurameeeeente mi sbaglio? No, guarda. Io sono un profondo ammiriatore di Nizzi, aggiungo che Nizzi anche mi conosce, ma lo spunto iniziale come d'altronde il resto della storia è BANALE. E questo aggettivo, BANALE, da solo, basterebbe ad escludere questa storia dal novero delle migliori del centinaio. Si, dopo abbiamo avuito come autori MONTI ( e Brindisi) e TICCI. Disegni secondo te peggiorati ? Monti e Ticci inferiori ai Cestaro ? D'accordo il de gustibus, ma l'idea che tu sia un troll si fa sempre più certa. Com'è che il tuo amico fraterno, alias Barbanera, cioè l'altro nickname che usi sul forum per darti manforte, non si fa più sentire per darti ragione e appoggio ? Chi minchia se li ricorda alzi la mano. Basta solo questo, non devo aggiungere altro. Scusa ma non ricordo questo Tex così sicuro. Mi resta impresso di più il Tex bambino di "Nueces Valley". E poi non gradisco a priori perchè antitexiano il Tex che sbaglia, è vero che succede anche con il Tex GLbonelliano, specie con i soggetti suggeriti sciaguratamente dai figli, ma non lo ritengo di certo un punto a favore della, secondo te, migliore storia del centinaio. Chi minchia sono ? E simpatici perché ? spiega un po'. Ah, scusa, già la ritenevi la migliore del centinaio, adesso è diventata ADDIRITTURA una delle migliori dieci dei settecento numeri finora (quasi ) pubblicati ? ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Se qualcuno insiste a non voler ritenere Grande Tex un troll sono pronto a rassegnare le dimissioni da moderatore, ma di moderare certi commenti, come i 50 che l'hanno preceduto, mi scasso troppo le balle. Adesso giudicate.
  8. Il lettore tradizionale di Tex, alias il lettore che da 70 ANNI legge Tex, chiede di leggere storie di Tex. Non chiede agli autori di OSARE quanto di scrivere come insegna GLB. L'ha fatto molto bene , se non benissimo MAURO BOSELLI, l'ha fatto bene NIZZI, le altre storie non sono storie di TEX. Se la pensate diversamnte non siete lettori di Tex o di quel Tex che è da 70 anni in edicola. Mauro Boselli curatore di Tex, attenzione, le tue storie sono inecceppibili, le altre sai molto bene che non lo sono, con eccezione della storia di Nizzi, pienamente promossa.
  9. Un color complessivamente davvero sotto tono, il peggiore di quelli che ci è stato dato da leggere almeno a livello di storie brevi. Prime tre storie non all'altezza e per niente glbonelliane. Quella di Boselli di gran lunga la migliore, seguita a ruota da quella di Nizzi, le uniche due che abbiano un reale motivo di essere in questo volumetto. Sul fronte dei disegni, Frisenda con degli orribili primo piano di Tex ( per esempio l' ultima vignetta di pag. 33 ), quelli di Soldi bocciati, quelli di Poli i migliori con quelli di Zaghi, quelli di Bertozzi da rivedere, comunque buoni.Bellissima la copertina di Dotti anche se non si ricollega a nessuna storia. Con la viva speranza che in futuro si possano leggere storie più texiane, perché qui sembra che si possa osare di tutto e di più (vedi Giusfredi ma anche l'improbabile Ruju).
  10. Sulle storie della fascia 500 è stato gettato anche tanto fango per acredine.
  11. Ci sono innegabilmente un certo numero di storie che hanno fatto arrabbiare anche me. Però è anche vero che certi siparietti, dopo GLB, l'unico a saperceli regalare è stato solo Nizzi.
  12. Che era spompato l'ho detto anche io. Che a un certo punto, dalla metà degli anni novanta, si sia allontanato dalla pedissequa imitazione del Tex di GLB l'ha detto Nizzi stesso. Da qui abbiamo avuto certi siparietti poco felici che certo non ha tratto dalle storie bonelliane.
  13. Ci sono due o tre buoni motivi per pensare che Nizzi potrà dare il suo contributo positivo a Tex nei prossimi anni: a ) le storie sono accettate e supervisionate da Mauro Boselli, certe sconcezze non dovremmo più leggerle (tipo cinturoni calati); b ) Nizzi non scrive più perchè è il principale autore che deve garantire le uscite, per cui ogni storia che proporrà sarà perché ha avuto una buona idea e perché ha il tempo (e forse il piacere ) di sceneggiarla; c ) Nizzi in dieci anni (dal 2007 ) ha avuto il tempo di disintossicarsi da Tex, le sue sultime storie mostravano un autore svogliato senza idee, che banalizzava gli intrecci e i personaggi, un autore "scoppiato" insomma. Ce ne sono altrettanti per ritenere la sua partecipazione ormai datata: a ) Nizzi è un autore vecchio e non solo di età, con una scrittura che è datata. Difficilmente troverà la vena creativa che ebbe negli anni ottanta e primi anni novanta. b ) Nizzi è stato grande, grandissimo, fino al momento in cui la sua interpretazione di Tex risentiva fortemente dell'influenza di glbonelli. nel momento in cui ha capito che i tempi erano maturi per dare una interpretazione del personaggio e delle storie più personale, ecco che sono nate progressivamente le storie che abbiamo letto dopo il 500. Niente lascia supporre che il nuovo Nizzi riprenderà a scrivere sul solco di GLB, tutto lascia pensare che continuerà a scrivere come ha fatto nei suoi ultimi anni. Probabilmente alla fine leggeremo anche buone storie, ma scordiamoci i capolavori del passato, le storie impegnate o impegnative.
  14. ymalpas

    Il Mercato Di Tex

    Le storie degli ultimi anni, in particolare le storie di Boselli, dovresti comunque leggerle, perchè sono belle storie di Tex, che niente hanno da invidiare alle storie del passato. Certo, è assai probabile che le storie che leggeremo da qui al 695 mostreranno un calo qualitativo, ma da quel numero in poi si preannuncia una grande stagione per Tex.
  15. ymalpas

    [358/362] Sioux

    Barbanera puoi scrivere in caratteri in minuscolo ? L'uso del maiuscolo è consentito di norma solo per evidenziare certe parti del discorso.
  16. ymalpas

    Il capitano Drake

    La definizione l'ha data nella prima storia Gian Luigi Bonelli: è una canaglia ma anche un uomo di parola. Ne buono ne cattivo in senso lato. Il ritorno di Barbanera è previsto intorno al 2020, testi di Boselli e disegni di Andreucci. la storia non è ancora in lavorazione, lo sarà presto. PS. non aprire le discussioni nel primo posto dove ti capita, studia prima la struttura del forum, non è complicata. Grazie.
  17. Esistono copie pirata di ogni albo di Tex. La qualità anni fa era mediocre, oggi ha raggiunto livelli professionali. E' ormai possibile reperire copie illegali persino degli albi non censurati. I nuovi albi in edicola sono reperibili dopo qualche giorno. Per fortuna il digitale non vale neanche lontanamente il formato cartaceo. Io seguo Tex e Zagor e niente altro, di loro ho tutto e compro regolarmente gli inediti alla loro uscita in edicola. Non mi è mai passato per la mente di passare (scusate la ripetizione) al digitale. Se, per ipotesi, la SBE smettesse insensatamente di stampare copie cartacee per vendere solo copie digitali, considererei Tex morto. Non seguo altri fumetti Bonelli, mi rendo conto della possibilità offerta a tutti di seguire tutte le serie Bonelli in digitale piratate mese dopo mese ma non mi interessa neanche lontanamente. Se una serie dovesse mai interessarmi, penso che prima del digitale mi procurerei la copia cartacea. Penso che questo valga anche per gli altri lettori, almeno di una certa età, che sono nati prima della rivoluzione digitale. E penso che questo lo sappia anche la SBE quando ha deciso di non puntare sugli ebook. La SBE deve continuare a puntare esclusivamente al cartaceo. Se invece di quella schifezza di ristampa inaugurata lo scorso anno avessero promosso un'edizione non censurata e con una grafica sobria, nonostante abbia già gli albi, avrei comprato anche la ristampa. Sono le scelte editoriali e non la pirateria, nella mia modesta opinione, a rappresentare un problema per la SBE. E le ultime scelte sono state tutte discutibili.
  18. ymalpas

    Interviste Agli Autori

    Intervista di Giuseppe Pollicelli, con la collaborazione di Oreste Bossini, a Sergio Bonelli a Rai Radio 3 del 20 luglio 1998. Ci può raccontare quest’avventura di Tex, se non sbaglio non ha cominciato lei con Tex, vero? Naturalmente nel quarantotto, quando esce il primo Tex, io sono un ragazzo di bottega, studiavo ancora, quindi mi davo da fare per aiutare l’azienda di famiglia, che era composta praticamente da due persone, mia madre e una nostra cugina, quindi io facevo il magazziniere, facevo il fattorino… Poi, però, essendo già appassionato, davo il mio apporto diciamo come consulente, perché ero proprio un lettore accanito di fumetti e non soltanto di quelli nostri ma anzi forse più di quelli altrui. Chi l’ha inventato Tex ? Tex in realtà è stato inventato da mio padre Gian Luigi che nel quarantotto era però un freelancer e scriveva soggetti anche per altre Case editrici. Per una strana situazione la responsabile editrice era mia madre — i ruoli erano un po’ scambiati — mentre mio padre scriveva un po’ per tutti, perché in realtà la sua vera vocazione era quella di scrivere più che di essere, diciamo, imprenditore. Nell’anteguerra era già uno dei più considerati sceneggiatori e lavorava per il Vittorioso, per altri giornali… per Topolino e soltanto nel dopoguerra si è trovato invece a lavorare per la Casa editrice che era nostra. Tex nasce sull’onda di una specie di moda, se vogliamo indicarla così, che faceva privilegiare nelle edicole i fumetti western, questo perché quella era anche l’epoca in cui il cinema proponeva tutta una serie di film western americani e il western era proprio il genere che emergeva. Quindi Tex non ha avuto un boom come idea strepitosa perché in fondo proponeva semplicemente un personaggio, un cowboy, come tanti altri. Ha guadagnato grazie ai soggetti di mio padre ovviamente, e ha guadagnato pubblico, diciamo, numero dopo numero, mese dopo mese, proprio perché si trattava di storie che erano rivolte a un pubblico più maturo e non al pubblico di ragazzini al quale erano invece rivolte storie di quell’epoca come Capitan Miki, Blek, il Piccolo sceriffo, che erano amatissimi ma diretti a un pubblico più giovane. Chi è che ha inventato la battuta “una bistecca alta due dita e una montagna di patatine” ? Quello è sempre mio padre perché in realtà lui, essendo un uomo molto sportivo e che quindi consumava molte energie, non vedeva l’ora di andare al ristorante per rifocillarsi appunto con una buona bistecca al sangue e quindi ha trasferito le sue esigenze gastronomiche anche al suo personaggio. Quest’anno alla Bonelli si festeggiano i cinquant’anni di Tex Willer che oggi è assieme a Dylan Dog il personaggio più amato e seguito tra quelli della sua Casa editrice. Tuttavia Tex e Dylan Dog hanno due pubblici completamente differenti, esiste secondo lei una scissione tra i lettori dei suoi albi ? Si, sicuramente ed è dovuto a fatti, motivazioni, generazionali, per cui come lei ha detto giustamente i lettori di Tex sono più tradizionalisti, sono legati al fumetto avventuroso degli anni quaranta e considerano i lettori di Dylan Dog come dei giovanotti che amano soltanto certe manifestazioni magari di violenza o di forti emozioni e il contrario succede invece per quelli di Dylan Dog che considerano quelli di Tex dei lettori troppo pantofolai, abituati alla routine di un genere che ormai sta scomparendo. Quindi sono due posizioni sicuramente ben delineate. Quindi per i personaggi storici della sua Casa editrice c’è il rischio di una mancanza di ricambio generazionale? Ahimè, quello c’è sicuramente, già si nota… Ovviamente Tex, pur essendo un leader del mercato, evidentemente non rende più come rendeva invece dieci anni fa. C’è un dissanguamento, diciamo così, progressivo, ma c’è anche già in quelli di Dylan Dog, perché evidentemente i giovani sono meno fedeli alle letture e quindi si stancano persino prima, avendo mille altre offerte nel mondo che li circonda. Già oggi le vendite di Dylan Dog non sono quelle di dieci anni fa, insomma. Anche perché secondo i miei calcoli Tex oggi dovrebbe avere novant’anni e Carson sui centodieci… Insomma, ben portati, ma diciamo, ahimè, aumentano quelli loro come stanno aumentando rapidamente i miei. Quando lei negli anni settanta con il suo pseudonimo abituale di Guido Nolitta si è trovato a dare il cambio a suo padre nella stesura delle sceneggiature di Tex, ha restituito ai lettori una versione meno infallibile del personaggio, un personaggio più perdente e quindi più avvicinabile ai suoi personaggi, cioè Zagor e soprattutto Mister No, che in effetti è una delle prime figure di perdente nel fumetto italiano. Com’è nata la sua simpatia per le figure dei perdenti ? Perché io faccio parte di una generazione che in fondo ha assistito a tante sconfitte e che non crede più nell’eroe a tutto tondo. Però, quando io scrivevo Tex, volevo che lui fosse un po’ più dubitativo. In realtà lui, nel finale delle mie storie, non è mai perdente… Però durante lo sviluppo del racconto lui si trova di fronte a delle difficoltà che invece il Tex di Bonelli padre non aveva. Mah… io, sinceramente, me ne accorgo quando li rileggo, allora non mi rendevo conto proprio di trasgredire un comandamento così importante, cercavo di imitare il più possibile e infatti spesso privilegiavo delle scene di movimento, di scazzottate di saloon, di inseguimenti, perché pensavo di essere sulla linea di Bonelli padre ma evidentemente non è così semplice e non ci riuscivo. Il mio Tex è un po’ più meditabondo, diciamo… ecco, come posso dire, meno ammazzasette, meno spaccone, perché a me non riusciva proprio di farlo nel modo in cui ci teneva mio padre. C’è un elemento che mi pare non sia molto caratteristico del western nella storia di Tex, cioè il fantastico, con l’inserimento di un personaggio come Mefisto. Da dove nasce questa cosa ? Nasce dalla consapevolezza di aver toccato tutti i temi possibili e immaginabili dell’epopea western che è abbastanza limitata. Gli accadimenti di quei pochi anni erano sempre quelli, dall’assalto alla diligenza, il fortino, gli indiani, i banditi e allora per evitare di ripetersi troppo frequentemente ecco che proprio a Bonelli padre, che era un appassionato di temi diciamo un po’… esoterici… non gli era parso vero di dare un nemico così, in fondo come avevano un nemico accanito e quasi invincibile, non so, Mandrake che era il mago che aveva nel copra un suo nemico accanito perché era a sua volta mago eccetera eccetera. Ecco che ogni tanto, in effetti, in Tex si lasciano le praterie e gli indiani per affrontare delle tematiche che sono altrettanto gradite ai lettori. Proprio in questi giorni si sta svolgendo a Trento una mostra dedicata ad Aurelio Galleppini, ovvero il creatore grafico di Tex Willer. Ci sono delle curiosità su come è nata la fisionomia di Tex nelle mani di Galep. Adesso, dopo cinquant’anni, dopo tanti successi, si è sempre tentati di sprazzare Tex come il frutto di un grande progetto, di un’elaborazione complicata, invece in realtà tutto nasce, in quegli anni, stiamo parlando del quarantotto, del cinquanta, in maniera in fondo abbastanza casuale. Intanto perché ai disegnatori mancava ogni tipo di documentazione, non esistevano praticamente libri, fotografie, difficile mettere le mani se non sui cartelloni di certi film, quindi l’idea del West di quegli anni è un’idea molto casereccia che corrisponde ben poco alla realtà e anche le storie di mio padre in fondo erano più vicine a quelle storie del primo John Wayne, storie abbastanza ingenue, oppure di Tom Mix, Ken Maynard, che erano i divi del cinema di quell’epoca. Persino i costumi, se vogliamo, risentono di quest’approssimazione e quindi in realtà, anche nell’aggiustare la fisionomia di Tex da parte di Galleppini, diciamo, tutto è dovuto a una sua maturazione che, man mano che passava il tempo, gli permetteva di cercare un volto particolare e persino un fisico particolare per quello che doveva essere l’eroe, ecco. Quindi c’è davvero molta casualità, perché Tex non ha avuto un grande successo subito e quindi lo stesso Galleppini gli dedicava solo le ore della sera, mentre di giorno lavorava a dei progetti sui quali noi puntavamo di più. Lei è stato il primo in Italia ma anche all’estero ad introdurre nel mondo del fumetto un’ambientazione anomala — almeno fino a quando non l’ha introdotta lei negli anni settanta — com’era quella dell’Amazzonia e del Brasile. Fino a quel momento si era sempre visto solo il western. Come mai ha deciso di spostare il suo personaggio, nella fattispecie Mister No, in questo scenario ? Lì è stata una specie di gioco che io mi sono permesso. Non ero poi così convinto di saper fare delle sceneggiature, io ho sempre scritto nei momenti liberi, di sera, la domenica, quindi mi consideravo e mi considero uno sceneggiatore un po’ dilettante. In quel periodo avevo preso una cotta perché avevo fatto i miei primi viaggi in Brasile e mi ero reso conto che quella poteva veramente essere l’ultima frontiera per ambientare delle storie a fumetti che avessero qualche credibilità. A quell’epoca, negli anni settanta, già scrivere delle storie africane inventando delle tribù cattive e selvagge sarebbe stato ridicolo perché tutti ormai sapevano che la realtà era un’altra. Il mondo dell’avventura che era così ricco negli anni trenta o quaranta, perché anche il pubblico era meno informato e quindi era più facile da trovare quel mondo, mentre col passare del tempo ho visto questa regione che era ferma praticamente a tanti anni prima e che avrebbe permesso quindi di ambientare, credibilmente, una storia avventurosa in cui ci fossero delle difficoltà, ma sempre fino a un certo punto, perché in fondo poi io sono stato abbastanza realistico… Mister No, tranne un paio di sviste dove quasi ti compaiono, non so, i soliti insetti fantascientifici, in realtà poi, in seguito, io ho sempre scritto delle storie più legate alla realtà persino sociale, al modo di vivere reale di quei paesi e quindi è diventato un fumetto abbastanza legato alla realtà!
  19. Mauro vorrei chiederti se da quando sei curatore tieni una scaletta delle storie di prossima pubblicazione e se si, come immagino, fino a che anno o numero si estendono le tue proiezioni sulle uscite. Immagino anche che per ogni nuova storia assegnata sia implicita una deadline per la consegna. Te lo chiedo perché in passato abbiamo avuto casi di storie simili pubblicate a pochi mesi di distanza (ricordo quella sugli anasazi tua e di Nizzi nel 2005). C'è qualche criterio, in particolare, per cui date due o più storie disponibili si dà la precedenza all'una piuttosto che all'altra ?
  20. Il volume dei Tex attuali è per spessore 3 / 5 rispetto ai numeri che uscivano negli anni settanta. La carta si assottigliata e soprattutto la copertina, che prima era robusta e rigida tanto da non potersi piegare. Quei Tex, ma forse il discorso è legato alla nostalgia, a me piacevano di più, come prodotto editoriale. Adesso tu proponi di farne degli albetti ancora più smilzi ? Non sono d'accordo, sarebbe un altro colpo alla tradizione.
  21. Tutte cose che si sanno già da tempo, Letizia. Ti consiglio, se vuoi toglierrti altre curiosità, una lettura del Tex Willer Magazine numero 12, l'articolo che riporta la mia firma (ma anche tutto il resto è un bel leggere!)
  22. Le storie di Tex che leggeremo nei prossimi anni denotano una pianificazione equilibrata da parte del curatore Mauro Boselli nel fare spaziare la narrazione tra i generi più disparati. Non sempre è stato così, e ciò mostra un grande dinamismo in seno alla testata. Il western, resta, com’è ovvio, quello più preponderante, con i rangers (il texone del prossimo anno “Corpo speciale” di Majo), i fuorilegge (il texone “Eagle Pass” di Villa) e gli indiani ( “Cuore apache” di Ginosatis e “Sangue misto” di Venturi ), i vecchi personaggi che qualche volta ritornano per redimersi (la seconda parte della storia “Il ragazzo rapito” di Acciarino) o più semplicemente per dare altre noie ai quattro pards ( il machiavvellico Proteus, con qualche sorpresa come nel caso della rediviva Tigre Nera, personaggi che ci parleranno del loro passato nelle avventure di Ramella e di Venturi ), personaggi ripresi addirittura da altre serie ( i bonelliani “Tre Bill” nel maxi su cui da quest’anno è al lavoro il sempre più bravo Piccinelli ). E ancora, come altri ingredienti, le sparatorie (l’avventura “Sull’orlo dell’abisso” di Rossi), le mandrie al pascolo (il cartonato di Milano), il sole che incendia la prateria ( le miniere a cielo aperto nel Mojave Desert illustrate dal campano Nespolino), per finire con la frontiera ( il maxi “Verso il confine” degli inossidabili Ticci e Nizzi, di ritorno sulle pagine di Tex). Un nuovo capitolo, quello tutto dedicato a raccontare la giovinezza di Tex, che da qualche anno vede impegnato soprattutto Mauro Boselli a svelare i segreti celati nel passato dell’eroe, è al centro di circa una decina di western stories che saranno pubblicate già a partire dal prossimo anno nelle varie serie ( la resa dei conti contro lo sceriffo Mallory e il ritorno di Tesah, eletta la più bella donna mai apparsa sulla serie qualche anno fa in un sondaggio condotto su i due principali forum italiani, per i pennelli dei veterani Ticci e Civitelli, negli albi che festeggeranno prima i settant’anni della vita editoriale di Tex e quindi il traguardo dei 700 numeri pubblicati, un altro record per un personaggio che si mantiene sempreverde ). Per la gioia dei lettori ritorneranno anche altre eroine che hanno segnato la vita di Tex nei primi numeri pubblicati in Italia nei primi anni cinquanta del secolo scorso, dalla sfortunata Lilyth ( nel cartonato “Snakeman” di Breccia in cui vedremo Tex vestire di nuovo i panni scheletrici dell’uomo della morte) alla figlia di Satania ( in una storia illustrata dal quasi esordiente Benevento ). E ancora, a proposito del passato del ranger, l’ultima eredità lasciata da Sergio Bonelli nell’idea di raccontare di un giovane Tex coinvolto nella terza guerra dei seminoles, non lontano da Fort Myers in Florida, disegni del promettente, è dir poco, Rubini. Non mancheranno, naturalmente, quelle storie, particolarmente amate dai lettori in cui i quattro pards si trovano costretti a sorbirsi lunghissimi viaggi lungo la rotta del Canada e del polo nord ( con Jim Brandon alla ricerca della spedizione dell’“Erebus”, in una lunga e glaciale storia disegnata da Bruzzo ) o nelle tumultuose acque del Pacifico per sventare il complotto dei russi che tentano di appropriarsi della California, potendo contare però sulle doti di un vero lupo di mare come capitan Barbanera ( in una storia su cui molto presto si metterà al lavoro il grande Andreucci ). Più nutrito il numero delle storie ambientate invece in Messico (tra le quali figurano la promettente “L’assedio di Mezcali” di Nizzi e Filippucci e il color “Piombo e argento” di Scascitelli). All’appello sarà presente anche l’amico Montales che a Chihuahua si unirà a Tex e Carson in un’avventura che li porterà addirittura nella giungla del Guatemala. Ritonando negli States, questa volta nelle grandi e popolose città, leggeremo storie ambientate nella calda ed esotica Louisiana ( “Sulle rive del Mississipi” di Rotundo ), nel cuore di New York, per la precisione a "Manhattan", per contrastare i piani omicidi del Maestro ( un’epopea illustrata da Dotti ), a Chicago in una breve storia per il momento ferma a causa dei malanni del disegnatore Repetto, in chissà quale città invece altre storie ( tra cui “La grande congiura” di Nizzi e Alessandrini, che ripresenterà sulla serie i diabolici intrighi dei politicanti. Un'altra pagina di non minore importanza è rappresentata da quelle storie in cui la componente magico-esoterica la farà da padrone. Oltre alle due storie di Yama e Mefisto che concluderanno il ciclo recentemente inaugurato dalla storia di Civitelli, altre storie promettono spettacolo a scena aperta, in particolare il texone di Carnevale e la storia di Manfredi e Bocci con El Morisco... che si candida ad essere il capolavoro manfrediano sulla serie, almeno tanto quella di Biglia nel centro America che testerà le possibilità di Ruju. Insomma, grande vitalità e non certo il raschiare il fondo della pentola come molti lettori pessimisti sembrano suggerirci. E Boselli è lontano dallo sbottonarsi con altre epiche storie che proprio in questi giorni stanno vedendo la luce.
  23. ymalpas

    [684/685] Wolfman

    Bravo Carlo, anche a me dava un fastidio! Mi chiedevo sempre come mai non avessero scritto quelle dieci o quindici tavole per arrivare a fine albo. Ho sempre pensato che ciò avvenisse anche per suscitare interesse nella nuova storia. Forse non è l'esempio più appropriato, trattandosi di una ristampa delle strisce, ma metti il n. 78 "Incubo" che inizia a pag. 128, con una copertina dedicata a Tex e Mefisto, malgrado tre pagine di sceneggiatura e l'albo a contenere altre due storie che avrebbero meritato di più la copertina.
  24. ymalpas

    [684/685] Wolfman

    Sul combattimento quella vignetta in cui Wolfman da un pugno e spezza un albero, beh dai il personaggio è costruito anche su questi passaggi da leggere con molta benevolenza.
  25. ymalpas

    [684/685] Wolfman

    Sembra sfuggire il senso che da Ruju alla scena della separazione, con almeno due vignette in cui il focus è puntato sulla pistola che il fratello di Wolfman accarezza ripetutamente con la mano quando il fratello accenna all' idea di spezzargli le ossa per costringerlo a restare nel capanno con lui e Wolf Cry. Leggendo quelle vignette appare chiaro come Wolfman paia davvero intenzionato a storpiare il fratello almeno quanto quest'ultimo sia deciso a impiombarlo nel caso tenti qualche mossa per fermarlo. Dire che ci può stare, dunque, può anche andarmi bene, farne un assioma come altri hanno fatto neanche per sogno. Cosa ci troviate in un avversario che si limita a uccidere sanguinariamente non so davvero. Tutte le scene ci sono mostrate con il fatto compiuto, lasciando spazio alla nostra immaginazione e la vostra cavalca, da quello che leggo. Non sarà davvero che si spacci un personaggio "di livello superiore" per la barba folta e la cicatrice sul viso ? Andiamo, è un personaggio sconclusionato, che a parte uccidere a sangue freddo dei vigliacchi... non mostra altri attributi. E avete il coraggio di criticare Jim Bridger.
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