
Dix Leroy
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I collezionisti vivono varie fasi e non tutti pensano alla stessa maniera. A me gli spillati in prima stampa ammuffiti, di varie dimensioni e che neanche vanno toccati altrimenti si sbriciolano fanno una pena immensa. A metà anni ottanta riempivo i buchi in collezione di TuttoTex perché consideravo i Tre Stelle come "farlocchi". Poi ho sostituito tutto con ristampe anni settanta "messi bene".
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Un esempio. Grande Johnny!
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Ho provveduto a "seccare" i dialoghi delle prime due pagine, sulla base dei fumetti che leggo abitualmente. E ancora così è troppo verboso. "Sulle tracce dei rapitori del figlio di un senatore, Tex e Carson giungono a Los Angeles, da dove è partita la lettera che conteneva il lobo del ragazzo. Sventando una rapina, scoprono che gli aggressori appartengono alla medesima banda. Intanto a San Francisco, il detective Rick Master assiste due clienti: Miss Dutton, a cui hanno rapito il fidanzato e Ming Long, capo di una tong, organizzazione che però gli ha rapito la figlia. Sul corpo del sicario ucciso Tex scopre un indizio che lo porta in una rinomata sartoria della città… “Ecco… aveva uno sguardo come il vostro….” “Gran Putifarre, questo ci paragona a…” “Fa’ silenzio! E non li avete più visti? Pensateci bene!” “Purtroppo no, non erano di Frisco” “Al diavolo… era la nostra unica traccia” “Io… credo che uno di loro portasse le nostre giacche” “Ne sei sicuro, ragazzo?” “SIcuro? Sono solo il garzone, ma conosco quello che vendiamo!” “E dove l’hai vista?” “Ho fatto un paio di visite al “Four Aces”, l’ho vista lì!” “Che diavolo ci facevi in quel postaccio? Ecco perché dormi sul lavoro!” “V…Vede Mister Nicoll, laggiù lavora una ragazza che…” “Lascia perdere Jim, e dimmi di quell’uomo!” “E’ un gambler! Non conosco il suo nome ma lo trovate sempre là!” E i disegni sarebbero più valorizzati, comunque un paio di vignette le avrei tolte.
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Un paio di settimane fa ho COMPRATO il mensile di Tex: non è un evento perché l'ho fatto regolarmente per quarant'anni, ma effettivamente era un po' che non succedeva. Dopo qualche giorno lo scrittore della storia (comprensibilmente curioso di ricevere quello che oggi si definisce "feedback") si è un po' lamentato di non aver ricevuto abbastanza commenti positivi (anche se io non ne ho visto proprio nessuno negativo). In effetti se persino io ho preso il fumetto era auspicabile che la sezione dedicata si riempisse presto di pareri e giudizi rispetto alle storie precedenti. Ebbene ho preso in mano il fumetto e ho provato a cominciare l'avventura... e dopo una ventina di pagine già mi ero distratto! Fin da subito ho cominciato a contare le vignette di troppo, le scene che potevano essere interrotte, immaginare una didascalia che riassumesse la sequenza... Eppure tutto si era svolto in un numero di pagine oggettivamente corretto! Ammetto di non andare "al ritmo" del Tex di oggi, neanche quando mi impegno e vorrei "starci dentro".
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Hai detto niente, in sette righe rivolti Tex come un guanto, rispetto a come esce oggi!
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Il problema del classic (ovviamente per uno che non conosce la storia della pubblicazione) è la perenne scritta "continua" al piede di pagina 67. Si rende conto di assistere a una "telenovela avventurosa" ed è facile che desista, a meno che lo stile desueto, la forma del lettering incostante e la colorazione piatta e noiosa non facciano scattare una scintilla di passione. Il "lettore occasionale" (probabilmente oggi estinto) credo sarebbe più attratto dal nuovo corso del Classic Zagor.
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Qualche anno fa ho chiuso con i Tex inediti perché con troppe uscite semplicemente mi ero stufato di leggere fumetti. Poi mi sono accorto che mi ero semplicemente stancato di leggere fumetti nuovi e ho provato a rileggere qualche vecchio albo. Ora ogni sera mi leggo una striscia: dopo aver smesso con l'anastatica di Zagor (che comunque non avevo mai letto) ora sono gasatissimo con le strisce del Sgt. York e inizio domani la terza serie, la prima in formato striscia. Roy D'Amy con le sue strampalatissime cronologie e versioni davvero alternative dei personaggi storici...
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Non so dire se il campione usato fosse attendibile, ma uno youtuber (se volete e se è permesso potrò dare il link) ha di fatto intervistato i suoi figli in materia di fumetti: a parte che nessuno dei fumetti presi a campione passa davanti ai videogiochi o il cellulare, i marmocchi hanno sentenziato che un giornalino tipo Diabolik, ma a colori potrebbe essere interessante. I vecchi comics books sono colorati ma troppo difficili da leggere, i manga hanno disegni più interessanti e si leggono meglio mentre i poveri bonellidi in ogni caso all'ultimo posto. Non è neanche per le troppe pagine (un fumetto giapponese ne ha di più), ma sono i personaggi non in sintonia con loro, i dialoghi infiniti e prolissi e anche il lettering troppo piccolo. Spaventa moltissimo la serialità (le storie non finiscono mai e a quanto pare anche i personaggi non dovrebbero essere eterni), e il numero della collana ha il suo perché dall'allontanare i giovani lettori. Avessi preso in carico la collezione di mio padre (che era pure incompleta) con quasi ottocento albi avrei sicuramente letto qualcosa e poi rinunciato! Il colore è a volte importante a volte no. Una pagina a colori è più semplice da visualizzare e rende subito indivuabile la parte da leggere.
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Mi sono spiegato male: ho plastificato la copertina. La cartina è nella terza (che allora era cartoncino grigio ruvido.
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Soggetto e svolgimento a parte a me questo volume ricorda giorni più sereni e provoca tanta nostalgia per questo tipo di Tex. Le tavole, ognuna appunto impreziosita da un particolare diverso dalla solita struttura e appunto i colori nel forse ultimo esempio in cui la tavolozza era varia e fantasiosa. Non dimentichiamoci della cartina alla fine, con i luoghi in cui si snoda la vicenda che rende questo albo davvero unico. La mia copia lo è ancor di più dato che l'ho plastificata già al tempo dell'uscita.
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Avendo cominciato la mia avventura di lettore di fumetti con i Topolino tutto colore e gli albi Bianconi con alternanza tra pagine a colori e in bianco e nero, i volumi di Tex erano molto più avvincenti nelle trame e nei bellissimi disegni, ma a parer mio alla lunga deprimenti per la cronica mancanza di colore. Una gioia per gli occhi soltanto i due numeri centenari che al tempo ogni tanto era obbligatorio rileggere. Ricordo perfettamente il giorno in cui vidi in vetrina il volume "Tex e gli indiani" che riproponeva a colori l'avventura contro la malvagia Zhenda e le giornate intere passate e lustrarmi gli occhi tra vignette ingrandite e il tanto agognato technicolor. Personalmente (ma qui dentro sono forse l'unico a pensarla così) ritengo che qualsiasi disegno in realtà possa essere colorato, certo c'è il colore che arricchisce l'esperienza (i primi cartonati e almeno SuperTex, Tex 200 e 300), quella che altera in modo significativo in meglio la tavola originaria (i colorTex storie brevi o i romanzi d'autore) e quello che invece li svilisce (Collezione storica a colori e derivati, compresi i nuovi cartonati da libreria). Il libro "Tex contro Mefisto" in edizione costa arancione Cepim è un vero film a fumetti. Rileggerlo sulla gigante per me perde molto.
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Concordo con Enrico, una copia anastatica deve avvicinarsi quanto più possibile all'originale di riferimento. Ogni abbellimento, correzione o miglioramento ne pregiudicano l'efficacia. Una riproposizione riveduta e corretta, stampata su carta di pregio, con copertina e rilegatura adeguata è una riproposta, non una anastatica. Si tratta come ho già detto di due prodotti profondamente diversi e non si discute che uno sia migliore dell'altro o che a molti le anastatiche lascino del tutto indifferenti o non piacciano proprio. Tante volte purtroppo operazioni dette "anastatiche" da parte di volonterosi piccoli editori si sono rivelate delle totali delusioni, per cui a molti vola la mosca al naso nell'approfondire o discutere sull'argomento e li capisco, mentre per i profani è sempre meglio puntualizzare per evitare fraintendimenti.
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Certo, ma per avere una edizione inappuntabile occorrerebbe prendere quanto più possibile dagli originali e quanto meno possibile dalle strisce stampate e "mischiare" sapientemente per ottenere la tavola come appariva in origine. Non è impossibile ma di certo è molto laborioso e sempre col rischio di combinare pasticci. La casa Editrice col tempo ha realizzato una versione "definitiva" peraltro già propinata varie volte, quindi una ristampa come dici tu è compito che aspetta a licenziatari per collane autorizzate ma non ufficiali, tiratura ridotta e costo maggiore. La soluzione più semplice (assemblare le scansioni usate per l'anastatica) non assicura la pulizia del disegno e dei testi perché proviene da un albo d'epoca, con tutte le problematiche relative. Un albo anastatico presta attenzione a come appariva la copia stampata di riferimento, non gli originali di partenza.
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Se notate la gamba di Tex a destra essa continua nella piega della copertina e si vede pure uno spicchio di stivale ( dettaglio completamente assente dal disegno a china e le altre versioni). Per quanto artificioso lo ritengo un tocco di classe per non interrompere il disegno e dare alla copertina un margine di errore nel confezionamento.
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Nonostante io sia sempre critico (qualcuno dirà saccente) con le iniziative Bonelli, la "finta copertina" che reclamizza l'edizione speciale lasciando quella "vera" intonsa da strilli e bollini è unica nel panorama almeno fumettistico. Grande rispetto per l'acquirente e il collezionista.
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Ma non sono solo i fumetti a essere scritti così: un film per essere degno di nota oggi deve durare dalle tre ore e mezzo in poi, mentre i grandi classici (anche per motivi tecnici dovuti ai mezzi dell'epoca) dopo un'ora e mezza/ora e quaranta arrivano ai titoli di coda. E che dire dei grandi best sellers da libreria? Almeno mille pagine per scoprire chi è il colpevole! I bei telefilm di una volta (che duravano sette stagioni ma ogni anno c'erano 20/22 minifilm completi) sono stati sostituiti dalle miniserie che in otto puntate (quando va bene) raccontano una sola storia. Ma sono io che non capisco, però neppure mi adeguo! Io dei fumetti non sono stanco, rileggo albi su albi. Purché siano stati realizzati nel periodo in cui li facevano come piace a me! In teoria il primo numero non è ancora uscito (quello allegato al mensile è un regalo ai lettori, una anteprima!), quindi fanno ancora a tempo!
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Oggi ho deciso di portarmi il book al lavoro e ho riletto per la centomilionesima volta "la Mano Rossa": cinquantadue tavole al fulmicotone da sorseggiare col caffé in attesa delle infauste quattordici, invece delle centinaia di pagine a cui purtroppo siamo abituati. Sono tornato al lavoro con gli occhi lucidi, perché Bonelli è sempre Bonelli, censurato o meno.
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Controlla bene di avere il doppio dello spazio rispetto ai volumi TuttoTex: quel dorso poi diminuirà ma non più di tanto.
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Secondo il mio parere l'albo Bonelli non è più un prodotto popolare e neanche lo vuole più essere. Nei redazionali al posto delle scuse c'è un impegno a mantenere sempre alta la qualità del prodotto, certi che i lettori comprendono che non è più possibile offrire un prodotto di qualità al prezzo a cui eravamo abituati. L'eliminazione del gadget (visto anche come presa d'atto che il pubblico non li gradisce affatto) è un altro segno che il prodotto fumetto è al centro dell'attenzione. Costa molto farlo bene e quindi bisogna pagarlo bene. Certo si toglie qualche pagina da qualche parte, si regala un albo (ma solo sulla testata principe, speriamo che regalino il secondo con il Tex Willer di Maggio). Gli albi realizzati di fretta (i grandi disegnatori anni cinquanta erano meticolosi un decimo di quelli attuali), stampati su carta dozzinale e incollati alla buona su cartoncino ruvido probabilmente oggi verrebbero visti troppo male dal pubblico. Eppure era quello lo standard di quando costavano poco e tanti li compravano, erano continuamente ristampati e sono diventati oggetto di culto. E valgono una barca di soldi, mentre quelli nuovi raramente diventano introvabili....
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Neanche controllerò: l'edizione definitiva è quella fatta colorare per la collezione storica e quella si usa. Stavolta butto acqua sul fuoco alle polemiche e considero il dorso perfetto (il "bollino" che distingua la serie "book" era una cosa ovvia). Io come al solito (senza essere interpellato e senza averne alcun diritto come mi è già stato fatto notare) consiglio alla Bonelli una bella "variant" magari per Lucca: rimontare le 15 strisce dell'anastatica, usare il vecchio disegno di Villa che si rifà alla Mano Rossa e un bell'effetto metallizzato sulla parte blu. 9,90 euro prezzo consigliato e le venderanno tutte.
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Com'è il dorso di questa nuova ristampa? Con le dovute differenze dovute alla cartonatura è simile all'edizione originale o è stato modificato? Prima di Martedì non ho possibilità di raggiungere una edicola.
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L'idea di riprendere i vecchi personaggi delle strisce audace mi sembra la cosa migliore di questo ultimo periodo bonelliano, tranne il fatto che gli almanacchi che ripropongono la versione originale non giungono quasi mai in concomitanza con gli incontri con Tex. Introducendoli nella saga di Aquila della Notte si fa un grande omaggio al creatore, si raggruppa attorno al personaggio nuovi "pards" da far ritornare ogni tanto al pari degli storici amici (Pat, Montales, Morisco, Brandon, Gros-Jean, Devlin e McKennett) oppure, con massima cautela ci sarebbe la possibilità di varare pure qualche nuova serie. Per me questo doveva fare la Collana Audace di qualche anno fa. Io sogno ancora il reboot di Occhio Cupo, personaggio purtroppo mai sfruttato, ma a parer mio dalle potenzialità infinite.
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Bisognerebbe che per una volta solo Villa colorasse il suo disegno in modo che non ci sia il segno nero e processare questo manufatto per usarlo per la stampa di una variant o di un albo celebrativo. Una volta non si faceva altro che colorare il retro del foglio usando un tavolo luminoso. Mi offro volontario per produrre il file gratuitamente e in modo professionale.
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Avessi avuto posto in casa non mi sarei perso una sola uscita (alla terza serie mi sono fatto violenza psicologica per fermarmi), e oggi sono nelle stesse situazioni con quella dello Spirito con la Scure (magari non mi piacciono alla follia le storie ma il formato a 100 pagine quello si). Da due uscite sono arrivato a sei, ma sono abbastanza convinto che la prima serie Lampo la prenderò. Saranno fatte male, ci saranno gli errori (storici e nuovi), ma il fascino delle strisce c'è, e non riguarda solo le storie vecchie. La collezione storica aveva come componente sgradito proprio la colorazione anonima, il peso specifico dei volumi (pesano davvero molto) e le troppe pagine, mentre erano sempre divertenti gli aneddoti a inizio albo. E di proprio di formato si parlava oggi per gli speciali Zagor...
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E' sempre difficile scrivere qualcosa per giustificare un cambio di rotta. Il cambio di formato come descritto da Moreno centra anche poco con la riduzione del numero di pagine dello speciale, piuttosto serve quasi a "sviare" dal problema principale che è il costo che sarebbe salito troppo. Non è per me un "errore di comunicazione": a torto o a ragione si è ben ponderato di scriverlo in questo modo. A ogni modo il formato è davvero importante: un albetto a poco prezzo lo porti dove vuoi (e alla fine potresti anche decidere di lasciarlo sul treno), mentre l'albo da collezione non vedi l'ora di portarlo a casa dall'edicola per non rischiare di sgualcirlo. Una volta il Tex lo compravo in pausa pranzo o anche prima di andare al lavoro e non era raro che me lo leggessi un po' prima che iniziasse il turno. Se proprio lo rovinavo facevo sempre tempo alla sera a prenderne un altro.